Caterino Sagra 2015

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CATERINO 2015

Un anno di misericordia

L’Anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione. Questa festa liturgica indica il modo dell’agire di Dio fin dai primordi della nostra storia. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male. Per questo ha pensato e voluto Maria santa e immacolata nell’amore (cfr Ef 1,4), perché diventasse la Madre del Redentore dell’uomo. Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona1.

in questa occasione ci deluda mostrando il suo vero volto spietato. C’è una parabola – fra le tante citazioni che il Papa riporta – che viene sottolineata: quella del capitolo 18 di Matteo. Che risponde alla domanda: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?”. Egli prontamente commenta: “La parabola contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere”5.

Sono quasi le prime parole della lettera con cui Papa Francesco indice l’Anno Santo della Misericordia. Egli ci ricorda che la misericordia è sempre stata la strada scelta da Dio con noi uomini. Non può che essere anche la nostra strada. Ascoltiamo alcune altre delle sue parole: “«È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza»2. Le parole di san Tommaso d’Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono»3”4. Queste parole fanno cadere dei muri dentro ciascuno. La paura che scegliere di essere misericordiosi implichi far immaginare a chi abbiamo di fronte che siamo deboli e incapaci di far valere noi stessi. La paura che chi ci scopre deboli poi si approfitti di noi. La paura di scoprire che chi ci vive vicino non sia buono come sembra, ma che Misericordiae Vultus, n.3. Tommaso D’aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 30, a. 4.

Dunque ci aspetta un viaggio. Questo ci propone Papa Francesco. Lo chiama un pellegrinaggio da compiere “ciascuno con le proprie forze”. Anzitutto un pellegrinaggio interiore. Per ricevere la misericordia, nel sacramento della Penitenza. La confessione è proprio il sacramento della misericordia. Non si può offrire qualcosa che non si possiede. Prima va ricevuta. Poi seguono i passi successivi: non giudicare e perdonare; uscire dall’indifferenza che umilia e anestetizza; dal cinismo che distrugge; compiere opere di misericordia corporale e spirituale (tanti di noi non si ricordano nemmeno più quali sono… vediamo un po’. Se ben ricordo sono queste. Le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario. Questa colletta appare già, nell’VIII secolo, tra i testi eucologici del Sacramentario Gelasiano (1198). Misericordiae Vultus, n.6.

Misericordiae Vultus, n.9. 5 -continua a pagina 3-

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i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti6.

Nella nostra chiesa c’è un segno che, continuamente, ci ricorderà l’itinerario da percorrere quest’anno. È esattamente il titolo della parrocchia. Il crocifisso. Da quel cuore trafitto sgorga il fiume della misericordia. San Bernardo di Chiaravalle dice: “Ho peccato tanto; la mia coscienza n`è turbata, ma non disperata, perché mi ricorderò delle piaghe del Signore. Infatti lui è stato piagato per le nostre ferite (Is. 53,5). Che cosa può essere cosí mortale, che non possa essere disciolto con la morte di Cristo? Se, dunque, ti ricorderai di una così potente ed efficace medicina, non ci sarà alcuna gravità di malattia che possa spaventarti”8.

Infine – sempre a seconda delle forze che ciascuno ha – il pellegrinaggio fisico. A Roma, alla porta della misericordia. Poi in ogni diocesi, anche nella nostra, ci saranno “luoghi di misericordia”. Francesco ha qualche parola anche per noi confessori: “Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono. Non dimentichiamo mai che essere confessori significa partecipare della stessa missione di Gesù ed essere segno concreto della continuità di un amore divino che perdona e che salva. Ognuno di noi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo per il perdono dei peccati, di questo siamo responsabili”7. Misericordiae Vultus, n.15. Misericordiae Vultus, n.17.

E la Sagra, che è la Solennità della Santa Croce, sarà per noi il primo passo del viaggio. Buon percorso a tutti!

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Bernardo di Chiaravalle, In Cant. Cant., 61, 3-5

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Don Paolo

“Unisco la mia preghiera a quella del parroco don Paolo per assicurarvi che vi abbiamo nel cuore e saremo sempre vicini a voi tutti nella gioia e anche nei momenti di sofferenza. Buon Sagra 2015”

Don Sergio

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19 APRILE 2015: I BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE

IN VISITA AI MOSAICI DEL “CORPUS DOMINI” DI BOLOGNA E’ stata un’esperienza forte quella vissuta dai bambini della Prima Comunione in visita alla chiesa del Corpus Domini di Bologna. E’ stata soprattutto forte l’emozione suscitata in ognuno alla vista del meraviglioso mosaico di Rupnik, che ha il potere di lasciare tutti a bocca aperta per la sua bellezza, per la luce che emana, per la

profondità degli sguardi che entrano nei cuori. Il cuore della nostra giornata è stato infatti proprio il tempo trascorso in ascolto e contemplazione del mosaico, guidati dal Diacono permanente Eros Stivani che ci ha aiutati a coglierne i tanti significati e a riconoscere dietro i volti rappresentati, i tanti passi significativi della Sacra scrittura. Al termine della visita guidata, il diacono ha chiamato tutti i bambini a focalizzare la loro attenzione su un fatto a cui nessuno di loro forse prima di quel momento aveva mai pensato: Gesù è risorto, è vivo, e anche noi oggi lo incontriamo tante e tante volte nella nostra vita…nelle persone che ci vogliono bene, negli insegnanti, nei genitori, nei catechisti, nelle piccole grandi gioie della vita, solo che non ci pensiamo! Quindi, a partire dalla contemplazione delle braccia spalancate del Crocifisso-Risorto rappresentato nel mosaico, ci ha invitati a dare nel cuore una risposta a questa domanda: Quando hai incontrato o incontri Gesù Risorto nella tua vita? E poi un invito: “Da oggi al giorno della Prima Comunione prova a fare attenzione a tutte le occasioni in cui incontri Gesù Risorto, e a riconoscerlo col tuo cuore”. Questa seconda parte del “compito” è stata lasciata al segreto del cuore di ognuno, invece la prima parte è stata oggetto di condivisione, in un incontro fatto con le catechiste subito dopo nel sottochiesa. Le risposte dei bambini hanno sono state un chiaro segno del fatto che la contemplazione del mosaico ha fatto “centro” nei tanti piccoli cuori, amici privilegiati di Gesù. Ecco alcune delle risposte dei bambini: • “Io incontro Gesù ogni domenica quando don Paolo spiega e Gesù mi aiuta a capire meglio” (Rebecca) • “Io incontro Gesù dal lunedì al venerdì. Lo incontro sotto forma delle mie maestre, perché ci insegnano a diventare cittadini sapienti ed educati, e se diventiamo genitori ci insegnano a far crescere ed educare i nostri figli come fanno i nostri genitori con noi” (Eleonora G.) • “ Io incontro Gesù Risorto quando mia madre e mio padre mi aiutano a fare i compiti” (Cristian T. Antonia, Sara V. Jessica G., Wendy, Margherita M. Luca M. Daniela) • “Io ho incontrato Gesù oggi al mosaico, in chiesa; lo incontro anche quando faccio i compiti, quando vado a scherma, quando sono malato e mia madre o mio padre mi aiutano; ma soprattutto l’ho incontrato quando avevo due anni ed ero in vacanza nel mar Rosso, sono caduto tra gli scogli e mio padre mi ha aiutato” (Federico M.) • “Quando sono entrata in una chiesa e mi sono sentita che Gesù mi è entrato dentro il mio cuore” (Ksenia) • “Io ho incontrato Gesù quando sono andato a Montale e ho fatto due goal per l’onomastico” (Nicholas) • “Io incontro Gesù il lunedì e il venerdì perché la maestra spiega religione e mi ricorda Lui”. (Giulio B.) • “Quando abbiamo incontrato Gesù? Abbiamo incontrato Gesù oggi” (Matteo R.) • “Io ho incontrato Gesù Risorto quando ogni domenica entro in chiesa, sento come se mi accogliesse a -continua a pagina 5-

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braccia aperte” (Giulia S.) • “Io Gesù l’ho visto oggi quando sono entrata in chiesa e ho visto i mosaici su Gesù (Alessia) • “Io ho incontrato Gesù Risorto quando stavo facendo un esercizio in classe (Crisziel) • “Io ho visto Gesù quando il portiere dell’altra squadra ha rinviato, io ho calciato e ho fatto goal!” (Cristian C.) • “Io ho incontrato Gesù oggi, e quando mia madre e mio padre mi aiutano a fare i compiti” (Giulia C.) • “Io ho incontrato Gesù quando in una finale di calcio il portiere aveva rinviato male, io ho tirato al volo e ho fatto goal agli ultimi tre minuti, e tutti mi hanno detto: “Bravo!” (Tommaso) • “Io ho incontrato Gesù oggi a vedere i mosaici in chiesa” (Davide S.) • “Io incontro Gesù quando le maestre ci aiutano a fare un compito che non capiamo” (Gabriele P) • “Io ho incontrato Gesù quando stavo giocando e mia madre mi ha detto di andare via, ma io ho pregato e siamo rimasti un po’” (Chiara R.) • “Io incontro Gesù Risorto il martedì, il giovedì e il sabato quando io non riesco a capire un esercizio, e il mio mister mi aiuta a farlo bene e me lo fa capire” (Cristian L., Luca D’O.) • “Io ho incontrato Gesù quando al mare una volta con le mini-moto per sbaglio sono andato dritto nella curva, ma per fortuna un signore delle moto mi ha salvato” (Tommaso F.) • “Quando la mamma e le maestre mi aiutano a fare e a capire una cosa che non riesco a imparare” (Matteo C.) • “Io ho incontrato Gesù Risorto oggi, attraverso i mosaici” (Giacomo C.) • “Io ho incontrato Gesù quando mia madre era a lavorare, e io, senza che nessuno me lo chiedesse, ho spazzato, pulito il tavolo, asciugato il lavandino e pulito i vetri. Perché? Perché sapevo che tornava stremata” (Monica) • “Io Gesù l’ho visto soprattutto oggi che sono andata nella chiesa di Bologna e c’era un mosaico grandissimo e rappresentava tanti diversi particolari accaduti quando Gesù era in vita o dopo che è risorto” (Noemi) Dopo la condivisione, i bambini sono stati invitati da don Paolo a rappresentare col disegno il particolare del mosaico che li aveva colpiti di più. Anche i disegni ci hanno fatto capire quanto l’esperienza fatta sia stata significativa Ecco i particolari rimasti più impressi: IL GRANDE CROCIFISSO-RISORTO “Mi ha colpito perché mi aspetta a braccia aperte e quando siamo entrati ci ha dato il benvenuto e ci ha accolto volentieri” (Matteo R. Cristian L.) “Questo pezzo di mosaico mi ha colpito perché le sue ferite sono d’oro, e perché dalla ferita di Gesù cade del sangue, e sotto la croce c’era il corpo di Adamo e allora la terra succhiò il sangue e l’anima di Adamo andò in Paradiso e da allora le porte del Paradiso sono aperte.” (Eleonora G.) “Mi ha colpito il colore della croce di Mi ha colpito il fatto che se ha la veste si vede la costola aperta, perché ci ha dato il benvenuto” (Davide S.) Mi ha colpito Gesù perché era proprio ma proprio al centro” (Chiara R) “Mi è piaciuto perché rappresenta la morte e quindi la Resurrezione di Gesù” (Margherita M.) -continua a pagina 6-

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“Questa parte del mosaico mi è piaciuta perché anche se Gesù è in croce, Lui è vivo (Gessica G) Gesù Crocifisso mi ha colpito per i colori e il vestito (Sara V.) La FERITA DEL COSTATO La cosa che mi ha colpito di più è che la ferita che hanno fatto a Gesù rimane per sempre e non si chiude mai (Noemi,Rebecca)

IL TESCHIO sotto i piedi del Risorto “ Il particolare del mosaico era Adamo” (Monica, Giacomo C.)

I DUE DISCEPOLI DI EMMAUS “ Gesù spezza il pane e i discepoli di Emmaus lo guardano: Uno guarda il pane e anche l’altro guarda sempre il pane” (Giulia C) “ La cosa che mi ha colpito di più è quando i due discepoli di Emmaus riconoscono Gesù che spezza il pane” (Alessia C.)

“Mi hanno colpito il pane e il calice, perché ad ogni Messa li vedo sempre” (Nicholas) “Mi ha colpito l’ostia perché è molto importante e significa il corpo di Dio” (Gabriele P.) SAN PAOLO E L’EUCARESTIA NELLA BARCA DOPO LA TEMPESTA MI è piaciuto quest’oggetto perché nella parte destra i marinai dovevano portare una persona incatenata a Roma, ma ci fu una tempesta e San Paolo prese il pane, lo spezzo come ha fatto Gesù e lo diede ai marinai. Alla fine si salvarono tutti (Tommaso F. Luca M)

Invitiamo tutti a visitare questo autentico capolavoro di arte e di Fede. Ecco l’indirizzo:

Chiesa del Corpus Domini Via A. Lincoln, 7 – 40139 Bologna

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DIARIO DI UN PELLEGRINAGGIO a cura di Gabriella ed Elena

SUI PASSI DI SAN PAOLO E DELLA NUOVA CHIESA NASCENTE TURCHIA 20-27 APRILE 2015

1° GIORNO: VENEZIA - ISTANBUL - ANTIOCHIA Ci ritroviamo in 40 pellegrini nel piazzale del palazzetto dello sport di Modena alle 6 di mattina e partenza in pullman per l’aeroporto di Venezia, imbarco e volo verso Istanbul, poi coincidenza per Antiochia. A Istanbul sull’aereo incontriamo anche Graziella che sarà la nostra guida turca, mentre don Paolo e Guido completeranno magnificamente il pellegrinaggio dal punto di vista spirituale. L’aeroporto (vicino ad Antiochia) è una cattedrale nel deserto. Sul pullman facciamo la conoscenza di due Mustafà: uno è l’autista, l’altro il prezioso aiuto nello scarico e carico bagaglio e nei diversi momenti di difficoltà del viaggio, sempre sorridente e gentile, ci capiamo a gesti, è molto disponibile.

super moderne.

Ad Antiochia sull’Oronte, dove i discepoli furono chiamati Cristiani per la prima volta, incontriamo Padre Domenico Bertogli. Questo frate cappuccino custodisce l’unica splendida chiesetta cattolica frequentata da circa un centinaio di cristiani di Antiochia e qui celebriamo la prima Messa del nostro pellegrinaggio. Raggiungiamo poi l’albergo HOTEL GRAND BOGAZICI che sarà il migliore di tutti quelli in cui abbiamo soggiornato con camere spaziose e -continua a pagina 8-

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2°GIORNO: ANTIOCHIA - TARSO - CAPPADOCIA Dopo colazione visita alla Grotta di San Pietro, chiesa rupestre scavata naturalmente nella roccia e rifugio dei cristiani di Antiochia. Poi partenza verso Tarso, città natale di San Paolo: ci dobbiamo armare di pazienza perché ci aspettano 3 ore di pullman. A Tarso sostiamo presso il “pozzo di San Paolo” e poi via verso la Cappadocia. A sera raggiungiamo Avanos: è qui il nostro bellissimo albergo anche se dopo quello di Antiochia, qualsiasi altro sarà inferiore. Il cibo è buono e ci gustiamo un’ottima cena self-service. Dopo mangiato c’è un fuori programma: diamo l’adesione per assistere ad uno spettacolo di danza mistica islamica: in una grotta scavata nella roccia a forma di arena circolare assistiamo così alla cerimonia dei dervishi e al loro modo di pregare attraverso una vorticosa e vertiginosa danza rotante.

3° GIORNO: CAPPADOCIA Lasciato l’hotel, ci dirigiamo verso Goreme, villaggio con case rupestri ancora abitate tra pinnacoli e funghi di pietra. Qui c’è il Goreme Milli Parki, museo all’aperto, che offre la più alta concentrazione di chiese di tutta la Cappadocia. Diciamo che la mattinata è freddina (+2°) e che all’interno del parco c’è tantissima gente! Però le chiese rupestri, coi bellissimi affreschi in queste grotte scavate nel tufo, offrono uno spettacolo suggestivo e “unico”. Don Paolo integra ottimamente le notizie della nostra guida, spiegando meglio le pitture e gli affreschi bizantini, facendoci così apprezzare la simbologia e ogni piccolo particolare. Successivamente visita alla Cappadocia underground, con discesa nella città sotterranea, tra cunicoli e stanze sotterranee, con le uscite sbarrate da massi di pietra, interdetto a chi soffre di claustrofobia o disturbi articolari. Dopo il pranzo, in un ristorante tra le rocce, abbiamo celebrato la Messa nei resti di un’antica chiesa. E poi i camini delle fate, dove il tufo frammisto a rocce più resistenti e l’azione disgregatrice di vento e pioggia hanno creato un paesaggio in continuo divenire fatto di colonne, torri, guglie e coni sormontati da blocchi di roccia dura.

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4° GIORNO: CAPPADOCIA - KONYA - PAMUKKALE All’alba come ogni mattina, partenza per Konya con una temperatura di 0° e la neve lungo il tragitto!! Come ogni carovana che si rispetti ci fermiamo al Sultanhani Kervansaray, Caravanserraglio uno dei più belli, grandi e meglio conservati della Turchia. Eretto nel 1229, costituito da una porta d’ingresso decorata in modo sublime, ha un cortile fiancheggiato da portici, con al centro una moschea, in fondo al cortile si apre una grande sala dove si rinchiudevano gli animali. E poi Konya, l’antica Iconio, dove abbiamo celebrato la Messa presso la chiesa di San Paolo. Qui abbiamo incontrato Isabella e Serena, due consacrate laiche, che da 17 anni vivono lì a Konya. Sono della fraternità Gesù Risorto di Trento e la loro presenza discreta e quasi nascosta non ha creato problemi col vicinato. Sono un punto di riferimento per i tanti pellegrini che percorrono la strada di San Paolo. Visitiamo poi il mausoleo di Mevlana, grande mistico musulmano sufi, dominato dal cono coperto di verde. Il monastero di Mevlana, denominato “LA SOGLIA DELLA PRESENZA” fu la casa madre dell’ordine dei dervisci rotanti, sciolto da Ataturk nel 1925. Dal cortile del complesso con la fontana delle abluzioni, si passa alla sala dei cenotafi, in fondo all’angolo destro, un grandioso sarcofago custodisce le spoglie di Gialal al DinRumi detto Mevlana. E poi…..tanto pullman per arrivare in tarda serata a Pamukkale, dove abbiamo pernottato all’hotel Tripolis. Non poteva mancare il bagno nella piscina termale! I bimbi non si sono fatti pregare per andarci!

5° GIORNO: PAMUKKALE - EFESO Pamukkale e Hierapolis fanno parte di un parco nazionale, il nome “castello di cotone” deriva dalle spettacolari formazioni calcaree cristallizzate in cascate di calcio che formano un anfiteatro naturale, l’acqua ricca di calcio sgorga da numerose sorgenti a 35° e questo ci ha permesso un piacevole pediluvio. Di Hierapolis restano le terme, un vasto teatro, e alcuni edifici cristiani “il martiryon di san Filippo” sorti in memoria dell’apostolo Filippo che qui fu martirizzato, secondo la tradizione. Proseguiamo poi per Efeso e ci rechiamo al santuario di Meryemana, dove secondo la tradizione greco-ortodossa era la casa di Maria. E’ una vera emozione: una piccola casetta con alcune splendide icone e una statua della Madonna. Non è niente in tutto, ma si respira la sacralità del luogo. Abbiamo pregato per tutti coloro che si sono affidati alle nostre preghiere, ma soprattutto abbiamo celebrato la Messa sotto una tettoia di fianco alla casetta. E qui incontriamo il cappuccino frate Roberto Ferrari da Cerredolo, 89 anni, che concelebra con don Paolo e ci chiede di pregare per nuove vocazioni sacerdotali autoctone in Turchia, paese in cui lui -continua a pagina 10-

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vive da più di 60 anni. Ci dice anche di essere stato per tanti anni ad Antiochia e ora di vivere a 30 km da Tarso. Siamo commossi per l’amore che porta a questa terra. Scendiamo poi a visitare la zona archeologica di Efeso, in cui spicca la grande biblioteca di Celso e anche i resti della Basilica dei Concilii, con il battistero ancora perfettamente visibile al cui centro è la vasca battesimale. In questa chiesa venne tenuto il Concilio di Efeso nel quale si proclamò il dogma di Maria Madre di Dio. Che emozione essere qui!

Ci spostiamo poi verso Kusadasi per pernottare all’hotel Vista Hill. Dalla finestra dell’albergo vista e tramonto mozzafiato sulla costa dell’Egeo!

6° GIORNO: KUSADASI – PERGAMO – BURSA Dopo colazione si parte per Pergamo. La giornata è discreta, ma sempre freschina! In pullman siamo allietati dalle “pillole” di Guido e di don Paolo che con i loro approfondimenti spirituali ci rendono meno monotono il viaggio! Attraversiamo la seconda città industriale della Turchia: Smirne. Arriviamo a Pergamo e iniziamo la visita dall’acropoli, a cui saliamo attraverso una teleferica. Di particolare vastità il teatro e le scalinate del tempio di Zeus il cui altare si trova attualmente al museo di Berlino. Scendiamo poi all’Asklepeion; dedicato ad Asclepio (Esculapio per i romani) dio della medicina, luogo di culto e centro terapeutico. Qui operò Galeno nel II secolo dopo Cristo. Si tratta di una specie di ospedale per malati psichiatrici, con le camere, il teatro, la biblioteca e le stanze del sonno dove i pazienti subivano la terapia dell’acqua-shock. E vicino la celebre fonte facciamo una foto di gruppo dei tanti sanitari partecipanti al pellegrinaggio. Dopodiché ancora tanto pullman per arrivare a Bursa dove ci fermeremo all’hotel Tiara.

7° GIORNO: BURSA - ISTANBUL Raccogliamo le nostre cose e i nostri malati (Susanna, Simonetta e Guido) e partiamo per Istanbul (ex Costantinopoli, ex Bisanzio) Piove, ed inoltre si prevede un gran traffico perché, pur essendo domenica, c’è una maratona che fa bloccare qualche strada di accesso al centro. Per accorciare il tragitto prendiamo anche il traghetto! Come arriviamo ad Istanbul spunta il sole: iniziamo la visita dalla piazza dell’ippodromo romano e di qui ci dirigiamo a Santa Sofia, ora museo, un tempo simbolo dell’architettura bizantina. In particolare nella galleria meridionale si trova un mosaico raffigurante il volto di Cristo che per il 90 % corrisponde al volto dell’uomo della Sindone. Quindi ripassiamo da piazza dell’ippodromo e dopo il pranzo, la visita di Topkapi, il grandioso palazzo dei sultani… siamo accolti da un tripudio di fiori, in particolare tulipani…le foto esprimeranno meglio quello che a parole è difficile descrivere. Alle 18 messa nella chiesa cattolica di Sant’Antonio, dove si è recato anche papa Francesco nel

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pellegrinaggio in Turchia a Novembre 2014. Poi raggiungiamo l’hotel Carlton e dopo cena in alcuni intrepidi ci avventuriamo per vedere illuminata la moschea di Solimano il Magnifico. Dopo un po’ di peregrinazione la raggiungiamo giusto in tempo per qualche foto prima che chiudano le porte del cortile.

8° GIORNO: ISTANBUL - BOLOGNA Si inizia di buon mattino con la visita della Moschea Blu, c’è ancora poca gente, si può stare relativamente tranquilli, la visita è breve … Di qui proseguiamo per la chiesa di San Salvatore in Chora, di cui apprezziamo i mosaici veramente belli, purtroppo però una parte dell’interno della basilica è in restauro. E poi finalmente un po’ di tempo per lo shopping…ancora pashmine, bigiotteria, ceramiche, calamite……Infine si risale in pullman alla volta del ristorante e poi all’aeroporto, dove dopo accurati controlli della sicurezza ed un chek-in di gruppo poco fortunato, ci si imbarca alla volta di Bologna dove ci aspetta il pullman per il piazzale da cui eravamo partiti, il cerchio si chiude, il pellegrinaggio è terminato. Rientriamo a casa consapevoli di aver vissuto un’esperienza unica.

Un arrivederci al prossimo PELLEGRINAGGIO dal 16 al 25 aprile 2016!!!

Armenia e Georgia

Ecco le principali tappe che ci aspettano: •La via dei monasteri: antichi luoghi di preghiera, edifici di luce dove si respirano secoli di vita contemplativa, nella terra che accolse il cristianesimo degli inizi. •La suggestione dei luoghi legati alla diffusione del cristianesimo ed alla vita e opera di San Gregorio Illuminatore. •La bellezza dei paesaggi sulle pendici del Monte Ararat.

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Campeggio a Polinago 30 Giugno-5 Luglio

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CAMPEGGIO A RAVENNA 15-19 Luglio Situata di fianco al Duomo di Ravenna, estesa per ben 2500 mtq, l’Opera “Santa Teresa del Bambin Gesù” è il luogo in cui siamo stati ospitati noi ragazzi dei gruppi 2000, ‘99, ‘98, ‘97 e ’96 insieme ai nostri animatori e a don Paolo.

Siamo tuttavia riusciti a seminare qualche sorriso sul volto di molti di loro, ascoltando la loro storia, regalando una macchinina della Ferrari, tenendo loro compagnia; abbiamo rianimato le loro voci, cantando e suonando canzoni con la chitarra, alcune delle quali appartengono al loro passato come “Romagna mia”, mentre altre erano più moderne, scelte da noi; siamo infine rimasti colpiti dalla simpatia di molti di loro e dalla serena atmosfera che si respira in altri reparti.

Questa struttura fu fondata il 25 gennaio 1928 da don Angelo Lolli e da un drappello di collaboratori, allo scopo di ospitare coloro che sono afflitti dalla malattia e dall’handicap; tuttavia oggi il complesso assiste per la maggior parte anziani, mentre sono pochi i bambini e i giovani. Il nostro compito era animare la giornata degli ospiti con canzoni, partite a carte e piacevoli chiacchierate. Infatti, sebbene l’ambiente sia tranquillo, curato, con un bel giardino e molti infermieri si fermino a scherzare e a parlare con gli ospiti, le giornate di questi rischiano di essere grigie, svuotate dalla monotonia e dalla solitudine. Non sempre, pur vivendo insieme, parlano fra loro, scambiandosi dei pensieri o dei ricordi, stringendo amicizie, a causa molto spesso delle loro condizioni di salute. Ecco allora che ci siamo scoraggiati di fronte alla visione di anziani che, pur seduti insieme in una sala nello stesso reparto, si limitano a guardare la TV o a tenere lo sguardo fisso a terra, malinconici e pensierosi.

Non sono mancati i momenti di preghiera e di riflessione, così come i momenti di allegria e divertimento passati al mare tra bagni per proteggerci dal caldo, partite a pallavolo, mirabili cadute sulla spiaggia, una visita turistica ad ammirare i magnifici mosaici dell’antica capitale dell’impero bizantino e passeggiate serali per le vie di Ravenna fra gelati, tiramisù e piadine.

Francesco Galli

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Trieste – Medjugorje – Sarajevo 2-9 Agosto 2015 Come è sentirsi stranieri a casa propria ? Lo sanno di sicuro gli abitanti di Sarajevo che, pur parlando tre lingue diverse(bosniaco, serbo, croato) e appartenendo a quattro religioni differenti (cattolicesimo, ortodossismo, Islam, ebraismo) condividono la stessa città. Ma facciamo un passo indietro.

della città in cui, a distanza di pochi metri, è possibile ammirare moschee, chiese ortodosse, chiese cattoliche e sinagoghe abbiamo infatti avuto l’opportunità di incontrare il vescovo della città. Grazie alla sua testimonianza siamo riusciti a comprendere ancora più profondamente la situazione particolare ed unica di Sarajevo e a capire che diverse popolazioni, per convivere al meglio, dovrebbero abbandonare il più possibile le diversità e concentrarsi invece su quello che hanno in comune.

All’origine di questa scissione ci sono secoli di storia ed innumerevoli avvenimenti che sono molto difficili da comprendere per chi non abita in questi luoghi; noi perlomeno ci abbiamo provato durante la prima giornata di questa esperienza . Arrivati nella città di Trieste abbiamo infatti ascoltato l’incontro di don Andrea Mosca, un parroco della città, che ha vissuto e vive in prima persona le controversie tra sloveni ed italiani che sono conseguenze dirette della guerra nella ex Iugoslavia (1992-1995).

Ma Sarajevo è anche una città segnata da due importanti conflitti: la prima guerra mondiale e quella di Iugoslavia. È infatti proprio su un ponte della città che avvenne l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando: causa principale dello scoppio della prima guerra mondiale. È a pochi metri di questo ponte che invece sono già visibili i segni della guerra di fine secolo: sicuramente i territori non ancora sminati e i palazzi ricoperti da fori di pallottole fanno capire quanto questo avvenimento abbia scosso un popolo già provato. Alla fine della settimana come a chiusura di un cerchio siamo ritornati a Trieste e li abbiamo avuto modo di visitare una foiba, luogo in cui venivano gettati i cittadini italiani dai loro vicini sloveni, e l’ex campo di sterminio di San Sabba.

Allontanandoci per un po’ da questo tema siamo poi finalmente giunti in Bosnia, nella cittadina di Medjugorje, dove, nonostante le differenze etniche e culturali del paese, ogni anno si svolge il festival dei giovani a cui partecipano mediamente 60.000 giovani provenienti da tutto il mondo. Anche noi abbiamo seguito le attività di preghiera (e non solo) proposte e condiviso “internazionalmente” la nostra esperienza di fede.

In conclusione possiamo dire che questa esperienza costruttiva e toccante sia riuscita ad unirci come gruppo e ad accrescere la nostra fede.

Solo successivamente siamo giunti a Sarajevo: punto centrale della nostra esperienza . Qui abbiamo avuto modo di toccare con mano tutto ciò di cui prima avevamo solo sentito parlare . Dopo una visita

Francesca Beatrice Annalisa

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“Italia Coast to Coast” -RICORDI E IMPRESSIONI DI 410 KM A PIEDI DAL TIRRENO ALL’ADRIATICONel mese di giugno scorso ho effettuato “l’Italia Coast to Coast”, un Cammino in solitaria a piedi di circa 410 km dal Mar Adriatico al Mar Tirreno; sono partito da Portonovo (Ancona) e sono giunto a Orbetello dopo 18 giorni.

silenzio intorno, quando questo lento viaggiare consente alla mente di liberarsi, quando si fanno incontri con persone di buon cuore (ce ne sono ancora tante in giro!). Desideravo infine avere letteralmente “in mano” la gestione del mio tempo: decidere a che ora alzarmi ogni mattina, quando e dove fermarmi, anche per pregare, quando e se mangiare, dove sostare e per quanto tempo a gustare gli splendidi panorami…. del resto l’unico vincolo che avevo era quello di arrivare ogni sera all’alloggio previsto.

Ho seguito le indicazioni dell’omonima guida reperibile in libreria, camminando per sentieri, sterrate e strade non trafficate per circa 20 km ogni giorno, fermandomi per la notte in paesi o borgate presso Bed & Breakfast o piccole pensioni, portando sulle spalle uno zaino con tutto l’occorrente per essere autonomo durante il giorno.

Ho scelto di percorrere, fra i tanti possibili, questo Cammino in Italia un po’ per comodità logistiche e un po’ per spirito patriottico, perché i paesaggi che offre il nostro paese spesso superano in bellezza quelli di altre nazioni e i paesini che si incontrano nella cosiddetta “Italia minore” sono dei veri e propri gioielli, purtroppo in gran parte sconosciuti.

Ho iniziato i preparativi molti giorni prima della data di partenza: prenoto gli alloggi, ammucchio in un angolo della casa le cose da portare, le peso con la bilancia (il detto : “tutto pesa” è proprio vero), per scegliere, cambiare e sostituire in continuazione cosa è “indispensabile”, nel vano tentativo di rimanere sotto i 14 kg di peso totale da inserire nello zaino, e così via.

Un percorso in solitaria può apparire un po’…strano e le domande : “Perché lo fai?” “Che risposte cerchi ?” “Che peccati devi espiare?” sono solo alcune fra quelle che i miei amici o parenti mi hanno posto prima della partenza.

Arriva finalmente il giorno atteso: l’adrenalina è a mille e mentre mi accompagnano in stazione a prendere il treno verso Ancona mi sento un po’ come gli astronauti che vedevo alla televisione da bambino, che salutavano il pubblico prima di scomparire dentro il missile ed essere proiettati a migliaia di chilometri dal nostro pianeta Terra….

Una risposta precisa o definita non c’è, non credo che ci sia per nessuno di quelli che compiono questo genere di imprese, o perlomeno non penso ce ne sia una sola. Credo che dentro ognuno di noi ci sia un desiderio dormiente di “sperimentarsi” in qualcosa di inusuale, di diverso, che le circostanze della vita poi possono favorire o meno. Sta nella volontà di ciascuno realizzarlo.

Io andrò invece…. a poche ore di treno da casa, ma la sensazione è quella di abbandonare il mio “mondo conosciuto” per una doppia esplorazione: esterna, perché sono luoghi in gran parte a me sconosciuti, ed interna, in quanto non so come reagirò nelle varie situazioni che si potranno presentare. Intendiamoci, non sono andato a fare un spedizione “estrema”, e tantomeno pericolosa, semplicemente il fatto di trovarsi da soli implica la necessità di essere sempre concentrati per non sbagliare strada o farsi male perché si è soprapensiero. Quando si è in gruppo infatti non c’è bisogno di sapere esattamente la strada, si segue il gruppo, la responsabilità è del capo…. qui no, sono io solo che prenderò le decisioni e sempre io che eventualmente sbaglierò. Come si

Avevo già avuto esperienze simili percorrendo altri “Cammini” (così si chiamano i percorsi a piedi che in genere ricalcano le antiche vie di pellegrinaggio da e verso Roma), o porzioni di essi(,) e desideravo riassaporare le sensazioni che si provano quando si cammina da soli in mezzo alla natura con assoluto

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dice ? Onori e oneri….

Attraversando quattro regioni ho potuto notare il cambiamento del paesaggio, dalle dolci colline marchigiane alla verde e più selvaggia Umbria, per arrivare alla parte pianeggiante del Lazio e terminare con la Maremma toscana. In particolare quest’ultima parte è stata davvero interessante e toccante perché ho percorso alcune delle antiche vie cave, chiamate così perché letteralmente scavate nella roccia di tufo, molto friabile, utilizzate dagli abitanti della zona per collegare fra loro i vari paesi.

Le tappe lungo le Marche sono caratterizzate da continui saliscendi, i paesi sono sempre in cima ad un colle per dominare la vallata circostante, quindi l’arrivo è sempre in salita. Camminare a piedi offre anche questo punto di vista: poter vedere in lontananza le sagome del paese verso cui stai procedendo, di norma abbarbicato su un cocuzzolo, e la sensazione che si prova sapendo che ci si dovrà arrivare con le proprie gambe genera entusiasmo oppure sconforto, dipende dalla stanchezza del momento!

Camminare su un acciottolato antico di centinaia di anni dove si riconoscono ancora i solchi dei carri, oppure passare sotto l’arco di entrata di un borgo mi ha fatto rivivere e riscoprire la storia di quei luoghi e mentre percorrevo quelle vie immaginavo ciò che su quelle stesse vie accadeva tanto tempo fa: pellegrini in cammino, soldati in marcia, mercanti che trasportavano sui carri granaglie, stoffe, oli, alimenti, ….. è stato davvero emozionante!.

Inoltre, una volta partiti, girandosi si può vedere invece il paese di partenza, che diventa via via sempre più piccolo e sfocato. Avevo deciso di partire ogni giorno generalmente molto presto, per approfittare del fresco prima che il sole diventasse troppo caldo, per avere un buon margine di tempo per fare qualsiasi cosa mi andasse di fare e per consentirmi di visitare al pomeriggio il luogo di arrivo, dopo la sistemazione nell’alloggio.

All’arrivo a Orbetello ho concluso il mio viaggio con un bagno nel Mar Tirreno, così come avevo fatto alla partenza nel Mar Adriatico, 410 chilometri prima.

Durante il percorso mi sono trovato in alcune situazioni emozionanti, come ad esempio quando ho dovuto guadare un fiume, oppure quando ho visto davanti a me correre un cucciolo di cinghiale, per fortuna solitario.

-Sintesi tratta dal diario giornaliero che ho trascritto in maniera più dettagliata al termine di questa piccola impresa-

Gli incontri con le persone sono sempre stati molto cordiali e interessanti: don Gabriele, il parroco di Treia, mi ha accompagnato per alcuni chilometri con la sua auto dando sollievo alle vesciche ai piedi che mi hanno martoriato per vari giorni, mentre con il proprietario di un albergo a Nocera Umbra ho passato un’intera serata a chiacchierare di come aveva vissuto l’esperienza del terremoto del 1997.

Alberto Kubler

Ritagli di Santità a cura

UN CELEBRE ASTRONOMO

di Cristina Corradini

(Tilmann Pesch)

Il celebre astronomo Kircher aveva uno dei suoi amici che dubitava della esistenza di Dio. Un giorno in cui doveva recarsi a visitarlo, collocò sul suo tavolo un magnifico globo celeste. L’incredulo era appena entrato quando il novello oggetto colpì il suo sguardo; l’esaminò da vicino e domandò a Kircher se gli apparteneva.“No”, rispose l’astronomo, “il globo che voi vedete non appartiene ad alcuno; non ha proprietario. Deve esser venuto qui per effetto del caso, perché io non posso spiegare altrimenti la sua presenza”. L’amico credeva che Kircher scherzasse: ma l’astronomo continuò a sostenere con serietà quello che aveva affermato, non ascoltando alcuna delle obiezioni dell’incredulo, fino al momento in cui questi dimostrò di aversene a male. Allora Kircher sorrise e gli disse: “Voi trovate che sarebbe assurdo ammettere che il caso abbia portato qui questo piccolo globo: come dunque volete poi che il caso sia autore di questo grande ed ammirevole globo che noiabitiamo?”. Il visitatore tacque non trovando nulla da obiettare ad una argomentazione così decisiva.

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CATERINO 2015

Ho letto un libro… anzi due

Ciò che inferno non è

di Alessandro D’Avenia

Obbedire è meglio

di Costanza Mirano

L’estate è quel periodo dell’anno in cui noi donne, soprattutto se anche mamme, riusciamo a ritagliarci un tempo, più o meno lungo non importa, in cui provare a rilassarci, che può anche voler semplicemente dire fare solo una cosa per volta (impresa per la quale i mariti / papà rivelano una migliore attitudine).

che inferno non è”; il secondo, dal titolo poco invitante “Obbedire è meglio”, è di Costanza Miriano, giornalista “felicemente cattolica”, madre di quattro figli e un solo marito. Premettendo che quest’ultimo si è rivelato fin da subito un libro vivace, in molti tratti divertente e piacevolmente farcito di esperienze di vita familiare in cui tutte noi mamme possiamo facilmente immedesimarci, mentre l’altro molto meno “leggero” del previsto e tutt’altro che opera da farti rilassare su una sdraia in riva al mare, man mano che le due letture procedevano (anche se non alla stessa velocità) mi sono accorta con sorpresa di un filo conduttore (quando si dice la casualità…) che le unisce, o le ha unite almeno nella mia testa di prof che non è ancora riuscita a staccare del tutto la spina all’anno scolastico.

In realtà, nonostante i buoni propositi e i ritmi molto rallentati durante un soggiorno al mare, non ho potuto evitare di leggere due libri contemporaneamente: uno più “romanzo da spiaggia” (o almeno tale lo ritenevo), l’altro una lettura più impegnativa, per i momenti in cui potevo disporre di tavolo, carta e penna per annotare le frasi di cui far tesoro. Il primo è opera del giovane e famoso insegnante di lettere Alessandro D’Avenia, intitolato “Ciò

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Inizio dal bellissimo e assai verosimile romanzo di D’Avenia, che racconta, dal punto di vista di Federico, un diciassettenne liceale della Palermo bene, il suo incontro – scontro con la realtà del quartiere di Brancaccio, lì attratto da Lucia, la ragazza di cui si innamora, ma soprattutto invitato dal suo prof. di religione del liceo, da tutti conosciuto e amato come “3P”. Padre Pino Puglisi gli ha chiesto infatti di dargli una mano proprio nel malavitoso luogo in cui lui è parroco da tre anni e dove con determinazione, coraggio e tanta fede sta cercando di strappare bambini e giovanissimi a un inferno fatto di violenza, disperazione, miseria e ignoranza. E’ l’inferno generato dal potere mafioso a cui quasi tutti gli adulti loro genitori obbediscono, tranquilli che “dove non arriva lo Stato arriva la Mafia… perché lo Stato è solo un participio passato, la Mafia è il presente e il futuro” che garantisce il pane quotidiano ai padri di famiglia e ai giovano più promettenti l’onore di entrare in una prestigiosa famiglia mafiosa (“Non succede a tutti, solo a chi si dimostra pronto a tutto, obbediente, devoto. E soprattutto muto”).

è la dedizione e l’impegno nel lavoro. E’ dimenticare se stessi in famiglia per darsi agli altri. È’ accettare la moglie, il marito, i figli anche quando non corrispondono alle nostre attese. È’ lo stare al proprio posto, qui e ora, senza pensare a come dovrebbero andare le cose, a come sarebbe giusto che fosse la nostra vita. E’ saper perdere. È’ stare in mezzo al lavoro, ai figli, al traffico senza arrabbiarsi. È’ accettare le critiche perché a volte succede anche che non siano tutte sbagliate. E’ controllare la lingua, cioè le parole, per non rispondere al male, non ribattere per non allargare il cerchio della guerra. E’ accettare di aver fatto delle scelte sbagliate (“Dio si riprogramma come fa il navigatore se non prendiamo la svolta giusta, ricalcola il percorso e ti fa arrivare lo stesso alla meta da un’altra strada”). E’ affidarsi a Dio, il che non significa essere scemi o incoscienti, ma è guardare in faccia la realtà, cioè che non possiamo controllare tutto e che non siamo noi a decidere della vita o della morte; anche se siamo piccoli, impotenti, inadeguati sappiamo però di avere un pastore buono, che ci vuole veramente bene e che ci guida.

Il lavoro di questo scomodo parrino dalle orecchie grandi, la testa pelata, le scarpe consumate, il volto buono e il sorriso sulle labbra insegnerà a quei ragazzi di Brancaccio, spesso privi di un vero padre, a mettere amore per avere, già sulla terra, ciò che inferno non è. Le sue sono azioni semplici: un gioco, una recita, una partita a calcio, una merenda insieme, una gita al mare, il racconto di belle storie che vanno diritte alla verità del Vangelo.

Obbedire alla vita è prendere la realtà sulle nostre spalle e portarla a Dio, che ci aiuta a viverla. Solo così possiamo amare Dio non nonostante ma attraverso gli impegni. Consiglio il primo libro soprattutto agli adolescenti in cerca di un senso da dare alla vita e di un modo non solo virtuale per “riempire” il loro tempo libero; il secondo alle donne mamme di famiglia, perché le tante semplici e concrete storie di compagni e compagne dell’agnello contenute in queste pagine ci fanno vedere come si fa a porgere il collo alle fatiche della vita quotidiana e a rendere allegra e felice e feconda questa obbedienza.

Ucciso il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, l’estate successiva alle morti di Falcone e Borsellino, anche al momento della morte il suo volto è rimasto sorridente, ad insegnare che “la felicità non consiste nell’allungare la vita, ma nell’allargarla”. Ben diversi sono l’obbedienza e il mutismo che ci propone il secondo libro, che ha come sottotitolo “Le regole della Compagnia dell’agnello”. Che cos’è questa “agnellitudine” che la Miriano declina in tanti esempi prevalentemente femminili di vita quotidiana? Fondamentalmente è l’obbiedienza attiva al posto di combattimento che nella vita ci è stato affidato. Ad esempio,

Cristina S.

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O meglio tre!

L’arte di purificare il cuore di Thomas Spidlik

ad una fontana, se è pura, il cielo si riflette in essa. Similmente nel cuore puro si riflettono i pensieri divini…. …Le sofferenze ci mettono in guardia dal cercare nel mondo la nostra felicità definitiva, per rivolgere la mente a Dio… …la perfezione consiste non nell’estirpare o distruggere le passioni, ma solo nel controllarle, nell’ordinarle. Le passioni sono dunque come cavalli con le briglie: bisogna condurli sulla retta strada, ma non indebolirli o ucciderli…. …così come ci sono le malattie corporali, esistono anche le debolezze dell’anima. Uno tende ad essere malinconico, l’altro si arrabbia facilmente, un altro è pigro di natura… …la preghiera continua: come “pregare incessantemente”? cerca di adattare ad ogni battito del cuore le parole della preghiera. Ossia: “Signore” “Gesù” “Cristo” “abbi pietà” “di me”, e ripetilo molte volte….

Alcune riflessioni:

Un piccolo libro, poche pagine, ma alcune veramente intense, ricche di riflessioni e suggerimenti per ritrovare la pace del cuore.

>L’uomo che intende mettersi sulle tracce del «Dio della Pace» – come si esprimerà anche Paolo di Tarso (1Ts 5,23) – sappia che dovrà affrontare aspre battaglie, e diventare esperto in una lotta che si combatte nelle regioni dell’interiorità.

In modo semplice, attraverso delle domande che potrebbero essere quelle di ciascuno, vengono messi a fuoco tanti concetti: il mistero del bene e del male, il discernimento dei pensieri, i pensieri cattivi, la preghiera. Ecco alcuni brani del libro che mi hanno colpito o mi sono rimasti più impressi:

>La persona intimamente vigilante, che affronta con consapevolezza i propri conflitti interiori e trova la via della libertà e della pace dentro di sé, diventa progressivamente più capace anche di ricomporre i dissidi relazionali.

…con il termine cuore” vogliamo dire tutta la vita interiore… Il cuore, non significa una delle facoltà dell’anima, ma l’uomo intero, nell’integrità di tutte le sue facoltà e del suo atteggiamento fondamentale verso gli uomini, verso Dio, verso il mondo. Quando la Scrittura dice che dobbiamo amare Dio “con tutto il cuore”, ciò vuol dire, con tutta l’anima e con tutta la mente, con tutta la forza.

>Se vuoi la pace fuori, preparati alla guerra dentro: non è una strategia militare, ma un antico e intenso avvertimento spirituale.

Eugenia

…con una metafora: il cuore, dicono, assomiglia

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Via Mar Mediterraneo, 80 Modena - tel. 059/251407 www.parsantacaterina.it

Anno Pastorale 2015-2016 -continua a pagina 21-

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CATERINO 2015 -continua da pagina 20-

Nella nostra parrocchia troviamo tante

OCCASIONI PREZIOSE PER NUTRIRE LA NOSTRA FEDE GIORNI E ORARI S. MESSE VESPERTINE: ore 19 al sabato e nei giorni precedenti le solennità SANTE MESSE Festive

NELLE DOMENICHE E NELLE SOLENNITÀ: ore 9.15 Casa della Gioia e del Sole Ore 10, 11.15, 18 Chiesa Parrocchiale (Giugno e Luglio vedere orario estivo) Tutti i giorni dal lunedì al venerdì ore 18.30

SANTA MESSA quotidiana

Ogni primo venerdì del mese anche alle ore 16.30 alla Casa della Gioia Al sabato: S. Messa ore 9

S. ROSARIO quotidiano CONFESSIONI

Ogni sera ore 18.00 in chiesa Ogni giovedì alle 16 (Per appuntamenti tel. 059/251407 in canonica)

Pregare la PAROLA di Dio

Ogni mercoledì alle ore 20.45 presso la cappellina dei Mulini nuovi. Il Diacono Guido conduce la preghiera

Il ROSARIO nel mese di Maggio

Ogni sera di Maggio in vari punti della parrocchia si recita il S. Rosario (vedi foglietti gialli)

ADORAZIONE EUCARISTICA

Il giovedì pomeriggio dalle 17.30 alle 18.30

INCONTRI

Un incontro mensile

famiglie giovani

(vedi calendari)

INCONTRI

Un incontro mensile

adulti e famiglie

(vedi calendari)

RITIRI SPIRITUALI in avvento e quaresima Preparazione spirituale alla SAGRA PREPARAZIONE al Matrimonio

E’ un’ora di preghiera silenziosa davanti a Gesù Eucarestia. Il sacerdote o il diacono guida alcuni momenti. Don Paolo donpa60@gmail.com Maria Manfredini (maria.manfredini@unibo.it) Il diacono Guido Federzoni (334/6366880) (guido.federzoni@gmail.com)

Vedi volantini e manifesti in bacheca La settimana precedente la Sagra Parrocchiale Percorso dal 15 gennaio, per 10 venerdì consecutivi, presso la Scuola dell’Infanzia

Don Paolo Notari donpa60@gmail.com Famiglia Barbi Luca e Rita (iddocumr69869@libero.it) -continua a pagina 22-

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CATERINO 2015 -continua da pagina 21-

In una fa m a i i l g i c t tut ollaborano Ecco i settori principali della vita parrocchiale

CASA DELLA GIOIA E DEL SOLE

CHE COSA SI FA?

QUANDO?

CHI CONTATTARE?

Fare compagnia, ascoltare, giocare a carte, aiutare in piccole attività, tombola, ecc.

Secondo la disponibilità di ciascuno

Ireneo Maruccia (059/253619) casagioiaesole@ tiscali.it

SCUOLA MATERNA

Vedi Piano Offerta Formativa da richiedere alla Scuola materna

Clara Orlandi (059/251457) scuolamaterna cuoreim@libero.it

PALESTRA

Per le informazioni chiedere in segreteria

Marco Arduini (059/252180)

Incontrare i genitori Ogni ultima dei bambini per domenica del conoscerli e per mese si celebrano prepararli alla i battesimi celebrazione del Battesimo

Guido Federzoni (059/450377) guido.federzoni@gmail.com Giorgio Colombini (059/252218)

De Angelis

CATECHESI prebattesimale

CATECHISMO per i bambini e genitori

CATECHISMO per giovaniadulti in preparazione al Sacramento della Cresima

ANIMAZIONE dei gruppi del dopo-cresima

Preparare i bambini e le loro famiglie ad accogliere i Sacramenti per vivere una vita Cristiana

L’ incontro alla domenica e alcuni incontri di formazione e programmazione

Don Paolo (347/2110170) Elena Turrini (339/6606529) elenaturrinimodena@gmail.com

Preparare i giovaniadulti a ricevere il sacramento della S. Cresima

Ogni anno ad Ottobre viene organizzato un corso di circa 10 settimane. L’incontro settimanale è il lunedì sera dalle 21alle 22.

Don Sergio (059/251407) Carmen Vandelli (059/252419) Cristina Corradini (059/260154) cristcorr@alice.it

Accompagnare i giovani in un cammino di formazione cristiana e umana.

La disponibilità di vivere insieme ai ragazzi tanti momenti forti come incontri, campeggi, ritiri.

Don Paolo (347/2110170) donpa60@gmail.com Annachiara Ferraguti (329/9723633) annachiara89@libero.it -continua a pagina 23-

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CATERINO 2015 -continua da pagina 22-

ANIMAZIONE CHIERICHETTI

Preparare e organizzare il servizio all’altare.

CORO

Animare le celebrazioni liturgiche col canto o con strumenti, suonare e cantare a matrimoni

CARITAS PARROCCHIALE FONDO DI SOLIDARIETA’

Prove tutti i giovedì sera ore 21, cantare e/o suonare durante le messe e altre celebrazioni Contatti con le situazioni di fragilità CENTRO D’ASCOLTO presenti in parrocchia. e DISTRIBUZIONE Ogni mercoledì ALIMENTARE distribuz. alimentare ai poveri della parrocchia dalle ore 15.30

Cod. IBAN per donazioni

Domenica mattina (S. Messe)

S. VINCENZO

Visita alle persone in difficoltà, in strutture, ospedali, famiglie, distribuz. vestiario

IT 74 V 05652 12900 CC0100103032

GRUPPO “NOI PER VOI”

GREST (Giugno) SAGRA Prima domenica di Settembre SITO INTERNET GIORNALINO: “Il Caterino” PULIZIA CHIESA e SOTTOCHIESA

Lavori a maglia, ricamo, cucito, uncinetto. Il ricavato della vendita viene devoluto ai poveri Centro estivo pomeridiano (14.30/18) per bimbi 6/11 anni

Maurizio Santagata (335/314754) santagata.maurizio@ gmail.com Daniele Scarpa (338/3330246) santacaterina.coro@ gmail.com Gianfranco Buffagni (333/8317478) gianfranco.buffagni1@ virgilio.it

Anna Piva (059/250589)

Teresita Bortolotti (347/9655170) giorgio. teresita@virgilio.it

Tutti i lunedì pomeriggio dalle 15,30 alle 18,30 Elda Fontana (341/1482204) Franca Roncaglia (334/3064211) Secondo la disponibilità di ciascuno

Organizzazione e turni Secondo la nei vari servizi (pesca, disponibilità di stands…) ciascuno Mandare materiali per aggiornare il sito della parrocchia

Secondo la disponibilità di ciascuno

Scrivere articoli, distribuirlo alle Messe

Secondo le disponibilità di ciascuno

Pulizia settimanale altare, banchi, vetri,

Chiesa: tutti i venersì mattina a turni

moquette

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Don Paolo (059/251407) donpa60@gmail.com Antonio Ferraguti (335/6277448) ferraguti.antonio@ alice.it Paolo Capone (335/5990247) info@ parsantacaterina.it Annachiara Ferraguti (329/9723633) annachiara89@libero. it Maria Rigolon (333/3418156) Gisella Salis (346/6036271)


CATERINO 2015

la Ricetta del Mese -di Cristina e Valentina-

Tartufi al Cioccolato Ingredienti per 20 tartufi circa:

Procedimento:

• 100 g di biscotti secchi o amaretti tritati finissimi,

Mettere i biscotti e le mandorle in una ciotola. Sciogliere il cioccolato fondente in una casseruola insieme alla panna, poi unire il caffè sciolto nel brandy.

• 30 g di mandorle pelate e tritate, • 75 g di cioccolato fondente,

Amalgamare il composto ancora caldo ai biscotti e alle mandorle con un cucchiaio di legno.

• un cucchiaio di panna liquida,

Spezzettare finemente il cioccolato bianco ed unirlo al composto quasi freddo.

• 2 cucchiaini di caffè solubile, •

un cucchiaio di brandy,

Lavorando velocemente l’impasto per non far sciogliere il cioccolato, formare delle palline della misura desiderata, passarle nel cocco e adagiarle su dei pirottini di carta su un piatto di servizio. Mettere in frigo per qualche ora per farle solidificare.

• 30 g di cioccolato bianco, •

50 g di cocco grattugiato

Si consiglia poi di servirle a temperatura ambiente, così sono più morbide e gustose.

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