JUST KIDS #10 Novembre-Dicembre 2013

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[Musica] INTERviste

per raccontare, ad esempio, il disagio delle periferie, cerco di raccontare la storia di una persona qualsiasi: è quello che ho provato a fare in Palazzinari. In questo modo cerco di far parlare la disperazione di una persona attraverso i fatti e di contestualizzarla in una realtà. Non ho davvero la pretesa di fare una critica sociale, ma solamente di dare voce a una situazione che in tanti a Roma vivono. Non c’è la volontà di scrivere contro. Le nostre sono storie che vengono fuori quasi da sole e in quanto tali rappresentano cose del nostro tempo.

O

rmai avete suonato in tutta Italia. Avete trovato differenze importanti, per quel che concerne il pubblico, tra Roma, il Sud e il Nord Italia? Differenze non ce ne sono, innanzitutto perché il pubblico di Roma è un pubblico eterogeneo: a Roma vivono moltissime persone di altre regioni, quindi non posso propriamente dire che il pubblico di Roma sia un pubblico romano. Forti di questo, ci siamo spinti al Sud e al Nord, e il riscontro è stato positivo: non c’è difficoltà nell’approccio dialettale, non c’è difficoltà nell’approccio musicale, non c’è difficoltà nell’approccio narrativo, e l’effetto è lo stesso. Il concerto può andare bene al Centro Italia, come al Sud e al Nord, sono altri gli elementi che entrano

in ballo, non la tua proposta. Se la tua proposta funziona a Roma, funziona anche a Torino, ad esempio: perché sia con la musica che con le parole si vanno a toccare dei tasti emotivi che prescindono poi dalla mera territorialità. E la serata può andare male e non essere capita per altri motivi che possono essere molteplici, ma non riguardano il tuo dialetto. E fino ad ora, a Torino come in Puglia, ci sembrava stessimo facendo un concerto a Roma: l’emozione e l’entusiasmo erano gli stessi. Non c’è un limite a livello territoriale. C’è sicuramente la necessità di fare lo stesso percorso fatto a Roma perché se qui nascono situazioni sempre simili a grandi feste, se qui ci divertiamo tutti insieme, è perché abbiamo fatto tre anni di concerti ininterrottamente e abbiamo coinvolto e legato a noi tante persone. La stessa cosa va fatta anche in altri luoghi, con la difficoltà che andare a suonare fuori da Roma ha ovviamente i suoi costi.

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dei luoghi di Roma Ctestiichesono senti più vicini ai tuoi o che senti più tuoi o che

riescono ad ispirarti di più rispetto ad altri? Fondamentalmente no. Non c’è mai un legame forte nei confronti di un luogo ben preciso. Forse l’unico pezzo che è veramente contestualizzato è Palazzinari perché si riferisce alla periferia est, a Ponte di Nona, alla Collatina, alle zone che vedo tutti i giorni, ragion per cui ho immaginato che una storia simile potesse nascere lì. Ma, di fatto, non ci sono dei luoghi che sento particolarmente vicini, anche perché il modo in cui noi vediamo e viviamo Roma è comunque relativo alle persone che poi danno determinate caratteristiche a quel dato luogo: il luogo di per sé è un contenitore. Posso dire che la visione e gli aspetti di Roma di cui cantiamo sono relativi sì alla città in sé, ma anche e soprattutto alle persone che la vivono. Quindi non c’è mai una contestualizzazione forte di un luogo. E questo è quanto. [ ]


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