JUST KIDS - #06 - Aprile 2013

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[Musica] recensioni

LORENZO CAPELLO Il partenzista

(OrangeHomeRecords, 2012) di Luca Anzalone

G

uardando la copertina del cd, il titolo e lo stile grafico, nonché l’aspetto del soggetto in primo piano nella foto, all’inizio verrebbe da pensare di trovarsi di fronte alla nuova fatica di un cantautore “alternativo”, più che a un disco del genere. Già, ma qual’è il genere del disco? Sicuramente possiamo parlare di Jazz, anche se molti sono i tentativi, più o meno riusciti, di contaminazione. Per dirla con le parole di Lorenzo Capello, leader del progetto, batterista e principale compositore di questo quintetto per lo più acustico, si tratta di: “un disco che è jazz come sound, come idea improvvisativa e come ambienti armonico-melodici, ma che è anche di più in quanto contenitore di tutte le musiche, e affini, che mi sono sempre piaciute: dai polizieschi all’improvvisazione libera, dalla musica irlandese al teatro, dalla ballad alla clownerie”. Il gruppo è composto da giovani e validi musicisti che si sono conosciuti nel periodo 2008-2010 sui “banchi” del Siena Jazz InJaM (International Jazz Master), nella fattispecie Antonio Gallucci ai sassofoni, Francesco Di Giulio al trombone, Lorenzo Paesani al pianoforte e Fender Rhodes, Dino Cerruti al contrabbasso e basso elettrico, e il già citato Capello alla batteria. Tutti aspiranti “partenzisti”. Il “partenzista”, nella filosofia di Capello, rappresenta il contrario dell’arrivista. L’arrivista ha come unico obiettivo l’arrivare, appunto, alla propria meta, al proprio scopo, costi quel che costi...il fine giustifica i mezzi. Per il partenzista invece, l’importante è il viaggio, il percorso...e la partenza in particolare. Per cui sono forse i mezzi (di trasporto?) che giustificano i fini. E i mezzi che hanno a disposizione questi musicisti, se

non proprio potenti, sono almeno elastici e flessibili... Il gruppo ha un’ottimo sound di insieme, e dimostra di comprendere appieno la musica del leader, che vive di molti cambi di ritmo e di atmosfere. Le composizioni del batterista sono interessanti e avvincenti, e risultano anche molto orecchiabili senza essere banali. Anche lo stile strumentale del quintetto risulta fresco e ben misurato negli equilibri interni. Tutti i brani, dal titolo evocativo e accompagnati da un breve commento o spiegazione nel booklet interno, sono a firma Capello, tranne “Burma Shave” di Tom Waits (idolo dichiarato del nostro) e “The Auld Triangle” dei Dubliners. Nel brano finale “Il Partenzista”, che fa venire alla mente i Quintorigo col loro “Alle Spalle” presente su “Grigio”, all’organico si aggiungono Massimiliano Caretta alla voce recitante ed Enrico Di Bella alla seconda batteria. Un disco frizzante, divertente, “spettinato”, vario, ben suonato e concepito...ha però il difetto, a mio avviso, di essere troppo infarcito di citazioni, anche letterali, di arrangiamenti famosi dei grandi del jazz (Mingus in primis) ma non solo, ad esempio la ripetizione, ad un certo punto un po’ noiosa della celeberrima “America” dal West Side Story di Bernstein. Difetto minore, un po’ scolastico ma tutto sommato ben compensato dal sincero entusiasmo che pervade le performance e dalla qualità più che discreta del materiale musicale. Da ascoltare. [ ]

LORENZO CAPELLO - IL PARTENZISTA 01. Martin mystère vs doctor alzheimer 02. The auld triangle 03. Il circo di fine anno 04. Lo zucchero filato 05. Everybody’s drug 06. E’ arrivato il 26 del mese 07. Burma shave 08. Passato prossimo, futuro possibile 09. Deseo. temor. 10. Il partenzista

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