Juggling Magazine #61 - december 2013

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Questa rubrica, a cura di Carlo Porrone, (www.orionriggers.com), non pretende di formare una competenza totale sulla sicurezza ma suggerire le basi per una consapevolezza che porti a minimizzare i rischi di essere coinvolti o creare incidenti, anche gravi, pur tenendo presente che a volte tali rischi non sono di per sé completamente eliminabili. Sia che si lavori da soli, sia che si faccia parte di una grossa produzione, non ci si deve mai illudere che la sicurezza sia un argomento destinato “ad altri”: si è sempre tutti coinvolti.

ANCORAGGI: LE FORZE IN GIOCO

SICURAMENTE 1.2 Continuiamo a proporre indicazioni semplici e affidabili per permettere al crescente numero di appassionati e allievi delle scuole di circo di usare i propri attrezzi aerei in sicurezza. L‘applicazione di questi suggerimenti avviene sempre sotto la propria responsabilità e possibilmente con la supervisione di una persona esperta. Pur evitando definizioni troppo teoriche o ristrette al campo del “lavoro in quota”, è necessario ricordare che, per ogni attività lavorativa (anche se non retribuita) praticata oltre ai 2 metri di altezza con rischio di caduta (art.107 D.Lgs.81/08), si deve prevedere una specifica formazione e l’uso di adeguati Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). Spesso simili alle attrezzature sportive, i DPI sono strumenti di lavoro certificati da specifiche normative europee che ne indicano la funzione (ad esempio connettore, imbrago, ancoraggio, casco, etc), la portata massima e le particolari modalità d’uso e buon mantenimento, come la verifica visiva delle condizioni prima di ogni uso, la revisione annuale e la creazione di un registro con data di primo utilizzo, i numeri di serie e la data delle varie revisioni. Prima di affrontare gli aspetti pratici sulle attrezzature e l’applicazione di tecniche è utile familiarizzare con alcuni semplici concetti relativi alle forze. La forza è una grandezza fisica vettoriale ed è il rapporto tra massa e accelerazione; la sua unità di misura è il Newton: una massa statica di 1 kg (che subisce quindi solo la forza di gravità) corrisponde a 9,8 Newton. Gli ancoraggi dovranno dunque sostenere una forza corrispondente al peso del performer alla sua mas-

sima accelerazione (una tipica caduta arriva indicativamente a triplicare il valore) moltiplicato per un coefficiente di sicurezza. Questo coefficiente indica l’incremento di sicurezza ed è stabilito in base al materiale e al livello di protezione che si ritiene necessario; nel caso di movimento e sospensione di persone è normalmente 10. Non c’è nessuna particolare differenza fra sollecitare un ancoraggio con un carico statico piuttosto che dinamico: quest’ultimo non crea nessuna complicazione dato che a parità di massa è semplicemente un valore più alto applicato per un periodo breve. Potremmo dire che un tassello terrà fino ad un certo valore di Newton, sia che “stiano fermi” sia che si “muovano”! Riassumendo, la forza minima da prevedere si calcolerà così: peso del performer x moltiplicatore di accelerazione x fattore di sicurezza. Applicando valori realistici si potrà avere ad esempio: 80 kg x 3 x 10 = 2400 Kg, equivalenti a circa 24 KN . Tale valore si avvicina non a caso al carico di rottura minimo di molti dei DPI in commercio. Ci sono altre variabili da valutare, come gli angoli di applicazione della forza o le sollecitazioni da fatica (uso intensivo o ambiente avverso richiedono fattori di sicurezza maggiori e/o verifiche più frequenti). Per allestire il nostro punto di ancoraggio generico dovremo avere almeno: una struttura adeguata (una trave, un albero ad alto fusto, ecc), un dispositivo di ancoraggio temporaneo e portatile certificato a norma CE EN795:B, tipo un anello in fettuccia sintetica (a volte chiamato solo “fettuccia” o “fascetta”), un connettore certificato a norma CE EN362, come un moschettone a baionetta, una corda semistatica CE EN 1891-A, protezioni dagli spigoli vivi o superfici abrasive per le fettucce e le corde, ad esempio sacchi di juta o un pezzo di moquette. Per stabilire se la nostra “struttura adeguata” sia effettivamente adatta a tenere una persona, la legge richiede una relazione di calcolo redatta da un ingegnere che indichi il valore minimo di capacità di carico. Sicuramente un ponte potrà avere delle travi palesemente sovradimensionate alle nostre necessità mentre un albero non è certificabile, ma il buon senso, l’esperienza e i prossimi articoli aiuteranno a scoprire come valutare in autonomia al meglio e come montare e usare i nostri componenti in sicurezza.

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