Juggling Magazine #47 - june 2010

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Jug n 47:JUG new 21/06/10 18:35 Pagina 13

Krisztián Gora www.gora.hu Intervista a cura di Paolo Mele “Lucignolo”

Invitato l’anno scorso a Stromboli, isoletta delle Eolie dalla “vivace“ attività vulcanica, al Teatro del Fuoco, piccolo festival incentrato sulle possibili declinazioni sceniche della manipolazione dell’elemento, vi ho conosciuto altri artisti con i quali ho poi condiviso l’esperienza di un work-camp nei boschi dell’Ungheria. Il work-camp era organizzato dai Tuzmadarak (Firebirds) ed in particolare da Krisztián Gora, al quale ho rivolto alcune domande… (versione integrale dell’intervista disponibile su: jugglingmagazine.it/arti circensi/fuoco)

Ciao Gora, in che modo ti sei avvicinato alla giocoleria? Dopo l’università lavoravo come programmatore di computer. Ero uno di quei tipi grassi e con gli occhiali, capelli lunghi, nessuno sport e senza la minima idea di cosa avrei fatto della mia vita. Sapevo soltanto che non avrei voluto essere un informatico e trascorrere 14 ore al giorno davanti ad un monitor, così un bel giorno spensi il pc e cominciai a viaggiare. Con la mia chitarra viaggiai in Europa ed India, e un giorno ad un party vidi un giocoliere col fuoco. Una settimana dopo un amico mi insegnò i primi passi col devil stick e da lì non ho più smesso; col tempo divenne la mia passione, la mia professione e parte della mia vita.

Quando e come mai hai cominciato a costruire strumenti di giocoleria? Praticamente in contemporanea. Il mio amico il giorno dopo si portò via il gioco, così andai nel laboratorio e ne costruii uno, poi altri per i miei amici, ma in poco tempo s’erano già rotti! Coi pezzi di una vecchia canna da pesca costruii il primo flower-stick in fibra di vetro, lo chiamai KickStick. Costruire strumenti sempre migliori divenne un’altra mia passione. Come fire-performer sapevo quali caratteristiche ricercare in un buono strumento. Avevo rudimenti di ingegneria, un laboratorio, pazienza e tempo. Provai ogni tipo di materiale e tecnologia realizzando migliaia di prototipi. Testare

materiali, conoscerne le caratteristiche fisiche per costruire strumenti resistenti e con un buon peso è per me una sfida. Da allora ne ho ideato tanti, bacchette infiammabili per devilstick, doppio bastone con collegamento magnetico centrale a croce, nuove tecnologie per il diabolo di fuoco, ma il più famoso è il Dragon Staff, un bastone da contact speciale con un effetto favoloso. La tecnica d’uso del Dragon Staff è si molto simile al Feicha, il tridente, in un’antico stile cinese, ma credo che in fondo sia quasi impossibile inventare cose nuove.

Hai in cantiere qualche nuova performance? Sto lavorando ad un “solo” con le crystal, in collaborazione con un VJ che proietta su un grande schermo i particolari dell’azione in corso, una buona soluzione per la fruizione del pubblico anche distante. Altro progetto è una grande performance di teatro di strada con 8-10 artisti, enormi intallazioni ed effetti visivi. Faccio spettacoli nel gruppo’Firebirds‘ che fondammo dieci anni fa. Fino ad ora ne abbiamo fatti circa 2000 in tutto il mondo. Siamo performer di profes-

sione, viaggiamo insieme e condividiamo tutta la nostra vita, anche se poi ognuno di noi ha un suo lavoro. È come una tribù che condivide un’unica passione. Ogni anno ci incontriamo in due fire-camp, uno in primavera ed uno in autunno.

Quale dei tuoi spettacoli resta nella tua memoria come il più emozionante? Quello in cui fummo ingaggiati dal governo Ungherese per una celebrazione, ci esibimmo sul Danubio all’apice del Ponte della Catena simbolo di Budapest. Ci siamo anche esibiti per l’emiro del Quatar ed al gala del campionato mondiale di cricket, ed è stato un gran piacere essere presente anche al Burning Man. (importante festival di libera espressione. c/o Black Rock desert, Nevada n.d.r.). Ma l‘esperienza più emozionante resta il lavorare per i teatri. Molte volte sono contattato come esperto di stunt ed arti circensi e trovare qualcosa che si confaccia alla scena richiesta è una vera sfida. Una volta mi hanno chiesto una torcia umana, una persona totalmente in fiamme. Mi informai delle possibili tecniche già esistenti ed apportai qualche innovazione, inventando una giacca cui è possibile dare fuoco migliaia di volte. Quando venne usata, sulla scena c’era una sola persona realmente in salvo, ed era quella che andava a fuoco!

(continua sul web…)

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