UN PATRIMONIO DI TUTTI 19 OTTOBRE / 4 NOVEMBRE 2018, BOLOGNA HTTP://BOLOGNA.CITTADICIRCO.IT
di Elisabetta Maniga e Achille Zoni Foto di Circusögraphy Quando si parla di opere effimere di solito l’immaginario collettivo approda su lidi abitati per un breve lasso di tempo da costruzioni di carta, castelli di sabbia, portali in cartongesso, e spesso più in generale su modelli in scala ridotta di realtà lontane dal tempo di chi osserva. L’effimero, inteso così, si lascia accarezzare dall’occhio distratto e attraversare come luogo dal fascino innocuo e dalla soglia sottile, abitabile per il tempo della visita – pensiamo alla permanenza in città di un allestimento artistico o di un evento commerciale - lungo i suoi confini, senza incappare nel rischio di dover fare i conti con le proprie tracce. In fondo un circo che cos’è, se non la manifestazione di un luogo e una storia che hanno vita in un dato tempo e che si ripete, puntuale, ogni sera per poi lasciare il proprio posto al ricordo? La seconda edizione di Città di Circo è iniziata con un’immagine straniante, mai vista prima: Bologna si sveglia il 10 ottobre e viene invitata a spettacolo sotto uno chapiteau splendente in Piazza Maggiore. Una capsula aliena nel cuore della città, un nuovo punto di riferimento che si staglia sulla sagoma di Palazzo Re Enzo e di San Petronio. Un evento che da subito desta scalpore e discussione nell’opinione pubblica bolognese: il circo è in piazza. Il circo è tornato a casa. Si è scomodato subito il tema del decoro urbano, che da quasi un ventennio si erge a difendere un concetto di spazio pubblico basato sul coordinamento di arredi, simboli e atteggiamenti volti a evitare/denigrare forme autonome 14
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non ben identificabili. C’è voluto qualche giorno perchè quel circo, col suo bagaglio di temporaneità, cessasse di essere una minaccia permanente nella mente dei cittadini più indispettiti. Non è stato facile. Anzi. C’è l’inedia dei tempi burocratici, costretti da regolamenti e leggi stridenti e spesso farraginose, che dimostrano la scarsa sensibilità verso questi temi nei programmi culturali del nostro Paese. Questa realtà rischia di tramutare un procedimento già di per sè molto lungo in una macchina che si inceppa. Tutta-
via ce l’abbiamo fatta: eppur si muove. La risposta del pubblico ha confermato il valore e il volere di un evento trasversale come Città di Circo. Nella piazza degli chapiteaux di Villa Angeletti, in attesa di accedere agli spettacoli, le persone cessavano di essere semplice pubblico pagante e si lasciavano coinvolgere dall’impulso alla partecipazione, cedendo alla naturale curiosità e diventando così visitatori attivi, cittadini onorari di una residenzialità assolutamente temporanea. Non parliamo dunque di semplici spettatori; meWWW.PROGETTOQUINTAPARETE.IT