MANUALE DI CIRCOMOTRICITÀ WWW.FUNAMBOLOEDIZIONI.NET WWW.SPAZIOCIRCOBERGAMO.IT
di Manlio Casali e Stefania Sala Questo libro è una storia vera. È una telecamera nascosta in una scuola (può essere una scuola d’infanzia o una scuola primaria, primo ciclo) che spia e descrive il lavoro di due operatori alle prese con un laboratorio di Circomotricità. Questo libro, però, non è un libro da leggere… è proprio un manuale, un materiale didattico. Quindi bisogna mettersi di buzzo buono, matita alla mano per annotare, segnare, cancellare, riformulare, adattare alle proprie misure. È come la bottega di un sarto, ad esempio: tagliare e cucire, ma ogni volta le proporzioni e i gusti cambiano. È come la bottega di un pittore, ad esempio: pennelli e colori su una tela formano un’opera forse sempre perfettibile… ma arriva il momento in cui ci va messa intorno una cornice. È come la bottega di una maestra, ad esempio: ama i bambini e sa stare e lavorare con loro, ma ancora cerca nuovi giochi e compiti da proporre. È come la bottega di un educatore, ad esempio. O la bottega di un vasaio. O la bottega di un genitore. Certo, non tutti questi personaggi hanno bottega, ma si intenda “bottega” non come luogo chiuso, bensì come spazio aperto: alle relazioni, agli incontri, e soprattutto alla volontà di costruire un capolavoro, di qualsiasi fatta esso sia. Un manuale da bottega artigiana, quindi; in cui il bottegaio ogni giorno lima e cesella il proprio capolavoro, prova e riprova, scarta, inventa, ricerca. E continuerà a farlo, perché questo è il suo modus operandi, a cui mai può rinunciare. Fare la stessa cosa mille volte, mille volte uguale, rende il gesto efficace, pulito, essenziale. Lo rende ricco. Artistico. E dentro questo gesto sempre uguale si trova il bottegaio che nonostante la ripetitività non perderà la passione e l’amore per il suo capolavoro perché quello è l’amore per una parte di sé: è dato, non cala. Perché il gesto non diventi, peraltro, la sua prigione, il mastro bottegaio inserirà ogni tanto un’invisibile modifica, una cosina divertente; sempre aggiungendo, limando e cesellando. Sempre sempre sempre. Mai arriverà alla non-perfettibilità. Per questi motivi, il “Manuale di Circomotricità” non va visto come un lavoro definitivo. È più che altro un’istantanea. È la descrizione precisa e puntuale del lavoro dei due autori, ma è strettamente riferita al momento in cui è stato scritto. Ha quindi il valore di essere un punto di partenza, uno spunto; la speranza è che, finalmente, ci sia qualcosa di scritto con cui ciascun operatore possa confrontarsi, con cui possa misurare il proprio metodo, “vedere da vicino” il percorso di altri operatori. Già, perché in questo “Manuale” la scansione delle attività, la descrizione dei giochi, dei rituali, dei materiali è così minuziosa e dettagliata da poter riuscire nell’intento di agevolare il confronto. È come la bottega di un mastro vignaiolo, ad esempio: per fare il vino si cerchino le giuste uve, le giuste miscele, si valutino sole, esposizione, altitudine. Uscirà un buon vino, diverso in ogni vigna. Alla salute. J U G G L I N G M A G A Z I N E NUMERO8 0 S E T T E M B R E 2 0 1 8
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