2 concept artistico
3 pubblico e sicurezza
COMPAGNIA ZENZERO E CANNELLA duozenzeroecannella.wixsite.com di Cie ZeC
foto di Marco Cananzi
La vita dell’artista è per sua natura precaria e poco allineata, ma ricca della soddisfazione di potersi esprimere. Abbiamo fatto questa scelta consapevoli delle difficoltà, in un mondo dove la tipica domanda è: “No, davvero, quale lavoro serio fai per vivere?”. Per noi non si tratta tanto di scelta o investimento, quanto più di necessità. La necessità espressiva muoveva l’uomo del Paleolitico a rappresentare scene di caccia e di vita sociale nei graffiti delle sue caverne, anche quando intorno a lui esistevano parecchi grattacapi, sicuramente più essenziali che ai nostri tempi. Invece, proprio in questi mesi, la competizione con il Sapiens, in termini di sopravvivenza della specie, ha prodotto un principio di annichilimento dell’artista e dell’arte stessa, relegata al ruolo di inutile e irresponsabile svago. Eppure, dal canto alla poesia passando dall’assonometria del Brunelleschi al sottomarino di Verne, l’artista ha mosso, guidato ed ispirato l’evoluzione della cultura e del genere umano. Un’eredità superiore, un patrimonio inestimabile, che in questi tristi mesi é stato mortificato ed umiliato da provvedimenti scellerati, generando smottamenti sociali ed economici gravissimi a una situazione già compromessa. Nell’indubbia, estrema empatia e vicinanza per tutte le perdite in termini di vite umane, ci sentiamo poco allineati alle scelte dominanti e sentiamo fermamente l’ingiustizia di assistere inermi a questo ulteriore funerale. In questo momento drammatico a livello mondiale non vediamo particolari opportunità espressive. Sopratutto ora che le tematiche e le indicazioni di regime sono un messaggio incontrovertibile, inossidabile, incontestabile, quando è per seguire la sua natura che l’artista riesce ad esprimersi, proprio perché si pone delle domande. Abbiamo bruciato eretici, streghe e da poco riabilitato Galileo, ma “il Verbo” continua ad essere unico e privo di confronto, promuovendo un modello di vita ispirato forse da Volta, pericolosamente in bilico tra la rana da laboratorio e la pila. Se il tavolo delle decisioni fosse davvero partecipativo includerebbe tutte le figure che rappresentano una società sana; dagli scienziati ai filosofi,
dai clown di strada a quelli di palazzo. Si realizzerebbe così una vera pluralità d’informazione, e forse non ci ritroveremmo a chiedere scusa alla lapide di Galileo. L’incongruenza con la quale vengono gestiti i protocolli di sicurezza è misura di come il settore artistico – nonché culturale – sia l’ultimo degli interessi nazionali. Il danno di pesi e misure difformi raggiunge la beffa, quando il distanziato raduno per evento culturale all’aperto si trova ad invidiare la gremita carlinga chiusa di un aereo di linea. Perché stiamo scrivendo questa digressione? Perché la figura dell’artista, dalla quale con umiltà vorremo farci guidare, sposa – a nostro dire – una profonda responsabilità espressiva. Non è difficile trovare emuli di cantanti, attori, sportivi, fenomeni sociali, e quant’altro i media ci propinano, senza accorgersi che ognuno di
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loro contribuisce alla formazione culturale di ogni individuo, e della società nel suo insieme, ancor più energicamente dei modelli scolastici o familiari. Trovarsi sul pulpito offerto dall’occhio di bue esige una coscienza di posizione: la consapevolezza di foraggiare il pensiero, di aiutare l’ispirazione. Con l’intento di seguire virtù e conoscenza, e non ritrovarci “a viver come bruti”, anche senza scomodare Dante, speriamo di ritrovarci presto agli Uffizi ma senza l’invito della Ferragni. “Già, ma questi non facevano circo?”, vi starete chiedendo. “Dove sono il naso rosso e i sorrisi?”. Non sono spenti. Non lo saranno mai, e queste considerazioni potranno sembrare preoccupanti, deprimenti o fuori tema, ma hanno l’ardente desiderio di risuonare per produrre nuova spinta, quell’energia crea-
tiva e propulsiva su cui vorremmo fosse fondata la società. Sogniamo un mondo in cui la cultura sia necessità endemica dell’essere umano e il confronto sia il motore dell’evoluzione. Fino ad allora teniamoci vicini in salute e in ascolto.