Metropolzine 26

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e per avere i concerti di 3 ore spesso ci si trova a discutere con i promoter.

RF:Si, è la band. Non è cambiato negli ultimi anni, è bene o male lo stesso che hanno sempre avuto.

S.H:Ci sono delle cose che devi cambiare quando vai dalle arene europee e giapponesi ai teatri negli States? R.F:Solo la quantità di materiale luci e suono, se possiamo usare i video wall o no. La back line non cambia mai, il drum set di Mike è sempre il drum set di Mike, il set di chitarre e amplificatori di John è sempre lo stesso, quel materiale non cambia mai. Il sistema monitor per la band sul palco è sempre lo stesso ovunque siamo. Ovvio, se ci troviamo in un posto più piccolo rispetto ad un altro, nello stesso tour, potrebbe capitare che alcune cose non servano per cui i roadie si accordano su cosa portare dentro e cosa lasciare sul camion.

SH:Quanto è stato difficile utilizzare i video nel tour di Train of Thought, rispetto ai proiettori usati nel 2002? RF:Quei LED sono grandiosi, ma costano molto di più. Se te li puoi permettere, sono veramente belli. La cosa più bella con i video screen è che quando suoni nelle arene tutti i giorni, sono facili da montare; ma con i Dream Theater, suoniamo sia nelle arene che nei teatri. Alcuni teatri vecchi non hanno le attrezzature, ciò significa che il soffitto non è resistente come quello dei nuovi teatri o arene. Chiunque abbia visto un po’ di concerti dei Dream Theater ha visto che una volta erano appesi ed il giorno dopo erano appoggiati su dei montanti o qualcosa di simile. E poi c’è il regolamento anti-incendio da rispettare…

SH:Quali sono i paesi più difficili da prenotare e organizzare? Parti dell’Europa, Sud America o? RF:L’Est Europa è probabilmente più indietro rispetto al resto del mondo in quanto c’è stato il comunismo per molti anni. Sono indietro per tante cose; principalmente, non hanno risorse. SH:Quanta crew locale usate e quanta ne portate con voi? Solo i tecnici per ogni strumento o anche altre persone? RF:Si, principalmente i roadies e tutti i tecnici del backline rimangono più o meno sempre gli stessi durante l’anno. Gli unici ragazzi che cambiano più spesso sono quelli della crew del sound e delle luci poiché questo dipende dalla compagnia di equipment che usiamo, che può cambiare da parte a parte del tour e del mondo. Preferiamo usare i loro specialisti, perché conoscono meglio il funzionamento del materiale e come va settato, è il loro lavoro, di mantenerlo e metterlo nelle condizioni per farci lavorare. I nostri tecnici devono solo indicare loro come impostare il suono che i Dream Theater vogliono. SH:Interessante. Per quanto riguarda il planning dei concerti, chi è che decide come deve essere il palco e cose di questo tipo? E’ la band che lo fa?

SH:In generale da quanto tempo è che fai il tour manager? RF:Intorno agli anni ’79 o ’80 è stata la prima volta che sono stato on the road come tour manager. SH: Sei mai stato in giro prima? RF:Si, suonando nelle band, lavorando con le compagnie di luci e facendo la back line degli strumenti, come tecnico della batteria o qualcosa di simile. Non ho fatto altro da quando terminai il liceo nel 1976. Non ho mai avuto un lavoro in tutta la mia vita, e non potrei cercare un lavoro se lo volessi, perché

non ho mai fatto niente, a parte il tour manager! (ride). Ho cominciato con una band di New York che aveva un pezzo che girava su MTV regionale; almeno che tu non sia di li non li avrai mai sentiti nominare. Quando quell’avventura terminò trovai un lavoro con Johnny Winter. Rimasi con Johnny 3 o 4 anni e fu molto interessante, ho storie da raccontare per giorni e giorni su questo argomento (ride). SH:Sono curioso, raccontamene una! (ride) RF:Oddio, ce ne sono centinaia! Nel periodo in cui lavoravo con lui, Johnny stava cercando di disintossicarsi dall’uso di eroina. Avrei dovuto portarlo a fare una cura al metadone. Mentre cercava di disintossicarsi era capace di bere una bottiglia di vodka al giorno e di fumarsi l’impossibile. Voglio dire che era entrato in un ciclo: una canna, poi una Marlboro, poi una canna, poi una Marlboro e così via per 24 ore al giorno, 7 giorni su sette. Ho avuto la mia dose di cose brutte nella mia vita, ma quando vedi persone ridotte così capisci molte cose. Ho lavorato con Roy Buchanan che ha finito per suicidarsi in prigione, anche lui aveva seri problemi di alcol e droghe. Mick Taylor, dopo aver lasciato i Rolling Stones fece un disco solista, e anche lui ebbe lo stesso problema. SH:Quali sono gli altri artisti importanti con cui hai lavorato? RF:La lista è lunga. Ho lavorato con Peter Frampton, Asia, Foghat, Vinnie Vincent’s Invasion,


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