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TEST ALFA ROMEO GIULIA GTAM

L’orgoglio Alfa colpisce ancora Con la GTAm, la Giulia raggiunge la sua massima espressione: ha prestazioni straordinarie e una facilità di guida che non ti aspetti. È stata prodotta in tiratura limitata e tutti gli esemplari sono andati a ruba Testo di Saverio Villa

A

mmesso che abbiate 180 mila euro da spendere, non correte in una concessionaria per comprare una Giulia GTAm, perché sono già state tutte vendute da tempo. Tuttalpiù potreste cercare di convincere qualcuno che se ne è già accaparrata una a vendervela, ma sappiate che la richiesta può anche oltrepassare i 300 mila euro. Il perché della corsa dei collezionisti alla GTAm (ma anche alla GTA, leggermente meno estrema) è semplice: quest’auto è

destinata a finire nei libri di storia come l’ultima supercar del “Biscione” pensata e costruita dall’Alfa secondo i criteri tradizionali dall’Alfa. Anche perché i vertici del Gruppo Stellantis hanno già dichiarato che il futuro del marchio di Arese sarà nell’elettrificazione. Sono state pianificate solo 500 GTA e GTAm in tutto e non ci sono dati ufficiali sulla suddivisione tra le due versioni, ma è verosimile che le GTAm siano di più, nonostante questa versione sia meno

pratica perché, nella corsa al risparmio di peso, manca dei posti posteriori. La base di partenza è stata la Giulia Quadrifoglio, tuttora in listino a 100 mila euro. Però il V6 biturbo di 2,9 litri è stato portato da 510 a 540 CV, sono stati cambiati pistoni e bielle ed è migliorato il sistema di lubrificazione per sopportare meglio gli sforzi supremi. Ma sono stati rivisitati soprattutto l’aerodinamica e l’assetto. Davanti c’è uno splitter in carbonio che si avvicina

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