LENVATINIB:
le novità, dagli studi alla pratica clinica, per i pazienti con tumore della tiroide localmente avanzato o metastatico refrattario alla terapia radiometabolica Laura Locati SC Oncologia Medica 3 - Tumori della Testa e Collo - Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Rossella Elisei U.O. di Endocrinologia - Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale - Università di Pisa
Un confronto aperto su nuovi dati di lenvatinib e sull’esperienza clinica nel trattamento dei pazienti con carcinoma tiroideo avanzato Lenvatinib è un farmaco inibitore di vari recettori tirosino chinasici e in particolare dei recettori del fattore di crescita vascolare (VEGF-R), dei recettori del fattore di crescita piastrinico (PDGF-R), del recettore del fattore di crescita dei fibroblasti (FGF-R) e dell’oncogene RET. La sua maggiore attività (IC50: 4) è quella espletata nei confronti del VEGF-R2 che lo rende un potente farmaco antiangiogenico (Fig. 1). Inoltre, la sua capacità di inibire la via di FGF/FGF-R, che è driver che determina la resistenza agli agenti antiangiogenici, gli consente di invertire i processi di resistenza acquisita. Il lenvatinib può oggi essere considerato una valida opzione terapeutica in pazienti con carcinoma della tiroide localmente avanzato o metastatico, non più responsivo alla terapia convenzionale con 131-I, e con evidente progressione di malattia. Il ruolo che il lenvatinib ha assunto nel trattamento di questi pazienti deriva essenzialmente dai risultati dello studio SELECT, uno studio di fase III, multicentrico, internazionale, a doppio cieco e randomizzato 2:1 contro placebo.
I casi clinici presentati in questa raccolta sono stati segnalati da Unità Operative di Endocrinologia e di Oncologia Medica che operano sul territorio nazionale italiano. Questi casi testimoniano l’avvenuta integrazione di lenvatinib nell’algoritmo di trattamento di pazienti con carcinoma tiroideo radioiodio refrattario (RIR-DTC) in progressione di malattia. Sebbene raro, il carcinoma tiroideo è il carcinoma endocrino più frequente e negli ultimi 20 anni la sua incidenza è andata aumentando in tutte le aree geografiche. Fortunatamente nel 90% dei casi la malattia è curabile con terapie convenzionali quali la chirurgia e la terapia radiometabolica con radioiodio (131-I). Tuttavia, il 10% dei casi nasce o diventa 131-I resistente e nessuna terapia sistemica convenzionale ad oggi disponibile si è dimostrata efficace nel trattamento di questi casi rari ma clinicamente impegnativi. Nel luglio 2016 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato l’uso e il rimborso di un nuovo farmaco a bersaglio molecolare per il trattamento di pazienti con RIR-DTC e in progressione di malattia.
L’obiettivo primario dello studio SELECT era quello di confrontare l’intervallo libero da progressione di malattia (PFS) in pazienti con RIR-DTC e con evidenza radiografica di progressione di malattia nei precedenti 12 mesi trattati con una dose orale giornaliera di lenvatinib (24 mg) rispetto a quelli trattati con placebo. Obiettivi secondari dello studio includevano la valutazione della percentuale di risposta in termini di riduzione delle lesioni target (OOR), la sopravvivenza globale (OS) e gli effetti collaterali del farmaco. Nello studio sono stati arruolati 392 pazienti seguiti in 100 centri clinici distribuiti in Europa, Nord e Sud America e Asia. segue a pagina 2
Editoriale - Aprile 2020 - www.eisairealpractice.it
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