Si tratta di te! Il Concilio di Nicea (Giorgio Sgubbi)

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GIORGIO SGUBBI

IL CONCILIO DI NICEA Si tratta di te!

La divinità di Cristo sorgente della tua umanità

Questo libro appartiene a ____________________________________

tratta di te! il concilio di nicea

Si tratta di te!

IL CONCILIODI NICEA

La divinità di Cristo sorgente della tua umanità

Prefazione di Giovanni Mosciatti

Pubblicare è dare alla luce.

Desideriamo mettere in luce parole che accompagnino le persone nella vita.

Questa è la responsabilità che abbiamo come editori.

Libri compagni di viaggio.

Nella collana De-Sidera

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Dante Carolla

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Giorgio Sgubbi

Si tratta di te! Il Concilio di Nicea

La divinità di Cristo sorgente della tua umanità www. itacaedizioni. it/si-tratta-di-te-il-concilio-di-nicea

Prima edizione: agosto 2025

© 2025 Itaca srl, Castel Bolognese

Tutti i diritti riservati

ISBN 978-88-526-0817-9

In copertina

Le Marie al Sepolcro, codice miniato XIII secolo © Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola (foto S. Orselli) per gentile concessione

Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)

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Prefazione

Si tratta di te!: è un titolo sorprendente per un libro dedicato a un evento accaduto 1700 anni fa che sembra assolutamente lontano dalla sensibilità, dalle occupazioni e dalle preoccupazioni che riempiono le nostre giornate, sempre più invase dall’incertezza e dalla paura.

Già molti anni fa Teilhard de Chardin scriveva che «Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale, la più terribile, perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere».

Di tale flagello vediamo innumerevoli segni, il più sconcertante dei quali sono le tante guerre in corso.

Dove c’è gusto del vivere gli uomini educano bambini e giovani, fanno famiglia, generano figli, si prendono cura di chi è solo, fragile, malato, costruiscono senza sosta, tesi a rendere il mondo una dimora bella e accogliente per tutti. Ma se viene meno la coscienza del dono e del mistero inesauribile della vita, allora inevitabilmente persone e società sono ridotte a cose di cui disporre a piacimento.

Quante immagini di distruzione, di violenze inaudite, di guerre insensate abbiamo visto in questi anni fino a rischiare di non sentire più il grido dell’orfano e della vedova, augurandoci in cuor nostro di non essere mai toccati dalla stessa triste sorte.

In un mondo che si è “liberato” di Dio, l’uomo non sta meglio, anzi. Al posto di un Dio che si è incarnato e ha dato la vita «per me», come direbbe san Paolo, l’uomo si è ritrovato

tanti padroni indifferenti al suo destino. Il quaerere Deum, la ricerca di Dio e della Sua volontà, è stato sostituito dalla ricerca del denaro, del successo, del piacere, del potere.

È la realtà stessa che impone una domanda: come, chi può ricostruire l’umano?

Parlando ai Cardinali il giorno seguente la sua elezione, Leone XIV ha affermato che «questo è il mondo che ci è affidato nel quale siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Cristo Salvatore. Perciò anche per noi è essenziale ripetere: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”».

Proprio queste parole, scrive don Giorgio, «mi hanno indotto a rompere ogni indugio e a procedere alla scrittura» di un libro sulla divinità di Gesù Cristo.

Dobbiamo essergli molto grati per questa fatica a cui si è sottoposto al fine di riproporre «un annuncio capace di fare gustare la bontà del Signore e di fare contemplare ciò che Dio ha fatto “per noi uomini e per la nostra salvezza”».

È un prezioso servizio innanzitutto a quanti si professano cristiani e in particolare a coloro che, consacrati e laici, hanno responsabilità nella Chiesa e sono chiamati «a testimoniare la fede gioiosa in Cristo Salvatore», il dono che Lui è per la nostra vita.

Non si rifletterà mai abbastanza sul fatto che prima di ogni nostro agire, c’è il Suo agire; non ciò che noi facciamo per Gesù, ma ciò che Lui fa per noi: «Dio si è fatto come noi per farci come lui». Questo è ciò a cui siamo chiamati e di questo si discusse nel Concilio di Nicea. Se Gesù non è Dio, come sosteneva Ario, ne consegue che Dio non si è veramente unito alla nostra umanità che resta quindi in balia del male e della morte. Al massimo ha un buon esempio cui ispirare le proprie azioni, ma essa è irrimediabilmente perduta perché il male e la morte restano limiti invalicabili.

Sempre quando la Chiesa riflette su sé stessa e su Cristo lo fa mossa da una passione per gli uomini, per il compimento della loro umanità, per rispondere alla loro attesa. Chi di noi non vuole essere felice, in pace, amare ed essere amato, ma chi

può compiere tali esigenze profonde e inestirpabili del nostro cuore che ci appaiono così oltre la nostra possibilità di soddisfazione con le sole nostre forze?

Peraltro è stato proprio Cristo a svelare la profondità del cuore umano, la sua sete di pienezza alla quale ha dato risposta facendosi «mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro, affinché nel nostro mondo potessimo incontrare Lui» (Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, n. 236).

Così, nel pensiero di papa Francesco, Nicea ci riporta al cuore del Vangelo, dove la gloria inesauribile e debordante della divinità del Figlio unigenito si esprime nel dono della sua carne e finalmente nella nostra capacità di toccare la carne sofferente dei fratelli. Ecco il centro del Vangelo che condividiamo nell’unica Comunità dei discepoli di Cristo.

Scrive ancora don Giorgio: «Se l’umanità è priva della giustizia in quanto del tutto incapace di ottenerla con le proprie forze, perché dominata dalla condizione di peccato, Gesù è quell’azione con cui Dio opera la nuova umanità. […] La fede non è altro che l’adesione libera all’azione risanatrice e creatrice di Dio», è lasciarsi “invadere” da Lui, così da diventare Sua dimora ed essere nel mondo segno del Suo amore e strumento della Sua pace.

Ascoltiamo, dunque, l’attesa del nostro cuore e del nostro tempo, che venga la pace, «la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente […] e il male non prevarrà! […] Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore»1. 1 Leone XIV, Prima Benedizione “Urbi et Orbi”, 8 maggio 2025.

Per questo – ed è il filo rosso che percorre ogni pagina di questo appassionato libro – è così necessario che noi cristiani volgiamo «lo sguardo all’“artefice della nostra salvezza”» (san Giovanni Paolo II), per non incorrere in quello che sant’Agostino definì «orrendo e occulto veleno del vostro errore: che pretendiate di far consistere la grazia di Cristo nel Suo esempio e non nel dono della Sua persona».

Poiché di questo si tratta: solo il divino salva l’umano. Solo la divinità di Cristo compie, perché salva, la tua umanità.

Sì, si tratta di te. Ti auguro di accogliere il Suo dono.

✠ Giovanni Mosciatti Vescovo di Imola

Con Nicea dopo Nicea. Congedo

Anche oggi non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto.

Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16).

Leone XIV

A Nicea, 1700 anni fa, si celebrò un Concilio che aveva come tema la natura di Gesù Cristo: mediatore tra Dio e gli uomini o partecipe della sua stessa natura? Come poteva trasmettere all’uomo la vita di Dio e innalzarlo ad essa se non era Figlio di Dio?

«Sempre quando la Chiesa riflette su sé stessa e su Cristo lo fa mossa da una passione per gli uomini, per il compimento della loro umanità, per rispondere alla loro attesa. Chi di noi non vuole essere felice, in pace, amare ed essere amato, ma chi può compiere tali esigenze profonde e inestirpabili del nostro cuore? Di questo si tratta: solo il divino salva l’umano. Solo la divinità di Cristo compie, perché la salva, la tua umanità. Sì, si tratta di te».

Giovanni Mosciatti

Giorgio Sgubbi, sacerdote della diocesi di Imola, è docente di Teologia dogmatica all’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Università di Urbino e di Teologia fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e alla Pontificia Università Gregoriana in Roma. Per Itaca ha pubblicato: Il Logos è amore. Benedetto XVI custode della fede e della ragione; Li amò fino alla fine. Le ultime parole di Gesù dalla croce; Il grande affare. La fede, la perla, il tesoro. Ha curato l'edizione italiana di Conversazioni sulla Chiesa, interviste di Angelo Scola a Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar.

€ 18,00

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