Interni ottobre 2011
INdesign INview / 89
A sinistra: L’intera collezione di arredi del Progetto per l’Autocostruzione di Enzo Mari, realizzata con il marchio Metamobile (Simon International), 1974 (foto Mauro Marzocchi/ Grafiche Arsitalia). Sopra, Il tavolo rettangolare di Enzo Mari per Metamobile che riprende l’ingegneria delle travature reticolari. (Foto Archivio Gavina, San Lazzaro, BO)
Nella pagina accanto, In basso, Il catalogo di presentazione di Metamobile. Il kit per l’autocostruzione poteva essere acquistato per posta. (Foto Archivio Gavina, San Lazzaro, BO)
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È
il 1974 quando Enzo Mari concepisce la ‘Proposta per un’autoprogettazione’ come analisi critica verso il design industriale e di serie. Lo segue il pioniere Dino Gavina, il quale decide di produrre i primi pezzi della collezione con il marchio Metamobile e pubblica il libretto di istruzioni per l’auto-costruzione degli arredi. Ognuno è chiamato a realizzare gli oggetti a partire da semplici tavole di legno grezzo e chiodi. La tecnica è elementare e i mobili volti alla mera funzione. Una novità assoluta sia per il coinvolgimento diretto dell’utente nella esecuzione, pareggiato oggi solo dalla modalità Ikea, sia per l’essenza del progetto che non risiede
tanto nell’esito finale, quanto nelle istruzioni per l’uso. Il montaggio, come recita il libretto di Metamobile, permette di “porsi di fronte alla produzione attuale con capacità critica”. Mari compie una delle prime iniziative in cui a bassa tecnologia corrisponde un design strategico e metaprogettuale. La convergenza tra Mari e Gavina risponde alla comune convinzione che la produzione sia “mezzo – ha detto Gavina – che può essere usato come veicolo di stupidità o di civiltà”. Numerosi designer lavorano all’interno dell’autoproduzione e della piccola serie. Il fenomeno non è nuovo. Basti citare l’attività di Alchimia e Memphis, volta a mettere in discussione il mercato e l’industria tradizionali e il relativo sistema delle merci. L’autoproduzione è però oggi d’attualità e molti, al pari dei colleghi nord europei avvezzi a tale pratica da anni, divengono registi del processo di realizzazione dell’oggetto, dall’ideazione alla produzione, con competenze sia nell’artigianato sia nelle tecnologie digitali più avanzate. Alcuni designer rileggono, più o meno consapevolmente, l’intuizione di Enzo Mari e identificano l’autoproduzione nella fase del montaggio. Mostrano analogie le iniziative dei francesi 5.5 Designers e dei nostrani Recession Design che consentono all’utente di costruirsi gli oggetti con pezzi reperibili nelle catene per il bricolage o, nel caso dei primi, con elementi di recupero. Il progetto Cuisine d’objets di 5.5 Designers si presenta sotto forma di schizzi naif. Vere e proprie ‘ricette’ per impastare nel cemento bastoni e pezzi di ferro a cui vengono agganciati scampoli di arredo solitamente ammucchiati in cantina.
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