Inside Art #89

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27-08-2012

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DAL ‘900 A OGGI L’ARTE È DI CASA PER CAMPARI Ugo Nespolo reinterpreta la storia della bevanda «Sono sfide che vanno affrontate con rispetto» di FRANCESCO ANGELUCCI

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e un inizio c’è, è a Milano. Se un’idea esiste è quella di inventare qualcosa che diventi il simbolo di una città e sinonimo di aperitivo. Gaspare Campari c’è riuscito e se ancora beviamo negroni lo dobbiamo a lui. Perché è così che è andata: dopo svariati tentativi, nel 1860 Campari crea la famosa bevanda che farà la sua fortuna e quella di tutta la famiglia. Succede poi che dentro il suo caffè gli nasce un figlio, tale Davide, che nel 1915 aprirà il famoso Camparino in piazza del Duomo a Milano. Il resto è storia. Il locale diventa il centro della vita politica e artistica dell’intera città, il Campari il simbolo stesso dell’aperitivo. Questo è tutto quello che si è trovato davanti l’artista Ugo Nespolo quando è cominciata la sua fruttuosa e longeva collaborazione con il marchio. «Ho cominciato a lavorare con Campari – dice – negli anni ’90 per vari progetti legati ai mondiali di calcio. Creare materiale per un marchio storico è sempre una sfida che va affrontata con rispetto». Frutto della recente collaborazione fra il creativo e il marchio è la bottiglia in edizione limitata, dove il creativo reinterpreta l’etichetta della famosa bevanda. «Ho ridisegnato l’opera di Leonetto Cappiello del 1921 – continua – cercando di riattualizzare il messaggio. Il difficile in questi lavori non è tanto mettere mano a un’immagine storica quanto quello di mantenere il proprio stile relazionandosi con il passato senza snaturarlo». La nuova etichetta è infatti

un’esplosione di colori e forme che camminano fra il contemporaneo e l’avanguardia futurista che da sempre è legata al marchio milanese. «Depero è forse l’artista che sento più vicino culturalmente parlando – confessa Nespolo – la sua idea di arte è molto elastica e passa da quadri che hanno segnato la storia dell’arte alle note pubblicità per Campari. Mettere la creatività nella vita reale è un concetto sentito dall’artista italiano che poi è stato potenziato da Andy Warhol». Molto probabilmente senza il futurismo e il suo amore per il progresso la storia della pubblicità sarebbe diversa. «Questo è uno dei punti più delicati del design – continua l’artista – il suo camminare sul filo fra altissima qualità e produzioni seriali. Siamo pieni di oggetti brutti e tutti uguali, l’originalità può liberarci da questa morsa di banalità e lasciare libero il bello». E se Depero ha portato l’arte nel reale, Nespolo non è da meno con il recente rifacimento del Camparino. «Lì ho veramente lavorato su un doppio binario: quello dei maestri e quello della carta bianca, la mia creatività – afferma il creativo – solo così ho potuto realizzare il nuovo logo sulla vetrata senza entrare in contrasto con il passato». Si inizia dalla carta, perché è da lì che parte Nespolo:«Tutto comincia da uno schizzo preparatorio con la penna – confessa l’artista – il computer viene dopo per facilitare e velocizzare il lavoro ma senza idee non si va da nessuna parte, anche se hai il programma più potente del mondo. È l’idea che fa la differenza, non una macchina per quanto avanzata».

In alto a sinistra: l’opera di Leonetto Cappiello al centro: la nuova bottiglia di Ugo Nespolo nella pagina successiva dall’alto: Ugo Nespolo Depero per Campari una locandina di Ugo Nespolo a destra: Il Camparino a Milano con la nuova insegna di Ugo Nespolo


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