Pizza&core n72

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rubrica a cura del Direttore Giuseppe Rotolo

I

“Povera Pizza”

n questo numero di Pizza&core vogliamo parlare e commentare la puntata di Report, la trasmissione inchiesta andata in onda su RAI 3 lo scorso 5 ottobre 2014. La puntata conteneva un ampio servizio sulla pizza, o meglio sulle brutture della pizza. Il servizio era curato dal giornalista Bernardo Iovene già noto per altri fragorosi scoop. La puntata, condotta come al solito da Milena Gabanelli, immaginiamo non sarà sfuggita agli addetti ai lavori. Per la cronaca ha avuto un seguito da record quasi 3 milioni di spettatori con oltre il 12% di share. Ma cosa aveva di speciale, o se volete di così dirompente quella puntata dedicata alla pizza? Diciamolo subito, l’inchiesta ha praticamente massacrato, ridotto in poltiglia, irriso, deriso e sbeffeggiato pizza e pizzaioli italiani. Le telecamere di Report, e l’abile Iovene, si sono intrufolati in decine di pizzerie (molte delle quali a Napoli) e hanno filmato e commentato in modo spietato ogni piccolo dettaglio delle fasi di produzione. Poi con un abile montaggio hanno messo in risalto in modo praticamente irrimediabile tutte le negatività, le schifezze che purtroppo si annidano anche nel mondo pizza. Per la pizza artigianale e la sua aura di bontà e qualità è stata una dèbacle. Forni perennemente sporchi che a loro volta sporcano di cenere e altri residui la parte sottostante della pizza.

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Cartoni per l’asporto realizzati con carta riciclata che a contatto con la pizza bollente praticamente si squagliano infestando a loro volta il cibo. Materie prima di bassissima qualità e ancor più di dubbia provenienza. E poi dal servizio è venuta fuori da parte dei pizzaioli un’ignoranza e una disinformazione di fondo che, a nostro avviso non rende merito alla categoria dei pizzaioli che, sappiamo, dispone di persone di grande qualità e competenza. Tant’è vero che nel servizio, seppure molto fugacemente, si è visto qualcosa di buono. Ci riferiamo al passaggio delle immagini e delle parole di un Gino Sorbillo, o a quando si sono intraviste aziende di eccellenza come Molino Caputo e Caseificio Iovine. Ma tali contributi, come dicevamo, sono passati troppo rapidamente, perché il fine della trasmissione era quello di massacrare pizza e pizzaioli. Del resto gli scoop si fanno così: sbattendo il mostro in prima pagina affinché quanto si fa vedere non lasci dubbi di sorta. La brutta figura è stata pesante. «Perché la pizza ha tutte quelle macchie nere nella parte sottostante?» chiedeva Iovene con il sorriso sotto i baffi. «No, quello è un fatto naturale – dicevano i pizzaioli – si chiama pizza tigrata, è molto buona». Salvo poi far vedere in TV, analisi alla mano, che quelle incrostazioni nere sotto la pizza erano causate da residui di farina bruciata che, pizza dopo pizza, si depositano


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