ArtStyle Summer 2012

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Estate - Summer 2012 Numero omaggio Free copy

Periodico di cultura, arte, arti decorative, design e ambiente Cultural magazine, art, decorative arts, design and environment

STYLE www.art-style.it

ENCOUNTERS MARIO BOTTA DIALOGO E CONFRONTO CON LA NATURA DIALOGUES WITH AND CONFRONTING NATURE

DESIGN EUROMOBIL PROGETTI INNOVATIVI PER LA CASA INNOVATIVE HOME DESIGNS

EXHIBITIONS BERTIL VALLIEN BY BERENGO STUDIO

CONTEMPORARY FABRIZIO PLESSI - MONUMENTA SIGSOLAR E GALLERIA D’ARTE CONTINI ENERGIE RINNOVABILI E ARTE PER UN FUTURO MIGLIORE SIGSOLAR AND THE CONTINI ART GALLERY RENEWABLE ENERGY AND ART FOR A BETTER FUTURE

YACHTING LA NASCITA DI NATIVA THE BIRTH OF NATIVA

INSIDE POLIFORM COSI L’ITALIAN STYLE CONQUISTA LA CITY ITALIAN STYLE CONQUERS THE CITY

PERSONALITIES MARIO MORETTI POLEGATO




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sommario EDITORIALE La madre dei kitschisti è sempre incinta di Ferruccio Gard

PUNTO SUL PUNTO Chi hai amato di più... di Milena Milani

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INCONTRI Natura come parte architettonica, Mario Botta di Paolo Fontanesi

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HOME SPACES Ritorno alla naturalità secondo Alpe-Astra di Alessandra Turchet

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EXHIBITIONS Bertil Vallien by Berengo Studio di Chiara Casarin

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APPUNTAMENTI Igor Mitoraj a Ravello di Paolo Fontanesi

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ARTE E IMPRESA La divulgazione della grande arte di Mirko Cassani

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ILLUM IN ART Dove nasce la luce di Ilario Tancon

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GLASS La prima vetreria a basso impatto ambientale di Olga Balti

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PERSONAGGI Mario Moretti Polegato di Paolo Fontanesi

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WELLNESS Protezione elettromagnetica con AURA di Olga Balti

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PROJECTS Il legno e l’ingegno di Ilario Tancon

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COLLEZIONI Davide Orler, un amore quasi per caso di Stefania Prandi

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IN AGENDA Ghinato al MAUTO di Andrea Ferrazzi

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VERNISSAGE L’uomo per sottrazione di Pizzi Cannella di Andrea M. Campo

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PREGIATI Frammenti di storia di Ilario Tancon

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OSPITALITA’ Eight Hotels di Serafina Leozappa

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ITS LIQUID Nasce una nuova collaborazione di Luca Curci

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ARTISTI PAO, quando il colore cambia una città di Stefania Prandi Il viaggio di Kira De Pellegrin di Gaetano Salerno IMAGES Cesare Gerolimetto di Barbara Carrer

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DESIGN Gruppo Euromobil al Salone del Mobile 2012 di C.P.

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INTERNI Così l’Italian Style conquista la City...Poliform di Andrea Ciccarelli

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WINERY HALL 47 Anno Domini di Francesco Spinaglia

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OPENING Due grandi eventi Bartorelli di Ilario Tancon

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MOSTRE RossoIRedIRojo Mario Arlati di Viola Carugati

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ART PEOPLE ArtDefender, lo spazio per l’arte di Armin R. Mengs

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EVENTS “Giochi di Potere” Julio Larraz a Roma di Luca Beatrice

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FUORI PORTA Villa di Modolo di Dario Dall’Olio

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MAESTRI Giuliano Vangi in una grande personale alla FarsettiArte di Gaetano Salerno

ART IN PROGRESS Tele-Vendo-Arte 146 di Lucia Majer

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STYLE Declinazioni d’arte di Xhixha di Stefania Prandi

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MEDIA Rischiamo di diventare come frittelle di Marco Rossi

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AUTO Vincenzo Rappa di Armin R. Mengs

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GALLERIE Galleria Tega, arte come segreto per crescere di Andrea Ferrazzi

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CONTEMPORARY Fabrizio Plessi “Monumenta” di Eros Rampone

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YACTHING Arzanà e Venezia per Coppa America a cura di Ufficio Stampa Arzanà Navi

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AGENDA SPECIALE a cura di Ferruccio Gard Torna l’arte Cinetica Finotti in Olanda Cubo-Ciclismo alla Guggenheim di Venezia Ciceruacchio, rivoluzionario del Papa A Cortina le montagne sono fatte di libri

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MOSTRE&EVENTI a cura della redazione

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editoriale

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www.art-style.it

sito internet: www.art-style.it e-mail: info@art-style.it Direttore responsabile: Ferruccio Gard e-mail: ferrucciogard@art-style.it Coordinatore: Cristian Contini e-mail: cristiancontini@art-style.it Hanno collaborato: Ilario Tancon, Armin R. Mengs, Eros Rampone, A.C., Francesco Spinaglia, Otis, Andrea Ferrazzi, Marco Rossi, Mirko Cassani, Elena Moretti, Cristina Gioacchini, Paolo Fontanesi, Lucia Majer, Gisella Pagano, Elena Zardini, Roberto Daolio, Sania Gukova, Franco Salvadori, Chiara Canali, Vania Conti, Umberto Mazzoni, Paolo Levi, S. C., Monica Migliorati, Michele Beraldo, Fabio Migliorati, Luigi Abbate, Luigi Meneghelli, Elena Pontiggia, Massimo Costa, Ivan Quaroni, Andrea M. Campo, Anna Maria Barbato Ricci, Francesca Giubilei, Valentina Fogher, Stefania Prandi, Emanuela Peruzzo, Viola Carugati, Vittorio Sgarbi, Emanuele Confortin, Luca Curci, Laura Bresolin, Valeria Pardini, Paolo Buda, C.P., Serafina Leozappa, Marco Bevilacqua, Milena Milani, Cosimo Mero, Luca Beatrice, Gaetano Salerno, Achille Salvagni, Dario dall’Olio. Traduzioni: Valencia Scott Colombo prepress - print - binding: Peruzzo Industrie Grafiche S.p.A. Mestrino (PD) www.graficheperuzzo.it Pubblicità: Euroedizioni s.r.l. Tel. (+39) 393 31 10 007 Corso Milano, 103 - 35139 Padova E-mail: info@art-style.it Editore: Euroedizioni s.r.l. Sede legale e amministrazione Corso Milano, 103 - 35139 Padova Cod. fisc. e part. Iva 12209520159 Le opinioni degli autori impegnano soltanto la loro responsabilità e non rispecchiano necessariamente quella della direzione della rivista. Manoscritti e fotografie anche se non pubblicati, non si restituiscono. © Proprietà artistica e letteraria riservata. È vietata la riproduzione anche parziale di testi pubblicati senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Registrazione del Tribunale di Milano n° 810 del 2 dicembre 1998.

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LA MADRE DEI KITSCHISTI E’ SEMPRE INCINTA di Ferruccio Gard

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ell’arte contemporanea il brutto ha più successo del bello. Perché? E’ il titolo della conferenza che (scusate l’autocitazione) il 16 agosto terrò, a Pieve di Cadore, per il ciclo di incontri dell’Estate Tizianesca. Voglio ritornare sull’argomento, mio cavallo di battaglia da molti anni, perché “incoraggiato” dal recente libro del francese Jean Clair, famoso storico dell’arte. Si intitola “ Hubris. La fabbrica dei mostri nell’arte moderna” (Edizioni Gallimard). Clair parla dell’arte “mostruosa” di questi ultimi anni e di come la bellezza venga praticamente bandita dai musei contemporanei. Un fatto è certo, sostengo io. Gli artisti viventi più quotati al mondo (sino a venti milioni di euro), da Maurizio Cattelan all’inglese Damien Hirst, fanno opere magari artisticamente molto valide ma, dal punto di vista estetico( e talvolta anche del contenuto), spesso unicamente provocatorie quando non addirittura orrende e ripugnanti. Vedasi, ad esempio, la mucca sezionata, con tanto di orripilanti budella in vista. Eppure…..la morale della favola è che più un quadro è brutto esteticamente, e più “corre il rischio” che venga conteso dai collezionisti e che le sue quotazioni salgano alle stelle. Il…bello (mi sembra di parlare di corda in casa dell’impiccato) è che le cose bruttissime, nel senso tradizionale di croste, a qualcuno finiscono per fare tenerezza. Così a Sommerville ( Massachusett, Usa), hanno aperto il MOBA, Museum of Bad Arts( Museo delle brutte arti). Lo slogan?” Esiste un’arte troppo brutta per essere ignorata!”. Mentre alla Triennale di Milano un grande della critica d’arte e dell’estetica quale Gillo Dorfles ha coraggiosamente (e presumo anche stoicamente) curato la mostra “ Kitsch-oggi il Kisch”. Da squali in formaldeide a videofellatio, il Kitsch appare sempre attuale e, ahinoi, con continue capacità di rigenerarsi e di perpetuare la specie. Perché, recita un nuovo proverbio, la madre dei kitschisti è sempre incinta….

A KITSCHERIST IS BORN EVERY MINUTE - by Ferruccio Gard

“In Contemporary art, ugliness is often more appreciated than beauty. Why? This is the title of the conference that I will hold (and pardon the self-citation), on August 16th at Pieve di Cadore, during a cycle of events, Estate Tizianesca (Summer with Tiziano). Going back to the argument, my strongest point for many years, and encouraged by the recent book by the famous French art critic, Jean Clair entitled Hubris. The Manufacturers of Monsters in Modern Art (Gallimard Editions). Clair talks about the “monstrous” art in recent years and about how beauty is practically banned from Contemporary Art museums. One thing is certain, I believe. The highest paid living artists in the world (up to 20 million euros), from Maurizio Cattelan, to the English Damien Hirst, create works that artistically might be quite valid, but aesthetically (and often even the content) they are often provocative, if not downright horrendous and repugnant. Take for example, the dissected cow, with its horrifying guts in plain view. Yet..the moral of the story is that the more a painting is aesthetically ugly, the more it runs the risk of being disputed by collectors and prices soar sky-high. Strangely enough, the most horrible art, in the traditional sense of a real daub, will eventually happily be taken by someone. For this reason, in Sommerville, Massachusetts (USA) MOBA has been opened – Museum of Bad Art. Their slogan? “Art too bad to be ignored”! Meanwhile at the Triennial of Milan a great critic of art and its aesthetics, Gilles Dorfles, courageously (and I presume stoically) curated la exhibition “Kitsch-oggi il Kitsch”. (Kitsch – Today it’s Kitsch). From sharks in formaldehyde to video-fellatio, Kitsch appears to be a current trend and continuously capable of regenerating itself and perpetuating the species. Paraphrasing an old proverb, “A Kitscher is born every minute”.

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Una delle opere esposte al Museum of Bad Arts di Boston

Rubrica “Il colibrì” Un libro, un quadro di Andrea M. Campo

E’ la danza del ragno che intreccia, sapiente, un altro tragico e ironico atto della commedia universale della vita. Sogghigna Julio Cortazar, geniale scrittore argentino, narrando le trame di una vita poco più che ordinaria: quella di Horacio Oliveira, perenne immaturo, che rimbalzando tra Francia e Argentina ricama le storie dei suoi giorni, tra amori, amanti e amici singolari, e tesse dialoghi sulla morale, sulla filosofia, e sulla vita, quella stessa vita che sembra aver dimenticato vivere.“Rayuela”, questo il titolo del libro – in Italia pubblicato con“Il gioco del mondo”- è un romanzo atipico costruito secondo orbite asimmetriche: può essere letto dalla prima all’ultima pagina oppure, saltando a caso, da un capitolo all’altro, o ancora, partendo dal capitolo 73, seguendo le indicazioni dell’autore su una tavola d’orientamento posta all’inizio del libro. La Rayuela, in Argentina, è un gioco per bambini (il corrispettivo in Italia è“la campana”) dove ogni casella è in stretto rapporto con l’altra in un continuo divenire. Lo schema da utilizzare si modifica ad ogni tiro, ogni linea di demarcazione è un lembo a sé stante, che assume il suo valore eterno solo quando considerato nella totalità di un gioco più ampio: così è per le campiture rettangolari de“Strada principale e strade secondarie” di Paul Klee dove la separazione di forma e colore si ricompone solo nella complessità del sistema. Per una miglior comprensione bisogna, dunque, operare un viaggio a ritroso, alla ricerca di quel principio costruttivo che “come la radice di una pianta dà solidità”: il fulcro delle possibili innumerevoli mutazioni. Ma nell’universo di Cortazar il mondo interiore di ogni personaggio non ha in sé la chiave di lettura dell’opera né del suo agire. Spetta al lettore stabilire verso e direzione della navigazione e guardare in ogni angolo, in ogni piega, e perdersi lì dove la trama si infittisce.

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incontri

NATURA COME PARTE ARCHITETTONICA MARIO BOTTA di Paolo Fontanesi

La natura deve essere parte dell’architettura così come l’architettura deve essere parte della natura; i due termini sono reciprocamente complementari. L’architettura descrive il progetto dell’uomo, l’organizzazione dello spazio di vita e quindi è un atto di ragione, di pensiero, di lavoro. Proprio per questo è sempre “dialogo e confronto con la natura”. Mario Botta

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ario Botta, architetto di fama mondiale, nasce nel 1943 in Svizzera a Mendrisio, nel Canton Ticino. Sin da adolescente sviluppa una sincera passione verso l’arte del costruire, tanto che all’età di sedici anni disegna la sua prima casa unifamiliare che sarà realizzata a Morbio Superiore, in Ticino. Terminati gli studi liceali, nel 1964 inizia il suo percorso accademico all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Nel 1965 realizza la sua prima importante collaborazione con l’architetto Le Corbusier, per la progettazione del nuovo ospedale di Venezia. Laureatosi nel 1969, Mario Botta avvia la propria attività professionale aprendo uno studio a Lugano: le sue prime costruzioni sono già caratterizzate da un’accurata ricerca di stili e materiali che meglio riescono a esprimere la funzione e la personalità della struttura architettonica da progettare. A partire dal 1970, al lavoro di progettazione affianca un’intensa attività d’insegnamento e di ricerca, tenendo conferenze, seminari e corsi di architettura in varie scuole europee, asiatiche e americane: è nominato professore invitato presso il Politecnico di Losanna e presso la Yale School of Architecture a New Haven e dal 1983 è professore titolare della Scuola Politecnica Federale di Losanna in Svizzera. Numerosi sono i riconoscimenti internazionali che hanno premiato l’attività

Parrocchia di San Rocco a Sambuceto, San Giovanni Teatino, Chieti (2006-) Fotografie Enrico Cano

professionale ed artistica di Mario Botta: dal Premio Europeo per la Cultura ricevuto nel 1995, al Merit Award for Excellence in Design by the AIA nel 1996, e la Legione d’Onore della Repubblica Francese nel 1999. La sua concezione d’architettura è concepita sia come arte capace di fondersi in maniera armoniosa con la natura, le culture e le storie dei territori, sia come testimone concreta dei vissuti storici e delle aspirazioni umane. Il materiale che meglio sorregge questa personale visione artistica è il laterizio, elemento privilegiato dall’architetto, giusto per le caratteristiche di flessibilità, solidità ed espressività che esso è in grado di imprimere agli edifici. Nelle sue numerose costruzioni è comunque presente un impiego di materiali variegati come: la pietra grigia di Riveo, il marmo bianco di Peccia, il marmo nero, la pietra rossa di Verona, le lastre di porfido, gli strati vetrati e le strutture metalliche e cementizie. Elementi che, combinati insieme, sanno creare effetti chiaroscurali e cromatici, di suggestivo impatto visivo. Ad Art-Style, l’architetto Mario Botta racconta alcuni segreti del mestiere. Architetto, parlando di materiali, quale ritiene essere l’elemento predominante delle sue costruzioni ? «Il laterizio è uno degli strumenti che adopero: mi affascina la sua povertà. Il fatto che sia terra - cotta. È un elemento prefabbricato molto flessibile

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nell’uso e al tempo stesso anche economico; è un materiale essenziale e forse per questo molto espressivo. Una lastra di acciaio inossidabile ha un processo produttivo molto più complesso. Attraverso il mio lavoro cerco di esprimere al meglio anche il materiale apparentemente meno interessante. Poi c’è l’aspetto della durata. Il mattone è uno dei materiali che invecchia meglio, anzi migliora con il tempo. Ed infine esiste l’aspetto autobiografico. Io sono nato ai bordi della pianura padana; è quindi evidente che la pietra della montagna resti per me più lontana; sono attratto dal colore e dall’odore della creta». Ci sveli alcuni progetti in corso di realizzazione, prioritariamente in Italia o Europa, con un riguardo a musei, auditorium o sedi di contenitori culturali. «Attualmente in corso di realizzazione vi sono più progetti. In Italia, a Sesto San Giovanni, gli uffici della Campari; a Sambuceto, a San Giovanni Teatino, Chieti, una chiesa; a Treviso, una piazza con una serie di attrezzature pubbliche come la Questura, la Camera di Commercio, la Prefettura, l’Unione Artigiani, che costituisce una vera e propria “Cittadella delle Istituzioni”; a Padova, la facoltà di Biomedicina dell’Università con auditori e laboratori per circa 2000 studenti; ed infine a Verona è in progettazione, la ristrutturazione e il riuso dei Vecchi Magazzini Generali, con l’introduzione di un

DALL’ALTO: Facoltà di Biomedicina dell’Università di Padova (2007-) - Render Studio DIM, Firenze Area ex-Campari (uffici e residenze) Sesto San Giovanni - Milano (1994-2009/2010) Vecchi Magazzini Generali (ex Fabbrica del Ghiaccio), Verona (2011-)

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grande auditorium per congressi e attività di spettacolo. Fra i molteplici progetti all’estero sono da segnalare: a Shenyang, in Cina, il masterplan e la realizzazione della LuXun Academy of Fine Arts, ovvero un’accademia d’arte per circa 4000 studenti con aule, laboratori, abitazioni, infrastrutture sportive, ecc … nell’ambito di una formazione universitaria per una dozzina di discipline (pittura, scultura, grafica, design, incisione, …)». Quale architettura del periodo barocco italiano, si ritiene più interessante nell’ambito della storia dell’architettura? «L’opera di Francesco Borromini». Quali riferimenti architettonici del passato, hanno influito maggiormente sulle sue opere? «L’architettura contemporanea è certamente figlia dell’architettura del grande passato; è la storia del costruire che ha attraversato i secoli e che può divenire elemento di riferimento nelle sue molteplici forme espressive. Personalmente ritengo di avere maggiori debiti culturali rispetto all’architettura romanica». Quale influenza ha avuto la musica nella sua vita professionale? «Un accompagnamento emotivo, ma i debiti culturali e le emozioni più forti che hanno probabilmente influito sul mio lavoro sono da ricercare nel mondo delle arti visive». Quale influenza ha avuto l’arte contemporanea, nella sua vita professionale? «Credo che le forme espressive che più hanno influenzato il mio mondo risalgano alle Avanguardie del XX secolo, il periodo della mia formazione. Ma è indubbio che anche l’arte contemporanea, con le sue antenne e le sue provocazioni, costituisce momenti di riflessione continua». Quali artisti contemporanei predilige? «Per fare alcuni nomi: Bill Viola, Jannis Kounellis, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi».


AN INTERVIEW WITH THE ARCHITECT MARIO BOTTA

by Paolo Fontanesi “Nature must be a part of architecture just as architecture must be a part of nature; the two terms are reciprocally complementary. Architecture describes the projects of man, the organization of his space and therefore it’s an act of reason, thought and work. This is the reason it is always a dialogue and confrontation with nature”. (Mario Botta) Mario Botta, architect of international fame, was born in 1943 in Switzerland in Mendrisio (Canton Ticino). From an adolescent he developed a sincere passion for the art of construction, so much so that at sixteen years of age he designed his first single dwelling that was realized at Morbio Superiore in Ticino. At the completion of his superior school studies in 1964 he began his academic studies at the University Institute of Architecture in Venice. In 1965 he began his first important collaboration with architect Le Corbusier, in the realization of the new hospital for the city . Upon graduation I 1969, Mario Botta established his own professional studio in Lugano; his first constructions are already characterized by an accurate study on styles and materials that better define the function and personality of the planned architectonic structure. His Area ex- Appiani, Treviso concept of architecture is conceived both with how it is capable (1990-2012) of fusing itself in a harmonious manner with nature, culture and local folklore and as a true witness of real-life stories and human aspirations. The material that supports this personal artistic vision is brick – a preferred element in architecture for the flexibility, solidity and expressiveness that it is capable of imprinting to a building. Architect Mario Botta reveals some secrets of his profession to ArtStyle magazine. Speaking of materials, which do you consider to be a predominant element used in your constructions? “Brick is one of the means that I utilize; I’m fascinated by the poorness of it and the fact that it is terra cotta. It’s a flexible prefabricated element and at the same time economical; it’s an essential material and for this reason, very expressive. A sheet of stainless steel has a productive procedure much more complex. In my work, I attempt to make the best expression of even the most uninteresting material. Then there’s the durability. Brick is one of the materials that ages best, in fact, it gets better with time. Lastly, there is the autobiographical aspect. I was born on the border of the Po Valley and therefore it’s obvious that the stones typical of mountain regions are not my choice; I’m attracted by the color and smell of clay. Can you tell us about any new projects coming up, primarily in Italy or Europe, with regards to museums, auditoriums or cultural centers? At this moment there are diverse projects. In Italy –the Campari offices in, a Sesto San Giovanni, a church in Sambuceto (San Giovanni Teatino) Chieti, a piazza in Treviso with a series of public facilities such as the Questura (Police headquarters), the Chamber of Commerce, the Prefecture, and the Union of Craftsmen, constituting a true “Citadel of Public Institutions”. In Padua we are realizing the University faculty of Bio-medicine with auditoriums and laboratories per nearly 2,000 students and lastly in Verona we are in the projection phase of the restoration and the re-utilization of the Old General Warehouses to create an auditorium for conferences and the performing arts. Amongst the multiple projects abroad, worth mentioning is in Shenyang, China: a master plan and the realization of the LuXun Academy of Fine Arts, or rather an academy of art for nearly 4,000 students with halls, laboratories, housing, sport infrastructures, etc within the framework of the University formation offering dozens of subjects (painting, sculpture, graphics, design, etching…)”. Which architectural style from the Italian Baroque period do you feel is more interesting in the history of architecture? “Work by Francesco Borromini”. Which architectonic references from the past have had the most influence on your works? “Contemporary architecture is certainly an offspring of great architecture of the past. The history of building has been through centuries and can become an element of reference in its multiple expressive forms. Personally I feel more indebted to my culture than to Romanesque architecture”. How has music influenced you professionally? “An emotive companion, but the most important emotions that have influenced my work are probably to be found in the world of visual arts”. What influence has Contemporary Art had in your professional life? “I believe that the expressive forms that have most influenced my world stem from the Avant-garde of the 20th century, the years of my own training. But without a doubt also Contemporary Art with its antennas and its provocations, constitutes continuous moments of reflection”. Any preference for Contemporary artists? “Bill Viola, Jannis Kounellis, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, just to name a few”.

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exhibitions

Bertil Vallien by Berengo Studio

Evento Collaterale alla XIII Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Palazzo Cavalli Franchetti dal 28 agosto al 25 novembre

Testi di Chiara Casarin

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arlare oggi di artisti che usano il vetro come materia, sostanza delle loro opere, non necessita più di diluite spiegazioni. Il fatto che, per le sue caratteristiche materiche e simboliche, il vetro sia uno dei materiali più interessanti per la produzione artistica contemporanea è già stato abbondantemente approvato anche dai più restii fautori della natura eminentemente artigianale di questo medium. Da quando al concetto stesso di arte è stato attribuito il significato di ‘filosofia per immagini’, di ‘pensiero visivo’, i supporti, le sostanze che compongono questi oggetti assumono un ruolo funzionale nella lettura interpretativa dell’opera ma non hanno più, ormai da decenni, la facoltà di relegare un prodotto nella classe dell’arte, in quella della decorazione o in quella dell’artigianato. Sempre se di classi si può ancora parlare. Ecco che così ci troviamo un passo già avanti, nel mezzo del discorso su un artista e sul suo lavoro senza doversi soffermare in quelle sterili motivazioni relative alla scelta dei materiali che noi, non in grado di conoscere completamente il pensiero creativo, possiamo solo supporre. E sul quale spesso ci sbagliamo. Ma parleremo qui del vetro come scelta stilistica, come cifra unica di un autore che ad esso ha dedicato la vita. Appurata l’artisticità in potenza di ciascun materiale, anche il più umile come ad esempio il cartone, possiamo parlare del lavoro di Bertil Vallien come certamente uno dei massimi livelli raggiunti su scala internazionale. Questo artista, presente per la prima volta con una mostra personale a Venezia, è inventore di una tecnica di lavorazione del vetro che gli ha permesso di giungere a nuove e felici soluzioni. Il vetro ha per sua natura eccezionali caratteristiche espressive e, nelle modalità in cui prende forma nelle sculture di Vallien, si arricchisce di nuove e inattese potenzialità. Se la sua tecnica parte necessariamente da una acquisizione della tradizione, i temi trattati nelle sue opere sia singole sia prodotte in gruppi si

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SULLO SFONDO PENDULUM III, 2012 SANDCAST GLASS IN ALTO KAFKA II, 1983, 2012 SANDCAST GLASS

proiettano nella contemporaneità senza indugi. Gunnar Lindqvist, autore della biografia dell’artista, ha detto di lui che: “le sue sculture brillano dall’interno. Né la superficie né la sagoma sono più importanti di cosa vi si trova dentro, di cosa si percepisce dietro la forma di queste sculture di vetro. Bertil Vallien è un filosofo e una guida spirituale dell’arte del vetro. Ogni scultura concilia storie mistiche ed esistenziali che toccano l’umanità e l’individuo allo stesso tempo. Si tratta di vita, di amore, di morte”. Sono temi senza tempo ma allo stesso tempo sono riflessioni che nel contemporaneo mondo dell’arte si atteggiano certamente a protagoniste. La mostra veneziana è allestita a Palazzo Cavalli Franchetti, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti per il periodo dal 28 agosto al 25 novembre e si configura come un appuntamento ormai fisso per lo Studio Berengo durante le Biennali a cui propone


SULLO SFONDO DESERT SNOW, 2009 180x440x440 mm CAST CRYSTAL, MIXED MEDIA

photo: GÖRAN ÖRTEGREN courtesy of the artist

A SINISTRA TO PASS 480x480x200 mm SANDCAST GLASS IN ALTO HEAD 5, 2012 220x135x195 mm SANDCAST GLASS

sempre un interessantissimo scorcio sul contemporaneo internazionale dove il comune denominatore sia il vetro. La XIII Mostra Internazionale di Architettura della Biennale, curata quest’anno da David Chipperfield, porta l’evocativo titolo “Common Ground” i cui principi teorici fanno da spunto anche per la mostra del celebre artista svedese . L’esposizione di Vallien, curata da Adriano Berengo, Borge Kamras con il contributo di Francesca Giubilei è una selezione di circa sessanta opere in vetro realizzate dall’artista durante tutta la sua vita presso gli studi di Kosta Boda -main sponsor con Berengo dell’evento-

e per la maggior parte ospitate già nei più importanti musei di tutto il mondo. Alcuni lavori sono stati realizzati diversi anni fa, altri, più recenti, provengono dalla collaborazione tra l’artista e il guru muranese del vetro contemporaneo che ha concesso maestranze e forni mettendoli a disposizione dei progetti e delle idee più astratte dell’artista. Infatti, in base alla filosofia di Adriano Berengo, ospitare celebrità provenienti da tutto il mondo non significa solo individuarne la bravura e la pertinenza con il tema del vetro ma anche, e soprattutto, creare una sinergia di intenti, mettere all’opera i propri mezzi e offrire i propri spazi per

creare una situazione di forte comunione artistica, di collaborazione e reciproco entusiasmo. Avere a Murano un artista come Vallien è un grande privilegio per tutti, veneziani e non, che potranno ammirarne il lavoro. Nel testo che William Warmus dedica a Vallien per il catalogo Marsilio si legge: “ L’importanza di Vallien è stata recentemente attestata (giugno 2012) quando il Glass Quarterly, rivista dei record nel mondo del vetro negli Stati Uniti, ha pubblicato una lista dei principali artisti che usano ONDE SOLARI TRA LE il vetro,SCULTURE sottoscrittaDIda nove curatori ORAZIO MARINALI museali, critici e studiosi. Vallien ha conquistato la settima posizione,

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DALL’ALTO PRECIOUS CARGO, 2012 140x2690x145 mm SANDCAST GLASS ARARAT II, 2007 160x390x130 mm SANDCAST BLACK GLASS

tra Kiki Smith e Lino Tagliapietra”, quindi tra due artisti molto diversi tra loro per poetica e strumenti eppure entrambi affermatissimi. Rappresentante di prestigio dello Studio Glass, che quest’anno festeggia il cinquantesimo anniversario, l’artista svedese ha indagato le proprietà costitutive del vetro e ha studiato tutti i possibili effetti che si possono ottenere da quelle lavorazioni industrialmente riservate ad altri materiali come ad esempio la fusione in stampi e la sabbiatura solitamente attuata sui metalli. A partire dalla riflessione sulle capacità di assorbimento della luce proprie del vetro, Vallien ha iniziato a cercare la relazione tra estetica e significato, tra proprietà visibili e forze comunicative. Da qui nascono tutte le

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sue ricerche imperniate su diversi temi che lo accompagneranno per tutta la sua produttiva attività: dalle teste che sembrano approssimativi volti umani più simbolici, più arcaici che realistici come nella serie “Kafka” o “Heads” oppure la ricerca della potenza cromatica in forme pure e lineari come in “Blue Bar” del 2003, oppure ancora come accade nella riflessione sullo scorrere del tempo rintracciabile in “Pendulum III” del 2012 e nell’assegnazione dello statuto di monumento alle barche posizionate sopra importanti piedistalli o sospese in aria come ad esempio in “Rising Water” del 2005 o “Nemo” del 2010. Solo per fare qualche esempio. I soggetti, per quanto si possa in essi infiltrare lo sguardo sono tutti rivestiti

di una ‘pelle’. La sabbiatura, che in Vallien è certamente il tratto distintivo più riconoscibile, è un ambito pratico che Vallien continua ad esplorare e di cui ancora non ha scoperto i confini ma allo stesso tempo è un mezzo teorico che gli permette di infondere personalità, unicità ai singoli pezzi come fossero davvero all’interno di una membrana diafana, di una pelle che li rende individui. Tra gli aspetti cui Bertil Vallien presta particolare attenzione non va tralasciato il contesto, la collocazione dell’opera. Predisponendo una particolare attenzione coreografica ai suoi allestimenti, Vallien mette le sue opere in condizione di comunicare direttamente all’osservatore tutta una serie di caratteristiche che sono


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Titolo: BERTIL V Evento ALLIEN, Nine Collate Rooms ra . Interna zionale le della 13 a M o d s i Archit Curato ettura d tra ri: Adria i Venez n con il c ia ontribu o Berengo e B t ö o di Fra r g e Luogo: Kamras ncesca Is Giubile ed Arti tituto Veneto i di -P Santo S alazzo Cavalli Scienze Letter e tefano Franche 2847, 3 tti, Cam Period 0 124 Ve po o: 28 ag nezia osto-25 Preview novemb per gio re 2012 2012, d r n a li s t i: luned alle10.0 ì 27 ago 0 alle 1 Inaugu 4.00 sto razione : luned 18.30 (s ì 27 agos u invito to 2012 ) Catalog dalle o: Mars ilio Edit Ufficio ori, Ven stampa ezia : Atemp orarySt udio / in Inform fo@ate azioni: mporar Frances ystudio ca Giub .com ilei / giu +39 041 b 739453 / www.b ilei@berengo.c erengo om .com

SULLO SFONDO AREA II, MAP II, 2010 650x700x250 mm SANDCAST GLASS IN ALTO IN TRANSIT II (home), 2004 700x2000x1000 mm CAST GLASS, MIXED MEDIA photo: Anders Qwarnström courtesy of the artist

A SINISTRA IN TRANSIT (port), 2004 610x2000x1000 mm (detail) CAST GLASS, MIXED MEDIA photo: Anders Qwarnström courtesy of the artist

indispensabili alla loro corretta lettura. Dalla scelta dei titoli, al colore degli sfondi al susseguirsi di diversi oggetti che rendono narrativamente il senso del percorso, nulla è lasciato al caso, tutto conduce verso la realizzazione del desiderio di capire, scoprire, imparare e interpretare che solo alcuni artisti e davvero poche opere riescono ad attivare in chi osserva. Se le possibilità comunicative che il vetro ha nella contemporaneità artistica possiamo ormai averle unanimemente accolte, il lavoro di Vallien va osservato con attenzione perché nelle sue opere egli supera il medium che usa, lo attraversa nella sua specificità materica fino a farlo diventare un semplice e sorprendente modo di catturare una luce interiore.

A DESTRA NEMO, 2010 800x960x185 mm SANDCAST GLASS, MIXED MEDIA

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WATCHERS, 2004 - 2006 DIFFERENT SIZES (1900 mm - 2010 mm) SANDCAST GLASS WITH POLISHED AREA photo: Anders Qwarnström courtesy of the artist

as certainly having reached one of the highest levels on an international scale. This artist, present for the first time in a solo exhibition in Venice, is the inventor of a technique for glass art that has permitted him to arrive at new and satisfying solutions. Glass, by its own nature, has exceptional expressive characteristics and the way it takes form in the sculptures by Vallien, is newly enriched with unexpected potentialities. The Vallien exhibition, curated

BLUE BAR, 2003 80x1100x80 mm SANDCAST GLASS photo: Anders Qwarnström courtesy of the artist

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The term “philosophy for images” or “live thoughts” has been attributed to art itself and since then the substances that compose artwork have taken on a functional role in the interpretation of art, but for years now no longer have the possibility of relegating a product to the classification of art, decoration or craftsmanship. Once the artistical quality has been determined of any material - even the most humble such as cardboard - we can speak of Bertil Vallien’s work

by Adriano Berengo and Borge Kamras , with a contribution by Francesca Giubilei, is a selection of nearly sixty works in glass realized by the artist during his lifetime in the glasswork studios of Kosta Boda - main sponsor along with Berengo of this event - and many are already displayed in important museums world-wide. Some pieces were realized years ago, others more recent come from the collaboration between the artist and the guru Muranese of Contemporary glass who has put master craftsmen and ovens at his disposal to realize projects and

some of the most abstract ideas of the artist. In fact, based on the philosophy of Adriano Berengo, to host international celebrities does not only mean identifying the skill and pertinence with glass, but also and above all to create synergy of intent, by providing the necessary means and offering his own spaces to create a situation of strong artistic communion, of collaboration and reciprocal enthusiasm.



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arte e impresa

LA DIVULGAZIONE DELLA GRANDE ARTE di Mirko Cassani

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l Gruppo Euromobil, leader mondiale nel settore della produzione di sistemi e complementi di arredo, è da 30 impegnato nel sostegno dell’arte e da ben sei edizioni main sponsor di Arte Fiera Bologna e promotore del “Premio Gruppo Euromobil under 30”, importante riconoscimento riservato ad un artista under 30, presente, con una sua opera, nelle Gallerie che espongono ad Artefiera. Il vincitore della sesta edizione 2012 del Premio è Nebojša Despotovic´, presentato dalla Galleria Boccanera di Trento con “Topologia discreta, 2011” opera che si aggiunge alla collezione che si sta raccogliendo anno dopo anno. Per commemorare il traguardo di trent’anni di sponsorizzazione dell’arte, nell’installazione “i Luoghi dell’Arte, i Luoghi del Design” del Gruppo Euromobil, dieci totem tematici disposti secondo un rigoroso tracciato ortogonale, hanno raccontato in modo articolato e completo l’importante progetto del Gruppo veneto nel mondo dell’arte. Oltre quattrocento le mostre sostenute, promosse, sponsorizzate finora in un percorso straordinario che ha toccato tra l’altro alcune delle più prestigiose sedi museali nel mondo come il Museo del Louvre e il Museo D’Orsay a Parigi, il Museo Guggenheim di Bilbao, il museo Correr di Venezia, le Scuderie del Quirinale a Roma, il Palazzo Reale di Napoli ed ancora all’Hermitage di San Pietroburgo, al Museo Santa Giulia di Brescia, al Museo casa dei Carraresi di Treviso ed in molti altri ancora. Sempre all’interno dell’installazione sono state ricordate le passate edizioni del “Premio Gruppo Euromobil under 30” e le grandi mostre di Genova e Rimini, rispettivamente “Van Gogh e il viaggio di Gauguin” e “ da Vermeer a Kandinsky. Capolavori del mondo”.

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GRUPPO EUROMOBIL DA TRENT’ANNI IMPEGNATO NEL SOSTEGNO DELL’ARTE


Negli anni l’azienda ha visto crescere il suo ruolo e la sua riconoscibilità nel vasto scenario dell’arte italiana e internazionale grazie anche ai progetti espositivi nell’ambito dello Spazialismo e del Cinetismo realizzati da Giovanni Granzotto, e per gli interventi sempre qualificati dei migliori critici e storici dell’arte italiani: da Crispolti, a Caramel, da Toniato a Marangon, da Achille Bonito Oliva

a Francesco Poli. Considerando gli effetti prodotti da mostre che per anni si sono dimostrate le più frequentate in Italia e spesso tra le prime dieci al mondo nelle relative stagioni espositive (come accadde nel 2001 per i 602.000 visitatori accorsi a Treviso per vedere “L’impressionismo e l’età di Van Gogh”), quello del Gruppo Euromobil è un vero e proprio case history. Lo sintetizza molto bene

Philippe Daverio quando dice che “I fratelli Lucchetta fanno parte di un nucleo ancora ridotto di imprenditori italiani che hanno capito che l’impresa fa bene all’arte. Ma hanno anche capito che l’arte genera la corporate identity, genera l’identità dell’impresa, la voglia di appartenenza”. Ad Artefiera di Bologna, nello spazio Art Talks il Gruppo Euromobil dei Fratelli Lucchetta ha organizzato la presentazione del secondo volume del catalogo generale dell’opera di Carmelo Zotti (Trieste, 1933 - Treviso, 2007), edito da SKIRA. Curato da Dino Marangon, Franca Bizzotto, Brigitte Brand, Michele Beraldo, con un’introduzione critica di Francesco Poli. Il volume, sostenuto dal Gruppo Euromobil, completa la catalogazione dell’opera pittorica di Carmelo Zotti documentando i dipinti dal 1979 alla scomparsa del Maestro. Il primo volume, riferito al periodo dal 1952 al 1979, ovvero al percorso che va dalla formazione alla piena maturità dell’artista, introdotto da Enrico Crispolti, era stato pubblicato da Skira nel 2008. Nell’occasione era stata anche annunciata la mostra riminese allestita a Castel Sismondo su Zotti, curata da Marco Goldin e con il sostegno di Gruppo Euromobil, in concomitanza con la mostra “da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dal mondo”, evento celebrativo dei 15 anni di collaborazione tra Linea d’ombra e il Gruppo Euromobil.

IN ALTO: Francesco Poli, Brigitte Brand e Dino Marangon presentano il secondo volume del Catalogo Generale di Carmelo Zotti. A DESTRA: Nebojša DespotoviC´ TOPOLOGIA DISCRETA, 2011 vincitore edizione 2012 del Premio Gruppo Euromobil Under 30

http://www.gruppoeuromobil.com/ita/arte.php

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Gruppo Euromobil i nostri traguardi: 40 anni di design, 30 anni di arte e cultura, 30 anni di sport

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l Gruppo Euromobil, di Falzé di Piave in provincia di Treviso, con i suoi marchi, Euromobil cucine, Zalf mobili e désirée divani è un gigante nella produzione di mobili per l’arredo casa distribuiti con 800 punti vendita in Europa, India, Cina, Stati Uniti, Giappone, Russia e Corea e festeggia quest’anno tre importanti traguardi: 40 anni di design (1972-2012), 30 anni di arte e cultura (1982-2012) e 30 anni di sport (1982-2012). . I fratelli Antonio, Fiorenzo, Gaspare e Giancarlo Lucchetta, a partire dagli anni settanta, hanno fatto crescere l’industria ideando come vincente strategia Total Home Design, un progetto esclusivo del gruppo che comprende sistemi e complementi di arredo, per tutta la casa, di alta qualità a costi accessibili. Nei 40 anni di attività, Euromobil ha partecipato ad importanti eventi di design, tra questi le mostre Essere Ben Essere alla Triennale di

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Milano nel 2000, I dot Italian Design on Tour nel 2004 e 2005, la presentazione del progetto IT-IS nel Salone d’onore alla Triennale di

La passione per l’arte ha portato nel corso degli ultimi trenta anni, al sostegno di oltre 400 mostre NEL MONDO


Milano nel 2011 e a varie edizioni dei concorsi Young & Design ricevendo numerosi premi e riconoscimenti. Nel 2009 ha pubblicato il volume “Gruppo Euromobil, un’impresa di design tra arte e sport” edito da Skira. Circa quattrocento pagine che ripercorrono le tappe fondamentali del gruppo.

La passione per l’arte ha portato, nel corso degli ultimi trent’anni, al sostegno di oltre 400 mostre, alla sponsorizzazione di Arte Fiera ArtFirst a Bologna, alla creazione del premio internazionale “Gruppo Euromobil Under 30” e al sostegno di molte altre iniziative. Ma non solo l’arte. Il Gruppo Euromobil è impegnato anche nello sport con il sostegno

di eventi come le Universiadi invernali nel 1985, la Pievigina calcio, il Perugia, il basket Euromobil Caorle, la pallavolo Noventa e, fiore all’occhiello, la gloriosa squadra ciclistica Zalf-Euromobil-désirée-Fior con 8 titoli mondiali, 22 titoli nazionali, 2 titoli Europei, più di 1.000 corse vinte e 73 atleti passati al professionismo.

PAGINA A SINISTRA: Museo Guggenheim di Bilbao e Museo del Louvre a Parigi In alto: Un’opera di ALESSANDRO VERDI, lunga 20 metri, valorizza l’esposizione dei prodotti désirée al Salone del Mobile-MI 2012. Sopra e a lato: Formazione 2012 della squadra Zalf Euromobil désirée Fior e L’ESULTANZA PER UNA VITTORIA

www.gruppoeuromobil.com

Gruppo Euromobil ha contribuito alla pubblicazione di “Vasocottura”, libro di ricette vincitore del “Gourmand World cookbooks Awards 2011” del pluripremiato cuoco Cristian Mometti.

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artisti

QUANDO IL COLORE CAMBIA UNA CITTà di Stefania Prandi

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ao, street artist diventato famoso per aver trasformato i paracarri delle città in personaggi dei fumetti – il più “celebre” è un pinguino blu – inaugura un nuovo ciclo di opere su tela con inserti tridimensionali. Semisfere di legno emergono dalla superficie dipinta ad acrilico di “Platone”, ispirato alle Ruina dantesca e al mondo delle idee, de “La creazione”, con un demiurgo incanutito che ha appena dato vita a una donna e a un bambino, e di “Nuotando nel cielo”, dove tra acqua, giunchi ed erbe selvatiche spunta una rana. Nel “Coccodrillo femmina” Pao va in fondo alla sua intuizione e crea un’opera con sole semisfere, piccoli segmenti acrilici in vetroresina di un coccodrillo stilizzato da applicare al pavimento, alle pareti oppure al soffitto. Le rotondità sono da sempre la cifra stilistica di questo artista nato nel 1977 a Milano, dove vive e lavora, che si è imposto sulla scena internazionae nel 2007 dopo la mostra “Street art sweet art” allestita al Pac, Padiglione d’arte contemporanea di Milano. Tonde sono le sue installazioni urbane: personaggi di un mondo immaginario che nascono da tubature, parchimetri e cabine del telefono alle quali vengono applicati “occhi” in vetroresina. Oppure semisfere verdi, bruchi appena usciti dallo Specchio di Alice, che spuntano su grigi muri metropolitani. Artista eclettico, Pao (pseudonimo di Paolo Bordino) ha aperto un canale su YouTube dove posta i filmati realizzati in stop motion, che documentano le fasi di realizzazione dei suoi graffiti urbani. I suoi lavori più recenti sono il video per Smemoranda, realizzato filmando un murales su una parete del Wow, il Museo del Fumetto di Milano, e il video fatto in occasione di Lecco street view, dove il pinguino blu di Pao diventa videogioco. Nei prossimi mesi Pao parteciperà a Stroke Art Fair di Berlino e Scope Art Fair di Miami. A gennaio, invece, ha in programma una personale a Lugano.

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Street Art sweet art

PAO


Pao, pseudonimo di Paolo Bordino, è nato nel 1977 a Milano, dove vive e lavora. Si forma in teatro come macchinista, fonico e tecnico di palcoscenico con la compagnia di Dario Fo e Franca Rame. Studia e lavora presso i laboratori del Teatro alla Scala di Milano e nel 2000 realizza i suoi primi interventi di Street Art. Nel 2005 fonda PaoPao Studio, come naturale conseguenza della sua attività artistica e in breve tempo avvierà numerose collaborazioni con diverse aziende. Dopo l’incontro con la graphic designer Laura Pasquazzo lo studio si sviluppa ulteriormente operando in differenti campi, grafica, web design, allestimenti e decorazioni, merchandise, produzione e promozione di oggetti. Dal momento dell’avvio della sua attività artistica espone in mostre personali e collettive. Nel 2007, dopo la mostra “Street Art Sweet Art” allestita al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea a Milano, la crescente attenzione verso il suo lavoro, le cui caratteristiche distintive rimarranno costanti, lo porta a esporre in spazi pubblici, musei e gallerie private, in Italia e all’estero. Di recente ha prodotto un video per Smemoranda®, dipingendo su una parete del Wow, il Museo del Fumetto di Milano. Dal mese di Ottobre 2011, la testimonial delle Galatine®, le famose caramelle al latte di Sperlari, è Galatea, una simpatica mucca disegnata da Pao.

INFO Galleria Prospettive d’arte Via Carlo Torre, 29 20143 - Milano ITALIA tel. 0289408327 fax 0289408329 info@prospettivedarte.com www.prospettivedarte.com

ARTE TIVU CANALE digitale terrestre78 SKY 918 streaming www. artetivu.eu Indirizzo: Via Porta Est, 7 30020 Marcon (VE) Telefono: +39.041.5950322 Fax: +39.041.5958001

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images

CESARE GEROLIMETTO di Barbara Carrer

Una frase di Dickens dice:”ci sono persone che si incontrano quando la vita decide di farti un regalo”. Una di queste è senza dubbio Cesare Gerolimetto, fotografo e straordinario interprete di emozioni da lui stesso vissute. Vent’anni di grandi raid automobilistici senza macchina fotografica, quindi l’esigenza di documentare, rivelatrice di un talento oltre ogni previsione. Reduce dalla Biennale (nel 2011 vi partecipa con quattro sue opere), presente nelle più prestigiose riviste del settore viaggi-turismo, autore di svariate mostre personali e di una quarantina di libri tra cui: “New York”, “San Francisco”, “Israele”, “Veneto celeste”, che immortala le sue terre dalla soggettiva di un elicottero e, in uscita, “La Montagna Sacra-Monte Grappa”, uno dei più grandi fotografi di reportage geografico (e non solo), si racconta…

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’aspetto più bello del viaggiare? <Andare…Questa è la cosa fondamentale. Senza orari, tappe obbligate, mete fisse. Certe mattine mi sveglio alle cinque e parto, anche in ambito veneto. Decido solo il punto cardinale, senza radio né telefono, tutto mi distrae…> E il più brutto? <L’aspetto politico-burocratico: barriere doganali, visti, permessi, cambi monetari e, oggi, anche le insidie del terrorismo> L’esperienza più stimolante? <Il giro del mondo in camion, nel 1976, attraverso cinque continenti, ancora iscritto al Guinness dei primati. Un’avventura oggi non ripetibile perché preesistente all’avvento della moderna tecnologia: computer, satelliti, cellulari. Due anni e sette mesi vissuti in totale e assoluta libertà: senza orari, programmi, itinerari. Dopo quest’esperienza ho sentito l’esigenza di documentare, fissare immagini tanto preziose che non volevo si dissolvessero> Il viaggio che consiglierebbe? <Gli Stati Uniti, in auto. E’un’esperienza assoluta perché, salvo l’antichità, trovi tutto: dall’architettura ultramoderna a qualsiasi tipo di spettacolo naturale>. Mai in vacanza… <In una qualsiasi spiaggia, disteso a prendere il sole. Sarebbe per me peggio di una condanna! Tutti gli altri posti ritengo meritino di essere visitati: trovi sempre degli aspetti interessanti, anche nella periferia più orrenda delle grandi megalopoli. L’idea di andare in ferie è comunque molto lontana da me (con sommo dispiacere di mia moglie), solo partire è vacanza! Non concepisco il viaggio di relax, né una sede turistica fissa: mi piace cambiare letto ogni notte> Come si riconosce a prima vista un provetto viaggiatore da un turista dell’ultima ora? <Il turista vive e vede le cose da sotto una campana di vetro. Il suo tempo è scandito da orari, programmi e tappe obbligate; lo si riconosce dal fatto

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che è sempre in gruppo, fa testuggine per difendersi. Il viaggio è tutt’altra cosa: cogliere gli aspetti veri di ambienti e situazioni umane, aprire la mente….> Solo tre oggetti in valigia: quali? <Me ne bastano due: il sacco a pelo e uno spazzolino da denti> Il compagno di viaggio da evitare? <L’abitudinario che non rinuncia ai suoi agi. Il viaggio è spesso rinuncia e disagio> Popolazione più ospitale? <Sudamericani, Australiani e abitanti dell’isola di Bali: un’accoglienza molto franca, senza orpelli ed eccessivi formalismi. Con il passare degli anni, tuttavia, l’incontro con il forestiero dei paesi lontani è diventato sempre meno autentico e disinteressato poiché queste popolazioni presumono che gli occidentali che viaggiano siano tutti ricchi e quindi ogni loro gesto sembra dettato dalla volontà di trarne beneficio> Porta a casa souvenirs? <Non compro mai nulla, ma ho conservato dei sassi particolarmente belli trovati lungo le spiagge delle isole Caymann e qualche pezzo di legno pietrificato>


Ha mai avuto la sensazione di trovarsi “fuori dal mondo”o troppo lontano da casa? <Il viaggio fuori dal mondo ora non esiste più; l’ultima volta che mi è capitato è stato nel 2000, a Mahla, dove da almeno 25 anni non venivano concessi permessi di transito e non c’era possibilità di fare rifornimenti> La sua foto più bella? <Un paesaggio della Mancha spagnola> Un’avventura turistica? <Quando ho coronato un sogno che coltivavo da 40 anni: entrare in Arabia Saudita, dove non mi concedevano i permessi. Non era neppure trascorsa una settimana da un intervento elettrico al quale sono solito sottopormi quando il mio cuore va in aritmia, quando l’amico e collega Aldo Pavan mi ha rivolto un invito a cui non potevo rinunciare. Siamo quindi partiti alla volta di Oman e Arabia Saudita…> Lo scatto più suggestivo di quest’esperienza? <Le dune più alte del mondo(470-480 metri) nel deserto del Rub-AlKahli(che significa “quarto vuoto”, ossia un quarto della superficie della penisola Arabica) e le donne con la maschera, uno spettacolo straordinario e un po’ inquietante> Cosa mi dice dell’esperienza alla Biennale? <Sono stato selezionato insieme ad altri sei colleghi per esporre le mie opere nel “Padiglione Italia” da Italo Zania, uno dei più noti professori di fotografia, nell’ambito di una commissione apposita.

ISOLA DI VULCANO IN ALTO DA SINISTRA: FIANCATA NAVE VESPUCCI IN PORTO GIOSTRA VULCANO STROMBOLI SULLO SFONDO: MONTE GRAPPA

Avevo sottoposto al loro giudizio venti mie foto, alcune delle quali ritraevano scorci paesaggistici internazionali e altre scattate, recentemente, sul Monte Grappa che io definisco l’Olimpo del Veneto. Con mia somma soddisfazione sono state scelte queste ultime> Un bel traguardo… <Assolutamente. Come fotografo di reportage geografico non mi sarei aspettato di finire in un simile consesso di artisti, di norma la Biennale predilige fotografi d’arte anche se, a dire il vero, quel tipo di scatti appassiona da sempre anche me e mi ci dedico tra un viaggio e l’altro>. Qual è il suo rapporto con l’arte? < L’espressione artistica che mi entusiasma maggiormente è la scultura in quanto dotata di tridimensionalità. Segue l’alta fotografia che io, diversamente da molti, prediligo a colori in quanto la ritengo meno facile di quella in bianco e nero che è già di per se stessa un’astrazione (noi non vediamo le cose in bianco e nero) e quindi tende ad affascinare maggiormente l’osservatore. Come affermava Lindbergh, anche se cultore della fotografia black and white : “ il colore rivela tutto, mentre il bianco e nero ritrae il soggetto come fosse separato dalla realtà e quindi in modo più artificiale” Torniamo al Monte Grappa che lei ha scelto anche come protagonista del suo ultimo libro in uscita… Cosa lo rende così speciale ai suoi occhi? <Trovo affascinante questa vetta perché ne respiri la storica sacralità, come quando entri in una chiesa. Il Grappa è, inoltre, una “montagna di pianura”, ricca di spazi aperti nelle praterie, di grandi visuali che la rendono simile a certi paesaggi ondulati delle Ande. Da lì domini tutto, spaziando fino agli Appennini> Abbini una cornice paesaggistica ad una colonna sonora… <Le terre di Siena, in estate, con l’Estate di Vivaldi. Trovo perfettamente in armonia il ritmo incalzante della musica con il succedersi delle colline e il colore dorato del grano> Si può definirla un uomo vitale, pieno di interessi, innamorato della vita…come ha inciso nel suo carattere il fatto di aver visto la morte in faccia? < Non mi ha cambiato affatto. A 45 anni, di ritorno da un viaggio in Oriente a bordo dell’Amerigo Vespucci, sono stato ricoverato d’urgenza a Londra per un grave attacco di cuore. Prima di sottopormi ad un’operazione molto rischiosa, i medici mi hanno detto che, in base alle mie condizioni, avrei dovuto essere morto da dieci anni…e pensare che in quell’arco di tempo avevo viaggiato ovunque! Oggi ho settant’anni e mi sento l’uomo più fortunato di tutto il Sud Europa: ho visto posti meravigliosi e avuto la fortuna di rendermene conto ed apprezzarli. La vita ci regala ogni attimo quadri meravigliosi ed emozioni sempre nuove, come si fa a non amarla!>

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interni

POLIFORM, COSì L’ITALIAN STYLE CONQUISTA LA CITY di Andrea Ciccarelli

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L’AVVENTURA INGLESE DI ALBERTO SPINELLI, ALDO SPINELLI E GIOVANNI ANZANI


Poliform Uk gira la boa dei due lustri, celebrando in una giornata di gala tra divi ed ospiti i 10 anni di una delle sue più particolari sfide, quella di aprire uno showroom Oltremanica a Londra, nella mitica West London. Frutto di un’avventura iniziata 18 anni fa, di una sfida voluta da Alberto Spinelli, Aldo Spinelli e Giovanni Anzani tuttora alla guida dell’azienda brianzola che ha portato l’italianissimo marchio d’arredo e design ai massimi livelli internazionali, oggi Poliform Uk è una realtà che ha saputo farsi spazio e crearsi una sua identità in una delle città più vivide, multiculturali e cosmopolite d’Europa, con il suo negozio di arredo più straordinario e d’avantgarde che si affaccia direttamente sulla centralissima Kings Road a Chelsea, uno dei quartieri più ricchi e lussuosi della città dove risiedono le più famose firme stilistiche e grandi “stores” della moda. Ricavato da una vecchia stazione dei vigili del fuoco di Chelsea, lo spazio che si estende su 3 piani e già di per se è un’opera d’arte, che nel 2002, in occasione della London Design Week, ha vinto il premio di miglior showroom. Il successo ottenuto negli anni e la crescita esponenziale della popolarità dello showroom ha così portato ad un’ulteriore espansione nel 2009 con un ampliamento della superficie di quasi 300 metri quadrati interamente dedicati alla linea delle cucine Varenna. Nel 2011 è stato poi aperto un ulteriore spazio di oltre 150 metri quadrati in Chelsea Harbour, diventato da subito riferimento per designers e architetti d’interni che si cimentano nella creazione di armadi e cucine. Un tributo a questi primi 10 anni che non poteva che essere sottolineato con una grande

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festa che ha visto la partecipazione di moltissimi invitati, architetti, designers, giornalisti e clientela internazionale. Grande protagonista è rimasto però lo stile e la classe dei prodotti Poliform e Varenna, e la collezione di pezzi disegnati da Paola Navone. Come la poltrona Bug, il divano Big Bug ed il letto Big Bed dall’evoluzione dei quali è nata Maxi Bug che George Khachfe, titolare dello showroom ha voluto realizzare per l’occasione coinvolgendo poi la creatività di tutta la città. Posizionata in Duke of York Square, turisti e londinesi hanno così potuto non solo ammirare Maxi Bug ma personalizzarla con disegni e pensieri contribuendo alla creazione di un pezzo unico della storia di Poliform.

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CONQUERING LONDON THE ITALIAN WAY Poliform UK has reached its ten year mark, celebrating with a day of grand gala amidst celebrities and guests, a decade of one of its most particular challenges: that of opening a showroom across the English Channel in London, the legendary West London. A challenge that strongly inspired Alberto Spinelli, Aldo Spinelli and Giovanni Anzani, all still at the helm of the company “Made in Brianza, Italy”. Today Poliform UK is a successful reality with the most extraordinary and avantgarde interior décor that directly faces the centrally located Kings Road in Chelsea, one of the wealthiest and luxurious areas

of the city; an area that is home to some of the most famous fashion designers and important boutiques. A tribute to these first 10 years was celebrated with nothing less than a magnificent party where the star of the show continued to be the style and class of the Poliform and Varenna products as well as the collection designed by Paola Navone. From the Bug chair, the Big Bug sofa and the Big Bed, Maxi Bug was born and realized for this occasion by George Khachfe, owner of the showroom, who enlisted the creativeness of the entire city. Positioned in the Duke of York Square, Maxi Bug was personalized with designs and thoughts written by tourists and Londoners alike, becoming a unique work of art…just like the story of Poliform.

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winery hall

47 ANNO DOMINI

a Roncade in una terra ricca di storia

di Francesco Spinaglia

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ggi a Roncade sorge 47 Anno Domini. 47 Anno Domini è situata lungo la Via Claudia Augusta, antica strada romana iniziata nel 15 a.C. da Druso, generale di Augusto, e ultimata nel 47 d.C. da suo figlio, l’imperatore Claudio, dal quale prese poi il nome. 47 Anno Domini è l’espressione di oltre 100 anni di storia e cultura della famiglia Tombacco nel mondo del vino. Quattro generazioni che con passione e professionalità hanno sempre saputo cogliere e esaltare le principali caratteristiche espresse da un terreno conosciuto come fertile, argilloso, ricco di sali minerali. Certamente un terreno ostico, non facile da coltivare, che però esalta le potenzialità della vite enfatizzando la dolcezza e l’intensità dei sapori dell’uva. Un territorio,infatti, quello del Piave, che conferisce ai vini di “47 Anno Domini” grande personalità e allure, anche grazie ai contrasti inediti che lo caratterizzano.

Vitigni tradizionali: il Cabernet Sauvignon, il Merlot ed altri autoctoni, il Raboso e il Pinot Nero, che vengono rivisitati in uvaggi diversi, dalle molteplici interpretazioni. E poi il conosciutissimo Prosecco, declinato in più profili: frizzante, metodo classico e spumante. Un terroir da cui nascono vini importanti, raffinati, dall’inconfondibile eleganza e consistenza. 47 Anno Domini si presenta a tutti coloro che hanno la fortuna di farle visita come un dipinto dove la struttura in legno, acciaio e vetro si inserisce con una morbida armonia in quasi 30 ettari di vitigni che la circondano. Una Cantina concepita in

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chiave moderna, dove giochi di luce e geometrie scandiscono gli spazi interni: la Winery Hall, un ampio ingresso collegato alla zona di degustazione, la Wine Boutique esclusivo punto vendita, la Garden’s Room una sala con ampie vetrate e un moderno caminetto, sono la cornice ideale per eventi, cocktail, matrimoni e cene. Inoltre la saletta Lounge ideata per dar vita ad uno spazio unico, dove leggere, consultare riviste e degustare un buon vino, una struttura che rappresenta il luogo ideale dove l’arte possa trovare la sua naturale espressione in una serie di appuntamenti a partire da fine anno. “47 Anno Domini” con queste peculiarità oggi è una importante espressione del life style italiano sia per la location sia per la personalità dell’intera gamma dei propri vini.

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47Anno Domini is in Roncade. 47 Anno Domini lies on the Claudius Augustus Way, an ancient Roman road whose construction was started in 15 B.C. by Drusus, one of Augustus’ generals, and completed in 47 A.D. by his son, Emperor Claudius, from whom it got its name. 47 Anno Domini is thus the expression of the Tombacco family’s 100-year tradition and expertise in wine-making. With passion and professionalism, four generations have captured and exploited the main features of an area known to be highly fertile, loamy and rich in mineral salts. It is undoubtedly a difficult terrain, not easy to farm, but it brings out the full potential of the vine by enhancing the sweetness and intense flavour of the grapes. This area, which is crossed by the river Piave, gives 47 Anno Domini wines great personality and allure, thanks to the unusual contrasts that characterise it. Traditional grape varieties - Cabernet Sauvignon, Merlot and other native species, Raboso and Pinot Noir – are combined to give many different blends. And also the famous Prosecco in various versions, sparkling, classic and spumante. A terroir that produces refined wines of unmistakable elegance and texture. 47 Anno Domini presents itself to those fortunate enough to visit it like a painting, where the wood, steel and glass building blends in with the 75 acres of surrounding vineyards. A winery conceived in modern style, where lights and shapes define the interior. The Winery Hall, a spacious entrance leading to the tasting area, the Wine Boutique, an exclusive sales outlet, and the Garden Room with large windows and a modern fireplace, the ideal setting for cocktail evenings, weddings, dinners and other events. The Lounge is a comfortably furnished room where you can read or consult a magazine while enjoying a glass of fine wine. A place where art can find its natural setting in a series of events, starting with a New Year’s Eve celebration. 47 Anno Domini today is an important expression of Italian lifestyle due to its lovely location and the wide selection of premium quality wines made here.

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La Vetreria Bisanzio Gallery collabora con i più grandi maestri vetrai. All’interno della fornace si possono trovare ancora i forni di fusione fatti nel 1960 dal Maestro Ermanno Nason. La possibilità di differenziare le produzioni garantisce la creazione di oggetti d’arte sia contemporanea che classica, ovvero, eseguiti con criteri antichi quanto la storia dell’isola di Murano. La professionalità è il requisito principe con il quale qualsiasi ospite viene ricevuto e consigliato

Bisanzio Gallery S.r.l. Calle Paradiso, 22 – Fondamenta Navagero - 30141 MURANO – VENEZIA ITALY Tel +39041739933 - +39041739222 www.bisanzioglass.com - bisanzioglass@hotmail.com

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opening

DUE GRANDi EVENTI FIRMATI BARTORELLI

Per vivere suggestioni intense di Ilario Tancon

SULLO SFONDO ESPOSIZIONE PATEK-PHILIPPE in riva al mare PAGINA SEGUENTE BRACCIALE SERPENTI DI BVLGARI

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entotrenta anni di storia, bellezza ed esclusività. Sono i 130 anni di Bartorelli, lo storico gruppo che si propone, nelle strutture di Cortina d’Ampezzo, Milano Marittima, Riccione e Pesaro, con una lunga e prestigiosa tradizione nel mondo della gioielleria e dell’orologeria. Una ricorrenza, quella dei 130 anni, che certo non è cosa di tutti i giorni e che, per questo, andava celebrata. Per farlo, Bartorelli ha pensato a due eventi in sinergia con due brand prestigiosi come Patek Philippe e Bvlgari. Due eventi per vivere suggestioni intense. Il primo, andato in scena a fine giugno a Riccione, era dedicato a Patek Philippe, brand svizzero simbolo

dell’alta orologeria internazionale. Si è trattato di un evento durante il quale Patek Philippe ha presentato presso lo storico punto vendita di viale Dante le nuove collezioni di orologi presentate al Salon de l’horlogerie di Basilea. Gli invitati, arrivati a Riccione da tutta Italia per l’occasione, hanno potuto ammirare i preziosi segnatempo della casa elvetica che, sempre, sanno offrire raffinatezza ed esclusività. Negli stessi giorni, grande successo ha riscosso l’esposizione della collezione Patek Philippe: tra i pezzi più ammirati il modello Celestial in platino, orologio molto fascinoso che riporta sul quadrante (blu profondo, costituito da 3 sottilissimi cristalli di zaffiro colorati)

le indicazioni della carta del cielo, l’ora del passaggio di Sirio e della Luna sul meridiano. Il secondo evento, celebrato il 20 luglio presso la spiaggia Mare e Pineta a Milano Marittima, ha celebrato il “matrimonio” tra Bartorelli e Bvlgari. Protagonista dell’evento la collezione Serpenti, reinterpretazione contemporanea di una delle icone più famose del marchio. Il rettile, simbolo mitologico di eterna giovinezza ed immortalità, oltre che di potere, è parte integrante dell’universo estetico del gioielliere italiano, sua icona fin dagli anni ’40, ed è stato nel tempo, proposto nelle creazioni Bvlgari più sorprendenti. Il simbolo del serpente e l’inimitabile stile Bvlgari si fondono

A lATO FAMIGLIA BARTORELLI DA SINISTRA: MARCO, ALESSANDRO, CARLO, EMANUELA

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dando vita a modelli incantevoli da indossare come una seconda pelle, come già Liz Taylor sul set di “Cleopatra”. Serpenti ma non solo. Il sottofondo delle onde del mare ha accompagnato anche l’esposizione di preziosissime parures come la “Mediterranean Eden” in oro giallo, ametiste, turchesi e diamanti composta da collana e orecchini. Sensualità, lusso, femminilità e fascino incarnati da questi sinuosi gioielli e orologi simbolo dell’eccellenza dell’artigianalità del brand. Uno splendore che ha emozionato. «Sono felice di aver potuto regalare due momenti magici ai miei affezionati clienti – afferma Carlo Bartorelli -. E sono anche orgoglioso di aver celebrato i nostri primi 130 anni con due brand di assoluta eccellenza nel mondo come Bvlgari e Patek Philippe». I primi 130 anni. Una grande storia. Ma Bartorelli guarda anche ai prossimi 130 anni. Guarda a un futuro nel quale vuole continuare a “coccolare” i propri clienti, consolidando le proposte già esistenti nelle più esclusive location italiane e proponendosi anche fuori dai confini nazionali. Per essere sempre più un punto di riferimento per i collezionisti e gli appassionati del mondo del lusso a livello internazionale.

PREZIOSI OROLOGI PATEK-PHILIPPE

130 years of history, beauty and exclusivity. With locations in Cortina d’Ampezzo, Milan Marittima, Riccione and Pesaro , historically Bartorelli has been a prestigious name in the world of jewelry and watchmaking for 130 years. An event that doesn’t happen every day and this itself is reason to celebrate . To organize this, Bartorelli considered creating a synergy with two important brands – Patek Philippe and Bulgari. Two events will be remembered. The first debuted towards the end of June and was dedicated to Patek Philippe, the Swiss symbol of exquisite high-quality timepieces renowned world-wide. It was an event in which Patek Philippe presented the new watch collection from the Salon de l’horlogerie in Basel with Bartorelli at their historical location in Viale Dante. This exhibition of the Patek Philippe collection was met with huge success. Amongst the most admired timepieces were the model Celestial in platinum, (a deep blue watch dial with 3 of the thinnest colored sapphire crystals indicating a sky chart with the passing of Sirius and the position of the moon on the meridian. The second event on the 20th of July on the Mare and Pineta beach at Milan Marittima, celebrated the “marriage” between Bartorelli and Bulgari. The star of the event was the Serpenti collection, a re-interpretation of one of the most famous icons of the brand. “I’m pleased to have given such a magic moment to my most devoted clientele ”, affirms Carlo Bartorelli, “and also to have celebrated our first 130 years of business with two absolutely exceptional brands, Bulgari and Patek Philippe”. The first 130 years; a story of great success. Bartorelli however looks forward to the next 130 years. He sees a future in which he will continue to indulge his clients, consolidating his actual proposals in the future with many of the most exclusive Italian cities and perhaps even abroad; he aims at becoming a point of reference for international collectors and lovers of luxury.

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CESARE BERLINGERI

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mostre

ROSSO | RED | ROJO Mario ARLATI

IN MOSTRA ALLA FONDAZIONE STELLINE DI MILANO

di Viola Carugati

A LATO IL MAESTRO MARIO ARLATI NELLE PAGINE FOTO DELL’ESPOSIZIONE

È

come se non si potesse resistere a toccare la superficie. Sembra di sentire l’odore dei pigmenti, dei materiali appena lavorati. Si può quasi affondare una mano e sporcarsi di colore. E invece no, solo dopo qualche istante e ci si accorge della solida e ruvida compattezza che si arrampica sulle ventidue grandi tele di Mario Arlati, in mostra alla Fondazione Stelline di Milano. ROSSO|RED|ROJO, a cura di Luca Beatrice, tende verso un’ingombrante appropriazione dello spazio. Si esce dalla concezione tradizionalistica della pittura e della tela, in cui regna la bidimensionalità per incontrare materiali che fuoriescono, quasi a volersi animare, per rompere l’area piana della superficie che, ormai, è solo illusione. I quadri diventano bassorilievi materici in cui il colore squarcia e si protende verso lo spazio, in uno stadio intermedio tra pittura e scultura, galleggiando in una sorta di limbo, luogo di trasformazione senza alcuna dichiarazione definita. In un’immagine che si concretizza e rimbalza su un’altra parete attraverso un’inquadratura sfocata, si colloca il punto d’incontro della sintesi tra solidità e levità in cui caratteristiche opposte si amalgamano in una linea fluida. Ogni sfumatura di rosso si regala

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ROSSO|RED|ROJO It’s hard not to touch the surface. You can almost smell the pigments and material that has just been manipulated. Maybe sink your hand into it and dirty it with color. But no, suddenly you realize that it’s a compact, solid, rough surface that ascends upwards on the twenty-two large canvases of Mario Arlati being exhibited at the Stelline Foundation of Milan. ROSSO|RED|ROJO curated by Luca Beatrice tends towards being a voluminous occupant of space. Traditional concepts of painting and canvas are discarded and bi-dimensionality reigns; materials overflow almost as if animated, breaking the flat area of the surface, which becomes an illusion. The paintings become materic bas-relief shattered by color that extends into space, floating in an intermediate state, and transformed into a sort of limbo with no clear definition. The realized image bounces over to another wall through a hazy framework to a meeting point of the synthesis between solidity and lightness, where opposing characteristics blend together into one fluid line. Each shade of red is spread generously on the surfaces becoming variegated, clear-cut, dirty or acute, escaping


con generosità alle superfici facendosi cangiante, netta, sporca o squillante, scappando dallo spazio in cui è racchiusa per evadere in una vita propria e infondere dinamismo alla composizione in una sensazione tattile e plurisensoriale. Una rappresentazione dello spazio in cui il vuoto si fa continuazione della materia, ciò che lascia le pareti per protendersi verso il centro della stanza si collega con tutto ciò che gli sta intorno, come le sedute di Poliform, che offrono al pubblico una diversa visione e percezione del lavoro. I materiali escono. Ma escono per entrare in qualcos’altro, e per arrivare a far parte di una dimensione senza limiti precostituiti in cui contaminano l’ambiente fisico della sala espositiva tanto da creare uno spazio altro. Un luogo protetto che contiene in sé vuoti e pieni, in cui non esistono confini entro

cui stare, il rosso scivola ed esce dalle restrizioni dei materiali, turbina per disperdersi nell’intervallo circostante. Pur essendo un monocromo, il lavoro si allontana dalla fredda meccanicità e distaccata serialità, per incontrare il colore in modo quasi artigianale. Come già individuato da Kandinsky nel 1912, nello Spirituale nell’Arte, il rosso è ‘un colore sconfinato e caratteristicamente caldo, esercita interiormente l’azione di un colore molto vivo, vivace e irrequieto. Nonostante tutta la sua energia e intensità ha una robusta nota d’immensa forza quasi consapevole del proprio scopo’. Ma non esiste solo un rosso. Ogni lieve sfumatura, ogni valore cromatico è portatore di un vissuto diverso, di una storia diversa. Persino lo stesso tono di rosso può variare in base a vari fattori esterni, e la superficie può apparire cangiante, offrendo la

from the space into which it is enclosed, evading into a life of its own and transmitting dynamism to the composition in a tactile and multisensorial sensation. A representation of space in which emptiness is a continuation of material, or rather, it leaves the walls projecting itself towards the center of the room connecting with everything around it, even the Poliform chairs that offer to the public a diverse vision and perception. The material emerges. It emerges to become something else and to be part of a dimension without preconceived limits to contaminate the area of the exhibition, so much so that another space is created. A protected area that is both full and empty, where no boundaries exist; the red slides down and emerges from the restriction of the material, swirling while dissipating into the next interval. Though being monochromatic, it’s far from the cold mechanicalness and detached seriality, encountering color in a crafty way. Just as Kandinsky discovered in 1912 in the Spiritual of Art, “ red is an immense color and characteristically warm; interiorly it acts as though it were alive, vivacious and restless. Notwithstanding all its energy and intensity it

has a robust hint of immense strength almost conscious of its purpose”. Red does not exist in only one shade. Each soft shading, every chromatic value carries a different experience, a different story. Even the same shade of red can vary based on varied external factors and the surface may seem changeable, offering the possibility to become a part of it and to comprehend that other world reachable only by surpassing the confines of perception, attempting to proceed beyond what is visible. The canvases presented become emotions transformed into painting; the flat surface takes on volume and the painted area opens up annulling the intrinsic limitation of the material as it infinitely projects itself into a deep haze. The interweaving and accumulation are bearers of presence and absence that attest to a concrete existence negated by their own fading. Layer by layer the abstract matter is formed, it thickens and cracks appear projecting themselves towards their surroundings. Fragments are added to complete the image – a w a l l, a trace of something that from evanescent and hidden becomes real, revealing itself to be saturated with thoughts.

possibilità di entrare in essa, e conoscere quel mondo altro, raggiungibile solo superando i confini della percezione, cercando di andare oltre a ciò che si può vedere. Le tele presentate diventano emozioni trasformate in pittura la superficie piatta acquisisce volume e lo spazio dipinto si apre annullando il limite intrinseco del materiale per proiettarsi all’infinito in una profondità sfocata. Gli intrecci e gli accumuli si fanno portatori di presenza e assenza, testimoniano un’esistenza concreta, negata nel loro stesso sfumarsi. Strato su strato si costituisce l’astratto materico, si addensano gli spessori, escono le crepe per proiettarsi verso ciò che le circonda. Si aggiungono frammenti per arrivare a un’immagine completa, un muro, una traccia di qualcosa che da evanescente e celata diviene concreta, rivelandosi in saturi accenni di pensieri.

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art people

ART DEFENDER LO SPAZIO PER L’ARTE di Armin R. Mengs

oggi attivo nelle due sedi di Firenze e Bologna, vedrà i prossimi insediamenti a Torino, Milano, Roma e Venezia.

E’ all’ordine del giorno. Da più parti si richiedono risorse affinché si possano ottimizzare i processi di conservazione di opere d’arte e di beni di pregio nel nostro Paese. Complice la crisi economica, la cura del patrimonio necessita di nuove e reali soluzioni. Queste possono scaturire da un concreto cambio di prospettiva, che nasce da un nuovo forte indirizzo, creare mercato e un disegno innovativo del sistema sia pubblico che privato. Esiste una “via” dove si individua “un nuovo modello di servizi e funzioni” che consentono la conservazione dei beni, affinché il loro valore si trasmetta nel tempo.

V

i è la necessità, ormai impellente, di produrre un progetto concreto, concepito per la salvaguardia e conservazione dei beni, in particolare di quelli artistici, cosìcchè il loro straordinario valore possa essere conservato e trasmesso. Servono concrete soluzioni, supportate da strumenti di alto valore tecnologico e da una profonda conoscenza del mercato, da analisi e specifiche attività, basate sulle esigenze della committenza sia pubblica che privata. Esordisce così Alvise di Canossa - Presidente di Art Defender - “società nata due anni orsono, indirizzata alla custodia e alla conservazione di beni d’arte e comunque di quanto ciascuno di noi considera per se importante e prezioso”. Un progetto imprenditoriale, di totale matrice italiana, che sviluppa un bouquet di soluzioni, dove strutture, territorialità, partnership, temporalità e servizi esclusivi si concentrano in un ideale percorso industriale. Si è così creato un network, costituito da impianti a tecnologia avanzata, con indici di sicurezza elevatissimi e con una mission ben definita: custodire, conservare e restaurare

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IN ALTO: ALVISE DI CANOSSA


beni. Uno specifico piano di servizi accessori completano l’offerta e permettono ad Art Defender di proporre un nuovo e innovativo percorso di logistica dedicata: un vero e proprio piano taste-maker. In questa evoluzione storica in cui viviamo, dove assistiamo ad una forte riduzione della volontà di acquisto nel nostro Paese (il mercato italiano riporta un limitato 7,5 euro di spesa pro-capite per l’acquisizione di opere d’arte, contro i 43 euro del mercato americano e i 212 di quello svizzero) diventa indispensabile la difesa del valore dei beni per mantenerne costante la loro fruibilità nel tempo. Art Defender è oggi attivo nelle due sedi di Firenze e Bologna, vedrà i prossimi insediamenti a Torino, Milano, Roma e Venezia. Nell’ottica di fornire un completo

compendio dedicato specificatamente alla manutenzione e al restauro, si colloca come punto di forza il Protocollo di Collaborazione siglato con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che effettivamente mette a disposizione la sua storica e assoluta eccellenza in questo delicato e prezioso compito. E’ nato così, dopo un approfondito studio di fattibilità, con l’approvazione del Ministero dei Beni Culturali, all’interno dell’impianto di Firenze, un attrezzato e completo Laboratorio di Restauro, in cui operano restauratori e conservatori accreditati ed individuati dall’Opificio stesso. Quest’accordo dimostra in modo

concreto quanto sia possibile una stretta e fattiva collaborazione tra mondo pubblico e quello privato. “Attraverso quest’esperienza si individua un percorso privilegiato, così che la cultura italiana trovi un forte supporto e nuovi equilibri che possano permettere l’uscita da un periodo così complesso.” Art Defender si inserisce quindi in un percorso più ampio, in cui la tutela del patrimonio è un impegno di concreta responsabilità sociale, per tramandarne valore.

ART DEFENDER – SPACE FOR ART It’s on the agenda. More resources are often requested in order to optimize the techniques of preserving works of art and the cultural patrimony in our country. Factor in the economic crisis and this upkeep requires new and real solutions. These may flow from a concrete exchange of prospective, born from a strong new direction to create a market and innovative design of both public and private systems. “A new model of services and functions” has been identified that permits preservation of our assets, whose value will continue to increase over time. It’s absolutely necessary to create a concrete produce created to safeguard and preserve - particularly artistic assets - in

a way that their extraordinary value will be protected and passed on to others. Tangible solutions are needed, supported by skilled technology and by a profound knowledge of the market, analysis and specific businesses based on the needs of clients, both in the public and private sector. Alvise di Canossa, President of Art Defender, made his debut. This “two-year old company is focused on the safekeeping and preservation of artwork, or whatever each one of us considers important and precious. A business project of Italian matrix offers a bouquet of solutions where structure, territorialism, partnership, temporality and exclusive services are concentrated in one ideal indu-

strial itinerary. A network is created, made of advanced technological structures, with a high degree of security and a well-defined mission of keeping, preserving and restoration of assets. A specific plan of accessories completes the offer and permits Art Defender to propose new and innovative logistics: a real tastemaker. “In this historic evolution that we live in, where in our country, the desire to purchase has highly diminished (the Italian market accounted for only 7.5 euro per capita towards the acquisition of artwork, against the 43 euro of the American market and 212 in Switzerland), it has become necessary to defend our assets rendering their worth constant over a period of time. Art Defender which today is active in its two locations, Florence and Bologna, will soon open others in Turin, Milan, Rome and Venice. From the viewpoint of supplying a complete summary dedicated specifically to maintenance and restoration, one point of reference is the Protocol of Collaboration contracted with the Factory of Semi-Precious Stones (Opificio delle Pietre Dure) in Florence, whose expertise and historical excellence in the field is invaluable. Thus - after an accurate study of its feasibility, and with the approval of the Minister of Cultural Heritage – an equipped and complete Laboratory of Restoration was created within the Florentine structure, where accredited preservation experts specifically chosen by the Factory operate. This agreement fully demonstrates how a proactive collaboration between the public and private worlds can be possible. “Through this experience a privileged path has been identified enabling Italian culture to find strong support and a new balance that will allow us to find our way out of this complex period”. Defender is involved therefore in a more ample path, where the maintenance of our assets is an obligation of concrete social responsibility, a value that will be bequeathed to others.

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Gruppo Euromobil, i nostri traguardi 1972-2012

1982-2012

40 anni

di design 1982-2012 anni di arte e cultura

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30 anni

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events

GIOCHI DI POTERE di Luca Beatrice

SULLO SFONDO Prime MinisteR - 2010 olio su tela - cM 153x183

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EVENTo DELLA GRANDE ESTATE ROMANA NEL COMPLESSO DEL VITTORIANO FINO AL 30 SETTEMBRE 2012

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ubano, nato nel 1944 all’Havana - nel 1962 si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti – Julio Larraz è uno dei pittori più interessanti del panorama internazionale contemporaneo. Allegorico nella rappresentazione dell’immagine, surrealista nella composizione, cinematografico nella narrazione, Julio Larraz anima le sue tele con una varietà di figure e protagonisti che testimonia il suo essere cittadino del mondo. Dai militari in divisa alle donne seducenti, dagli uomini politici ai nudi femminili, i soggetti del pittore cubano sono spesso toccati dal blu, colore che lui ama molto e utilizza ad ampie campiture, e che rimanda inevitabilmente alle sue origini isolane. I protagonisti delle sue storie sono spesso inseriti in contesti che richiamano l’acqua, il mare: navi appena salpate, salotti da crociera, scorci di paesaggi costieri, interni

affacciati sull’Oceano, ed ancora bagnanti dalle siluette formose, così come uomini di potere ritratti nudi in vasche di piacere. Non mancano nell’ampia ricerca iconografica di Larraz i riferimenti al mondo degli affari e alla politica che descrive con una critica decisa, nemmeno troppo celata. Parla di potere, corruzione, finanza, militarismo, ricchezza, povertà e multinazionali, scegliendo immagini che non lasciano molto all’immaginazione, e che non cadono nella retorica più banale né tanto meno nel racconto puramente didascalico. Si ricordano, del 1964, le pubblicazioni delle sue caricature a soggetto politico su New York Times, Washington Post, Chicago Tribune e Vogue. C’è poi l’erotismo, componente costante nella pittura di Larraz. Nei suoi nudi femminili la sessualità è elemento dominante, le donne sono descritte con-

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sapevoli delle loro capacità ammaliatrici, interessate a esibirsi, a farsi guardare, a provocare il desiderio dell’uomo, complici, se non proprio principali artefici, del gioco della seduzione. Per Larraz il potere è donna. Occasione per conoscere e ammirare la sua grande produzione, è l’antologica allestita al Complesso del Vittoriano di Roma e aperta al pubblico fino al 30 settembre 2012.

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SULLO SFONDO A visit to Villa Anatolia - 2010 Olio su tela - cm 183x153 SOTTO A SINISTRA Senator for Life - 2001 olio su tela - cm 177,8x193 A DESTRA La escolta de un poeta - 2010 olio su tela - cm 183x152


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A Cuban by birth, he was born in 1944 in Havana. In 1962 he left Cuba for the United States with his family. Julio Larraz is one of the most interesting international painters of the contemporary panorama. Allegorical in his representation of images, surrealist in the composition, cinematic in his narration, Julio Larraz enlivens his canvases with a variety of figures and protagonists that bear witness to his being a citizen of the world. From uniformed military men to seductive women, from political figures to feminine nudes, the subjects of the Cuban artist are often brushed with blue hues, a color that he is fond of and utilizes extensively in his backgrounds, an obvious reminder of his island roots. The protagonists of his stories are often inserted in a context of water – the sea; ships that have just set sail, cruise ship halls, hints of coastal areas, rooms that face the ocean, voluptuous bathers and powerfully important men shown nude bathing in sensual pleasure. An ample iconographic study in his references to the world of business and politics is evident, defined with decisive criticism without concealing anything. He speaks of power, corruption, finance, militarism, wealth, poverty and multinational companies; with a choice of images that leave little to the imagination, they are neither simple rhetoric nor purely didactic narrations, reminiscent of the year 1964 when his caricatures of political figures were published in the New York Times, Washington Post, Chicago Tribune and Vogue. Then there’s eroticism, a constant component in Larraz’ paintings. In his feminine nudes sensuality is the dominant element, the women are depicted as being conscious of their seductive role, desirous of flaunting and to be seen, to provoke man’s desire, accomplices, if not the main spark of the seductive game. For Larraz, power is feminine. The anthological exhibition at the Victorian Complex in Rome, an occasion to become acquainted with and to admire his work, will be open to the public through September 30, 2012.

NELLE IMMAGINI IN ALTO PILAR e JULIO LARRAZ CON CRISTIAN CONTINI A LATo stefano contini e julio larraz SOTTO STEFANO CONTINI E LUCA BEATRICE

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pa n e r a i . c o m

Mar Mediterraneo, anni ‘40. Uomini “Gamma” in addestramento. Il sommozzatore che emerge dall’acqua indossa una bussola Panerai.

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fuori porta

Seicento anni di storia in Valbelluna

Villa di Modolo di Dario Dall’Olio

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a luminosa vallata che da Belluno a Feltre ,protetta a nord dal lungo crinale delle vette del Parco delle Dolomiti Bellunesi, è sempre stata per le sue condizioni climatiche un luogo di grande residenzialità sparsa. Colline, corsi d’acqua , boschi , e vallate in particolare, alla fine del medioevo erano costellate di numerosissimi castelli e fortificazioni. Agli inizi del 400 gli interessi dell’opulenta città marinara di Venezia nell’area alpina portarono alla completa distruzione delle testimonianze precedenti diventate arroccamenti del potere feudale. La Serenissima infatti in Provincia di Belluno individuava importanti risorse da gestire quali il legname per le navi , acciai per le armi, rame per le cupole delle chiese , pellami, lane ed inesauribili risorse umane quali artigiani e collaboratori di vario genere, balie e cameriere. Oltre quindi alla

fioritura architettonica di città quali Feltre, Mel, Belluno, sorsero in quegli anni i primi esempi di villa padronale tipica del mondo veneto. Ancor oggi esistono sparsi nei luoghi più paesaggistici , circondati da grandi parchi, circa 200 esempi di Villa Veneta. Se in certo senso – precisa l’architetto Adriano

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Alpago Novello nel suo magnifico volume Ville della Provincia di Belluno – all’inizio la Villa ha “ forzato“ la natura , ne è divenuta d’altra parte elemento così essenziale e determinante, senza di cui qualcosa mancherebbe all’ambiente veneto. Ancora più accentuato il confronto con la restante regione veneta , si nota nella zona un serrato dialogo natura - architettura - vita ,... La villa nella Val Belluna è sempre stata concepita come sede stabile dell’agricoltore, che, possedendo una maggiore o minore estensione di terra , voleva abitarvi in mezzo per seguire da vicino la lavorazione.” Lo stretto rapporto con il profilo delle vette rende tali costruzioni particolarmente suggestive con particolari architettonici sempre più ricercati fra statue e alti camini. Uno degli esempi che ancor oggi rappresenta in maniera mirabile la memoria del tempo è certamente identificabile con il complesso architettonico di villa Miari-Fulcis a Modolo nei pressi della città di Belluno. Da sempre al centro di una grande tenuta agricola oltre alla villa, al borgo di rustici, la chiesetta dedicata a S.Michele costituisce con i numerosi percorsi nel verde un’impareggiabile polmone verde per podisti, ciclisti, cavalieri, escursionisti che trovano a pochi passi dalla città un’ospitalità impareggiabile. La configurazione attuale della villa risulta dalla grandiosa sistemazione data al complesso dall’architetto e proprietario Andrea Miari ancora agli inizi dell’ottocento. Si tratta quindi di una composizione di fabbricati ed elementi

architettonici il cui valore principale sta nelle intima fusione tra la scioltezza dell’impostazione, la varietà e la composizione dei volumi,che creano prospettive e spazi ben definiti, e la perfezione architettonica, uniti ad una accuratissima ambientazione nella natura circostante. A fianco della barchessa si prolungano gli edifici delle serre, mentre sul lato opposto si trova un piccolo boschetto di alberi di alto fusto , latifoglie e conifere, secondo una tipica consuetudine romantica. Nella storia locale si ricorda un Andrea Miari che fu rettore di Feltre ancora nel lontano 1100. Nel 1412 l’imperatore Sigismondo concesse ai Miari il titolo ereditario di conte e quest’anno, esattamente sei secoli dopo Francesco Miari Fulcis con la collaborazione della moglie Nicoletta e i loro quattro figli intende con un evento che si prospetta veramente notevole creare un’opportunità di aggregazione di estimatori di cultura, arte, natura durante l’ultimo week-end (25-26 agosto) . Momento in cui la villa e i giardini ritroveranno un’occasione per ribadire il loro valore storico in uno stretto legame col passato.

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maestri

GIULIANO VANGI di Gaetano Salerno

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oniugando la tradizione figurativa italiana ad una ricerca stilistica contemporanea e sperimentale Giuliano Vangi parla, attraverso la scultura, di un’umanità minore, inquieta e angosciata, quotidianamente vittima di frustrazioni sociali: ogni personaggio è allegoria di uno stato dell’essere e allude a percorsi emotivi silenziosi e intimi. Lo scultore Giuliano Vangi (Barberino di Mugello, 1931), da oltre cinquant’anni tra i principali esponenti del panorama artistico internazionale, sarà protagonista della ricca programmazione culturale dell’estate cortinese grazie alla personale a lui dedicata da Farsettiarte. Tre i momenti attraverso i quali sarà articolata la mostra: presso gli spazi espositivi della Galleria Farsettiarte (Largo delle Poste), presso la ex Funivia per Pocol e lungo Corso Italia, con inaugurazione prevista per giovedì 9 agosto 2012. Una selezione critica di lavori appartenenti alla più recente produzione e vicini alle tematiche affrontate dall’artista toscano nel corso degli anni; una ricerca sempre mirabilmente tesa tra due nodi concettuali dei quali la scultura, gesto riassuntivo ed estremo di sintesi, è divenuta portatrice; da una parte il rigore della materia scultorea – e di ogni atto creativo, sia esso additivo o sottrattivo – attraverso la quale definire, delimitare e codificare strutture umane dai confini fisici solidi e concreti; dall’altro la debolezza e l’incertezza dei sentimenti ai quali questi corpi alludono,

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le vulnerabilità esistenziali alle quali essi rimandano. Ascoltando, Per non sentire, Lucia, Martino, Uomo, Stazzema, Ulisse, Parallelepipedo Rosso sono solo alcune tra le sculture presenti in mostra, testimonianza del definitivo ritorno alla figurazione da parte dell’artista e dell’amore, mai sopito, per la tradizione scultorea italiana. Nasce così una teoria di immagini e allegorie dai forti e precisi rimandi introspettivi in cui ogni soggetto, identitario eppure anonimizzato, è il pretesto per discutere di sentimenti e per creare, senza l’ausilio di mezzi retorici, un legame psichico, diretto ed empatico, con il pubblico. Difficile restare inermi e fermi davanti ai lavori di Giuliano Vangi, la cui forza comunicativa prescinde dalle dimensioni dell’opera per tradursi in immensità d’animo, in sguardi taglienti e coinvolgimenti empatici ai quali non possiamo sottrarci. Ogni figura sembra ricercare incessantemente dialoghi silenziosi, come se nella mestizia di assenze ed allontanamenti temporali in epoche prive di appigli cronologici, ogni argomento potesse essere sviscerato, affrontato; come se in questi luoghi fuori dal tempo anche il dolore di un’umanità minore alla quale l’opera di Vangi ha sempre prestato attenzione e attinto per dare forma e sostanza a questi personaggi, potesse trovare consolazione. L’utilizzo di materiali eterogenei, le cui nature apparentemente inconciliabili trovano invece armonie intrinseche inattese nelle composizioni dell’artista, sottolinea la ricerca di spazi di coesistenza in cui la compenetrazione sfaccettata di bronzo, gesso, ebano, avorio, ceramica, marmo, vetroresina, rimanda alla complessità della natura dell’animo umano (oltre a evidenziare l’indole sperimentativa dell’artista). Tra le opere proposte da Farsettiarte anche la recente Veio (corredata di studi preparatori), motociclista bronzeo a grandezza naturale e in sella ad una vera Triumph Tiger 500, moderno e aggressivo cavaliere il cui volto occultato da un elmo medievale diviene metafora di una società che trova nell’arroganza e nella violenza, da sempre, la risposta alle proprie frustrazioni. Come gli altri lavori, profonda analisi del malaise existentiel che accomuna gli individui e che la natura propria della scultura d’autore, presenziando nello spazio del reale come entità fisica discreta ma indubitabile, può solo enfatizzare.

Una grande personale a lui dedicata alla Farsettiarte DI CORTINA

Martino, 2010 bronzo e avorio, cm 45x16,5x17 Lucia, 2008 legno di ebano e bosso, cm 116x17,5 ø (PARTICOLARE) Uomo, 2008 avorio, cm 42x12 ø Studio per Veio, 2010 collage e matite su carta gialla, cm 200x254

Ph. ©Giovanni Ricci Novara

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Gruppo Euromobil, i nostri traguardi 1972-2012

1982-2012

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di design 1982-2012 anni di arte e cultura

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30 anni

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contemporary

FABRIZIO PLESSI MONUMENTA Energie rinnovabili e arte per un futuro migliore

di Eros Rampone

Alessandro Delladio: “Vivere il presente senza contrarre debiti di sostenibilità per il futuro”

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fine 2011 Art Style anticipava quasi in sordina la notizia della prima opera d’arte integrata alla tecnologia fotovoltaica. Sebbene all’epoca i dettagli fossero pochi e ancor meno le certezze, si parlò ugualmente di Rinascimento Energetico, quasi a voler trovare nei rumors, la prova concreta di quel cambiamento tanto atteso nel campo dello sfruttamento delle risorse energetiche e dell’arte. I mesi sono trascorsi, e finalmente quel Rinascimento è realtà, grazie al genio creativo di

fotografia di Walter Leonardi/Il Cigno GG Edizioni

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Fabrizio Plessi, artista rappresentato dalla Galleria Contini. Il maestro delle videoinstallazioni ha scelto per primo di attingere all’energia solare in una delle sue creazioni, ribadendo con forza il ruolo dell’arte nella diffusione di stili di vita dimensionati all’uomo e all’ambiente, quindi sostenibili. L’opera in questione è Monumenta, la colossale installazione realizzata nella Valle dei Templi di Agrigento (visitabile fino al 5 novembre 2012), costituita da un complesso di nove celle monolitiche con cui Plessi è riuscito a fermare il tempo, imprigionando in uno scrigno di luce, suono e materia altrettante divinità dell’Antica Grecia. Poseidone, Persefone, Apollo, Ade, Afrodite, Ebe, Zeus, Demetra ed Efesto hanno svelato la loro essenza primordiale nei templi luminosi di Fabrizio Plessi, da lui stesso definiti “torri barbariche e ataviche che contengono la contemporaneità”. La concezione di Monumenta, ad oggi forse l’opera più spettacolare di Plessi, scaturisce da una profonda attenzione per l’ambiente e dallo studio delle soluzioni tecnologiche più indicate ad assecondarlo. Ecco che la luce e il suono sono riusciti a dare forma e voce agli Dei, cogliendo la forza primordiale del sole debitamente trasformata in energia, e sublimata nella metamorfosi della terra, del fuoco, dell’acqua e dell’aria. È proprio questo il valore innovativo di Monumenta, il fatto di sfruttare l’energia solare grazie all’integrazione di un impianto fotovoltaico sulla sommità di ciascun monolite. Nel momento in cui l’idea trovava forma, per Plessi è stato importante il confronto con Alessandro Delladio, Stefano e Cristian Contini. Delladio, imprenditore operante nel campo delle energie rinnovabili, attivo anche nel settore della mobilità elettrica e della tecnologia di illuminazione a LED, nonché membro del direttivo di PowerGen, la conferenza mondiale che ogni anno funge da momento di incontro e confronto sui temi legati alla produzione di energia elettrica, che quest’anno a Colonia ha affrontato anche il tema cruciale della CO2. Appassionato d’arte e collezionista, sin dagli inizi della sua esperienza personale e imprenditoriale, Alessandro Delladio ha immaginato e trovato, assieme a Fabrizio Plessi e Cristian Contini, dei possibili legami tra l’energia e l’arte. “Il mio approccio all’arte nasce dal profondo interesse che da anni nutro per pittura, scultura, musica e per ogni manifestazione della creatività umana”, afferma Delladio, chiarendo poi le motivazioni che lo hanno reso partecipe attivo nell’esperienza di Agrigento. “Tutte le attività dell’individuo, da quelle legate alla sopravvivenza a quelle percepite come meno importanti, in quanto legate

al mondo dell’estetica o del lusso, devono soppesare con attenzione le scelte che ricadranno sulle generazioni future. È possibile e doveroso godere di quanto ci circonda, senza contrarre debiti di sostenibilità con chi verrà dopo di noi”. Nel corso dei suoi lunghi incontri con il maestro Plessi e con la Galleria Contini nella figura di Stefano Contini, parte sostanziale al progetto, Delladio ha cercato di contribuire concretamente a trasformare Monumenta nella creazione artistica ‘energivora’ in una che si può definire “la più

sostenibile di sempre”, e per questo rivoluzionaria. “Futuro e progresso non passano necessariamente attraverso l’invenzione, ma possono esistere anche grazie all’innovazione, intesa come ottimizzazione e ponderazione di quanto già abbiamo, a partire dalle risorse energetiche”, aggiunge Delladio, avvallando pienamente il concetto delle ‘Cinque R’ promosso da Louis Vuitton marchio mondiale del lusso che collabora attivamente con Fabrizio Plessi: ”Renew, Recycle, Reduce, Review and Repair”. L’esperienza di Agrigento è solo l’inizio,

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e soprattutto dall’estero sono giunte richieste per replicare Monumenta in altri contesti, consacrando così il valore artistico e innovativo dell’opera. Il connubio arte e sostenibilità non è legato solo all’energia solare, ma può spaziare ad altri filoni, almeno questa è la convinzione di Alessandro Delladio, la cui esperienza professionale sembra delineare l’inedito profilo di esperto in ‘sostenibilità dell’arte’. La prossima sfida riguarda la mobilità, in particolare quella a trazione elettrica, vista come unica soluzione possibile per abbattere in modo significativo le emissioni di CO2 e polveri sottili a partire

dai grandi centri urbani. L’idea di Delladio guarda a città come Roma, Milano, Firenze, Bologna e tante altre, dove stanno entrando in vigore normative sempre più restrittive per la circolazione dei mezzi endotermici (a benzina ndr), favorendo in modo deciso le tecnologie a zero emissioni, come i motori elettrici. “In questo contesto sto lavorando ad una serie di manifestazioni artistiche – conclude Delladio –, che oltre al valore simbolico intrinseco nell’opera, avranno anche una marcata valenza sociale ed educativa”.

MONUMENTA BY FABRIZIO PLESSI: RENEWABLES POWERING ART FOR A BETTER FUTURE

Monumenta finds its rationale in a deep attention for those virtuous solutions able to optimize the use of energy towards a sustainable interaction with the Environment: each of the nine towers in this piece of Art is actually supplied by a PV plant on the ceiling. This powerful technical solution phrases a powerful vision of our future by Alessandro Delladio, passionate art follower and entrepreneur in the RE sector: “Any and each human activity, from those merely aimed to the individual survival to the complementary aesthetical ones, shall be carried out in deep consideration of the outcoming impact on next generations as we all have the duty to enjoy the world without wasting it”. In this terms, Alessandro Delladio’s vision, together with the patronage by Cristian Contini (Galleria Contini) can

Alessandro Delladio: “enjoying the present without cutting down our sustainability in the future” At the edge of 2011 Art Style rumored about an Energy Renaissance embodied by a piece integrating Art and Photovoltaics. Now, a few months later, this Energy Renaissance is a fact: Monumenta by Fabrizio Plessi is the first PV-powered Art installation consisting in nine huge monolithic towers where Renewable Energy gives life to a striking interweave of lights, sounds and matter embodying the Ancient Greek Gods within the amazing frame of Valle dei Templi, Agrigento, Sicily.

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be fully deemed as the key drivers of Monumenta; each monolith actually affirms that the past can be sustainably renewed to provide the next generations with a concrete future, this echoing the “Five R” concept by Louis Vuitton, actively cooperating with Fabrizio Plessi: “Renew, Recycle, Reduce, Review and Repair”. A sustainable Art to foster a sustainable future for All: the Valle dei Templi experience is just the first step towards the sustainable Renaissance wished by the Monumenta promoters. The next challenge sees Alessandro Delladio strongly acting for a sustainable-motion to the future through the development of several projects in the electric mobility, starting from the major Italian cities. The next Art installation is coming.


NELLE IMMAGINI PROGETTI DELL’INSTALLAZIONE PANORAMICA DELLE TORRI IN QUESTA PAGINA SULLO SFONDO ALESSANDRO DELLADIO E FABRIZIO PLESSI DAVANTI AD UNA DELLE TORRI NELLA VALLE DEI TEMPLI

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le cucine www.astra.it

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Foto: Marino Moro AD: arch. Alessandra Turchet

il rovere tattile Modello IRIDE in Rovere Tattile Sabbia e Corteccia


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gallerie

ALLA GALLERIA TEGA L’ARTE COME SEGRETO PER CRESCERE di Andrea Ferrazzi

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ice Fernando Botero che “nell’arte il segreto per crescere è confrontarsi” e, quindi, “una esposizione in un museo è una opportunità per confrontare un’opera con un’altra che è sempre la migliore lezione di pittura”. In un museo, ma anche in una mostra. Soprattutto se i suoi protagonisti sono nomi eccellenti dell’Arte, come accade per la collettiva “Ipotesi per una collezione, riflessioni e suggerimenti per una collezione d’arte” proposta dalla Galleria Tega. Attiva a Milano dal 1979, la Galleria Tega privilegia da sempre un criterio di qualità nelle proprie scelte, senza seguire tendenze specifiche o a senso unico che precluderebbero, a parità di investimento, il gusto della sperimentazione, l’intelligenza del confronto e il piacere del collezionare. Collezionare è, infatti, anche un mezzo privilegiato di conoscenza. E così ecco questa esposizione di sicuro interesse. Nello Showroom di Pietrasanta sono esposte alcune opere degli autori, con cui la galleria Tega intrattiene rapporti privilegiati e di amicizia da molti anni come Valerio Adami, Fernando Botero, Sandro Chia, Christo, Piero Guccione, Achille Perilli e Sophia Vari. Ogni artista suggerisce una lettura del mondo profondamente personale, mentre la sorprendente logica combinatoria della presenza di tante opere così diverse in uno stesso ambiente sembrano un invito, a chi guarda, a lasciarsi sorprendere dalla varietà del mondo. Pertanto, ogni raccolta di opere d’arte non è solo e semplicemente un modo di collezionare, ma la produzione di una nuova visione del mondo e di se stessi. Il percorso della mostra è caratterizzato

dall’alternarsi di artisti italiani ed internazionali. E’ presentata una selezione delle ultime opere di Valerio Adami realizzate per la mostra “Figure nel tempo”, mostra personale svoltasi all’inizio del 2012 in occasione dell’inaugurazione dei nuovi spazi espositivi della Galleria Tega di via Senato 20, a Milano. Nei dipinti esposti ritroviamo una serie di stimoli visivi raccolti durante i suoi numerosi viaggi. Appunti che l’artista fissa mediante il disegno per poi rielaborarli sulla tela in articolate composizioni in cui la figura umana rappresenta l’elemento imprescindibile, contribuendo a determinare attraverso l’equilibrio formale e l’armonia cromatica il ritmo del dipinto. Vengono presentati alcuni disegni, opere su tela e sculture di Fernando Botero, per rendere omaggio al Maestro in occasione della celebrazione del suo ottantesimo compleanno, in collaborazione con il Comune di Pietrasanta, che ha inaugurato un’importante esposizione.

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SULLO SFONDO CHRISTO Valley Curtain PROJECT FOR COLORADO - 1970 collage E TECNICA MISTA 71x55 CM SOTTO VALERIO ADAMI Studio per looking to the sea - 2012 acrilico su tela 67x147 cm


Alchemic Accident 1984 è un’imponente opera esposta di Sandro Chia, esponente della Transavanguardia italiana, artista che collabora da tempo con la galleria Tega. Dagli anni ottanta la sua ricerca è segnata da ritmi dinamici e vorticosi e da accesi impasti cromatici, ed appare orientata verso una progressiva dissoluzione formale. Paesaggi desolati o visionari, popolati da eroiche figure maschili di mitologica memoria, ricorrono nei suoi dipinti. Compaiono anche nel percorso della mostra “Ipotesi per una collezione”, altre significative opere di Christo: Curtain Valley Project for Colorado del 1972, The Pont Wrapped (Projet for Paris) del 1982 insieme a Wrapped Reichstag (Project for Der Deutsche Reichstag) del 1979, che da un lato evidenziano alcune realizzazioni fondamentali dell’ iter artistico di Christo, dall’altro testimoniano un privilegiato rapporto personale di amicizia e stima, che va avanti ormai da diversi anni, scandito da incontri newyorkesi e da occasioni espositive prodighe di soddisfazioni e di consensi. Lo stesso rapporto di stima e amicizia lo ritroviamo e scopriamo nelle opere di Piero Guccione ed Achille Perilli. Nel 2011 è stata realizzata dalla Galleria Tega un’importante personale su Piero Guccione, con una vasta selezione di opere rappresentanti il suo mare come pensiero che dilata i limiti della nostra consapevolezza. In “Ipotesi per una collezione” viene esposto Paesaggio del 2011, è uno degli ultimi lavori realizzati. Piero Guccione in ogni dipinto propone, come in questo caso, soluzioni tonali che vanno a tentare i confini dell’informale. Di Achille Perilli, Giulio Tega ama citare la frase che spesso l’artista ripete per descrivere le sue opere, come per Kate Nicole del 2010 , “ Io sono un falso geometrico, l’ho sempre sostenuto” ma lo stesso ragionamento riguarda anche le opere più storiche come La vasta pianura del 1964. L’oiseau du paradis del 2008 e Nuit blanche del 2010 sono le due sculture di Sophia Vari, da molti anni seguita dalla galleria Tega e legata anch’essa affettivamente alla cittadina di Pietrasanta, le sue sculture richiamano nella loro sinuosità e nel loro colore le sculture dell’antichità. Il colore è fondamentale anche negli acquarelli, in cui la fuga prospettica dei frammenti si risolve in una ricerca di profondità, opere che concludono il percorso della mostra.

SOPRA A SINISTRA ACHILLE PERILLI Kate nicole - 2010 tecnica mista su tela - 81x65 cm A DESTRA SANDRO CHIA ALCHEMIC ACCIDENT - 1984 OLIO SU TELA - 170x150 CM

FERNANDO BOTERO Donna con ombrello - 2006 bronzo 34x24x62 cm

SHOWROOM GALLERIA TEGA PIETRASANTA Esposizione di Arte Moderna e Contemporanea dal 7 luglio al 30 agosto 2012 da lunedì a domenica 18 – 24 presso la Galleria Tega, via Provinciale Vallecchia 56, Pietrasanta (LU). Per informazioni: tel. +39 3487421417 / + 39 3483369368 info@galleriatega.it - www.galleriatega.it

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ar t i s t i i ngal l er i a:

I pot es i perunaCol l ez i one

Va l e r i oAda mi ( Bol ogna , 1935) F e r na ndoBot e r o( Col ombi a , 1932) S a ndr oChi a( F i r e nz e , 1946) Chr i s t o( Chr i s t oJ a v a c heff, Bul ga r i a1935) Pi e r oGuc c i one( S c i c l i , 1935) Ac hi l l ePe r i l l i ( Roma1927) S ophi aVa r i ( Gr e c i a , 1940) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

E s pos i z i onedi Ar t eModer naeCont empor a ne a da l 7l ugl i oa l 30a gos t o2012 dal unedì adomeni c a18–24pr es s ol aGa l l er i aT ega Vi aPr ov i nc i a l eVa l l ec c hi a56, Pi et r a s a nt a( L U) . Peri nf or ma z i oni c el . +393487421417/+393483369368 i nf o@ga l l er i a t ega . i t www. ga l l er i a t ega . i t _________________________________

miart 2013 5 - 7 April, 2013

25/28 GEN JAN 2013 BOLOGNA ITALY



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yachting

a cura dell’Ufficio Stampa di Arzanà Navi

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NATIVA Foto di Matteo Bertolin


a project wholly designed and developed in italy and deeply rooted in venice.

un progetto totalmente concepito e sviluppato in italia e profondamente radicato a venezia

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n’idea che si traduce in una sfida imprenditoriale: portare per la prima volta nel Nord-est un polo cantieristico specializzato nella produzione di yacht di alta gamma, farne un volano di sviluppo per un intero settore e contemporaneamente un polo attrattore di competenze, specializzazioni, know-how. Perché Venezia torni ad essere motore di cultura d’impresa, di artigianalità, di occupazione. E per dimostrare che la riconversione industriale di Porto Marghera si può trasformare in una grande occasione di rilancio culturale, prima ancora che economico, per il territorio.

NATIVA INCONTRA L’ACQUA NATIVA MEETS THE WATER

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maggio 2012 nativa viene varata a marghera may 2012 nativa has been launched in marghera

arzana' navi spa prende il nome dall'antica denominazione dell'arsenale della serenissima arzana's navi spa takes its name from the ancient appellation of the serenissima arsenal.

Arzanà Navi Spa – che prende il nome dall’antica denominazione dell’Arsenale della Serenissima – nasce nel 2008 dall’intuizione di un giovane imprenditore padovano, Alberto Peruzzo, oggi alla guida di una holding composta da numerose società operanti nei settori più disparati (dall’editoria alla finanza, dal mercato immobiliare a quello energetico): l’idea che Venezia, grazie alla sua storia, alla sapienza artigianale e allo spirito di iniziativa che ne caratterizzano il Dna, oggi come un tempo ha tutte le carte in regola per essere punto di riferimento internazionale della nautica di lusso e della ricerca cantieristica d’avanguardia.

ALBERTO PERUZZO AL VARO DI NATIVA ALBERTO PERUZZO AT THE NATIVA’S LAUNCH

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così, nel 2009, nel nuovo cantiere di via dell’Elettricità, a Marghera – dove lavorano oggi circa 60 fra dipendenti e collaboratori, scelti per lo più fra i tecnici e le maestranze provenienti da altri cantieri di eccellenza della città e protagonisti di tante avventure targate America’s Cup – prende vita il primo progetto targato Arzanà Navi: la costruzione di due maxiyacht, Nativa e il suo gemello, velieri monoalbero da cinquanta metri di lunghezza e 280 tonnellate di stazza capaci di coniugare stile, comodità, prestazioni e dotati delle più innovative soluzioni tecnologiche (sono certificati green star per il rispetto dell’ambiente). Ciascuna potrà accogliere dieci ospiti e otto membri di equipaggio. Materiali e rifiniture sono rigorosamente made in Italy.

CONFERENZA STAMPA PER IL RESTAURO E RIAPERTURA DEL PADIGLIONE DELLA BIENNALE DI VENEZIA. DA DESTRA ALBERTO PERUZZO (PRESIDENTE ARZANÁ NAVI), GIORGIO ORSONI (SINDACO DI VENEZIA) E PIERO BECCARI (VICE PRESIDENTE LOUIS VUITTON).

PRESS CONFERENCE FOR THE RENOVATION AND THE RE-OPENING OF THE VENICE PAVILLON OF THE BIENNALE.. FROM THE RIGHT: ALBERTO PERUZZO (ARZANA’S NAVI PRESIDENT), GIORGIO ORSONI (VENICE CITY’S MAJOR) AND PIERO BECCARI (VICE-PRESIDENT LOUIS VUITTON).

Per Alberto Peruzzo, presidente di Arzanà Navi Spa, «Arzanà è e resterà sempre un cantiere a Venezia e per Venezia, un trait d’union fra aziende industriali e territorio: perché progettare e produrre navi hi-tech a Marghera significa accrescere il valore del prodottoVenezia nel mondo, e quindi innescare un processo virtuoso trainante per l’immagine stessa e le opportunità future di tutto il territorio». Testimonianza simbolica di grande valore del legame con Venezia, è stato l’accordo tra Louis Vuitton e Arzanà Navi per dare il proprio sostegno al progetto di restauro architettonico e ripristino culturale di una storica e prestigiosa sede espositiva veneziana, il Padiglione Venezia; restituita ai veneziani e al mondo intero in occasione dell’Esposizione Biennale Internazionale d’Arte 2011.

la saggezza dell'arte e della storia,l'eleganza a f f usolata d el l e barche, l a l i q u i d i t a ' d e l m a r e e l a concretezza dell'industria: fabrizio plessi, la sintesi vivente del progetto arzana'. the legacy of art and history, the tapered elegance of the boats, the liquidity of the sea and concreteness of industry: fabrizio plessi is the living synthesis of the arzana's project..

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IL PADIGLIONE DELLA BIENNALE DI VENEZIA DOPO IL RESTAURO THE VENICE PAVILLON OF THE BIENNALE’ AFTERWARD THE RENOVATION

Il nuovo megayacht Nativa ha fatto il suo debutto mondiale nel bacino di San Marco sabato 12 e domenica 13 maggio 2012, in occasione del primo Trofeo Arzanà-Città di Venezia che ha visto in lizza tutti i team impegnati nell’America’s Cup. Nativa ha segnato la linea del traguardo della competizione. I trofei che premieranno i vincitori sono disegnati dall’artista Fabrizio Plessi. La premiazione è avvenuta nella cornice dell’Arsenale di Venezia all’interno dell’evento “La notte di Nativa” la grande festa di presentazione e di debutto di Nativa.

MARI VERTICALI DI FABRIZIO PLESSI AL PADIGLIONE DELLA BIENNALE FABRIZIO PLESSI’S WORK: “MARI VERTICALI AT THE BIENNALE’S PAVILLON

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PROJECT WHOLLY DEISGNED AND DEVELOPED IN ITALY AND DEEPLY ROOTED IN VENICE.

An idea to bring a top of the range yacht-building yard to the North-East for the first time has translated to a business venture for development of an entire sector while attracting skills, expertise and know-how at the same time. Venice has become the heart of enterprise, craftsmanship and employment once again and the industrial conversion of Porto Marghera has relaunched it nationally on an economic but more important cultural scale.

Arzanà Navi Spa takes its name from the old Arsenale della Serenissima dockyard and was launched in 2008 by a young entrepreneur from Padua, Alberto Peruzzo, today leader of a holding made up of various companies operating in different sectors from publishing and finance, to real estate and energy. Venice has become an international hub for luxury yachting thanks to its history, NELLA PAGINA: FOTO DELLA REGATA. ON THE PAGE: PICTURES OF THE RACE.

IL TROFEO ARZANÀ NAVI DISEGNATO DA FABRIZIO PLESSI ISPIRATO ALL’OPERA MARI VERTICALI. ARZANA NAVI’S TROPHY DESIGNED BY FABRIZIO PLESSI FOLLOWING HIS WORK “MARTI VERTICALI”.

segue >>


jonofui.it

Williamsburg, New York May 1 st 2012


craftsmanship know-how, avant-garde boat-building research and initiative all of which define its DNA.

In 2009, in the new Elettricità dockyard in Marghera,the first Arzanà Navi project took place– where around 60 employees and consultants work including experts and masters hailing from other top-class city dockyards along with America’s Cup stars. Two maxi yachts, Nativa and its twin, a 280 gross tonnage single-mast fifty meter yacht which marries style with comfort and performance and is equipped with the most innovative state-of-the-art technology (they are green star certified environmentally friendly). Each one can host ten guests and eight crew. All materials and finishes are strictly made in Italy.

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ccording to Alberto Peruzzo, president of Arzanà Navi Spa, “Arzanà is and will always be a dockyard in Venice and for Venice, a partnership of industry and locality as designing and producing hi-tech ships in Marghera means increasing the Venetian product value throughout the world therefore triggering positive spinoff for its own image and future opportunities for the whole area”. The agreement between Louis Vuitton and Arzanà Navi is a symbolic testament as to the great value of the connection with Venice and supports the architectural restoration and cultural renovation of a historical and prestigious Venetian exhibition fair area, the Padiglione Venezia; given back to the Venetians and the world for the Esposizione Biennale Internazionale d’Arte 2011 International Art exhibition. The new mega yacht Nativa had its world debut in the San Marco dock on Saturday and Sunday the 12th and 13th of May 2012, for the first Trofeo Arzanà - Città di Venezia Cup with all the teams in the running for the America’s Cup World Series. Nativa has set the marker for the competition. The cups to be awarded to the winners are designed by the artist Fabrizio Plessi. The awards ceremony has been kept at the Arsenale within the “Night of Nativa” event, the debut party of Nativa. FOTO DA SOPRA: PICTURES FROM THE TOP: TROFEO ARZANÁ, LA PREMIAZIONE. ARZANÁ’S TROPHY, THE AWARDS CEREMONY. IL TEAM ARTEMIS ED ALBERTO PERUZZO FESTEGGIANO ALLA FINE DELLA REGATA. ARTEMIS TEAM AND ALBERTO PERUZZO CELEBRATE AT THE END OF THE RACE. LA NOTTE DI NATIVA, IL CONCERTO.“LA NOTTE DI NATIVA”,THE CONCERT. L’ARSENALE..THE ARSENAL.

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CRISTALLO HOTEL SPA & GOLF

THERE IS NO HIGHER PLACE.

C’è un posto magico, sulla cima più preziosa delle Dolomiti, dove si vive in ogni stagione la montagna più nobile. È il Cristallo Hotel Spa & Golf: l’unico 5 stelle lusso delle Dolomiti. Qui respirerete il profumo delicato del sole e potrete accarezzare la natura più pura. Scoprirete suite dal fascino indimenticabile, la preziosità del comfort più esclusivo e la delicatezza del benessere firmato Transvital, circondati da un paesaggio ineguagliabile. Questo è un soggiorno al Cristallo. Questo è il top. Naturalmente, a Cortina. Venite a scoprire le nostre proposte su www.cristallo.it

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punto sul punto

CHI HAI AMATO DI PIÙ? I CANI O GLI ARTISTI? GLI UNI E GLI ALTRI RISPOSE PEGGY GUGGENHEIM di Milena Milani

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gni tanto, quando andavo in visita da Peggy Guggenheim, a Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande a Venezia, la mia amica attraversava il giardino e mi conduceva al muro dove c’erano le tombe dei suoi cani. In quei momenti Peggy taceva commossa e anch’io stavo in silenzio, perché la cerimonia si svolgeva come un rito. In alto, il primo è Cappucino (con una sola c), è vissuto dal 1949 al 1953; gli altri sono una schiera, sempre a sinistra, sulla cinta che chiude piante e fiori molto curati, ecco Toro, sir Herbert, Hong Kong, nel 1979 fu sepolto Cillida, che si chiama come lo scultore. Peggy voleva animali della stessa razza, per lei erano tutti babies, non si distinguevano gli uni dagli altri, lei sola ci riusciva e quelle intricate pellicce ricciolute esigevano le carezze delle sue mani nodose, che si infilavano lì dentro, grattavano le orecchie o il sottogola dei cagnolini, e procuravano gioia continua che li mandava in tilt. Quanto erano belle le giornate in cui la celebre americana dal naso a patata (suo tormento ma anche sua straordinaria diversità) trascorreva le ore in giardino o con i visitatori, raccontando le storie della sua vita. La prima volta giunse a Piazzale Roma in una macchina scoperta sulla quale, accanto a lei, c’era una scultura di Brancusi, decapitata, che attirava l’attenzione della gente. Un altro choc sconvolse l’opinione pubblica quando, nell’immediato Dopoguerra, alla Biennale, lei espose la sua raccolta. Inaugurò la manifestazione il Presidente Einaudi che, sulla porta del Padiglione della Grecia, osservando le sgocciolature di Pollock, chiese: “Dove sono le sue opere?”. Peggy diventò rossa, con gli orecchini di Calder che le arrivavano alle spalle, fece un gesto circolare indicando quadri e sculture ma Einaudi ripetette la domanda, imbarazzato, e lei rispose allo stesso modo, scoppiarono fischi e applausi, lo Stato italiano non accettò di pagare il quindici per cento della importazione definitiva, e la Collezione andò alla Fondazione Guggenheim di New York, con la clausola, però, che sarebbe rimasta nella Serenissima. Quel quindici per cento se lo pagò Peggy e noi italiani facemmo una pessima figura. Il mio compagno Carlo Cardazzo regalò alla nuova Dogaressa una copia del Trono di Attila in marmo, come quello che c’è a Torcello, e lei lo fece mettere in giardino. Sul Canal Grande c’è anche un Cavaliere nudo di Marino Marini, che ha un enorme sesso svitabile, sempre in erezione, che viene cambiato in uno più piccolo a seconda dei visitatori. Sta di fronte alla Prefettura e tutti ne parlano. Dopo la sua morte, avvenuta all’Ospedale di Camposampiero nel 1979, Peggy, ridotta in cenere, riposa accanto ai suoi cani. Lei aveva dato le disposizioni di essere cremata. Con tanti amici anch’io venni invitata al suo ultimo compleanno, facemmo un gran pranzo felice, c’era il pittore Santomaso, Peggy era allegra, venne ripresa da una televisione locale, parlò nel suo italiano pasticciato, molto divertente, disse che la morte non le faceva paura perché sarebbe stata condivisa con i suoi animali. Ognuno di noi aveva gli occhi lucidi. “Chi hai amato di più”le chiesero. “I cani o gli artisti?”. Lei rispose dolcemente: “Gli uni e gli altri”.

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home spaces

ALPE - ASTRA

RITORNO ALLA NATURALITÀ di Alessandra Turchet

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a bellezza risiede nella semplicità e nell’essenzialità di uno stile. Una superficie esclusiva con un touch accattivante è la caratteristica estetica della nuova finitura in Olmo di AGHA, presentata dalle Aziende ASTRA e ALPE, dove viene esaltata al massimo la naturalezza dell’essenza. Espressione di un progetto di design che ha profonde radici nella tradizione, le calde finiture dell’Olmo AGHA vestono di armonia tutti gli ambienti domestici, con la praticità e l’eleganza di prodotti che garantiscono alti standard di qualità a tutti i livelli.

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ALPE – ASTRA BACK TO NATURALNESS Beauty lies in simplicity and essentiality of style. An exclusive surface with an attractive touch is the main esthetic characteristic of AGHA Elm made finish; it has been presented by ASTRA & ALPE maximally exalting the natural essence. Here is the expression of a design project that founds its roots on tradition; the warm Elm made finish, covers with harmony all domestic ambient together with elegance always keeping high standard level. Study of shape, technology and innovative materials here achieve ambitious goal.


Lo studio di forme, tecnologie e materiali innovativi, raggiunge traguardi sempre più ambiziosi. I nuovi progetti IRIDE e VELA propongono una elegante e fluida essenzialità nell’ambiente domestico, in grado di garantire un comfort multisensoriale personalizzato grazie ad una vastissima gamma di superfici diverse nella finitura e nel colore. Lo spazio dell’ambiente domestico ritrova una dinamica essenzialità, frutto di una progettualità immediata, di un’ergonomia comoda che consente di creare soluzioni espressive e colorate.

MATERIALI E FINITURE INNOVATIVE

A SINISTRA E SOPRA: ASTRA - Progetto IRIDE

in basso: ASTRA - Progetto VELA

INNOVATIVE MATERIAL AND FINISH IRIDE & VELA new projects take a very fluid and elegant essentiality in the ambient; they granted a multi sensorial comfort thanks to a wide range of surfaces in many finishes and colors. The domestic space finds a new dynamic essentiality thanks to an immediate planning of a new ergonomics that creates lively and colored solutions.

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AGHA: VOCE DEL VERBO IMMAGINARE L’eleganza del vivere quotidiano trova forma nella nuova finitura in Olmo AGHA, per un caldo contatto con la materia e sensazioni armoniche che permettono di arredare con stile e ricercatezza. Geometrie in movimento rendono unica la testiera del letto VIRGOLA, abbinata al Gruppo BETA ed accomunata dalla suggestione materica delle venature in evidenza proposte anche nell’armadio TATTILE. Sono grandi emozioni che celano dettagli inconfondibili e che rendono seducente ogni ambiente domestico.

AGHA MEANS “IMAGING” The elegance of the everyday life is in the new Elm made finish. The warm contact with substance and the harmonics sensations allow to decorate with style and sophistication. Movement of geometry make the VIRGOLA headboard as unique one, matched with BETA set and TATTILE wardrobe with its evidenced grain that gives impressive material suggestion. Big emotions hiding details that make attractive every domestic staying.

SOTTO: Progetto TIME letto Virgola e gruppo Beta in finitura AGHA

a SINISTRA: Progetto TIME in finitura AGHA e laccato opaco bianco le cucine

www.astra.it

giorno & notte

www.alpe.it

AD: arch. Alessandra Turchet www.interiordesignconcept.eu FOTO: Marino Moro www.marinomoro.it

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appuntamenti

TRA CIELO ARTE E MARE di Paolo Fontanesi

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MITORAJ A RAVELLO


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d Igor Mitoraj, scultore francopolacco tra i più influenti della sua generazione, è dedicata la mostra in corso a Ravello, visitabile fino all’8 settembre, in concomitanza con la sede del Festival Ravello 2012 della Costiera Amalfitana, e organizzata in collaborazione con la Galleria Contini di Venezia e Cortina d’Ampezzo. Il titolo della mostra è «Memoriae», un «titolo migliore probabilmente non lo si poteva scegliere, –ha spiegato lo stesso maestro – perché quando chi fa arte arriva in un posto come Ravello, fa inevitabilmente i conti con il passato». Ravello è in effetti un luogo principe della classicità. E classica è l’arte di Mitoraj, seppur rivisitata in chiave moderna, che non ha mai nutrito timori reverenziali nel rileggere immagini e simboli cari a Fidia e Policleto. E’ quindi la classicità il referente principale di Mitoraj – che non disdegna di guardare anche alle culture dell’estremo oriente - un mito forse tramontato ma non finito, un richiamo costante per la civiltà occidentale, un indissolubile componente del nostro Dna, un elemento che anche il più sfrenato modernismo tecnologico non riesce a sradicare completamente. Non si tratta di un “rinascimento” o di uno dei vari ritorni al passato. La sua lettura della

tradizione classica non vuole esaltare né adattare o rimodellare, ma vuole rappresentare per frammenti il tempo che è passato su queste sculture, così come frammentate ci sono giunte a rappresentare gli archetipi dell’antichità. Le suggestive opere sono presenti nei maggiori musei del mondo e in spazi pubblici e privati: da Londra a Parigi fino a Roma e New York. Un grande artista contemporaneo che attraverso la scultura riesce a far cogliere allo spettatore lo scambio di energia tra il luogo e le figure rappresentate che riflettono sempre la condizione dell’uomo contemporaneo. La retrospettiva di Ravello si articola così in momenti e luoghi preliminari che sanno interagire con le opere stesse, come un museo a cielo aperto: il piazzale dell’Auditorium Oscar Niemeyer ma anche piazza Duomo e nei giardini di Villa Rufolo, popolati per l’occasione dalle sue creature monumentali degli idoli ideati per l’occasione dallo scultore. Dalla «Corazza», del 1980 a la «Polvere

d’Oriente», del 1990, per continuare con il «Centauro», del 1994 o con la «Porta Italica», del 1997, sono soltanto alcune delle opere mirabili presenti in mostra. All’interno di Villa Rufolo, sono presenti anche le otto tele ad encausto su fondo oro, testimonianza di una ricerca sulle tecniche arcaiche, oltre alla novità del mosaico realizzato sul pavimento della cappella della villa stessa. Cinque opere nuove trovano invece ospitalità all’ingresso dell’auditorium, forse il luogo più incantevole della mostra: la celebre «Bocca di Eros», «Gambe alate», il «Torso alato screpolato», il «Torso di Icaro» e l’«Osiride addormentato». Una mostra a dir poco imperdibile, che non potrete certamente rivedere con le stesse modalità in nessun altro luogo o museo del mondo, proprio perché Ravello è parte della sua stessa natura, più unica che rara.

SULLO SFONDO DA SINISTRA GAMBE ALATE, TORSO DI IKARO, OSIRIDE ADDORMENTATO, TORSO ALATO SCREPOLATO, BOCCA DI EROS

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MITORAJ IN RAVELLO The ongoing exhibition in Ravello is dedicated to the FrenchPolish sculptor Igor Mitoraj, one of the most influential of his generation. The exhibition in collaboration with the Festival Ravello and the Contini Art Gallery (in Venice and Cortina d’ Ampezzo) will be open through September 8th. “A title more fitting than Memoriae could not have been chosen”, the master himself explains, “because in a place like Ravello it’s inevitable to evoke the past”. Ravello is a background of classic roots. And, the art of Mitoraj is classic, works with a contemporary twist that never nurture reverential awe by recalling images and symbols dear to Phidias and Polykleitos. Classic art is the principal inspiration for Mitoraj - though he has no disdain for Oriental culture - fading but not forgotten legends, a constant reminder for Western civilization , an indissoluble component of our DNA, and an element that even the most modern technology is incapable of completing erasing. It’s not a “renaissance” or one of so many that return to the past. His vision of classic tradition is not meant to exalt nor to adapt or re-model, but these sculptures in fragments represent the passing of time, just as the fragments to us represent the archetype of antiquity. These fascinating works are present in important museums world-wide, as well as in public and private areas from London to Paris to Rome and New York. A great contemporary artist who through sculpture is capable of capturing the exchange of energy between the scenery and the figures represented as they cause us to reflect upon the human condition in today’s world. The retrospective exhibition in Ravello is articulated in such a way where the moment and setting can interact with those same sculptures, like an open-air museum – at the Oscar Niemeyer Auditorium Piazza, also in piazza Duomo and in the gardens of Villa Rufolo, populated by his monumental creatures, idols created for the event by the sculptor. From “Corazza” (1980) to “Polvere d’Oriente (1990) and continuing to “Centauro” (1994) or “Porta Italica” (1997), the names of only a few works to be seen at the exhibition. Inside Villa Rufolo, eight paintings in encaustic art on a gold background are also on display, bearing witness to his studies on archaic techniques; a mosaic pavement was also realized in the chapel of the same villa. Five new works - “Bocca di Eros”, “Gambe alate”, “Torso alato screpolato”, “Torso di Icaro” and “Osiride addormentato” - are situated at the entrance to the auditorium, perhaps the most enchanting setting of the exhibition. A retrospective not to be missed, that will never again be presented in the same manner anywhere or in any museum in the world; because Ravello is a part of the same environment, in a class all by itself.

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Polvere D’Oriente - 1990 Bronzo H:99 L:72 P:99 cm


ARAZZI E TAPPETI D’ALTA EPOCA

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INTERVISTA A RENATO BRUNETTA, PRESIDENTE DEL FESTIVAL DI RAVELLO 2012 Renato Brunetta, presidente della Fondazione Festival di Ravello, parla con orgoglio del manifesto simbolo del Ravello Festival 2012, che mostra in primo piano l’immagine che ritrae una scultura di Igor Mitoraj, con cui si è aperta quest’ultima edizione di uno dei festival estivi più invidiati d’Europa. Presidente, il Ravello Festival è diventato un patrimonio culturale del Paese? «Certamente, vogliamo che diventi un patrimonio di tutti. Anche per questo abbiamo lavorato per mettere in rete i quattordici comuni della

Costiera amalfitana, per esaltare le peculiarità di questa bellissima terra». In che modo? «Per esempio, mandando in diretta i 32 concerti del Festival su un maxischermo in piazza Duomo a Ravello e, possibilmente, in contemporanea perlomeno in alcuni comuni della costiera».

è quello di arrivare al superamento delle risorse private su quelle pubbliche, per fare vedere che il privato è in realtà più pubblico delle istituzioni pubbliche».

Il Ravello Festival 2012 si snoda su 70 giorni di programmazione con 50 eventi, 32 dei quali musicali, un programma molto ricco e articolato, quindi anche molto costoso, e le risorse economiche? «Questo particolare va a vantaggio di un’offerta culturale che gode della partecipazione per il 50% di risorse private, proprio per sostenere i costi molto elevati. L’auspicio

Bocca di Eros - 2007 Bronzo H:232 L:395 P:178 cm

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Ph Diego Gaspari Bandion

Grand HotEl SAVoiA CortinA d’AMpEzzo Cultura del vivere, vivere nella Cultura.

É bello quando si torna a casa! E tornare al Grand Hotel Savoia Vi darà la stessa sensazione di esclusiva familiarità, di lussuoso calore, in una struttura completamente rinnovata. Sul comfort non siamo scesi a nessun compromesso, abbiamo pensato solo a quello che poteva farvi stare bene, con camere e suite di grande pregio, il ristorante Savoy, il bar Giardino d’inverno, il Cigar Bar, spazi per mostre d’arte ed eventi musicali, il centro benessere Messeguè e il centro congressi, storico punto di incontri della cultura, donato nuovamente a Cortina d’Ampezzo. Grand Hotel Savoia, il nuovo hotel a 5 stelle di Cortina d’Ampezzo: è qualcosa di meglio, ed è bello poterlo scegliere!

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illum-in-art

Si scrive Oma Illuminazione. Si legge luce su misura.

DOVE NASCE LA LUCE di Ilario Tancon Dott. Piero Brunello

Si scrive Oma Illuminazione. Si legge luce su misura. Sì, perché l’azienda padovana, che ha fatto dell’investimento in tecnologia avanzata e in innovazione continua il proprio imprescindibile modus operandi, continua a essere punto di riferimento a livello internazionale nel mondo delle lampade grazie a un lavoro ritagliato con cura maniacale sulle esigenze di ogni singolo cliente. Che siano i locali di un hotel esclusivo, piuttosto che gli interni di un’abitazione privata o gli spazi di un teatro, per Oma Illuminazione tutto deve essere studiato come una realizzazione speciale. «Mi piace immaginarci come dei grandi sarti che confezionano per i loro clienti degli elegantissimi vestiti su misura, perfetti per il loro corpo e per la loro personalità – spiega il dottor Piero Brunello, titolare

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di Oma Illuminazione -. In azienda, del resto, operiamo proprio così, studiando soluzioni personalizzate. Abbiamo infatti un grande catalogo di lampade da quadro e da specchio, come nessun’altra azienda in Italia e forse come nessuna al mondo, ma c’è

sempre qualcuno che vuole di più, che ha qualcosa di fuori serie o con misure strane o in posizioni impossibili. E qui interveniamo con il nostro servizio “custom”, un servizio esclusivo che permette di accontentare le esigenze più disparate». «La gioia negli occhi dei nostri clienti, soddisfatti perché la soluzione trovata era proprio quella che cercavano, diventa la nostra gioia – prosegue Brunello – Oggi c’è una grandissima richiesta


di cose belle ma, al contempo, c’è anche una pressante richiesta di risparmio di energia elettrica. Noi, con la nostra straordinaria collezione di lampade a led o a basso consumo sappiamo rispondere perfettamente a questa esigenza». Molte sono state nel passato e molte continuano ad essere le strutture ricettive, alberghi e ristoranti ma non solo, che si rivolgono a Oma Illuminazione sia per l’estetica e la qualità dei materiali con i quali vengono prodotte sia per le notevoli

Saint Vincent Resort & Casino

performance delle lampade che escono dai laboratori di Padova. «Quest’anno, ad esempio - dice Alberto Brunello, figlio del titolare e new entry nell’azienda di famiglia - abbiamo contribuito con varie centinaia di lampade ad illuminare il rinnovato Parc Hotel Billia e il Saint Vincent Resort & Casino. Una bella soddisfazione e un motivo in più per continuare ad essere protagonisti assoluti nel mondo della progettazione e della produzione del Led Lighting».

Parc Hotel Billia - Saint Vincent 101


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glass

IMPATTO ZERO

INAUGURATA A MURANO LA PRIMA VETRERIA A BASSO IMPATTO AMBIENTALE

di Eros Rampone

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ono stati il Presidente del Consiglio Regionale del Veneto, Clodovaldo Ruffato e l’Assessore al Turismo del Comune di Venezia, Roberto Panciera, ad inaugurare la rinnovata sede della Linea Murano Art nella celeberrima isola lagunare del vetro: 2.200 metri quadrati tecnologicamente innovativi ad iniziare dall’accessibilità, garantita a tutti grazie ad un ascensore in cristallo ed a percorsi facilitati. La scalinata di collegamento, fra i due piani di esposizione, è altresì dominata dal prototipo di un imponente lampadario “Rezzonico” illuminato, per la prima volta, da lampade a led, che permettono la riduzione del consumo da 840 a 150 watt. Tutta la nuova struttura è comunque orientata all’ottimizzazione dei consumi energetici, abbattendo le dispersioni termiche ed utilizzando le più moderne tecnologie di condizionamento degli ambienti. Il riscaldamento, oltre che da pompe di calore e da caldaie a condensazione, è assicurato dal recupero dell’energia termica emessa dai forni di produzione. Così come la riconversione dei lampadari Rezzonico a basso consumo energetico, anche il sistema anticontraffazione NFC (Near Field Communication), appena presentato, guarda alle nuove esigenze del mercato soprattutto estero. Si tratta dell’evoluzione del sistema RFId (Radio Frequency Identification), già adottato, unica vetreria muranese, dalla “Linea Murano Art” per garantire le opere di Afro Celotto, maestro vetraio apprezzato in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti. La nuova tecnologia permette, attraverso un sistema informatico, la verifica dell’autenticità dell’opera d’arte grazie al semplice utilizzo (basta avvicinarlo

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all’oggetto) di un telefono cellulare di ultima generazione, di cui si prevede la commercializzazione di 350 milioni di esemplari nel prossimo anno. “L’importante ristrutturazione della sede aziendale vuole anche essere un segnale di fiducia per la città in un momento di difficile congiuntura economica – commenta Nicola Foccardi, amministratore unico dell’azienda vetraria, nata nel 1980 da precedenti esperienze nel settore – L’innovazione ritengo sia una scelta obbligata: il mondo tecnologicamente

corre e noi, a Murano come in Italia, siamo in ritardo. La qualità del prodotto è fondamentale nel mercato globalizzato ed il nostro vetro artistico è uno degli oggetti più imitati: per questo va tutelato con i più moderni sistemi di garanzia dell’origine.”


NELLE FOTO INTERNI NUOVO SHOWROOM LINEA MURANO ART

Fotografie di Mirco Toffolo

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Gruppo Euromobil, i nostri traguardi 1972-2012

1982-2012

40 anni

di design 1982-2012 anni di arte e cultura

30

30 anni

di sport


DESIGN R&S ZALF, ROBERTO GOBBO E EDOARDO GHERARDI

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personaggi

MARIO MORETTI POLEGATO PATRON DI GEOX di Paolo Fontanesi

Mario Moretti Polegato, classe 1952, è uno dei maggiori imprenditori italiani, attivo nel settore delle calzature e della moda, con l’azienda Geox, da lui fondata e presieduta. Ha ottenuto nel corso della sua vita professionale diversi riconoscimenti, tra cui: quello di Cavaliere al Merito dell’Ordine Nazionale dal Presidente Romeno nel 2000; nel 2002 è stato nominato Imprenditore dell’anno 2002, titolo conferitogli da Ernst & Young, e l’anno seguente Miglior Imprenditore italiano nel mondo sempre da Ernst & Young Global. Nel 2005 gli viene conferito dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il titolo di Cavaliere del Lavoro della Repubblica Italiana, mentre nel 2006 da Giorgio Napolitano viene insignito del titolo di Grande Ufficiale della Repubblica. Nel 2010 ha ricevuto lo European Business Leader Award, per la categoria Innovatore dell’anno, il riconoscimento che ogni anno Financial Times assegna a figure di primo piano dell’economia mondiale. Come ha cominciato e qual è l’origine del nome o logo della sua azienda? «L’origine del nome Geox è molto semplice: da Geo, che sta per terra, a cui ho aggiunto poi una x finale, come fosse un sinonimo di tecnologia. Poi ho capito che avrei avuto bisogno di un gruppo di giovani per fare un lancio dei prodotti che avevo in mente di commercializzare, per questo scelsi cinque giovani di Treviso». E questi cinque giovani cosa avrebbero dovuto fare? «Creare un’équipe per fare studi di settore: ricerca prima di tutto, poi produzione e stile, marketing, amministrazione, ed infine le vendite. Era il 1995. Oggi, pensate che la mia azienda ha ben oltre 30mila dipendenti» E’ vero che lo sbarco sulla Luna ha a che fare con il successo delle sue scarpe? «In qualche modo sì, è vero. Perché lo sbarco è stato un momento fondamentale per le scoperte scientifiche e tecnologiche sui materiali. Per esempio le tute degli astronauti dovevano sopportare sbalzi termici enormi ma allo stesso tempo permettere alla pelle e al corpo umano di respirare» Quindi questi nuovi materiali hanno dato il “la” alle ricerche e ai nuovi materiali impiegati per la fattura delle GEOX? «In verità l’idea di una scarpa, o meglio di una suola che respiri e faccia star bene i nostri piedi mi è venuta quando ero nel deserto del Nevada, all’inizio degli anni Novanta: soffrivo, dovevo far respirare i piedi. La suola delle mie scarpe era in gomma, così provai a bucarla con un coltellino svizzero» E i materiali? «Ho cercato un materiale

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che avesse quelle proprietà e ho trovato il teflon: ha milioni di forellini, più piccoli delle gocce d’acqua. Il vapore però è 700 volte inferiore al volume di una goccia: perciò il vapore passa e l’acqua no. Ovviamente molta importanza l’hanno avuta le ricerche, per questo oggi ci sono 15 ingegneri che studiano le membrane e le loro applicazioni. E così abbiamo eliminato quel grande problema dei piedi che sudano e creano inevitabilmente un odorato molto sgradevole». Oltre alla ricerca e innovazione, ci sono altri elementi innovativi nella formula imprenditoriale di Geox? «L’innovazione di prodotto è sicuramente un punto di forza per Geox. Dal momento in cui ho introdotto questo materiale speciale nelle suole in gomma che è la “membrana”, permeabile al vapore e impermeabile all’acqua, l’attività di Geox è stata costantemente orientata a trovare soluzioni tecnologiche in grado di garantire traspirabilità e impermeabilità. Per quanto riguarda l’abbigliamento abbiamo applicato nelle giacche un’intercapedine che garantisce la traspirazione del corpo. E tutte queste soluzioni sono brevettate, proprio perché vogliamo valorizzare sempre le nostre innovazioni tecnologiche». Il mercato dei suoi prodotti non ha risentito della crisi, vero? «L’anno scorso abbiamo venduto oltre venti milioni di paia di scarpe. Siamo il secondo produttore mondiale di calzature lifestyle, e credo che i prodotti di qualità risentano meno della crisi, proprio perché unici nel loro genere». Lei ha clienti molto importanti in tutto il mondo, ci faccia alcuni dei loro nomi? «Tra quelli più noti c’é sicuramente il principe Alberto di Monaco che ha provato le nostre nuove scarpe sportive in anteprima.» È vero che sua Santità Benedetto XVI, figura fra i suoi clienti? «Sì, in vacanza e

nei momenti di passeggiata e relax, porta le mie scarpe». Siamo in un periodo nero per i mercati, cosa si sente di consigliare ai giovani imprenditori italiani? «Viviamo certamente in un momento di recessione, e proprio in un periodo così, il futuro è di chi innova. Gli italiani, con la loro fantasia ed estro, non dovrebbero avere, in teoria, problemi a rilanciare l’economia del Paese; dobbiamo però abbinare alla nostra creatività la capacità di gestire e sviluppare le idee» Oltre agli impegni aziendali, cosa fa nel suo tempo libero, quali sono le sue passioni? «Colleziono le moto d’epoca che considero vere opere d’arte. Un’altra passione è quella per i cavalli e lo sci, attività che mi permettono, quando ne ho il tempo, di essere in contatto diretto con la natura».

AN INTERVIEW WITH MARIO POLEGATO, CHAIRMAN OF GEOX

For example the astronauts suits needed to be able to resist incredible temperature changes, but at the same time allow the skin and body to breath”. And the material? “I looked for a material with those qualities and I found it in teflon; it has millions of tiny holes, smaller than a drop of water. Vapor is 700 times less volume than a drop, therefore vapor passes through but not water”.

Mario Moretti Polegato, born in 1952, is one of the most important Italian businessmen, active in the sector of footwear and fashion with his company Geox, founded by and still presided over by him. He has obtained during the course of his professional life many merit awards amongst which that of Cavaliere al Merito dell’ Ordine Nazionale by the President of Romania in 2002, Entrepreneur of the year 2002 by Ernst&Young and the following year, “Best Italian Entrepreneur in the World” by Ernst & Young Global. In 2010 he received the European Business Leader Award for the category Innovator of the year, awarded annually in partnership with the Financial Times to an important figure of global economics. How did you begin and what is the origin of the name or logo of your company? “The origin of the name Geox is very simple: from Geo which means earth, I added an ‘x’ as a symbol of technology. Then I realized that I would need a group of young people to launch the products that I had in mind to commercialize and for this reason I chose five from Treviso, creating a team of researchers to study the market”. Is it true that landing on the moon has influenced the success of your footwear? “This is true is a way.

Has the sale of your products been hit by the economical crisis? “Last year we sold over 20 million pairs of shoes. We are the second producer in the world of casual footwear and I believe that products of quality are immune to the crisis due to their very uniqueness.” You have important clients world-wide. Can you

give us a few names? “Prince Albert of Monaco, for example, was one of the first to try our new sport shoes when they previewed”. Is it true that His Holiness Pope Benedict XVI is one of your clients? “Yes, he wears them while vacationing or in moments of relax”. This is a dismal moment for the markets; what advice would you give to young Italian entrepreneurs? “We certainly are experiencing a moment of recession, but this is just the right time for someone innovative. Italians, with their creativity and imagination should not find it difficult to re-vitalize the economy. We have the means to create, but not to manage ideas”. In addition to your commitments with the company, how do you spend your free time and what are your interests? “I adore motorcycles and I collect them as if they were works of art. And I ride them because it gives me a feeling of freedom. Another hobby of mine is horses and for sport I enjoy fox hunting”. How is the fox hunt organized? “My family lives in a magnificent Venetian villa, surrounded by infinite vineyards; amongst the various activities that take place is a meeting for lovers of Ferraris, and classic autos and motorcycles with the trophy prize of a fox hunt. But no animal or fox is killed or injured. It’s just a game”.

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projects

Il legno e l’ingegno di Ilario Tancon

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l legno e l’ingegno vestono la casa e trasformano un’abitazione in un’ opera d’arte. E’ quello che accade a Cortina d’Ampezzo dove la residenza di una coppia di professori universitari romani diventa un gioiello d’arredamento e, al contempo, rifugio esclusivo, intimo, accogliente. Il legno come lavoro, come vocazione, come sogno. E’ il legno della Bottega d’Arte, la realtà artigianale dei fratelli Davide e Gianpaolo Zandegiacomo che opera tra Auronzo di Cadore, sede del laboratorio, e Cortina, dove c’è lo show room. «Mi piace pensare che l’arredamento che vi proponiamo in queste pagine abbia un padre e una madre – spiega Gianpaolo Zandegiacomo –. Il padre è il disegnatore d’interni Carlo Samarati, la madre la Bottega d’Arte. Da questa collaborazione è nato un progetto che ha inteso “vestire” la casa proponendo una soluzione che avesse fascino ma che fosse anche funzionale a un uso quotidiano». «Abbiamo studiato una distribuzione dello spazio incentrata su due salotti, uno per la televisione e

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A CORTINA NELLA RESIDENZA DI UNA NOTA COPPIA DI PROFESSORI ROMANI


Photo: bandion.it

uno per l’accoglienza degli ospiti, tagliati centralmente dalla zona pranzo controsoffittata con un laccato pennello bianco – dice ancora Zandegiacomo -. E’ un arredamento che coniuga elementi classici ed elementi contemporanei, rivisitati in chiave cortinese, che coniuga il legno con la pietra a spacco, valorizzata, quest’ultima, dalla luce radente di faretti al led. Il legno utilizzato prevalentemente è quello cotto di abete, è stata sfruttata la prima patina, ma c’è anche, ad esempio nel tavolo, il rovere di quercia antica laccato». Oltre che i salotti, Bottega d’Arte ha curato anche le scale, le camere e il sottotetto, prestando attenzione all’insieme e ai dettagli. Un esempio? Il comodino – tronchetto con lucetta interna. «Lo spirito che anima tutte le nostre realizzazioni è la volontà di trasferire la vocazione dell’antica ebanisteria in mobili ed elementi di arredo che conservino valore nel tempo, utilizzando, per questo, materiali pregiati – prosegue Zandegiacomo – Siamo convinti che eleganza e raffinatezza siano davvero “valori” da tramandare e non da svilire con un utilizzo usa e getta». Eleganza e raffinatezza. Ma anche tradizione e sperimentazione. Sono queste le linee guida della Bottega d’Arte, una realtà il cui cuore pulsante è costituito da un legno che da materia si trasforma in calore e atmosfera.

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Wood and genius decorate the home and transform it into a work of art. In Cortina d’ Ampezzo, the residence of two university professors from Rome has become a bijoux of interior decor and at the same time an exclusive, intimate and welcoming hideaway. Wood - as in work, vocation, dream. The Bottega d’ Arte, a craftsman’s reality of two brothers, Davide and Gianpaolo Zandegiacomo, whose laboratory is located in Auronzo di Cadore with a showroom in Cortina d’ Ampezzo. “I like to think that the furnishings presented in these pages have a mother and a father”, Gianpaolo Zandegiacomo explains. The “father” is the designer of interior decorations, Carlo Samarari; the “mother” is the Bottega d’ Arte. From this collaboration a project was created to “dress -up” your home, offering a fascinating solution that is both functional and usable daily. “We studied a distribution of space in two living rooms - one for the television and one for welcoming guests taken from the dining area; we added a false ceiling lacquered in white”, Zandegiacomo explains. It’s a solution that

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mixes classic elements with contemporary elements, with Cortinese undertones that mix wood with stone, and the addition of bare LED track lighting. The wood used is predominately the first layer of spruce, but antique oak for example in tables is also used. In addition to living space, the Bottega d’ rate designs staircases, bedrooms and attics paying attention to the total effect and details. One example? A night table made of a small trunk of wood lit from inside. “The spirit that drives us to create is the will to transfer the vocation of the art of antique carpentry in furniture and elements of interior design, to preserve value over time and for this reason, utilizing rare materials”, continues Zandegiacomo. “We are convinced that elegance and refined taste are real “values” to hand down, not to be debased or tossed out. Elegance and refined taste, but mixed with traditional and experimentation; these are the guidelines of the Bottega d’ Arte, a reality whose anima is made of wood that transforms itself into warmth and conviviality.


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style

DECLINAZIONI D’arte di Stefania Prandi

L’arte di Helidon Xhixha incontra il design

Lo scultore che plasma l’acciaio per trasformarlo in luce toglie le sue opere dall’ambito della contemplazione e le fa diventare oggetti del quotidiano. La materia scolpita con precisione e sapienza, con la violenza calibrata che si arresta appena un istante prima del punto di rottura, si declina in esclusivi oggetti di design. Pezzi unici che portano l’arte nella vita

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di tutti i giorni, che la arricchiscono di bagliori e ombre, di piegature ed estroflessioni, tracce inconfondibili della mano di Xhixha. L’artista cresciuto nell’atelier del padre a Durazzo, in Albania, che dopo il diploma all’accademia di Brera ha intrapreso una sfolgorante carriera in ascesa, è un prosecutore della grande tradizione del secondo Novecento da Richard Serra fino ad Anish Kapoor – e un

infaticabile ricercatore e innovatore. La sua indole creativa è impaziente di trovare nuove forme di espressione, incapace di restare imprigionata in schemi precostituiti. Ed ecco dunque che dopo gli altorilievi, i bassorilievi, le opere tridimensionali e monumentali decide di aprirsi al design. Il successo è immediato in tutto il mondo.


Si tratta ovviamente sempre di pezzi d’eccezione, che sfruttano la particolarità dello stile di Xhixha, in cui la forma della scultura diventa quasi secondaria, mentre il ruolo primario è svolto dalla capacità specchiante e illuminante, dalla sua dimensione vitale, energetica e rigenerante. Non siamo in presenza di semplici oggetti di arredo: per la loro complessa vitalità estetica i pezzi di design di Xhixha sono fonti inesauribili di stimoli immaginativi e di riflessione, di ispirazione per ambienti d’eccezione. E non potrebbe essere

altrimenti per un artista ormai affermato con mostre di livello internazionale e che alla fine di quest’anno avrà dedicata la grande mostra personale al PAC di Milano.


The art of Helidon Xhixha meets design. The sculptor who molds steel transforming it into light has removed his work from the idea of contemplation to becoming daily objects. Unique pieces that enrich everyday monotony with dazzle and shadow, folds

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and extroversions, all irrefutable traces of Xhixha. The artist grew up in the atelier of his father in Durazzo, Albania. Once he received his diploma from the Academy of Brera, he embarked on a brilliant career; he’s a prosecutor of 18th C traditions - from Richard


Serra to Anish Kapoor - and an untiring researcher and innovator. His creative nature is impatient to find new forms of expression; he is unable to remain trapped in preconceived schemes. After the high reliefs, the bas-reliefs, the 3-dimensional and

monumental works, he has made the decision to expand his theories to the field of design and the success has been immediate. At the end of this year there will be an important solo exhibition at the PAC in Milan dedicated to Xhixha.

NELLE IMMAGINI ARTE E STILE BY HELIDON XHIXHA

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ZIONE A C I D IN NTROA R M A C OM!E D I C O O C A F N O NESSU O N È U NP O S I T I V D O P I N G

N DIS ISCE E È U NO S T I T U N ONAL O I N ON C Z A N TERN

N

TTO I

E BREV


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design

GRUPPO EUROMOBIL EUROCUCINA E SALONE DEL MOBILE 2012 DA PROTAGONISTI

di C.P.

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ell’ultima edizione di Eurocucina e Salone del Mobile di Milano Gruppo Euromobil, con i suoi marchi Euromobil cucine, Zalf mobili e désirée divani, ha presentato innumerevoli novità per tutte le aree della casa: ambiente cucina, giorno, notte e spazio bambini e ragazzi. Unanime è stato il consenso da parte del pubblico nei confronti del gruppo per aver saputo coniugare innovazione con accessibilità e concretezza di prodotto. I nuovi prodotti costituiscono un dialogo continuo tra passato e futuro, tra valori legati rispettivamente alla materia e alle nuove tecnologie, con un linguaggio essenziale e contemporaneo. Il legno graffiato, trattato in modo naturale o termocotto e i melaminici termostrutturati TSS, caratterizzati da un’esclusiva matericità, interagiscono costantemente con soluzioni tecnologiche di ultima generazione riguardanti sistemi di chiusura, contenimento e complementi. L’ampia gamma di moduli ed elementi base, oltreché guardare ad un pubblico internazionale e trasversale per età, fornisce risposte progettuali

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EUROMOBIL CUCINE, ZALF MOBILI E DÉSIRÉE DIVANI, A MILANO HANNO PRESENTATO GRANDI NOVITÀ PER TUTTE LE AREE DELLA CASA


A SINISTRA: EUROCUCINA 2012 STAND EUROMOBIL E SISTEMA BOISERIE HORIZON A DESTRA: CUCINA ONEtouch IN CENTRO E SOTTO: CUCINA KUBIC per tutti i modelli abitativi e per qualsiasi livello di investimento; con Total Home Design, Gruppo Euromobil offre un progetto di casa totale costituito da soluzioni di arredo flessibili e coordinate. Gruppo Euromobil ha più di 800 punti vendita in Italia e nel mondo tra Europa, Russia, Cina, Giappone, Corea, India e Stati Uniti. Sta entrando, inoltre, in altri mercati quali ad esempio America Centrale e America Latina. GRUPPO EUROMOBIL, I NOSTRI TRAGUARDI 1982-2012

30 anni

di sport

1972-2012

40 anni

di design Total Home Design. Un progetto di casa totale di design coordinato e accessibile con Zalf giorno, notte, bambini e ragazzi, home office; désirée divani, poltrone e letti; Euromobil cucine.

1982-2012

30 anni

8 titoli mondiali, 2 titoli europei, 22 titoli nazionali, 73 atleti passati al professionismo oltre 1.000 corse di ciclismo vinte con la squadra Under 23 “Zalf-Euromobil-désirée-Fior.”

di arte e cultura Oltre 400 mostre nel mondo in prestigiose sedi.

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PROGETTI INNOVATIVI PER LA CASA: GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO GRUPPO EUROMOBIL CONIUGA ACCESSIBILITÀ E CONCRETEZZA DI PRODOTTO Il nostro sistema azienda, attraverso investimenti continui in ricerca di prodotto, in strutture e tecnologie produttive e in comunicazione è orientato a rafforzare ed ampliare la nostra presenza nel mondo. La situazione attuale dei mercati è molto difficile. Noi affrontiamo tali scenari forti di una politica imprenditoriale, iniziata parecchi anni fa, finalizzata all’accorpamento delle tre aziende e delle rispettive tipologie di prodotto, per un

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progetto di casa totale unico e distintivo denominato Total Home Design, che ha consentito di aprire nuovi orizzonti e opportunità di mercato internazionale. Gruppo Euromobil rappresenta oggi un felice connubio tra design, tecnologia e arte, con una fisionomia distintiva del marchio e dei suoi prodotti. Il gruppo festeggia quest’anno tre importanti traguardi, 40 anni di design (19722012), 30 anni di arte e cultura (1982-2012) e 30 anni di sport (1982-2012). Per noi è di fondamentale importanza continuare a proporre un alto standard di qualità garantendo costi accessibili e tenuta nel tempo del prodotto, sia sul piano tecnico che estetico, senza dimenticare tutela e salvaguardia dell’ambiente.

A SINISTRA DÉSIRÉE: DIVANO GLOW-IN DESIGN MARC SADLER DIVANO ZEROCENTO ZIP E POLTRONE ONE FLO SOPRA: SALONE DEL MOBILE 2012 STAND DÉSIRÉE E ZALF IN CENTRO E A DESTRA ZALF: TOTAL HOME DESIGN E SPAZIO BAMBINI E RAGAZZI

www.gruppoeuromobil.com

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collezioni

UN AMORE QUASI PER CASO di Stefania Prandi

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utto ebbe inizio a metà degli anni Sessanta, in una fredda sera d’inverno al termine di una rappresentazione dei ballerini del Teatro Bolshoi di Mosca, in tournée in Italia, al Teatro La Fenice di Venezia. “Fu quasi per caso”, avrebbe raccontato tempo dopo Davide Orler, il “patriarca” della famiglia che, nella seconda metà del Novecento, ha legato il proprio nome al collezionismo d’alto livello delle antiche icone russe. “Mi ritrovai tra le mani quelle tavole – ha scritto Davide, scomparso nel 2010, nel suo libro autobiografico “Al tramonto quando

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DAVIDE ORLER NELLA SECONDA METà del ‘900 ha legato il proprio nome al collezionismo d’alto livello delle antiche icone russe


Sullo Sfondo: Davide Orler PAGINA PRECEDENTE: Annunciazione - Fine XVIII sec. Prov.: JAROSLAVL - 57,5x47 CM MADRE DI DIO DI POKROV - INIZI XVIII SEC. PROV.: RUSSIA CENTRALE - 110,3x83 cm CROCIFISSIONE - METÀ XVII SEC. PROV.: RUSSIA DEL NORD - 48x40 cm

il cielo si infuoca”, pubblicato postumo nel 2011 – e fu come una folgorazione. Quei ragazzi me le offrirono al fine di procacciarsi il necessario per rimanere un po’ di più in Italia. Ma io mi accorsi subito che, in quelle immagini piene di tenerezza, nelle quali palpitava il mistero di Dio, c’era qualcosa di straordinario”. Già da alcuni anni Davide Orler aveva aperto, proprio a Venezia, una corniceria ed era entrato in contatto con i maggiori artisti del tempo; con passione e dedizione, lontano dalle logiche spietate del mercato, aveva iniziato una brillante carriera di pittore che non avrebbe più abbandonato. Le icone, tuttavia, rappresentarono la svolta, anche per il suo modo di concepire l’arte. E mentre l’attività commerciale gradualmente si espandeva, spaziando dai dipinti moderni e contemporanei ai tappeti, la sua collezione, divenuta in pochi decenni

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tra le più importanti dell’Occidente, si accresceva. Fino a che, alle soglie del Duemila, fu proprio lui, dopo lo straordinario successo di una mostra allestita in Vaticano in occasione del Giubileo, a decidere di condividere le “sue” icone con altri appassionati. Nacque allora la scelta lungimirante di utilizzare pure il mezzo televisivo come strumento di divulgazione mentre nel 2006 sarebbe stato inaugurato in via Porta Est a Marcon, a pochi chi-

lometri da Mestre, il cuore pulsante di Collezione Orler, Spazio Eventi. Oggi nello stesso luogo hanno sede gli studi da cui tutti i giorni, sul Canale 78 del digitale terrestre – ma anche 843 (Salento Channel), 918 (Arte Channel), 942 (Numberone Channel) del bouquet Sky e in streaming sul sito Internet www.collezioneorler. it -, vengono irradiate le trasmissioni dedicate sia, naturalmente, alle icone e all’arte russa, sia all’alto antiquaria-

to, ai tappeti d’Oriente e ai gioielli. E l’impegno a mantenere elevata la qualità delle proposte, pure nella Galleria di San Martino di Castrozza, vede in prima linea ormai da anni tutta la famiglia che ha raccolto il testimone di papà Davide nello sforzo di accompagnare la clientela verso scelte di pregio affiancando ad esse un’attività documentale e di studio che ne qualifica ulteriormente l’attività nel contesto internazionale.

Sullo Sfondo: Davide Orler nel suo studio con le locandine delle mostre dedicate alle antiche icone russe SOTTO: Davide Orler ritratto nella sede di Spazio Eventi, a Marcon SOTTO: MADRE DI DIO DI KAZAN - METÀ XIX sec. Prov.: MOSCA - 35,5x30 CM SAN GIORGIO - SECONDA METÀ XVI SEC. PROV.: JAROSLAVL - 69,3x57,5 cm MADRE DI DIO DELLA DEESIS - INIZIO XVII SEC. PROV.: RUSSIA DEL NORD - 56,7x26,7 cm

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Ristorante Lago Ghedina

Cortina D’Ampezzo (Belluno) Località : Lago Ghedina - Via Lago Ghedina, 2 Tel. (+39) 0436860876 - Fax (+39) 0436860876 lagoghedina@tiscali.it


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in agenda

ENRICO GHINATO AL MAUTO di Andrea Ferrazzi

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GRANDE PROTAGONISTA AL MUSEO NAZIONALE DELL’AUTOMOBILE DI TORINO Enrico Ghinato? The Leonardo daVinci of cars, explained Rodolfo Gaffino Rossi, Director of the National Museum of Automobiles in Torino (MAUTO), a person who definitely knows about cars. Not only for the 40 year experience in FIAT, where he not only designed prototypes, he has also invented special autos for Gianni Agnelli, like the Croma with a Ferrari motor, the limousine with a custom built seat and the ever-present dark blue cloth. An expert of design and automobile history, Rossi was obviously captivated by the works of Enrico Ghinato, so much so that he wanted him present at the inauguration of the newly renovated internal area reserved to temporary exhibitions and just recently re-opened to the public after a four year closure for restoration. The museum has changed its appearance, but above all, in its structuring and its mission; not a simple architectonic renovation but an intervention that has repositioned the museum reality within the panorama of Italian culture in a dramatic and interactive manner. Its contemporary and futuristic aspect was conceived and projected by the architect Cino Zucchi and the innovative space for exhibitions bears the signature of the famous scenographer François Confino, known for having set up the National Museum of Cinema. The Museum of Automobiles has re-opened not only to car lovers, but to entire families, young people, tourists and even the inquisitive bystander – a museum for all. It offers an experience that narrates the entire course of the automobile - from its production to its use as a means of mass transportation – as to how it became the national symbol of the most important produc-


ISOTTA FRASCHINI mod.8 - CASTAGNA 170x100 cm olio su tela CISITALIA 202 MM spider NUVOLARI 130X160 CM

tive and industrial sector. The collection is amongst the rarest and interesting in its genre with nearly 200 original autos of over 80 different makers, from the first steam-run model (1769) up to the most recent ones. The museum exhibition has added – in addition to a space for events, a conference center, a didactic center, bookshop and cafeteria – an section for temporary exhibitions that will open with the presentation of works by Enrico Ghinato. Rodolfo

Enrico Ghinato? Il Leonardo dell’automobile. Parola di Rodolfo Gaffino Rossi, che dal 2001 è il direttore del Museo nazionale dell’Automobile di Torino (MAUTO). Uno che di auto se ne intende, dunque.

Non fosse altro che per la sua quarantennale esperienza in FIAT, dove è stato non solo l'uomo dei prototipi, ma anche colui che inventava auto speciali per Gianni Agnelli, come la Croma con il motore Ferrari, la limousine con il sedile su misura e l'immancabile panno blu scuro. Grande esperto di design e storia dell’automobile, è stato conquistato, e non poteva essere altrimenti, dalle opere di Enrico Ghinato, tanto da chiamarlo per inaugurare la nuova area riservata alle esposizioni temporanee ricavata all’interno della struttura da poco riaperta al pubblico, dopo quattro anni di chiusura per i lavori di ristrutturazione. Il Museo ha cambiato il suo volto, ma soprattutto la sua impostazione e la sua mission: non una semplice ristrutturazione architettonica ma un intervento che ha posizionato in modo dinamico e interattivo la nuova realtà museale all’interno del panorama culturale italiano. Il suo aspetto, contemporaneo e avveniristico, è stato ideato e progettato dall’architetto Cino Zucchi e l’innovativo spazio espositivo è firmato dallo scenografo François Confino, che a Torino ha già allestito il Museo

Gaffino Rossi explains, “Thanks to his hyper-realism style Enrico Ghinato is capable of exalting even the tiniest details of a car, by conveying the elegance and design of a headlight or a bumper. This is the reason I call him our “Leonardo”. Inaugurating the temporary exhibition space with one of his presentations right from the beginning, puts us on the right track, fully knowing that it will be difficult to maintain the same level of excellence”.

Nazionale del Cinema. Nel rinnovato MAUTO, l’interno e l’esterno si fondono in un unico progetto sinergico in cui le due parti si completano a vicenda. All’interno le scenografie sono originali, supportate da un’illuminazione dinamica e da numerose proiezioni di filmati e documentari. L’investimento complessivo è stato di 33 milioni di euro, finanziati dalla Città di Torino, la Provincia di Torino, la Regione Piemonte, la Compagnia di S. Paolo, la Fondazione CRT, l’Automobile Club Italia e la Camera di Commercio di Torino. Gli spazi sono quasi raddoppiati, passando dagli 11.000 mq della struttura originale agli oltre 19.000 mq di quella attuale, e raccontano la storia dell’automobile insieme alla storia di una cultura e di una società attraverso un percorso unico al mondo per linguaggio e per patrimonio.

Il Museo ha riaperto per essere il museo di tutti, dedicato non solo agli appassionati ma anche alle famiglie, ai giovani, ai turisti, ai curiosi. Un’esperienza che racconta l’intero percorso dell’automobile, dalla produzione all’uso come mezzo di trasporto di massa, diventato il simbolo del più importante settore produttivo e industriale nazionale. La collezione è tra più rare ed interessanti nel suo genere, con quasi 200 automobili originali di 80 diverse marche,

dalle prime vetture a vapore del 1769 fino alle più recenti.

All’esposizione museale si aggiunge – oltre a uno spazio eventi, a un centro congressi, al centro didattico, al bookshop e alla caffetteria-ristorante – anche un’area mostre temporanee che sarà aperta proprio con la mostra dedicata alle opere di Enrico Ghinato. “Grazie alla sua pittura iperrealista – spiega Rodolfo Gaffino Rossi – Enrico Ghinato sa esaltare anche i minimi dettagli di un’auto, riuscendo a trasmettere l’eleganza e il design di un fanale o di un parafango. Per questo dico che è il nostro Leonardo. Inaugurando gli spazi delle esposizioni temporanee con una sua mostra partiamo già con il massimo, ben sapendo che sarà poi difficile rimanere sugli stessi livelli di eccellenza”. La mostra sarà inaugurata a metà novembre. La macchina organizzativa è già al lavoro. Oltre ai quadri, saranno esposte anche le auto storiche in essi rappresentate, in un connubio perfetto tra l’arte e le quattro ruote. “Per me è un motivo d’orgoglio essere stato chiamato per questa mostra – commenta Enrico Ghinato – perché il Museo dell’Automobile di Torino è tra i più importanti del mondo: è un palcoscenico internazionale di grande prestigio”.

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vernissage

L’uomo per sottrazione di Pizzi Cannella di Andrea M. Campo

A ROMA DAL 19 OTTOBRE 2012 AL 20 GENNAIO 2013 NELLE SALE DELLA GALLERIA MUCCIACCIA

SOTTO: Cattedrale Tecnica mista su carta giapponese 80x60 CM

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ella traiettoria dell’uomo del Seicento la concezione antropocentrica propria dell’umanesimo fu sostituita da uno sguardo più attento agli oggetti, riabilitando a pieno titolo l’iconografia classica con tutto il suo portato simbolico. Gli specchi, i carteggi, le ricche stoffe delle vesti muliebri, il suadente gioco della materia che pareva farsi carne, assumevano da qui in poi una valenza enigmatica: l’inanimato, così come l’invisibile si palesava nel volto nuovo degli oggetti, nelle luci dai contorni sfumati o nei bruni e rossi tizianeschi, nei densi fondi bui dalle velature chiaroscurali di cui i pittori dell’epoca furono abili artefici e perfezionatori. Così, attraversando temi e strutture che ricordano tali celebri esecuzioni artistiche, Pizzi Cannella a distanza di sei anni dalla grande mostra “Cattedrale” al MACRO di Testaccio, torna a esporre a Roma con un inedito progetto espositivo ospitato dal 19 ottobre 2012 al 20 gennaio 2013 nelle sale della Galleria Mucciaccia.

Il progetto, a cura di Cesare Biasini Selvaggi, prevede ben tre mostre parallele e simultanee, “Le Regine”, “Almanacco 4” e “Quadreria Roma”, per un totale di circa cinquanta opere appositamente ideate per le sale del palazzo cinquecentesco Muti-Bussi, sede romana della Galleria Mucciaccia (Piazza d’Ara Coeli, 16, tel. 0669923801, info@galleriamucciaccia.it, aperta dal martedì al sabato dalle 10 alle 13.30 e dalle 15.30

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alle 19.30 e il lunedì dalle 15.30 alle 19.30). “Un lungo filo rosso unisce idealmente le tre mostre- spiega il curatore della mostra Cesare Biasini Selvaggi - è un rinnovato piacere di fare pittura a colpi di pennello intriso di una densa materia cromatica, con un vigore di impasto che ricorda l’accesa policromia delle più crude immagini della pittura spagnola seicentesca. In “Almanacco 4” (una collezione di


Mappa del mondo - 2012 Tecnica mista su tela 60x80 CM

Salon de musique - 2012 Tecnica mista su tela 120x100 CM

In the trajectory of man in the 17th C, the anthropocentric conception of humanism was substituted by a more attentive look at objects, fully rehabilitating the classic iconography with all its symbolism. Mirrors, correspondence, rich fabrics of the women, the persuasive play on material that seemed to come to life, assuming from then on an enigmatic significance. Passing through themes and structures that recall those famous artistic works, Pizzi Canella, six years after the important exhibition “Cattedrale” (Cathedral) at MACRO (Museum of Contemporary Art in Rome) in Testaccio, returns to Rome with an new project hosted by the Galleria Mucciaccia from October 19, 2012 to January 20, 2013. The project, curated by Cesare Biasini Selvaggi will be composed of three parallel and simultaneous exhibitions: “Le Regine”, “Almanacco 4” and “Quadreria Roma” with a total of nearly fifty works, specifically selected for the halls of the 16th C palace Muti-Bussi, the Rome location of the Galleria Mucciacia in Piazza D’Ara Coeli, 16.

Veduta - 2012 Tecnica mista su tela 70x100 CM

carte di medio-grande formato) e in “Quadreria Roma” (una raccolta di piccole tele, quasi dei “cabinet pictures” di gusto fiammingo) si riaffaccia il linguaggio raffinato di segni criptici, di tracce simboliche ricorrenti dal significato quasi esoterico, come i gioielli, i ferri battuti, i ventagli, i lampadari, le cattedrali, le mappe geografiche. Il procedere tipico di Pizzi Cannella per serie cicliche è, tuttavia, occasionalmente inter-

rotto dall’ingresso di nuove suggestioni iconografiche. E’ il caso delle recentissime “Regine”, esposte al pubblico per la prima volta. Sono ritratti di sontuosi abiti femminili, di vesti archetipali da cerimonia, quella della liturgia della grande pittura che qui appare quanto mai carica di materia da poter essere paragonata a un altorilievo cromatico in grado di offrire allo spettatore quasi un’esperienza percettiva tattile”.

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pregiati

FRAMMENTI DI STORIA

DSV CARPETS di Ilario Tancon Un frammento di storia dell’umanità. Un pezzo da collezione. Una rarità fatta di arte, tradizione e lavoro. Un tappeto antico non è solo un complemento d’arredo o un oggetto prezioso. E’ una creazione artistica che fonde storia, cultura, artigianato di livello assoluto. E che permette di avvicinarsi alla conoscenza di epoche e mondi lontani. Se ne può avere conferma a Cortina d’Ampezzo dove la D.S.V. Carpets, realtà della famiglia Di Sarno, ha uno dei propri show room (gli altri sono a Caserta e Vercelli). Una delle proposte per l’estate ampezzana 2012 è rappresentata da un arazzo fiammingo Verdure della metà del Seicento misto seta, le cui misure sono 2,85 x 5,13 m. Dall’Anatolia arriva poi un Karapinar lana su lana. E’ una preziosità del 1880 ed è caratterizzato da una misura di 4,15 x 1,14 m. E’ invece di provenienza Iran, periodo 1900-1920, un Saruk vello in lana, salmonato, trama e ordito in cotone. Si caratterizza per una misura interessantissima e rara: le sue dimensioni, infatti, sono 4,75 x 3,10 m. Un altro pezzo di indubbio pregio è un finissimo Aubusson Napoleone III. La particolarità del tappeto, che come tutti quelli in esposizione nella sede ampezzana di D.S.V. Carpets, è in stato di conservazione eccellente, sta nel fatto che è tondo (diametro 1,95) e che la realizzazione è caratterizzata da fili metallici di oro, bronzo e argento. Un particolarità, quest’ultima, che testimonia di una committenza di famiglia nobiliare, come si usava nel Settecento e nell’Ottocento. Altra particolarità proposta a Cortina da D.S.V. Carpets è un dettaglio Bakshaish di fine Ottocento. Iraniano, caratterizzato da una misura di 4,46x3,30 m, è realizzato in vello in lana e trama e ordito in cotone. Per completare l’arredamento di una casa di montagna, ma anche per arredare ambienti minimalisti, D.S.V. Carpets propone pure una serie di tappeti berberi moderni : si tratta di realizzazioni decorative, facilmente ambientabili che si adattano dunque alle esigenze più diverse. Di particolare rilievo è un tappeto di circa 40 anni, dalla forma stretta e lunga (le dimensioni sono 4,06 x 1,96 m), caratterizzato dal gioco di nove linee scure che si intersecano su fondo bianco. Arazzi e tappeti pregiati: una gamma di alto profilo quella proposta da D.S.V. Carpets, una realtà per la quale i pezzi pregevolissimi che propone ai propri clienti sono, innanzitutto, la possibilità di conoscere un frammento di storia dell’umanità. Perché il tappeto antico è un oggetto vivo, ricco di vita e di sapere, che entra in una casa con l’orgoglio della sua perfezione e con la cortesia secolare di chi l’ha creato.

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A fragment of the history of humanity. A collector’s item. Rare, made of art, tradition and hard work. An antique rug is not only a complementary object of home furnishing or something to treasure. It’s an artistic creation with its own history, culture and the highest level of craftsmanship. In Cortina d’ Ampezzo, where the D.S.V. Carpets and the Di Sarno family have their showrooms, this reality is confirmed. (Other locations are in Caserta and Vercelli). One proposal for the Cortinese summer 2012 is represented by a Flemish tapestry from about mid-17th C in a silk blend that measures 2.85mx5.13m.


SOTTO: Pechino fine 800 302x295 cm vello in lana trama ed ordito in cotone

From Anatolia, a Karapinar in wool on wool has arrived, a treasure from 1880 measuring 4.15mx1.14m. And coming from Iran the proposal is a Saruk, in wool pile characterized by an interesting and rare dimension: 4.75mx3.10m. Another work of undisputed beauty is the refined Napleon III Aubusson. The particularities of this rug - as in the entire collection on display in the Cortinese location of D.S.V. Carpets – is its excellent state of preservation and the fact that it is round (1m95cm in diameter), characterized by having been realized I gold, bronze and silver metal threads. Another unique proposal in Cortina is a Bakshaish detail from the late 19th C, measuring 4.46mx3.30m and realized in wool pile, with cotton weave and warping. D.S.V. Carpets is also showing a series of modern Berber rugs. Notable is one nearly 40 years old, narrow and long in shape (it measures 4.06mx1.96m) and is distinguished by nine dark lines intersecting on a white background.

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ospitalità

INCASTONATO NELLA PIù esclusiva baia tra Santa margherita e Portofino

EIGHT Hotels di Serafina Leozappa

A SINISTRA Brunella Pignatiello nella hall dell’Eight Hotel Paraggi SULLO SFONDO LA SPIAGGIA dell’Eight Hotel Paraggi

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’interior Designer Brunella Pignatiello, AD di Solido Interior Design ha curato, nel segno dell’unicità, il recupero e la progettazione di due splendidi Boutique Hotels siti a Paraggi e Portofino. La progettazione dell’Eight Hotel Paraggi, incastonato nella più esclusiva baia tra Santa Margherita e Portofino, è omnicomprensiva dalla scelta dei materiali agli arredi ed è il risultato di un processo armonico condotto a partire dall’ambiente circostante. Tutto è volto alla cura del dettaglio: materiali come la pietra basaltina, il legno lavorato nella sua integrale consistenza ed essenza, i tessuti rigorosamente naturali e scelti nelle sfumature dei colori sabbia; i vetri e cristalli il cui utilizzo riporta alla limpida immagine del mare. L’Eight Hotel Paraggi offre un ambiente moderno, fresco e sobrio con 13 camere che, pur differendo per forma e posizione, sono dotate dei massimi comfort: telefono diretto, minibar, televisore al plasma con canali digitali, cassaforte, accappatoio, asciugacapelli, aria condizionata, raffinata linea cortesia, fiori freschi ed essenze. Completa la struttura l’Eight Restaurant dove si possono gustare delizie locali e la migliore cucina italiana perfetto per cene romantiche al lume di candela e per organizzare eventi. A disposizione degli Ospiti

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un’esclusiva spiaggia privata che rappresenta un punto di incontro per chi desidera trascorrere una giornata al mare godendo di un servizio attento e curato. Nella ristrutturazione dell’Eight Hotel Portofino sono stati mantenuti le forme e i colori di un tempo, le decorazioni caratteristiche nello stile tipico Ligure e la sobrietà dell’ardesia, che adorna interni ed esterni donando alla Casa una sapiente coesione tra eleganza ed armonia in una posizione tranquilla e rilassante all’ombra degli alberi del Monte e le case dei pescatori. L’eleganza degli ambienti, le moderne attrezzature tecniche, l’efficienza del servizio sono gli elementi per un incontro di sicuro successo. Gli interni sono stati studiati per dare al cliente il massimo comfort e relax, dai tessuti ai materiali, dalle profumazioni alla qualità degli accessori, dalle composizioni floreali alle candele, tutto tende a creare un ambiente ideale dove trascorrere un soggiorno indimenticabile. Quattro tipologie di camere: Suite, Junior Suite, Superior e Standard, arredate con gusto raffinato, dove prevalgono i toni caldi del giallo, colore luminoso per eccellenza. A disposizione degli Ospiti anche un giardino ricavato dalla collina alle spalle dell’Hotel, questo spazio verde offre un angolo di relax tra i castagni del Monte e il profumo della

macchia mediterranea. Si può fare colazione al mattino godendo di un buffet ricco e invitante, ci si può rilassare al sole su comodi lettini e amache, ci si può immergere nella grande vasca idromassaggio o farsi massaggiare nel gazebo. L’Eight Hotel Portofino dispone inoltre di un piccolo centro benessere con sauna, bagno turco e trattamenti estetici con una vasta scelta di massaggi ove rilassarsi per qualche ora. I due Eight Hotels, per quanto diversi, nello stile hanno in comune la qualità del servizio, il livello di accoglienza ed il senso dell’ospitalità. Elementi che da soli rappresentano, tuttavia, solo il punto di partenza, l’indispensabile presupposto su cui si fonda la vera filosofia dell’accoglienza targata Eight Hotels. L’impegno della Proprietà, realizzato per mano dell’esperienza del personale qualificato ed altamente professionale, é teso a materializzare attorno all’Ospite quell’atmosfera unica e magica, quell’isola felice dove ritrovarsi in equilibrio tra benessere e natura che lascerà, in chi parte, il desiderio di tornare. Domande: D. Come è nata l’iniziativa imprenditoriale nel settore del turismo di lusso? R. E’ nata da un progetto imprenditoriale della Holding del Gruppo. La decisione di investire nel


Solido Interior Design led by Brunella Pignatiello has undertaken a meticulous and painstaking restoration of two beautiful Boutique Hotels located in Paraggi and Portofino. The restoration of Eight Hotel Paraggi, located in the most exclusive bay of the Riviera, is fully comprehensive from the selection of the materials to the furniture and it’s the result of a process started off from the environment. All the elements chosen: the marbles, the woods, the fabrics and the glass bring back to nature. The Hotel offers its guests a fresh, modern and elegant environment with 13 different rooms in terms of size and typologies, all equipped with every comfort: telephone, minibar, plasma-TV with digital channels; safe, bathrobes, hair-dryer, airconditioning, a very elegant vanity kit, fresh flowers and essences. To complete this perfect scene, the Eight Restaurant offers delicious and tasty Italian and Liguria specialties, a perfect spot for a romantic candle-light dinner or to host special events. In addition, the exclusive private beach offers all services and facilities to spend an enchanting day outdoors. The Eight Hotel Portofino is a wonderful example of the perfect combination of ancient tradition, modern technology and quality of service offered to guests. The interiors are conceived to offer our guests the ultimate comfort and relax: every single

settore alberghiero ci ha consentito di attuare il recupero degli immobili ove hanno sede gli Eight Hotels; azione di recupero e di ristrutturazione di cui, come AD della Società Solido Interior Design, mi sono occupata personalmente coordinando il mio validissimo team di esperti del settore. La ristrutturazione di questi due immobili é stato il primo passo nella creazione del mondo Eight Hotels. D. La scelta di Portofino e Paraggi come location dell’iniziativa è legata ad un legame particolare con il territorio? R. Il progetto rivede il concetto di ricezione di un’attività già fortunata per geografia e paesaggio con un intervento non invasivo nel rispetto dell’unicità del luogo. La Liguria è una regione stupenda: le bellezze del suo ambiente naturale, la natura incontaminata, la mitezza del suo clima, il mare cristallino rendono questo angolo di riviera il posto ideale per offrire ospitalità. D. Qual è il mood con cui ha progettato gli Eight Hotels? R. All’esclusività degli ambienti ha contribuito anche la scelta dei materiali come la pietra basaltica, il legno lavorato, i tessuti, rigorosamente naturali e scelti nelle sfumature dei colori sabbia, di vetri e cristalli che ci riportano alla limpida immagine del mare.

detail, from the fabrics used to all materials, from the essences to the quality of the accessories, from flower compositions to scented candles, everything is conceived to create an ideal place for an unforgettable stay. Internal and external TV-sets give this house a perfect consistency between elegance and harmony: the hotel is located in a very peaceful and relaxing spot under the shadow of the trees and close to the houses of local fishermen. There are four types of rooms: Standard, Superior, Junior Suites and Suite all elegantly furnished with materials that naturally match with the surroundings: natural wood and typical Ligurian style. Moreover the Hotel has a garden in the shade of the chestnut tree where to enjoy breakfast, to relax indulging in the comfortable hammocks, to plunge in the big Jacuzzi and a comfortable Spa Area with sauna, steam bath, and a wide selection of beauty treatments. The two Eight Hotels, different in style, have in common a high level of hospitality alongside extensive amenities, service and attention to detail. The essential and basic assumptions on which the philosophy of Eight Hotels is based on. The commitment of the owners aims to create, through the experience of a highly qualified staff, a unique and magical atmosphere which leaves in whom departs the desire to return. Questions: Q. How did you end up in the luxury tourism industry? R. This initiative was born from an investment project of the Holding Company. With the support of my valuable team of experts we have worked in the restoration of these two beautiful properties. A first important step towards the “Eight Hotels World”. Q. Why have you chosen Portofino and Paraggi as the location of this initiative? R. The project reviews the concept of renovation in a already successful area in terms of geography and landscape. The Liguria region is a lovely place: the beauty of its unspoiled nature, its mild climate, its clear blue sea make this corner of the Rivera the ideal place to offer hospitality. Q. What is the style in which the Eight Hotels have been designed? R. Starting from the exclusive environments we have decided to choose the same materials of the surroundings that bring us back to nature: such as marbles, wood, fabrics, all decorated with natural colors, glass and crystal.

HEIGHT HOTEL PORTOFINO LA SUITE

HEIGHT HOTEL PARAGGI SUPERIOR ROOM

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.itsliquid

NASCE una nuova collaborazione

di Luca Curci *

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asce la partnership tra la piattaforma di comunicazione It’s LIQUID e la rivista Art Style. Condivideremo con i lettori alcune tra le più interessanti notizie prese dal mondo dell’arte, dell’architettura e del design. Parleremo di eventi internazionali dedicati all’arte contemporanea e faremo conoscere Contest tra i più influenti al mondo. Ci confronteremo con il mondo del cinema e dei video maker proponendo festival di video arte e cinema sperimentale. Protagonista sarà anche l’architettura con le novità progettuali di grandi architetti. It’s LIQUID è una piattaforma di comunicazione dedicata all’arte, all’architettura e al design. It’s LIQUID pubblica eventi internazionali di arte, nuovi

progetti di architettura, call for artists, prodotti di design e li diffonde attraverso una mailing list dedicata con oltre 80.000 iscritti da ogni parte del mondo. Tra gli iscritti alla mailing list, gallerie internazionali, musei, istituzioni, critici, giornalisti, artisti, architetti e designer selezionati. Database dati demografici: 40% in Nord America / 45% in Europa / 15% in altri paesi (Sud America, Australia, Giappone, etc.). Informazioni chiave: più di 100.000 visitatori unici al mese / più di 500.000 pagine viste al mese / più di 80.000 iscritti alla mailing list. It’s LIQUID si basa sul concetto di fluidità, movimento, connessione e accessibilità rendendo ogni cosa più semplice. Benvenuti.

A new partnership is born between It’s LIQUID communication platform and Art Style magazine. We will share with all the readers some of the most interesting news from the world of art, architecture and design. You will find information about international contemporary art events and world’s most influent Contests. We will discuss about Cinema and video makers, suggesting video art festivals and experimental movies. Architecture will have a leading role too, with the new design solutions by great architects. It’s LIQUID Group is a platform of communication dedicated to art, architecture and design. It’s LIQUID Group announces international events of art, new architectural projects, call for

artists, products of design and diffuses them through a mailing list dedicated with more than 80.000 subscribers from all over the world. Among the mailing list subscribers, international galleries, museums, institutions, critics, journalists, artists, architects and designers selected. Database demographics: 40% in North America / 45% in Europe / 15% in other locations (South America, Australia, Japan, etc.). Key information: over 100.000 monthly unique visitors / over 500.000 million monthly page views / over 80.000 newsletter subscribers. It’s LIQUID is based on fluidity, motion, connection and accessibility. Making things easy to do. Welcome.

* Direttore di It’s LIQUID Group

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STYLE www.art-style.it


Giuliano Vangi SCULTURE E DISEGNI

9 - 31 agosto 2012

Lucia, 2008 - legno di ebano e bosso, cm 116 x 17,5 Ø - (particolare)

sedi della mostra Farsettiarte Largo delle Poste, Corso Italia, ex partenza funivia Pocol All’interno della galleria selezione di grandi maestri moderni e contemporanei La Farsettiarte effettua stime gratuite e riservate di dipinti antichi e moderni, arredi e oggetti d’arte. Le opere da inserire in catalogo saranno visionate fino a 60 giorni prima dell’asta.

Programma Aste 2012 - 2013 Ottobre e Aprile: DIPINTI E SCULTURE DEL XIX E XX SECOLO - ARREDI E DIPINTI ANTICHI Novembre e Maggio: DIPINTI, DISEGNI, SCULTURE E GRAFICA - ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA Sede: PRATO - Viale delle Repubblica (area Museo Pecci) - - Tel. 0574 572400 r.a. - Fax 0574 574132 Succursali: MILANO - Portichetto di Via Manzoni (angolo Via Spiga) - Tel. 02 794274 - Fax 02 76012706 CORTINA - Largo delle Poste (piano rialzato) - Tel. 0436 860669 www.farsettiarte.it


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media

INTERVISTA AL FONDATORE DEL MOVIMENTO SLOW COMMUNICATION

Serve una nuova www.slowcom municat ion.it cultura digitale, rischiamo di diventare come delle frittelle di Marco Rossi

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asce il Movimento Slow Communication. Il suo obiettivo è di diffondere anche in Italia una nuova cultura digitale, una nuova alfabetizzazione mediatica e una nuova etica intellettuale fondata sulla ricerca di un equilibrio sostenibile tra la velocità e l’immediatezza del web e il pensiero lento, lineare e approfondito che utilizziamo per seguire una lunga narrazione e un’argomentazione complessa oppure per riflettere sulle esperienze della nostra esistenza. A fondarlo due professionisti ed esperti di comunicazione: Andrea Ferrazzi ed Emilio Conti. Le adesioni sono già numerose. “Il web – dice Andrea Ferrazzi - ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri, rivelandosi uno strumento fondamentale in moltissime attività. E’ evidente a tutti che non possiamo più farne a meno. La rete è una presenza sempre più rilevante nella nostra vita, che crescerà ancora. Milioni di persone si ritrovano in questa piazza virtuale senza confini per chiacchierare, spettegolare, discutere, mettersi in mostra e amoreggiare su Facebook, Twitter, MySocial e ogni altro tipo di social network. L’essere sempre connessi è ormai una necessità, sempre meno una scelta. Spedire e ricevere messaggi è un modo per essere visibili. Per dirla con le parole di Geert Lovink, vivere una vita senza tweet significa smettere di vivere”. Dobbiamo arrivare a questo punto o possiamo fermarci prima? Partiamo da una premessa: Slow Communication non intende affatto condannare la funzione e il ruolo di internet nelle società post-moderne, né tantomeno riproporre una versione aggiornata di quella paura socratica che, come sottolineato da Umberto Eco, si basa sulla convinzione che “ogni avanzamento tecnologico possa abolire o distruggere qualcosa che consideriamo prezioso, fecondo, qualcosa che per noi è un valore in se stesso e ha un carattere profondamente spirituale”. Mira, piuttosto, a promuovere una prospettiva diversa, evitando di cadere nel pessimismo culturale e partendo invece dalla necessità di imparare a utilizzare il web 2.0 con più moderazione e meno dipendenza. Come? In modo più responsabile e consapevole. Senza

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ignorare le conseguenze che la rete esercita su ognuno di noi, sul nostro modo di essere e di pensare, sui nostri atteggiamenti e sui nostri comportamenti. Finanche sulle nostre menti. Nel 2000 l’entusiasmo digitale trovò il suo testo-cult nel “Cluetrain Manifesto”, dove quattro esperti americani misero a punto “95 Tesi” per descrivere il nuovo ordine generato dal web: in uno dei passaggi più significativi affermavano che “attraverso internet la gente stava scoprendo e inventando nuovi modi di condividere conoscenza rilevante a una velocità accecante”. In realtà, come rilevato da Nicholas Carr, “decine di studi di psicologi, neurobiologi, educatori e progettisti web arrivano alla stessa conclusione: quando andiamo online entriamo in un ambiente che favorisce la lettura rapida, il pensiero distratto e affrettato, e l’apprendimento superficiale”. Gli effetti di un’esposizione eccessiva a internet sono dunque profondi, sia sugli individui che sulle comunità, perché si mette in pericolo “la profondità e la peculiarità della cultura che tutti noi condividiamo”. Con quali conseguenze? Sotto la pressione del sovraccarico informativo e della tecnologia dell’istantaneamente disponibile, rischiamo di diventare, come osservato da Richard Foreman, “pancake people”, ossia delle “persone-frittella” larghe, distese e sottili, come la vasta rete di informazioni alla quale accediamo con un semplice click. Dobbiamo

così porci un interrogativo: è già troppo tardi, come sostiene Sam Anderson sul New York Times, per battere in ritirata e tornare a un’epoca più calma? Già, è troppo tardi? Forse. Ma dobbiamo provarci, se vogliamo avere un maggiore controllo della nostra vita, se vogliamo evitare di perdere la nostra umanità. Citando l’informatico Joseph Weizenbaum, Carr sostiene che a renderci più umani è ciò che è meno calcolabile rispetto a noi stessi: le connessioni fra la mente e il corpo, le esperienze che danno forma alla memoria e al pensiero, la nostra capacità di emozione e di empatia. Se non vogliamo sacrificare le qualità e le caratteristiche che contraddistinguono le persone dalle macchine sull’altare di quella che Heidegger chiamava la “frenesia della tecnica sfrenata”, dobbiamo avere l’autoconsapevolezza e il coraggio di non delegare ai computer le nostre attività più profondamente umane e le nostre occupazioni più intellettuali, in particolare tutti quei compiti che richiedono saggezza. Dobbiamo, cioè, resistere alle seduzioni della tecnologia, dell’informazione istantanea, della velocità e della (presunta) efficienza. Da dove nasce l’idea del Movimento Slow Communication? Nell’agosto del 2009, il Wall Street Journal pubblicava un “Manifesto for the Slow Communication”, in cui lo scrittore e critico letterario John Freeman scriveva: “I nostri giorni sono limitati, le nostre ore sono preziose. Dobbiamo decidere che cosa vogliamo fare, che cosa vogliamo dire, di che cosa e di chi dobbiamo prenderci cura. Bisogna pensare come vogliamo ripartire il nostro tempo in base a queste domande, entro limiti che non possiamo cambiare. In poche parole, dobbiamo rallentare”. Dobbiamo riappropriarci del tempo, sganciando la nostra idea di progresso dalla velocità, che non sempre porta a risultati soddisfacenti e a relazioni sostenibili. Dobbiamo abbandonare l’utopia dell’efficienza perfetta, per evitare di tornare ad essere dei meri decodificatori di informazioni, acritici e superficiali. Dobbiamo imparare a scollegare la nostra mente da internet per riconquistare lo spazio della riflessione. Dobbiamo, insomma, riscoprire la lentezza per acquistare una rinnovata sintonia con il mondo reale che ci circonda.


Julio Larraz - C’est de la parte de Monsieur Hesiode - 2010, olio su tela, cm. 153x183

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auto

Sempre più in alto

Nuova Sport Car, Punto di riferimento di BMW Group, apre una nuova sede a Palermo

di Armin R. Mengs

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unto di riferimento di BMW Group nella città e nella provincia di Catania, la Concessionaria Nuova Sport Car apre una nuova sede a Palermo, proponendosi ancora una volta come espressione di eleganza e professionalità Nata 40 anni fa a Catania, la Concessionaria BMW e MINI Nuova Sport Car è diventata nel corso degli anni un solido e affermato punto di riferimento del gruppo di Monaco di Baviera in tutto il territorio siciliano. Espressione di eleganza e professionalità, la Concessionaria Nuova Sport Car ha fatto di questo binomio una vera e propria filosofia aziendale, in linea con i caratteri che da sempre contraddistinguono BMW. La nuova tappa nel processo di crescita riguarda l’apertura della nuova sede di Palermo. Nel corso degli anni, Nuova Sport Car ha compiuto passi da gigante sulla strada dell’eccellenza, proponendosi alla sempre più numerosa clientela dei marchi che fanno capo al Gruppo BMW quale sicuro approdo per l’acquisto di auto BMW e MINI e di motociclette BMW Motorrad, nonché per usufruire dell’ampia gamma di servizi di assistenza e finanziari offerti al pubblico. Forti ed importanti cambiamen-

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ti, sia societari che strutturali, hanno permesso la crescita e l’ampliamento di Nuova Sport Car, grazie anche ai risultati positivi raggiunti nel territorio siciliano.

Passo dopo passo continua la crescita dell’azienda. Nuova Sport Car conta già tre sedi, di cui due a Catania e una filiale a Siracusa. Ampliando il suo raggio d’azione, la Concessionaria ha nel contempo saputo, con intelligenza e capacità, incrementare l’imma-


gine dei prodotti e la qualità dei servizi erogati alla clientela. L’anno scorso, sia per il nuovo che per l’usato, Nuova Sport Car ha venduto nel territorio di Catania oltre 1.400 auto e 500 moto. Anche nel 2012 si prevede di chiudere il bilancio con un aumento delle vendite di entrambi i marchi superiore al 10%. Nuova Sport Car esprime il proprio impegno offrendo al cliente non solo un prodotto ma anche un servizio che va oltre le prestazioni abituali di una Concessionaria. Servizi ai massimi livelli e massima attenzione alle esigenze del cliente, sono gli obiettivi primari che la Concessionaria, sin dalla sua fondazione, intende raggiungere giorno dopo giorno. Grazie ad un continuo miglioramento qualitativo e ad un aggiornamento costante, Nuova Sport Car persegue quella “customer satisfaction” che è il perno attorno a cui ruota la filosofia del Gruppo BMW, testimoniata dal trend di crescita che ha accompagnato l’azienda negli anni.

NELLE IMMAGINI ALCUNI MOMENTI DI UN EVENTO NUOVA SPORT CAR

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artisti

DOLORE COME sTRUMENTO DI ANALISI

IL VIAGGIO DI Kira De Pellegrin

di Gaetano Salerno

L’

arte come atto catartico, punto di partenza di un percorso introspettivo di autoapprendimento e di autoformazione; il dolore come strumento di analisi, attraverso il quale evolversi e cogliere appieno la vita. Questo e molto altro ancora nel viaggio di Kira De Pellegrin, a piccoli passi sulla sabbia, verso il miglioramento, la conoscenza, la consapevolezza. Indagare l’universo artistico di Kira De Pellegrin (Isole Bermuda, 1972; vive e lavora a Pordenone) equivale a fidarsi di tracce appena accennate, esplorare territori ricchi di segni delicatamente presenti, attraverso i quali intuire e poi solcare percorsi esistenziali che l’artista ha sapientemente celato

OLTRE – Apiedinudisullasabbia Tecnica mista su acciaio Cm 180 x 180

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nel colore; alla materia che si stratifica con prosodie e ritmi imprevedibili è delegato il compito di narrare un’esistenza in cui il dolore, infravisibile nelle crepe che di tanto in tanto corrugano la narrazione pittorica, è nemesi e percorso auto-formativo che lascia affiorare, magari sottoforma di suggestione evocativa, anche ciò che non è direttamente visibile. Debitrice di un genere informale in cui la valenza spirituale del gesto creativo prescinde dall’intento mimetico, Kira ci esorta ad andare oltre, suggerendo - senza tuttavia imporle - linee di analisi di spunti vitali che l’artista, ascoltando se stessa, sembra avere già percorso e sperimentato, a piedi nudi sulla sabbia (parafrasando il

titolo della fortunata personale dell’artista, recentemente conclusa negli spazi espositivi dell’ex convento di San Francesco di Pordenone), marcando il passaggio della sua azione poco prima che il vento ne cancelli la testimonianza. L’intera ricerca assume così il valore di atto catartico, estemporaneo ma eterno come un mantra estatico che, distillato in gesti riflessivi ed esplorativi, può solamente sconfinare nel Bene e compensare le sofferenze, guarire le ferite, aiutarci a intraprendere il cammino della conoscenza e dell’accettazione delle molteplici risposte alla domanda WhoamI? (titolo dell’ultima serie di installazioni dell’artista). Il ductus pittorico si sedimenta così attraverso spaccati di una terra magmatica e in subbuglio, viva e pulsante e incapace di giacere blanda e silenziosa mentre il pigmento si stratifica e poi si espande, espulso da una tela che non può e non vuole accogliere una verità eterna ed inconfutabile. Tutto ci spinge verso un punto lontano, tutto transita e scorre veloce; anche l’eleganza iconoclasta dei lavori installativi apre spaccati su nature effimere per quanto tasselli di un viaggio ciclico in cui ad ogni morte corrisponde una rinascita, ad ogni fine un inizio, pedine di un gioco le cui regole ricalcano quelle della vita stessa. Lo scorrere del tempo segue moti propri, ora rallentando nella sofferenza, ora accelerando verso la felicità; nell’antitesi tra i due stati dell’essere l’opera di Kira De Pellegrin (fino al 21 agosto presente nella collettiva Silicio presso la Galleria Biffi di Piacenza e, da settembre 2012, in AVM KMROSSO di Bergamo) si inserisce come analisi delle nostre esistenze, interfacciandosi con la cultura alla quale ciascuno dovrebbe tendere per riconoscersi, per ritrovarsi, per evolversi. Guardare alla realtà astratta, fuori e dentro di noi, esprimere il reale così come l’onirico, conduce l’artista oltre la falsità dell’apparenza, ignorandone l’aspetto caduco e fallace, per concentrarsi sul ventaglio di sensazioni che l’esistere consapevole può svelarci: infiniti ultramondi nei quali la bellezza intrinseca della superficie allude a concetti universali ed ogni forma creativa diventa altare di un’antica e reiterabile liturgia neoplatonica in cui il corpo precipita e l’anima si innalza fino a sfiorare l’Idea.


LINEA MURANO ART Group Linea Murano Art was first established in 1980. Since inception,

the company was managed by Foccardi Luigi; this continued up until 2005 when his son, Nicola, assumed control. .

In the last 6 years, the company has been transformed from what was effectively just a commercial store into one of the most important Glass Galleries in Italy. In 2006, the gallery expanded to create a new area to give guests the ability to appreciate best pieces of the most important Murano Glass Artists. . For more than 30 years , Linea Murano Art has searched out the finest quality of Murano Glass products to offer their clients.

In 2008, the company became the exclusive importer f o r A m m o l i t e J e w e l s, a n e w G e m S t o n e obtained from 75 million-year-old fossils. At the same time, the company decided to produce a collection of Art Pieces inspired by the multicolored Gem Stones. All pieces were designed and made by the famous glass artist, Afro Celotto.

info@lineamuranoart.com Fondamenta Manin 1 Murano - Venice

Telephone: +39 041 736845


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art in progress

TELE-VENDO-ARTE ... L’arte va desacralizzata, non può restare espressione di pochi geni ombrosi per il godimento di una classe colta e raffinata ... l’arte deve arrivare a tutti, sfruttare la comunicazione di massa... Andy Warhol “…art should be desacralized, it should not only remain the expression of a few touchy geniuses to be enjoyed by the refined …art needs to reach out to everyone taking advantage of mass communication…” Andy Warhol

di Lucia Majer

Per sfatare miti e leggende metropolitane, per coloro che pensano che la proposta televisiva sia fatta solo di cartomanti e pignattari, ecco un piccolo vademecum per riconoscere quando dietro una proposta televisiva non ci sono gnomi e folletti, ma persone serie, attente e organizzate. Abbiamo letto e sentito tutto e il contrario di tutto in merito alla televendita e comprendiamo benissimo le perplessità del pubblico e soprattutto del collezionista, che purtroppo è sempre stato abituato a credere che la proposta di un’opera attraverso la televisione fosse qualcosa di ambiguo e senza alcuna garanzia. Ecco raccontata l’esperienza di alcuni addetti ai lavori, che non si sono avvicinati al mondo dell’arte attraverso la televisione, ma sono professionisti già riconosciuti nell’ambiente artistico che hanno iniziato successivamente ad avvalersi di questo strumento mediatico. Esperienza che auspichiamo farà capire come, effettuati i dovuti controlli e compiute le dovute riflessioni, acquistando attraverso una proposta televisiva si hanno gli stessi rischi e le stesse certezze che si possono avere andando ad acquistare fisicamente presso una galleria o una casa d’aste.

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Cinzia Vecchiato gallerista La nostra galleria esiste da ben 25 anni. Nelle varie sedi che abbiamo avuto si sono alternate mostre di grandi maestri internazionali, da Fontana a Pino Pascali, da Afro a Vedova, da Villeglé ad Arman, da De Chirico a De Pisis, da Warhol a Basquiat, Keith Haring, solo per citarne alcune. Oltre a continuare il nostro lavoro di galleristi e di scouting artistico, abbiamo iniziato da qualche anno a proporre opere in televisione attraverso il nostro logo, cercando di trovare la giusta connessione con collezionisti e telespettatori, riproponendo il nostro carattere espositivo, consigliando artisti con i quali collaboriamo in esclusiva e con i quali abbiamo un programma di mostre di caratura internazionale. Attualmente siamo in onda tutte le sere

con grandi sforzi sia fisici che economici. Il dato confortante è che tutte le persone che collaborano in questo progetto sono molto entusiaste e si è creato un bel clima di positività. La televisione è una grande vetrina e lo spettatore è il passante: abbiamo pensato che il pubblico metropolitano odierno, impegnato molte ore al giorno in ambito lavorativo, ha nuove esigenze; e la possibilità di accedere in orari non consoni in una galleria d’arte che, a volte, si trova anche a centinaia di chilometri di distanza è sicuramente una grande possibilità. Il nostro intento è quello di alimentare il circuito comunicativo in un’ottica di rendere fruibile a tutti la cultura attraverso un’offerta culturale ed un investimento economico;

senza dimenticare il nostro amore per l’arte che è fatto non solo di studio e ricerca, ma anche di sensibilità. Perchè in arte non si possono seguire delle “istruzioni per l’uso”. Quando una galleria varca il Sancta Sanctorum della maniera classica di essere galleria può sicuramente creare polemiche, ma non dimentichiamoci che noi viviamo nel presente e la nostra è una galleria contemporanea che utilizza tutti i mezzi che ci vengono dati a disposizione, passati e presenti, con un occhio sempre attento al futuro.

TELEMARKETING ART To unmask metropolitan myths and legends, for those who think that television offers are made only by card-readers and the foolish, this guide will help you recognize the fact that behind these offers there are no gnomes and fairies, but serious , attentive and organized persons. We have read about and heard everything with regards to shopping channels and we well understand the perplexity reserved by the public and collectors who unfortunately have been accustomed to believing that the offers made on television were ambiguous and without any guarantee. This experience was had by several sales people, people who though not involved in art through television, are well-known professionals in the art world and who make use of the media. An experience that we hope will explain how after properly double-checking and making the necessary considerations, acquiring through shopping channels one runs the same risks and has the same certainties as when buying from an art gallery or auction.

Cinzia Vecchiato gallery dealer Our gallery has been in business for 25 years. In previous locations we have alternated exhibitions of great international masters, from Fontana to Pino Pascali, from Afro to Vedova, from Villeglé to Arman, from De Chirico to De Pisis, from Warhol to Basquiat and Keith Haring, only to name a few. Besides continuing our work as gallery dealers and artistic talent hunters, we began several years ago to offer works of art in television utilizing our logo and attempting to find the right connection with collectors and viewers; utilizing our same display methods , we work with artists that we already collaborate with exclusively

and with whom we have organized events on an international level. We are now on the air every evening, notwithstanding great physical and economic strain. The one important thing is that everyone who collaborates with us on the program is enthusiastic and this creates a positive atmosphere. Television is a large show window and the viewer is the passerby; we feel that people today with their long work hours and daily commitments - often being relocated to work in different cities of the country - have different needs which includes the possibility of having access to services during alternative hours. Our intent is to nourish that

communicative circuit by allowing everyone access to cultural values through offers of an economic and cultural investment, keeping in mind that our passion for art is not made only of study and research, but also of understanding; in art there is no user’s manual. When a gallery enters the Sacred Sanctuary of the traditional way of being a gallery it can often create a discussion, but let’s not forget that we live in the present and ours is a Contemporary art gallery that utilizes every means available, past and present, with one eye always towards the future.

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Titti Rigo De Righi Collezionista Amo l’arte da sempre. Sono cresciuta in una famiglia nobile e benestante. Le residenze della mia famiglia erano popolate da oggetti d’arte. L’arte è nel mio DNA, oltre che appartenere alla mia anima. Sin da quando ero giovane, appena avevo quattro soldi in tasca, andavo per gallerie e fiere e compravo piccoli dipinti, bronzi, sculture in ceramica e oggetti di antiquariato, sceglievo in base al mio gusto, al meccanismo dell’attrazione, se un’opera mi passava energia e positività spendevo senza mai pentirmi. Le mie prime opere importanti le ho comprate presso una galleria, opere che mi hanno dato una grande soddisfazione sia in termini di

piacevolezza, sia in termini economici. Nel corso dell’ultimo anno, visto l’aggravarsi della crisi, ho deciso di investire in Arte, l’unico bene, a mio modesto avviso, che non rischia di svalutarsi, capace di farti incantare, renderti la vita più gradevole e trasmetterti buona energia. L’ho fatto avvicinandomi ai canali che trasmettono proposte d’arte senza mai smettere, però, di tenermi documentata e di andare a visitare musei d’arte moderna e contemporanea. L’arte contemporanea mi dà gioia e così ho iniziato ad acquistare e ad apprezzare il lavoro di alcuni artisti che usano il mezzo televisivo per trasmettere ad un pubblico più vasto quell’immenso patrimonio che, dopo la natura, è dato all’uomo possedere: la creatività e l’Arte. Fra le tante trasmissioni che spiegano e vendono arte, quella della galleria Vecchiato è quella che io, in particolar

modo, amo seguire. Lo staff è competente e la galleria ha una storia trentennale alle spalle fatta di mostre e grandi collaborazioni, cosa che al giorno d’oggi non è di scarso valore. Tale e tanto è l’entusiasmo che mi trasmettono quelle due ore seduta comodamente sul mio divano, con un esperto cameramen che indugia sui particolari dei dipinti e dei bronzi, che mi convinco a fare un salto a Padova e vado a conoscere personalmente lo staff della galleria, una visita piacevolissima che mi conferma ulteriormente la competenza e la serietà di questo grande e giovane team. Trovo che il mezzo televisivo, se usato con discrezione e competenza, non “urlato”, sia oggi un metodo pratico ed efficace che ci consente di imparare qualcosa in più sulla storia dell’arte contemporanea e di concretizzare, eventualmente, degli ottimi acquisti.

Titti Rigo De Righi Art Collector I have always been an art lover. I was raised in a noble and comfortably well-off family. My family residence was filled with art. Art is in my DNA, in addition to pertaining to my very soul. Since I was young, as soon as I had some pocket money, I would visit galleries and art fairs; I would buy small paintings, bronzes, ceramic sculptures and antiques, choosing them based on my tastes, on how appealing I found them – if something gave me positive energy I would spend with no regrets. My first important art works were purchased from a gallery, works that have given me a great deal of satisfaction, both in terms of beauty and money-wise. Last year, given the deepening crisis, I decided to invest in Art, the only commodity in my

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opinion that has no risk of devaluation, it’s charming and makes life cheerier by transmitting positive energy. I did so through TV channels that broadcast proposals, but I always made my own evaluations and visited museums of Contemporary and Modern art for further documentation. Contemporary art gives me pleasure, therefore I began to acquire and appreciate the work of several artists that utilize television as a means of communicating with a more vast public, offering the one immense patrimony that man should possess: creativity and Art. Amongst the many broadcastings that explain and sell art, the Vecchiato Gallery telecast is the one that I particularly enjoy following. The staff is competent and the gallery has three

decades of history behind it made of grand collaboration, something that today is highly valued. So great is the enthusiasm that they conveyed in two hours while seated comfortably on my sofa and paying attention while the expert cameraman focused in on details of paintings and bronzes, that I was convinced to make a trip to Padua to personally meet the staff; a lovely visit that confirms my belief in the competence and seriousness of this great, young team. I find that television, if used with discretion and competence, without the shouting, is today a practical and efficient method that allows us to learn something more about the history of Contemporary art and to eventually finalize the purchase of excellent acquisitions.


Cesare Berlingeri Artista L’arte è nata come linguaggio di segni comunicanti all’interno di una comunità, basti pensare all’uomo di Lascaux che incideva con la selce la parete della caverna per comunicare la propria esistenza o alla pittura vascolare del Greci che, attraverso di essa, raccontavano i miti o alla nascita dell’incisione nel Cinquecento che serviva a grandi artisti come Durer a diffondere la propria opera presso un maggior pubblico possibile. Nell’era della comunicazione globale, l’arte deve arrivare a parlare ad un pubblico vastissimo usando tutti i mezzi possibili, dalle mostre in galleria al libro, al catalogo, alle riviste specializzate, alla televisione, alla televendita che non è altro che un catalogo mediatico che raggiunge anche chi non frequenta le gallerie ma, più semplicemente,

si accosta ad essa, tramite la televisione, dalla propria casa. La televendita ha avvicinato all’arte e agli artisti un vasto pubblico, l’ha veicolata creando un legame sociale, facendo partecipare lo spettatore, coinvolgendolo ad un momento culturale e creando un collezionismo possibile a chiunque sia interessato. In sintesi, lo spettatore da passivo diventa attivo sentendosi coinvolto ad un momento culturale e diventandone coprotagonista. La televisione è uno dei media più diffusi ed efficaci della nostra epoca e, ben lo sapeva McLuhan quando sosteneva che il medium è il messaggio. La televendita, oltre alla funzione di promuovere il lavoro dell’artista, ha quello di fascinazione, di mediazione, di coinvolgimento e di sollecitare la curiosità

dello spettatore. Non si compra, per fortuna, attraverso la televendita, si chiede solo di poter vedere l’opera e, quindi, di poterne subire il suo fascino. Ci tengo a rimarcare che non si acquista attraverso una televendita, sarebbe assurdo pensarlo, verrebbe a mancare quell’emozione che è l’incantamento dell’opera fatta di materia pulsante. E’ così che la galleria Vecchiato, che tratta anche il mio lavoro, usa la televendita, come un catalogo per promuovere l’arte contemporanea ed i propri artisti.

Cesare Berlingeri Artist Art was born as an expression of communication within a community. Think of the man in Lascaux who left etchings in flint on the cave walls to express his own means of existence or of the vascular painting left from the Greeks by which they narrated myths, or the birth of etching in the 14th C that great artists such as Durer utilized to diffuse his own work as vastly as possible. In the era of global communication art must reach a large public using any means available, from gallery exhibitions to books, to catalogues, to specialized magazines, to television, to shopping channels which is nothing more than a media book that can reach even those who perhaps don’t visit galleries; it simply draws itself closer to that person through tele-

vision and in one’s one home. Shopping channels have brought the public closer to art and artists, and has been the vehicle by which social bonds are created by allowing the viewer to participate, including him in a moment of culture and providing a means for collecting art that is accessible to whoever could be interested. In synthesis, the passive spectator becomes an active one, interacting and taking part in a cultural moment.

artist, telemarketing is a fascinating way of mediation, of involvement and of soliciting the curiosity of the spectator. The actual purchase is not done through a shopping channel as that would be absurd; the emotion and enchantment of the work itself, its material, would be missing. The Vecchiato Gallery, my art dealers, use telemarketing as a catalogue to promote Contemporary art and its artists.

Television is one of the most diffused and efficient means of communication of our time as Mc Luhan was well aware of when he coined the phrase, “medium is the message”. In addition to promoting the work of an

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a cura di Ferruccio Gard

TORNA L’ARTE CINETICA

Jesús Rafael SOTO - 1966 Gran muro panoramico vibrante legno, metallo, serigrafia, carta adesiva cm 252x1370x53

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o sapevate che, in Italia, il primo teorico dell’arte cinetica e programmata fu Umberto Eco, vale a dire l’uomo di cultura italiano più conosciuto nel mondo? Eco presentò a Milano, nel 1962, la prima mostra italiana, organizzata da quell’imprenditore illuminato che fu Adriano Olivetti, su questa nuova tendenza che rivoluzionò il modo di concepire e fare arte. E fu proprio Eco a coniare la definizione di “ Arte Programmata”. La prima mostra in assoluto, dal titolo “ Le mouvement” fu invece promossa nel 1955, alla galleria Denise Renè di Parigi, da Victor Vasalery, che ne divenne il caposcuola indiscusso( vi parteciparono anche Calder, Duchamp, Soto e Tinguely). Dopo alterne vicende, da alcuni anni c’è un ritorno di interesse, a livello internazionale, verso l’arte cinetica e programmata, che negli Stati Uniti chiamano optical art e che, come scrive Giovanni Granzotto nella presentazione del bel catalogo( Il Cigno GG Edizioni), è stata denominata “ l’ultima avanguardia”, ma non vi è stata avanguardia, nella seconda parte del secolo scorso, più abbarbicata e compenetrata con il nuovo che avanzava e soprat-

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tutto che sarebbe avanzato e che avanzerà, del movimento dell’Arte Programmata e Cinetica”. Un ritorno doveroso (sono ancora molti gli adepti della op art), coronato alla GNAM, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma con la più importante mostra sinora realizzata in Europa. La rassegna “ ARTE PROGRAMMATA E CINETICA, da Munari a Biasi a Colombo e…” ( 22 marzo-27 maggio 2012) è stata curata da Giovanni Granzotto e Mariastella Margozzi, con la collaborazione di Paolo Martore e il contributo del Gruppo Euromobil. La GNAM di Roma sei anni fa aveva dedicato una mostra a “Gli ambienti del Gruppo T “, mentre anni prima aveva ripresentato al pubblico la propria collezione di arte cinevisuale, dopo un accurato e completo restauro. Con questa terza grande rassegna la GNAM, lo spazio espositivo per l’arte moderna e contemporanea più prestigioso d’Italia, ha voluto estendere il confronto fra le opere della propria collezione e quelle di numerosi rappresentanti del movimento cineticovisuale sia in Europa sia negli altri Paesi del mondo, con l’obiettivo di mostrare al

pubblico gli esiti estetici ai quali gli artisti, e i gruppi in primis, sono giunti, intersecando le proprie ricerche in numerosissime esposizioni internazionali e suffragando le proprie tesi con il pensiero di filosofi, critici e scrittori del valore di Umberto Eco, Frank Popper, Giulio Carlo Argan, Umbro Apollonio, Filiberto Menna e altri. Il posto d’onore è stato assegnato a Bruno Munari artista che, come altri ( da Enzo Mari a Getulio Alviani), operò liberamente, anche se una caratteristica dell’arte programmata e cinetica furono, negli anni sessanta, appunto i gruppi. Particolare e doveroso rilievo è stato così dato ad Alberto Biasi e Gianni Colombo, capofila rispettivamente dei gruppi N di Padova (Biasi, Chiggio, Costa, Landi, Massironi) e T di Milano (Colombo, Anceschi, Boriani, De Vecchi, Varisco). Ma ecco anche il GRAV di Parigi (Le Parc, Morellet, Stein, Garcia Rossi, Sobrino, Yvaral), il Gruppo Zero di Dusseldorf(con opere di Mack, Uecker, Piene), e vari artisti sudamericani, riuniti attorno al grande Jesus


Rafael Soto. Del maestro è stato esposto il restaurato “Grande muro panoramico vibrante “, acquistato da Palma Bucarelli alla Biennale di Venezia del 1966 e non più visibile in galleria da una trentina d’anni. Tornando ai gruppi italiani, da citare ancora il Gruppo Uno( Biggi, Carrino, Frascà, Uncini) e il Gruppo MID(Barrese, Grassi, Laminarca, Marangoni). Esposta anche una accurata selezione di opere di Maestri stranieri di grande fama, fra i quali Agam, Albers, Asis, Bill, Tornquist e Vasarely. Una apposita sezione ha presentato i più noti artisti italiani che hanno dato, sottolinea Giovanni Granzotto “ un rilevante contributo alle ricerche sia pro-

grammate che cinetico-visuali: da Agostini, Apollonio, Campesan e Costalonga a Dadamaino, Finzi, Magnoni, Morandini, Rotta Loria, Scirpa e Uncini. Come dicevamo sono molti gli artisti, capofila il padovano Alberto Biasi, che continuano le loro ricerche, con crescenti successi internazionali, nell’ambito della visualità, degli effetti ottici e del movimento, fra le caratteristiche di questa Tendenza che, a differenza di altre espressioni artistiche, vuole rendere partecipe lo spettatore, con il movimento, dell’opera che sta guardando. Un coinvolgimento attivo, insomma. Lo ricorda anche la Soprintendente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

Maria Vittoria Marini Clarelli, la quale chiude il suo intervento in catalogo rivolgendo agli spettatori della mostra lo stesso invito con cui il famoso storico dell’arte Pontus Hultén concludeva il suo testo nel catalogo di “ Nouvelle Tendence” a Parigi nel 1964: “ La mostra d’arte dipende dalla vostra partecipazione attiva. Ciò che noi cerchiamo è che la vostra gioia davanti a un’opera d’arte non sia quella di un ammiratore ma quella di un interlocutore”. Ed è soprattutto agli interlocutori che artisti come Alberto Biasi ed Ennio Finzi dedicano la loro instancabile e sempre innovativa ricerca artistica.

SOPRA A SINISTRA: Gianni colombo - 1963 Strutturazione pulsante polistirolo espanso in blocchetti dipinti con idropittura bianca, animazione elettromagnetica, legno cm 200x200x34 A LATO: ALBERTO BIASI, 1961, Proiezione di luci e ombre, lamiera forata, legno, lampada, phon cm 60x60x60


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FINOTTI IN OLANDA FRA LEVITÀ E BELLEZZA Una sala della mostra di Novello Finotti in Olanda

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n nuovo, importantissimo riconoscimento per il veronese Novello Finotti (1939), da oltre mezzo secolo (nel 1964 la prima mostra estera, alla Armony Gallery di New York) fra i più noti e validi esponenti della scultura italiana e internazionale. Alla Galleria delle Statue Het Depot di Wageningen, in Olanda, è in corso (sino al 16 settembre) una vasta antologica che ripercorre il suo itinerario artistico dagli anni sessanta ad oggi. La Galleria Het Depot, considerata fra le più importanti d’Europa, ha voluto inaugurare l’ampliamento della sede con questa mostra di Finotti e, unitamente alla Fondazione Utopa, ha collocato in esposizione permanente, nella prima sala dell’edificio, la scultura “ Anatomico che cammina”, opera storica del 1968-69. Si tratta di un bronzo lungo 12 metri che, mediante una quarantina di gambe e piedi di varie dimensioni, vuole rappresentare la discesa e la salita dell’uomo

Anatomico che cammina scultura in bronzo 148x1200x60 CM 1968-69

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che cammina durante le varie fasi della sua vita. “ La statua – afferma in catalogo Loek Dijkman, presidente dell’associazione Het Depot – è simbolo di rinascita e di opportunità per il futuro. Non si tratta soltanto di surrealismo, ma anche di un messaggio per tutti noi. Essa è anche simbolo dello scopo di Utopa, l’associazione madre di Het Depot, vale a dire l’impegno per le opportunità di crescita per le persone. E’ anche il motivo per cui a questa statua è stato assegnato un posto permanente e ben visibile all’ingresso della galleria”. Finotti ha portato in Olanda 24 sculture in bronzo, marmo di Carrara, granito nero e onice. L’artista veronese, che ha avuto varie presenze alla Biennale di Venezia (compresa una sala personale) e alla Quadriennale di Roma, ha sempre dato prova di grandi capacità e duttilità nel trattamento dei più svariati materiali, anche se è forse nel marmo bianco che raggiunge altezze ineguagliabili. Perché, FINOTTI IN HOLLAND BETWEEN LEVITY AND BEAUTY Veronese artist Novello Finotti (b.1939), for more than half a century is counted amongst the most renowned and valid exponents of Italian and international sculpture (in 1964 his first exhibition abroad was at the Armony Gallery in New York); he has recently been given an important tribute. At the Galleria Statue Het Depot in Wageningen Holland, a vast anthology of his artistic itinerary from the 1960s to today is ongoing through September 16th. The Galleria Het Depot, considered one of the most important in Europe, was pleased to inaugurate the expansion of its location with this exhibition of Finotti and together with the Utopa Foundation has placed on permanent display, in the front hall of the building, the sculpture Anatomico che cammina / Walking Anatomy, an historic work from 1968-69. 12 meters long in bronze, with roughly 40 legs and feet of various dimensions, the sculpture represents the ascent and descent of man as he walks through the various phases of his life. Loek Dijkman, president of the Het Depot Association, affirms in the catalog that “the statue is a symbol of re-birth and opportunity for the future. It not only deals with Surrealism, but is a message for all of us. It is also a symbol for Utopa, the parent association of Het Depot, which aims

fra poesia, eleganza, bellezza e levità delle forme, riesce ad annullare la forza di gravità della materia, conferendole una incredibile leggerezza e una luminosità che fa sembrare il marmo quasi trasparente. Finotti, sottolinea Giorgio Di Genova nel bel catalogo, si “ propone come nuova dimensione di un fare scultura che accoglie e filtra luce nel suo nuovo, morfologicamente intendendo, corpo, la cui trasparenza evoca un suo antico desiderio: quello cioè di smaterializzare la materia senza intaccarne le forme”. “ Si badi – prosegue Di Genova – Finotti è un maestro del trompe-l’esprit, ottenuto attraverso un coinvolgimento delle pulsioni psichiche stimolate attraverso l’occhio. Si comprenderà, quindi, l’importanza che egli da alla luce ed ai suoi giochi sulle superfici ed agli effetti sui materiali”. Novello Finotti vive e lavora fra Sommacampagna (Vr) e Pietrasanta, in Toscana. towards nurturing better growth and opportunities for people. It’s also the reason why this statue has been given a permanent and visible location at the entrance to the gallery”. Finoti has brought to Holland 24 sculptures in bronze, Carrara marble, black granite and onyx. The Veronese artist, who has been present in various Biennials of Venice (even a solo exhibition) and at the Quadrennial of Rome, has always proved himself to be capable and versatile in working with assorted material, though perhaps his white marble work is incomparable. The poetry, elegance, beauty and lightness of form seems to cancel the force of gravity from the material giving it an incredible lightness and luminosity that gives the marble an almost transparent aspect. George di Genova underlines in his catalog that Finotti “presents himself with a new dimension as a sculptor that captures and filters light in a new – morphologically intended – body, whose transparency evokes an ancient desire: to dematerialize the matter without damaging its form. Di Genova continues, “Finotti is a master of trompe l’esprit by obtained by a fusion of psychic pulsions stimulated by the eye. Therefore one can comprehend the importance that he gives to the play on the canvas and to its effects on the material”. Novello Finotti lives and works between Sommacampagna (VR) and Pietrasanta (Tuscany).



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CUBO-CICLISMO E “RAGAZZI” PRODIGIO

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l grande scienziato Albert Einstein diceva che “ la vita è come una bicicletta. Se vuoi rimanere in equilibrio devi pedalare sempre”. E fra vari modelli, da quelli usati ai primi Tour de France ai pesanti “ cavalli d’acciaio” dei soldati della 1° Guerra Mondiale, alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia è esposta anche la bicicletta di Enstein per spiegare la teoria della relatività. Ma cosa ci fanno delle biciclette in uno dei templi mondiali dell’arte contemporanea? Ci stanno benissimo, perché la mostra, nell’ambito del binomio Arte&Sport è dedicata a “Ciclismo, cubofuturismo e la quarta dimensione”. Il movimento e la velocità hanno affascinato cubisti, futuristi ed artisti di varie altre tendenze, ed ecco così esposti quadri e sculture di maestri del calibro, fra gli altri, di Duchamp e Boccioni. Ma la rassegna, curata da Erasmus Weddigen, ha al posto d’onore un dipinto del 1912 di

Jean Metzinger “Al velodromo”. Raffigura un ciclista cubisticamente impegnato in una frenetica e atletica gara su pista. Altri quadri e disegni sono dedicati all’epica corsa Parigi-Roubaix, che, per la sua durezza, si è guadagnata la definizione di “gare d’enfer”, corsa infernale. Ne hanno parlato, all’inaugurazione, Francesco Moser(tre vittorie consecutive, nel 1978, 79 e 80) e Andrea Tafi, vincitore dell’edizione 1999. La seconda mostra “ Una visione interiore: Charles Seliger negli anni ‘40” presenta, per la prima volta in Italia, un ragazzo prodigio della pittura americana. Seliger esordì infatti a soli 19 anni con una mostra personale, nel 1945, in una delle gallerie più importanti di New York, la famosa Art of This Century di Peggy Guggenheim. Talento precoce, fu affascinato dal surrealismo europeo, che tradusse in modo personale e innovativo, assemblando sulla tela forme ispirate ad

The great scientist Albert Einstein stated that “life is like riding a bicycle. If you want to keep your balance you have to keep pedaling”. And amongst various models, from those used in the early tour de France to the heavier “steel horses” used by WWI soldiers, Einstein’s bicycle is on display at the Peggy Guggenheim Foundation in Venice to explore the theory of relativity. But what are bicycles doing in one of the international temples of contemporary art? They fit in well, because the exhibition - in the ambit of the binomial Arte&Sport - is dedicated to “Cycling, CubistFuturism and the Fourth Dimension”. Movement and speed have fascinated Cubists, Futurists and artists of other various tendencies; paintings and sculptures from important masters such as Duchamp and Boccioni are being shown. In the exhibition, curated by Erasmus Weddigen, a painting by Jean Metzinger from 1912, “Al velodromo” holds a place of honor. It shows a cyclist cubistically engaged in a frenetic and athletic race on a track. Other paintings and designs are dedicated to the epic Parisian race, Roubaix, whose difficulties earned it the name of “Hell of the North”. Francesco Moser (three consecutive wins in 1978-7980) as well as Andrea Tafi (winner of the 1999 race), both spoke at the inauguration. The second exhibition, “An Interior Vision: Charles Seliger in the 1940’s”

presents a former child prodigy of American art for the first time in Italy. In fact, Seliger debuted at only 19 years of age with a solo exhibition held at one of the most important galleries of New York, the Peggy Guggenheim Art of this Century. His precocious talent, fascinated by European Surrealism, translated into a personal and innovative style, assembly on canvas of forms inspired by imaginative and pulsing elements of the human body and psyche. The thirty paintings, all from the 1940s, are on display in an exhibition curated by Jonathan Stuhlman and Michelle Dubois; organized and works accurately selected by The Mint Museum of Charlotte, North Carolina. Intense colors, yet at the same time, extremely refined, Seliger for Italian art lovers is a surprising discovery and an authentic event. So much so that the director of the Guggenheim, Phillip Rylands eagerly wrote in the catalogue that the Foundation is “extremely pleased to have the opportunity of offering to the public a repetition of one of Peggy Guggenheim’s projects during her heroic years in New York and to exhibit these magnificent paintings from the 1940s, which at the time were so original and still today characterize that period”.

Due singolari mostre alla Guggenheim di Venezia

elementi fantasiosi e pulsanti del corpo e della psiche umana. Tutti degli anni Quaranta i trenta quadri esposti in una mostra che, curata Jonathan Stuhlman e Michelle Dubois e organizzata dal The Mint Museum (Charlotte, Nord Carolina), si presenta accurata e selezionatissima. Seliger, artista intenso e dai colori raffinatissimi allo stesso tempo, è per gli appassionati d’arte italiani una sorprendente scoperta e un autentico evento. Al punto che il direttore della Guggenheim, Philip Rylands, non esita a scrivere in catalogo che la Fondazione è “ davvero felice di avere l’opportunità di offrire al suo pubblico la replica di una delle imprese di Peggy Guggenheim durante i suoi anni eroici a New York, e di esporre magnifici dipinti degli anni Quaranta, al tempo stesso così originali e ancor’oggi caratteristici del loro tempo”. Le due mostre saranno visitabili sino al 16 settembre.

SOTTO Charles Seliger Cerebral Landscape (Paesaggio cerebrale), - 1944 Oil on canvas, 61.4 x 46.2 cm


Stampare su carta significa realizzare un’idea. Costruire un libro, una brochure, un catalogo è concretizzare un progetto e portarlo a conoscenza del mondo, dargli vita. Tutto questo, è la nostra arte.

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IL RIVOLUZIONARIO DEL PAPA

CICERUACCHIO

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iceruacchio, un soprannome buffo, che indurrebbe all’ironia, se in realtà non si parlasse di un eroe risorgimentale che credeva talmente nella libertà, da finire fucilato con i suoi due figli a Porto Tolle, nel Veneto. Storie di Papi, di ministri assassinati, di moti risorgimentali, di intrighi di palazzo, di Garibaldi e di tanto altro, in questo libro storico e avvincente quanto un bel romanzo che Claudio Modena ha dedicato alla avventurosa, strabiliante e drammatica vita di “Ciceruacchio. Angelo Brunetti, Capopolo di Roma”, edito da Mursia con una prefazione di Giulio Andreotti. Un personaggio complesso e controverso che, afferma Modena, “ non nacque rivoluzionario, ma amava semplicemente la libertà”. Anche se a Roma è ricordato da un monumento, costruito grazie a una sottoscrizione popolare, e una via è dedicata a suo figlio Lorenzo, Angelo Brunetti oggi è praticamente caduto nell’oblio. Eppure, nonostante le sue umili origini, era diventato, anche se a modo suo, un uomo di successo, capace di interloquire con Papa Pio IX. Era nato a Roma nel 1800, nel rione popolare di Campo Marzio e sua madre, visto che era piuttosto paffutello, quand’era bambino gli aveva appioppato il nomignolo di Ciceruacchio. Molto conosciuto per il suo mestiere di carrettiere, incaricato del trasporto di vino dai Castelli all’Urbe, Brunetti, benché conoscesse solo il romanesco, aveva un’abile e accattivante parlantina. Aiutato anche dalla sua abitudine di vestire elegantemente, quando venne affascinato dagli ideali risorgimentali non faticò a conquistare la simpatia e fiducia della gente, diventando in breve un vero e

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proprio capopolo. A quei tempi il Papa era praticamente anche un re e quando Pio IX, nel luglio del 1846, concesse, con il famoso “ Editto del perdono” la libertà ai prigionieri politici, il ritorno agli esuli e una certa libertà di stampa, Brunetti lo ringraziò pubblicamente organizzando una grande manifestazione di popolo. Ciceruacchio, splendido organizzatore di feste(a spese sue, e con generose libagioni a base dei vini dei Castelli), continuò a incitare il Papa, con pacifici moti popolari, a proseguire nel suo piano di riforme politiche nello Stato Pontificio. Ogni qual volta Pio IX si recava in visita in un quartiere romano, Ciceruacchio gli faceva trovare lungo il percorso folle di “plebei” (così venivano chiamati i popolani a quei tempi) plaudenti ed osannanti. Il libro di Claudio Modena, storico ma avvincente come un thriller, prosegue con l’adesione agli ideali mazziniani da parte di Brunetti, la Rivoluzione del 1849, la caduta della Repubblica Romana (quanti sconosciuti atti di eroismo anche da parte di donne e bambini), la fuga del Papa a Gaeta, l’assassinio, dopo un complotto (Ciceruacchio ne era a conoscenza o addirittura complice?) del ministro Pellegrino Rossi, e tutta una serie di vicende sanguinose, sino alla sera del 2 luglio 1849, quando Ciceruacchio, tradito da una soffiata, fugge da Roma assieme ai figli Luigi e Lorenzo, di soli 13 anni, e si mette al seguito di Garibaldi, in marcia per andare a soccorrere la morente Serenissima Repubblica di Venezia. L’ex-carrettiere è anche sconvolto dalla fuga del Papa, che considera un tradimento, al punto da diventare, da fedelissimo ed entusiasta sostenitore del Pontefice a

mangiapreti e leader del radicalismo repubblicano. Brunetti, forse eroe suo malgrado, finirà fucilato dagli austriaci, assieme ai due figlioletti, a Ca’ Tiepolo, a Porto Tolle (Rovigo), alla mezzanotte del 10 agosto 1849, la notte di San Lorenzo. Tradito, molto probabilmente, dal titolare dell’osteria nella quale avevano pernottato sulla strada che avrebbe dovuto portarli a Venezia. Per la cronaca l’oste, odiato poi da tutti, morì ramingo e in miseria. Di Porto Tolle è originario Claudio Modena, studioso a Roma del periodo risorgimentale e autore di varie pubblicazioni di successo, da “Giuseppe e Anita Garibaldi. Una storia d’amore e di battaglie” a “ Giacomo Matteotti 18851985. Riformismo e antifascismo”. Per i suoi studi ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali. La ricostruzione della vita di Ciceruacchio e del contesto storico nel quale si è sviluppata gli è costata anni di faticose e meticolose ricerche.Il risultato è un’opera doppiamente meritoria, perché delizierà il lettore e rende giustizia a un personaggio che non meritava e non merita di essere dimenticato. Lo sottolinea anche il più volte premier e ministro Giulio Andreotti quando, nella sua prefazione, afferma: “Attraverso la vicenda tormentata e romantica di Ciceruacchio si ripercorrono gli anni dei facili entusiasmi, della turbolenza, dell’offensiva francese, del ritorno del papa e del lento declino. Di personaggi come lui restano i monumenti, ma la tradizione orale non riserva loro tributi ed encomi”. “Ciceruacchio” ha vinto il Premio Righetto 2011 nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia.


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A CORTINA LE MONTAGNE SONO FATTE DI LIBRI

Vera Slepoj

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Davide sfidò Golia e, armando la fionda di libri(evidentemente molto…pesanti) e di una immensa passione verso la cultura, vinse. Ora potrebbe anche stravincere, ma Slepoj e Chiamulera non vogliono montarsi la testa.

ph: Giacomo Pompanin

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ic transit gloria mundi” commenterebbe un notissimo uomo politico, per la verità non frequentatore della Regina delle Dolomiti, a proposito della chiusura, dopo dieci anni di successi, di “Cortina InConTra”, avendo deciso gli organizzatori, Jole ed Enrico Cisnetto, di trasferire il tutto nella Capitale dove hanno dato vita a “Roma InConTra”, con l’ambizioso progetto di allestire eventi e dibattiti tutto l’anno e negli anni a venire. Polemiche a parte fra i nostalgici del tendone e i fautori di una Cortina all’insegna di una maggiore sobrietà, a incominciare dal sindaco Andrea Franceschi, la cittadina ampezzana può ora dare più spazio alla sua più autentica vocazione (montagne e sci a parte, ovviamente): la cultura, libri in primis (l’arte, a livello istituzionale, invece, purtroppo non ancora, anche se la Pinacoteca Rimoldi è un pregevole punto di riferimento). Vi ricordate di quando personaggi come Indro Montanelli erano di casa alle presentazioni di libri all’hotel Savoia, organizzate dal libraio Ilario Sovilla e Santino Galbiati, con le dotte e coinvolgenti introduzioni di Ennio Rossignoli? Poi il “ciclone del tendone” spazzò via tutto. Apparve quindi come un atto di coraggio la nascita, tre anni fa, di “Una montagna di libri”, ciclo di incontri con l’autore ideato e voluto dalla psicologa e scrittrice Vera Slepoj, con lo storico cortinese Francesco Chiamulera e il critico letterario del quotidiano La Stampa, Alberto Sinigaglia.

Francesco Chiamulera

Per l’estate letteraria di Cortina 2012 (dal 21 luglio all’8 settembre) hanno comunque confezionato una trentina di incontri con l’autore di grande richiamo, con personaggi quali Pietro Citati, Roberto Cotroneo, Sergio Zavoli, Stefano Zecchi, Gianni Riotta, Marco Travaglio, Barbara Alberti, Marina Valensise, Antonia Arslan, Red Canzian, Piercamillo Davigo, Gennaro Sangiuliano, Giacomo Marramao e tanti altri. Sede delle presentazioni lo storico Palazzo delle Poste (opera del famoso architetto Edoardo Gellner), mentre altri eventi sono programmati sulla terrazza dell’hotel Cortina e al Miramonti. Fra i tanti eventi, un ricordo del giornalista, scrittore e pittore bellunese Dino Buzzati, con l’intervento della sua compagna Almerina Buzzati, mentre una mostra, allestita in Corso Italia, sarà dedicata al vignettista del Corriere della Sera Emilio Giannelli. “Una montagna di libri” è organizzata in collaborazione con varie realtà locali, dal Consorzio Cortina Turismo alla Gis, Gestione Impianti Sportivi di Cortina, e

con il sostegno della Regione Veneto e del Comune di Cortina d’Ampezzo. “E’ una manifestazione che abbiamo visto crescere di anno in anno –ha affermato, alla presentazione dell’iniziativa a Venezia l’assessore alla Cultura di Cortina, Giovanna Martinolli – e nella quale la quantità si abbina sempre alla qualità”. L’iniziativa cortinese, secondo la dirigente alla Cultura della Regione Veneto, Maria Teresa De Gregorio, “è un esempio virtuoso di sinergia tra enti pubblici e le numerose realtà locali che la sostengono”. Intanto c’è grande attesa per la proclamazione, il 30 agosto, dei vincitori dei due Premi letterari Cortina d’Ampezzo, giunti alla seconda edizione. Premieranno la migliore opera di narrativa nazionale e il miglior libro, di autore italiano o estero, che abbia tematiche ispirate alla montagna. Due prestigiose giurie, presiedute rispettivamente da Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il libro istituito dal Consiglio dei ministri, e dallo scrittore e giornalista Arrigo Petacco, hanno selezionato, fra i trenta concorrenti, le “settine” dei semifinalisti che poi verranno ridotte a tre per la finale. Vinceranno i migliori? Gli organizzatori, Slepoj e Chiamulera, assicurano che sarà “una selezione cristallina, imperniata sul puro valore letterario delle opere, lontana il più possibile dai condizionamenti e dalle opacità che talvolta caratterizzano le competizioni letterarie”. Un terzo riconoscimento sarà assegnato via web. E’ il “Premio Internet Cortina d’Ampezzo”.Chiunque potrà indicare il libro di suo maggiore gradimento segnalandolo al sito: www.premiocortina.it. Scadenza alla mezzanotte del 20 agosto.


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calendario

Fare arte è intuire ciò che altri non comprendono Cristian Contini

MOSTRE & EVENTI a cura della Redazione

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e Dolomiti cortinesi al mare, e il mare nella Regina delle Dolomiti. Grazie a bellissimi quadri di Filippo De Pisis, che amava trascorrere le vacanze estive all’ombra delle Tofane e a Riccione, la Perla Verde dell’Adriatico. Sono così nate due mostre, un gemellaggio “mare e monti” nel segno di uno dei protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, del quale il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi possiede una delle maggiori collezioni a livello nazionale. Al Museo cortinese sono così esposti quadri raffiguranti scorci della riviera romagnola, con la mostra “ Focus on…Filippo De Pisis”, mentre a Villa Franceschi, sede della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Riccione, sono dedicate a Cortina e alle sue montagne molte delle opere presentate nel “Diario senza date. Mostra antologica di Filippo de Pisis (1896-1956)”. Quest’ultima rassegna è curata dal neo-direttore di Arte Fiera Bologna, Claudio Spadoni, e da Daniela Grossi, responsabile di Villa Franceschi. La doppia mostra Cortina-Riccione rientra in una nuova strategia di promozione turistica. E sarà praticata una riduzione a chi, nel museo di Riccione, presenterà il biglietto d’ingresso del museo cortinese, e viceversa, mentre a Cortina sono previsti anche particolari pacchetti soggiorno. “ Con entusiasmo abbiamo abbracciato questa iniziativa –ha commentato la direttrice del Museo Rimoldi Alessandra de Bigontina – che ci consente di ammirare lavori che parlano di Riccione, ma tra le Dolomiti. L’arte diventa così ponte tra territori diversi e motivo della loro scoperta”. Entrambe le mostre rimarranno aperte sino al 2 settembre.

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on il Festival e Accademia Dino Ciani anche per l’estate 2012 Cortina è tornata ad essere la capitale montana della musica classica. Il Festival, che prevede concerti di pianoforte e cameristici, con grandi protagonisti e giovani talenti a Cortina, in rifugi dolomitici ed altre località del Cadore, è nato nel 2007 per ricordare il pianista Dino Ciani, scomparso nel 1974 a soli 32 anni. Il Comune di Cortina, riconoscendo la qualità e il livello della manifestazione, nel 2010 ha sottoscritto una convenzione quinquennale al fine di garantire la stabilità del Festival. “ Oltre il Novecento” è il filo conduttore di questa sesta edizione. Direttore artistico è stato riconfermato il pianista statunitense Jeffrey Swann. Fra i tanti appuntamenti di richiamo, il concerto di sabato 11 agosto (ore 21, Ensemble del Festival Dino Ciani) nella Chiesa Nostra Signora del Cadore, al Villaggio Eni di Corte di Cadore, sopra Borca, nel cinquantenario della morte del suo ideatore Enrico Mattei, fra i protagonisti del boom economico italiano del dopoguerra. Gran finale il 25 agosto, alle 21, a Cortina, con un concerto del violoncellista Giovanni Sollima all’Alexander Girardi Hall.

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ltro ciclo di appuntamenti di sicuro interesse a Cortina è quello offerto dalla quarta edizione di “CortinainCroda”. Il direttore artistico, Andrea Gris, promette, fra spirito di avventura e scariche di adrenalina, conferenze, dibattiti, proiezioni e concerti con protagonisti del mondo della “poesia, della scrittura, del cinema, nonché di musica, montagne, avventura, tecnologia, giornalismo, sogni e ricordi”. La manifestazione è organizzata in collaborazione con l’assessorato comunale alla cultura di Cortina.

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C sta per Dolomiti contemporanee. Si tratta di un progetto che, con la collaborazione di giovani artisti, curatori indipendenti e galleristi, vuole recuperare edifici dismessi. Lo scorso anno era stato recuperato l’ex-polo chimico di Sass Muss a Sospirolo( Bl). Quest’anno, per la seconda edizione di DC NEXT è stato scelto, come sede centrale, il Blocco di Taibon, una fabbrica di occhiali chiusa da 10 anni a Taibon Agordino. Sono previsti residenze per artisti e cicli di mostre sino a ottobre. Altro sito di DC NEXT è il Nuovo Spazio di Casso, nell’exscuola elementare, chiusa da 50 anni, in comune di Erto e Casso(Pn). L’edificio fu danneggiato, nel ’63, dalla tragica ondata che scavalcò la diga del Vajont, distruggendo la vicina Longarone (2mila i morti). Dolomiti contemporanee coinvolge anche Cortina con la mostra “ Lo sguardo contemporaneo sulla tradizione” al Museo delle Regole(Museo Etnografico), in collaborazione con il Museo d’Arte moderna Mario Rimoldi.

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n un albero la parte più bella è talvolta quella più difficile da vedere: le radici. Che spesso fuoriescono dal terreno, aggrovigliandosi in composizioni che sembrano quasi sculture. “ Le radici profonde non gelano” è il titolo della mostra, suggestiva e singolare, che il fotoreporter ampezzano Stefano Zardini ha dedicato, alla Ikonos Art Gallery di Cortina(sino al 22 settembre), a questo aspetto poco esplorato della natura. Zardini, specializzatosi a Londra nel ritratto e nel reportage, ha documentato per importanti riviste le più svariate e drammatiche situazioni, dalle guerre al traffico di droga, in ben 70 Paesi. E’ inoltre autore di libri fotografici e regista di cortometraggi. Da alcuni anni si dedica in particolare alla Fine Art, utilizzando la macchina fotografica in una interpretazione creativa della realtà.

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arà la mostra delle donne ( 20 le registe invitate), mentre fil rouge dei 18 film in concorso saranno i drammatici temi di attualità, dalla crisi economica ma anche dei valori e dei rapporti umani, oltre al problema dei fondamentalismi, religiosi e non. La 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si svolgerà al Lido di Venezia dal 29 agosto all’8 settembre. Dopo 4 anni, non ci sarà più l’oscenità dell’immenso cratere, scavato per costruire un nuovo megapalazzo del cinema(progetto accantonato per sopraggiunti motivi economici). Alla presentazione del Festival, a Roma, il presidente della Biennale, Paolo Baratta, e il direttore della Mostra, Alberto Barbera, hanno annunziato l’arrivo del web per la sezione “Orizzonti”. Via online sarà creata una sala virtuale da 500 posti, accessibile in diretta con le proiezioni al Festival con il pagamento di un biglietto da 4 euro. Tre i film italiani in concorso: Bella addormentata, di Marco Bellocchio, sulla vicenda di Eluana Englaro, Un giorno speciale, di Francesca Comencini, E’ stato il figlio, di Daniele Ciprì. Fra gli stranieri, in cartellone registi-star quali Terrence Malick e La regista indiana Mira Nair Brian De Palma ma anche giovani registi emergenti per scoprire nuovi talenti. Madrina del festival sarà l’attrice Kasia Smutniak. In giuria anche l’artista internazionale Marina Abramovic. Film d’apertura The reluctant Fundamentalist, dell’indiana Mira Nair.

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empre a Venezia, prima del Festival del Cinema verrà inaugurata, nei Giardini di Castello e all’Arsenale, la 13. Mostra internazionale di Architettura della Biennale sul tema “ Common Ground”. Il direttore, l’inglese David Chipperfield, ha lavorato instancabilmente per mesi e, dalle prime indiscrezioni, sembra che la Mostra, compresi i vari eventi collaterali(una ventina) si preannunci di particolare richiamo e spettacolarità. Dal 29 agosto al 25 novembre 2012, con vernice nei giorni 26,27 e 28 agosto.

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’intensissimo fine agosto veneziano prevede anche l’inaugurazione a Palazzo Grassi, il 29, della mostra “ La voce delle immagini”. Curata da Caroline Bourgeois, sarà la prima rassegna dedicata alle immagini in movimento della Collezione Francois Pinault. A Punta della Dogana la mostra “ Elogio del Dubbio” proseguirà fino al 31 dicembre.

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rtePadova, una delle più importanti e ormai tradizionali fiere-mercato d’arte italiane, è giunta alla 23° edizione. Si svolgerà nei padiglioni della Fiera di Padova, su un’area di 23mila mq, dal 9 al 12 novembre. Il direttore artistico, Nicola Rossi, ha predisposto un ricco calendario di eventi, conferenze e incontri con critici, galleristi, curatori ed artisti. Hanno dato la loro adesione importanti gallerie nazionali e straniere. L’edizione 2011 di ArtePadova è stata visitata da 20.000 persone.

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peritivo con l’Autore” al Grand Hotel Savoia. Una serie di incontri dedicati alla letteratura, all’arte e alla cultura dal 1° al 25 agosto illustri autori, giornalisti e critici presenteranno le loro opere letterarie nell’ambito di una serie di incontri dal titolo “Aperitivo con l’Autore”, per ripercorrere assieme agli ospiti la magia delle parole e dei testi. Un amore che ritorna ogni anno, quello del Grand Hotel Savoia per la letteratura e l’arte: un progetto nato dalla profonda passione di Santino Galbiati e portato avanti grazie alla collaborazione di Ennio Rossignoli, Luciano Lucarini e Rossana Raffaelli Ghedina. Noti scrittori, critici d’arte e giornalisti si incontreranno con il pubblico per disquisire con gli ospiti di libri, arte, cucina e attualità. Il progetto letterario prevede una serie di aperitivi dedicati, che coinvolgeranno il pubblico ampezzano e non solo per tutto il mese di agosto, offrendo prelibati assaggi, bollicine e largo spazio dedicato alla lettura. Questo il programma. Mercoledì 1 agosto presentazione del libro Il male curabile del giornalista e conduttore televisivo Michele Cucuzza; la mattina del 3 agosto vede come protagonista il giornalista e direttore editoriale alla RCS periodici, Paolo Occhipinti, direttore di Oggi per trent’anni, con il suo libro D’amore e di guerra, storia di un amore italo austriaco durante la guerra; lo stesso giorno alle ore 17.30 Cristina Benussi, Fulvio Salimbeni, Edda Serra e Pietro Zavatto converseranno su Trieste 1912, cent’anni dopo: da Slataper a Vivante a Marin; il giorno 8 agosto alle ore 11.00, avrà come protagonista il critico d’arte e opinionista Vittorio Sgarbi, che presenterà il suo libro L’arte è contemporanea, opera sull’arte come concetto in divenire. A continuare il viaggio della letteratura sarà lo storico e teorico del cinema, Alfredo Baldi che presenterà il suo Cinema Proibito, l’11 agosto alle ore 17.30, con l’intervento di Ennio Rossignoli e Renato Barilli; il 16 agosto, alle ore 11.00, avrà invece come protagonista il giornalista RAI Francesco Festuccia, con il suo libro Anche l’occhio vuole la sua parte, un’intervista dedicata a Fortunato de Gaetano, imprenditore di successo nel mondo dell’ottica; Riccardo Gazzaniga, vincitore del Premio Calvino 2012 presenterà il suo romanzo A viso coperto, il 22 agosto alle ore 17.30, con l’intervento di Ennio Rossignoli e Renato Barilli; la scrittrice Melania Mazzucco interverrà il 24 agosto alle ore 17.30 per presentare la sua ultima opera Limbo, una realistica lettura dei fatti di Afghanistan. Banchina Molini Open Studios Atelier Michele Tombolini Andrea Penzo, Cristina Fiore Dipinti - Installazioni - Video Via Banchina Molini 14 15 Settembre 2012 ore 20 Marghera - Venezia ASSENTI GIUSTIFICATI 10 agosto 2012 - ore 18.00 Hotel Ancora, Cortina d’Ampezzo mostra personale del giovane pittore veneziano Stefano Bullo a cura di Diego Mantoan e promossa da FLUIDA Art-Project Altre mostre Da non perdere Dal 7 settembre, a Mantova, Palazzo Te propone una grande mostra su Pier Luigi Nervi, il più famoso fra gli ingegneri italiani del Novecento. Qui raccontato attraverso le sue realizzazioni nel mondo, con un focus particolare su una sua celebre opera per questo territorio: la Cartiera Burgo. Ai piedi dei colli parmensi, in quella casa scrigno di capolavori che è Villa Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo, dall’8 settembre, ampia retrospettiva su Graham Sutherland, che con Bacon e Freud, è nel trittico dei “grandi inglesi” del secolo appena trascorso. Attesissima, a livello internazionale, è la mostra “Da Guercino a Caravaggio” che a Milano, in Palazzo Reale, dal 18 settembre, ricorda scoperte e passioni di Sir Denis Mahon nel centenario della nascita. Al Museo Archeologico Nazionale di Venezia, dal 21 settembre in mostra una selezione di grandi opere di Lynn Davis, una delle più raffinate fotografe della scena americana. Ai primi di ottobre, riflettori puntati su Vicenza “città bellissima” che si propone al turismo internazionale dopo anni di restauri, interventi, recuperi sui principali edifici palladiani e storici. La Basilica Palladiana, riaperta, accoglie dal 6 ottobre “Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure”, sontuosa esposizione di capolavori del ritratto. Il 4 ottobre, ancora a Vicenza ma a Palazzo Barbarano, aprirà i battenti l’atteso Palladio Museum che segnerà un modo nuovo di raccontare l’architetto e la sua epoca. Dal 5 al 14 ottobre torna la Biennale Internazionale d’Antiquariato, accolta com’è tradizione da Palazzo Venezia, naturalmente a Roma. Antiquari e opere molto selezionati per una manifestazione d’antiquariato che ha sempre più ambizioni internazionali. Dal 12 ottobre, alla Pinacoteca Cantonale Zust di Rancate, in Canton Ticino, “Serodine e la brezza caravaggesca nella Terra dei Laghi”, mentre ai Diamanti di Ferrara, la capitale estense propone “Boldini, Previati e De Pisis. Due secoli di grande arte a Ferrara”, esponendo le meraviglie delle sue collezioni, precluse dal recente sisma. A metà ottobre, tra Padova e Milano, due eventi di assoluto rilievo intorno al tema del viaggio: il viaggio illustrato nei cahiers e nei disegni di grandi illustratori selezionati tra i migliori in Italia, in mostra alle Gallerie del Credito Valtellinese a Milano. A Padova il viaggio è raccontato da cineasti e documentaristi in “Detour, Festival del Film di Viaggio” (14 - 16 ottobre al Cinema Porto Astra e in altre sedi). Il 23 ottobre appuntamento a Sarmede per l’edizione numero trenta della Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’infanzia, una delle più importanti rassegne del settore al mondo. Giunta alla trentesima edizione, è dedicata alle fiabe della Russia ed è ospitate nella nuova Casa della Fantasia. A Milano, Palazzo della Permanente, dal 26 al 28 ottobre, in mostra le opere

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selezionate da una prestigiosa giuria per la 13ma edizione del Premio Cairo per l’arte contemporanea. Il 27 ottobre, a Sondrio, Gallerie del Credito Valtellinese, ampia retrospettiva sul lavoro di Antonia Campi, designer, artista e soprattutto grande ceramista. Carlo Carrà è protagonista dal 27 ottobre, ad Alba, alla Fondazione Ferrero, di quella che sicuramente è la più importante monografica che gli sia mai stata dedicata al mondo. Ancora illustrazione, stavolta intorno ad un tema leggero e impalpabile, l’Aria, a Rovigo in Palazzo Roverella, in attesa della grande mostra d’arte che il Palazzo accoglierà all’inizio del 2013. Preceduta da una performance che a settembre coinvolgerà Reggio Emilia, a Palazzo Magnani, dal 10 novembre, torna la singolare epopea di Fluxus, movimento che qui ebbe negli anni Settanta una delle sue capitali. Dal 22 novembre, ad Acireale, in Sicilia, alle Gallerie del Credito Siciliano, confronto tra un artista siciliano, La Vaccara con un artista internazionale. Maillet. Dal 25, sempre di novembre, Lucca(Fondazione Banca del Monte) diventa sede per l’Italia della mostra promossa dall’European Photo Exhibition Award sul tema “Identità europee”. A coronare un anno di grandi appuntamenti, la colossale retrospettiva su Giambattista Tiepolo che Villa Manin di Passariano ospita dal 15 dicembre. Opere da tutto il mondo per celebrare un protagonista del Settecento europeo. Moreno Panozzo - Exhibitions 2012 Agosto 2012- Berlino, Centro Culturale Charlottenburg Las Vegas “Never Has One Goblet Contained You”, Victor Gallery Venezia, “Suburban Doors”, Palazzo Zenobio New York, 5th EV Art Project in Chelsea, New York, EMOA SPACE Gallery Locarno (Svizzera), Festival del Film Settembre 2012- Bruxelles “Italia Dimensione 2000” Fukuoca (Giappone), Oishi Gallery Milano, “Suburban Doors”, Zamenhof Ottobre 2012- Bologna, “Art Collection” Cersaie Praga, Chemistry Gallery Rastede, (Oldemburg) Gallery CUT UP Miami, The Lunch Box Gallery Novembre 2012- Harrisburg, Pennsylvania, Museo di Stato New Haven, Connecticut, Reynolds Fine Art New York, Limner Gallery Milano, “Suburban Doors”, Fabbrica Pensante Viale Sarca New York, Edward Hopper House Art Center www.morenopanozzo.com 2012-2013 ricco di appuntamenti importanti per Fabrizio Plessi a partire dall’imponente installazione in corso nella Valle dei Templi alla grande mostra, dal 26 ottobre al 13 gennaio 2013, a Palazzo della Ragione “Plessi, il flusso della ragione”, per terminare con l’apertura del museo a lui dedicato al Passo del Brennero PLESSIMUSEUM, il 9 novembre 2012.

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