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Periodico promosso dall’Arciconfraternita Maria SS. del Carmine - Giovinazzo - Registrato presso il Tribunale di Bari al n. 1307 in data 20/1/1997 - Spedizione in A.P. 70% Filiale di Bari

Anno XVIII N. 7 Luglio 2014 Euro 2,00


Nuove Aperture a Giovinazzo:


Editoriale

Turismo o petrolio? Filippo D’Attolico

Turismo o petrolio? Petrolio o turismo?

nato su l’incontro avuto nella nostra sede con l’ormai noto regista Pippo Mezzapesa, accompagnato dalla sua “creatura” Pinuccio Lovero, non solo per sorridere un po’ ma anche per fare una seria riflessione su una cultura, quella cinematografica, che attraversa un periodo di profonda crisi forse fra i peggiori che si sia mai visto. Sarà che gli annunci dei meteorologi della buona stagione in arrivo o il pensiero delle ferie ormai vicine ci distraggono dalle questioni più problematiche che investono la nostra società civile. Ma noi siamo a richiamarvi, anche in questo tempo di riposo e spensieratezza, perché abbiate ad occuparvi di comprendere e approfondire, con la lettura delle nostre inserzioni, le situazioni che giorno dopo giorno deturpano le cose che ci appartengono come Comunità. La vostra attenzione e il giudizio che ne trarrete potranno senz’altro dare man forza a recuperare e salvaguardare la storia e l’eredità culturale e sociale lasciataci dai nostri padri. Buona lettura a tutti

PERIODICO PROMOSSO dall’Arciconfraternita Maria SS. del Carmine Registrato presso il Tribunale di Bari al n. 1307 in data 20/1/1997

Collaboratori

Questo non vuol essere un indovinello, mie care lettrici e lettori, ma una ulteriore provocazione per quanti ci seguono perché prendano coscienza delle tante vicende che riguardano aggressioni ambientali del territorio in cui viviamo. È questo un mese di denunce, di denunce formali, che la redazione si è proposto di fare a chi compete perché si possa indagare su circostanze che si stanno rivelando particolarmente pregiudiziali per la conservazione e il mantenimento qualitativo di un patrimonio che è di tutti. Approfondimenti storici, presentazioni di immagini fotografiche, considerazioni preoccupanti sulla sorte di quel patrimonio socio-culturale comune, di cui in ogni occasione ci vantiamo, sono alla base di queste nostre denunce per le azioni di degrado che pur sono percepibili ai nostri occhi ma che non destano in alcun modo cenni di allarme da chicchessia. Come avrete modo di leggere nelle pagine seguenti, oltre alle denunce, abbiamo relazio-

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Opinione

UNA DENUNCIA PER FERMAR Giuseppe Maldarella

Ombre fosche di depredazione aleggiano da sempre sul monastero domenicano Fig. 1

E

spongo questo mio argomentare non certo per fornire una sintetica elaborazione della misteriosa storia sulla fondazione del grandioso complesso edilizio riconosciuto dai più come “Istituto Vittorio Emanuele II”, per essere stato utilizzato ad ospizio di ragazzi orfani dopo la dipartita dei frati domenicani, anche se gran parte dello scritto toccherà questa tematica (Fig.1).

Ora, si assiste, perfino, all’asportazione di opere artistiche come i busti in gesso allocati su mensoloni lungo tutto l’ampio e luminoso corridoio del piano superiore dell’edificio. La documentazione fotografica, posta in visione, raffigurante quella struttura dalle notevoli linee architettoniche, mostra per un verso lo stato originario con la esposizione dei busti di personaggi illustri di varie epoche (Fig.2) e, per l’altro, come appare, invece, oggi, spoglia di quegli elementi che la corredavano (Fig. 3). Dove sono finiti quei preziosi pezzi? Chi se ne è appropriato? Possibile che nessuno si sia reso conto della sparizione di sì numerose sculture di una certa difficoltà a rimuovere e portare via? Se trattasi di una vera e propria sottrazione dolosa di opere di pregio artistico, ancorché risalenti alla prima metà del XVIII sec., è segno che lo scempio, che ormai imperversa su quel complesso edilizio a cominciare già dalle sue fati-

Fig. 2

L’obiettivo è, invece, quello di formulare una espressa e vigorosa denuncia circa la continua spogliazione che si sta perpetrando a danno di quel maestoso edificio. Da quando ha cessato di funzionare come centro di accoglienza e di formazione giovanile, già prima della estinzione dell’IPAB (l’Istituzione Pubblica di Assistenza che ne aveva la gestione) intrapresa dal governo Natalicchio, si sono registrati fenomeni di sottrazione di suppellettili e la scomparsa di molte attrezzature di cui erano dotati i diversi spazi dello stabile e lo stesso parco-giardino. 4

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Fig. 3

scenti facciate esterne, è irreversibile ed è premonitore di un sicuro destino di totale depauperamento e decadimento. Da qui la mia determinazione a lanciare un forte allarme col produrre una netta e ferma denuncia di scomparsa di quelle opere, indirizzata non solo alle autorità di polizia ma pure agli organi pubblici che in qualche modo hanno la responsabilità della custodia e conservazione di così importante patrimonio storico ed architettonico della nostra città. Non è la prima volta, comunque, che l’intero complesso monastico si è venuto a trovare in stato di grave rovina. Già agli inizi dell’800, infatti, l’ex isola monastica ebbe a subire una drammatica situazione di incuria e di abbandono per essere rimasta a lungo inutilizzata a seguito dei provvedimenti espropriativi emanati con l’avvento del governo dei Bonaparte sul Regno di Napoli. Solo nella primavera del 1813 l’intervento di Gioacchino Murat, in occasione della visita a Bari per l’inaugurazione della prima pietra del quartiere murattiano, accogliendo la petizione delle autorità civili di Giovinazzo che lo ospitarono nella città, consentì il ripristino dell’ospizio, assentito da Francesco I Borbone, e ne rese possibile la reviviscenza dell’edificio in fase di dissesto. E, dunque, nell’attualità nessuno può disconoscere che queste incresciose azioni di continua asportazione e forse anche di saccheggiamento, non possano non appalesarsi come concrete avvisaglie del rischio che incombe su tutta la fabbrica per un destino di lento ed incivile degrado anche strutturale. E certo, non potrà che essere questa la sorte, se non si interviene, da subito, con l’affidamento del complesso ad un unico e qualificato organismo fruitore che ne assuma la piena responsabilità gestionale e di mantenimento conservativo di ogni parte dell’immobile. A me personalmente questa gravissima situazione di disinteresse e di inerzia politica sul futuro dell’ex ospizio, come piace titolarlo, mi porta, altresì, a richiamare il suo passato angosciante che, in una cornice di storia cittadina dalla metà del XVII all’inizio del XVIII sec., portò ad intrecciare, sullo sfondo di un subdolo contesto ecclesiale, incomprensibili quanto avidi interessi economici che furono all’origine della venuta a Giovinazzo dei Padri predicatori di Domenico Guzmàn e alla costruzione della loro sede: l’immenso complesso monastico di San Domenico (Fig. 4). Traggo questo desolante con-


RE LO SCEMPIO ALL’EX I.V.E.

Fig. 4

vincimento dalla lettura di una dichiarazione notoria resa dinanzi al notaio Francesco Antonio Manzari il 18 dicembre 1757 dal sig. Vito Modesto Gramegna che descriveva, sia pure a distanza di molto tempo dall’accadimento, le situazioni vissute nella circostanza della morte del Primicerio don Giuseppe Buonhomo, avvenuta il 22 marzo 1703. E’ questa una carta legale, che avrò modo di meglio commentare in seguito, e che ho tratto dal libro di Storia Patria del biografo Saverio Daconto, a pag. 264, e che ho voluto rendere nota nell’allegato riquadro per il lettore che verrà incuriosito dagli intricati fatti di cui si parla. E già, perché per entrare nella contorta vicenda al centro della istituzione religiosa domenicana a Giovinazzo bisogna risalire proprio al primicerio don Giuseppe Buonhomo che, nato il 19 maggio 1622 da una famiglia di basso rango, dedita al lavoro della terra, ebbe nel corso della sua lunga vita (morì a 81 anni) ad arricchirsi fino al punto di fare, appena prima il suo decesso, un lascito testamentario di oltre 100.000 ducati ed anche l’elargizione di varie proprietà all’Ordine dei domenicani, allo scopo di edificare un Convento con scuole di formazione teologica. Come il popolano prete abbia conseguito tanta copiosità danarosa, oltre al patrimonio immobiliare di case e terreni, ed, ancora, perché si sia indotto a far erigere a Giovinazzo un altro convento di frati (già erano presenti all’epoca i cappuccini, i conventuali e gli agostiniani, oltre alle benedettine), rimane pur sempre un mistero oscuro e alquanto intricato. Ed è su questi punti che cercherò di fare una ricognizione riprendendo fedelmente alcune informazioni che gli storici locali ci hanno trascritto a riguardo, dopo

Fig. 5

aver fatto laboriose indagini su carte, accuratamente visionate, incuriositi com’erano di arrivare ad appurare la fonte della fortuna del Buonhomo, molto sospetta ed intrisa di risvolti anche drammatici. Il primo storico locale che ebbe ad interessarsi della questione fu il concittadino Giuseppe De Ninno (18521930) che nel suo scritto, pubblicato a Bari nel 1882, dal titolo “Del reale Ospizio Vittorio Emanuele II in Giovinazzo” trascrive un racconto che circolava da sempre a Giovinazzo e che collega la rilevante posizione economica del primicerio ad un truce delitto. Narra, infatti, che il fratello di don Giuseppe, Giacomo, trovandosi ad arare con i suoi buoi l’agro del Casino di San Martino, dimora estiva del Vescovo di Giovinazzo (Fig. 5), fu avvicinato da uno straniero, forse uno spagnolo, che disponendo una specie di mappa della casa vescovile lo pregò di guarnirsi di un arnese da scavo e di accompagnarlo all’interno del caseggiato che al momento si trovava disabitato. Seguendo le indicazioni della pianta i due si sarebbero introdotti in un vano sottostante il casino ed ivi, indotti dal verso dell’indice di un putto dise-

gnato con terra rossa sulla parete di quell’angusto scantinato, avrebbero scavato e rinvenuto una cassa con una gran quantità di monete d’argento ed anche un cofano pieno di oggetti d’oro e preziosi vari. A questo punto lo sconosciuto si sarebbe riservato per se il cofanetto con il contenuto perché di facile asportazione e avrebbe lasciato a Giacomo la cassa con le monete. Questi, però, preso da improvvisa vena d’ingordigia, volendo impossessarsi di tutto il bendidio, avrebbe ammazzato lo straniero con l’arnese da lavoro che poco prima aveva adoperato e l’avrebbe seppellito in modo che non si ritrovasse più il cadavere. Rientrato in paese con il carico del tesoro rinvenuto, l’uomo sarebbe stato colto da grande rimorso per l’omicidio commesso e avrebbe fatto confessione dell’episodio al fratello sacerdote che avrebbe saputo, per il suo ruolo, trovare il modo di sistemare la faccenda criminosa. Don Giuseppe, invece, non si sarebbe preoccupato di trovare un qualche rimedio al fattaccio ed anzi avrebbe approfittato dell’inaspettata occasione e, appropriandosi di tutto il bottino per meglio custodirlo, avrebbe convinto il fratello a non far cenno a nessuno dell’azione delittuosa messa in atto che gli avrebbe potuto costare la vita. Di quella illecita acquisizione danarosa, scarsa o pingue che sia stata, il Buonhomo, quale abile uomo d’affari, ne avrebbe fatto un eccellente uso, mettendosi a negoziare diverse operazioni immobiliari e facendo prestiti a terzi, perfino, al Capitolo Cattedrale, fino ad accumulare una sostanziosa riserva finanziaria, specie in un periodo di riconosciuta miseria sociale. Circa poi la provenienza di quel tesoro, sempre la narrazione popolare l’attribuisce al vescovo di Giovinazzo mons. Juan Antolinez Bricianos de la Ribera (1549-1574) che, avendo ricevuto nel 1555 dal nobile giovinazzese Giacomo Zurlo, dimorante da tempo a Napoli, campi, piscina e torre con chiesa in contrada S. Martino, in cambio di suffragi annuali per se e suoi famigliari, vi costruì il casino per dimorarvi il periodo estivo, essendo quel sito in altitudine. Il vescovo Bricianos, ben voluto dal popolo per le molteplici sue opere caritative, di nobile famiglia patrizia vicina all’imperatore Carlo V, dovendo partire nel 1560 per prendere parte al Concilio Tridentino, avrebbe nascosto nella sua residenza agreste il tesoro. Al ritorno in sede alla fine del Concilio, chiusosi il 1563, non ebbe a preoccuparsi di recuperare quelle sue sostanze anche perché, qualche anno dopo nel 1574, ormai avanti in età, avrebbe rinunciato alla cattedra vescovile per ritirarsi a Napoli. Questa l’esposizione del De Ninno che, senza poter produrre documentazioni validanti la narrazione, pubblicava quanto tramandato da una tradizione locale, che circolava già da tempi pregressi. Più ricco ed articolato appare il lavoro dello storico Saverio Daconto (18711953) che nella seconda parte del suo libro “Saggio Storico sulla città di GioviN. 7 - Luglio 2014

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Opinione nazzo”, pubblicato nel 1927, presenta il reso conto di una sua accurata indagine su carte notarili riguardanti il primicerio Buonhomo, condotta sempre allo scopo di poter risalire a possibili fatti alla base dell’accumulo improvviso di sì rilevanti possidenze. La investigazione storica, per appunto, parte da quando nel 1653, anno in cui divenne canonico della Cattedrale, il Buonhomo ebbe ad acquistare per abitarvici una casa palazzata, nell’ambito del pittagio di S. Angelo (all’inizio dell’attuale via Lecce), vendutagli dai fratelli del futuro vescovo giovinazzese mons. Giacinto Gaetano Chyurlia (1693-1730, deceduto) di cui si avrà modo di parlare ampiamente più avanti. Tuttavia anche il Daconto, nonostante gli sforzi dediti al reperimento di documenti presso archivi pubblici e privati, non riesce a trovare nulla che provi il costituirsi del patrimonio danaroso del primicerio e, quindi, indicazioni precise sul perché del lucroso lascito all’Ordine domenicano poco prima della morte. Dunque, anche lui non può far altro che riportare la narrazione popolare già trascritta dal De Ninno, tuttavia, fa menzione di una carta scritta lasciata da una persona di Giovinazzo, rimasta volutamente anonima, su cui era riportata la storia del tesoro di San Martino così come conosciuta oralmente ma che dava attestazione di veridicità per essere stata trasmessa dai suoi avi che avrebbero avuto la possibilità di verificare lo stato dei luoghi del ritrovamento e descriverli in termini più puntuali di quanto rappresentato nel racconto orale. Il casale di San Martino, stando agli atti, avrebbe subito interventi di adattamento, dopo quelli del vescovo mons. Giulio Masi (1611-1627) eseguiti nel 1620, anteriori alla nostra storia, solo nel 1840 ad opera del vescovo Giovanni Costantini (1837-1851 deceduto), per cui l’avvenuta constatazione dei luoghi cui vi fu il rinvenimento, come attestato dagli antenati dell’anonimo confidente del Daconto, sarebbe stata anteriore a questa data. L’autore, comunque, non trovando altro elemento a conforto del racconto popolare che pur trascrive, avanza una sua personale ipotesi circa il ritrovamento del tesoro nel Casale di San Martino che esclude del tutto l’omicidio dello straniero arrivato sul posto con una carta dei luoghi indicante il nascondiglio del tesoro. E, dunque, il Daconto confermerebbe che ci sia stato un ritrovamento, ma questo sarebbe avvenuto ad opera diretta dello stesso sacerdote. Buonhomo con l’avvento del vescovo Carlo Maranta (1637-1657) coprì l’incarico di economo della sede vescovile, per la qual cosa, asserisce il Daconto, avrebbe avuto modo di consultare incartamenti segreti e avrebbe potuto sicuramente avere sotto mano un rintraccio cartaceo che portava indizi della presenza di un qualche gruzzolo nascosto nel casale e, quindi, lo avrebbe fatto proprio prima ancora di comprare la casa nei dintorni di via Lecce nel 1653, che gli costò ben 394 ducati. In quella casa egli si spense e, subito dopo la sua morte, vi abitarono in qualità di ereditari i padri domenicani, fintanto che non fu edificato il convento. 6

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Di tutt’altro avviso è lo storico don Filippo Roscini (1918-1992) che ha toccato l’argomento sia con “La storia della sede vescovile di Giovinazzo”, pubblicata nel 1964 e, ancora, con il volume “Giovinazzo nella Storia”, edito nel 1966, trattenendosi abbastanza a disquisire sulle ultime volontà testamentarie del Buonhomo riguardo al lascito a favore dei domenicani, presenti in città fino alla loro cacciata, ad appena cinquant’anni dal loro arrivo. Anche lui, comunque, non riesce a presentare elementi probatori sul formarsi della fortuna accumulata dal Buonhomo, per cui ci fa partecipi di una sua personale considerazione, avendo rigettato a pieno la leggenda del ritrova-

to del Duca medesimo, in tempi tanto difficili, diversi affari, proponendosi come un amministratore delegato in ogni negoziazione di detto signore. Tant’è che, al 16 agosto 1686, mostrando il proposito di volersi costruire una casa più ampia e agiata, il Buonhomo si fece vendere proprio dal Duca Giudice, al prezzo cui l’aveva acquistato, un caseggiato posto di fronte alla facciata laterale del duomo verso mezzogiorno, ove adesso insiste il palazzo dei Framarino. Di tanto ci da indicazione pure il Daconto a pag. 259. Dunque, a conclusione di questa prima figurazione del personaggio Buonhomo, riguardo alla reali circostanze che fecero di lui, sacerdote popolano, un grande facoltoso che, al di là delle proprietà cui

Fig. 6

mento del tesoro al casale San Martino e del delitto perpetrato dal fratello del prete. Egli riesce a delineare del Buonhomo una personalità dalle spiccate qualità di mediatore e di esperto ed accorto amministratore. A tanto Roscini arriva per il fatto che ha ricavato dalla consultazione di carte d’archivio l’informazione che, ancora semplice sacerdote, il Capitolo Cattedrale aveva conferito al Buonhomo il mandato di negoziare la vendita di alcune case nei pressi della Cattedrale con il Duca Nicolò Giudice, bancario genovese, divenuto nuovo signore di Giovinazzo. Infatti, questi avendo acquisito nel 1639 alle prerogative della sua signoria la nostra città da Ferdinando III, Duca di Guastalla, che gliela aveva venduta, volle edificarsi una sua dimora principesca, l’attuale palazzo ducale (Fig. 6), per cui ebbe bisogno di impossessarsi delle casupole di proprietà del Capitolo per la realizzazione della fabbrica in costruzione. Secondo il Roscini, dunque, sarebbe stata questa trattativa con il Duca Nicolò Giudice che avrebbe prodotto vantaggi danarosi al Buonhomo per aver riscosso un compenso superiore ai 305 ducati, quanto stimato dal Capitolo per la vendita delle case, intascando il surplus. Peraltro, è pure confermato, per quanto ci riporta sempre Roscini nel suo primo testo a pag. 219, che il prete, riscuotendo grande fiducia presso la famiglia dei Giudice, curò per con-

disponeva, poté permettersi di fare un lascito del valore di 100.000 ducati a favore dei monaci domenicani, possiamo dire che non abbiamo alcuna informazione degna di credito, ma solo supposizioni oltre alla leggenda del tesoro di San Martino. Rimane ora da capire con quale spirito il primicerio si prestò a fare quell’ingente lascito danaroso all’Ordine domenicano. Voleva veramente che sorgesse un altro convento di frati a Giovinazzo? Non è che tale aspirazione fosse di qualcun altro il quale intravvide la possibilità di raggiungere l’ambizioso suo sogno dirottando le possidenze del primicerio attraverso insistenti pressioni sul prete, affinché questi desse corso all’agognato progetto con una testamentaria elargizione? Questo sarebbe l’orientamento che se ne deduce dal Daconto che individua nel concittadino mos. Chyurlia, vescovo a Giovinazzo dal 1693 al 1730, la persona che volle approfittare della ricchezza del sacerdote capitolare consigliandolo a fare il lascito testamentario per costituire anche nella città natale un grande monastero domenicano, al cui ordine religioso egli stesso apparteneva. La domanda che ci si pone da sempre, allo stato dei fatti, è: il testamento del Buonhomo, prodotto nel dicembre del


1700, appena due anni prima della sua morte, con il destinare erede universale l’Ordine dei domenicani, fu una sua espressa manifestazione di vera liberalità, oppure fu il risultato di una trama coercitiva? Roscini, illustrando a più riprese la persona di mons. Chyurlia, inviato alla cattedra di Giovinazzo da Innocenzo III nel 1693 a soli trentotto anni, nonostante alcuni giudizi non certo lusinghieri sul suo conto, ce lo descrive come un pastore attivo e rigoroso e molto impegnato ad esercitare con energia il suo sacro ministero come nella accanita vertenza con l’Arcipretura di Terlizzi contro la pretesa di autonomia di quella sede. Relativamente ai rapporti avuti con il primicerio Buonhomo, sicuramente poco corretti e per niente consoni allo spirito cristiano di fraternità, afferma che furono di normale sovraordinazione come era nel suo stile e, quindi, volti ad esplicitare la sua autorevolezza al fine di convincere il sacerdote a trasferire le sue sostanze a favore dell’Ordine dei domenicani allo scopo di far nascere a Giovinazzo un grande centro di studi teologici nell’ambito di un nuovo maestoso monastero dedicato al Padre San Domenico. A suo dire, mi pare di dedurre, non ci sarebbero state né macchinazioni né trame ricattatorie del vescovo Chyurlia nei confronti del canonico al fine di usurpargli tutti i suoi averi con l’obiettivo di convogliarli presso i frati, aspirando vivamente a veder nascere a Giovinazzo un polo monastico domenicano. Non spiega, però, Roscini le ragioni per cui Chyurlia pretese che alloggiasse in casa del primicerio, ormai in fin di vita, il domenicano bitontino, padre Vincenzo Lella, chiamato a predicare in cattedrale il quaresimale per quell’anno 1703, affinché assistesse spiritualmente l’infermo fino al suo trapasso; un’opera questa di accompagno alla morte che avrebbe potuto svolgere uno dei tanti sacerdoti o frati che vi erano a Giovinazzo. Non fu introdotto in casa quel domenicano perché vigilasse e tenesse sotto controllo ogni movimento di cose e di danaro mentre il sacerdote era prossimo a chiudere la sua esistenza terrena? Il Daconto, infatti, proprio alla luce delle ultimissime operazioni di compravendita di immobili eseguite dal primicerio dopo aver fatto testamento, con ogni probabilità volute da chi aveva tutto l’interesse a convertire le liquidità finanziare ancora disponibili, lascia intravvedere che sussistono concreti indizi per ritenere che il vescovo Chyurlia abbia potuto in qualche modo tiranneggiare il prete ormai vecchio e stanco. Con ogni probabilità tanto gli fu possibile per avergli forse estorto con continue minacce e raggiri la provenienza di tanta ricchezza accumulata d’improvviso, cosa che certamente sorprendeva e faceva specie a molti in paese e non solo il prelato. Peraltro, quale altro espediente avrebbe potuto mettere in campo il vescovo per indurre il Buonhomo a fare quel tipo di lascito non potendo, neppure, allettarlo con qualche nomina prestigiosa, visto che l’incarico di Primicerio del Capitolo gli era stato conferito già nel 1678, quando aveva 56 anni, ancor prima dell’arrivo del Chyurlia a Giovinazzo come vescovo della città (1693). E che il vescovo Chyurlia avesse a preoccuparsi di tenere

Fig. 7

sotto stretta sorveglianza quanto accadeva in casa Buonhomo, specie nel tempo in cui lo stesso si spegneva, ce ne da conferma la stessa dichiarazione giurata prodotta davanti al notaio Manzari del 1757, ancorché di diversi anni successivi allo svolgersi dei fatti e per di più nel contesto di una vertenza giudiziaria azionata contro i domenicani. E quel testamento certamente all’epoca dovette suscitare un gran scalpore per essere gli stessi parenti più stretti rimasti esclusi da ogni beneficio testamentario, cosa che portò a tenerlo segreto per diversi anni, congiuntamente all’inventario di tutte le sostanze certificate dal Padre provinciale dei domenicani precipitatosi in tutta fretta a Giovinazzo dopo la morte del testatore. Tanta riservatezza non dovette servire a molto se gli eredi del primicerio non desistettero da ogni possibile azione di rivalsa nei confronti dei domenicani. Fu così che, diversi anni dopo nel 1766, dietro un ordine giudiziario si venne a scoprire la effettiva consistenza del lascito testamentario mediante la lettura dell’inventario redatto dal Superiore provinciale. Ci si rese conto, allora, che, tra gli altri oneri imposti dal primicerio ai domenicani, dichiarati eredi universali, vi era anche quello di un lascito di 5.000 ducati a favore della Confraternita del SS. Sacramento con l’obbligo per l’ente beneficiario di costituire con gli interessi di quella somma una dote annuale per otto maritaggi per fanciulle povere di Giovinazzo. La scoperta di questa disposizione, disattesa deliberatamente dai domenicani, scatenò una insanabile controversia per il fatto che i frati, nonostante tutto, si rifiutarono di dar corso all’esborso della somma loro imposta con gli interessi. Comportamento che originò una vertenza giudiziaria con gravissimo danno d’immagine per i frati, specie dopo il verdetto della loro soccombenza in giudizio, emesso dalla Real Camera di Napoli. Solo nel 1770 la questione si chiuse con una artificiosa soluzione concepita dall’allora contestatissimo vescovo Giuseppe Orlando (1752-1775 deceduto) che combinò, con l’assenso estorto con inganno alla Confraternita beneficiaria, l’erogazione da parte dei frati di

soli 240 ducati annui perché si potesse provvedere a quanto voluto dal primicerio per il maritaggio delle fanciulle povere. I domenicani a Giovinazzo, nonostante gli enormi benefici patrimoniali ricevuti, non riuscirono ad avere grande considerazione e stima presso il popolo che in più occasioni ebbe ad inveire contro i privilegi degli ecclesiastici in genere e più specificatamente contro i domenicani che poco avevano fatto in tempi così difficili per sovvenire alle necessità della gente più bisognosa. E’, infatti, memorabile la relazione pubblica prodotta dal Sindaco dei nobili Domenico D’Agostino nel giugno del 1770 contro gli ordini monastici che concentravano presso le loro istituzioni la gran parte delle rendite cittadine, ma in modo particolare contro i frati domenicani di cui veniva chiesto l’allontanamento da Giovinazzo, cosa che avvenne dopo appena cinquant’anni dal loro arrivo, abbandonando così al suo destino l’intera struttura conventuale. Del Primicerio Buonhomo non si ebbe più a parlare. A parte un busto in pietra fatto scolpire dai domenicani e posto in alto in una nicchia sulla facciata laterale interna dell’edificio (Fig. 7), nulla evoca la figura controversa di quel sacerdote che tanta ricchezza fu capace di accumulare per poi farsela soffiare dalla ambizione di un prelato che pretese che quella consistenza economica fosse spesa per una grande opera monastica, allora la più imponente del regno. Certo che fa grande tristezza, conoscendo le traversie che portarono all’insorgere del monastero, vedere quel complesso edilizio in decadimento a colpa della pubblica amministrazione incapace di conferire all’intera struttura la funzione che merita e di salvaguardarne quella esaltante dignità monumentale per cui fu voluta e concepita, ancorché frutto di non nobili artefici. Del Buonhomo rimane solo un misero ricordo: l’intestazione di una piccola strada che collega via XX Settembre con via Molfetta (Fig. 8), la cui iscrizione su ambo i versi stradali è del tutto scolorita ed illeggibile e, per giunta, non corretta. Sarebbe dignitoso che il Comune vi apponga almeno una lastra in pietra con l’intera citazione del nome e cognome: “VIA Primicerio Giuseppe Buonhomo (1622-1703)”.

Via Bonomo

Fig. 8


Opinione Trascrizione della dichiarazione notoria prodotta dal sig. Vito Modesto Gramegna al notaio Francesco Antonio Manzari il 18 dicembre 1757.

“Si costituiscono Vito Modesto Gramegna di anni 73 in circa, decurione ed eletto della Piazza del popolo della Città di Giovenazzo e pronipote della quondam Isabella Papagallo, che fu moglie del quondam d. Giuseppe Primicerio Buonhomo, il quale spontaneamente ha asserito avanti a me notaro, giudice a contratti e testimoni, come a richiesta fattali da Giuseppe Pancotto e Anna Giacchetti non solo a loro nome e parte di tutti gli interessati della eredità e beni etc. etc., come praticando esso attestante in casa del detto Primicerio, nell’anno 1703 e propriamente nel mese di marzo di detto anno vide molto bene quando si ammalò detto Primicerio e nella sua casa dimorava il Padre Vincenzo Lella della città di Bitonto dell’Ordine dei Predicatori, il quale in quell’anno nella Cattedrale di questa città fece il quaresimale ed era per l’effetto speseggiato da detto quondam primicerio, ed il giorno appresso al glorioso Patriarca S. Giuseppe prese il SS. Viatico e dopo fece testamento nuncupativo, che esso attestante si trovò presente quando disse il predetto Primicerio le fermate parole: Lascio Erede S. Domenico, col peso di fare il Convento, dire una messa al giorno, e di mantenere le scuole, lascio al mio servitore Onofrio Bartolo una casa dentro Meschino e vigne due di olive etc., e a due serve che lo servivano, una nomata Giulia e l’altra Anna, lascio un carlino al giorno per ciascheduna durante la loro vita, e dopo fatto questo testamento si portò Mons. Chyurlia, fu vescovo di questa suddetta città di Giovinazzo, in casa di detto q. m. Primicerio e li domandò dove teneva la chiave del denaro e detto Primicerio rispose: Va, stanno bene! E tutto ciò gridò ad alta voce detto Primicerio, anzi disse di più: Che volete da me, lasciatemi stare, non sei sazio ancora di quanto me ne avete fatto, mi volete fare andare a casa del diavolo a forza? Lasciatemi stare! Che poi detto Vescovo se ne uscì da dentro la camera e non entrò più nella medesima, dove stava l’infermo Primicerio, sebbene il suddetto Padre Lella disse a monsignore: “Finiscila, non andare più” e il Vescovo rispose: “Non ci andrò più”. “Mentre stava rendendo lo spirito a Dio, l’anzidetto Vescovo chiamò esso attestante, e gli disse: Vieni qua, e ‘l medesimo sig. Vito andò appresso, ed incominciò detto Vescovo andar serrando e centrellando tutte le porte del Palazzo, e dopo serrate e centrate tutte colle sbarre, che detto Vescovo faceva portare nelle mani di esso attestante, lo mandò poi nella ferraia a far fare un ferro che lui voleva, e tornato dalla ferraia, trovò che ‘l detto q. m Primicerio aveva dato l’anima a Dio”. 8

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Comandante della Stazione Carabinieri di Giovinazzo Sovrintendente ai Beni Culturali Ba-Fg (Bari) Presidente della Provincia di Bari Sindaco del Comune di Giovinazzo Presidente della Pro Loco di Giovinazzo

OGGETTO: Denuncia scomparsa busti in gesso insistenti nel corridoio superiore prospiciente il chiostro interno del complesso edilizio titolato “Istituto Vittorio Emanuele II”, in Giovinazzo, già monastero dei Frati Domenicani.

Riprendendo l’esposto formulato nell’articoloopinione del giornale cittadino “in Città” dal titolo “Una denuncia per fermare lo scempio all’ex Istituto Vittorio Emanuele II”, non posso, in qualità di direttore del mensile, non rapportare alle autorità in indirizzo la manifesta denuncia per la scomparsa di tutti i busti in gesso, allocati su grosse mensole alla parete del corridoio superiore dell’edificio già Istituto Vittorio Emanuele II, sito nella piazza grande di Giovinazzo. La documentazione qui acclusa mostra in tutta evidenza le mensole della parete sprovviste completamente dei busti in gesso raffiguranti personaggi illustri di epoche diverse, precedentemente allocati sulle stesse come da illustrazione fotografica ripresa qualche tempo fa. Poiché, trattasi di opere di un certo interesse artistico essendo state prodotte all’interno dell’Istituto su preziosi calchi della prima metà dell’‘800, la loro asportazione sta a segnare un depauperamento estetico dello stabile, ma soprattutto una significativa perdita per il patrimonio storico e culturale della nostra città.

Tanto viene reso di dominio pubblico perché si abbia a svolgere da parte degli organi competenti indagini scrupolose al fine di conoscere la sorte di dette sculture che da sempre hanno corredato il grande corridoio sovrapposto al chiostro centrale dell’ex monastero domenicano. Per ragioni di cronaca, e non solo, sarà gradito avere, comunque, notizie sul loro attuale stato e ove, eventualmente, siano custoditi, come pure conoscere le ragioni della asportazione dai loro originari supporti all’interno dell’ex convento, qualora, naturalmente, si dovesse accertare che la mancanza non sia da ascrivere ad una illecita azione di trafugamento. Nell’attesa di un puntuale sollecito riscontro a quanto denunciato, si confida vivamente sul contributo di specifica competenza che ciascuno organo in indirizzo vorrà fornire per il ripristino di quelle opere sui mensoloni a corredo dell’intero ambiente architettonico. Con i migliori saluti. Giovinazzo, 24 giugno 2014 Filippo D’Attolico Direttore “in Città”

Preg.mo Arch. Salvatore Buonomo Soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici Provincia di Bari Piazza Federico II - 70122 Bari.

OGGETTO: Giovinazzo (Ba) – Ex Chiesa monastica sant’Agostino. Rimozione dalla facciata dell’iscrizione “Sapientiam eius narrent populi”, a seguito lavori di restauro conservativo dell’edificio. Sollecito di riscontro all’esposto d’iniziativa popolare, raccolto dal mensile cittadino “in Città”. Con la presente sono a ricordarle che l’estate scorsa una condivisa petizione popolare ha chiesto spiegazioni riguardo alla rimozione della iscrizione dalla facciata della locale chiesadi sant’Agostino che ne attestava la dedicazione all’illustre vescovo di Sebaste, fondatore dell’ordine agostiniano, il cui monastero a Giovinazzo, come in molti altri centri pugliesi, fu soppresso nella seconda metà dell’800. Di tale asportazione fu interpellato il preposto ecclesiastico, essendo l’edificio passato alla proprietà della Diocesi di Molfetta, in forza della legislazione concordataria che ne consentì la retrocessione all’autorità religiosa in ragione dell’erezione dell’omonimo Ente ecclesiastico nella forma diriconoscimento giuridico a chiesaparrocchiale. Per l’occasione fu riferito che ogni decisione circa l’eliminazione della epigrafe proveniva dalla direzione tecnica alle sue dipendenze e che tale intervento trovava origine nel fatto che la stessa era di gran lunga posteriore alla edificazione del tempio. Il disappunto ingeneratosi da una tale asserzione, contradetta da circostanziate testimonianze, ha indotto a muovere il pubblico esposto alla sua direzione, validato, peraltro,

da una valanga di sottoscrizioni che le abbiamo già riferito essere a sua completa disposizione. Riteniamo, pertanto, che non possa essere omessa una doverosa e circostanziatachiarificazione tecnica da parte del suo ufficio a esplicitazione della intervenuta asportazione della storica dedica che campeggiava sul frontale del tempio. Ed, ancora, sarà oltremodo apprezzato avere cognizione dell’esito riservato a tutto il materiale rimosso e se, in qualche modo, lo stesso, per la sua particolare fattura, possa meritare una dignitosa collocazione espositiva in qualche ambiente interno del complesso edilizio. E’ inutile significarle che anche questasollecitazione ad avere una sua dettagliata ricognizione sulla controversa vicenda sarà pubblicata nel prossimo numero di luglio del mensile in Città,preannunciandole, altresì, che in assenza di un suo cortese riscontro, non si mancherà di interessare la sede sovraordinata. Giovinazzo, 01 giugno 2014

Filippo D’Attolico Direttore responsabile mensile “in Città” Via Cattedrale n. 38, 70054 Giovinazzo (Ba)


IL FATTO DEL MESE

Attualità

Scricchiolii di maggioranza Gianluca Battista

I consiglieri Arbore e Bonvino contestano ritardi nel programma di governo cittadino. Il sindaco, però, getta acqua sul fuoco e ricompatta i suoi

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na lettera di dimissioni dalla carica di Assessore ai Lavori Pubblici. Da quel 9 giugno la maggioranza a Palazzo di Città ha iniziato a scricchiolare un po’. La lettera è quella dell’ingegner Nicola Catalano, che aveva sostituito Felice Piscitelli, alla guida di quello che a buon diritto è ritenuto un assessorato chiave per le prospettive future di Giovinazzo. L’ingegnere riteneva ormai incompatibile la sua carica per problematiche personali, ma nella missiva indirizzata al primo cittadino, in cui ringraziava l’architetto Ezio Turturro a capo dell’Ufficio Tecnico, sottolineava anche che spesso si era dovuto far carico di altre problematiche sottopostegli da membri di Giunta. Nella lettera di dimissioni, inoltre, Catalano ringraziava i consiglieri Alfonso Arbore e Filippo Bonvino, a lui legati da “profonda amicizia” per esser stati costretti spesso “a sacrificare tempo e attenzione alle proprie attività, ma soprattutto alle loro famiglie, per il bene comune”. I due membri della maggioranza cittadina, uno ormai indipendente, l’altro dell’Italia dei Valori, sono sembrati da subito i più colpiti da questo abbandono

ed hanno fatto sentire la loro voce. Pomo della discordia è un ritardo ormai palese nel programma di maggioranza, soprattutto in un settore strategico come quello dei Lavori Pubblici. Arbore e Bonvino,

Il sindaco Depalma, il vice sindaco Sollecito ed il consigliere Fusaro

I consiglieri Arbore (sinistra) e Bonvino (destra)

tuttavia, non hanno, almeno fin quando andiamo in stampa, prodotto nessun documento ufficiale che possa far pensare ad una vera crisi. Il sindaco Tommaso Depalma ha così raccolto i suoi e sta cercando di serrare le fila, parlando molto, incontrando i gruppi consiliari e sentendo tutte le campane. Sin dalle comunicazioni istituzionali di sabato 14 giugno, il primo cittadino aveva gettato acqua sul

fuoco delle polemiche, affermando “io parlo sempre con i miei amici”. Dopo una serie di confronti informali, nella serata del 23 giugno, è andata in scena puntualmente la prima verifica di maggioranza dell’era Depalma ed i conti sembrano tornare. Tutti uniti andranno avanti. Nell’opposizione di centrosinistra in tanti ci speravano, anche perché la batosta elettorale del 2012 brucia ancora a

più d’uno. A destra, il forzista Ruggero Iannone e lo schittulliano Vincenzo D’Amato continuano a votare secondo coscienza ogni singolo provvedimento, senza preclusioni di sorta. Ma la politica si sa, evolve molto in fretta e scenari dati per appurati, spesso mutano da un giorno all’altro. Una cosa è certa, però: Giovinazzo ha bisogno di maggioranze solide, in un momento in cui la situazione del Lungomare di Ponente e quella di via Marina stanno per vivere nuovi passaggi fondamentali, senza dimenticare l’intricata vicenda legata alla zona artigianale D1.1, di cui vi diamo un puntuale resoconto nel Mese in Pillole. Tommaso Depalma sembra saldo in sella, sicuro di portare avanti il suo programma. Se quegli scricchiolii non saranno più uditi, vorrà dire che avrà rimesso davvero tutti d’accordo. Se dovesse accadere il contrario, potrebbero diventare rumore assordante.

Via degli Artieri, 25/A 70054 GIOVINAZZO (BARI) Tel./Fax 080.3948486 E-mail: carluccicostruzioni@libero.it N. 7 - Luglio 2014

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Attualità

Quattro chiacchiere con Pippo Gabriella Serrone

Il regista bitontino si è raccontato alla redazione di “in Città” scatenando la verve comica di Pinuccio Lovero

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Pinuccio Lovero racconta il suo percorso cinematografico

uando il cinema non è più finzione, ma pura realtà, la vita vera irrompe sulla scena, con tutte le sue sfaccettature, e dà allo spettatore qualche spunto in più di riflessione. Questo è il fil rouge di tutta la produzione cinematografica di Pippo Mezzapesa, filosofia che il regista ha presentato

I ringraziamenti del presidente Nicola Coppola

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nel corso di una bella chiacchierata aperta anche a tutta la cittadinanza con la redazione del nostro mensile, il 9 giugno scorso. Ad ospitare l’incontro il gioiellino artistico della Chiesa Maria SS. del Carmine, da sempre cornice di molti eventi voluti dall’Arciconfraternita che ne porta il nome e dalla redazione stessa. Moderatrice dell’incontro la nostra redattrice, Marzia Morva, che ha guidato l’intervista al noto cineasta tracciando un excursus dalle origini della sua carriera all’attuale successo. Da studente di giurisprudenza in cerca della propria vocazione a regista alle prime armi, passando per l’approccio avventuroso e temerario nella realizzazione delle prime pellicole, sino a giungere ai riconoscimenti ed ai successi

Il saluto del Direttore Filippo Dattolico

odierni. Mezzapesa ha ripercorso i momenti salienti della propria ascesa, non risparmiando aneddoti e curiosità e lasciandosi andare al piacere della conversazione, quasi fosse in un salotto tra amici. Un dialogo che si è poi allargato alla vera star del cinema mezzapesiano, la sua “creatura”: Pinuccio Lovero. Spontaneo, senza filtri artificiosi, per certi versi irriverente, ma non per questo volgare, Pinuccio ha letteralmente conquistato il pubblico e regalato un paio d’ore di sana “bitontinità”, raccontando se stesso e il suo mondo. La sua vita è epicentro dei due film “Pinucco Lovero Sogno di una morte di mezza estate” del 2007 e il recentissimo “Pinuccio Lovero - Yes I can”, che hanno lanciato Mezzapesa nell’olimpo dei giovani film maker italiani. Entrambe tragicommedie della storia di un uomo semplice, che ha


Mezzapesa fatto della morte la sua ragione di vita. La vita e la morte, infatti, si intrecciano in questi due film, quasi come da copione di un perfetto dramma, con contorni esilaranti ed al tempo stesso seriosi. Dopo un iniziale scambio di battute con il suo regista, Pinuccio si è lasciato andare diventando il protagonista indiscusso della serata, complici l’accento bitontino doc e la sua contagiosa simpatia. Dal racconto delle riprese di alcune scene del film al proprio vissuto quotidiano, per il custode del cimitero di Bitonto non ci sono stati segreti. Un altro sogno rimane nel cassetto: lavorare con attori nostrani come Lino Banfi e Checco Zalone. Spazio è stato dato anche ad argomenti più impegnati, quali le difficoltà dei piccoli produttori cinematografici e la necessità di investire maggiormente in ogni forma di cultura in questo particolare momento storico. La conclusione affidata al Pre-

Pinuccio Lovero legge il nostro giornale

sidente dell’Arciconfraternita, Nicola Coppola, ha poi aperto spiragli sul prossimo film dell’epopea loveriana, con tanto di suggerimenti dei presenti sulla possibile trama. A presto, premiata ditta Pippo & Pinuccio. Siamo certi che sarà un altro successone! Allegria e spensieratezza a margine dell’incontro

Allegria e spensieratezza a margine dell’incontro

I due ospiti nella nostra redazione

edalo D di Anna Lasorsa

in Via Bitonto a Giovinazzo - Tel. 080.3944445 N. 7 - Luglio 2014

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Petrolio o Turismo? Girolamo Capurso

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Una nuova richiesta di esplorazione riguarda anche Giovinazzo

iovinazzo città turistica. Non entriamo nel merito della giusta collocazione e delle politiche per ottenerla, vogliamo invece ricordare che la nostra è da sempre ritenuta una città di mare e che le acque dell’Adriatico costituiscono la nostra prima ricchezza. Tutto questo però è messo in discussione da un rinato interesse per le attività minerarie nei nostri fondali. Perché ne parliamo? Una società di ricerche petrolifere, la Global Petroleum Limited, ha chiesto al Ministero per l’Ambiente un permesso di ricerca idrocarburi su un’area di 744,8 km2 nell’adriatico meridionale al largo delle coste pugliesi. Il territorio interessato comprende anche il nostro comune ed è stata già aperta una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Il Sindaco si è espresso in modo categorico ed ha già inviato una lettera alla Regione Puglia per manifestare il disappunto della nostra comunità. Ci associamo al disagio delle nostre istituzioni cittadine ma siamo certi di riuscire a contenere le mire di sfruttamento risorse delle società petrolifere nel nostro mare? Su questo punto abbiamo molte perplessità. Una semplice ricerca sulla legislazione nazionale, ci ha confermato i dubbi nella nostra capacità di opposizione. Una serie di norme che sembrano create per avvantag12

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Piattaforme? No grazie!

giare le grandi multinazionali del settore. Inoltre, l’attuale Governo, attraverso la modifica del titolo V della Costituzione, bypasserebbe le regioni nelle decisioni in materia energetica. A detta degli analisti, nell’Adriatico ci sono riserve già accertate pari a 200 milioni di barili di olio equivalenti, in altre parole, a 22 miliardi di metri cubi di gas e 60 milioni di barili di greggio. Idrocarburi preziosi ai quali l’Italia ha deciso di non rinunciare. E non solo l’Italia. Purtroppo anche la Croazia è determinata a sfruttare le riserve dell’Adriatico ed il suo Governo ha concesso 29 permessi che potrebbero consentirle di diventare uno dei gi-

ganti petroliferi europei e che autorizzerebbero i licenziatari ad uno sfruttamento marino per i prossimi 25 anni. Oltre al danno, quindi, la beffa. Le nuove perforazioni produrrebbero benefici alla Croazia ma i danni ambientali si propagherebbero inevitabilmente anche e soprattutto alle coste pugliesi. Danni certi e prevedibili che in caso d’incidenti, in un mare chiuso come il nostro, produrrebbero ripercussioni catastrofiche. E l’Europa in tutto questo cosa fa? Il Parlamento Europeo ha approvato, su proposta del Consiglio, la direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi, non ancora fatta propria dalla nostra legislazione e tantomeno da quella croata, giovane membro comunitario. Ma non basta recepire una direttiva. Essere europei significa condividere gli stessi valori ed in quanto cittadini, godere degli stessi diritti. Nel caso specifico, il diritto all’ambiente inteso sia come salvaguardia dei sistemi naturali, sia come possibilità di modificare gli attuali modelli di sviluppo. L’Europa può e deve farlo. La vocazione turistica dei nostri territori rischia di essere seriamente compromessa e non dobbiamo abbassare la guardia. Il nostro mare ha già subito violenza. Ricordiamo la vicina Torre Gavetone, le bombe all’iprite e i siti, dalla laguna di Venezia fino alla Puglia, in cui gli aerei di ritorno dalle operazioni in Kosovo avrebbero scaricato gli ordigni in eccedenza: bombe a grappolo, proiettili all’uranio impoverito e forse anche missili.


Attualità

L’ASSESSORE CI SCRIVE

Contrasto al Gioco d’azzardo patologico: a che punto siamo? S

i è chiuso il corso di formazione rivolto agli esercenti di sale gioco ed agli operatori di settore voluto e organizzato dai Comuni di Giovinazzo e Molfetta nell’ambito del Piano Sociale di Zona. Tale corso è scaturito dalla Legge Regionale n. 43 del 13 dicembre 2013 che impone ai Comuni il compito di organizzare corsi di formazione per esercenti ed operatori. Il corso si è avvalso della collaborazione del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche ASL/BA, della Fondazione antiusura S. Nicola e SS. Medici Bari e della Guardia di Finanza. Purtroppo a fronte di relatori di tutto rispetto e a fronte dell’importanza delle tematiche affrontate non si è avuto il giusto riscontro con esercenti e operatori di settore che nella stragrande maggioranza hanno ricevuto l’invito ma lo hanno declinato con eccessiva noncuranza. Il corso non aveva tra le sue mire lo scopo di “limitare” il libero esercizio da parte di tabaccherie, bar o sale giochi bensì mirava a sensibilizzare gli operatori di settore alla problematica del gioco d’azzardo patologico e alla facoltà di saper intervenire con tatto e onestà nei casi palesi di ludopatia. Dalla scarsa presenza al corso si evince quanto le misure restrittive nei confronti di questa piaga funzionino poco se alla base non vi è la costruzione del consenso sociale contro determinate “pratiche di Stato” che da una parte vengono pubblicizzate e dall’altra vengono contrastate. Quel consenso sociale che permette ad un esercente di ritenersi soddisfatto e ben stimato se all’interno del suo esercizio non vi sono macchinette o videopoker. Quel consenso sociale che permette di dare un vero significato al logo che a breve distribuiremo e che contraddistinguerà gli operatori che invece il corso lo hanno frequentato. Sul contrasto al Gioco d’azzardo patologico c’è quindi molta strada da fare: questo corso è comunque una fra le tante iniziative del progetto più ampio che l’Amministrazione comunale ha intrapreso sin dal 2013 aderendo al Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il Gioco d’azzardo promosso dalla scuola delle Buone Pratiche. Sicuramente i frutti migliori vengono dalla prevenzione: su questo abbiamo lavorato con profitto grazie alla virtuosa e sempre utile collaborazione con le scuole avvalendoci della presentazione dei testi di Filippo Torrigiani di Avviso Pubblico (Nel Paese dei Balocchi) e della Iena di Italia 1 Nadia Toffa (Quando il gioco si fa duro). Gli incontri hanno creato occasioni di dibattito e di riflessione nei nostri studenti così come grande attenzione ha destato il dott. Umberto Rapetto quando quest’anno ha incontrato gli studenti del nostro

liceo classico-scientifico “Matteo Spinelli” mettendoli in guardia contro i rischi della rete, dei videomessaggi, delle chat e dei giochi online. Lo Stesso Rapetto che da colonnello della Guardia di Finanza ha scoperto la truffa da parte di 10 concessionarie del gioco d’azzardo di Stato ai danni del Monopolio di Stato per oltre 98 miliardi di euro! Sempre sul versante dell’educazione e della prevenzione è stato importantissimo l’interesse e l’attenzione dell’associazionismo di base di Giovinazzo. Grazie al lavoro certosino condotto nelle scuole e in associazione (in particolar modo AC e AGESCI) il fenomeno del Gioco d’azzardo è stato finalmente inquadrato non come pratica da “viziosi” ma come pericoloso crinale verso il baratro della dipendenza acuta e spersonalizzante, in altre parole come piaga devastante per le famiglie e per ciascuno. Al momento sono in cantiere altre iniziative per tenere desta l’attenzione sul tema e per contrastare questa pratica distorta del giocare sempre, in ogni momento e in ogni modo: innanzitutto saranno intensificati i controlli verso gli esercizi che devono obbligatoriamente esporre il materiale informativo fornito dalla ASL locale così come indicato dal decreto “Balduzzi”, inoltre in fase di redazione del Bilancio preventivo è allo studio una eventuale defiscalizzazione per le attività prive di slot machine e similari. È sicuramente sconfortante rimarcare il divario tra la società civile che si deve inventare una iniziativa al giorno (distribuzione di appelli, manifesti etici per sale libere da slot, raccolta firme, promozione del gioco libero e sano ecc.) e l’attività politica che dovrebbe sovrintendere a queste attività per lo meno ponendo un freno: alla frequenza ossessiva delle estrazioni dei numeri e alla variegata diversità dei molteplici gratta e perdi; alla pubblicità ingannevole; alla possibilità di allibratori esteri di incunearsi nelle pieghe del sistema italiano di raccolta delle scommesse. Tutto ciò a volte non è nemmeno facilmente riscontrabile in quanto diversi giornali piuttosto che denunciare preferiscono sorvolare in ragione delle intere pagine di pubblicità acquistate da diverse società che questo business della disperazione sta alimentando. Rimane “Avvenire” che da anni denuncia e tiene desta l’attenzione sul tema, ma non basta. Occorre che ognuno di noi prenda cognizione di questa ennesima iattura tutta italiana e che si continui a costruire un reale consenso sociale verso ogni forma di contrasto al gioco d’azzardo patologico. Michele Sollecito

Assessore alla Solidarietà Sociale e Sanità N. 7 - Luglio 2014

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Attualità

Un minuto di attenzione... prego

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Girolamo Capurso

iamo a Giugno e forse alla fine del mese conosceremo i dati relativi al pagamento dell’ecotassa. Ricordiamo a tutti che la regione Puglia nel 2011 aveva aumentato il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti a 25,82 euro a tonnellata per i comuni che non avessero raggiunto la percentuale del 40% di raccolta differenziata. Ma a fine 2013, con il bilancio di previsione 2014, aveva ridimensionato le percentuali da raggiungere applicando uno sconto ai comuni che avessero conseguito “nel mese di giugno 2014 una percentuale di raccolta differenziata pari ad almeno il 5 per cento in più rispetto ai dati validati riferiti al periodo settembre 2012 - agosto 2013”. A questo punto entra in gioco la matematica. Cosa significa il 5 % in più? Qual è la base da cui

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Questa tabella rappresenta il confronto tra la composizione merceologica media dei rifiuti prevista dal piano regionale (decreto commissariale n. 187 del 09/12/2005) e i dati ufficiali pubblicati sul sito www.rifiutiebonifica.puglia.it

DETTAGLIO RIFIUTI RACCOLTI DICEMBRE 2013

Tipologia rifiuto

Composizione media prevista da piano regionale (%)

% raccolta DICEMBRE 2 013

Quant it à (kg)

Destinazione

Frazione organica Potatura giardini Vetro Carta e cartone Alluminio Plastica Legno Metalli ferrosi 0,19Beni durevoli Inerti Altro (*) Rifiuti urbani misti

25 1 6 20 0,5 10 2 2,5 5 2 3 20

2,27 3,01 4,71 1,56 0,19 88,05

17.720 23.520 36.820 12.180 1.500 688.460

smaltimento recupero recupero recupero recupero smaltimento

TOTALE

100

100

781.840

PRODUZIONE PROCAPITE KG 37,348 • Percentuale di raccolta differenziata (senza frazione organica) 9,68% • Percentuale di raccolta differenziata (con frazione organica) 11,95%

partire? Parliamo di un aumento di percentuale sul totale dei rifiuti prodotti, oppure sulla percentuale di rifiuti differenziati? Nel primo caso avremmo una percentuale netta del 5%, ma nel secondo dovremmo calcolare la percentuale sul dato validato del 9,17%, che abbasserebbe la percentuale richiesta allo 0,46%. Non è uno scherzo. I sindaci dei comuni pugliesi, nella maggior parte dei

casi in affanno, hanno chiesto alla Regione Puglia la giusta interpretazione dell’art 29 che dispone il pagamento del tributo. Nel secondo caso basterebbe raggiungere il 9,63% e già da gennaio, come vediamo dalla tabella pubblicata, saremmo in regola. Misteri della matematica e del modo di scrivere le leggi, che spesso lasciano spazio a mille interpretazioni.


FOTONOTIZIA

Attualità

BESTIARIO GIOVINAZZESE

TRE VELE. MA ANCHE NO! Gianluca Battista

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Diverse le segnalazioni di lettori per le acque sporche a Ponente

onfermate 3 vele blu a Giovinazzo. Legambiente ed il Touring Club Italiano hanno ribadito la loro fiducia alla nostra cittadina. E di questo ne andiamo orgogliosi. Diverse, però, sono state le segnalazioni di senso opposte, da parte di bagnanti alla nostra redazione: oggetto delle rimostranze verso le istituzioni locali sarebbe la scarsa pulizia del mare su tutto il tratto di costa balneabile a Ponente. Siamo perciò andati a vedere, visto che i segnalatori ci avevano anche indicato orari in cui il fenomeno si è verificato spesso in giugno. Ed effettivamente, tra le ore 10.00 e le 11.00 del mattino, schiuma bianca accompagnata da chiaz-

ze marroni facevano capolino con una certa puntualità. C’è chi giura di aver visto galleggiare carta igienica, altri addirittura escrementi. Quando abbiamo scattato le nostre foto nella zona detta comunemente dei “Monaci bassi e alti”, nonostante un lieve vento di maestrale che increspava le acque, abbiamo notato sia la schiuma, molto vicina alla riva, sia una scia di colore scuro maleodorante. Si tratta di scarichi a mare abusivi? E se fosse riscontrata la presenza di escrementi, si tratterebbe addirittura di fogna nera? La faccenda non è affatto semplice e va seguita. Giriamo gli interrogativi alle istituzioni preposte affinché monitorino

Località detta Monaci bassi: schiuma con chiazza scura

la costa e prendano, eventualmente, le precauzioni dovute in fatto di salvaguardia della salute pubblica. Episodi simili si erano già verificati lungo il litorale molfettese e biscegliese a nord, con la chiusura di depuratori che non erano più a norma, così come a sud, a Santo Spirito e Palese, dove la fogna nera tracima ad ogni minimo acquazzone, rendendo impraticabili i due lungomari. Situazioni limite, che per fortuna non hanno sin qui riguardato Giovinazzo. Cerchiamo di tenere col vento in poppa quelle tre vele blu, non abbassando mai la guardia. Questa la nostra denuncia come organo d’informazione, agli organi preposti il compito di far chiarezza sulla vicenda.


Un mese in pillole Diocesi a portata di click Un portale web riunisce le parrocchie del territorio. Giovinazzo aderisce con la Concattedrale e l’Immacolata

Gabriella Serrone

1 GIUGNO – La Diocesi di Molfetta approda sul web e lo fa attraverso un unico portale per tutte le sue parrocchie. Si tratta di un’iniziativa nata in seguito al messaggio di Papa Francesco, pronunciato in occasione della 48ª GiorIl gruppo di lavoro per il portale nata Mondiale delle Comunicazioni sociali, che ha messo in risalto la necessità per ogni parrocchia di comunicare con i fedeli anche attraverso la rete. L’ideazione del progetto porta la firma dell’Ufficio Comunicazioni sociali diocesano costituito da Flora Prisciandaro, don Vincenzo Marinelli, Alessandro Capurso, Nico Curci e Luigi Sparapano, a cui va affiancata la realizzazione grafica effettuata dal talentuoso Thomas de Nicolo, che continuerà ad implementare il sito ed a renderlo fruibile ed aggiornato. Attivo dallo scorso 1 giugno, il portale è disponibile all’indirizzo http://parrocchie.diocesimolfetta.it/, oppure cliccando su www.diocesimolfetta.it. Grazie alle varie sezioni presenti, l’utente può essere informato su diversi aspetti che interessano la Diocesi: Storia e Arte, Territorio, Attività, Sacerdoti, Gruppi, Giornale ed Eventi. Agevole è poi il rinvio ai siti delle singole parrocchie, a cui si può accedere sia da PC che dai più moderni tablet e smartphone. Ad aderire all’iniziativa, per il momento, tredici parrocchie, tra cui la Concattradrale e l’Immaccolata di Giovinazzo, ma ulteriori aggiunte sono attese nelle prossime settimane. Il progetto incoraggia scambi di informazione continui e condivisi, tramite il social network più famoso, facebook, dove, gli utenti si ritrovano a discutere ed a diffondere notizie di interesse per l’intera comunità diocesana. Nell’era del 2.0, evangelizzare si può e si deve anche attraverso i nuovi strumenti messi a disposizione dalla tecnologia.

D1.1: Il PM chiede 168 condanne Possibili pene da uno a 18 mesi di reclusione

Gianluca Battista

5 GIUGNO – Mezza Giovinazzo trema. La vicenda legata alla zona artigianale denominata D1.1 è entrata nella fase decisiva da un punto di vista processuale. Il Pubblico Ministero della Procura di Bari, Renato Nitti, ha chiesto la condanna per 168 imputati, con pene variabili dal L'area sotto sequestro mese ad un anno e mezzo di reclusione, con ammende che variano da 10.300 a 35.000 euro. La vicenda era iniziata il 21 settembre del 2011, quando l’Autorità Giudiziaria aveva apposto i sigilli a 146 villette. Era contestato il modus operandi di tecnici comunali, imprenditori edili, direttori dei lavori ed acquirenti. La zona artigianale, infatti, avrebbe dovuto prevedere lotti nei quali far sorgere il 75% di botteghe ed il 25% di abitazioni private. Dalle indagini della sezioni di Polizia Giudiziaria della Polizia Municipale di Bari, però, sarebbe emerso che “granito, pietra di Trani, parquet e lussuosi balconcini costituiscono i prospetti delle 146 villette costruite abusivamente laddove si sarebbero dovute realizzare aziende”. A due funzionari del Comune, in particolare, è contestato il reato di lottizzazione abusiva e per loro, così come per nove tra progettisti e costruttori, la Procura della Repubblica del capoluogo ha chiesto la condanna massima ad un anno e mezzo, oltre a 35.000 euro di ammenda. Il Pubblico Ministero contesta inoltre l’iter procedurale che aveva portato alle autorizzazioni, a più riprese definito illegittimo. Quando si sarebbe dovuto procedere all’approvazione, infatti, sempre secondo l’accusa, non sarebbe stato richiesto il parere delle Ferrovie dello Stato, proprietarie di alcuni suoli nella zona, e non sarebbero state rispettate le distanze di sicurezza dai binari, oltre alla superficie minima riservata ai parcheggi. Al momento l’area resta sotto sequestro, fatta salva la facoltà d’uso per 34 lotti già abitati. Renato Nitti, al termine della sua requisitoria, ha tuttavia chiesto la confisca dell’intera zona. Il Comune di Giovinazzo, ha fatto sapere il sindaco nelle sue comunicazioni istituzionali, ritiene che questo “sia un pacco bomba lasciatoci da chi ha preceduto”. Nessun accanimento contro i singoli proprietari, ha poi specificato il primo cittadino, ma costituzione di parte civile scelta quasi obbligata. 16

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Incendio nelle ex AFP All’origine, forse, un tentativo di furto di materiale ferroso

Nicola Miccione

13 GIUGNO – C’è quasi sicuramente il tentativo di furto di materiale ferroso all’origine dell’incendio propagatosi lo scorso 13 giugno nell’area delle ex Acciaierie e Ferriere Pugliesi. Il sito, in cui operano piccole e medie aziende, è stato avvolto da una fitta coltre di fumo, che ha allertato non poco la popolazione. I Vigili del Fuoco del Distaccamento di Molfetta sono prontamente accorsi per domare le fiamme e si è così avviato un iter per accertare che non vi fosse stato inquinamento della zona circostante. Il giorno dopo, il sindaco Tommaso Depalma ha chiesto ed ottenuto dal Prefetto, Antonio Nunziante, la costituzione di una task force allo scopo di verificare lo stato dei luoghi e di metterli in totale sicurezza. A comporre il gruppo di esperti c’erano ingegneri dei Vigili del Fuoco, esperti dell’ARPA Puglia e del Corpo di Polizia Municipale, nonché il dirigente dell’Ufficio Tecnico giovinazzese, Ezio Turturro. È stato stabilito che le emanazioni non erano troppo dannose per la salute ed è stato deciso di mettere in sicurezza il sito coprendo l’area con calcestruzzo. Mentre proseguono le indagini per accertare le responsabilità sul dolo, il primo cittadino ha ribadito come quella zona, coi cancelli aperti a tutte le ore, sia spesso meta di disperati che tentano, utilizzando rudimentali strumenti di riscaldamento del materiale ferroso, di asportarlo. Resta il pericolo scampato, poiché l’incendio avrebbe potuto portare a conseguenze molto più gravi per gli autori e per la popolazione. Guardia alta, dunque, per evitare sciagure di ben più ampie proporzioni.

Fiamme e paura alle ex AFP


Good Evolution fa Registro Unioni Civili, il pieno di consensi parere negativo del comune Il Gal “Fior d’Olivi” ancora protagonista

L’Ufficio Stato Civile: “Caso già contemplato nel regolamento del 1989”

Gianluca Battista – Foto GiovinazzoLive.it

Gabriella Serrone Foto Good Evolution

13-14-15 GIUGNO – A guardarla bene, Bitonto così bella e viva non si vedeva da tempo. Il merito è ancora una volta del Gruppo d’Azione Locale “Fior d’Olivi”, l’Ente che mette in rete proprio Bitonto, Giovinazzo e Terlizzi. Good Evolution è stata una intensa tre giorni all’insegna del viver sano, con la promozione dei prodotti del nostro territorio e con decine di visite guidate nel centro storico e nelle masserie dell’agro bitontino. Molto più di un esperimento riuscito, la manifestazione, sfidando anche le intemperie, ha visto la presenza di migliaia di visitatori da tutto il circondario e da fuori regione. Olio, pane, taralli, vino, ma anche artigianato per ribadire una volta di più che questa parte della provincia barese è viva e vuol valorizzare il suo patrimonio culturale ed artistico anche grazie alla capacità rinnovata di fare rete. La chiusura è stata affidata allo spettacolo di musica e poesia “Olio DiVino” dell’attore Alessandro Haber, dopo che Porta Baresana, ingresso nel borgo antico bitontino, aveva ospitato lo spettacolare videomapping architetturale a cura della Diceart di Nicola Di Meo, con proiezioni e giochi di luci che hanno fatto rivivere la storia della città. Il presidente del GAL, Nicola Mercurio, ben coadiuvato da un attivo ufficio stampa, ha voluto ribadire la necessità di una continua e ricercata sinergia tra i tre comuni in rete, puntando non solo all’aspetto enogastronomico, ma anche a quella di stampo prettamente culturale e storico-artistico.

I giochi di immagini su Porta Baresana

18 GIUGNO – Palazzo di Città risponde all’associazione LED ed a Sinistra Ecologia e Libertà sulla questione legata all’istituzione di un Registro delle Unioni Civili. Secondo l’Ufficio dello Stato Civile, all’interno del regolamento approvato nell’ormai lontano 1989 ci sarebbe già la definizione della cosiddetta famiglia anagrafica. Quest’ultima, fanno sapere i tecnici al termine di una dettagliata istruttoria, comprende "un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune". Secondo l’Ufficiale preposto, quindi, sarebbe inutile l’istituzione di un registro ad hoc perché è già previsto, nell’attuale normativa interna, il caso di persone conDario Verolino (presidente LED) col sindaco viventi legate da vincoli affettivi. Non vi sarà quindi nessuna discussione in seno all’Assise Comunale, così come richiesto dai proponenti, che ora preannunciano battaglia nelle opportune sedi.

Scattata l’operazione “Mare Sicuro 2014” Dal 5 luglio anche uno sportello informativo presso la Capitaneria di Porto di Molfetta

Nicola Miccione

20 GIUGNO – Anche in questa stagione estiva appena iniziata, ha preso il via il programma “Mare Sicuro 2014”, che vede impegnati gli uomini della Guardia Costiera di Molfetta, coordinati dal Comandante di freGuardia Costiera in azione gata, Alessandro Ducci. Al centro del lavoro costante della Capitaneria di Porto molfettese e dell’Ufficio Locale Marittimo di Giovinazzo, c’è la prevenzione ed il controllo delle spiagge, con particolare attenzione rivolta alla salvaguardia della vita umana. Una motovedetta farà la spola lungo tutto il litorale, con l’ausilio di ben tre battelli pneumatici e di volanti a terra. La speranza è quella che questo spiegamento di forze dissuada chiunque dal non rispettare le norme più elementari del Codice della Navigazione, ahinoi più volte infranto la scorsa estate con due gravi incidenti in mare, che avrebbero potuto avere conseguenze ancor più pesanti per i bagnanti coinvolti. Durante la fase operativa, verranno effettuati controlli presso gli stabilimenti balneari, nei porti e a bordo dei natanti, nonché ispezioni demaniali e in mare in genere, con particolare severità proprio, come anticipato, nei confronti di quei comportamenti illeciti che mettono a repentaglio l’incolumità di bagnanti e diportisti, uno tra tutti l’uso improprio delle moto d’acqua. Da ricordare che il divieto di navigazione vige fino a 200 metri dalla costa, mentre il limite di velocità dai 200 ai 1000 metri da terra è di 10 nodi. Ai diportisti virtuosi, se l'esito dei controlli risulterà regolare, verrà consegnato anche quest’anno il bollino blu 2014 da apporre sullo scafo. Quanto ai bagnanti, per avere rassicurazioni sulle zone balneabili, si può sempre consultare l’Ordinanza di Sicurezza Balneare oppure il Regolamento di disciplina della nautica da diporto del Compartimento marittimo di Molfetta, entrambi consultabili sul sito della Guardia Costiera. Infine, dal 5 luglio al 24 agosto, dalle ore 8.00 alle ore 20.00, presso la Capitaneria di Porto di Molfetta sarà aperto uno sportello informativo. N. 7 - Luglio 2014

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Sociale

1814 / 2014 Bicentenario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri

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Marzia Morva on è semplice parlare di una Istituzione che è nata prima dell’Unità d’Italia, della Repubblica Italiana e della sua stessa Costituzione. Non è semplice parlare dell’Arma dei Carabinieri! Per questa ragione è stata celebrata e commemorata in tutta Italia la sua Fondazione che festeggia ben 200 anni! Sul territorio nazionale in modo capillare si sono svolti eventi e manifestazioni perché come per sua tradizione è presente in ogni comune italiano. L’iniziativa svoltasi a Giovinazzo il 10 giugno in piazza Meschino è stata organizzata dalla locale sezione dell’ANC e patrocinata dall’Amministrazione Comunale. La nostra cittadina ha così saputo con semplicità, ma con viva e sentita partecipazione, dare omaggio all’Arma dei Carabinieri, definita la Benemerita, tanto amata dalla gente perché sempre vicina a loro nel rispetto della legalità e della sicurezza. L’incontro è stato introdotto dall’ascolto della “Fedelissima”, marcia ufficiale dell’Arma composta nel1929, e dall’ingresso sul palco della bandiera dell’ANC intitolata al carabiniere di Giovinazzo Luciano Pignatelli, Medaglia d’Oro al Valore Militare, deceduto in servizio il 4 dicembre 1987. Per rivolgere i saluti iniziali al numeroso pubblico presente composto tra gli altri dai soci dell’ANC, dai loro familiari ed amici, dalle autorità civili e militari, è stato invitato sul palco il Comandante Provinciale dei Carabinieri-Bari Colonnello Rosario Castello che ha sottolinea-

to i valori dell’impegno, del sacrificio e del senso del dovere che emergono a chiare lettere dal lavoro svolto dai Carabinieri in tutta Italia. Il sindaco Tommaso Depalma sottolinea l’importanza del ruolo dei Carabinieri e si sofferma sul positivo riscontro raggiunto dai Progetti attuati nelle scuole in cui è stato rafforzato il concetto di legalità e l’importanza dei militari dell’Arma sempre a fianco delle persone. La socia dell’ANC Maria Antonietta Lezzi, figlia di un appuntato dei CC. che tanti anni fa ha prestato servizio nella precedente sede della Caserma dei Carabinieri di Giovinazzo allora situata in Corso Roma, parla del Bicentenario e trasmette emozione ricordando i Carabinieri che non sono più tra noi, partendo dal ricordo della prima caserma situata in piazza Vittorio Emanuele fino ad arrivare ai giorni nostri. Il vicesindaco Michele Sollecito ha evidenziato quanto fosse stato importante per i militari dell’Arma

In alto: Quartetto di sassofoni. In basso: Foto di gruppo dei carabinieri presenti alla manifestazione.

Il colonnello Rosario Castello

dell’Associazione Nazionale Carabinieri celebrare il Bicentenario e condividere con l’Amministrazione Comunale questo evento istituzionale, sottolineando quanto sia da valorizzare il rispetto verso le stesse Istituzioni. La serata volge al termine e giungono i saluti finali, prima dall’ispettore regionale ANC Salvatore Costa che ricorda l’impegno delle mogli dei militari dell’Arma e dei comandanti delle stazioni in particolare che hanno vissuto anche esse la vita della caserma con collaborazione e spirito di sacrificio e al termine i ringraziamenti di rito che il Mllo Armando Morva, Presidente della locale sezione dell’ANC, rivolge alle autorità presenti lì ad esprimere stima e attenzione verso la cerimonia svoltasi. La serata, ricca di non pochi momenti emozionanti che hanno toccato le corde del cuore, è stata allietata, grazie alla gentile disponibilità del M° Felice Bologna, dalla musica del quartetto di sassofoni dell’Associazione Culturale Musicale “Città di Giovinazzo”: Luigi Deliso sax soprano; Antonio De Candia sax contralto; Adriana Giancaspro sax tenore; Gabriele Mastropasqua sax baritono. I talentuosi musicisti hanno eseguito un repertorio piacevole da ascoltare in cui colonne sonore famose e brani celebri della musica internazionale hanno creato un’atmosfera degna della ricorrenza. L’Inno di Mameli, sempre emozionante da ascoltare e cantare, riporta tutti in piedi per un saluto celebrativo che accomuna tutti i convenuti.


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Sociale

l 1 luglio di quest’anno, quindi tra pochi giorni, la tassazione sulle rendite di natura finanziaria sarà innalzata per la maggior parte delle forme di risparmio eccetto alcune che vedremo. La materia è piuttosto complessa ed articolata, cercherò di semplificare termini e situazioni a beneficio di tutti. Prima di incontrare numeri e parole relative a questo aumento desidero dare qualche cenno sui soggetti che DEVONO pagare le imposte sulle rendite finanziarie in Italia. Anche e soprattutto per sfatare le leggenda che investire all’estero è sempre molto più conveniente.

Se si è residenti nello Stato italiano (cioè dove si vive e si lavora per sei mesi ed un giorno), il fisco tassa tutti i redditi prodotti in Italia e all’estero (worldwide taxation). Se si è non residenti in Italia, il fisco italiano tassa i soli redditi prodotti nel territorio dello Stato (domestic income), perché quelli prodotti all’estero si presume siano già tassati. Questo principio vale nella stragrande maggioranza degli Stati. Di conseguenza, un buon numero di cittadini italiani ha trovato conveniente trasferire la residenza in paesi a più bassa pressione fiscale o, addirittura, in paradisi fiscali. In questo modo essi pagano le imposte italiane solo per la parte di redditi eventualmente prodotta nel territorio dello Stato italiano. In passato era il fisco che aveva l’onere di verificare l’efficacia dell’eventuale trasferimento della residenza all’estero da parte di un cittadino italiano, ma la legge finanziaria 1999 ha introdotto un cambiamento: chi è residente in un paese a regime fiscale privilegiato (compreso cioè nella così detta “lista nera”) per il fisco è residente in Italia, salvo che sia in grado di fornire una prova contraria. Rispetto al passato, è stato quindi invertito l’onere della prova per quei contribuenti che cerchino di eludere le imposte prendendo la residenza in un paradiso fiscale (articolo 2, comma 2 bis del Tuir, in vigore dal 1° gennaio 1999). E veniamo ora alle novità: Il Decreto Legge n. 66/2014, stabilisce l'aumento della tassazione delle rendite finanziarie. All’art. 3 stabilisce l'aliquota del 26% per la tassazione delle rendite finanziarie attualmente tassate con aliquota al 20%. In particolare per le ritenute e per le imposte

RENDITE FINANZIARIE

Quanto ci costa essere ricchi Tommaso Gerardo Pappagallo

Le novità sulla tassazione delle rendite finanziarie introdotte dal governo Renzi

sostitutive sugli interessi, premi e ogni altro provento, nonché sugli interessi e altri proventi derivanti da conti correnti e depositi bancari e postali, gli interessi derivanti da obbligazioni, titoli similari e cambiali finanziarie; i proventi di fondi comuni di investimento comunitari o di Stati "white list"; i proventi di polizze vita; i dividendi; le plusvalenze e minusvalenze non qualificate. Restano fuori dall'applicazione della nuova aliquota gli interessi e i redditi diversi derivanti dai titoli di Stato e degli enti territoriali italiani (Regioni, Province e Comuni) nonché quelli derivanti da titoli emessi "dagli Stati - cosiddetti Stati "white list" - e obbligazioni emesse da enti territoriali dei suddetti Stati. Per le rendite derivanti da titoli di Stato italiani e di enti territoriali italiani, nonché per quelle derivanti da titoli di Stato dei Paesi "white list", la tassazione resta al 12,5%, aliquota che viene estesa anche ai titoli emessi da enti territoriali dei suddetti Stati "white list". Un’ultima informazione sempre di natura fiscale, ma che ri-

guarda il mondo del risparmio riguarda i diversi tipi di guadagno (redditi) che può arrivare. Esiste per il fisco un reddito da capitale ed un reddito diverso. Perché è necessario distinguere fra redditi di capitale e redditi diversi? Sapere se un reddito è di un tipo o dell’altro è fondamentale perché essi sono assoggettati a diversi meccanismi di tassazione e, soprattutto, non sono compensabili fra di loro le perdite (minusvalenze) ottenute da un investimento con i guadagni (plusvalenze) ottenuti, salvo casi particolari che non indicherò. Occorre allora chiedersi quali siano i redditi di capitale e i redditi diversi.

Redditi di capitale Sono gli interessi, premi e gli altri proventi derivanti da rapporti aventi per oggetto l’impiego di capitale finanziario.

Esempi • gli interessi e altri proventi derivanti da depositi e c/c; • gli interessi e altri proventi delle obbligazioni e titoli similari; • gli utili derivanti dalla partecipazione al capitale o al patrimonio (azioni) di società ed enti soggetti all'IRES; • i proventi derivanti da riporti e pronti contro termine su titoli e valute; • i redditi compresi nei capitali corrisposti in dipendenza di

contratti di assicurazione sulla vita e capitalizzazione; • i redditi derivanti dai rendimenti delle prestazioni pensionistiche erogate sia in forma periodica e delle rendite vitalizie aventi funzione previdenziale.

Redditi diversi di natura finanziaria Sono le plusvalenze (guadagni) e gli altri proventi realizzati mediante la cessione a titolo oneroso (vendita) o rimborso di strumenti finanziari. Esempi • di titoli obbligazionari e similari; • partecipazioni al capitale o al patrimonio di soggetti IRES, di società di persone residenti; • di quote di partecipazione a Fondi Comuni di Investimento (OICR); • cessione di valute estere a termine (si considera cessione anche il prelievo di valute estere dal deposito o c/c). Come si può notare, affrontare il tema del risparmio può sembrare semplice, ma non è così. Le scelte fatte senza consultare professionisti esperti se non crea danni evidenti può, tuttavia, in presenza di mancata conoscenza di tutti gli aspetti legati ai prodotti di risparmio penalizzare, e non poco, il risultato finale. AL PROSSIMO NUMERO

Con questo articolo inizio la mia collaborazione con questo periodico così diffuso a Giovinazzo. Mi presento brevemente. Sono Tommaso Gerardo Pappagallo e svolgo da circa 18 anni l’attività di Promotore Finanziario per un primario Gruppo Bancario italiano. Sono Consigliere Regionale Anasf (l’Associazione di Categoria) per la Provincia di Bari in quota alla mia Società. Sono Formatore Certificato Anasf per le Scuole Superiori di Secondo Grado per la diffusione del Progetto Economic@mente. L’obiettivo del progetto è di migliorare la cultura finanziaria e del risparmio e quindi ringrazio i Responsabili de “in Città” per questa ospitalità. N. 7 - Luglio 2014

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Arte e Cultura

Rivincita e nostalgia Giuseppe Dalbis

“Quelli dell’IVE” si sono ritrovati per ricordare e per raccontarsi ciò che la vita ha riservato loro fuori dall’istituto

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aranno sempre ragazzi anche se ormai sono «i padri migliori del mondo», come li ha definiti Suor Gemma Mancini che negli anni ’60 li ha visti affacciarsi al mondo. Loro sono gli ex allievi dell’Istituto Vittorio Emanuele II che il 22 giugno si sono incontrati per la quinta volta in quella che è stata la casa della loro infanzia. Visitati alcuni ambienti, oggi trasformati se non deturpati e depredati, si sono riuniti con mogli e figli al seguito nella Sala Marano, per rivedersi nelle fotografie in mostra e in quelle montate nel video “Schegge del ‘900”, realizzato da Enzo Campanelli come un collage di facce, momenti di vita quotidiana e istantanee di storia in bianco e nero. Tanti di quei ragazzini si sono poi affermati: c’è chi è diventato medico ricercatore o senatore o compositore ad Hollywood, chi vive su una nave oceanografica, o chi, come Mario Sabato, ha girato il mondo per fede gettandosi in prima persona nelle esperienze di povertà e sacrificio. Il primo pensiero del moderatore Leonardo Soranna è andato a chi invece non ce l’ha fatta a riscattarsi. Per il sindaco Tommaso Depalma l’evento è sempre emozionante ma è riduttivo vedersi ogni due anni per un’operazione nostalgica. «L’associazione ha un’energia inespressa e, rimettendo in moto lo spirito di solidarietà, potrebbe uscire dal guscio per essere più presente e pulsante nel sostegno a chi è in difficoltà e dovrebbe spronare le istituzioni per far tornare la struttura al suo

splendore». Dello stesso avviso Giovanni Nisio, presidente del Centro Studi – Ass. Culturale IVE II, secondo cui le riunioni devono essere accompagnate da un impegno per la rinascita dell’istituto e per la conservazione della memoria storica. Un commosso Nicola De Matteo, consigliere provinciale delegato all’IVE, ha parlato della giornata come di una testimonianza di gioia e ha garantito il suo impegno per l’istituto che ha avuto modo di conoscere sin dalla sua adolescenza. Angela Volpicella, figlia dell’ex censore, ha invece analizzato il ruolo del padre, chiamato a cer-

care politiche educative con alto senso della morale in una struttura che era rigida e dalle giornate ripetitive e ha raccontato come la sua crescita all’interno dell’istituto maschile regolato dal padre severo sia stata determinante per il percorso che l’ha portata a diventare docente universitaria di pedagogia. Molto forte il contributo di Santino Lerario, ospite dell’istituto dal 1937 al 1943 quando, con le debolezze di un bambino si è ritrovato a crescere in fretta sotto l’inflessibilità dei fascisti che avevano assunto il comando nell’IVE e avevano diviso i ragazzi in centurie costrette a manifestazioni paramilitari e a partire per la guerra, molto spesso senza farvi più ritorno. Tutta la sua simpatica vitalità diventa orgoglio, rabbia e commozione ogni volta che chiede di non dimenticare chi ha pagato anche con la vita la sfortuna di nascere in condizioni disagiate. L’IVE, oltre che un prezioso monumento, è anche questo: un intreccio di esperienze personali molto diverse tra loro che compongono la storia non solo dell’istituzione ma del Paese. Ecco perché il “gigante buono” e tutto ciò che rappresenta va salvaguardato, giorno dopo giorno.


Arte e Cultura

PITTURA

Incantevole personale di pittura nell’Istituto Vittorio Emanuele Marzia Morva

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Il grande M° Faccincani tocca le corde del cuore con la sua arte

a nostra cittadina ha avuto la grande occasione di ammirare le opere pittoriche del M° Athos Faccincani, un grande e famoso artista italiano conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. La Personale, organizzata da Vito Depalma e Nicola De Matteo, esposta nelle sale dell’Istituto Vittorio Emanuele, ci ha conquistato per l’intensità della luce e dei colori luminosi di cui tutti i quadri sono ricchi. Il M° però, nel corso di una piacevole chiacchierata, ci informa riguardo il cambiamento che è avvenuto nel suo linguaggio artistico che dal grigio e da una tavolozza cupa è passato ai colori decisi e caldi lì a dominare le opere in bella mostra. Infatti, alla fine degli anni ’70 la sua era una pittura drammatica e in quel periodo presentò una Mostra sulla Resistenza e sulla Guerra ricevendo dal Presidente Sandro Pertini la nomina a Cavaliere della Repubblica per la sensibilità espressa. Dopo un periodo di non attività giunge il cambiamento, elimina del tutto i colori tristi e scuri e, ritrovata la gioia di vivere, riprende a dipingere volgendo uno sguardo attento e curioso al mondo con gli occhi di un bambino. A seguito di un viaggio al Sud è cambiata la sua tavolozza «Il viaggio in questa terra – afferma l’artista – è stato una vera e propria positiva terapia pe un cambiamento nella mia vita personale ed

artistica. Ho scoperto la bellezza di questo paesaggio tanti tanti anni fa in un oliveto a Gallipoli guardando una casa vecchia,piccola e rosa dove una mamma stendeva i panni, i bambini giocavano e il papà curava l’orto. Beh! Sono rimasto incantato, mi sono emozionato nel vedere quella semplice e felice fami-

glia!». La terra del Sud e la Puglia, tanto cara al M°, (conosceva Giovinazzo già da tempo n.d.r.) appare in tutto il suo splendore paesaggistico e naturale con il calore oltre che l’intensità di luci e colori che la contraddistinguono. I paesaggi della nostra regione, in modo particolare, ma anche quelli di Capri, Positano, Portofino e Santorini dove gli stessi fiori rosa fucsia, gialli, rossi e

Azzurra GIOIELLERIA

bianchi dominano sul mare, divengono elementi di grande intensità sia artistica che poetica che Athos Faccincani illustra con il suo stile ricercato. Non si può che restare a dir poco incantati nell’ammirarli! «Sono un romantico, un passionale – ci dice – amo il bello, la bellezza i fiori che dipingo esprimono con le loro tonalità la gioia di vivere e di amare». Con piacere tra gli altri, apprezziamo il suo ulivo secolare, il trullo e l’opera splendida “Nella luce di San Nicola di Bari”. Il M° è un grande viaggiatore, ha esposto le sue opere nelle più importanti città del mondo. «In questo momento – afferma – mi sto dedicando ad una Mostra che esporrò a Mosca e dopo ad Ottobre a San Paolo, a Rio de Janeiro e a Dubai. E’ in programma anche una prestigiosa esposizione istituzionale in Italia, la sto progettando. Sì, sono un viaggiatore in tutti i sensi mi piace conoscere e parlare con la gente, amo la comunicazione e lo stare insieme a tutti dalla povera gente a quella importante. Ho nel cuore la lettera di Kipling che scrisse a suo figlio per insegnargli “…a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente...”». Il grande Maestro Athos Faccincani, di sicuro, continuerà con il suo stile e la sua arte a trasmettere poesia e amore. Con la sua intensa ricerca pittorica il prestigioso artista ha ancora tanto da dire!

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Arte e Cultura

Pedalando su strade di coraggio Claudia Serrone

Il clan Martin Luther King e il noviziato Wang Welin del gruppo scout Giovinazzo I a spasso per le vie giovinazzesi della legalità

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E’ successo lo scorso 8 giugno questo insolito e piacevole percorso in bicicletta proposto all’intera cittadinanza dai ragazzi più grandi del gruppo scout Giovinazzo I per le vie nostro paese; i giovani del clan e del noviziato durante l’anno associativo hanno approfondito in micro gruppi la tematica dell’illegalità, interessandosi alle varie sfaccettature di tale problematica e pensando di concludere il loro iter con un appuntamento esteso alla cittadinanza.

FOTO NOTIZIA

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“ARTISTI IN ERBA”

ioiosa, ricca di fantasia ed entusiasmo, così come è il mondo dei bambini, è stata la Mostra dedicata agli “artisti in erba” allestita il 13 Giugno presso Birbalandia. La Mostra ha illustrato il percorso formativo proposto ai più piccoli a conclusione del corso e dei laboratori creativi di arte e immagine, progetto proposto da Birbalandia e svoltosi a cura di AM art gallery di Antonella Merra. Dopo la proiezione video delle attività che hanno visto protagonisti i piccoli artisti all’opera c’è stata la consegna degli attestati di frequenza di 1° livello tra gli applausi del pubblico, dei genitori e di quanti hanno voluto ammirare tanta ricchezza di creatività, fantasia, manualità e colore. «L’arte è un bene preziosissimo da coltivare da subito nella formazione dei piccoli – ha affermato la signora Antonella Merra – citando nella presentazione Picasso che diceva: “Ci ho messo una vita per imparare a dipingere come un bambino”».

Il vasto argomento è stato sviscerato per bene ad iniziare dalle ecomafie in relazione al rapporto con l'ambiente e allo smaltimento e traffico illegale dei rifiuti. Dai dati raccolti e dal seminario organizzato dall'associazione Legambiente Molfetta, con la partecipazione dell'assessore Francesco Tarantini, si è preso atto delle zone (tra cui la nostra) che presentano alte percentuali di illegalità ambientale, seguita da una breve lezione di educazione all'ambiente. In quell'occasione è stata data

AUGURI...

... alla dolce FELISIA che il 25 aprile ha compiuto 5 anni e alla piccola AURORA che il 26 aprile ha spento la sua prima candelina.

la possibilità ai ragazzi di capire la situazione attuale della discarica cittadina; ancora si è parlato di trasparenza amministrativa in merito a situazioni come quella relativa al lungomare (Marina Italiana), ferriera e aree denunciate per abusivismo edilizio durante incontri con il sindaco Tommaso Depalma, l'architetto Turturro, il giornalista Mino Ciocia, l'avvocato Mitolo e presso l'Osservatorio per la legalità e il bene comune. Si è arrivati poi al tema nevralgico del gioco d'azzardo, malanno moderno della nostra società, per cui è i ragazzi hanno raccolto dati nazionali e realizzato una mappatura locale dei centri scommesse ed esercizi muniti di slot, con l'attenzione rivolta all'aspetto legislativo e con lo sguardo rivolto agli interessi riposti nel gioco da parte della criminalità organizzata. Grazie ai dati relativi alla cronaca locale e al colloquio con Domenico Mortellaro, autore di un libro legato a questo tema, i giovani scout hanno compreso che anche Giovinazzo nasconde delle zone d'ombra. Non casuale la biciclettata che ha toccato varie tappe riguardanti le ricerche effettuate come il lungomare Marina Italiana, i centri scommesse ed esercizi commerciali soggetti ad estorsione fino a concludersi presso una proprietà confiscata alla mafia ed ora utilizzata dall'associazione Anffas riservata a ragazzi disabili per attività diurne. Ospiti del pomeriggio la dott.ssa Francesca La Malfa, presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari e Alessandro Cobianchi, referente di Libera della regione Puglia che, moderati dalla voce e dai quesiti dei ragazzi, hanno presentato il rapporto tra mafia, Stato ed istituzioni e situazioni tangibili di criminalità da contrastare con la disapprovazione sin nei piccoli gesti di coraggio quotidiano. Al termine dell’interessante appuntamento il canto accorato dei ragazzi sulle note di parole di coraggio e sullo sfondo di un colorato murales frutto delle loro abili mani… abbastanza soddisfacente la risposta della cittadinanza a tale evento che, si spera, possa divenire una molla e uno stimolo a lasciarsi coinvolgere su questi temi spesso taciuti o dimenticati. Un plauso a chi crede e continua ad amare la parte sana della nostra città!

Compleanno - 90 anni

CONSIGLIA BAVARO

In questo giorno speciale vorremmo che tu possa ricevere tutto l'amore che doni ogni giorno agli altri. Tanti auguri da tutti i figli, i nipoti e i pronipoti.


Arte e Cultura

Hanami Trio in “Sognando il Giappone”

Un tributo a R. Sakamoto e J. Hisaishi Venerdì 4 luglio alle ore 20 presso la sede della Chiesa del Carmine

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l progetto dell’Hanami Trio si ispira al “Trio World Tour 1996”, spettacolo in cui il pianista-compositore giapponese Ryuichi Sakamoto, da oltre quindici anni, ripropone alcune tra le sue più celebri pagine di musica per film (Merry Christmas Mr Lawrence, The Sheltering Sky, The Last Emperor solo per citarne alcune) nell’inedita versione per trio classico (pianoforte-violino-violoncello). Sakamoto, noto al grande pubblico per la sua collaborazione con registi quali Pedro Almodovar e Bernardo Bertolucci (le musiche per il film L’ultimo Imperatore gli sono valse, nel 1987, il Premio Oscar) fonde con maestria, nelle sue colonne sonore, i linguaggi compositivi più vari: dalla musica neoclassica al jazz, dal minimalismo a sprazzi di musica contemporanea, il tutto condito con lontani richiami alle sonorità tipiche orientali. Lo spettacolo prevede inoltre una breve parentesi sulle musiche di Joe Hisaishi, altro importante compositore contemporaneo giapponese salito alla ribalta internazionale grazie alla sua collaborazione con il maestro dell’animazione giapponese Miyazaki, fondatore del prestigioso Studio Ghibli. L’ “Hanami Trio” propone al pubblico un repertorio poco conosciuto ed esplorato, specie in Italia, ma molto suggestivo e di sicuro effetto, oltre ad essere di piacevolissimo ascolto. L’ “Hanami Trio” è costituito da:

Katy Aberg - Violoncello

Paolo Viganò - Violino

Orazio Saracino - Pianoforte

Il segreto di Chelidonia

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a forza del desiderio può valicare i limiti di ciò che è consentito all'uomo”. Quest'affermazione costituisce uno dei motivi conduttori e una chiave di lettura per il bel libro "I segreti di Chelidonia", opera del giovane Gianni Antonio Palumbo, pubblicata per i tipi della Secop, con in copertina i suggestivi "Gemelli" di Marisa Carabellese e un'accurata prefazione della scrittrice Angela De Leo. L'autore, molfettese, è redattore della rivista letteraria "La Vallisa" e delle testate pugliesi "Quindici" e "Luce e vita". Ha al suo attivo già tre romanzi (il secondo, "Krankreich, tramonto di un sogno", è stato insignito del XIX Premio Valle dei Trulli per la letteratura giovanile), la silloge lirica "Non alla luna, non al vento di marzo" e numerosi testi teatrali. Studioso di letteratura italiana del Rinascimento e di letteratura pugliese contemporanea, ha realizzato l'edizione critica dei libri VII-IX della "Villa" di Giovan Battista della Porta e composto la monografia "Vestali in un mondo senza sogni", dedicata all'attività del sodalizio della "Vallisa". "Il segreto di Chelidonia" è una raccolta di diciassette novelle. Nel romanzo breve che dà il titolo alla raccolta, il giovane Michelangelo Poli, docente precario, parte, sulla scorta delle indicazioni della "Magia naturale" di Giovan Battista della Porta, alla ricerca del caradrio, mitico uccello che potrebbe guarire sua figlia Eleonora da una grave forma di anemia. L'inchiesta di Michelangelo lo conduce da Parigi a Subiaco, dove la vergine Chelidonia custodisce un amorevole segreto... Il percorso si tinge di giallo: numerosi personaggi cercheranno di ostacolare la ricerca del protagonista, desiderosi di impossessarsi del caradrio. In una sarabanda di avventure, il racconto si snoda sinuoso sino alla sorprendente conclusione. Tutte affascinanti e cariche di sovrasensi le altre novelle. "L'ospite dell'alba" ci catapulta in una straniata antica Roma, in cui Gaio Fabio Ambusto, con l'aiuto degli spiriti dell'Ade e di un ambiguo liberto, cerca di scoprire se realmente si è macchiato di un delitto oppure si tratta solo di una fantasia onirica. In "Hotel Perseo" protagonista è una Firenze allucinata, immersa tra le memorie artistiche e la poesia di Michelangelo, in un'avventura ai confini dell'horror. "La sposa del tiglio" è una prosa lirica, in cui più forte della distruzione operata dall'Alzheimer è la memoria di un amore immenso, indelebile. La vita quotidiana di Molfetta, venata di magia, rivive nel "Sogno", dove la scena è dominata da tre figure di comari alle prese con il preoccupante messaggio notturno di una prozia defunta. Nell' “Incantamento”, invece, altre anziane donne cercano di porre riparo all'azione di un improvvido filtro d'amore, combinando guai su guai. V'è spazio anche per la meditazione sulla letteratura, con le novelle che hanno per protagoniste le sfortunata scrittrice Isabella Morra e la bella, ariostesca, Angelica, e sulla storia sacra. Barabba, Adamo e un vecchio sacerdote alle prese con una tremenda crisi di fede, e con la sua "Ultima messa" , esprimono pienamente gli interrogativi di uno spirito laico che medita sulla trascendenza. Un libro che colpisce per lo stile elegante e fluido al contempo e per la capacità di avvincere il lettore, lasciandolo senza respiro sino all'ultima pagina. Vincenza Gadaleta N. 7 - Luglio 2014

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Tradizioni

La storia del ricamo a Giovinazzo

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Beatrice Andriano Cestari i può considerare l’arte del ricamo affine all’arte della pittura. Spesso le due espressioni artistiche si associano, si completano o si sostituiscono come avveniva per l’ornamento di copriletti e tovaglie d’altare. Il ricamo riesce a far vivere in una dimensione soprannaturale la ricamatrice per quella intimità che si crea tra lei e il lavoro. lo stesso poi avrebbe rallegrato le abitazioni e la vita di coloro che ne avrebbero usufruito.

Il ricamo è preghiera: tale si può considerare il sudario su cui poggia il corpo di Cristo sul grembo della Desolata nella processione del Venerdì santo. Realizzato in tessuto di lino batistato bianco comprende una bordura ricamata in filet su cui sono raffigurati gli strumenti della Passione di Cristo, alternati a rose e ramoscelli d’ulivo. L’esecuzione del lavoro si effettuò in una delle quaresime dei primi anni del 1930 ad opera della ricamatrice Angela Piscitelli e di un gruppo di allieve. Queste si sentirono gratificate per la partecipazione e si recarono gioiose a lavorare. A loro fu assegnato il compito di incatenare i fili del tessuto precedentemente sfilato dalla maestra per creare la rete su cui avrebbe elaborato anche le figure. Il ricamo è richiesta di aiuto e ringraziamento: questo il significato degli ex voto donati alle divinità per grazia ricevuta (v. “Gli ex voto di Giovinazzo” di B. Andriano Cestari). Una di tali testimonianze è il 2° Manto in dotazione alla Vergine di Corsignano, protettrice di Giovinazzo. Fu a lei donato da Leonardo Caravella nel lontano 1934 per avergli salvato il figlio da morte certa (v. “I Manti della Madonna di Corsignano” di B. Andriano Cestari). Il ricamo è tradizione: si perpetua tuttora l’antica usanza di addobbare gli altarini devozionali e i presepi con “la piega”, il finto lenzuolo ricamato che si applicava sui letti matrimoniali delle abitazioni popolane, sempre in vista, affinché fosse sempre ordinato. Il ricamo è riconoscenza: questa era la finalità del dono di alcuni cittadini giovinazzesi ai parenti oltreoceano. Con questo gesto ricambiavano la spedizione di merci varie ricevuta dopo la Seconda Guerra mondiale. Il dono era rappresentato da una fodera esterna per il copripiedi del letto matrimoniale e per i due cuscini delle poltroncine di arredo della camera da letto, realizzati in prevalenza con organza bianca ricamata con fili colorati. La trasparenza del tessuto impreziosiva fiori, volute e sagome di dame a cavalieri e che l’applicazione di fili dorati creava deliziose lumeggiature. Tutto questo attirava la mia attenzione durante la lavorazione eseguita da Angela Lepore, la maestra di ricamo. Il ricamo è simbolo di prestigio sociale e di potere: questa arte viene esibita sulle ricche tovaglie, sugli abiti sontuosi e nell’arredo liturgico. 24

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Il ricamo è beneficenza: si elaborano attualmente ricami di pregio per ottenere dalla loro vendita nelle mostre-mercato introiti da devolvere in beneficenza. Il ricamo è vanità: abiti – borsette – ventagli – scialli – guanti – fazzoletti contribuiscono ad appagare la vanità femminile ed anche maschile. Il ricamo è seduzione: c’è sempre stata una cura particolare nella confezione della biancheria femminile. Pizzi e ricami si sono profusi per rendere le donne più affascinanti nel favorire l’approccio amoroso. Si ricordano a tal proposito le “forniture”, i completi di biancheria dei corredi di cui la più preziosa per tessuti e per ricami s’indossava la prima notte di nozze. Il ricamo è comunicazione: erano le cordicelle di pizzo macramè a trasmettere messaggi quando la scrittura non era diffusa. La stessa funzione venne assunta dalle frasi beneauguranti ricamate sulla biancheria da letto e dai monogrammi che segnavano il nome della proprietaria del corredo, le cosiddette cifre. Anche i ventagli ricche di ricami e pizzi diffondevano il linguaggio galante legato alla sfera amorosa nell’incontro tra due innamo-

Sudario del Cristo morto

Bibliografia

Altarino devozionale

rati; posizionati in alcune parti del corpo dicevano “Non sono sicura dei vostri sentimenti” – “Amore costante”- “Non dimenticarmi”, ecc., ecc. Altri tempi, altri modi per comunicare. Di questo grande patrimonio di saperi e di manualità rattrista pensare che la sua continuità si vada esaurendo. Altri interessi e altre attività attraggono le donne delle nuove generazioni. Il mio dovere e del periodico “in Città” ci hanno portato a ricordarlo e documentarlo per lasciare una tangibile memoria. Prezioso è stato il contributo delle amiche che hanno messo a disposizione alcuni elementi particolari del proprio corredo. La gratitudine va a Carolina Serrone – Rita Carrieri De Rienzo – Anna Maria D’Agostino – Italia Illuzzi – Carmela Capasso – Caterina Carrara _ Vega Volpicella e in particolare a Luisa Maldarella Carlucci ed a sua madre Giulia Illuzzi. Va la gratitudine al sacerdote Don Saverio Minervini per averci fatto dono della visione e relativa documentazione del pregevole e raro messale dalla copertina ricamata, in dotazione alla Collegiata dello Spirito Santo di Giovinazzo. Preziosa è stata la collaborazione dei fotografi Nicola Di Tillo e Nicola Mongelli.

• M. BONSERIO, Le conclusioni Decurionali della Città di Giovinazzo anni 1551-1762, Serigrafia - Lit. Levante di Giovinazzo 1994, p. 109. • L. BUSEGHIN, Ricamo di nozze, A. Caprai, Ediz. Foligno (Perugia). • G. CAMPISE, Il Pizzo barese, Ediz. Giuseppe Laterza e Figli, Bari, 1914. • D. CIOTTI, Macramè, Fabbri Ediz., 2011. • Classi IV A - IV B, Il Novecento a Giovinazzo, Scuola Elementare Papa Giovanni XXIII, 2° Circolo Didattico, Giovinazzo, Tipolito Vitetum snc, Bitetto (BA), Giugno 2000. • D. DAVANZO POLI, Il Merletto Veneziano, Istituto Geografico De Agostini Novara 1998. • D. DONOFRIO DEL VECCHIO, Alla riscoperta dell’antica Arte del ricamo, Ediz. Del Rosone, Foggia, 2006. • Le Arti del Silenzio, catalogo della mostra omonima, Schena Ediz., Fasano di Brindisi, 2005. • Il ricamo Illustrato, rivista pratica femminile, Sarzana (Genova), 1924. • M. MAFAI, Pane nero, donne e vita quotidiana nella Seconda Guerra mondiale, la Bibioteca di Repubblica, Punto vv - s.r.l., Ariccia (Roma), 2012, pp. 188, 189. • A. NESTLER – R. LOJACONO, Storia dell’Arte, vol. 2°, Lit. Romana s.r.l., pp. 109, 113. • C. ORLANI, Il libro del ricamo, inserto alla rivista femminile “Annabella”, 1970. • Scritti con l’ago, Catalogo della mostra omonima, Museo Poldi Pezzoli, Milano 2001.


Arte e Cultura

GLI INCONTRI DEL MESE

Università delle tre età Nicola Coppola e Enzo Depalma

29 MAGGIO – Questa sera l’arch. Francesco Palmiotto ha tenuto un’interessante relazione su “Piazza Duomo: una dissonanza urbana nel centro antico di Giovinazzo”. Nel 1651 Nicolò Giudice, principe di Cellammare, acquistò la città di Giovinazzo e il titolo di duca e subito commissionò la costruzione del suo grandioso palazzo all’architetto Francesco Antonio Picchiatti, napoletano. L’edificio fu costruito, in epoca barocca secondo i canoni tardo-rinascimentali, su modelli classici cari al Picchiatti; ecco quindi la “dissonanza”, che si evidenzia anche con il portale d’ingresso del palazzo di chiara influenza catalana. L’arch. Palmiotto ha ampiamente descritto Arch. Francesco Palmiotto la struttura architettonica del palazzo ducale, l’epoca storica della sua costruzione e il tessuto urbano in cui si inserì. Inoltre ha sottolineato le notevoli affinità stilistiche con la villa di Poggioreale a Napoli, costruita dall’architetto fiorentino Giuliano da Maiano nel 1487 per conto di Alfonso I° d’Aragona re di Napoli. Al termine, l’attento uditorio ha espresso plauso per la minuziosa relazione. (NC)

5 GIUGNO – Il promotore finanziario Tommaso Pappagallo, consigliere regionale ANASF, ha questa sera relazionato su “Euro sì – euro no: economia nazionale ed internazionale”. Con l’Euro si è realizzata l’unione economica monetaria permanendo, però, le individualità politiche dei singoli stati. Da questa realtà, Tommaso Pappagallo ha illustrato i termini economici più frequentemente utilizzati: spred, deficit pil, debito pil, indice di disoccupazione, economia bancaria nazionale ed internazionale, inflazione, deflazione. Il relatore ha poi delineato le economie mondiali di Stati Uniti, Europa, Asia, Africa e dei paesi emergenti. Al termine, l’attento pubblico ha formulato numerose domande riguardanti le più opportune scelte di investimenti finanziari. (NC)

Tommaso Pappagallo

12 GIUGNO – Oggi l’isf. Nicola Coppola ha tenuto la prima di tre relazioni riguardanti la dieta mediterranea e precisamente quella riguardante la “Storia della Dieta Mediterranea”. Nel 1948 il governo greco chiese alla Fondazione Rockfeller di New York di studiare le condizioni sanitarie ed alimentari degli abitanti dell’isola di Creta, per poterle poi migliorare. Il dott. Ancel Keys, dopo circa cinque anni di studio, dimostrò che gli abitanti di Creta avevano, malgrado la scarsa igiene alimentare e sociale, una salute eccellente con bassi eventi cardiovascolari e tumorali ed un’aIsf. Nicola Coppola spettativa di vita elevata. Questo perché il loro regime alimentare era costituito da cereali, legumi, patate, verdura, frutta, olio d’oliva ed olive, latte, vino, pesce e poca carne ovina e selvaggina. Tutti alimenti che, negli anni seguenti, sono risultati essere ricchi di antiossidanti naturali quali polifenoli, carotenoidi, vitamina C ed E ecc. che limitano i danni organici dei radicali liberi. A corredo di tutto ciò, il relatore ha proiettato numerose diapositive illustrando le radici della dieta mediterranea presso gli antichi popoli mediorientali, egiziani, greci, italici. (ED)

19 GIUGNO – Questa sera la dott.ssa Angela Cirillo, biologa nutrizionista, ha relazionato su “Princìpi dietetici della Dieta Mediterranea”. Partendo dalla “piramide alimentare” che suddivide gli alimenti per frequenza di assunzione giornaliera, bisettimanale e settimanale, con l’uso del vino con moderazione, associati all’attività fisica, la relatrice ha consigliato quali cibi mangiare. Inoltre è stato rimarcato il principio dell’alimentazione naturale senza additivi, conservanti e coloranti, secondo il ritmo stagionale. Infine è stato sottolineato il problema dell’impatto ambientale nella Dott.ssa Angela Cirillo produzione alimentare per cui, scegliendo cibi a chilometri zero, si favorisce l’economia e l’agricoltura locale, con minor costi e più ocosostenibilità. In definitiva la dott.ssa Cirillo ha auspicato un ritorno all’alimentazione dei nostri padri e nonni. (NC)

LE LEZIONI DELL’ UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ PER L’ANNO ACC. 2013 – 2014 SI SONO CONCLUSE, RIPRENDERANNO AD OTTOBRE. N. 7 - Luglio 2014

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Riflessioni

L’elogio della gentilezza

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Don Nicola Gaudio

ella vita quotidiana degli italiani, nel condominio, sulla strada, su un mezzo di trasporto si è consumata l’eclissi della gentilezza. Siamo diventati un popolo di cafoni. Ero in macchina a leggere un libro in riva al mare. Davanti alla macchina si sono presentati due ragazzini che facevano gesti poco educati. Poi il più piccolo si è girato di spalle e si è abbassato i pantaloni. La cosa all’inizio mi ha fatto sorridere. Poi ho pensato: chi insegnerà a quei bambini la buona educazione, il rispetto degli altri, il rispetto del proprio corpo, la gentilezza? Chiedetevi, per esempio, quando tempo passa dal momento in cui scatta il verde a un semaforo e la bussata di clacson di chi sta alle vostre spalle: frazione di secondo. Salite su un mezzo pubblico affollato di gente e ascoltate l’urlo delle conversazioni col cellulare e di chi, urlando anche lui, chiede di abbassare la suoneria del telefonino. In pochi anni nelle nostre case, secondo una ricerca dell’associazione Gentietude, che promuove uno stile di vita fondato sulle buone maniere, in quasi la metà delle famiglie italiane sono state rimosse le parole: Grazie, per favore, Posso? A rimetterle in campo ci ha dovuto pensare Papa Francesco, che con il suo linguaggio, ha invocato, non solo per i cristiani, l’uso di tre parole per dare longevità alla vita matrimoniale: Grazie, Permesso, Scusa. Tre vocaboli che non siamo più abituati a pronunciare quando chiediamo un’informazione, quando spintoniamo qualcuno per la fretta, quando interrompiamo chi sta provando a parlare. Poi stiamo pagando il conto di una perdita del senso delle parole e del senso civico. Il turpiloquio è all’ordine del giorno nel dibattito pubblico della classe dirigente, ovvero i talk show televisivi. Si insultano senza un brivido di pudore, senza mai pronunciare una parola di autocritica, ministri, capi di aziende e capipopolo improvvisati, intellettuali alla moda, icone dello spettacolo e della cronaca rosa. Parlano come al bar quando qualcuno ha alzato il gomito. Con la televisione e più della televisione a seminare il nuovo linguaggio dell’insulto quotidiani ci pensa il web. Facebook serve anche a questo: a sfogare, magari in anonimato , l’istinto della rabbia contro qualcuno. Essere gentili conviene( tra l’altro non costa nulla) e non esserlo è uno spreco in termini di qualità della vita, sentimenti e salute compresi. C’è una verità universalmente nota: la gentilezza fa bene al cuore sia di chi la riceve che di chi la fa. Quando siamo sinceramente gentili non indossiamo una maschera, ma mostriamo una delle parti migliori di noi. La gentilezza è una forza che abbiamo bisogno di riscoprire dentro di noi. Per vivere la gentilezza bisogna partire dalla sincerità, passare per la pazienza e l’umiltà, per giungere infine alla gioia. E’ un viaggio interessante che svela la natura della gentilezza così come non la conosciamo e ci accompagna verso nuove strade, a vedere nuovi panorami. Se quando siamo gentili, solidali e aperti agli altri stiamo meglio, significa che siamo fatti così. Essere gentili è un modo per esprimere se stessi e per tracciare nuovi solchi, seguire nuove direzioni. Certo sembra un’assurdità parlare oggi di gentilezza. Il mondo è pieno di violenze, guerre, attentati, devastazioni. Eppure il mondo va avanti perché siamo gentili fra noi. Nessun giornale, domani, parlerà di una madre che racconta alla sua bambina una favola, prima di dormire, o di un padre che ha preparato la colazione, o di qualcuno che ci ha ascoltato senza distrarsi, di un amico che ci ha tirato su di morale, di uno sconosciuto che ci ha sorriso sull’autobus. Eppure se ci facciamo caso ogni giorno troviamo la gentilezza sul nostro cammino. Molti di noi sono gentili senza saperlo. Fanno ciò che fanno senza chiamarla gentilezza, solo perché è giusto fare così. La gentilezza, o se vogliamo la nobiltà d’animo, è una dote mai Ecco cosa ci dice don Tonino abbastanza valorizzata nei rapporti interpersonali, forse anche CHIEDIAMO IL DONO DELL’ELEGANZA perché molti scambiano la cortesia, garbo nei confronti degli altri Eleganza che significa buon gusto, che significa rispetto per ipocrisia; sta di fatto che troppo spesso nella nostra società dell’altro, che significa accoglienza, che significa sorriso, prevalgono l’insolenza e la maleducazione. che significa fare posto all’altro perché passi per prima, Eppure la gentilezza è una qualità preziosa , che andrebbe asperché salga per prima sull’autobus, perché trovi per prisolutamente riscoperta e coltivata. ma il posto sul treno, perché si serva prima al bar, perché Il Movimento Italiano per la Gentilezza ha elencato 10 piaceri davanti ai mercati possa essere servito prima e faccia per della gentilezza: primo la sua richiesta. 1) Vivere bene insieme: ascoltare ed essere ascoltati. Questo farsi avanti per cedere il posto all’altro significa 2) Essere aperti verso tutti: salutare, ringraziare, sorridere. sorriso, significa rispetto delle cose altrui, significa punteggiare il proprio discorso, le proprie parole, con le 3) Lasciare scivolare via le sgarberie e abbandonare l’aggressività. espressioni “prego, chiedo scusa” che non sono una for4) Rispettare e valorizzare la diversità, grande fonte di ricchezza. malità. Il dono dell’eleganza è anche eleganza nel vestire, 5) Non essere gelosi del sapere: comunicare, trasmettere e condividere. che non significa portere gli abiti firmati, ma significa por6) Il pianeta è uno solo: non inquinare, non sporcare. tare abiti che non diano fastidio agli altri, che non induca7) Ridurre gli sprechi: riciclare, riutilizzare e riparare. no gli altri in pensieri turbinosi. Eleganza significa bellezza, significa cura del proprio cor8) Seguire la stagionalità e preferire i prodotti locali. significa amore per la vita, amore per le cose che ci cir9) Proteggere gli animali: non sfruttarli, non maltrattarli e non abbando- po, condano, gioia di sentirsi incastonati in questo paesaggio narli. di tenerezza che amiamo tutti quanto noi.

10) Allevare gli animali in modo etico, non infliggere sofferenze.

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Riflessioni

FESTIVITÀ

San Francesco Da Paola A

Nicola Coppola nche quest’anno l’Arciconfraternita Maria SS del Carmine, il 12 luglio prossimo, intende rinnovare le celebrazioni per il contitolare San Francesco da Paola con una processione rievocativa che avrà, come momento significativo, lo sbarco della sacra effige in piazza porto. Il Santo Taumaturgo di Paola (CS), nato il 1416 e morto il 1507 e venerato dalla Chiesa Universale il 2 aprile, fu illuminato dall’esempio di San Francesco d’Assisi e visse un’esistenza di santità, umiltà, penitenza ed obbedienza e nel 1435 aggregò una folta comunità francescana nell’Ordine dei Minimi. Fra i tanti atti prodigiosi di San Francesco da Paola, il più straordinario fu certamente quello dell’attraversamento dello Stretto di Messina sul proprio mantello steso sull’acqua del mare come una zattera, dopo che i traghettatori non vollero trasportarlo, insieme ad un suo confratello, sulle sponde sicule senza un compenso. Per questo miracolo San Francesco da Paola è assunto a protettore di tutte le genti a contatto del mare La nostra comunità confraternale invita tutti i fedeli a partecipare al triduo di preghiera e alla processione rievocativa in intimo raccoglimento religioso.

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Sport

È Massimo Giudice il nuovo allenatore dell'Afp Filippo Luigi Fasano e Giuseppe Dalbis

Un altro colpo dopo il ritorno di Gimenez: «Ed ora un attaccante puro da affiancare a Dario». La soddisfazione della società: «Una svolta epocale»

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er un mese si sono parlati e confrontati, Massimo Giudice ed i dirigenti dell'Afp, tracciando a grandi linee il nuovo corso biancoverde. Poi, il 20 giugno, poche ore dopo la chiacchierata che state per leggere, si sono ufficialmente detti sì: sarà il 47enne tecnico di Salerno a guidare Depalma e compagni nel corso della prossima stagione. Una carriera divisa fra la città d'origine e Bassano, la sua, con un passaggio in azzurro: dopo la semifinale di Champions League con l’ambizioso Salerno di Oviedo, Antezza e Farran, due bronzi europei alla guida della nazionale juniores, e poi in riva al Brenta per sette anni. Un'altra “bomba” estiva il suo ingaggio da parte dell'Afp, dopo l'annuncio del ritorno di Dario Gimenez. «Per me è un vanto allenare in una piazza così competente come Giovinazzo, la più gloriosa del Sud – rimarca l'ex allenatore del Bassano – Per noi appassionati meridionali è sempre stata un punto di arrivo, sono felicissimo: da piccolo, mio padre mi ci portava a vedere le partite ed ammirare i grandi campioni». Che messaggio di sente di dare ai tifosi? «Nel breve, dobbiamo onorare la pista, ma nel medio termine mi piacerebbe vincere qualcosa, anche in maniera soprendente come è già accaduto a Bassano (Coppa Cers 2011/12, ndg), con un gruppo di sco28

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nosciuti. E poi le mie squadre hanno sempre espresso un bel gioco, anche a fronte di qualche sconfitta di troppo. E quando cerchi di giocare in un certo modo, la gente non può che appassionarsi ancora di più. Non oso immagine come la gente possa reagire ad un successo insperato». Priorità sul mercato? «Abbiamo bisogno di affiancare una punta pura a Dario Gimenez, in modo da sfruttarne al massimo l'estro e la fantasia. L'identikit? Giovane, italiano, possibilmente non sposato perchè con la famiglia al seguito i costi lievitano. C'è una rosa di quattro, cinque nomi, vediamo». Domenico Illuzzi è fra questi? «Con gli anni è diventato un tipo di giocatore molto più completo. Molte società lo vorrebbero, sarebbe difficile spuntarla». Soluzioni alternative? «Stiamo vagliando anche il mercato estero, per quel tipo di giocatore. Se poi non arrivasse un attaccante puro, opteremmo per un elemento più duttile, in grado di ricoprire quello ed altri ruoli. Senza però sconvolgere gli equilibri tattici della squadra». A proposito, il rientro di Gimenez è stato condiviso? «Certo. E poi Giovinazzo aveva bisogno di un giocatore di cui innamorarsi». Il portiere? «Puntiamo molto su Belgiovine, anche se è chiaro che il ragazzo dovrà metterci tanto del suo». Ci sono possibilità di rivedere Antezza, che fra l'altro ha allenato a Salerno? «È un fuoriclasse, non lo scopro certo io. Ma non dipende da me. E'

ovvio che sarebbe un valore aggiunto». Capitolo-giovinazzesi. Rientranno Ranieri e Bavaro? «Senz'altro. Ranieri è un autentico jolly, Bavaro una punta interessante. Non ce ne sono tantissimi, in Italia, in quel ruolo: quando arriverà il prossimo rinforzo, dovrà assorbirne le qualità, come una spugna. Seguendolo anche in bagno, se necessario». Si occuperà anche di settore giovanile? «È la cosa che mi viene più naturale fare. Ma con la società non ne ne abbiamo ancora parlato». Una domanda cui, tuttavia, pare aver già risposto il ds Favuzzi nel comunicato stampa che ha annunciato l'ingaggio di Giudice: «Un acquisto di grande rilevanza per la crescita tecnica del club a tutti i livelli. Si tratta di un passaggio epocale nella storia recente dell’AFP Giovinazzo, sia per la prima squadra che per il settore giovanile».

È tornato in bian

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erti amori, come canta Venditti, non finiscono. Ma in questo caso non hanno neppure dovuto fare “giri immensi” per tornare a proporsi. Ad un anno e mezzo dalla separazione, sono tornati assieme l'Afp e Dario Gimenez, 206 reti in biancoverde dal 2008 al


Sport

I Pulcini del Giovinazzo C5 nella “casa” della nazionale di calcio Nicola Miccione

Intensa duegiorni a Converciano per il Grassroots Festival: presente anche una folta delegazione della società del presidente Carlucci

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’erano anche i Pulcini del Giovinazzo C5 a vestire l'azzurro sui campi di Coverciano, per un ponte immaginario tra Italia e Brasile. Cartolina migliore non poteva esserci per la sesta edizione del Uefa Grassroots Festival, tradizionale appuntamento organizzato dal Settore Giovanile e Scolastico della Federazione Italiana Giuoco Calcio, che a metà giugno ha celebrato la conclusione stagionale dell’attività di base. I campi solitamente calcati dalla nazionale di calcio sono diventati terra di conquista per bambini e bambine di oltre 50 tra scuole calcio ed istituti scolastici provenienti da tutta Italia: un weekend

di gioco e divertimento all’insegna del fair play, tema principe della manifestazione di quest’anno che ha posto tenzione sul valore dell’educazione e della cultura

ncoverde Dario Gimenez

2012 ed il titolo di capocannoniere nella stagione 2010/11. Per l'attaccante argentino, tornato in Puglia dopo le esperienze di Matera e Trissino, si prospetta un doppio ruolo: oltre all'apporto in pista, Gimenez supporterà la guida tecnica di under 13, under 15 e minihockey. (Anna Rita Fasano)

sportiva da trasmettere ai più piccoli. Agli esercizi di abilità tecnica provati per un’intera stagione, è seguito il convegno intitolato “Tutte le facce del Fair Play”. Poi, di nuovo tutti in campo per la parte conclusiva della intensa duegiorni: spazio alle società di calcio femminile con il torneo “Giovani Calciatrici 2014”, al progetto “Calcio Integrato” che ha visto scendere in campo squadre composte da giovani diversamente abili e bambini delle scuole calcio e a quelle di calcio a 5 col “Sei Bravo in 5”. La comitiva giovinazzese, con il tecnico Enzo Marzella, con i responsa-

bili del settore giovanile e scolastico Giuseppe Palmiotto e Dino Aniello, con il presidente Antonio Carlucci ed i piccoli talenti (Flavio Antro, Christian Bologna, Gianmarco Bonserio, Alessandro Carlucci, Diego De Gemmis, Luca Depalma, Michele Depalma, Vincenzo Depalma, Flavio Fanfulla, Michele Marcotriggiano, Francesco Pio Marolla, Giuseppe Marolla, Samuele Piscitelli, Marco Ranieri, Francesco Taldone, Alessio Turturro, Cosimo Vino, Davide Zarra, Pierluigi Zarra, Dominic Zonno), è giunta in Toscana accompagnata da un numeroso gruppo di genitori, primi instancabili tifosi dei nostri ragazzi. Al Centro Tecnico Federale di Converciano, al Giovinazzo C5 è toccato sfidare il Kaos Futsal, la Polisportiva Tortuga e l’Asti C5. Al di là delle prestazioni più che soddisfacenti, il Grassroots Festival è stata una importante occasione di confronto per i nostri ragazzi e per i tecnici, che hanno avuto l’oppor tunità di misurarsi con le altre 11 società di calcio a 5 presenti. E al termine della cerimonia di premiazione, la festa finale si è conclusa con tutti i bambini e le bambine che hanno indossato la maglia azzurra e posato sotto le note dell’inno di Mameli, per mandare un personale “in bocca al lupo” alla nazionale di Cesare Prandelli. N. 7 - Luglio 2014

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Volley Ball, rieccoti in serie D Anna Rita Fasano

La storica squadra di pallavolo femminile locale ha riconquistato la ribalta regionale vincendo i playoff di Prima Divisione

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iecco la Volley Ball, finalmente. La storica società di pallavolo femminile locale ha riconquistato la ribalta regionale perduta qualche anno fa, ottenendo la promozione in serie D. Il responso è arrivato dopo due gare di spareggio contro il Lucera, entrambe risolte con un secco 3-0: l'appendice di stagione si è resa necessaria dopo una prima fase chiusa in seconda posizione nonostante ritmi altissimi (21 vittorie su 24 incontri disputati). Fra le protagoniste del campo, molte

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delle giocatrici che, in gioventù, avevano militato nella Volley Ball ai tempi delle ultime stagioni disputate in serie C: le alzatrici Arianna Di Natale ed Arianna Bavaro, le centrali Angela Stufano, Mariella Lasorsa, Stefania Facchini, le attaccanti Doriana Dolciamore (il capitano), Viviana Caputo, Lucia Cervelli, Rosaria Stufano, Maria Mastrototaro, Erica Cannato ed Antonella Giovaniello, ed i liberi Mimma Trapani ed Aurora Dolciamore. A guidarle, il tecnico Dino Fiorella, una figura che, come anticipato

mesi fa, si sta molto adoperando per il rilancio della pallavolo locale. Fra i meriti del gruppo coordinato dal presidente Fabio Magrelli e dal direttore sportivo Michele Nacci, anche quello di aver riacceso un certo entusiasmo sulle tribune del palazzetto di via De Ceglie, vista la partecipazione al decisivo incontro casalingo di spareggio. Un patrimonio da non disperdere e possibilmente da incrementare, considerato il peso del nome Volley Ball nella storia del volley femminile regionale.

Celebrata anche a Giovinazzo la “Giornata nazionale dello sport”

ockey e pallavolo, calcio e pallacanestro. Ma anche tennis, taekwondo, vela, bocce e tante altre discipline. Se ne sono contate quindici, alla fine, alla “Giornata nazionale dello sport”

celebratasi anche a Giovinazzo sabato 7 giugno. Pure quest'anno, la manifestazione, organizzata dalla Consulta allo Sport in collaborazione con le associazione sportive giovinazzesi, si è

svolta presso il parco Scianatico, luogo di ritrovo per tanti ragazzi che hanno avuto così la possibilità di sfogliare l'ampio ventaglio offerto dallo sport locale. (Italo Cinquepalmi)

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