"in Città" - Ottobre 2015

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Periodico promosso dall’Arciconfraternita Maria SS. del Carmine - Giovinazzo - Registrato presso il Tribunale di Bari al n. 1307 in data 20/1/1997 - Spedizione in A.P. 70% Filiale di Bari

Anno XIX N. 10 Ottobre 2015 Euro 2,00

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Nuove Aperture a Giovinazzo:


Editoriale

La nostra informativa: inutile premonizione! Filippo D’Attolico

Care lettrici e lettori,

so in considerazione la vicenda, tanto meno Depalma, anche lui sollecitato sul caso sempre da Maldarella. Solo quando si è saputo che quel piazzale è utilizzato per l’esercizio ferroviario come punto di partenza ed arrivo di treni di merci pericolose, Depalma si è attivato con quella inconsistente quanto inutile richiesta di informazione a R.F.I. (vedi art. pag 4 e 5). Cosa dire della denuncia rimasta lettera morta, pubblicata a suo tempo dopo la scomparsa di busti in gesso di varie personalità della cultura e dell’arte, opere ottocentesche allocate nel corridoio superiore dell’Istituto Vittorio Emanuele! Non è stato forse il nostro giornale a produrre dettagli dei fatti che portarono dapprima alla regolarizzazione ed acquisizione comunale della discarica di S. Pietro Pago negli anni ‘80 e poi all’ampliamento del sito nella seconda metà degli anni ’90? Ed ancora: quanto poco credito è stato dato dall’apparato comunale al rapporto di Girolamo Capurso che già l’anno scorso ebbe a sollevare la non regolare determinazione delle aliquote TASI. Procedura contestata anche per le aliquote relative alla tassazione del corrente anno, cui si è provveduto a correggere fuori tempo massimo. Queste naturalmente le situazioni più eclatanti; ma sono tanti altri i fatti messi in risalto dal giornale senza aver avuto dovuta attenzione e formale apprezzamento specie da coloro che ci amministrano e che avrebbero dovuto fare buon uso dei rilevamenti riportati. Non vi pare che queste circostanze possano provocare un certo sconforto, non solo in me, direttore del mensile, quanto anche nei miei collaboratori che si impegnano a fare ricerche e presentare spunti di riflessione e di analisi su ogni cosa che ha a riguardare la città?

PERIODICO PROMOSSO dall’Arciconfraternita Maria SS. del Carmine Registrato presso il Tribunale di Bari al n. 1307 in data 20/1/1997

Collaboratori

lo sconcerto provocato a Francesco Pugliese dalle mie considerazioni sull’inusuale schema che costituisce annualmente il programma dei festeggiamenti patronali, cui ho corrisposto con le mie puntualizzazioni pubblicate all’interno nelle pagine 13, 14 e 15, mi ha indotto a fare una scrupolosa disamina su quello che è il reale recepimento del contenuto di tante nostre indagini e rilievi giornalistici che mensilmente pubblichiamo. Le risultanze della mia ricostruzione temporale sarebbero queste: le ricerche che facciamo riguardo alle tematiche più scottanti, per un verso rimangono solo occasione di lettura che lascia più o meno indifferenti i cittadini, per altro verso diventano materia di acceso e puntiglioso riscontro da parte di chi in qualche modo è chiamato in causa dallo scritto. Ma vi è anche un’altra fazione, alquanto deprecabile, e cioè di chi coloro che, per il ruolo pubblico che ricoprono, dovrebbero farsi carico delle nostre analitiche rivelazioni, invece le ignorano completamente e le disconoscono, estraniandosi dal valutarle per poi azionare un qualche rimedio fuori termine agli inconvenienti messi in evidenza. E vengo a spiegarmi meglio in ordine a quest’ultimo aspetto. Da dieci anni, sin da quando fu percepito che in contrada Zurlo stava insediandosi uno scalo intermodale merci privato, Maldarella ripetutamente ha constatato la rischiosità oltre che l’irregolarità di quella realizzazione che sorgeva contro ogni previsione dello strumento urbanistico e senza un idoneo piano di sicurezza ambientale a fronte delle attività pericolose dell’impianto. Nessun amministratore pubblico ha pre-

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IL POLO LOGISTICO MERCI IN LOCALITÀ ZURLO: Opinione

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Giuseppe Maldarella

on erano ancora cessate le disquisizioni sul nostro agosto festaiolo che è insorta, come d’improvviso, a mo’ di scoop mediatico, l’annuncio che lo scalo intermodale, in località Zurlo a confine con la Zona artigianale D.1.1, è stato inserito tra quelli abilitati alla movimentazione veicoli con carico di sostanze pericolose e, quindi, al loro trasbordo, stoccaggio e terminalizzazione. Finora nessuno mai, tranne il nostro giornale, si è mosso ad appuntare la preoccupante presenza di questa grossa infrastruttura logistica sul territorio comunale. Un insediamento logistico voluto ed impiantato da un Operatore privato su un’area di proprietà ferroviaria, non più asservita al regime della circolazione treni a nord della stazione. Quel grande piazzale in disuso, chiesto in concessione dalla società Lugo Terminal, circa dieci anni fa, per essere destinato a polo logistico intermodale, fu attrezzato di binari interni per il carico e lo scarico dei carri, per poter funzionare come piattaforma raccordata alla rete ferroviaria mediante un preesistente scambio di allaccio al 1° binario di stazione. La vicenda è venuta, ora, alla luce in tutta la sua portata ad opera di affermate testate giornalistiche che hanno riferito dell’aggiornamento delle pubblicazioni di servizio di RFI (la società che gestisce la rete nazionale) che da indicazioni tecniche alle Imprese di trasporto ferroviario per far arrivare e far partire treni con merci pericolose sul binario di connessione della linea adriatica con la piattaforma giovinazzese gestita dallo stesso operatore logistico di Lugo. Per la verità, già da tempo, il terminal organizza trasporti di rifiuti pericolosi e di mate4

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riali di scarto industriali, tant’è che nel mio scritto di maggio scorso dal titolo “Rifiuto dei rifiuti” ho fatto un ampia illustrazione di questa allarmante circostanza. Come al solito nessuno, però, fa caso alle informazioni che vengono fornite da questo giornale cittadino. Ora che la notizia è apparsa su stampa a vasto raggio ha provocato diffuse preoccupazioni al punto che il Sindaco si è sentito nel dovere di interpellare RFI su quanto notiziato giornalisticamente. Lo ha fatto con una semplice e generica richiesta d’informazioni senza avere giusta comprensione del potenziale rischio che può derivare dalla operatività di quella infrastruttura logistica immersa ormai in un comprensorio ad espansione urbanistica. Senza meno il suo scritto, anche per la forma in cui è stato approntato, non indurrà, men che mai, RFI a ritirare il dispositivo a far arrivare e partire tre-

ni di merci pericolose dalla stazione di Giovinazzo. Ritengo perciò utile impressionare qui il testo di quella missiva di Depalma perché mi preme metterla a confronto con le articolate precisazioni richieste da questo giornale all’ing. Moretti, già Amministratore delegato della società ferroviaria, e allo stesso sindaco Natalicchio ed, ancora, con il testo dell’intervista rivolta al sig. Enzo Poli, Amministratore della soc. Lugo Terminal. Gli scritti, in questione, risalgono al lontano 2006, allorquando si ebbe la percezione della cessione a terzi dell’area ferroviaria allo scopo di costruire lo scalo intermodale privato nell’ambito del territorio urbano. Trattasi di un terreno in parte inglobato, secondo le previsioni dello strumento urbanistico, nel piano di lottizzazione della maglia D.1.1., di seguito poi sottoposta a sequestro giudiziale. Quei documenti pubblicati nel n.10 del 2006, pag.12, a corredo di un mio articolo sulla grave vicenda, sempre nello stesso numero pagg.4 e 5, (“Paradossalmente scambiati per mestieranti della politica”), sono qui riportati perché il


L’altra faccia d’illegalità della Zona Artigianale lettore possa fare un confronto tra le sollecitazioni prodotte dal giornale rispettivamente al Gruppo FS proprietario dell’area e alla Lugo Terminal, titolare e gestore dell’impianto logistico e la richiesta di informazioni, ora rivolta da Depalma a RFI circa l’abilitazione del raccordo giovinazzese alla produzione di treni con carico di merci pericolose. A quelle nostre interpellanze, deliberatamente, non ci furono risposte né da parte dei soggetti che avevano convenuto in privato di fare di quel suolo ferroviario in dismissione uno scalo di servizi per la terminalizzazione delle merci, né tanto meno dal Sindaco Natalicchio che sull’argomento gli è sempre convenuto tacere. A scopo puramente elettoralistico ne fece menzione solo nel suo “Rapporto Amministrativo 2002-2007”, pubblicato nella primavera del 2007, a propagandare la sua candidatura al secondo mandato da sindaco. A pag. 49 di detto proclama elettorale Natalicchio, infatti, annunciava essere in corso “la costruzione di un importante polo logistico ferroviario con accesso immediato alla statale 16 attraverso lo svincolo di Cola Olidda”. Alle insistenze del direttore D’Attolico ad avere risposte su detto insediamento intervenne il riscontro solo del sig. Totorizzo che, definendosi Amministratore della società Giovinazzo Terminal, riferiva sulle caratteristiche di movimentazione logistica nell’ambito dell’impianto in costruzione cui avrebbe operato la sua società di servizi per la presa e consegna delle merci. Anche quella nota, datata 16 novembre 2006 e pubblicata sul n. 12 del 2006, pag. 13, di “in Città”, è qui riportata, giusto a dimostrare quanto sia diversa l’attuale realtà operativa del terminal da come ce la prospettava allora il sig. Totorizzo. E questo, se non altro, per rappresentare ai lettori che la capacità della piattaforma si è sviluppata ulteriormente con la realizzazione di altro binario

di scalo, finalizzato ad incrementare la produttività del terminal e che l’accesso all’impianto avviene, tuttora, attraverso una breccia aperta abusivamente sul preesistente muro di recinzione in direzione di una strada vicinale, ancora oggi sottoposta a sequestro giudiziale. Nessun tracciato alternativo è stato realizzato perché il continuo ed intenso flusso veicolare dei mezzi gommati possa riversarsi direttamente sulla statale 16 attraverso lo svincolo di Cola Olidda. E che la mobilità veicolare in quell’ambito cittadino sia notevolmente compromessa ne è prova l’intervento del Comando di Polizia Urbana che si è visto costretto ad emettere una specifica Ordinanza: la N. 44 dell’8

maggio scorso. Il provvedimento tende a regolamentare la circolazione dei camion in ingresso ed uscita dal parco merci al fine di contenere i gravi rischi che la circolazione camionistica provoca nel contesto abitativo in prossimità del sito logistico. Questi naturalmente i fatti alla radice della indebita costruzione del complesso impianto, insediato sul nostro territorio a pochi chilometri dall’Interporto merci, operante nell’ambito dell’ASI (Area di sviluppo industriale) di Bari, particolarmente strutturato e specializzato ad assicurare alle aziende i servizi di presa, consegna e stoccaggio delle

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Opinione

merci viaggianti su ferrovia. Tuttavia ritorna utile, ancora una volta, “intelligenti pauca”, ribadire quali le ragioni della illegalità di questo complesso industriale sorto all’interno del recinto urbano all’insaputa di tutti, come un fungo dopo la prima pioggia autunnale e che continua a svilupparsi in termini impiantistici, stante i tanti mezzi di sollevamento impiegati sul piazzale. Lo schema di questo esemplare abusivismo, costruito, grazie ad una arguta ambiguità, a tutto danno della comunità locale, si profila su due linee di responsabilità. La prima fa capo alla Società ferroviaria che su pressione della Lugo Terminal ha ceduto a quest’ultima un vasto piazzale non più asservito all’esercizio ferroviario vincolandolo ad una specifica destinazione d’uso: la costruzione del polo logistico merci, attività estranea all’esercizio e gestione della rete. La disciplina di utilizzo dei suoli e la loro destinazione edificatoria nell’ambito del territorio urbano spetta al Comune che vi provvede con specifiche pianificazioni che tengono conto delle linee di indirizzo politico di sfruttamento e consumo del territorio urbano. La destinazione a polo logistico merci dei terreni di proprietà ferroviaria non più pertinenziali al servizio di circolazione dei treni è avvenuta da parte di RFI fuori dai suoi compiti istituzionali ed in pieno contrasto con le scelte urbanistiche fatte dal Comune riguardo a una parte significativa di detti suoli desti6

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LETTERA INVIATA DAL SINDACO DEPALMA A RFI

Preso atto del comunicato pubblicato nella sezione "Notizie e documenti" del sito web di codesta spettabile società in data 27-08-2015, si chiede di fornire dettagliati chiarimenti circa le iniziative intraprese per l'adeguamento dell'impianto di Giovinazzo a terminalizzare treni con merci pericolose. Tale richiesta riveste carattere d'urgenza, considerati gli inevitabili impatti che la prospettata attività produrrebbe sulla popolazione e sul territorio. nati a edifici di servizio artigianale. L’altro aspetto maggiormente lesivo delle specifiche attribuzioni dell’Amministrazione comunale è dato dal fatto che la realizzazione di sì complessa infrastrutturazione dell’area è avvenuta senza un procedimento amministrativo e quindi senza una autorizzazione o licenza comunale ad attrezzare l’area per lo svolgimento delle operazioni di logistica delle merci. Per cui l’impianto intermodale è stato realizzato indipendentemente da una qualsiasi forma di approvazione di una progettazione tecnica e, peggio ancora, senza una valutazione di impatto ambientale. Non sono stati, peraltro, considerati i fattori di incompatibilità dell’impianto medesimo con il contesto urbano adiacente, tanto meno le possibili incidenze dei rischi idrogeologici pur presenti in quel contesto territoriale. Ed, ancora, è stato deliberatamente omesso l’approntamento di un piano dei ri-

schi che potenzialmente possono derivare dalle attività di manipolazione, stoccaggio e trasbordo delle merci, particolarmente quelle pericolose. Non è un caso che in altro mio articolo, pubblicato nel maggio 2013 a pag. 5, allorché trattavo le problematicità derivanti dalla carenza di spazi per la sosta autoveicoli, suggerivo al Sindaco Depalma di imporsi presso RFI per avere la disponibilità del piazzale dello scalo merci della stazione, da anni inattivo, per destinarlo ad autoparco. Una pretesa di tal genere ha la sua ragione proprio per il fatto che RFI, difformemente dallo strumento urbanistico, ha convertito un terreno di proprietà ad esercizio di attività non proprie, cedendolo in concessione alla Lugo Terminal al solo fine di realizzare uno scalo privato per l’intermodalità. E ciò nonostante parte di quel terreno fosse incluso in lottizzazioni definite dai dettami edilizi tipici della maglia D.1.1. finalizzati alla costruzione di immobili di servizio artigianale. A fronte di una situazione così contorta ed equivoca mi sarei aspettato, francamente, che il Sindaco avesse assunto un atteggiamento determinato a stabilire i termini e le limitazioni dell’operatività di quella infrastruttura ed avere certezze circa le misure di sicurezza previste all’interno dell’impianto in grado di scongiurare tutti i rischi che quella attività, già pericolosa in se per se, possa provocare all’esterno. Ed ancora, considerato il forte impatto che i vari servizi di logistica producono in quel comprensorio urbano, avrebbe fatto bene chiarire anche in quale misure la soc. Lugo Terminal concorre a far fronte agli enormi oneri cui si fa carico il Comune per consentire all’impianto di funzionare oltre a garantire il mantenimento della rete stradale comunale su cui circolano i mezzi pesanti che trasportano merci alla rinfusa e voluminosi contenitori e casse mobili di grande cubatura.


D1.1: ecco cosa è scritto nella sentenza

Oltre le polemiche e gli interessi della politica, il nostro contributo per capire quanto messo nero su bianco dai giudici

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on si è spenta ancora l’eco dell’ultimo comizio pubblico della maggioranza sulla sentenza di primo grado per il reato di abusivismo edilizio, emessa dal Tribunale di Bari, relativa alla zona artigianale denominata D1.1. La politica è entrata inevitabilmente nella vicenda conclusasi con 167 condanne, tra le quali spiccano nomi di dirigenti comunali, progettisti e costruttori. Ma se da un lato tutto ciò è sembrato quasi scontato, visto il coinvolgimento nel procedimento penale di dipendenti pubblici, dall’altro il rimpallo di responsabilità a mezzo stampa, i comizi ed i comunicati non hanno fatto altro che confondere molti cittadini. La nostra redazione intende, pertanto, dare un contributo serio al dibattito, riportando le parti del dispositivo depositato il 3 agosto scorso. Senza dimenticare, tuttavia, che si tratta di sentenza di primo grado e per sua stessa essenza ribaltabile in appello, nel pieno

rispetto dell’ordinamento giuridico nazionale. Ecco, dunque, questi passaggi della sentenza emessa dalla Corte la cui presidentessa era la dott.ssa Marina Chiddo, che non possono e non vogliono essere esaustivi di un provvedimento lungo ben 253 pagine. Proseguendo su una linea editoriale da anni autenticamente garantista e non garantista ad orologeria, la nostra redazione non intende più trattare il caso, salvo novità clamorose, prima della sentenza d’appello. Così è stato per processi di richiamo nazionale in passato, così sarà sempre, secondo la nostra deontologia professionale, garanzia minima per chi è coinvolto nella dolorosa vicenda. Ed in tale direzione vanno gli omissis che vedrete e che riguardano le generalità delle persone citate in quei passaggi. (G. Battista) Segue a pagina 8 N. 10 - Ottobre 2015

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Attualità PAG. 68-69 (con riferimento alla tipologia di costruzioni realizzate in quell’area)

«Orbene, tale netta evidente similitudine con la tipologia di villette a schiera un ulteriore elemento di riscontro per affermare che nella maglia D1.1 si volessero realizzare villette destinate a provata residenza, con un chiaro intento speculativo per i costruttori lottizzanti e con un chiaro vantaggio economico per gli acquirenti […]. Le principali motivazioni per cui si è proceduto ad un numero così rilevante di difformità edilizie sono ovviamente riferite alla possibilità di realizzare civili abitazioni unifamiliari, spesso dotate di finiture di pregio e certamente non assimilabili alle abitazioni economiche e popolari, in deroga ai parametri previsti per la zona artigianale ma con il beneficio di avere minori spese per il rilascio dei permessi di costruire e soprattutto minori oneri di urbanizzazione». PAG. 81 e 82 (le conclusioni)

«Si può affermare, dunque, alla luce di quanto sin qui detto ed esposto che la lottizzazione attuata nella maglia D1.1 è stata realizzata: – In violazione degli strumenti urbanistici vigenti, che prevedevano che nella zona D1.1 gli interventi edilizi erano subordinati all’approvazione di uno strumento urbanistico esteso all’intera maglia, in quanto il Piano di lottizzazione è stato approvato in assenza della partecipazione di FF.SS, proprietaria di una parte consistente della maglia, e di conseguenza, anche senza la possibilità di realizzare una stecca di ben 13 lotti; – In violazione della previsione di cui al DPR n. 753/ 80, in materia di distanza di sicurezza della linea ferroviaria, in quanto numerosi lotti sono stati realizzati a ridosso del terzo binario e, quindi, ad una distanza inferiore a 30 m previsti dalla legge; – In violazione di quanto previsto 8

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La D1.1 al tempo del sequestro

dall’art. 51 della L.R. 56/80, in quanto sono stati realizzati i lotti con una superficie residenziale maggiore 20% della superficie artigianale; – In violazione della legge Tonioli, in quanto sono stati realizzati lotti non in grado di garantire lo standard minimo di parcheggio privato definito per legge; – In violazione dei limiti previsti dalle NTA del PRGC per la maglia in questione che consentivano, nell’ambito della volumetria prescritta, un’aliquota massima del 25% da destinare alla residenza nonché in violazione delle NTA del Piano di lottizzazione, approvate il 12 giugno del 2006 […]». PAG. 104 e 105 (gli elementi a carico di dirigenti, progettisti e costruttori)

«Orbene, dall’esame della documentazione è possibile sostenere l’illegittimità degli atti rilasciati dal dirigente comunale. Alla luce, quindi, di opere edilizie che di fatto avevano apportato variazioni di quote, di altezze, di piano interrato che diventa seminterrato, di piano terra che diventa rialzato, di corpi scala che mutano, come dimostrato con le date di “Inizio lavori” in atti, 1 marzo 2006, per altri il 20.03.2006, appare chiara la fina-

lità di realizzare in concreto un cambio di destinazione d’uso di una zona artigianale, apportando modifiche strutturali nei singoli lotti. La condotta posta in essere con il rilascio dei pdc indicati, infatti, è chiaramente sostenuta dalla volontà del Dirigente dell’Ufficio tecnico di perseguire la finalità comune a progettisti e costruttori, cioè quella di modificare la destinazione d’uso della maglia D1.1 e di realizzare una zona residenziale, con la costruzione di villette e non di laboratori artigianali. Non possono sussistere dubbi, dunque, alla luce di quanto sin qui detto, sulla sussistenza in dolo nella condotta del […].

Per quanto riguarda la posizione dei costruttori e dei direttori dei lavori, un ruolo decisivo è stato svolto dagli imputati […], in qualità di progettisti e da […], in qualità di costruttori delle opere edilizie. Il committente, il titolare della concessione e il costruttore sono penalmente responsabili della conformità delle opere alla normativa urbanistica, alle previsioni di piano e, unitamente al direttore dei lavori, rispondono dell’irregolarità delle opere realizzate e del permesso di costruire, in quanto sono soggetti istituiti a garanzia della conformità dell’opera alla disciplina di legge».


Rapina a Molfetta: presi due giovinazzesi Attualità

Il colpo messo a segno al bar Ideal

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ue rapinatori giovinazzesi, rispettivamente di 28 e 48 anni, avevano messo a segno un colpo a fine agosto, al bar Ideal di Molfetta. Entrambi arrestati dai carabinieri, erano sorvegliati speciali che sono stati così sottoposti all’obbligo di soggiorno. Il 2 settembre scorso, il Comando Provinciale dei Carabinieri ha diffuso le terribili immagini del circuito di videosorveglianza che hanno immortalato le fasi del colpo e il tempestivo intervento dei militari della locale Compagnia, allertati da una guardia giurata dell'istituto di vigilanza privata Metronotte. Si è potuto così rivivere il colpo del 30 agosto, quando, intorno alle 17.30 i due uomini, abbandonano l'auto, si coprono il volto, fanno irruzione nel locale, ubicato in via Terlizzi, con calzamaglie trasparenti, uno scaldacollo, occhiali da sole ed un berretto con la visiera a coprire i lineamenti del viso. Uno dei due, usando le maniere forti, intima al proprietario di consegnargli il contenuto della cassa, ma la reazione della vittima (nelle immagini del circuito di videosorveglianza non si vede, nda) coglie di sorp resa i malfattori.

Un frammento del video

L'uomo reagisce, li spinge, tenta di mandarli via e chiude la vetrata. Ma è solo. I malviventi, infatti, dopo averla aperta, si avventano contro di lui, innescando una violenta colluttazione e colpendolo con calci e pugni al volto. Infine gliela infrangono addosso, recidendogli i tendini del braccio sinistro. I due, invece, riescono a sradicare il registratore di cassa e arraffano vari pacchetti di sigarette, alcuni tagliandi della lotteria istantanea e la borsa della cassiera, collaboratrice e madre del proprietario. Convinti di poter fuggire tranquillamente a bordo di una Lancia Y, arraffano il bottino e tentano la fuga. Ma di fatto quella fuga non avrà mai inizio anche grazie al pronto intervento di una guardia giurata e dei Carabinieri. Messi

ormai alle strette, i due rap ina tori tent a no l'ultima fuga in direzioni opposte. Il 48enne, inseguito dal vigilantes, si dilegua a gambe levate e sparisce, mentre il conducente dell'auto, il 28enne sorvegliato speciale Pasquale Mastropasqua, riesce a liberarsi della presa della guardia giurata, sale sull'auto, ingrana la marcia e riparte velocemente, innescando così un concitato inseguimento con una gazzella dell'Aliquota Radiomobile della Compagnia di Molfetta sopraggiunta in quell'istante e protrattosi dapprima lungo via Terlizzi e poi lungo la strada statale 16 bis. Lo stesso Mastropasqua, dopo aver urtato alcune autovetture in sosta e causato lo scoppio dello pneumatico anteriore sinistro della Lancia Y, abbandona il

mezzo e si dilegua nelle campagne. Inseguito a piedi da un militare, viene definitivamente bloccato, tratto in arresto dopo una breve colluttazione e condotto presso gli uffici di via Giovinazzo. Le immagini della rapina, immediatamente visionate allo scopo di individuare il complice riuscito a dileguarsi, hanno permesso d'identificarlo nel so rveg liato s p ec iale 48enne Angelo Amoia. Subito è cominciata la caccia all'uomo, che, in collaborazione con i Carabinieri della locale Stazione, è stato rintracciato e tratto in arresto poche ore dopo, mentre rincasava nella propria abitazione di via Cairoli. I due giovinazzesi, autori, nel 2011 insieme ad altre quattro persone, di furti su tir e furgoni lungo le autostrade del nord Italia, tra Como, Bergamo, Brescia e Verona, sono stati condotti in caserma e poi, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, sono stati trasferiti nella casa circondariale di Trani e dovranno rispondere di rapina aggravata, lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale e violazione degli obblighi a cui erano sottoposti. «Le verifiche eseguite sul veicolo utilizzato dai rapinatori – hanno poi confermato i Carabinieri della Compagnia di Molfetta – hanno permesso di appurare che lo stesso era il provento di un furto commesso ai danni di una concessionaria di Giovinazzo (il 23 luglio scorso, ndr) motivo per il quale risponderanno anche del reato di ricettazione». N. 10 - Ottobre 2015

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AREE EX AFP: QUALE FUTURO? Attualità

Girolamo Capurso

Prosegue il confronto fra gli enti pubblici sulla eventuale bonifica del sito industriale

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l 17/09/2015 presso gli uffici della Regione Puglia si è svolta la Conferenza di Servizi inerente alla bonifica della zona Ex AFP e all’area di Lama Castello. Da sempre abbiamo evidenziato le criticità della zona a ridosso della città che, come un tempio della cultura industriale, ci ricorda il passato della nostra comunità. Passato che ha lasciato profonde ferite nel nostro territorio e che a distanza di anni non ha ancora sviluppato il suo futuro. La società incaricata dell’elaborazione del progetto definitivo-esecutivo delle operazioni di bonifica, l’Ecologica srl, ha relazionato sul termine dei lavori di messa in sicurezza di emergenza del lotto 1 che ha visto la società vincitrice dell’appalto, la RTI Ecosistem srl e De Cristofaro srl, lavorare per circa 70 giorni dal 22 giugno. Nel progetto esecutivo si prevedeva di scavare circa 15.000 metri cubi di materiale abbancato sul costone della Lama e al termine delle operazioni sono state movimentate circa 24.000 tonn. di materiale con 750 trasporti diretti in Calabria. Del totale di rifiuti movimentati, 4.000 tonnellate sono state recuperati e 20.000 tonn. smaltiti nella discarica di rifiuti non pericolosi gestita da una delle azien-

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de vincitrici dell’appalto, la Ecosistem s.r.l. Per ammissione dello stesso Sindaco Tommaso Depalma si spera ora di operare sul lotto 2 utilizzando gli importi risultanti dai risparmi di spesa derivanti da ribasso del prezzo a base d’asta ottenuto in sede di gara per la bonifica del lotto II. I tempi sono stretti e l’ottimismo del Sindaco è motivato dalla speranza che la regione Puglia riesca ad ottenere una proroga di sei mesi sui tempi di rendicontazione del finanziamento FESR 2007-2013 già peraltro prorogato di sei mesi e con scadenza a fine anno. Alla conferenza di servizi non era presente l’Arpa Puglia che però attraverso l’invio di una nota ha prescritto di eseguire nuovi e ulteriori campionamenti con l’apposizione di uno o più piezometri sul confine sud della lama in corrispondenza della linea ferroviaria, per seguire la direzione di flusso delle acque di falda. La stessa prescrizione è stata chiesta dagli uffici regionali. Sul fronte dell’ex AFP invece gli enti preposti al controllo hanno intimato al Sindaco di Giovinazzo di preoccuparsi delle indagini di caratterizzazione dei suoli al disotto dei capannoni di proprietà privata. Tommaso Depalma ha chiesto che

alle CdS fossero invitati anche i proprietari dei suoli tenuti alla caratterizzazione dell’area, in quanto il Comune è da sempre impegnato in una bonaria definizione di programmi condivisi con i detentori dei capannoni. Il Sindaco dovrà intimare ai proprietari di provvedere all’elaborazione di un progetto di caratterizzazione delle aree coperte a totale carico economico dei possessori. In mancanza il Comune dovrà rimediare proprie spese e agire in danno verso i detentori delle aree come previsto dall’art 250 del Codice dell’ambiente (Dlgs 152/2006). Naturalmente per agevolarne il compito, il Comune potrà chiedere di adope-


rare un unico piano condiviso. Ricordiamo che dall’analisi di rischio sito specifica delle aree scoperte risulta che esiste rischio tossicologico e cancerogeno per contatto e ingestione causato dal superamento dei valori di concentrazione di Arsenico e che l’area potenzialmente contaminata è stata identificata con l’intera superficie dello stabilimento. Altre indagini sono state chieste per minimizzare o ridurre il rischio per la salute degli operatori delle attività produttive operative presenti nell’area. Si tratterà di monitorare l’aria ai confini di queste aree con le zone esterne ai capannoni per escludere

eventuali rischi per chi opera all’interno. Dunque prescrizioni chiare e nette cui il Sindaco dovrà ottemperare nei tempi previsti che in questo caso risultano molto stretti. Ricordiamo che le analisi sito specifiche saranno effettuate considerando l’attuale destinazione d’uso dell’area che rientra nella tabella B (siti a uso commerciale e industriale) che prevede concentrazioni soglia più alte per i vari inquinanti. Qual è il futuro che la politica immagina per il sito incastrato ai confini del territorio urbano e che ormai sembra farne parte in modo definitivo? Forse sarebbe utile definire quanto prima il futuro urbanistico dei suoli per-

Azzurra GIOIELLERIA

ché modificando la destinazione in residenziale o verde pubblico i limiti di concentrazione fissati dalle due tabelle differiscono anche sensibilmente e, pertanto, l’applicazione di una tabella invece dell’altra può portare a risultati molto diversi (se non opposti), sia rispetto alla necessità o meno di effettuare la bonifica, sia nell’individuazione del tipo d’intervento da eseguire. Farlo ora, sviluppando un proficuo dibattito fra le forze politiche e la cittadinanza, può essere utile anche ai detentori dei capannoni che avrebbero certezze sul futuro delle loro proprietà, anche se questo potrebbe portare a maggiori oneri.

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Un minuto di attenzione... prego Attualità

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Girolamo Capurso

obbiamo ricordarci di questa data: 22 settembre 2015. La commissione giudicatrice riunitasi in seduta pubblica nella sala “Beatrice Romita” presso la Polizia Municipale del comune di Modugno, ha concluso l'iter della gara d'appalto per il nuovo servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani per l’intero territorio dell’ambito Aro Ba2. La commissione ha lavorato sulla base di una graduatoria stilata combinando punteggi tecnici e offerte economiche. L’appalto che è stato provvisoriamente aggiudicato col criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa all’Associazione Temporanea di Imprese “CNS – Cogeir - Del Fiume” durerà 9 anni per un importo di circa 132 milioni di euro. Per l’aggiudicazione definitiva saranno rispettati i tempi tecnici necessari per eventuali ricorsi delle altre aziende. Il Cns di Bologna ha come imprese esecutrici Navita di Modu-

Questa tabella rappresenta il confronto tra la composizione merceologica media dei rifiuti prevista dal piano regionale (decreto commissariale n. 187 del 09/12/2005) e i dati ufficiali pubblicati sul sito www.rifiutiebonifica.puglia.it

DETTAGLIO RIFIUTI RACCOLTI A APRILE 2015

Tipologia rifiuto

Frazione organica Potatura giardini Vetro Carta e cartone Alluminio Plastica Legno Metalli ferrosi Tessili Beni durevoli Inerti Altro (*) Rifiuti urbani misti TOTALE

(*) olio vegetale

Composizione media dei rifiuti % raccolta differenziata prevista da piano regionale (%) APRILE 2015

25 1 6 20 0,5 10 2 2,5 3 5 2 3 20

100

1,62 3,31 5,15 1,50 2,57 0,21 0,20 0,01 85,43 100

Quant it à (kg)

12.940 26.400 41.060 11.940 20.540 1.690 1.560 100 681.360

797.590

Destinazione

smaltimento recupero recupero recupero recupero recupero recupero recupero recupero recupero smaltimento

PRODUZIONE PROCAPITE KG 38,100

• Percentuale di raccolta differenziata (senza frazione organica) 12,95% • Percentuale di raccolta differenziata (con frazione organica) 14,57%

gno al 42% e A.s.a. di Latina al 32%. Cogeir di S.Vito dei Normanni e Del Fiume di Taranto sono in Ati con Cns al 17% e all’8,5%. Con quest’atto si chiude un lungo percorso contraddistinto da una serie di difficoltà che hanno allungato i tempi di quella che potremmo definire una “rivoluzione” per il nostro territorio. Nei sette comuni dell’Aro Ba2 (Modugno, Bitetto, Bitritto, Binetto, Giovinazzo, Palo del Colle e Sannicandro) partirà un sistema di raccolta dei rifiuti che vedrà la scomparsa dei cassonetti dalle strade e finalmente si potrà introdurre il principio che del “chi inquina paga” previsto dall’art. 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Infatti, al nuovo servizio sarà applicata la cosiddetta “tariffazione

puntuale” che prevede il pagamento del servizio proporzionato ai rifiuti indifferenziati prodotti dalle singole utenze. Giovinazzo potrà così essere definita a buona ragione Città Europea. Non è esaltazione ciò che leggete. Siamo orgogliosi di questo traguardo, perché in modo discreto ma convinto, abbiamo sempre sostenuto la buona pratica della differenzazione dei rifiuti e il cambiamento culturale ad essa legata per la difesa dell’ambiente. Ambiente che non è parola astratta, immateriale e legata a teorie utopiche, ma la più grande pertinenza delle nostre abitazioni, legato alla nostra vita e a quella dei nostri figli per sempre. Ora spetta a noi cittadini dimostrare la volontà di cambiamento.

TRASPORTO E SMALTIMENTO LIQUAMI CIVILI E SPECIALI, STURAMENTO E MANUTENZIONE RETI FOGNARIE, TRASPORTO ACQUA POTABILE, SERVIZIO IMMEDIATO IN IMPIANTI AUTORIZZATI PROPRI, NOLEGGIO BAGNI CHIMICI, PER MANIFESTAZIONI, MERCATI, FIERE, ECC. CELL.: 335.74.67.579 - 335.596.09.51 CENTRO RADIO: 080.374.35.36 - 080.537.87.68 70032 BITONTO (Ba) - Via G. Ancona, 3 12

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Attualità

Gentili lettori,

di seguito potrete leggere la lettera inviataci dal Presidente del Comitato Feste Patronali, Francesco Pugliese, che ringrazio per aver accolto per primo l’appello indirizzato all’intera cittadinanza, con l’articolo pubblicato il mese scorso nelle pagg. 14 e 15 dal titolo: “I tempi cambiano! La Festa Patronale pure?”. I nostri rilievi, da circa un ventennio, sono il risultato di una attenta analisi complessiva di questo importante appuntamento popolare, imperniata su una semplice domanda: Qual è il senso del-

SPECIALE FESTA PATRONALE

la Festa per la nostra Protettrice?. In particolare la nostra attenzione si è incentrata sulla Processione della Madonna, tentando di scrutare se le modalità in cui la stessa, oggi, si esplica rispecchi ancora quel sentirsi comunità di fede che i nostri antenati avvertivano quando c’era da solennizzare la Patrona. Noterete dalla lettura del riscontro di Pugliese come ci sia ancora molta confusione sul significato stesso della “Processione della Madonna” e, comunque, se la stessa conservi tuttora il fulcro primordiale che, per quanto si sa, si proponeva essere un itinerario di preghiera e di

ringraziamento alla Vergine Maria. Pugliese ritiene giustamente che non appartiene al Comitato organizzare la Processione e lo sostiene dichiarando, tra l’altro, che ha vissuto per la prima volta l’esperienza partecipativa ad una processione. Si potrebbe, allora, partire da questo punto e concertare a chi spetta ordinare la processione per darne una conformazione religiosa, provando ad attualizzare il suo significato originario. Nell’augurarvi buona lettura vi rimando alle mie personali considerazioni a margine.

Il Direttore

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CAMBIANO I TEMPI, NON LA DEVOZIONE PER LA M

SPECIALE FES

Attualità

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irettore, dopo la Festa, ho letto con attenzione l’editoriale di settembre 2015 de “In Città”. Le voglio dire in partenza che è stata un’esperienza molto bella e appagante, specie perché mi ha consentito di condividere un percorso con un gruppo di persone, di ragazze e ragazzi per lo più, davvero straordinari. Tutto è partito da un colloquio avuto con il compianto Vescovo Don Gino Martella, del quale serbo tuttora i brividi e la commozione. Fuori dagli schemi formali, ci chiese di organizzare una festa “solenne e sobria”. Ci disse anche, forse soprattutto, di pensare agli ultimi. Ricordo ancora lo sguardo di Don Gino che, mentre lo salutavamo, con fare semplice ma autorevolissimo, mi raccomandò di organizzare ciò che potevamo, avendo però cura di rispettare quei criteri. E’ stato questo l’unico vincolo cui ci siamo attenuti: una festa solenne e sobria. Devo dirle anche di non aver avuto alcuna difficoltà a trasferire a tutti i componenti del gruppo l’importanza di rispettare quelle caratteristiche. Il Gamberemo, per esempio, manifestazione organizzata da 24 anni dalla Touring Juvenatium, è indiscutibilmente la festa di tutto il paese, di tutte le parrocchie. Abbiamo lavorato per spostarla di sera, per renderla ancora più suggestiva e l’abbiamo arricchita con la musica, con l’allegria sana delle street band, che, in un giorno di festa, hanno suonato per strada musica dal vivo, all’interno di una manifestazione sempre più sentita e partecipata. E’ stata anche la giornata in cui si sono accese le luminarie, che, proprio quest’anno, non possono essere etichettate come “luci sfarzose”. Sono il risultato dell’opera di un gruppo di artisti, che dedicano la loro vita a un’arte vera e propria, che regala emozioni, che prepara un cammino, che arreda il percorso, lo rende luminoso e adeguato al passaggio della Madonna, la nostra Protettrice. Le luminarie possono non piacere, non è un peccato! Le 14

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confesso che a me non suscitano particolari emozioni, ma è indubbio che si tratti di arte, di tradizione, di devozione e di dedizione. Anche la maestosità che avrà visto in capo alla galleria è un modo artistico di avvicinarsi alla divinità, un modo, riconosciuto ormai in tutto il mondo, di rappresentare la devozione degli uomini verso il cielo. Noi abbiamo scelto, certamente, di fare un salto di qualità, perché abbiamo pensato di affidarci a una delle aziende leader a livello mondiale. Non è uno spreco, semmai è la responsabilità di voler spendere bene i fondi che i devoti, gli emigranti, le attività, le aziende, l’Amministrazione comunale hanno affidato alle nostre mani e di cui ci sentiamo profondamente responsabili. Non so precisamente a cosa faccia riferimento quando, riferito alla Processione dell’Edicola, parla di «mostra coreografica di costumi baroccheggianti». Lei sa che l’organizzazione della Processione della Madonna non è del Comitato (per noi Organizzazione Festeggiamenti), che, invece, è chiamato solo a essere presente, a far sì che le bande (di testa e di coda) accompagnino i partecipanti nel percorso, affinché tutto si svolga nel modo più lineare possibile. Forse fa riferimento alle Ancelle che quest’anno, su prezioso suggerimento del Presidente dei Portatori, hanno accompagnato la Madonna portando due caravelle in argento che sono state riesumate dopo tanti anni. O forse fa riferimento alle “spese” di fiori che, anch’esse dopo tanti anni, hanno fatto da cornice all’Edicola. Non vorrei che si riferisse agli abiti delle varie Confraternite, che sono gli stessi da sempre, ma, mi consenta, non hanno nulla di barocco. Quanto alle “note musicali”, lei sa che, ritenendo di fare bene, abbiamo chiesto a entrambe le Bande del Paese di suonare insieme nel percorso della Processione. Così è stato, e, come è sempre stato, come è giusto che sia, le bande hanno suonato le marce che ac-

compagnano le processioni e che sono inni alla gioia, al momento di festa, alla celebrazione che si è appena conclusa. Ho partecipato, per la prima volta, a una processione. Non avevo mai visto il percorso all’interno del centro storico, così come non mi ero mai soffermato sulla moltitudine di persone che segue la processione in religioso silenzio e in composta meditazione. Sono rimasto impressionato, così come lo è stato chi era vicino a me. Ho visto gente commossa, gente triste e gente felice. Ho visto persone asciugarsi le lacrime, altre guardare con totale trasporto l’edicola della Madonna. Non so per Lei cosa significhi sagra. Certamente a Giovinazzo, il 23 agosto, non c’è stata nessuna sagra. Così come non c’è stata alcuna sagra in alcuna delle manifestazioni inserite all’interno del programma della Festa della Madonna: dal Gamberemo, al concerto della Banda di Bisceglie del lunedì, al Corteo storico, alla Processione, allo spettacolo di fuochi piro-musicali che, quest’anno, ha visto esibirsi anche un pianista di primo piano, Remo Anzovino, che ha regalato, a chi era in grado di coglierli, momenti d’intensissima emozione. Anche la scelta dell’artista per il concerto di chiusura della Festa è stata dettata dall’impegno di essere “sobri”. Niccolò Fabi è un artista unanimemente riconosciuto per la qualità dei suoi testi, per le sue musiche sempre ricercate, per il suo impegno sociale, per il vissuto di persona. Non so a Lei, ma a noi ha regalato forti emozioni. Non pensiamo di aver scelto un artista che potesse soddisfare tutti, ma vale per Fabi lo stesso discorso fatto per Anzovino: se chi ha seguito il concerto non ha colto ce ne dispiace, ma il problema poteva non essere il concerto. Lei ha chiesto conto a Giuseppe Dalbis della sicurezza durante i fuochi piromusicali. Certo, è un problema, al quale questa organizzazione ha risposto mettendo in campo una squadra di oltre trenta uomini, tutti professionisti

e tutti a carico dell’organizzazione stessa, che si è messa a disposizione delle forza dell’ordine per garantire il massimo della sicurezza possibile. Rimane tuttavia uno dei punti di attenzione che abbiamo già iscritto nella nostra agenda per l’anno prossimo. Le domande cui ha risposto il buon Giuseppe Dalbis toccano temi ampiamente discussi all’interno dell’Organizzazione. Giuseppe, con la linearità che lo contraddistingue, ha fornito le risposte, sulle quali, nel tempo, abbiamo costruito il nostro percorso. Specie quando abbiamo dovuto individuare il periodo esatto in cui far rientrare le manifestazioni della Festa Patronale. Sappiamo anche noi che intorno a quel periodo si concentrano anche manifestazioni che nulla hanno a che vedere con la solennità e la sobrietà che quel periodo deve avere. Ma non ci conferisca anche ruoli che non abbiamo. Non condividiamo anche noi il messaggio che lasciano alcuni spettacoli, cui si regala lo scenario della Piazza oltre a contributi pubblici. Mi ha colpito molto la semplicità con cui Giuseppe ha spiegato la necessità di far coesistere le manifestazioni spettacolari con le attività solidali. A tal proposito, mi hanno sempre insegnato che le buone azioni si fanno ma non si raccontano. Ho trovato ragazzi straordinari


MADONNA DI CORSIGNANO P Attualità

STA PATRONALE

che la pensano alla stessa maniera. Abbiamo fatto, durante il breve percorso di questa Organizzazione, tante attività solidali in assoluto silenzio, abbiamo incontrato gli anziani, gli ammalati, le persone agli arresti domiciliari. Un gruppo veramente silenzioso, formato da Alina, Antonio, Tonia, Mariateresa, Corsina, Vito e Michele ha organizzato, tra l’altro, tante attività per i bambini della nostra città. Abbiamo organizzato e portato a termine una riuscitissima spesa del povero. Abbiamo rinunciato ai fuochi pirotecnici di fine festa, devolvendo la somma destinata alle vittime della tragedia occorsa alla ditta Bruscella. Abbiamo fatto tanto altro ancora di cui non ci sembra giusto parlare. Tuttavia vale anche in questo caso la regola, sacrosanta a nostro avviso, che metteremo a disposizione la documentazione di dettaglio sull’argomento a chi ci farà vedere cosa ha fatto di concreto per parte sua. Direttore, conoscerà anche Lei il detto secondo cui “senza soldi non si canta messa”. Ogni festa deve avere i suoi momenti di svago, i momenti del convivio che succedono alla preghiera, della gioia che si libera dopo il raccoglimento in una dimensione sociale. E pensiamo non ci sia nulla di male se queste attività diventino anche strumento per la promozione del nostro

territorio e della sua economia. Anche perché non mi è chiaro quali potrebbero essere, a suo avviso, le fonti di finanziamento necessarie a organizzare la Festa Patronale? I soldi che servano a cantare la messa? Non voglio tediare Lei e i suoi lettori con le criticità riscontrate nella raccolta. Fa specie riscontrare che ci sono intere categorie che non rispondono al richiamo della Madonna, se non con rare eccezioni. Pensi ai professionisti, alle attività commerciali, addirittura agli sportelli bancari, specie quelli storici presenti da sempre a Giovinazzo, pronti a cogliere tutti i benefici che derivano anche dalla Festa, ma completamente insensibili alla necessità di contribuire per la sua realizzazione. Rimanere insensibili all’organizzazione di una festa complessa, che produce comunque movimenti significativi di persone e di capitali, è un atteggiamento miope e direi anche meschino. Né è corretto giustificare tale assenza con la concomitanza di tanti eventi. Non è serio ed è irriguardoso verso la storia, la tradizione, le nostre stesse radici. Non è una sagra di paese, non è un’attività privata che vuol far vetrina di sé in pubblica piazza; è la Festa di tutta Giovinazzo, che in un breve periodo dell’anno, si ritrova per festeggiare la sua Patrona. Vede Direttore, speravo che un periodico come il suo, che può farsi promotore delle istanze di cambiamento e di crescita, potesse contribuire al dibattito in modo propositivo. Lo spazio che Lei ha pensato di dedicare alla Festa Patronale, in particolare a quella di quest’anno che continua a riscuotere consensi, va in una direzione completamente diversa. Anche sforzandomi, non so dove abbia trovato gli spunti per la sua analisi estremamente critica. Della quale, come può ben immaginare, non condivido nulla. Ma questo, non me ne voglia, non è necessario. Cordialità Francesco Pugliese

otrei cominciare col suggerire di rileggere l’articolo a firma Maldarella pubblicato sul mensile di settembre 2006 dal titolo “FESTA PATRONALE, SEMPRE PIU’ SAGRA POPOLARE”; invece inizio col dire che nel 1978 quando ho partecipato alla processione per la prima volta, come portatore, ho vissuto un’esperienza di profondo sentimento, immerso com’ero in quell’atmosfera che circonda, tutt’ora, il contesto di torno all’Edicola che si muove lentamente per la sua imponente immagine. E questa mia esperienza, protrattasi nel corso degli anni successivi, mi ha indotto erroneamente a ritenere che la medesima sensazione interiore si potesse provare anche “a distanza”, da chi vi prende parte nelle aree periferiche della processione con le sfilate di gruppi non solo avanti ma anche subito al seguito dell’Edicola. Evidentemente mi sbagliavo, tant’è che negli anni successivi alla metà del 1990, il nostro ente confraternale ha prodotto attraverso questo mensile una serie di segnalazioni finalizzate a rivedere l’organizzazione della Processione. Compito che, pur di pertinenza dell’Ordine religioso, non ha ancora un decisivo impegno rivolto a coordinare e conformare lo snodo ad un partecipato itinerario di preghiera. Non mi pare proprio sia cambiato alcun che dall’intervento a firma di Marco Lasorsa risalente a settembre del 2005 dal titolo “AGOSTO... IL DECLINO DELLA FESTA GRANDE”. Ma annoto, al riguardo, altra più autorevole segnalazione, sempre nello stesso numero, a firma Giovanni Massari (all’epoca presidente dell’Ente promotore di questo mensile) dal titolo: L’ARCICONFRATERNITA MARIA SS. DEL CARMINE DISERTA LA PROCESSIONE DELLA PATRONA”. Con tale annuncio veniva evidenziata in maniera chiara ed inequivocabile la decisione assunta dalla Assemblea confraternale di non intervenire alla processione a motivo delle acclarate «... riserve circa le modalità di partecipazione della processione cittadina dell’Edicola, non più protesa a promuovere un momento di raccoglimento in preghiera e di testimonianza di chi vi partecipa...». Conclude il presidente Massari facendo riferimento ad un articolo apparso nell’agosto 1996 dal titolo “APPARTENERE ALLA CONFRATERNITA...” «in cui era tracciato il significato di essere parte della nostra fraternità, ... abbiamo voluto lanciare un segnale di smarrimento a seguire forme di religiosità esteriore non più autentiche...». Il risultato di quella presa di posizione fu un certo risentimento da parte degli Uffici della Curia che annunciarono un intervento di riordino dell’iter della processione, ma che di fatto non sembra essersi concretizzato in qualche reale riforma. Dunque, come potrete ben costatare, mie care lettrici e lettori, le riflessioni del mensile tracciano un lungo ed ampio appunto che viene da lontano e tra l’atro ben argomentato e che non ha a riferirsi solo all’attività del 2015. E questo è uno schema che ormai si riproduce annualmente e che da tempo il nostro giornale tende ad additare volendo sempre essere propositivi, in vista di un cambiamento che stenta a farsi spazio. Per quanto concerne l’aspetto degli eventi collaterali si torna a rievocare sistematicamente le difficoltà finanziarie, evidenziate anche da Pugliese, che rimane impressionato dalla insensibilità che l’imprenditoria e il sistema commerciale cittadino mostrano a contribuire ad eventi culturali e spettacoli vari. Pugliese tocca ora con mano questa realtà da responsabile dell’andamento della festività cittadina. Ma questo è un altro fattore per porsi altri interrogativi e cioè sul perché contornare la festa patronale di tante altre manifestazione da coprire finanziariamente con le risorse del Comitato. Dalle pagine del nostro mensile tutto ciò si evidenzia in maniera evidente e mi auguro che Pugliese voglia prenderne atto. Il Direttore

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Un mese in pillole

Gaetano Depalo nuovo Segretario Cittadino di Forza Italia

“Next Polis”, un libro pe la città del futuro

Gianluca Battista

Gabriella Serrone

Il 40enne succede al Commissario Domenico Damascelli

8 SETTEMBRE – Gaetano Depalo, classe 1975, laureato in Giurisprudenza, è il nuovo Segretario cittadino di Forza Italia. Succede, in ordine temporale, a Domenico Damascelli, oggi eletto Consigliere Regionale ed ex Commissario a Giovinazzo. L’idea di fondo del suo mandato sarà quella di una ricostruzione del centro-destra che passi attraverso l’unione tra le componenti moderate presenti in città. Un compito non da poco, visti gli ultimi risultati ottenuti alle elezioni amministrative del 2012. La benedizione del decano della destra giovinazzese, il Consigliere Comunale Ruggero Iannone, è arrivata subito. L’ufficialità dell’incarico è arrivato ad inizio settembre, ma Gaetano Depalo era Segretario in pectore sin dal 21 aprile scorso, quando lo stesso Damascelli ed il coordinatore regionale, Luigi Vitali, gli avevano conferito il mandato. «La mia nomina – ha commentato Depalo – vuol dire che la sinergia delle idee, il dibattito costruttivo, il desiderio di essere parte attiva Gaetano Depalo in una comunità piccola, ma che deve affrontare mille problematiche, può portare ad essere riconosciuti come meritori di fiducia altrui. Il mio augurio più grande – ha chiosato – è che le nuove generazioni inizino a pensare che per cambiare, in qualsiasi contesto esse operino, c'è bisogno di impegnarsi ma, soprattutto, di esserci e di non essere, quindi, spettatori distratti e di rimando inermi».

Michele Sollecito tra gli autori del testo

23 SETTEMBRE – Michele Sollecito, Vice-Sindaco di Giovinazzo, è curatore ed uno dei 15 autori del libro "Next Polis: idee per la #cittàdidomani", edito da Marsilio nella collana "Tempi", che racchiude in sé le direttrici a cui si ispira l'associazione omonima, nata nel 2013. Il testo è stato presentato il 23 settembre scorso presso la Sala dei Gruppi Parlamentari presso la Camera dei Deputati. “Next Polis” si pone come un vero e proprio laboratorio politico-culturale composto in maggioranza da corsisti del ForsAM - Scuola ANCI per Giovani Amministratori e da Alumni della Fondazione "Eunomia" di Firenze. La prefazione è curata dal Sindaco di Firenze, Dario Nardella e tra i quindici contributi all'interno del testo, c'è quello di Michele Sollecito, autore anch’egli di un libro che successivamente verrà presentato anche a Bari ed a Giovinazzo, oltre che in numerose città italiane. Lo stesso Sollecito ha spiegato che «L'idea di questo testo nasce a Firenze, a marzo 2014, durante il corso di alta formazione politica della Fondazione "Eunomia". La nostra associazione, composta in gran parte da ex alunni della scuola

Esplodono colpi da una pistola giocattolo: presi! Quattro i responsabili individuati dalla Guardia di Finanza Nicola Miccione

21 SETTEMBRE – Hanno esploso alcuni colpi di pistola e poi si sono dileguati. È successo nella serata del 21 settembre scorso, intorno alle ore 23.30. nella centralissima piazza Vittorio Emanuele II, nelle immediate vicinanze della chiesa San Domenico. hanno sparato in aria. Lo hanno fatto con una pistola giocattolo, cioè una di quelle che fa solo rumore. E hanno ottenuto l'effetto desiderato: panico tra la gente. Qualche automobilista s'è subito allontanato per non cacciarsi in quello che aveva tutta l'aria di essere un grosso guaio. Scattato l'allarme al numero 112, una gazzella dell'Arma è arrivata in zona, ma i militari non hanno trovato nessuno. I Carabinieri della locale Stazione, che con le torce hanno illuminato a lungo l'asfalto tra piazL'arma giocattolo za Vittorio Emanuele II e le parallele via Marconi e via Gioia, non hanno rinvenuto nulla. Nessun buco di proiettile, nessun bossolo. Niente di niente. E soprattutto nessun testimone. Quei giovani si erano come volatilizzati, ma sono stati ben presto rintracciati dai militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bari, i quali si sono trovati di fronte «quattro ragazzi di buona famiglia», come li hanno definiti gli investigatori. Subito è scattato l'intervento di una pattuglia del Gruppo Pronto Impiego del capoluogo: i militari, diretti dal tenente colonnello Marco Salvatore Tannoia, hanno immediatamente disposto gli accertamenti del caso e in pochi minuti hanno rintracciato l'autovettura segnalata. A bordo quattro giovani di 22, 23, 26 e 28 anni, uno dei quali gravato da precedenti penali per detenzione di sostanze stupefacenti. I Baschi Verdi hanno sottoposto il veicolo ad un accurato controllo di polizia, «rinvenendovi - si legge ancora - la pistola dalla quale erano stati esplosi i colpi, poi rivelatisi a salve in quanto l'arma era una fedele riproduzione di una Beretta modello 85, calibro 9, priva del tappo rosso, nonché alcune dosi di cocaina e di hashish». Il servizio si è concluso con il sequestro dell'arma e delle sostanze stupefacenti, nonché con la denuncia in stato di libertà presso la Procura della Repubblica di Bari del 26enne per porto abusivo di armi e la segnalazione al Prefetto di Bari di altri due soggetti per detenzione di sostanze stupefacenti ad uso personale. 16

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er pensare

o presentato alla Camera dei Deputati ANCI per giovani Amministratori (ForsAm), è stata fondata a settembre 2013: avevamo bisogno di tracciare un profilo della nostra identità comune associativa. Quando ci siamo rincontrati in quel di Firenze – ha poi precisato –, decidemmo quindi di pianificare una pubblicazione che fosse agile, snella e chiara nei contenuti e nell'impostazione. Ho collazionato con entusiasmo i contributi dei miei colleghi – ha concluso il Vice-Sindaco – e poi contattato Marsilio Editori perché nella

La presentazione alla Camera dei Deputati

collana "Tempi" ci sono libri importanti quali “Lezioni per la Democrazia” (Anci –

italiadecide) e “L'Italia cambiata dai ragazzini” di Giacomo D'Arrigo».

Presentato il film “La sindrome di Antonio” Palazzo di Città ha ospitato produttore, regista e grandi attori Nicola Miccione e Gabriella Serrone

23 SETTEMBRE – Il 23 settembre scorso, nella sala Pignatelli di Palazzo di Città si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del film in lavorazione "La sindrome di Antonio", girato fra Roma, Monopoli, Cassano delle Murge, Giovinazzo e la Grecia e prodotto dalla giovinazzese Draka Production di Corrado Azzollini insieme alla Imago film e alla Tauron. Un film scritto e diretto dal regista e autore radiotelevisivo Claudio Rossi Massimi, al suo primo lungometraggio. Tratto dal suo omonimo romanzo, il film è girato tra Italia e Grecia e ha come Produttore, attori e regista a Palazzo di Città protagonisti due giovani attori: Biagio Iacovelli e Queralt Del Greco, al loro debutto sul grande schermo. Al loro fianco, tre grandi interpreti del cinema e del teatro italiano: Giorgio Albertazzi, Remo Girone e Antonio Catania, con la partecipazione straordinaria di Mingo De Pasquale. «Siamo molto contenti di aver sposato questo progetto e di avere in Puglia, ancora una volta, un gruppo di lavoro fantastico – ha detto il produttore Corrado Azzollini al termine della conferenza stampa moderata da Beppe Spadavecchia –. I film rappresentano sempre una sfida ma quando cast e troupe uniscono giovani e talentuosi esordienti ad attori di grande prestigio e ai professionisti del cinema, l'impresa assume un'energia ed una magia uniche». Nella sala, davvero gremita, il Sindaco Tommaso Depalma (con lui anche il primo cittadino di Cassano delle Murge Vito Lionetti e l'Assessora allo Stato Sociale ed alla Pubblica Istruzione del Comune di Monopoli Rosanna Perricci, nda) ha ringraziato la Draka Production e Corrado Azzollini per questo nuovo regalo cinematografico: «Da primo cittadino – ha detto – voglio ringraziarti per quanto stai facendo per la nostra comunità. E poi vedere Giovinazzo sul grande schermo è sempre molto gratificante». La pellicola, coprodotta da Lucia Macale per la Imago Film, società che si è distinta negli anni per essersi specializzata nella realizzazione di documentari in ambito storico e culturale, con Corrado Azzollini della Draka Production e Paolo Zanotti della Tauron Entertainment, vanta anche la partnership di Aegean Airlines, l'Ente del Turismo Ellenico e la Fiat S.p.a. e parla del viaggio di formazione di un giovane appassionato di Platone. Il lungometraggio, infatti, di genere drammatico, racconta il viaggio di Antonio Soris (Biagio Iacovelli), vent'anni e sessantottino convinto, nella Grecia antica. Il 18 settembre del 1970, infatti, il ventenne Antonio parte da Roma con la Fiat 500 di sua madre per raggiungere Atene. La sua non è una semplice vacanza: Antonio ha il mito di Platone ed è convinto o almeno spera, che in Grecia troverà la caverna delle ombre, il luogo oltre il quale abita la conoscenza narrato dal filosofo greco. Certo che «per capire fino in fondo un uomo e le sue idee bisogna assolutamente recarsi nei luoghi dove quell'uomo e quelle idee hanno avuto origine»; Antonio intraprende così un viaggio di formazione, che lo condurrà anche a conoscere meglio se stesso, scoprendo una realtà a lui ancora sconosciuta ed incontrando personaggi dalle storie complesse e misteriose come Vassilis (Antonio Catania), il proprietario della locanda in cui alloggia Klingsor (Giorgio Albertazzi), il pittore silente che dipinge quadri e guardando il mare attende il ritorno della sua compagna scomparsa. In Grecia Antonio troverà anche l'amore, condividendo con Maria (Queralt Del Greco) un'avventura che resterà indimenticabile. Eppure Maria, come gli confiderà dopo tanti anni il suo amico Gino (Remo Girone, che è anche la voce narrante del film), è tutt'altro che una semplice studentessa. Assolutamente da vedere. N. 10 - Ottobre 2015

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Arte e Cultura

DIETRO LE QUINTE DI

Gabriella Serrone

Conversando con Anna Maria Carella e Franco Martini. Curiosità e riflessioni sulla rassegna teatrale estiva

“L

es jeux sont faits”. Così, anche quest’anno, è calato il sipario sulla rassegna teatrale giovinazzese con un bilancio più che positivo, oltre ogni attesa, ripagando il lavoro che con inesauribile passione ed abnegazione gli organizzatori portano avanti annualmente da ormai sedici anni. “Giovinazzo Teatro”, nata da un’idea del Gruppo Teatro Moduloesse e messa in piedi grazie alla sinergia tra la compagnia giovinazzese ed il Comitato Regionale “Federazione Italiana Teatro Amatoriale” (F.I.T.A.) Puglia e l’Associazione “Ascenaperta”, ha tenuto incollati sulla sedia gli spettatori per sei serate, dal 29 ago18

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sto al 13 settembre scorsi, sottoponendo un programma variegato ed estremamente ricco, come abbiamo avuto modo di annunciarvi in un articolo del mese scorso. Un riscontro di pubblico enorme, dato che sin dalla prima serata, quando si sono esibiti gli attori della compagnia tarantina “Calandra” nel “Tartufo” di Molière, il richiamo è stato fortissimo ed è cresciuto di appuntamento in appuntamento. Nei nostri resoconti passati in questo mensile, abbiamo più volte analizzato la rassegna facendo recensioni degli spettacoli in programma e commentando il successo ottenuto. In questo articolo, ci ri-

promettiamo di andare un po’ a monte, curiosando nel backstage di una manifestazione tanto amata e cercando di capire cosa si cela dietro la sua potente macchina organizzativa. Per farlo, abbiamo interpellato chi ha visto nascere la kermesse e non si stanca di apportare il proprio contributo per farla crescere ulteriormente: Anna Maria Carella, Presidentessa F.I.T.A., e Franco Martini. «Il lavoro comincia da subito, immediatamente dopo la fine dell’edizione precedente», ha risposto Anna Maria Carella alla nostra domanda sui tempi necessari per l’allestimento della rassegna. E ha continuato spiegandoci: «Sono impegnata

in prima persona nel visionare spettacoli in giro per la Puglia e l’Italia, nell’ambito di rassegne e festival, che sono vere e proprie vetrine per le compagnie che vi partecipano. Anche le esibizioni finalizzate all’assegnazione di premi importanti possono essere un’occasione per me e tutta la squadra di prendere contatti interessanti. Gli scambi e le occasioni non mancano. Pensate, ad esempio, che quest’anno tra gli spettatori di “Giovinazzo Teatro” vi era la giuria del premio “Scena.O”, concorso regionale inserito nel circuito nazionale del Gran Premio del Teatro Amatoriale, che hanno espresso un giudizio su tre dei sei spettacoli in programma. La selezione delle pièce – ha precisato tornando a parlare della rassegna giovinazzese – avviene successivamente in primavera; da quel momento, si definiscono gli ultimi particolari fino alla vigilia della rassegna». Una kermesse che si è


“GIOVINAZZO TEATRO” impegnata a portare nella nostra città compagnie talentuose da vari angoli d’Italia, ma quest’anno si è dovuta limitare ad una sola su sei. «È stata una scelta obbligata, vista la drastica riduzione dei contributi erogati dagli enti finanziatori», ha precisato la numero uno della F.I.T.A. Puglia. «Per le prossime edizioni, stiamo pensando di cercare sponsor privati, affinché si torni a garantire l’esibizione di almeno tre

compagnie nazionali. Naturalmente, questo non mette in discussione l’altissimo valore dei gruppi teatrali che abbiamo in Puglia e la qualità dei loro spettacoli, di cui siamo particolarmente fieri», ha poi concluso. Sulla programmazione di quest’anno, invece, si è espresso Franco Martini, che ha voluto sottolineare l’affluenza record della sedicesima edizione: «I classici hanno attirato tantissi-

ma gente, come è avvenuto per le commedie di Molière e di Eduardo De Filippo, e questo è incoraggiante, perché vuol dire che continuano a coinvolgere e non passano mai di moda. Anche il recital sull’Inferno dantesco ha avuto un discreto riscontro e la platea è rimasta in silenzio ad ascoltare con attenzione ed interesse. Tuttavia, ancora più sorprendente – ci ha confidato – è stato vedere grande affluenza anche per pièce meno conosciute o ideate dalle compagnie stesse. Penso, per esempio a “Dinastie Bastarde” della bitrittese “La Torre del Drago”. Ciò vuol dire che abbiamo dinnanzi a noi un pubblico sempre più maturo, “teatrale”, abituato ad assistere a spettacoli di vario genere e voglioso di novità. A questo bisogna aggiungere – ha affermato con soddisfazione – la composizione estremamente eterogenea del pubblico, il che realizza in pieno la mia concezione di teatro, da classicista quale sono,

ovvero quella del teatro per tutti». Si è discusso poi con amarezza della vicenda del Teatro Ulisse e del mistero che avvolge la sua riapertura: «Non sono in grado di poter dire se e quando verrà riaperto. È un peccato che i risultati invidiabili che raggiungiamo di anno in anno con la rassegna estiva vengano persi nel corso dell’anno. Avremmo potuto dare seguito a questo “patrimonio”, invogliando giovani appassionati ad avvicinarsi al mondo del teatro, invitando compagnie provenienti da varie regioni e dando un palco ad attori professionisti che operano già nella nostra città. Speriamo – ha concluso – che Ulisse possa finire la sua Odissea e tornare presto ad Itaca». Un augurio formulato innumerevoli volte dai fedelissimi di “Giovinazzo Teatro” e da tutta la cittadinanza, che speriamo non rimanga solo uno slogan inascoltato e trovi presto un reale compimento. N. 10 - Ottobre 2015

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Arte e Cultura

Fedele Capurso

Come l’Ufficio Relazioni con il Pubblico ha affrontato l’estate? Scopriamolo insieme

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oberta Mancini è la responsabile dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico di Giovinazzo. Quella appena trascorsa è stata un’estate piena di lavoro, incontri e sorprese per lei e i suoi colleghi della Cooperativa Heis AlberoVivo, che dal dicembre 2014 gestisce l’ufficio al piano terra del Palazzo di Città. Sono ormai quei pochi metri quadri la vera porta per il Comune, e il giovinazzese medio ha quasi dimenticato il vecchio ingresso centrale, naturale varco alla massima espressione della macchina amministrativa locale. Vano laterale, piccolo ma accogliente l’URP, luogo di transito più che di sosta e il motivo lo si intuisce. Se quest’anno non avete visto in piazza quel caratteristico box per le informazioni turistiche cui eravamo abituati nella stagione precedente, la ragione è nell’implemento delle competenze che l’Amministrazione ha voluto affidare alla cooperativa, il cui organico per i tre mesi estivi, supportato anche da due guide turistiche e da un esperto in lingue straniere, ha presidiato il centro informazioni, dal lunedì al sabato, anche di sera, accogliendo turisti e curiosi 20

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Ingresso dell'URP nel palazzo municipale

URP: UN BILANCIO ESTIVO

in visita a Giovinazzo. Davvero in tanti hanno varcato quella soglia, ci dicono i dipendenti indicando l’ingresso. Molti stranieri, con Germania, Francia, Austria, le nazioni di provenienza più ricorrenti. Merito di una pubblicità positiva che Giovinazzo ha saputo fare di sé negli ultimi anni, e di un felice passaparola tra turisti soddisfatti delle scorse stagioni. Dove mangiare, bere, alloggiare, sono state le domande più frequenti, con una media, se pur approssimativa in assenza di statistiche scritte, nell’ordine di dieci turisti al giorno a richiedere informazioni e materiale illustrativo. Discorso a parte merita la partecipazione della nostra città ai Puglia Open Days, con il nostro comune inserito in un

ampio circuito regionale volto a valorizzare grandi e piccole realtà e promuoverne la conoscenza, anche e soprattutto tra gli stessi pugliesi. In questo modo, un buon numero di turisti ogni sabato sera ha potuto visitare il nostro centro storico, supportato e guidato dai collaboratori dell’URP. Un bilancio complessivo, in termini di presenze, è in procinto di essere redatto, e la customer satisfaction sarà un parametro utile per farlo, ma il dato certo è che almeno un centinaio di persone hanno deciso di vedere Giovinazzo con questa modalità. Da giovinazzesi, siamo spesso abituati a guardare la nostra città da una prospettiva interna, e non è sempre immediata e semplice la capacità di riuscire ad osservarla

criticamente dall’esterno, con occhio da turista. Così come, essendone cittadini e per ovvie ragioni non avendone la necessità, non capita frequentemente di entrare in contatto con l’ufficio di accoglienza turistica della propria città e di conoscerne le metodologie di lavoro. Promuovere Giovinazzo e le sue attività è stato il compito degli impiegati dell’URP nei mesi appena trascorsi, e la loro esperienza, a quanto pare, è stata molto positiva. La speranza, da parte nostra, è che si possa riuscire nel tempo ad avere una promozione turistica sempre più gestita e pianificata, che valorizzi il nostro patrimonio e che possa riuscire a raggiungere determinate categorie d’utenza, e naturalmente ad accoglierle nel modo migliore.


La preghiera attraverso l’arte Arte e Cultura

Gabriella Serrone

Cristo viene infatti ritratto con il capo verso il Padre, mentre invoca perdono per i suoi crocifissori. Moltissimi i capolavori realizzati per il Convento, come “I flagellati”, “Cristo acco-

d’ingresso della Sala. L’opera, intitolata “Quando sarò sollevato sulla terra allora attirerò tutti a me” in riferimento al brano del Vangelo secondo Giovanni (12, 20-33) suona come un vero e proprio testamento dell’autore e dà un senso complessivo alla produzione artistica di Rollo. «Questo mio ultimo lavoro non voglio chiamarlo un quadro e nemmeno un disegno; voglio chiamarlo solo uno scritto che esprima la mia fede in Cristo Dio» è la prima frase della targa di presentazione dell’opera ed esprime la concezione spirituale ed artistica dello scultore. Cristo-Dio è l’unica guida capace di

gliente”, numerosissimi crocifissi, in cui le braccia del Cristo sembrano letteralmente abbracciare lo spettatore ed i dettagli del portale della Chiesa. Opere in cui prevale la tecnica dello “schiacciato” e la pittura è sempre funzionale alla scultura. E certamente non meno degno di considerazione è il suo ultimo quadro, che ricopre quasi interamente la parete

condurre l’uomo fuori dal buio delle tenebre e dunque l’unico a dover essere venerato. “Per le ardue vie celesti” non è che una delle iniziative che speriamo facciano riscoprire questo artista schivo e solitario, troppo poco conosciuto anche in quelle città che hanno avuto la fortuna di dare ospitalità alla sua immensa sensibilità artistica.

Le opere sacre di Adolfo Rollo in una mostra fotografica presso il Convento dei Frati Cappuccini

«E

gli è sempre di fronte al Cristo, anche al Cristo che egli plasma o scolpisce, come se fosse al cospetto di Dio e contempla il suo Cristo in funzione della sua arte, e la sua arte è la preghiera per CristoDio». Così scriveva Giuseppe Camporeale nel suo libro “Lo scultore Adolfo Rollo” volendo ritrarre Rollo come artista, ma anche e soprattutto come uomo. Perché, effettivamente, i due aspetti sono intrinsecamente legati e bisogna prendere in esame entrambi per cogliere il genio dello scultore ed il suo contributo all’arte. Tutto questo è stato al centro della fotografica “Per le ardue vie celesti”, visitabile dal 14 al 20 settembre scorso presso il Convento dei Frati Cappuccini. L’esposizione ha raccolto scatti delle opere sacre dell’artista, nato a Bari nel 1989 e morto proprio nel Convento giovinazzese nel 1985, per rendergli omaggio in occasione dei trent’anni dalla sua scomparsa. Gli scatti, realizzati dallo Studio Guglielmi di Castellana, sono stati esposti nella sala del Convento già intitolata allo scultore e spostati

successivamente in altri due luoghi: la Chiesa Della Madonna del Carmine di Bari Vecchia, dal 21 al 26 settembre, e la Basilica di Santa Fara, dal 28 settembre al 6 ottobre. Tre tappe fortemente volute dal Comitato Scientifico “Adolfo Rollo”, costituitosi per tenere vivo il ricordo del Maestro ed impegnato nel corso dell’estate appena trascorsa nell’organizzazione di mostre ed eventi in quelle città che hanno conosciuto l’arte di Rollo e custodiscono le sue opere. Le tre sezioni della mostra, Architettura, Scultura e Pittura, sono riuscite a cogliere interamente la filosofia artistica dello scultore, fortemente intrisa della sua personalità. Ad essere stati immortalate nelle foto, le opere sparse tra Bari, soprattutto i dettagli delle quattro porte istoriate della Basilica di Santa Fara, Alberobello, Noci, nella sua bellissima Abbazia, Fasano e Casamassima. Proprio a Casamassima, infatti, è custodito il Crocifisso più grande d’Italia, uno capolavori più significativi di Rollo, con cui lo scultore ha raggiunto l’apice per espressività e naturalezza del soggetto.

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La Mostra "La Puglia - Miti e Misteri” Arte e Cultura

La Sala San Felice ospita la pregevole iniziativa artistica

Nella foto da sinistra il sindaco Tommaso Depalma, il dott. Rocco Berloco, la critica d’arte Daniela Calfapietro

Marzia Morva

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a Sala San Felice è stata ancora una volta opportuno contenitore di un'apprezzata iniziativa culturale nata con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Giovinazzo. In questa nuova occasione è stata presentata la mostra collettiva di arte contemporanea dal titolo "La Puglia Miti e Misteri", ideata ed organizzata dalla nota artista e critica d'arte, Daniela Calfapietro, in collaborazione con l'associazione culturale "Puglia d'Arte e d'artisti". La nostra bella regione è stata posta al centro delle attenzioni racchiuse nel cuore della mostra in cui nove artisti raccontano ed illustrano con linguaggi, studi, ricerche storiche ed artistiche differenti la suggestione dell'ambiente, della natura, della terra, dei colori e della storia della Puglia con i suoi miti e misteri. Un incontro con l'arte e la storia a più voci in cui, come ha affermato la critica d'arte Calfapietro nella sua presentazione «... emergono immagini suggestive e poetiche, si rievocano luoghi di culto dove la ritualità è prima di tutto nelle prospettive o nelle

idee, laddove lo sfondo è la plurisecolare distesa degli ulivi o le cattedrali romaniche, o i luoghi dei nostri progenitori». La collettiva è stata pensata a Molfetta, punto di partenza e sede dell'associazione, all'interno della sala dei Templari ed il taglio storico datole ha origine proprio lì. L'associazione si avvale di artisti che guardano al mondo con attenzione, attraverso la trasmissione di cultura legata agli elementi naturali della nostra terra, ai dolmen, ai menhir, alla pietra bianca tipica della Puglia, alle distese di ulivi nelle campagne ed alle colline murgiane. Ma l'elemento più importante, a detta della Calfapietro, è la luce che racchiude in sé il mito e il mistero, perché la Puglia è piena di luce e quindi è divinizzata. Il mito stesso, dunque, si alimenta attraverso questa luce. Il mistero, scopriamo ascoltando piacevolmente la nota critica d'arte, è invece quello che caratterizza i nostri castelli e le meravigliose cattedrali. In mostra, nell'apprezzabile allestimento, le opere di Maria Bonaduce, Daniela Calfapietro, Davide

Ferro, Vito Gianfreda, Mauro Germinario, Alessandro Provenzano, Carmen Perilla, Massimo Romani e Franco Valente. Nell'ambito dell'iniziativa artistica è stato presentato in apertura il reading poetico di

FRATRES

GIORNATE DI RACCOLTA DI SANGUE

Giovinazzo - Via Marconi n° 9

OTTOBRE 2015

04/10/2015 - Domenica: dalle 08.00, alle 11.00 12/10/2015 - Lunedì: dalle 08.00, alle 11.00 24/10/2015 - Sabato: dalle 08.00, alle 11.00

N.B. Le date e gli orari sono suscettibili di variazioni dettate da esigenze del Centro Trasfusionale. Per qualsiasi informazione siamo a disposizione presso la nostra sede in Via Marconi, 9.

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La Fratres invita tutti i giovani neo-maggiorenni che hanno compiuto i 18 anni, a dimostrare di essere pronti alla donazione, accostandosi alla lettiga della solidarietà. Lieti di accogliervi nella grande famiglia dei donatori, continueremo il nostro cammino insieme a voi con nuova linfa vitale per chi soffre.

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Arte e Cultura Angela Strippoli. Nel cuore della settimana dell’esposizione si è svolta la presentazione del libro intitolato "Siamo come ci pensiamo", scritto da Rocco Berloco, medico chirurgo, il quale nella sua carriera professionale ha focalizzato l'attenzione sulle domande che i suoi pazienti gli ponevano in merito a cure, rimedi e cause del malessere. La sua esperienza, i suoi studi e le sue ricerche lo hanno spinto a cercare altrove una medicina diversa, una medicina non composta solo di molecole chimiche utili a debellare i sintomi, ma anche fatta di sostanze naturali. La sua non è una medicina alternativa o naturale. Lui la definisce olistica o integrativa. Il tipo di medicina che illustra nel suo libro ha come obiettivo quello di far superare al paziente il concetto di malattia legata ad un singolo sintomo. Essa va oltre ogni piccolo ostacolo e mette al centro dell'attenzione l'organismo a trecentosessanta gradi, sotto tutti gli aspetti: fisiologico, biologico, alimentare ed emotivo. E nell'alimentazione risiedono molti dei segreti per una vita migliore. A questo appuntamento ha partecipato anche il Sindaco, Tommaso Depalma, intervenuto non solo per portare i saluti istituzionali, ma anche per evidenziare «la positiva sinergia tra associazioni, artisti, studiosi e ricercatori, il cui incontro è un arricchimento per tutti ed è un onore accoglierli a Giovinazzo».

“Le forme dell'anima” Marzia Morva

Personale di pittura dell’artista Antonella Nuzzolese presso la Galleria k2

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a Galleria K2/Studio Anforah ha offerto una nuova opportunità agli appassionati d'arte presentando un'artista talentuosa, Antonella Nuzzolese, e la sua nuova collezione di opere, tredici delle quali esposte nella sede sita in via Cattedrale n. 14 a Giovinazzo. L'artista Nuzzolese, pittrice tranese classe 1968, diplomata in Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Bari, ha al suo attivo numerose mostre inserite all'interno di rassegne letterarie dedicate alla poesia. Essa stessa scrive versi, pubblicati da una casa editrice di Roma, oltre a dedicarsi con grande passione all'arte. La Personale, intitolata "Le Forme dell'Anima", ha dedicato attenzione artistica e pittorica al corpo della donna raffigurato lì in bella mostra per raccontare ed ammirare la sinuosità delle forme e la sensualità nei nudi nel contrasto creato dai colori bianco e nero. Il colore rosso, nota cromatica che si percepisce ammirando le labbra, è utilizzato per accentuarne la sensualità. Le opere sono tutte meritevoli di attenzione perché raccontano, scrutano, rievocano quell'immaginario fantasioso sempre interessante da

Quadro di Antonella Nuzzolese

"leggere artisticamente". Antonella Nuzzolese ha raccontato con senso e significato un mondo in cui, con lo scorrere dei tempi, colloca la donna che ritrae, come assoluta protagonista della sua pittura. Tra gli altri, da ammirare, un'opera di grande raffinatezza, in cui il corpo femminile si modella grazie alla danza classica e viene presentato in tutta la sua bellezza. Antonella Nuzzolese ha a cuore questa tematica che sa ben esprimere utilizzando tecnica mista, olio su tela, carboncino e colori acrilici. In questa Personale lo stile figurativo classico, con immagini semplici e

NINO MARZELLA

lineari, si è alternato all'astratto ed anche al contemporaneo, per segnare il tempo passato e giungere sino ai giorni nostri. I linguaggi artistici così espressi si articolano in un incontro sempre interessante, che l'artista conduce alla ricerca dell'anima e dell'armonia, con immagini di impatto immediato che si alternano ad altre più introspettive, silenziose ma cariche di spunti di riflessione. La passeggiata nel centro storico di Giovinazzo, con sosta presso la Galleria K2 ci ha dato modo di fare una nuova esperienza a contatto con l’arte.

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Arte e Cultura

PICCOLI “MECENATE” CERCASI Aperta una sottoscrizione pubblica per il restauro della Madonna di Loreto del De Musso

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l Parroco della Parrocchia Concattedrale, don Benedetto Fiorentino, è alla ricerca di piccoli “mecenate” che possano finanziare il restauro dell’opera settecentesca di Giuseppe de Musso denominata “Madonna con il bambino” o “Madonna di Loreto” (in foto). Si tratta di una pala d’altare situata nell’eponimo altare nella quale sono ritratti la Madonna di Loreto con il piccolo Gesù, sorretti dagli Angeli, oltre a San Michele Arcangelo e San Vito Martire. Il progetto per il restauro ha ottenuto il nulla osta dalla Soprintendenza di Bari anche se purtroppo non può essere realizzato per mancanza di fondi. Per questo motivo, don Benedetto ha aperto una sottoscrizione pubblica per salvare un’opera che appartiene a tutta la collettività. Solo se ognuno di noi farà la sua parte quest’opera verrà restaurata e potrà essere ammirata in tutto il suo splendore anche dalle generazioni future!

Al Signor SINDACO di Giovinazzo Al Direttore del Giornale cittadino “in Città”

OGGETTO: Restauro del quadro del pittore giovinazzese Giuseppe De Musso “Madonna con il Bambino” – Madonna di Loreto.

Gentilissimi, sono a rivolgermi a Voi per comunicare che il quadro del De Musso denominato “Madonna con il Bambino” conservato ed esposto nel 2° altare, entrando in chiesa a sinistra, è in precarie condizioni di conservazione. Lo stesso necessita di intervento di restauro, il cui progetto, redatto da persona esperta e di gradimento della Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici della Puglia di Bari, ammonta a circa 6.600,00 oltre IVA. Il progetto ha già ricevuto l’approvazione della Soprintendenza di Bari e, per mancanza di fondi, è fermo ormai da tempo. Sono a rivolgere al Sig. Sindaco della Ns. cittadina la richiesta di un contributo che, seppur modesto, sia un segno di attenzione dell’Amministrazione Civica alla conservazione delle Opere d’Arte custodite nella Cattedrale dell’Assunta di Giovinazzo. Ai Direttori dei giornali cittadini rivolgo una richiesta di pubblicare questa mia nota, sui prossimi numeri del giornale, affinchè tale richiesta posta essere rivolta a tutti i lettori, sensibili anche Loro, a donare, quanto riterranno, per contribuire a restaurare il dipinto in parola. Per l’occasione è disponibile un conto dedicato Santuario Maria di Corsignano: Presso MONTE DEI PASCHI DI SIENA – AGENZIA DI GIOVINAZZO IBAN: IT 46 H 01030 41490 000001457227 BIC: PASCITM1A79 (per contributi dall’estero) Occorrerà che sia indicato come causale: Restauro quadro “Madonna col Bambino”. Ringrazio Tutti per quanto faranno. Giovinazzo, 24-07-15 Il Parroco della Cattedrale dell’Assunta di Giovinazzo Don Benedetto Fiorentino

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Sociale

Petizione Popolare L

’Associazione naturalistica “Amici dell’Ambiente, della flora e della Fauna” è una ONLUS che sta proponendo alla cittadinanza una petizione popolare denominata “… c’era una volta nei nostri campi” per chiedere all’Amministrazione Comunale la realizzazione di un Parco Naturalistico Cittadino nell’area destinata alla tutela ambientale, ubicata nella Lama Castello, per reintrodurre la flora e la fauna autoctone, ormai scomparse a causa dell’uso indiscriminato dei diserbanti. Dal nostro territorio, infatti, l’uso diffuso dei diserbanti ha provocato la scomparsa delle orchidee spontanee ( fiori protetti) e di tante specie di fiori che prima si vedevano diffusamente nei campi coltivati e ai lati delle strade di campagna. Tra i fiori seriamente minacciati di estinzione, perché il loro numero si è ridotto notevolmente, ci sono due specie di fiori che vivono solo in Puglia negli uliveti. Queste due specie sono un esempio di Biodiversità che deve essere tutelata perché la loro scomparsa sarebbe un danno irreparabile. I fiori spontanei piccoli o grandi, rari o comuni, non sono “erbacce” da distruggere, ma esseri viventi che vivono sulla terra da prima che arrivasse l’essere umano, che con il suo egoistico agire sta provocando l’estinzione di circa 30.000 specie l’anno. Con la scomparsa dei fiori e delle piante spontanee è scomparsa la fauna che vive sulle piante nutrendosi delle foglie e /o del nettare che queste producono. In particolar modo sono diminuite notevolmente le farfalle, le api, le vespe, i coleotteri che sono degli eccellenti impollinatori di alberi da frutta. Con la diminuzione degli insetti e delle piante si sono ridotti anche gli uccelli che si nutrono dei semi delle piante e degli insetti. E ciò ha provocato un grave danno all’eco-

sistema naturalistico giovinazzese. Con la creazione del Parco l’associazione vuole reintrodurre la flora e la fauna tipiche del nostro territorio e ripristinare l’ecosistema distrutto. La raccolta delle firme è iniziata in Piazza Vittorio Emanuele il 17 agosto e terminerà il 31 dicembre. Tutti i cittadini di Giovinazzo, dai 16 anni in poi, che desiderano rivedere i fiori, le farfalle, i coleotteri, gli uccelli e che hanno a cuore il benessere dell’attuale e delle futu-

re generazioni, sono vivamente invitati a sottoscrivere la petizione pubblica presso la sede dell’Associazione in Via Cattedrale 38, la Pro Loco in Piazza Umberto e le altre associazioni che generosamente si sono rese disponibili a raccogliere le firme. Una firma non costa nulla, ma ci dà la possibilità di fare molto. Vi attendiamo numerosi, con figli, genitori, parenti e amici per mostrare che anche i cittadini giovinazzesi hanno a cuore la loro città! Giovanni Volpicella N. 10 - Ottobre 2015

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Sociale

Don Melone e don Gaudio:

Filippo D’Attolico

Gremita la sala Marano per la numerosissima partecipazione del popolo riunito attorno alle figure dei due carismatici Padri Spirituali

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on è stata solo una memoria di 50 anni di storia dell’Arciconfraternita di Maria SS. del Carmine che ha avuto il dono di essere assistita nella crescita spirituale da due presbiteri di particolare spessore umano oltre che teologico. Rivelandosi, per lo sviluppo che la serata del 30 settembre, ha avuto, grazie al ruolo di moderatore ricoperto per l’occasione dal nostro redattore Girolamo Capurso, un particolare momento di vita cittadina che ha coinvolto nella sua interezza coloro che hanno accolto l’invito. E la partecipazione del numeroso popolo degli amici della vicina Molfetta che hanno voluto testimoniare vicinanza e affetto per il compianto don Gaudio ha completato il significato non solo di un ricordo, ma di una storia che in maniera impressionante appartiene al nostro presente piuttosto che al nostro passato. Nella sua introduzione il presidente Nicola Coppola, trasmettendo il messaggio di storia lunga 50 anni della confraternita iniziata nel 1965, ha presentato la figura di don Mario Petruzzella quale nuovo padre spirituale dell’Ente confraternale da domani 1 ottobre, senza alcun minimo segno di interruzione! E lo sviluppo 26

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dei tempi segna di certo un buon inizio voluto dalla casualità della data di nomina giunta dagli uffici diocesani. Il compito di «... ripercorrere il tempo cercando di ritrovare una traccia per aiutare il popolo accorso ad intervenire nella testimonianza e nella memoria dei due presbiteri» è toccato a Giuseppe Maldarella più volte nel ruolo di presidente dell’ente e “traghettatore”, per volontà della Curia Vescovile, nell'opera di trasformazione della Confraternita in soggetto con personalità giuridica dalla metà degli anni ’90. Maldarella, uno dei principali protagonisti della nascita della Confraternita di san Francesco da Paola nel 1964, con l’arrivo del Padre Spirituale don Melone proveniente dalla guida della parrocchia sant’Agostino e giunto in una associazione in decadenza, ma ricca di una presenza giovane e volenterosa che ha costituito per lui un importante terreno fertile. «Una delle prime preoccupazioni che visse don Melone fu proprio quando giunse, a suo nome, l’ordinanza di chiusura della chiesa di san Giovanni Battista; ma trovandosi circondato da giovani pronti a collaborare per la ricostruzione dell’edificio sacro e di una identità comunitaria, si

tranquillizzò» ed a proposito di don Gaudio, invece «... mi intrattenevo in sagrestia trattando tematiche teologiche e riconoscendo da parte sua la schiettezza di dire liberamente tutto con un’apertura libera verso noi laici». L’intervento di un altro “giovane confratello” degli anni ’60 Enzo Fiorentino ha disegnato il ruolo di don Melone come “uomo di guado e non di inciampo”, nel ricordo di una frase ricorrente durante le sue lunghe conversazioni con il padre spirituale «mettere insieme le cose vecchie e le cose nuove”, rivivendo anche quella che è stata l’esperienza politica vissuta nei primi anni ’70 sostenuto da un padre spirituale che «... teneva molto alla testimonianza del cristiano soprattutto attraverso il recupero del passato come testimonianza del suo impegno nel presente e la capacità di progettare un futuro con le proprie idee». «I giovani di san Francesco, ha concluso Fiorentino, sono stati pronti a togliersi lo scapolare ma anche a fare a meno delle processioni per una riscoperta dell’interiorità spirituale». Nino Messina con riferimento a don Gaudio ha tracciato con pacata determinazione il messaggio di voler «... condividere l’emozione e la gioia di un

Padre», e riferendosi al rapporto tra don Gaudio e don Tonino, ha teneramente trasmesso il profondo sentimento di chi si sente riconoscente di aver condiviso l’esperienza di uomini innamorati di Dio ma anche di altri uomini. «Ricordo durante le mie confessioni don Gaudio mi diceva: non ti scoraggiare, diventando così ponte tra l’umanità e Dio, oltre che di riconciliazione tra uomo e uomo. Don Gaudio era

Da sinistra: Nicola Coppola, Enzo Fiorentino, don Mario Petruzzella, Girolamo Capurso, don Luca Murolo, Nino Messina.


grande onore ai nostri Padri! colui che: coglieva, ascoltava, aiutava, abbracciava. Ci ha contaminato con la sua pace, il suo sorriso e la sua gioia, restando incarnato il ricordo di chi nella strada e nella vita ha incontrato un Maestro, Testimone, Profeta». Ed infine un invito rivolto a tutti «di lui vorrei che raccogliessimo, senza disperdere nemmeno una briciola, quel pane di Dio che ha spezzato sull’altare e nella strada». Grande tenerezza ha suscitato l’intervento di don Luca Murolo, grande amico e confidente di don Gaudio. Testimone della sua generosa attività di sacerdote e di scout sin dalla data di ordinazione,

il 29 giugno 1951, ha ricordato quei momenti con profonda commozione soprattutto per il ruolo che don Gaudio ha rappresentato nei vari incarichi ricoperti sempre attraverso un impegno esclusivo nell’interesse del bene delle persone che lo circondavano; «... e il suo è stato un medesimo entusiasmo – ha tenuto a sottolineare don Luca – da prete giovane sino ad assistente spirituale alla confraternita di Giovinazzo». Ha poi ricordato l’interesse di scrivere al nostro mensile che non lo ha abbandonato neppure negli ultimi suoi giorni preoccupandosi di scrivere l’ultimo articolo “Vivere la vita con legge-

rezza”, prima di ricoverarsi in ospedale. Ed ha concluso con una affermazione che ha emozionato tutto il pubblico presente «Voi avete avuto come assistente spirituale un Santo». Molteplici gli interventi del popolo dei conoscitori e seguaci dei due presbiteri che attraverso la loro testimonianza hanno favorito una migliore e più approfondita conoscenza dei numerosi partecipanti. Tonino Dangelico ha ricordato don Melone come suo educatore e maestro, anche Cesare Andriani, ha frequentato casa Melone per la sua attività di parrucchiere prima ed apprezzando le omelie durante le celebrazioni di san Sebastiano durante la sua carriera di Vigile Urbano. Nel ricordo di Rosa Serrone è emerso un don Melone sacerdote di prestigio a capo della chiesa locale e un don Gaudio scout di ferro, stancabile a tutte le età; Michele Bonserio ha ricordato la figura di don Melone come uomo di grande sapienza, diplomazia e conforto cristiano, oltre che grande sostenitore e promotore del recupero dell’archivio storico presente nella Cattedrale. Angelo Depalma ha tracciato una memoria storica di don Melone in qualità di costruttore di Comunità e di Associazioni, particolarmente interessato a mettere su una parrocchia, quella di sant’Agostino, attiva e fervente, soprattutto grazie alla sua capacità di una lettu-

ra sapienziale della vita e del Vangelo, mentre Carlo Volpicella ha ricordato don Melone come grande sostenitore delle associazioni che nell’epoca della parrocchia sant’Agostino sono state di grande fermento in tutta la città. La conclusione è stata del neo eletto don Mario Petruzzella che nel ricordo dei due suoi predecessori ha interpretato accanto ai termini SACERDOTE E SANTITA’, evidenziati nei vari interventi della serata, anche quello di SEGNO che lui stesso ha tracciato nelle figure di don Malone e don Gaudio. Entrambi costruttori di PONTI, ha riconosciuto in don Melone il delegato vescovile in Giovinazzo pronto a collegare il vecchio con il nuovo e in don Gaudio gran sostenitore della figura di don Tonino Bello in ogni sua manifestazione. «Non è il tempo che passa, ma siamo noi che passiamo dalla realtà di questo mondo lasciano il segno della nostra presenza e del nostro passaggio», ha concluso don Mario alla vigilia del suo insediamento nell’Arciconfraternita Maria SS. del Carmine, quindi «non camminare insieme ma insieme per camminare, guardandoci negli occhi e programmando il nostro futuro». A conclusione della serata è stato distribuito a tutti i partecipanti la raccolta di riflessioni: “Da don Melone a don Gaudio” 50 anni di storia confraternale dal 1965 al 2015. N. 10 - Ottobre 2015

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Intitolata ad Antonio Pansini la “casa” dell'Afp Sport

Francesco Frasca, capitano dell'Afp vincitrice di scudetto e Coppa delle Coppe

Il nome del professionista vicino all'hockey al palazzetto di viale Moro. Il ricordo del capitano dell'accoppiata scudetto-Coppa Coppe, Francesco Frasca

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arlare della figura del prof. Antonio Pansini non è cosa facile e l'emozione che provo al solo pensiero di ricordarlo mi sconvolge. Tenterò ugualmente di farlo, in qualità di ex capitano del favoloso gruppo storico dell'Afp Giovinazzo che mi onoro di rappresentare. Da pochi giorni ci eravamo appuntati lo scudetto, in quell'irripetibile 1980. Mai un tricolore era sceso così “in basso”, nel profondo Sud, ma noi eravamo riusciti nell'impresa. Le trasferte massacranti da mille e passa chilometri, i pasti frugali consumati sul pullman, le fatiche di una stagione lunga e logorante: tutto ebbe improvvisamente un senso, in quel tricolore che fece gonfiare d'orgoglio un intero paese. L'Afp era campione d'Italia di hockey su pista. Ma noi non potevamo essere sazi, non dovevamo essere sazi. C'era la Coppa delle Coppe da onorare, un sogno europeo che mai nessuna squadra a rotelle aveva coronato sino ad allora. Eravamo arrivati sino in fondo anche lì: gli olandesi del Duyvestein ed il belgi del Sunday di Bruxelles erano stati eliminati senza troppe difficoltà. Fra noi e la coppa c'era un ultimo durissimo ostacolo, gli spagnoli del Sentmenat. L'andata si sarebbe giocata in trasferta, a pochi chilometri da Barcellona. La strategia era scontata, la stessa di quando incrociavamo avversari fortissimi a casa loro: cercare di imporre il nostro gioco sempre e comunque, ma limitare i

danni se la partita si metteva male, nella consapevolezza di poterla comunque sfangare al ritorno, rinfrancati dal poter giocare sulla nostra pista e davanti al nostro pubblico. Il primo round, però, si fece in salita, una salita più ripida di ciò che pensassimo. Azzerammo il primo vantaggio spagnolo, ma non il secondo. All'intervallo eravamo sotto di tre gol, alla fine della partita addirittura di sette. Il tabellone segnava 11-4 per il Sentmenat, un passivo quasi impossibile da raddrizzare al ritorno. Gli avversari si erano rivelati forti ed esperti: la coppa stava svanendo ancor prima di potercela giocare a Giovinazzo. Pensavo a tutto questo, quando la sirena era suonata da pochi minuti e mi stavo trattenendo in pista, in attesa di una intervista che avrei evitato volentieri, in quel momento di delusione. Ma la fascia di capitano mi imponeva di restare lì, a cercare parole di speranza per chi era rimasto incollato alla radio, in paese, a confidare in un nuovo miracolo sportivo. Per fortuna, toccò a qualcun altro rompere il ghiaccio, a qualcuno che credeva in noi e nelle nostre potenzialità ancor più di noi stessi, a qualcuno che per tutti noi era un fratello maggiore, un padre, prima ancora che un medico e un dirigente. Il prof. Pansini. Fu lui il primo ad andare al microfono, lui che la partita non l'aveva neppure finita di vedere. Uno dei nostri si era fatto male ad una spalla e lui lo aveva accompagnato al-

l'ospedale, per curarlo e sincerarsi delle sue condizioni. Le sue logorate ma sempre prodigiose mani e il suo incoraggiante sguardo guarivano ancor prima della medicina. Era tornato al palazzetto giusto in tempo dare un'occhiata al risultato finale e snobbarlo immediatamente: «Ce la faremo al ritorno – gli sentii dire avvicinandomi – Dopo lo scudetto, anche la coppa sarà nostra. Ce la faremo, non ho dubbi». Forze ed energie d'un colpo mi parvero tornare, assieme alla coscienza della nostra forza e di tutti i sacrifici che avevamo fatto per arrivare sin lì. «Ce la faremo», mi limitai a ripetere. Una, due, tre volte, come un mantra. Fino a convincermi appieno: al ritorno avremmo capovolto il risultato. Ciò che accadde a Giovinazzo ha fatto la storia dell'hockey. Palazzetto pieno già due ore prima dell'inizio, duemila persone a soffiare sulla pallina, il conto alla rovescia dei gol da recuperare, fino al tempo supplementare ed al trionfo. L'Afp vince la Coppa delle Coppe ed è la prima squadra d'Italia a salire sul tetto di Europa. Incredibile. Tranne che per lui, Antonio Pansini, che aveva previsto e assaporato tutto. Grazie Mariangela, grazie Attilio, Alessandro e Alberto, per aver concesso a noi la parte migliore del vostro grande uomo. E la speranza di incontrare persone vere come lui.

Chi era Antonio Pansini

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edico ortopedico, ha elaborato tecniche all’avanguardia e prodotto pubblicazioni scientifiche, è stato docente e primario, anche se i giovinazzesi lo ricordano per la sua umanità e per il suo servizio presso l’ospedaletto di via Cappuccini. Devoto alla Madonna di Corsignano, fu impegnato nel sociale e nel mondo piolaicale. Amministratore comunale e provinciale, da presidente dell’Istituto Vittorio Emanuele II aprì per la prima volta le porte dell’Ospizio alle manifestazioni culturali e favorì il contatto tra i suoi ospiti e la gente. Grande tifoso della squadra di hockey su pista che ha sostenuto nei momenti di difficoltà finanziaria, è stato un punto di riferimento importante per tanti giovani cresciuti con pattini e stecche. Sempre presente sugli spalti degli impianti sportivi, gli è stato intitolato il Palazzetto della zona 167 nel giorno del 18esimo anniversario della sua morte. (Giuseppe Dalbis)


La voglia matta di Enea: “Afp, sarò il tuo Peter Pan” Sport

Filippo Luigi Fasano

Ecco Monteforte da Novara, arrivato a seguito di Franco Amato: 41 anni e non sentirli

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egna, contrasta, incita, richiama i nuovi compagni al rispetto di schemi e distanze. È solo un'amichevole ma è un po' la partita della vita, per Enea Monteforte (nella foto di Luca Pietro Santi), 41 anni sulla carta d'identità e la voglia matta di dimostrarne molti meno in pista. «Chi me lo ha fatto fare? – si chiede l'attaccante novarese arrivato a traino di Franco Amato per scuotere la nuova Afp – Il desiderio di rimettermi in gioco, l'opportunità di indossare una maglia che ha sfornato tanti campioni. Me lo avessero chiesto a 17 anni, di venire qui, sarei venuto in bici, mica in aereo. L'età? In A2 ci sono ragazzi di 20 anni che ti chiedono il cambio dopo pochi minuti, mentre io vorrei giocare sempre: l'anno scorso a Vercelli ho segnato 40 gol in 7 partite. Più degli anni che hai, conta come ti prepari». Fa parte di una generazione di inossidabili, Monteforte, la stessa di un Franco Amato che se solo inforcasse i pattini, direbbe ancora la sua: «Penso che quello di oggi sia un altro hockey, ed in generale un altro sport. Quando ho iniziato, ai raduni giovanili se ne contavano quaranta-cin-

quanta, di ragazzi, mentre oggi te ne arrivano dieci appena. Basta chiederlo ai bambini per rendersene conto: perchè fai sport? Per comprare la Ferrari o per sposare una velina. Noi no: volevamo diventare campioni. E quel senso di sacrificio, di conquista, ce lo siamo portati dentro sino ad oggi. Guardate Franco: se i Bertolucci giocano ancora a Viareggio, non vedo perchè Amato non possa farlo a Giovinazzo. E invece no, non ne vuole sapere, ha ormai scelto un'altra prospettiva, quella da bordo pista». Eppure servirebbe almeno un'altra pedina, a questa Afp chiamata ad una salvezza senz'altro più difficile delle precedenti: «Siamo una squadra con poche pailette ma tanta, tantissima grinta – rassicura Enea – Si è già creato un gruppo fantastico, e questo potrà fare la differenza nei momenti cruciali

della stagione. Vinceremo e perderemo, ma la cosa più importante sudare la maglia, dare tutto, si giochi pochi secondi o quaranta minuti». Gira il paese in bici, Monteforte, che proprio a cavallo delle due ruote ha trascorso l'estate, tirandosi a lucido per l'Afp. Non di solo hockey vive Enea: «Seguo un po' tutti gli sport. Tifo Juve e sono amico di Filippo Porcari, che da poco è venuto a giocare nel Bari. Sono un grande estimatore di Tony Cairoli, otto titoli mondiali nel motocross ed i ragazzi non lo

conoscono. Forse perchè su tv e giornali ti fanno sapere solo quante volte cambia maglietta Balotelli». Prima o poi andrà a trovare i parenti del padre, originario di Brindisi. Oppure saranno loro a salutarlo dagli spalti del PalaPansini, per questa nuova avventura che arriva dopo 6 scudetti, 7 coppe Italia, 8 coppe di Lega e svariati titoli in A2. Più un primo posto nel ranking mondiale con il Novara: «Mi sarebbe piaciuta un'esperienza in Spagna o in Portogallo, ma non mi hanno lasciato partire. Nessun rimpianto però: sono stato benissimo ovunque ho giocato, specialmente a Lodi. Giocare lì è come giocare a Milano per Milan o Inter. Giovinazzo me la ricorda molto, qui ci facevo le vacanze e conosco l'ambiente. Voglio dare tutto per rispetto dei tifosi, del tecnico che mi ha voluto qui e di una squadra e di una società che per giocare devono farsi 800 km ogni due settimane. Mi sento come Peter Pan: vorrei chiudere la carriera qui, e non certo quest'anno».

Sabato 3 si comincia a Sarzana e sarà già scontro-salvezza È

sabato 3 ottobre il giorno d'inizio del campionato, con l'Afp che sarà impegnata a Sarzana, per un confronto subito importante in ottica-salvezza. Il giorno 10 la prima partita casalinga contro il Follonica. Non ci saranno ulteriori innesti, in una squadra che si pone come obiettivo primario, evitare al termine della stagione regolare gli ultimi due posti che condannano alla retrocessione in A2. Nel frattempo, prima uscita stagionale nell'amichevole contro il Matera e primi applausi per un'Afp che non è affatto dispiaciuta. (Anna Rita Fasano) N. 10 - Ottobre 2015

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GS C5, obiettivo Final Eight: “Ci proveremo” Sport

Nicola Miccione

Parla il diesse Gianni Lasorsa: “Squadra di ottimi giocatori, in B diremo la nostra”

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il nuovo direttore sportivo del Giovinazzo C5. Dopo le esperienze in serie B col sodalizio di Antonio Carlucci e col Real Molfetta, Gianni Lasorsa, 45 anni, è rientrato in via Sanseverino. «Dopo il biennio molto positivo con Pino Milella a Giovinazzo, e il rammarico di non aver potuto portare a termine ciò che staff tecnico ed atleti avevano saputo costruire con tanti sacrifici, avevo deciso di abbandonare il futsal perché mi sentivo assai demotivato – ricorda il diretto interessato – Poi, però, mi convinsero ad accettare un nuovo progetto a Molfetta, in cui coinvolsi da Giovinazzo cinque giocatori oltre allo staff tecnico-sanitario. Un'esperienza negativa che mi ha nuovamente scoraggiato, e spinto ad allontanarmi da questo sport che comunque amo». Chi e cosa l’hanno spinta a tornare? «Mi ha convinto a tornare il presidente Antonio Carlucci e molti dei giocatori a cui sono molto affezionato anche se la mia presenza, per motivi familiari, non potrà essere costante. Ciò che mi ha spinto a tornare è la passione per questo sport e la voglia di stare con i “miei ragazzi». L’obiettivo del GS C5: Final Eight

di Coppa Italia di serie B nel mirino? «L'obiettivo è quello di migliorare la posizione della passata stagione e credo che ciò sia possibile. Credo nel lavoro di Franco de Anna come preparatore atletico, in quello di Angelo Dinatale come fisioterapista, nella collaborazione di medici come Nicola Turturro e Giuseppe Lograno e in un anno di esperienza in più del tecnico Paolo Bavaro. E soprattutto credo in una squadra di ottimi giocatori e ragazzi squisiti, tutti italiani. Anche se nel girone F di serie B ci sono squadre molto agguerrite noi cercheremo di dire la nostra. La Final Eight di Coppa Italia è un obiettivo difficile da raggiungere, ma ci proveremo con tutte le nostre forze».

Su quali giocatori scommetterebbe? «In primis su Domenico Binetti che l'anno scorso ha avuto dei problemi fisici: in questo inizio di preparazione, è sembrato carico e ben motivato oltre a stare bene fisicamente. E se Binetti sta bene è un giocatore che in serie B può fare la differenza. Scommetterei poi su Luigi Giancola perché è un elemento che ci può dare tanto sia tecnicamente sia tatticamente e su Francesco Catucci, un ragazzo che proviene dal calcio e che ha delle ottime doti tecniche, ma che ha bisogno di un po’ di tempo per adattarsi al calcio a 5. Infine vorrei menzionare gli under Nicola Cilli e Gaetano Grosso, due ragazzi che sicuramente quest'anno faranno meglio rispetto a quanto di buono hanno già hanno fatto la scorsa stagione. Ma la nostra forza sarà sicuramente il gruppo e l'intento comune di cercare di portare questa squadra, questa società e il nome di Giovinazzo più in alto possibile. Ed è per questo che chiedo ai nostri tifosi di starci sempre vicino e di incitare i nostri ragazzi».

Serie B: una promozione ed una retrocessione, playoff per quattro C

omincia il 3 ottobre e termina il 2 aprile, la stagione regolare del girone F di serie B. Per il GS C5 il battesimo è in casa di una delle favorite, Cristian Barletta, accreditata alla promozione assieme all'altra barlettana, Futsal, e ad Azzurri Conversano ed Apulia Food Canosa. Una sola la promozione diretta, quattro i posti per accedere ai playoff, quelli dal secondo al quinto. Le prime otto classificate al termine del girone d'andata parteciperanno alla Final Eight di coppa, mentre una sola fra le tredici partecipanti al raggruppamento, l'ultima, scivolerà in C. (Anna Rita Fasano)

La terapia mensile della Giovinazzo sportiva per lo stress da pay-tv DATA

Domenica 4 ottobre Sabato 10 ottobre Sabato 10 ottobre Domenica 18 ottobre Sabato 24 ottobre Sabato 24 ottobre 30

IMPIANTO

Campo De Pergola PalaPansini viale Moro PalaPansini viale Moro Campo De Pergola PalaPansini viale Moro PalaPansini viale Moro

N. 10 - Ottobre 2015

ORA

15,30 16,00 20,45 15,30 16,00 20,45

DISCIPLINA

Calcio – Promozione, 4^ andata Calcio a 5 – serie B, 2^ andata Hockey su pista – serie A1, 2^ giornata Calcio – Promozione, 6^ andata Calcio a 5 – serie B, 4^ andata Hockey su pista – serie A1, 4^ giornata

EVENTO

Usd-Real Siti GS C5-Manfredonia Afp-Follonica Usd-Sporting Ordona GS C5-Futsal Capurso Afp-Breganze


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