Terra e Tradizione - Aprile 2018

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Progetto e realizzazione grafica iM.coM. sas - ALBA (CN) - V. U. Sacco 4/A - 4/B - Tel. 0173 290797 - www.im-com@libero.it - www.terraetradizione.com - Periodico anno IX- Aprile 2018 - a diffusione gratuita

Anno IX - Aprile 2018 - Free Press

A Rodello un museo dedicato all’arte sacra contemporanea

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

Alba: a Vinum si celebrano i vini di Langhe, Roero e Monferrato Castagnole Lanze, da 40 anni la Barbera è protagonista!

Il personaggio:

Antonella Appiano, da Asti alla scoperta del Medio Oriente



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IN COPERTINA La Cattedrale di ASTI

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

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CREDITS

Periodico a diffusione gratuita. Autorizzazione del Tribunale di Asti n. 6/2010 La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni, e ringrazia tutte le Amministrazioni Comunali per la gentile collaborazione. È vietata la riproduzione anche parziale di impaginazione e grafica. Sede legale, Redazione, Pubblicità, Direzione, Progetto grafico, Pubbliche relazioni, Art Director, Proprietà artistica riservata:

Direttore responsabile: Livio Oggero

Testi: Livio Oggero, Diego De Finis, Gianfranco Iovino, Laura Icardi, Cesare Torta, Daniela Prevignano, Lucio Rinetti, Ufficio Stampa Gaia Spa, Roberto Cerrato

Foto: redazione Terra & Tradizione, Diego De Finis, Pixabay, Freepik, designed by Phduet - Freepik.com Luca Privitera, Antonella Appiano, Comune di Rodello, Mingo Pasquale Archivio Fotografico Comune di Asti, Viticoltori associati di Vinchio-Vaglio Serra Federico Fracchia, Le foto di marzo, Museo diocesano di Alba, Michele Merlo, Enzo Bruno, don Cesare Battaglino, Bruno Murialdo, Silvia Muratore Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dell’autore e non necessariamente quello dell’editore Distribuzione Gratuita

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IL PERSONAGGIO ANTONELLA APPIANO

PAG. 22-27 EDITORIALI

Gestione del ciclo idrico (A cura di L. Oggero)

RUBRICHE

Non ci sono punti fissi (A cura di Diego De Finis) Libri di casa nostra (A cura di Gianfranco Jovino) Prima gli italiani, riflessioni su uno slogan (A cura di Cesare Torta) Centro San Giuseppe, un 2018 ricco di eventi (A cura di Roberto Cerrato) L’Economia circolare risponde (A cura di GAIA S.p.a. Asti) Astensioni e congedi (A cura di Daniela Prevignano) Caccia al tesoro (A cura di Cesare Torta) Incidenti stradali e avvocato (A cura dell’Avv. Lucio Rinetti) L’acqua, un immenso tesoro (A cura di Laura Icardi) Il biologo risponde (A cura di Laura Icardi)

TERRITORIO E TRADIZIONE I risultati di un corso della scuola I.C.I.F. Alba, celebrati gli sposi del ‘68 A ritroso nel tempo: Davide Lajolo Una visita al Museo d’arte sacra Montali di Rodello Rodello: un Maggio ricco di festa Celebrate le nozze d’oro nella chiesa di S. Domenico Alba: a Vinum i vini di Langhe Roero e Monferrato Castagnole Lanze: la festa della Barbera Alla cantina Vinchio-Vaglio Serra è festa!!!

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editoriale

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Gestione del ciclo idrico Il direttore Livio Oggero

Siamo tutti soddisfatti? L’acqua, si sa, è il bene più prezioso per tutti. Senza questo elemento non ci sarebbe la vita. Quante volte la tematica dell’ “Oro Blu” ha riempito pagine e pagine di giornali offline ed online, nelle diverse declinazioni di discussione che sono state proposte al pubblico. Dallo scorso autunno la diatriba sull’acqua ha toccato anche la Provincia di Cuneo, arrivando ad una soluzione che non soddisfa tutti i Sindaci, ed alla quale si è arrivati passando anche in “zone chiaroscure”, nelle quali il confronto non è stato proprio limpido, giusto per usare un linguaggio consono al tema dell’acqua… Il problema è nato perché era giunto il momento di capire come organizzare e come gestire questo bene prezioso per i prossimi 30 anni. Dopo molte discussioni, prese di posizione, polemiche, prima si è approvato il Piano d’Ambito a livello strategico e di investimenti per modernizzare la rete idrica e tutto quanto correlato, e poi si è deciso per il tipo di gestione. Si è pensato di tagliare il traguardo con la pettorina della gestione pubblica e “in house”: le amministrazioni pubbliche provvedono alla gestione del servizio basandosi sulle proprie risorse interne, senza fare riferimento a bandi o concorsi. Dalla captazione alla distribuzione, passando per la depurazione ed il trasporto. Il giorno dell’assemblea plenaria erano presenti 188 Comuni (90% di quelli della zona ATO4): 119 hanno votato per la soluzione pubblica, 59 hanno votato contro, 2 si sono astenuti e 8 non hanno partecipato al voto. Insieme alla soluzione pubblica si è anche approvato il piano d’investimento di 700 milioni per i prossimi trent’anni, la tariffa unica, e la conferma dell’assunzione dei dipendenti attuali da parte del gestore unico pubblico che sarà scelto. E fin qui sembra essere andato tutto bene. Peccato che in questo cammino le criticità non siano mancate, e che l’amaro in bocca sia rimasto a molte persone. Concentrandoci sulla zona di Langhe e Roero, la decisione del Comune di Alba di appoggiare da subito la soluzione per il gestore pubblico, ha fatto storcere il naso a molti sindaci. Circa il 70% non era favorevole ma preferiva un sistema misto (pubblico e privato insieme). Questo dato è importante ma, per motivi di “quote” che non stiamo a spiegare, i capofila Alba e Bra, hanno spinto per la soluzione pubblica. Un traguardo che non soddisfa anche altre zone della Granda, ovviamente non dipendenti dalle città so-

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pracitate, perché, in questi mesi, molti sindaci hanno percepito poca informazione sui vari punti, prima sul Piano d’Ambito e poi sulla scelta della gestione. Quindi ora si agirà in una situazione dove l’aria che si respira non piacerà a tutti: sicuramente il buon senso dei Sindaci prevarrà per il bene del territorio, anche se alcuni dovranno fare parte di una squadra rinnovata nel modo di operare, con tutti i pro e contro, e sperare che “il gioco valga la candela”. Di sete non moriremo di sicuro, e lo storico acquedotto della Granda continuerà il suo prezioso servizio: nei prossimi trent’anni in modo rinnovato. E su questo sì che bisogna essere tutti d’accordo!


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Tutto scorre, la realtà non sta mai ferma A cura di Diego De Finis

Quando la filosofia prende atto che non ci sono punti fissi Ci sono due grandi correnti di pensiero che hanno attraversato la filosofia occidentale dalla nascita fino a oggi e che si sono ripresentate periodicamente in varie sembianze (alcune volte mischiandosi l’una con l’altra). Una è quella che considera il reale sempre in cambiamento, un’altra vede nel cambiamento un’illusione. Oggi prendiamo in considerazione questa filosofia del cambiamento (anche se nessuno la chiamerebbe così), che può essere riassunta nel motto Tutto scorre, in greco antico Panta rhei. Il motto è attribuito al filosofo greco Eraclito che in effetti può essere considerato il padre di questa direzione filosofica, ben riassunta dal verso di una canzone di Franco Battiato (anche lui ispiratosi a Eraclito): “Non ci si può bagnare/due volte nello stesso fiume,/ne prevedere i cambiamenti di costume”. In effetti noi siamo abituati a cogliere nella realtà fenomeni in mutamento e a considerare altri oggetti o fenomeni immutabili o fissi, questo in base all’esperienza e al senso comune. Come detto sullo scorso numero la filosofia cerca di scavare nella realtà per capire la sua natura intrinseca e nascosta e chi pensa che tutto scorre considera illusori gli oggetti che sembrano immutabili. Una filosofia del genere è perfetta per il mondo di oggi, che cambia molto velocemente e non lascia punti fissi di riferimento (come ha messo in evidenza Battiato). Per capire bene in cosa consista questa tendenza filosofica riprendiamo l’esempio del fiume: immaginiamo di fare un’escursione fuori porta sulle sponde del Tanaro. Fa caldo, e decidiamo di bagnarci i piedi. È possibile bagnarsi due volte nel Tanaro? Il senso comune direbbe di sì: io entro, poi esco, poi magari rientro per rinfrescarmi ancora. Ma il Tanaro è sempre lo stesso? Eraclito risponderebbe no. Nel frattempo l’acqua è cambiata, non è la stessa che ha bagnato i nostri piedi la prima volta. Quindi è impossibile bagnarsi due volte nel Tanaro, comunque non nello stesso Tanaro. Se partiamo da questa considerazione possiamo allargare lo sguardo su tutto: io sto scrivendo questo articolo, ma mente lo scrivo cambio, invecchio, magari di poco, di pochissimo, ma mi modifico, così come non posso dire di essere la stessa persona di 40 anni fa; quando fra un mesetto rileggerò questo articolo stampato, molto probabilmente penserò che un periodo o una parola avrei potuto scriverli diversamente. In base a queste osservazioni si potrebbe considerare che non vi sia nulla di stabile, di sempre identico a se stesso:

anche ciò che ci appare tale in realtà non lo è. Sono stati davvero tanti i filosofi ad aver declinato in vari modi questa interpretazione del mondo, per offrirvi un esempio vi parlerò di Henri Bergson, filosofo francese vissuto a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Una delle sue teorie più importanti parte dalla riflessione sul tempo. Peraltro il tempo scorre, incessantemente, senza mai fermarsi. La scienza, spiega Bergson, è abituata a misurare il tempo in unità di misura omogenee, sempre uguali: ore, minuti, secondi, decimi, centesimi, ecc... ma il filosofo ritiene che in realtà il tempo non possa essere suddiviso così, che si tratta di una astrazione che applichiamo noi per esigenze pratiche. In fondo quante volte pensiamo che un’ora non passa mai, oppure che la giornata è volata. La nostra coscienza vive in un suo tempo, un flusso continuo che non può essere suddiviso. Riflettendo sul passato, sui ricordi che aumentano sempre di più col passare del tempo, la coscienza evolve, cambia, costituisce se stessa, dunque crea se stessa. La nostra crescita è un continuo processo di evoluzione. Scrive il filosofo francese. “Per un essere cosciente esistere significa mutare, mutare significa maturarsi, maturarsi significa creare indefinitamente se stesso”. A chiosa di questo articolo, vale la pena citare un episodio esemplare di coraggio della vita di Bergson. Il filosofo, di religione ebraica, in vecchiaia aveva maturato l’intenzione di convertirsi al Cristianesimo cattolico pubblicamente, ma non lo fece per restare al fianco dei suoi correligionari in un periodo in cui stava avanzando un forte antisemitismo. Questa scelta l’ha dichiarata nel suo testamento scritto nel 1937, quando il Nazismo aveva preso il potere in Germania. È morto nel 1941 e purtroppo ha avuto il tempo di vedere la sua Francia conquistata dalla Germania nazista. Rinunciò a onori e cariche piuttosto di accettare di essere un’eccezione alle leggi antisemite del Governo di Vichy.

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Libri di “casa nostra”: a cura di: Gianfranco Iovino giornalista e scrittore

da chi li scrive a chi li legge

“LA POESIA DA EBBREZZA MARINA...” DI MARIA SARACINO Maria Saracino è una poetessa nata a Torino, trasferitasi da qualche anno in provincia di Verona, ma che spesso torna a Bra, dove ha amici e parenti che le consentono di immergersi completamente in un territorio ed un’aria che ispira pace, tranquillità, poesia e magia, come lei stesso rivela. Affascinata dalle cime innevate e i freschi venti autunnali piemontesi, Maria Saracino è anche un’indomabile innamorata del mare, al punto da farlo diventare il filo conduttore con il quale ha raccolto tutta la sua energia poetica per regalarci un libro di silloge in rima, assolutamente intense e profonde. Grazie al connubio perfetto confezionato dall’unione tra fantasia e verità celate, tutto ad appannaggio della poesia, il mare diventa l’elemento trainante del nuovo lavoro editoriale della poetessa Saracino, alla sua terza esperienza editoriale, che tiene a precisare di aver fatto nascere questa sua intensa idea dall’amore assoluto che nutre per il suono, l’odore e i colori del mare. ESTATE mare, sabbia e amore; questo il titolo completo del suo libro, ci piace riportarvi i titoli di alcune tra le meliche più intense scritte dall’autrice, come PERLA, che celebra la seduzione racchiusa in tutto ciò che nasconde qualcosa di intenso dentro di sé, o PASSIONE COME IL MARE e STELLA CADENTE (San Lorenzo) piena di speranza e desideri da affidare a quel fascio luminoso che cade dal cielo in pieno agosto, rapendo sogni e fantasie, puntuale ogni nuova estate. Alla domanda “cosa la ispira a scrivere poesie” Saracino risponde che è tutto grazie alla vita, perché scrivere una poesie per lei è naturale come vivere, respirare, aprire gli occhi, camminare. Tutto quanto si muove attorno a lei ispira rime, e di conseguenza per lei la poesia è solo un ritratto più profondo e intenso del vivere quotidiano di ognuno di noi. La mia poesia –conclude Maria saracino- nasce nella mente come un’ipotesi, una suggestione ed un’idea, e da lì ha inizio un lunghissimo viaggio interiore, a livello cerebrale prima, per poi scivolare nelle vene ed arrivare a prendere una propria sostanza su un foglio di carta per ritrovarsi ad essere scritta come una rima ed essere poi riletta come una prosa dell’anima. “ESTATE mare, sabbia e amore” poesie di Maria Saracino edizione Book Sprint - p. 84 €. 14.90 o €. 4.99 (versione eBook)

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NOVITA’ IN VETRINA DISCHI E VIDEO CD-DISCHI: LUCIO di Ron è il disco

che consigliamo questo mese, estratto tra i tanti pubblicati nel post-sanremo, perché quanto prodotto da RON raggiunge standard qualitativi altissimi, per un cantautore che sa raccontare del grande Dalla partendo da una confessione: “se non ci fosse stato Lucio, oggi non sarei un musicista”. Il lavoro discografico si apre con “Almeno Pensami”, brano inedito del cantautore bolognese magistralmente interpretato da Rosalino Cellammare a Sanremo, con poca fortuna, a cui seguono altri 11 brani di assoluta intensità, registrati quasi interamente a presa diretta, quasi fosse un Live da Studio, che ha permesso a Ron di ripercorre la crescita artistica e musicale del grande Dalla, rielaborando grandi successi in cui ha partecipato come autore come “Piazza Grande” o “Chissà se lo sai” o una versione intensissima di “Come è profondo il mare”. Un disco che non è un nuovo tributo alla memoria di Dalla, ma una ulteriore accattivante prospettiva di proseguire ad amarlo attraverso altre voci, belle ed intense, come quella di Ron e il suo ottimo “LUCIO”.

DVD/FILM: DVD/FILM: LA LA LAND è il DVD che tutti gli amanti

della musica da ballo aspettavano da tempo. Seduti comodamente su un bel divano di casa sarà difficile restare immobili e rilassati, senza lasciarsi coinvolgere dalle musicalità e i balli di questo musical che ha fatto incetta di premi tra i quali ben 6 statuette Oscar 2017, oltre a 7 Golden Globe e record di incassi in ogni parte del mondo. Basta assistere alla prima sequenza, quella che porta fin da subito lo spettatore al centro di un ingorgo autostradale sul raccordo anulare di Los Angeles, per comprendere di quale forza gode questa pellicola, magistralmente orchestrata dalle musiche di Justin Hurwitz belle e intensissime. LA LA LAND è una commedia romantica agrodolce con protagonista Mia (Emma Stone) aspirante attrice che, tra un provino e l’altro, serve cappuccini alle star del cinema e Sebastian (Ryan Gosling) musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei piano bar. I due, dopo alcuni incontri occasionali, si iniziano a frequentare e tra loro esplode una travolgente passione, anche conseguenza degli interessi e passioni che li unisce irrimediabilmente. Ma quando iniziano ad arrivare i primi successi, i due saranno costretti a confrontarsi con scelte difficili, che metteranno a dura prova il loro rapporto. Semplicemente EPICO.


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Prima gli italiani A cura del sociologo Cesare Torta

Alcune riflessioni sullo slogan più in voga oggi “Prima gli italiani”, un diffuso slogan che si è dimostrato molto efficace anche nella recente tornata elettorale, non è isolato nel mondo, basti pensare all’ “America first” e alle diverse tendenze sovraniste presenti in molti stati occidentali e non solo. E’ uno slogan molto sintetico, per cui ognuno lo può riempire di molti significati ma nello stesso tempo lascia trapelare una visione netta di distinzione delle persone e sceglie come criterio di classificazione quello dell’appartenenza ad una nazione, ad uno spazio geografico ben definito, nel nostro caso l’Italia. Anche senza ricorrere ai casi di doppia nazionalità come possono essere considerati i figli di genitori di diversi paesi oppure i casi dei figli di immigrati di seconda generazione nati e cresciuti in Italia, fermiamoci alla regola generale e accontentiamoci del concetto di italiano come di solito viene inteso. Anche in questo caso chi stabilisce delle classifiche non si ferma al primo, ma cerca di individuare anche i secondi, i terzi e così via. Nessuna classifica si ferma al primo arrivato, specialmente se i concorrenti sono masse di persone. La prima obiezione è quindi: OK, prima gli italiani e poi? Un esempio concreto forse ci aiuta a capire questa obiezione. Se si tratta di affidare una casa popolare a molti richiedenti i casi sono due. Il numero dei richiedenti è inferiore al numero di case a disposizione (caso raro ma non impossibile). Una volta sistemati tutti gli italiani (che hanno la precedenza) restano ancora case libere e allora occorre prevedere se debbono restare vuote in attesa che i figli degli italiani crescano e abbiano bisogno di una casa più grande per la nuova famiglia oppure se possono essere consegnate ai non italiani.

In questo caso chi avrà la precedenza? E quale sarà l’ordine a seguire? Comunitari, extra comunitari, asiatici, americani… Basta trovare un criterio, possibilmente razionale. Se poi fosse anche in linea con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e con la Costituzione italiana sarebbe il massimo. Auguri! Se il numero dei richiedenti è superiore alle case disponibili chi avrà la precedenza tra gli italiani? Conta ancora qualcosa il reddito delle famiglie? Il numero dei figli? Oppure la regione di provenienza? Meridione, Settentrione, Centro? Evidentemente saremo obbligati a inserire altri criteri di valutazione, altri parametri più attinenti al bisogno (e al diritto) di avere una casa che la sola nazionalità non riesce a soddisfare. Con un piccolo sforzo di immaginazione poi si può pensare che anche le altre nazioni seguendo lo stesso principio diranno: prima gli inglesi, prima i francesi e così via. Chissà come ci resteranno quegli italiani che vivono e lavorano in quei paesi da anni e con fatica e sacrifici hanno conquistato pari dignità e diritti con le popolazioni originarie. Con un ulteriore sforzo di immaginazione possiamo cercare di prefigurare quale tipo di società avrà maggiori chances di sviluppo e di benessere per i cittadini. Quella in cui prevale il concetto di prima gli italiani, prima gli inglesi e i francesi oppure quella in cui prevale il concetto di prima i meritevoli, gli onesti, i più bravi, i più competenti, quando si tratta di scegliere le persone per un lavoro o per una carica pubblica e prima i più deboli e i più bisognosi quando si tratta di aiutare chi per qualche ragione resta indietro rispetto agli altri. Chissà!

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CENTRO CULTURALE

SAN GIUSEPPE O.N.L.U.S

Il Centro Culturale San Giuseppe è orgoglioso di comunicarvi alcuni degli importanti eventi e iniziative organizzati per arricchire la scena culturale della città per il 2018, nati dal desiderio di partecipare alla dinamicità e allo spirito di condivisione distintivi di questo territorio, Patrimonio dell’Umanità. Uno dei prossimi eventi di spicco intende rendere omaggio alla celeberrima figura di Fausto Coppi, atleta e persona dalle singolari qualità, amato dai conterranei quanto dagli appassionati di ciclismo, e non solo, d’oltralpe. Da mercoledì 9 maggio a domenica 27 maggio la Chiesa di San Giuseppe ospiterà, infatti, una mostra a lui dedicata dal titolo “Un uomo solo al comando”. Cimeli unici originali del Campionissimo saranno esposti in un percorso di immagini, video e racconti nella cornice straordinaria della Chiesa barocca di San Giuseppe. La mostra verrà inaugurata alle 17.30 di mercoledì 9 maggio e potrà contare sulla partecipazione di Faustino Coppi, figlio del Campionissimo, del Sindaco di Castellania, paese natale di Fausto Coppi, Sergio Vallenzona e di moltissimi appassionati di ciclismo. Siamo felici di presentare inoltre l’ultimo Volume pubblicato dalla nostra casa editrice, Edizioni San Giuseppe, frutto delle ricerche dell’infaticabile storico Walter Accigliaro, “Pievi e chiese dell’Antica Diocesi di Alba nel Registrum del 1438”. Il volume, nato nel contesto delle manifestazioni celebrative del Bicentenario della ricostituzione della Diocesi di Alba (18172017) e dell’87 è una meticolosa ed articolata elaborazione derivata dal documento quattrocentesco “Registrum Eccl.æ et E.pãtus Albeñ, et totius Cleri exempti, et non exempti Ciuitatis, et Diœc. Albeñ.”, conservato, in copia del XVII secolo, nell’archivio storico della Curia vescovile. Antiche chiese e luoghi di riferimento, nonché casi insoluti vengono attentamente esaminati nel volume in questione mediante analisi storiografiche, comparazioni, ragionamenti sui dati territoriali, ipotesi sostenibili.

La nostra casa editrice, Edizioni San Giuseppe, è entusiasta di preannunciare la pubblicazione del Volume che la città di Alba attendeva da lungo tempo: “ALBA. Itinerari d’architettura storica e cultura figurativa tra antichità romana e primo Novecento”. La corposa opera editoriale intende percorrere la città, illustrando testimonianze storico-artistiche nel concentrico e nella periferia urbana. In tal senso vengono esaminati reperti archeologici d’età romana e medievale, visibili sia nel sottosuolo, sia nelle aree urbane, sia nel Museo civico ed in quello diocesano, realizzazioni architettoniche di notevole interesse: torri, chiese e palazzi storici dal Medioevo al primo Novecento, con riferimenti anche a numerose opere d’arte. Al lettore attento, residente in città o visitatore temporaneo, come allo studente ed all’operatore culturale, quest’opera editoriale offre un valevole strumento di conoscenza: redatto da autori qualificati, il volume non è una mera guida turistica sebbene l’ampia documentazione fotografica e la raccolta di stampe e disegni di varia epoca rendano la lettura indubbiamente accattivante. Il progetto editoriale conterà della presentazione del Sindaco di Alba e di S. E. il Vescovo della Diocesi di Alba. Inoltre, stiamo attualmente valutando importanti azioni per una sua valenza di solidarietà concreta destinando parte del ricavato a progetti di sostegno assistenziale. Siamo infine orgogliosi di esser parte attiva del Comitato San Giovanni Paolo II, costituito al fine di intitolare la piazzetta antistante la Chiesa di San Giuseppe al Santo Padre, nel 40° anniversario dell’elezione a Pontefice Di Papa Wojtyla. Il 13 ottobre, ore 17.00 circa, verrà scoperto il Medaglione Bronzeo apposto a lato della Chiesa che ospiterà, per l’occasione, la mostra interamente dedicata al Santo Padre, visitabile per tutto il mese di ottobre. Grazie a tutti e alla prossima puntata!!! Il Presidente Roberto Cerrato

Per tutti coloro interessati alle nostre attività e pubblicazioni: www.centroculturalesangiuseppe.it - centroculturalesangiuseppe@gmail.com Uffici aperti dal lun. al ven. 9,00- 12,00/ 14,30- 18,30 - Tel. fax: 0173 293163 Segreteria amministrativa: Elena Marcolin - Ufficio Stampa: Luciano Martire

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A cura di Roberto Cerrato Presidente del Centro Culturale San Giuseppe onlus

Un 2018 ricco di importanti eventi


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Gestione Ambientale Integrata dell'Astigiano S.p.A.

L’Economia circolare risponde:

La buona raccolta differenziata è evento di promozione del territorio

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apita spesso di sentire le persone lamentarsi della Raccolta Differenziata, perché è una “pratica noiosa”, costosa e di cui, alla fin fine, si mette in dubbio la reale utilità. Prendono così il sopravvento alcuni diffusi luoghi comuni: “tanto va a finire tutto insieme”, “è solo un modo per farci pagare delle tasse”, “è tutto un magna magna” e via di questo passo. Esistono diversi modi, però, per rendersi conto che la realtà è assai diversa: quando i rifiuti rimangono in strada perché nessuno li passa a raccogliere, ad esempio, oppure quando si decide o si ha l’occasione di visitare le strutture dove questi materiali vengono portati e lavorati. GAIA è promotrice del “secondo metodo” e così, ogni anno, progetta e realizza iniziative che hanno l’obiettivo di portare persone, studenti, amministratori a vedere con i loro occhi gli impianti di trattamento, recupero e smaltimento rifiuti. Dal 2004, anno di inizio attività degli impianti del sistema integrato astigiano (di proprietà dei 115 Comuni della provincia di Asti e, dal 2017, del socio operativo industriale IREN Ambiente) sono passate 8.237 persone, che hanno potuto osservare il lavoro che si svolge in quegli spazi e, soprattutto, rendersi conto della montagna di scarti che ogni giorno viene prodotta dai cittadini e poi portata a GAIA. E stiamo parlando dei soli rifiuti urbani, escludendo quelli speciali (cioè quelli generati dalle aziende, attività produttive, imprese). Basti pensare che ogni cittadino, in Piemonte, produce mediamente 1,3Kg di rifiuti al giorno; moltiplicando per i circa 215.000 abitanti della provincia di Asti, scopriamo che ogni settimana arrivano da GAIA almeno 1.960 tonnellate di rifiuti.

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Per farsi un’idea, all’incirca il corrispettivo di una palazzina di 6 piani!

organizza due iniziative che interessano gli studenti: Riciquark e Riciclo Aperto. La prima, realizzata con il Comune di Asti, quest’anno ha coinvolto 17 classi

da Cocconato, Nizza, Montechiaro, Mombercelli, Montegrosso; la seconda, in collaborazione con COMIECO (il Consorzio Nazionale che coordina la raccolta e il recupero della Carta), ha visto la partecipazione di 250 ragazzi delle scuole di Canelli, San Marzano e Asti.

Ma la sensibilità per l’ambiente e per la corretta gestione degli scarti può diventare anche un evento di paese. Nel 2017 GAIA, con il Comune e le scuole di Costigliole d’Asti, ha realizzato un grande mandala in piazza utilizzando i tappi delle bottiglie di plastica, organizzato una proiezione del film “Waste Mandala” sulla liberazione dai rifiuti dell’Himalaya e allestito un mercatino del baratto con la partecipazione di tutto il paese. Un’iniziativa simile si ripeterà anche quest’anno nei comuni di Mombercelli, Nizza M.to e Castelnuovo Don Bosco. Vedere gli impianti fa comprendere quanto sia funzionale e prezioso disporre di un corretto sistema di gestione dei rifiuti che genera, come risultato finale, la prevenzione e il contenimento dell’inquinamento, il recupero dei materiali, e l’offerta di nuove opportunità lavorative.

In definitiva, una finestra di speranza sul futuro delle nostre colline.

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Quando un turista viene da noi per ammirare le colline patrimonio dell’Umanità, non può evitare di confrontarsi con il sistema di raccolta differenziata; per questo essere un esempio virtuoso in questo ambito aiuta a trasmettere l’idea che il territorio non sia solo una “cartolina”, ma una mentalità, un modo di affrontare i problemi con una sensibilità ambientale complessiva, dalla semina alla gestione degli scarti. Per farlo comprendere più profondamente anche a chi abita le nostre comunità civili, GAIA, tra le altre cose,

G.A.I.A. spa via Brofferio 48 - 14100 Asti - Tel. 0141 35.54.08 - Fax 0141 35.38.49 info@gaia.at.it - info@legal.gaia.at.it

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A cura dell’Ufficio Comunicazione di GAIA Spa – Asti

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Astensioni e congedi: tutto ciò’ che si deve sapere a tutela di mamma e papà Quando si parla di “congedo parentale”, si intende l’astensione facoltativa della lavoratrice o del lavoratore, sia in quanto genitori naturali sia adottivi o affidatari. La madre lavoratrice può usufruirne una volta trascorso il periodo di astensione obbligatoria (congedo di maternità), per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi. Il padre lavoratore, invece, ha diritto a tale astensione dalla nascita del figlio, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi ovvero di 7 mesi qualora usufruisca dell’astensione facoltativa per un periodo continuativo non inferiore a 3 mesi. In quest’ultimo caso, il periodo massimo utilizzabile da entrambi i genitori viene elevato a 11 mesi; Nel caso vi sia solo un genitore, il congedo parentale spetta per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 10 mesi. Il lavoratore può chiedere per una sola volta la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale, con riduzione dell’orario non superiore al 50%, al posto del congedo parentale o entro i limiti del congedo ancora spettante. Il congedo parentale consiste nel diritto ad: • un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, calcolata in base alla retribuzione del mese precedente l’inizio del periodo di congedo, entro i primi sei anni di età del bambino (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento) e per un periodo massimo complessivo (madre e/o padre) di sei mesi; • un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, dai sei anni e un giorno agli otto anni di età del bambino (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento), solo se il reddito individuale del genitore richiedente è inferiore a 2,5 volte l’importo annuo del trattamento minimo di pensione ed entrambi i genitori non ne abbiano fruito nei primi sei anni o per la parte non fruita anche eccedente il periodo massimo complessivo di sei mesi; • nessuna indennità dagli otto anni e un giorno ai 12 anni di età del bambino (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento). Il diritto all’indennità si prescrive entro un anno e decorre dal giorno successivo alla fine del periodo indennizzabile.

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La domanda va inoltrata prima dell’inizio del periodo di congedo richiesto. Se viene presentata dopo saranno pagati solo i giorni di congedo successivi alla data di presentazione della domanda. Per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, l’indennità è anticipata dal datore di lavoro, tranne per gli operai agricoli a tempo determinato, i lavoratori stagionali a termine e i lavoratori dello spettacolo a tempo determinato, per i quali è previsto il pagamento diretto dall’INPS, così come per le lavoratrici e i lavoratori iscritti alla Gestione Separata e per le lavoratrici autonome. Le lavoratrici e i lavoratori possono presentare la domanda di congedo parentale online all’INPS attraverso il servizio dedicato. In alternativa, si può fare la domanda tramite enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi. Dal congedo parentale occorre distinguere il congedo di maternità, ovvero l’astensione obbligatoria dal lavoro della lavoratrice. Tale diritto deriva dalla tutela costituzionale riconosciuta alla donna lavoratrice per l’adempimento della sua essenziale funzione familiare. L’art. 37 Cost. dispone per l’appunto che occorre assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione. Sulla base di tale principio l’art. 16, D.Lgs. n. 151/2001, ha previsto il divieto di adibire al lavoro le donne durante i due mesi precedenti la data presunta del parto e, ove il parto avvenga oltre tale data, per il periodo intercorrente tra la data presunta e la data effettiva del parto; durante i tre mesi dopo il parto e, durante i giorni non goduti prima del parto, se il parto avvenga in data anticipata rispetto a quella presunta. Nei casi di interruzione spontanea o terapeutica della gravidanza avvenuta successivamente al 180° giorno dall’inizio della gestazione, o in caso di decesso del bambino alla nascita o durante il congedo di maternità, è riconosciuta alla donna la facoltà di riprendere l’attività lavorativa in qualunque momento. Due mesi prima della data presunta del parto, la lavoratrice deve consegnare al datore di lavoro e all’INPS, il certificato medico indicante la data presunta del parto. Successivamente al parto, la lavoratrice è tenuta, invece, a presentare, entro trenta giorni, il certificato di

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rubrica nascita del figlio, o la dichiarazione sostitutiva ai sensi dell’art. 46, D.P.R. n. 445/2000. Il padre lavoratore ha il diritto di astenersi dal lavoro per tutta la durata del congedo di maternità o per la parte residua che sarebbe spettata alla lavoratrice, in caso di morte o di grave infermità della madre e di abbandono o affidamento esclusivo del bambino al padre. Per i figli nati, adottati o affidati a partire dal 1° gennaio 2018, i padri lavoratori dipendenti hanno diritto, entro il quinto mese di vita del figlio, ad un congedo obbligatorio di 4 giorni e ad un congedo facoltativo di 1 giorno, da fruire in accordo con la madre e in sostituzione di una corrispondente giornata di astensione obbligatoria spettante a quest’ultima. In caso di richiesta del congedo facoltativo, il lavoratore deve allegare alla stessa una dichiarazione della madre da cui emerga che quest’ultima non intende fruire del congedo di maternità per un numero di giorni equivalente a quello fruito dal padre, con conseguente riduzione del congedo medesimo. È opportuno ricordare che esistono misure alternative al congedo parentale, cioè il contributo per i servizi degli asili nido e il “Contributo per l’acquisto di servizi di baby-sitting”; quest’ultimo viene erogato secondo le modalità previste per il “Libretto Famiglia”. Ciò comporta che i voucher già acquisiti telematicamente entro il 31 dicembre 2017 resteranno validi fino al 31 dicembre 2018; sarà dunque possibile inserire prestazioni lavorative esclusivamente con data fine, al massimo, 31 dicembre 2018. Il 31 dicembre 2018 costituisce anche il termine entro il quale è possibile restituire in tutto o in parte i voucher oggetto di acquisizione telematica non utilizzati con il conseguente reintegro del corrispondente congedo parentale. Possono accedere al beneficio: - le lavoratrici dipendenti di amministrazioni pubbliche o di privati datori di lavoro; - le lavoratrici iscritte alla Gestione separata che si trovino, al momento della presentazione della domanda, ancora all’interno degli 11 mesi successivi alla conclusione del teorico periodo di indennità di maternità e non abbiano fruito ancora di tutto il periodo di con-

www.terraetradizione.com gedo parentale; - le lavoratrici autonome o imprenditrici che abbiano concluso il teorico periodo di fruizione dell’indennità di maternità e per le quali non sia decorso 1 anno dalla nascita o dall’ingresso in famiglia del minore e che non abbiano fruito ancora di tutto il periodo di congedo parentale. Le lavoratrici madri possono accedere al beneficio anche per più figli, presentando una domanda per ogni figlio e purché ricorrano, per ciascuno di essi, i suindicati requisiti. Il beneficio consiste nelle seguenti forme di contributo, alternative tra loro: - il contributo per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati; - il contributo per l’acquisto di servizi di baby-sitting erogato secondo le modalità del Libretto Famiglia. L’importo del contributo è pari a 600 euro mensili ed è erogato per un periodo massimo di 6 mesi (3 mesi per le lavoratrici autonome), divisibile solo per frazioni mensili intere, in alternativa alla fruizione del congedo parentale, comportando conseguentemente la rinuncia allo stesso da parte della lavoratrice. Il contributo per la fruizione della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati viene erogato attraverso pagamento diretto alla struttura scolastica prescelta dalla madre. Il contributo concesso per il pagamento dei servizi di baby-sitting viene erogato mediante il “Libretto Famiglia”, che dovrà essere acquistato entro e non oltre 120 giorni dalla comunicazione di accoglimento della domanda. La presentazione delle domande sarà consentita fino al 31 dicembre 2018, o comunque fino a esaurimento dello stanziamento di 40 milioni di euro previsto dalle legge di bilancio 2017. La finalità dei molteplici interventi esaminati è quella di tutelare la funzione familiare dei lavoratori e delle lavoratrici, favorendo la conciliazione famiglia-lavoro e la vivibilità di un momento indimenticabile.

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Una iniziativa di "Terra & Tradizione"

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Inviate le vostre segnalazioni via mail a: terraetradizione@gmail.com indicando per oggetto: Caccia ai Tesori

E’ iniziata la nostra “CACCIA AI TESORI”

Iniziamo con questo numero il viaggio tra i “tesori” della nostra terra. Il nostro elenco non ha un ordine di importanza o altro criterio classificatorio. Si tratta semplicemente delle segnalazioni che via via ci pervengono dai nostri lettori, da enti e associazioni che si occupano di turismo e tutela del territorio. Su questo numero scopriamo un angolo suggestivo in Langa, nel territorio del Barolo. Buon viaggio!

Cappella di Santo Stefano in frazione Perno di Monforte d'Alba La Cappella campestre di Santo Stefano in frazione Perno di Monforte d'Alba è uno dei beni architettonici più belli e antichi sul suolo langarolo. Risale infatti al XII secolo e l'abside è costruita in stile romanico (non sono molte le chiese romaniche rimaste in piedi nelle Langhe). Come tante chiese campestri si trova sulla cima di una collina, perché sia visibile a tutti e facilmente raggiungibile. Il colle è adiacente a quello principale su cui sorge la frazione di Monforte, molto bella anch'essa all'ombra delle mura di un antico castello medievale. Un tempo il centro era più importante ed era un comune a se stante. Il castello è stato anche acquistato da Giulio Einaudi che negli anni 70 e 80 l'ha utilizzato come redazione estiva della casa editrice Einaudi, una delle più importanti in Italia, oggi è una struttura ricettiva che conserva alcuni pregevoli affreschi. Ma torniamo alla cappella a cui si può accedere solo andando a piedi. Dalla strada principale che collega Perno con Monforte, appena fuori dalla frazione la si nota sulla cima di una collina, fra i filari di Nebbiolo che porteranno alla produzione di Barolo. In realtà nella bella stagione, fra primavera e autunno è difficile

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vederla da lontano, perché immersa all'interno delle chiome di alcuni alberi. E si tratta di un pregio perché la chiesetta diventa sicuro riparo dalla calura della tarda primavera o dell'estate. E' possibile raggiungerla solo a piedi, ma il percorso è comunque comodo. Una volta avvicinatisi l'edificio appare in tutta la sua bellezza, soprattutto l'abside conservato perfettamente nello stile romanico originario. La cappella è piccola e dalla sommità della collina si gode una splendida veduta su Perno e sui vigneti langaroli. L’abside, di forma semicircolare, è realizzata con pietra da taglio di diversa pezzatura e presenta tre piccole monofore piuttosto schiacciate nella parte superiore. Quella inferiore è invece caratterizzata da una lieve scarpatura. La facciata è meno bella anche perché non è quella originaria. Anche la navata all'interno risale a metà Settecento. Quasi tutte le pareti laterali risultano ora coperte da un intonaco color giallo tenue, è stato lasciato in evidenza lo zoccolo in pietra che corre lungo i tre lati, pertinente alla costruzione romanica. All’interno dell’edificio sono ancora visibili alcuni affreschi interessanti: nel catino absidale, a destra, una figura di santo ai cui piedi è raffigurato un angioletto, l'opera risale a un periodo compreso fra la seconda metà del XIV secolo e gli inizi del XV; a sinistra si può ancora osservare un frammento che rappresenta la lapidazione di Santo Stefano (seconda metà XV secolo). Fuori invece un accurato scavo archeologico avvenuto fra il 1980 e il 1982 ha permesso la scoperta di un'area cimiteriale probabilmente precedente la costruzione della chiesetta. Le tombe risalirebbero ai secoli compresi fra il X e il XII. Della manutenzione e della pulizia del sito si occupa periodicamente la sezione albese dell'associazione “Italia Nostra”. Un luogo tranquillo da scoprire per trascorrere un pomeriggio in un angolo bello e ombroso.


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Incidenti stradali e avvocato

E’ bastato un cambio di avverbio, (da visivamente a strumentalmente) per dire addio non solo al risarcimento per il colpo di frusta, ma anche a gran parte delle varie voci accessorie quali ad esempio i danni psichici, lo stress post traumatico o le ferite e lesioni non riscontabili via TAC e radiografia. Questa infatti è la strada tracciata nel decreto Destinazione Italia, firmato in fretta e furia da Mario Monti a fine 2013 che cancella tout court gran parte dei cosiddetti danni alla persona per “lesioni di lieve entità” abbassando inoltre la prescrizione da due anni a tre mesi.

• L’INDENNIZZO DIRETTO

Con l’introduzione dell’indennizzo diretto infatti, il nuovo sistema prevede che ogni danneggiato in caso di scontro tra due veicoli senza feriti gravi, debba interfacciarsi giocoforza non con la Compagnia di chi gli ha generato il danno, bensì direttamente con la propria. Se nell’ intenzione del Legislatore la norma avrebbe portato ad un aumento della concorrenza tra le Compagnie e generato una riduzione delle tariffe e del costo dei sinistri, così non è stato: ed infatti alzi la mano chi si è visto diminuire negli anni gli importi della propria R.C.A.!

• IL COLPO DI FRUSTA

Difficile quindi, con l’introduzione della nuova normativa avere qualche chances di ottenere un risarcimento per danni come il classico colpo di frusta, patologia che interessa l’ 83% delle richieste di risarcimento danni fisici a seguito di sinistri. Essendo ora previsto un accertamento strumentale, sarà quindi fondamentale innanzitutto recarsi al pronto soccorso per fare accertare le lesioni riportate e sottoporsi agli esami strumentali idonei (ad esempio radiografie, TAC) nonché produrre anche una perizia medico-legale di parte per specificare il grado di invalidità permanente riportato.

darsi ad un Agente, il quale per via della posta in gioco e del palese conflitto di interessi, sicuramente non è il soggetto naturale a cui affidare la tutela dei propri diritti e crediti. La gestione di un sinistro infatti necessita di un’approfondita conoscenza circa le pretese che possono essere avanzate: se con riguardo all’ individuazione delle voci di danno sicuramente le più significative e conosciute sono quelle riferite a: • Danni materiali (subiti da veicolo e cose); • Lesioni personali, (subiti dalle persone) non vanno tuttavia trascurate quelle accessorie ed in particolare il ristoro dei danni morali fino ad arrivare al danno da mancato guadagno per impossibilità di svolgere la propria attività lavorativa, nonché i danni derivanti dal mancato utilizzo del veicolo. Inoltre, spetterà alla Compagnia rimborsare tutte le spese sostenute in conseguenza del sinistro come ad esempio le spese del carroattrezzi o quelle mediche. Ecco perché l’avvocato diventa l’alleato principale del danneggiato. Egli infatti per competenza ed esperienza, è l’unico in grado di interfacciarsi con i soggetti principali (assicurazione e liquidatori in primis), garantendo da un lato che la pratica venga trattata speditamente e dall’ altro di valutare se l’ offerta risarcitoria corrisponda all’ entità dei danni subiti e i cui onorari, costituendo una delle varie voci del danno conseguente il sinistro, generalmente sono liquidate dall’ assicurazione. In conclusione, sebbene la procedura per ottenere un risarcimento congruo e celere possa a prima vista apparire agevole per un buon legale, tale non lo è per chi non è addetto ai lavori: ed infatti nel delicato rapporto con la compagnia assicuratrice, attesa la molteplicità dei principi regolatori della materia, il danneggiato ricopre, obtorto collo, il ruolo della parte debole.

• QUALI CONSIGLI?

Qualora ci si trovi proprio malgrado coinvolti in un incidente stradale, ottenere il risarcimento dei danni, si è visto come sia diventata impresa sempre più ardua. Ecco perché è consigliabile rivolgersi fin dalle battute iniziali ad un professionista, soprattutto in considerazione del fatto che gli onorari sono – quasi sempre – sostenuti dalla compagnia di assicurazione. Essenziale quindi evitare il fai da te, tantomeno affi-

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Un binomio (quasi) inscindibile

A cura dell’Avvocato Lucio Rinetti


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L’acqua è l’alimento indispensabile A cura della Dr.ssa Laura Icardi

Apriamo un capitolo fondamentale Siamo fatti per più di metà di acqua, ma se si parla di dieta sana si pensa sempre a quali alimenti mangiare e non mangiare, quanto e come, ma poco di quanta acqua bere. Eppure l’acqua è l’unico alimento di cui nessun essere vivente può fare a meno. Ne siamo inconsciamente consapevoli e siamo tutti abbastanza informati da capire che non basta bere, occorre bere un’acqua adatta al nostro organismo. Così ognuno di noi si è chiesto, almeno una volta, quale acqua scegliere. Sembra una domanda semplice, facile, limpida come l’acqua, ma…non c’è una risposta che vada bene per tutti e tutti i casi. L’acqua dell’acquedotto può essere estremamente diversa anche in due zone della stessa città o quartiere. Dipende dalle zone di captazione, dal territorio, dalla disponibilità, dai trattamenti di depurazione necessari, dalle quantità richieste per i fabbisogni della popolazione. È un’acqua garantita dal punto di vista chimico e microbiologico dalle società erogatrici ed è controllata da ASL e dall’ARPA. È una buona scelta per molte aree d’Italia in cui l’abbondanza d’acqua consente di approvvigionarsi da fonti già pulite e di qualità. Devo però precisare che a volte, anche un’acqua offerta perfetta dal sistema idrico cittadino, può perdere le sue caratteristiche o addirittura essere contaminata se distribuita da impianti domestici vecchi o rovinati. Prima o poi tutti ristrutturano casa, cambiano i sanitari, i rubinetti, la caldaia…ma quanti pensano di fare manutenzione all’impianto di distribuzione dell’acqua…i tubi, per intenderci? Spesso non sappiamo dove passano, di che materiale sono, quanto sono vecchi… È importante preservare e mantenere i nostri impianti privati perché sono il “contenitore” della nostra acqua e soprattutto, l’acquedotto risponde fino all’allacciamento, oltre è una nostra responsabilità. Le casette dell’acqua ultimamente comparse nelle piazze, sono installazioni volute da quasi cinquecento Comuni in Italia per offrire acqua dell’acquedotto addolcita o gasata a prezzi molto bassi. L’iniziativa consente di ridurre i rifiuti consistenti in bottiglie di plastica

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o di vetro in quanto ogni volta si utilizzano necessariamente gli stessi contenitori. È un’ottima soluzione per avere acqua più piacevole al palato sfruttando l’acqua già depurata e trattata dall’acquedotto del nostro comune. Anche qui, occhio al contenitore! Occorre utilizzare bottiglie in materiali durevoli e facilmente pulibili con tappi saldi e periodicamente sostituiti (le guarnizioni, almeno). Ultima accortezza, evitare scorte troppo abbondanti perché l’acqua si conserva solo pochi giorni, 3 è il numero perfetto. Le bottiglie andrebbero tenute al fresco e in un ambiente poco umido. Spesso ho visto cataste d’acqua stoccata al sole sul balcone!!!!!! L’acqua in bottiglia presenta almeno 4 variabili, plastica o vetro, minerale o oligominerale, povera di questo, ricca di quest’altro. In generale sono tutte acque ottime e nelle nostre zone, con tutte le stupende montagne e falde naturali che abbiamo, si producono acque eccezionali. In questo caso, la scelta dovrebbe tener anche conto di altri importanti fattori che vi suggerisco con alcune domande provocatorie… • Serve scegliere un’acqua poverissima di sodio se non adotto un’alimentazione sana in generale? • Ma come può costare meno un’acqua in bottiglia che viaggia 1000 Km su un camion che un’acqua delle mie zone? • Che inquinamento produce il trasporto? Quanto la plastica? • Quante volte ho confrontato le tabelle analitiche sulle bottiglie con quelle pubblicate dal gestore del mio acquedotto? Concludendo, non ho risposto a Voi e neppure a me stessa. Personalmente ritengo che sia importante sfruttare tutte le risorse per i vantaggi che danno. Fuori casa è ottima una bottiglia di plastica, magari dalle nostre montagne, le casette sono utili per preservare l’ambiente e sfruttare le risorse già disponibili, il vetro pesa, ma è più ecologico, il rubinetto di casa, se si investe nella manutenzione dell’impianto, è comodo e sicuro.


RAIMONDO sas Bolle Carlo & c.

Acqua & bevande


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inviate i vostri quesiti a: ro.it im-com@libe

A cura della Dr.ssa Laura Icardi

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Chiedi alla biologa

Rubrica di informazione sugli alimenti e sull’alimentazione Grazie a tutti i lettori, per le numerose mail ricevute con domande curiose e pertinenti, sui vari alimenti. Tra queste, ho scelto le tre domande che credo possano interessare maggiormente.

Valentina, studentessa universitaria

“Da pochi mesi vivo fuori casa e ora per la spesa devo arrangiarmi; compro sempre troppo e così butto via molte cose! Ho notato che le scadenze non sono sempre chiare, a volte si trova una data precisa a volte indicazioni più generiche. Cosa significa che un alimento deve essere consumato “preferibilmente” entro una certa data? Posso consumarlo ancora dopo la scadenza e se si, per quanti giorni si conserva ancora?” “Cara Valentina, ha ragione, non è la sola a sentirsi spiazzata di fronte ad indicazioni così precise per gli addetti ai lavori, ma forse poco chiare per chi deve fare la spesa e lottare con un frigorifero ora troppo pieno ora…aime…svutato a forza perché si scopre un sacco di roba scaduta! Certamente, saper leggere bene un’etichetta permette di ridurre lo spreco alimentare senza correre rischi. La frase “da consumarsi preferibilmente entro” riguarda essenzialmente la qualità del prodotto ed indica il termine secondo cui l’alimento ben conservato conserva tutte le sue proprietà nutrizionali e organolettiche. Il superamento di tale data non comporta un pericolo per la salute, ma solo la possibilità di avere perso in parte gusto, sapore, eventuali micronutrienti. In genere trova questa scritta su prodotti da forno, pasta, frutta e la verdura (se non sbucciate o tagliate), caramelle, bibite confezionate, e in genere molti prodotti che si conservano fuori frigo. Li può consumare tranquillamente anche nei giorni successivi la data indicata. Per gli alimenti che riportano “da consumarsi entro...”, questo limite deve essere rispettato e non dovrebbe più consumare l’alimento. Trova tale indicazione sui cibi maggiormente deperibili come latte fresco, uova, yogurt, ricotta e pasta fresca, la carne ed il pesce. “

Mauro, imprenditore agricolo

“Buongiorno e complimenti per questa iniziativa. Sono allergico all’arachide. Sull’etichetta di alcuni prodotti alimentari che non contengono arachidi compare la scritta “può contenere tracce di arachidi, su altri “lavorato in uno stabilimento che lavora anche arachidi”, su altri prodotti simili, non compaiono indicazioni. cosa significa? Che differenza c’è? Cosa può consigliarmi?” “Consumare cibi a cui si è allergici è certamente molto pericoloso; per questo motivo nel 2011 è stato emanato un regolamento che impone alle aziende alimentari di indicare la presenza di alcune sostanze a cui sono

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allergici o intolleranti molti cittadini europei. Tra queste c’è l’arachide. Se la sostanza è un ingrediente, lo troverà indicato in modo evidenziato (grassetto, sottolineato, ecc), se non è un ingrediente, ma il processo di coltivazione, raccolta, produzione dell’alimento non ne possono escludere tracce anche minime, le aziende adottano le indicazioni che riferisce per mettere in guardia i consumatori. Fondamentalmente non c’è differenza, entrambe indicano che non è possibile garantire l’assenza totale e sicura di tracce di arachide. I prodotti simili su cui non è riportato nulla sono probabilmente realizzati in aziende in cui l’allergene arachide non è presente o, in sempre più rari casi, non è stato semplicemente indicato. Le consiglio di confrontarsi con il suo medico che saprà darle indicazioni precise su come garantire la sua salute in funzione della “gravità” della sua intolleranza o allergia.”

Luca, agente di commercio

“Buongiorno. Sono un appassionato di grigliata… a Pasquetta un’amica mi ha fatto notare che non dovevo usare lo stesso piatto in cui avevo preparato la carne cruda da cuocere per raccogliere la carne cotta dicendo che in questo modo rischiavo delle intossicazioni alimentari. Ma come è possibile, la carne l’ho acquistata da un macellaio di cui ho molta fiducia e da cui acquisto anche la carne da mangiare cruda….” “Gentile Luca, la sua amica ha ragione, il rischio c’è e gli addetti ai lavori lo identificano con il termine “contaminazione crociata”. In pratica, i batteri presenti sulla carne cruda sono distrutti dal calore della griglia, ma quelli che restano nel piatto si riproducono. Riposando la carne cotta sul piatto, viene nuovamente contaminata. Per fortuna non tutte le volte si incorre sistematicamente in un pericolo per la salute, ma i casi sono abbastanza frequenti e purtroppo, a volte, anche molto gravi. La carne è naturalmente contaminata, il suo macellaio non centra, anzi, è proprio per le conoscenze sempre maggiori dei macellai che questi casi stanno diventando sempre più rari. La carne da consumare cruda è inoltre preparata con accortezze ancora maggiori, quindi continui ad affidarsi al suo macellaio che sa bene cosa proporle per quell’uso. “


territorio Una giuria di veri esperti ha giudicato i risultati di un corso della scuola I.C.I.F.

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Gli studenti sudamericani dell'Icif, sotto la lente degli chef stellati

Italian Culinary Institute For Foreigners di Costigliole d'Asti Alcuni proseguiranno il loro iter formativo con altre cinque settimane di lezioni a scuola, altri intraprenderanno una fase facoltativa di stage; altri torneranno a casa, con un ricco bagaglio culturale e gastronomico sulla cucina italiana. Per ciascuno di loro, il momento dell’esame finale rappresenta una tappa fondamentale: sono chiamati a misurarsi nella preparazione di ricette della tradizione o moderno-creative eseguite a lezione e sorteggiate il giorno precedente la prova pratica da servire ad una giuria composta da otto membri. “In cattedra” gli chef Massimo Camia (proprietario dell’omonimo ristorante stellato a La Morra), Walter Ferretto (“Il Cascinalenuovo” di Isola d’Asti, una stella Michelin), Marco Adduci del scenografico “The Stage” di Milano e non solo: il comandante della stazione di Costigliole d’Asti, maresciallo capo Michele Sarcinelli, il capitano Alessandro Caprio della compagnia di Canelli, il redattore della rivista “Terra & Tradizione” Diego De Finis ed i due membri dell’Accademia Italiana della Cucina, i signori Donatella Clinanti e Piero Bava. Una commissione d’eccezione per valutare gli allievi da differenti prospettive e per tracciare un ritratto di coloro che, da ogni parte del Mondo, giungono all’Icif (Italian Culinary Institute for Foreigners) per divenire ambasciatori della cultura enogastronomica

italiana. Tra le ricette valutate, i tradizionali agnolotti del plin al burro e salvia, l’insalata russa con il peperone ripieno di delicatezza di tonno e sua maestà il vitello tonnato, con altre squisitezze rivisitate in chiave moderna come i tartufini al miele presentati insieme ai classici “brutti ma buoni” ed alla panna cotta con frolla all’olio extra vergine d’oliva e caramello di fragole. Gli studenti erano 17, quelli del Corso breve Brasile e Lingua Spagnola, provenienti da Italia, Nord, centro e sud America. Anche nel mese di marzo la scuola internazionale di cucina italiana è stata protagonista con le sue attività in giro per il mondo. In questo caso fra il 23 e il 31 marzo in Taiwan, dove Miss Ni-Tai Chu, alias “Kelly” Chu, referente della scuola di Costigliole in loco, insieme allo chef Alessandro Giagnetich, ha dato vita ad un tour culinario itinerante che ha toccato diversi istituti, oltre alla Taipei City University con la quale è stato raggiunto un accordo di partnership stipulato alla presenza del presidente Icif Piero Sassone. Sono stati toccati Hung-Kung University-Taichung, Ching Kuo Institute of Management & Health, Chih-Kwang Senior Vocational High School, George Vocational High School, Yu Da High School, Yu Da High School –Taoyuan, De Lin Institute of Technology, Chien Hsin University, Shih Chien University and Jin Wen University, NKUHTNational Kaoshiung University of Hospitality and Tourism, NKUHTHigh School, Jin-shan High School, Tou Cheng Vocational High School; istituti di prestigio dislocati in tutta la nazione. In tutti, la dimostrazione è stata basata su un breve quanto esplicativo menu: Sformato di Grana Padano Dop con crema di peperoni e prosciutto crudo di Modena croccante; pollo alla Marengo oppure risotto con Radicchio rosso di Treviso Igp e Asiago Dop; torta di nocciole con zabaione caldo al Moscato. Le ricette non sono solo state eseguite, ma anche assaggiate e soprattutto contestualizzate, ovvero raccontate. Il Piemonte è protagonista con i suoi sapori e odori con il secondo di pollo, accattivante prelibatezza alessandrina legata alla vittoria di Napoleone sugli Austriaci che avvenne, appunto, in occasione della battaglia di Marengo. Non da meno il dolce, che unisce i prodotti simbolo di Langhe e Monferrato. Il tour ha aperto uno spiraglio gustativo ed esperienziale su ciò che aspetta i futuri studenti dell’Icif in quell’angolo di Estremo Oriente.

Dal 1964

Casa vinicola tra langa e monferrato Agriturismo con ristorazione 19


territorio

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Alba, una mattina di festa per le coppie d'oro Celebrati i 50 anni di matrimonio di chi si è sposato nel

1968

Le nozze d'oro sono sempre un bel traguardo. Significa aver trascorso 50 anni insieme, cosa che si verifica sempre meno nella nostra società, anche in provincia. Ad Alba ogni anno si ripete una cerimonia per celebrare le coppie che hanno raggiunto questo importante traguardo e quest'anno la festa si è svolta domenica 15 aprile nella splendida cornice della chiesa di San Domenico. Ben 51 coppie sposate nel 1968, data quanto mai simbolica, hanno colto l’invito dell'Amministrazione comunale a festeggiare insieme. Ad accogliere i protagonisti con le congratulazioni del Comune è stato il sindaco Maurizio Marello insieme al vice sindaco Elena Di Liddo, accanto agli assessori Fabio Tripaldi e Luigi Garassino, insieme al consigliere Tina Ciongoli. «È un momento molto semplice per ricordare questo importante traguardo dei 50 anni di matrimonio – ha spiegato il sindaco Maurizio Marello, salutando i coniugi – Dal 2013 abbiamo avviato questa esperienza con le coppie sposate nel 1963. Voglio ringraziare l’assessore di allora Franco Foglino perché fu lui a volere questa cerimonia. È un gesto doveroso di ringraziamento che la città vuol fare a voi perché una coppia, una famiglia non sono una questione privata ma un’istituzione che dà un contributo alla comunità. Le coppie come voi, sposate negli anni ’60 hanno attraversato stagioni difficili come le battaglie per il diritti ed il terrorismo negli anni ’70. In quel periodo Alba cresceva di oltre mille persone all’anno.

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Nel 1957 aveva 13 mila abitanti, nel 1973 era arrivata a 33 mila abitanti. Le amministrazioni hanno lavorato per implementare e costruire reti, fognature, scuole ed altri servizi trasformando quella che era una chiusa cittadina di provincia nella città turistica internazionale che è oggi, patrimonio dell’umanità Unesco per i paesaggi vitivinicoli e per l’enogastronomia. Anche voi avete fatto la vostra parte affinché questa comunità potesse crescere e trasformarsi. Per questo vi ringraziamo». Dopo il saluto di accoglienza, il primo cittadino ha fatto gli auguri ad ogni singola coppia omaggiandola con una stampa de “Il matrimonio della Vergine” tratto dalla predella della pala d’altare della Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovannino, opera dipinta tra il 1510 ed il 1520 da un pittore piemontese, forse della cerchia del Macrino e oggi esposta nella sala consiliare Teodoro Bubbio del Palazzo comunale albese. La cerimonia è stata allietata dalle note musicali al flauto intonate da Maddalena Bertaina e Bianca Stroppiana, allieve del Civico Istituto Musicale Lodovico Rocca, seguite dalla professoressa Elisa Parodi. La sesta edizione della festa si è conclusa con un rinfresco nel Teatro sociale Busca, dove gli sposi hanno ringraziato l’Amministrazione per la bella giornata. Nel 1968 ad Alba sono stati celebrati 188 matrimoni, tutti religiosi. Alla celebrazione in San Domenico hanno partecipato 51 coppie su 111 residenti nella capitale delle Langhe.


territorio Di seguito le fortunate, indissolubili coppie: Bruno Abbona e Gabriella Ponchione, Doviglio Abrigo e Teresa La Manna, Angelo Alessandria e Margherita Giusio, Alessandro Audisio e Margherita Roccatagliata, Bruno Barbero e Franca Magliano, Giuseppe Bergui e Carolina Costa, Giovanni Bignante e Marcolina Pira, Enrico Blengio e Teresa Fissore, Franco Bolla e Adda Cavallo, Gian Carlo Bongiovanni e Carla Bertorello, Luigi Bonino e Nella Revello, Franco Bordino e Giuseppina Saglietti, Diego Bua e Anna Maria Casano, Renzo Cardelli e Rosella Rivetti, Natale Valentino Colombo e Anna Maria Campogrande, Ottavio Cossu e Vanda Viglino, Agostino Costa e Stefanina Boffa, Giuseppe Ferrero e Antonietta Chianea, Romano Filiberto e Maria Lora, Bruno Fiorentino e Attilia Giacone, Nicola Foggetti e Anna Rosa Tafuni, Luigi Francone e Mariangela Sardo, Renato Genta e Maria Follis, Felice Giachello e Teresa Boella, Carlo Giacosa e Mirella Casavecchia, Giuseppe Giordano e Teresa Portinaro, Giocondo Grasso e Maria Berta, Giacinto Lombardi e Marisa Drocco, Giorgio COMPOSIZIONI Maghenzani e MariaPRÊT-À-PORTER Teresa Costa, Bruno Mantovani e Carla Delfina Prato, Mario Marengo e Silvana Bergese, Sergio Mondo e Gabriella Spagarino, Pierino Morengo e Alda Boffa, Sergio Novello e Lucia Brusco, Luigi Pereno e Aimetta Gabriella Tismato, Piero Piano e Santina Cornaglia, Luciano Promio e Maria Teresa Reina, Renato Rabellino e Maria Allario, Mario Rao Spinelli e Rosa Carbone, Remo Reginelli e Maria Rosa Troia, Livio Revello e Carla Diotti, Luigi Ribero e Maria Occelli, Giovanni Rinaldi e Elsa Lanzone, Ercole Riva e Franca Testore, Franco Rossi e Severina Agosto, Aldo Ruella e Gloria Robaldo, Franco Sacco e Giuseppina Giacosa, Giuseppe Salemi e Antonetta Scaperrotta, Teresio Sasso e Piera Bianco, Mario Trinchero e Maria Turco, Luigi Vacchetta e Anna Ramella.

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A

ANTONELLA

APPIANO

UNA GIORNALISTA SEMPRE IN MOVIMENTO

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ntonella Appiano, originaria di Asti, è un volto televisivo popolare e una giornalista che ha sperimentato tutti i mezzi di comunicazione per i suoi servizi giornalistici e di approfondimento. Giornalista specializzata in Medio Oriente e Islam. Analista, ricercatrice e studiosa dei Paesi Arabi e dei temi legati all’Islam e alla cultura araba. Scrittrice e autrice televisiva. Vive quasi tutto l’anno nel Sultanato di Oman. Ha studiato Lingue e Civiltà Orientali, all’Università La Sapienza di Roma, e Islamologia al Pontifical Institute of Arabic and Islamic Studies (Study and Research Center). Come reporter ha seguito l’inizio delle rivolte siriane e il loro evolversi in guerra civile e in proxy war, dalla Siria e da altri Paesi arabi e del Golfo (collaborando con vari media, fra cui, Lettera43, Il Mattino, Radio24, l’Espresso e il quotidiano on-line L’Indro). Per il Sole24Ore ha scritto di società e lavoro in Medio Oriente, Immigrazione, 2G (immigrati di seconda generazione) del rapporto fra donne e lavoro, donne e potere, donne e media, in Italia e nei Paesi Arabi. Ha lavorato come giornalista televisiva per le Reti Mediaset con il ruolo d’inviata e conduttrice di programmi e speciali. Del 1995, il libro "Sabbie d’oro", romanzo storico ambientato in Etiopia prima e durante la “conquista” italiana, Antea Editore, dal 2014 anche in una nuova versione e-book con il titolo "L’Oro d’Etiopia, il sogno di un frengi", Eiffel editore. Nel 2005 ha scritto la commedia teatrale No budget! Due cuori e una Tv, prodotta da Cubatea e rappresentata al Teatro Due di Roma. Fra gli altri suoi libri si ricorda "Clandestina a Damasco" - cronache di un Paese sull’orlo della guerra civile, Castelvecchi editore, reportage del suo soggiorno in Siria come giornalista sotto copertura durante le rivolte contro il regime di Bashar al-Assad. Il libro è diventato anche nell’ottobre del 2013, un ebook interattivo dal titolo Qui Siria - Clandestina ritorna a Damasco, Quintadicopertina editore. Ha ricevuto il Premio Orta ’97 per il Piccolo schermo, il Premio Castagna d’oro 2002 e nel 2005, il Premio Alfieri di Asti, attribuito ogni anno a rappresentanti del mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo piemontese. Nel maggio 2012 è stata nominata Ambasciatrice dell’Associazione Telefono rosa “per aver realizzato con la sua professione di giornalista e scrittrice un ponte fra le donne occidentali e quelle del Medio-Oriente”.


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Ho fatto mio un verso di Pavese: "con i nervi tesi e la fantasia pronta"

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il personaggio Lei ha sviluppato il suo campo di ricerca e di lavoro giornalistico sull'Islam e sulle società del Medio Oriente. Com’è nato questo interesse? Dai viaggi, soprattutto. Ho sempre viaggiato molto per lavoro e per il desiderio di incontrare “mondi e culture” differenti. E visitando i Paesi del Vicino e Medio Oriente, e del Golfo, mi sono resa conto che l’informazione in Italia era discontinua, superficiale, spesso scorretta, infarcita di clichés e pregiudizi. È scattata la molla della curiosità: dovevo approfondire. Così sono tornata agli studi accademici. Credo nella specializzazione e per scrivere di Medio Oriente e di Islam, sono indispensabili due cose: una base storica, culturale, letteraria, linguistica e la “presenza sul territorio”. Non puoi capire un Paese o certi meccanismi politici, se non li vivi, se non li “respiri”. Negli ultimi anni ha seguito la guerra Siriana e pubblicato articoli e libri sull'argomento. Qual è lo stato attuale di questa guerra che sembra non avere fine? Quale impatto ha sull'Europa? (Ndr: La risposta è stata data prima dell'iniziativa degli Usa in risposta al presunto uso di armi chimiche da parte del governo di Bashar al Assad. La decisione degli Usa cambia in parte la situazione). Sono passati sette anni dall’inizio delle rivolte che si sono trasformate in una guerra civile complicata dall’intervento di Potenze straniere, fazioni jihadiste e terroristiche e la fine del conflitto sembra lontano. Durante gli anni la situazione sul terreno ha subito numerosi cambiamenti, coinvolgendo attori Internazionali, Regionali e Locali. Bisognerebbe fare quindi un’analisi attraverso tre diversi livelli di lettura che sono però connessi tra di loro. La matassa- per chi non ha seguito la cronaca e, soprattutto, la trama che si nasconde dietro la cronaca - si è ingarbugliata sempre di più. Impossibile riassumere in poche righe. Di base, gli attori Internazionali sono gli Stati Uniti, la Russia e Le Nazioni Unite; quelli Regionali, l’Arabia Saudita, l’Iran e la Turchia. Gli attori locali: i Curdi e le numerose fazioni antigovernative, molte di origine jihadista. Oggi è chiaro però che le potenze straniere vincenti sono la Russia, l’Iran e la Turchia. Dopo il recente vertice di Ankara del (4 aprile 2018) i tre rispettivi leader, Vladimir Putin, Hassan Rohani e Recep Tayyip Erdogan, hanno dichiarato che il ruolo dei loro Paesi è fondamentale per disegnare le prospettive del Paese e anche per tracciare uno scenario del Medio Oriente nel suo complesso. Gli obiettivi rimangono l’integrità territoriale della Siria e il rifiuto "di tutti i tentativi di creare nuove realtà sul terreno”. Un “no deciso” quindi ai Curdi siriani che aspiravano a uno Stato Indipendente. Anche se i Curdi hanno giocato, ricordiamo, un ruolo chiave, nella sconfitta dello Stato Islamico. La Turchia

Rasty,

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www.terraetradizione.com vuole prendere il controllo dell’area Nord dei Curdi siriani, ritenuti da Ankara alleati del Pkk turco (e che Erdogan considera terroristi). La Russia è determinata a consolidare le sue basi aeree e navali sulle sponde del Mediterraneo. L’Iran, infine, continua a sostenere il Regime di Damasco per mantenere la cosiddetta “Mezzaluna sciita”. L’area che- partendo da Teheran, passando per Baghdad e Damasco- arriva alle postazioni degli Hezbollah in Libano. Va chiarito infine che fra i ribelli delle Forze Siriane democratiche ci sono le poche brigate rimaste dell’ESL (Esercito siriano libero), i Ribelli del Gruppo del Sud (di provenienza jihadista) i jihadisti miliziani di “Jabah al Nusra” che - dopo aver rinunciato ai legami con al Qaeda- si sono auto-ribattezzati “Hayat Tahrir alSham” e operavano nella zona di Ghouta. Le milizie varie e variegate dell’opposizione armata, costituiscono un fronte disunito, incapace di proporre una linea politica comune. La situazione attuale è quindi più chiara ma ancora in divenire. Anche per questo avevo deciso, dopo “Clandestina a Damasco”,

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pubblicato in carta per Castelvecchi Editore a Novembre del 2011, di proseguire con due versioni in e -book che mi permettevano di aggiornare il testo (Qui Siria, e Syria Calling). L’impatto del conflitto siriano in Europa, e non solo, è stato forte. Possiamo sintetizzare in tre punti principali. 1) Il degenerare della guerra siriana ha permesso il rafforzamento dello “Stato Islamico”, gruppo terrorista derivato da AlQaida (e nato in Iraq durante l’invasione degli Stati Uniti nel 2003) che praticando la “strategia del terrore”, ha attaccato le minoranze in Siria e Iraq, commesso atrocità, distrutto siti archeologici, lanciato attacchi terroristici in Europa. 2) La nascita del fenomeno dei “foreign figthers,” con giovani provenienti da vari Paesi (Tunisia, Paesi dell’Africa, Arabia Saudita, Ex Unione Sovietica ed Europa) e di differente estrazione sociale che - sedotti dall’immagine del “Califfato vincente”- si erano uniti alle milizie dello Stato Islamico. 3) Infine l’aumento degli sfollati interni e delle migrazioni negli Stati limitrofi alla Siria e in Europa. L’Europa è sono ormai multiculturale, con la presenza forte di comunità di fede Islamica, qual è la strada migliore da seguire per una buona integrazione? Il dialogo. Un dialogo costruttivo fra due identità precise, diverse, ma in grado di riconoscersi a vicenda. I miei studi sull’Islam, presso il «Pontifical Institute of Arabic and Islamic Studies» di Roma, hanno sempre seguito questo filo conduttore. Si tratta quindi di collaborare: l’Occidente dovrebbe lottare contro l’Islamofobia e i Musulmani contro la radicalizzazione e l’estremismo. Perché la parola “dialogo” assuma una valenza concreta, è necessario “conoscersi” attraverso incontri reali e quotidiani. La frequentazione fa nascere appunto conoscenza e fiducia reciproche, in grado di cancellare diffidenza e paure. Nel 2012 è stata nominata “Ambasciatrice dell'associazione Telefono rosa” e nel suo lavoro si è occupata in generale di temi legati al mondo femminile. Quali differenze e quali affinità ci sono fra la vita delle donne in occidente e quella nel mondo islamico?

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il personaggio Non si può generalizzare. I Paesi musulmani e/o arabo-musulmani sono diversi fra loro. Lo stile di vita delle donne musulmane varia quindi secondo il Paese di appartenenza; la famiglia di origine; il contesto sociale e culturale. C’è anche grande differenza fra città, Capitale e paesi di campagna. Questo però avviene anche in Occidente. In Oman per esempio, le donne studiano, lavorano, sono indipendenti. Nella capitale molte non indossano neppure l’abito tradizionale, o il velo. E comunque non possiamo sempre riportare l’attenzione sul “velo” come parametro di valutazione della condizione femminile. Fatma Mernissi, sociologa marocchina, scrisse giustamente: «la taglia 42 è il velo delle donne Occidentali». E in Italia soprattutto, circolano ancora troppi luoghi comuni, pregiudizi e si dimentica che, per esempio, soltanto nel 1981 sono stati cancellati il delitto d’onore e il matrimonio riparatore.

Lei nella sua carriera ha sperimentato sia il giornalismo scritto, sia quello televisivo, in video, quali le differenze fra i due? Quale mezzo preferisce per comunicare? Quale secondo lei è il più efficace per esporre le conclusioni del lavoro giornalistico? La Televisione impone tempi serrati. Soprattutto se giri “in esterna”, nei collegamenti. Il giornalismo

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www.terraetradizione.com scritto offre la possibilità di analizzare e approfondire. C’è comunque differenza fra giornalismo su carta stampata e in digitale. Per il digitale non bisogna solo aggiornarsi dal punto di vista tecnologico. Adattarsi a nuovi supporti o formati. Un reportage in digitale va scritto “pensando” in modo diverso. Ricordiamo: il digitale è una cultura che si serve della tecnica. Ho amato tutti i mezzi e ho cercato di sfruttarli al meglio, pensando sempre al rapporto fra me e il mio pubblico. Un giornalista dovrebbe essere “al servizio” chi lo segue, con qualsiasi mezzo. L’importate è ricordare le qualità che dovrebbero distinguere la professione: curiosità, competenza, senso della notizia, capacità e strumenti interpretativi per decifrarla e trasmetterla in maniera semplice e accessibile. Ha anche lavorato nel teatro, quali impressioni ha tratto da questa esperienza? Lei è nata ad Asti, ha un legame particolare con il territorio piemontese? A Roma ho studiato scrittura creativa con il metodo Stanislavskij, seguendo i corsi per sceneggiature teatrali. Un soggetto, un copione, una sceneggiatura (sia per un film, un documentario televisivo o cinematografico, un testo teatrale) richiede una tecnica con regole precise. Avevo deciso di scrivere una commedia per il teatro, che amo molto, ma, per farlo, volevo prima acquisire le competenze necessarie. L’esperienza è stata molto intensa, costruttiva. Mi ha aperto altri orizzonti e prospettive. Ora, infatti, lavoro per una Casa di Produzione Internazionale che realizza documentari sul Medio Oriente per il mercato arabo. Legame con il territorio Piemontese? Me lo domando spesso. Sono andata a lavorare a Milano e Roma; il mestiere mi ha permesso di viaggiare in Italia e di trascorrere all’estero lunghi periodi come reporter, corrispondente, inviata. E adesso vivo con mio marito, (quasi tutto l’anno) nel Sultanato di Oman, in un ambiente internazionale. Però mi riconosco nella tenacia dei Piemontesi; e ho fatto mio il verso di Cesare Pavese che recita: « con i nervi tesi e la fantasia pronta ». Ha scritto numerosi libri, legati soprattutto alla sua esperienza giornalistica. Anche in e- book: ci sono differenze fra questi due modi di leggere un libro, il formato cartaceo e quello digitale? Gli e -book possono essere semplici trasposizioni di un testo su un altro supporto. E in questo caso, per me, non c’è differenza. Leggo in carta e in digitale. Ormai, soprattutto in digitale per motivi di praticità. Viaggio, mi sposto da un Paese a un altro, vivo tra due Continenti e non potrei portare con me tutti i libri che m’interessano.


il personaggio

www.terraetradizione.com Leggo però soprattutto testi in inglese perché l’editoria anglosassone si è evoluta rispetto a quella italiana e propone sempre le due versioni. Se invece l’e-book non è un libro tradizionale, ma un testo che naviga, fra schede di approfondimento, riferimenti, mappe, fotografie, diventa un libro interattivo. Offre al lettore una lettura dinamica che si apre a diversi gradi di profondità. Il lettore può scegliere, infatti, di seguire solo il filone narrativo o di percorrere contemporaneamente i due percorsi: quello del racconto o reportage, per esempio, e quello dell’approfondimento, “cliccando” sulle schede e sulle mappe. Qual è in generale il suo rapporto con le tecnologie digitali? Sono utili nella comunicazione giornalistica? Seth Godin ha scritto: «Quando i mestieri si trasformano in fretta, abbiamo due scelte: abbracciare l’innovazione oppure adattarci e subirla ». Il giornalismo è oggi, senza dubbio, in continua, rapida, evoluzione e io ho scelto di “abbracciarla”. Con entusiasmo, fiducia nel nuovo. Le tecnologie digitali sono uno strumento straordinario anche se delicato e complesso. Quando vengono usate con intelligenza e competenza, sono utili, direi indispensabili, non solo nella comunicazione giornalistica, ma nella comunicazione in generale e anche in altri settori sociali e culturali. Sta lavorando a un nuovo libro? In caso affermativo può anticipare qualcosa? In cantiere c’è un libro pensato con un fotografo Greco che vive qui a Muscat, per ora in lingua inglese. Un libro fotografico quindi, sul Sultanato di Oman: un Paese antico, ricco di storia e cultura, ma anche un laboratorio d’innovazioni, che trasmette nuove idee e molta energia.

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il personaggio della tradizione

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Davide Lajolo,

un voltagabbana per amore del Monferrato e del rispetto alla libertà

a cura di: Gianfranco Iovino giornalista e scrittore

Davide Lajolo, nato a Vinchio il 29 luglio del 1912 e deceduto a Milano il 21 giugno del 1984. Scrittore, politico e giornalista italiano. Davide Lajolo è un illustre personaggio delle nostre terre, nato a Vinchio, presso Asti, il 29 luglio del 1912 da Giuseppe e Caterina Garberoglio, detta Lina; una modesta famiglia contadina composta da quattro figli maschi, di cui l’ultimo Davide, che all’età di otto anni per permettergli di proseguire gli studi lontano da Vinchio, dove non c’erano strutture educative oltre il terzo ciclo di elementari, lo iscrissero nell’unico istituto dove si pagava una retta ridotta, il collegio-seminario dei salesiani di Castelnuovo. I primi tempi di difficile adattamento alla vita collegiale, uniti alla dolorosa prima separazione dai suoi genitori, resero il carattere di Davide molto irrequieto e turbolento, al punto da tentare più volte la fuga ed essere costretto a cambiare tre diversi istituti, trasferendosi di volta in volta da Castelnuovo a Torino, poi a Fossano ed, infine, a Cuneo dove sembrò finalmente rassegnato al suo destino, decidendo di immergersi con impegno e dedizione nello studio, soprattutto di natura classico e letterario.

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il personaggio della tradizione Raggiunse la maturità al Liceo Plana di Alessandria, dove ebbe modo di frequentare alcuni giovani dei Gruppi universitari fascisti (GUF) con cui prese parte a molti eventi e manifestazioni di protesta. Seguirà la Scuola Allievi Ufficiali, come del resto anche il fratello maggiore, interessandosi molto alle discipline di natura umanistica, oltre che dare corso alle sue qualità per realizzare il sogno dell’adolescenza di diventare un giornalista di professione, scelta influenzata molto dal suo carattere avventuroso e sempre molto irrequieto, da lasciarsi affascinare dalla propaganda rivoluzionaria fascista, in contrapposizione al conformismo borghese del tempo, che lo porterà a frequentare esponenti del regime che lo indurranno ad iscriversi al partito fascista. Rinunciando all’università decise di frequentare il primo corso ufficiali di completamento a Moncalieri e nel 1937 era già sottotenente al 37° regimento fanteria e, alla fine di quello stesso anno, fece domanda come volontario in Abissinia, pur non venendo però mai richiamato. Fu comunque chiamato come Militante della divisione “Volontario del Lottirio”, sotto la guida del generale Bergonzoli e partecipa alla guerra di Spagna nel 1937 che lo portarono a scrivere articoli e anche un romanzo e poesie su quelle esperienze di guerra tra gente e terre che li accoglievano da ostili, perché impauriti della fama di tagliatori di teste, per poi ricredersi ed essere riscoperti docili e di grande aiuto nel liberarli dalle oppressioni nemiche. Terminata l’esperienza militare in Spagna, gli venne affidata la direzione del settimanale della federazione fascista di Ancona, la Sentinella adriatica e contemporaneamente ottenne anche una collaborazione con il Corriere Adriatico di Ancona, portando alla luce la pubblicazione della rivista di poesia Glauco. Nel 1939 contrae matrimonio con Rosetta Lajolo, e dalla loro unione nascerà Laurana; di quel periodo è la pubblicazione del suo primo romanzo dal titolo Bocche di donne bocche di fucile Con i gradi da ufficiale parteciperà alla seconda guerra mondiale sui fronti greci ed albanesi raggiungendo il grado di capitano, e nonostante le atroci barbarie e violenze assistite ed incrociate, continuerà a scrivere poesie, quasi tutte con tema ispiratore al rifiuto verso la morte e la guerra, oltre che onorare la fedeltà e la memoria dei commilitoni caduti in battaglia. E’ il 1940 quando viene pubblicata la sua prima raccolta poetica, dal titolo Nel cerchio dell’ultimo sole e l’ultima rivoluzione, mentre invece si dovrà attendere il 1943, quando tornerà ad Ancona all’ufficio stampa della Federazione fascista fino al 25 luglio 1943. Pubblica il secondo libro di poesie a sua firma, dal

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titolo Ponte alla voce. Il fallimento del fascismo porterà ad un radicale mutamento di ideali in Davide Lajolo, al punto da convertirlo alla lotta partigiana, sconfessando la sua fede giovanile ed i suoi trascorsi di milizia. Fece ritorno a Vinchio dove decise di costituire nella primavera del 1944 una banda partigiana, in lotta sulle colline astigiane, e nonostante non fosse risultato facile il farsi accettare dai compagni in lotta di resistenza, per via dei suoi trascorsi fascisti, seppe farsi onore, al punto da riconoscergli grande carisma che gli valse la carica di capo di stato maggiore del raggruppamento comprendente l’8^ e la 9^ Divisione Garibaldi del basso Monferrato, con il nome di battaglia di Ulisse. Concluderà la lotta partigiana come vice comandante di zona del CVL del Monferrato. Una nota che fa risaltare lo stesso autore, su questo

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il personaggio della tradizione comportamento da “voltar gabbana”, come lui stesso si etichetta, è possibile approfondire nello scritto Classe 1912 e il voltagabbana del 1963 in cui l’autore analizza le ragioni che lo portarono a schierarsi dalla parte della Resistenza, dopo la sua giovinezza fascista. Durante gli anni della Resistenza prese la tessera del Partito comunista italiano. La testata giornalistica de l’Unità lo impiegherà dapprima nel 1945 come caporedattore a Torino e, successivamente, gli offrirà la carica di direttore dell’edizione settentrionale dal 1947 trasferitosi a Milano, ricoprirà la carica di direttore dell’Unità. Durante la lunga direzione, Lajolo cercò di fare del l’Unità un giornale popolare, secondo il pensiero gramsciano, costruendo una vera e propria cultura nazionalpopolare, aprendo le pagine del giornale ad argomenti variegati e di interesse comune come lo sport e la cronaca, nutrendo una particolare cura alla Terza pagina, su cui ospitava collaborazioni di firme prestigiose all’epoca come Pavese, Calvino, Vallone, Ginzuburg e Venturi, da essere accusato dal partito di essere fin troppo indipendentista che preferisce alla comunicazione politicoideologica quella di natura letteraria. Sono di assoluto merito di Lajolo la comparsa dei supplementi Pioniere e la pagina della donna. Da sempre impegnato nel mondo del giornalismo, nel 1952 fonderà il giornale sportivo Il campione, che diresse fino al 1956, oltre a collaborare in modo assiduo, a vari quotidiani e settimanali. Da grande curioso e avventuriero, Lajolo intraprese molti viaggi

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all’estero, e tra le tappe più significative si menziona un viaggio in Cina nel 1956 che gli permetterà di incontrare Mao Tse Tung e Ciu En Lai di cui rimarrà affascinato per pensiero e carisma. La sua lunga esperienza in politica gli permetterà di essere eletto nel 1958 Deputato per il partito comunista che gli consentirà di ricoprire anche come Deputato Questore per ben tre legislature consecutive, fino al 1972. Da rimarcare in questa biografia il suo impegno, al fianco di Sandro Pertini, all’arricchimento della pinacoteca della camera dei deputati con numerosi dipinti e scritti rari. Durante quegli anni di grande impegno politico, Lajolo continuerà anche la sua attività di scrittore, pubblicando nel 1960 la sua opera più famosa Il vizio assurdo – Storia di Cesare Pavese, suo amico fraterno, che gli valse anche la vincita del prestigioso Premio Crotone del 1961. Per la sua grande passione nei riguardi della letteratura, Lajolo svolgerà anche una proficua attività di consulente per le case editrici di Frassinelli, Rizzoli e nel 1972 pubblica la biografia di uno dei padri del sindacalismo italiano: Giuseppe Di Vittorio. Tra i riconoscimenti letterari a lui attribuiti di maggior prestigio si menziona il Premio Viareggio del 1977 per Veder l’erba dalla parte delle radici e nel 1983, con il merlo di campagna e il merlo di città vince il Premio Stresa di Narrativa. Non solo politica, poesia e narrativa per il nostro Lajolo che si impegna nella stesura di alcune sceneggiature per il teatro, con il famoso testo il vizio assurdo ed altri ancora, così come alcune sceneggiature cinematografiche per cinema e televisione, la più illustre in coppia con Guido Sacerdote, su Beppe Fenoglio, quasi a voler rimediare alla dura bocciatura contro il suo conterraneo, oltre che uno dei maggiori scrittori italiani del tempo, quando dalle pagine de l’Unità ne criticò il suo racconto I ventitrè giorni della città di Alba, ritenendolo poco edificante nei riguardi della Resistenza eroica italiana, dedicandogli una serie di opere radio televisive e biografiche, al punto da essere riconosciuto quale suo più accreditato biografo con il testo: Fenoglio. Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe. Conduce anche la trasmissione radiofonica Voi ed io – dialogo con gli ascoltatori. Davide Lajolo fu un bravo autore biografico anche di se stesso, in quanto le vicende pubbliche e private a cui aveva assistito, sia per l’uomo quanto per il politico, erano risultate così intense ed avvolgenti da indurlo a lasciarne traccia su riflessioni, aneddoti e antefatti da

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il personaggio della tradizione

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raccogliere in scritti e racconti. La sua vita creativa, resa famosa da un’infinità di scritti e pensieri dall’alto respiro politico e letterario, sarà stroncata da un infarto e muore il 21 giugno del 1984 a Milano, a poco più di un mese dal compimento del suo 72esimo compleanno. Le sue spoglie riposano nella tomba di famiglia a Vinchio, dove è possibile leggere il motto da lui stesso scelto: «Dignità nella vita, serenità nella morte». Dal 2016 con le opere dei suoi amici artisti è stata allestita nel Palazzo Crova di Nizza Monferrato Art‘ 900 Collezione Davide Lajolo; fonti e bibliografia del materiale edito ed inedito riguardante Davide Lajolo è conservato insieme alla sua biblioteca a Vinchio presso l’Archivio dell’Associazione Davide Lajolo Onlus curato dalla figlia, che ci ha permesso di utilizzare gli scatti fotografici presenti in questo redazionale, e ci onora della sua testimonianza diretta, rispondendo alla nostra domanda su: “cosa abbia lasciato in lei il padre Davide e il personaggio storico Lajolo”, a cui Laurana Lajolo risponde così: «la tenerezza di padre, il coraggio del combattente, l’amore per l’arte e la narrazione».

Foto messe a disposizione dall'Associazione Davide Lajolo Onlus. Un ringraziamento speciale alla signora Laurana Lajolo per il supporto e la disponibilità - la redazione -

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una visita al museo

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Il museo di Rodello

racconta l'arte sacra contemporanea A partire dagli anni '60 nell'arte, l'invito al rinnovamento della fede In Langa a Rodello, paese che comincia già a essere “alto”, pur non essendo ancora, geograficamente in Alta Langa, uno dei musei facenti parte del patrimonio artistico della Diocesi di Alba, conserva l'eredità di una straordinaria stagione artistica, quella vissuta alla fine degli anni '60 del Novecento proprio a Rodello, sullo slancio delle idee riformatrici della Chiesa ispirate dal Concilio Vaticano II. Un'esperienza artistica che ha trovato la sua summa nell'artista sardo Dedalo Montali a cui è intitolato il museo, che conserva buona parte delle sue opere. Così in Langa sono conservate e si possono ammirare le opere di un gruppo di pittori messi insieme da uno straordinario personaggio, il canonico don Mario Battaglino che volle concretamente portare a compimento l'invito portato da Paolo VI agli artisti nel 1964 a “tornare amici” e a portare nella chiesa una nuova impronta artistica di rinnovamento, in seguito al messaggio di riforma proveniente dal Concilio Vaticano II. Per questo alla fine degli anni '60 a Rodello furono invitati giovani artisti dell'Accademia Albertina di Torino, sotto la guida di Enrico Paulucci, perché l'arte sacra si rinnovasse e raccontasse la nuova chiesa. A quell'invito hanno risposto artisti del calibro di Piero Ruggeri, Bruno Sandri, Giorgio Ramella, Beppe Morino, Simondo e soprattutto Dedalo Montali. Questi incontrò Mario Battaglino e suo fratello Cesare nel 1969, nello studio del pittore a Torino. Occorreva trovare qualcuno che illustrasse la cappella dell'opera socio assistenziale “La Residenza” di Rodello. Quella è diventata uno dei capolavori dell'artista e una delle sezioni più importanti del museo a lui dedicato. Dedalo Montali ha attraversato tutta la storia del Novecento, conoscendone i disastri e le speranze e portando questa esperienza nelle sue tele. Nato a Cagliari nel 1909 ha girato per l'Europa, incontrando

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artisti importantissimi. Forte nella sua esperienza artistica è stata l'influenza di Sironi, che ha conosciuto negli anni '30. Nel 1942 si trasferì a Fucecchio in Toscana, dove venne catturato dai nazisti per essere deportato in Austria. Nel dopoguerra si recò a Biot in Francia ove lavorò, fino al 1958, a un Ciclo della Crocifissione. Alla fine degli anni Sessanta l'incontro con don Mario Battaglino e all'inizio dei '70 il lavoro presso la Cappella de La Residenza di Rodello. Negli anni '80 si trasferì a Parigi, un periodo sereno, come testimoniato dalle sue opere realizzate soprattutto in Normandia; nella capitale francese ha aperto un centro d'arte divenuto riferimento per giovani artisti. Nel 1990 è tornato in Italia per vivere la sua ultima fase artistica. È morto a Rodello nel 2001. Gran parte delle sue opere sono confluite nel museo a lui dedicato a Rodello nato nel 2003, due anni dopo la sua morte. Ma non si tratta solo di un luogo che raccoglie il notevole patrimonio artistico di Montali, bensì di un vero museo d'arte moderna e religiosa che si propone di proseguire l'opera che ha animato don Battaglino alla fine degli anni '60, la promozione di una nuova arte sacra, che si confronti con la chiesa del presente e del futuro. La sede principale del museo è all'interno della chiesa dell'Immacolata concezione, eretta fra il 1748 e il 1749 su iniziativa dell'abate Michele Maria Falletti nella piazza principale di Rodello, intitolata proprio a don Mario Battaglino, in cima al paese. È stata edificata in stile Barocco, impostata a croce greca, con tre altari e una facciata neoclassicheggiante. Vi sono conservate alcune tele d'epoca di autore anonimo di un certo pregio. L'edificio è sconsacrato e interamente utilizzato come sede del museo. All'ingresso, nel corpo centrale della chiesa sono esposte alcune opere d'arte giunte al museo


una visita al museo

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tramite il progetto Rodello arte, che stimola tanti artisti oggi a cimentarsi nell'arte sacra. Di qui si passa nella ex Sacrestia della chiesa, che conserva le opere degli artisti giunti a Rodello negli anni '60. Lo spazio vede protagoniste soprattutto due personalità: quelle di Dedalo Montali e Piero Ruggeri, con opere di Giorgio Ramella. Quella esperienza rodellese è contraddistinta da una cifra stilistica informale e da espressionismo post cubista. Le opere di Ruggeri e Ramella erano state pensate per sostituire temporaneamente le tele d'epoca settecentesche sugli altari della chiesa barocca, alla ricerca di nuove immagini per esprimere la devozione sacra. Di qui si sale verso il piano superiore della chiesa: i corridoi che portano allo spazio superiore propongono

sua mensa gli ospiti della casa. Montali ebbe la possibilità di plasmare a suo piacimento uno spazio che prima era un ex magazzino, dando vita a un luogo straordinario che riassume le sue poliedriche capacità artistiche, anche come scultore, con la presenza di numerosi bassorilievi. Così don Cesare Battaglino, fratello del Canonico Mario Battaglino e cofondatore de “La Residenza” di Rodello, ex vicario della Diocesi albese, racconta l'incontro con l'artista: «Si è trattato di un incontro fortuito. Montali aveva bisogno di una struttura come la nostra e lo abbiamo conosciuto presso il suo atelier a Torino. È stato un incontro quanto mai fecondo. La sua arte e i temi da lui affrontati coincidevano con lo spirito dell'iniziativa di don Mario Battaglino. Notammo

opere di Dedalo Montali suddivise per periodi storici e per tematiche. Si possono incontrare i quadri con i vescovi, che stimolano la chiesa al rinnovamento, opere dai colori piuttosto cupi e scuri alternarsi a quelle degli anni '80 realizzate in Normandia. Cieli nei quali prevale l'azzurro, spazi ampi, un'apertura verso la speranza.Finalmente si giunge nella sala che raccoglie le Crocifissioni. «Dedalo Montali ha vissuto l'esperienza della deportazione e le sue opere testimoniano la sua sofferenza, in particolare le crocifissioni. Nell'arte di Montali a venire crocefisso non è Cristo, ma l'uomo stesso, che nel Novecento ha voluto fare a meno di Dio, vivendo così le tragiche vicende delle guerre mondiali, sostituendosi a Cristo sulla croce. A queste visioni cupe si affianca la speranza di un rinnovamento della chiesa, affidata all'esperienza del Concilio Vaticano II. A influenzare l'arte di Montali è stato il pensiero di un filosofo come Pierre Teilhard de Chardin che auspicava un rinnovamento nella concezione dell'Uomo e aveva uno sguardo aperto sul futuro». Così Silvia Gallarato, direttore del Mudi di Alba, spiega l'opera dell'artista. La sala superiore, oltre a numerose opere sul tema è occupata da un'imponente Crocefissione, tanto grande da non poter essere contenuta interamente sul pavimento. Altri corridoi con le opere di Montali (alcune sul tema della droga) conducono nuovamente verso l'ingresso della chiesa. Uno spazio a sé è affidato all'esposizione delle opere di Bruno Sandri. L'ultima parte del museo è a tutti gli effetti la cappella de La Residenza di Rodello, interamente pensata e realizzata da Montali. Un capolavoro di luce e colore che incontrano spazi più scuri come quelli in legno dei piloni rappresentanti le stazioni della Via crucis. Qui le pareti diventano vetrate e viceversa. Alle spalle dell'altare la pala centrale con Cristo che invita alla

la rappresentazione della Chiesa attraverso la figura di un vescovo che con la mano sul Vangelo e lo sguardo fisso sul mondo si interroga drammaticamente: Chi si è allontanato dalla fede? Il mondo o la chiesa, la gente o i pastori infedeli? La risposta venne anni dopo dall'artista con la rappresentazione nelle vetrate di Papa Giovanni, titolare della Cappella de “La Residenza”, avvolto in un amplissimo piviale, che raccoglie in un abbraccio riconciliante la più diversa umanità. Montali da allora in avanti è rimasto sempre molto legato a Rodello, aveva una forte personalità, era un artista vero». Lasciamo al sindaco di Rodello Franco Aledda il commento finale sul museo allestito in paese: «Il paese di Rodello è tornato ad essere una piccola capitale dell’arte contemporanea, come negli anni Sessanta del secolo scorso, quando Dedalo Montali e altri artisti si riunirono nel nostro comune per rinnovare, con il loro impulso, l’arte applicata al sacro. Da quell’esperienza, allora, nacquero l’allestimento della Residenza e poi il museo dedicato a Montali. Tutto il comune, ben presto, fu permeato dall’atmosfera creativa della produzione artistica, e opere di ogni tipo, da allora, hanno trovato qui sede, integrandosi alla perfezione con gli splendidi panorami della Langa. Oggi, grazie al progetto Rodello Arte, altre opere di originale fattura sono state ideate e realizzate da artisti provenienti da ogni parte di Italia, che qui hanno trovato stimolo ed ispirazione».

Il Museo diocesano di arte sacra contemporanea "Dedalo Montali" è aperto da Maggio ad Ottobre ogni prima domenica del mese dalle 15 alle 18. Per informazioni (e per prenotare visite fuori dagli orari programmati)

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Rodello

Un maggio ricco di festa

Il paese celebra

l'incontro fra il Dolcetto

e l'arte sacra contemporanea

Nelle m

La primavera è la stagione che accoglie le nuove annate di buon vino appena imbottigliate. In Langa questa occasione viene spesso celebrata con feste e sagre, non fa eccezione Rodello, che nel mese di maggio celebra la stagione primaverile con ben due manifestazioni dedicate alla buona tavola. Nel primo fine settimana il Festival del Dolcetto coniuga felicemente la vocazione del paese verso l’arte sacra con la celebrazione del suo vino d’elezione; a fine mese Langaloca fa incontrare le Pro loco di Langhe e Roero per una serata dedicata all’enogastronomia della zona. 34


territorio Per preservare e valorizzare l'eredità di Dedalo Montali e di don Mario Battaglino che volle che il paese diventasse culla delle nuove tendenze dell'arte sacra è nata l'iniziativa Rodello arte, che quest'anno giunge alla seconda edizione e che abbraccia interamente il fine settimana compreso fra sabato 5 e domenica 6 maggio, quello dedicato al Festival del Dolcetto D'Alba. Il vino e l'arte sacra si incontrano in un evento in cui sono strettamente legati, una festa che celebra entrambi questi caratteri che rendono Rodello un paese unico in Langa. La manifestazione è organizzata da Pro loco di Rodello e Comune insieme a “Turismo in Langa”, “La Residenza” di Rodello, la “Fondazione Museo diocesano” di Alba, le associazioni “Colline e culture” e “Be street” di Alba, tutte coinvolte nel progetto Rodello arte. La due giorni si apre sabato 5 maggio, con l’inaugurazione della mostra diffusa Rodello: l’arte per le vie alle 11 presso la Chiesa dell’Immacolata. La mostra è il risultato del percorso intrapreso dai 10 artisti, selezionati dal Comitato Scientifico per frequentare fra il 24 e il 25 febbraio il workshop residenziale Dedalo Montali: il sacro e la terra. Saranno esposte le opere realizzate da Francesca Candito di Milano, Irene Lupia di Catanzaro, Fabrizio Gavatorta di Savigliano, Giuseppe De Siati di Milano, Sofia Fresia di Torino, Daniela Gorla di Cremona, Veronique Pozzi Painè, Eugenio Pacchioli di Banchette, Roberta Omodei Zorini di Novara e Liliana Lucia Consoli di Roma. Arte e tradizione, il sacro e la terra, l’immersione nei paesaggi vitivinicoli, sono stati gli spunti d’ispirazione per la creazione delle loro opere. Nel pomeriggio, dalle 14,30 alle 16, ci sarà un momento di incontro e condivisione con gli artisti. Alla sera sono tutti invitati a consumare un Apericena buffet a cura della pro loco. Ad animare la piazza ci sarà l’associazione “Be Street”. La domenica 6 maggio la festa vivrà il suo momento culminante con la presenza di banchi d'assaggio di oltre 100 etichette di Dolcetto d’Alba e non solo, con la presenza di produttori di Dolcetto di tutte le zone con la denominazione. La manifestazione inizierà dalle 10, in piazza Vittorio Emanuele: con un biglietto da 10 euro la Pro loco consegnerà il sacchetto a tracolla con bicchiere, che dà diritto a tutte le degustazioni che si desiderano e a un piatto con sfiziosità locali, grissini e cracker. Dalle 12,30, per chi lo desidera, pranzo in Piazza. La Pro loco con il suo catering preparerà un menu tradizionale, annaffiato naturalmente da ottimo Dolcetto. Alle 15 in piazza Vittorio Emanuele, ci sarà la conclusione del concorso Rodello Arte Dolcetto: in occasione di un convegno con l’Enologo Luigi Bertini verrà consegnato questo premio a un produttore esaminato.

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Questi verrà scelto da una giuria di tecnici presso i locali della Chiesa dei Battuti giovedì 3 maggio. I giudici valuteranno al buio il miglior Dolcetto iscritto al concorso. Dalle 10 alle 17, ci sarà quest’anno l’annullo filatelico di cartoline di Rodello con timbro Rodello Arte Dolcetto e per chi desidera un souvenir d’autore ci sarà la possibilità di acquisto della bottiglia con la nuova

alle 10,30, 14,30 e alle 16. Così il sindaco del paese Franco Aledda descrive la manifestazione in programma: «L’evento che vede la quarta edizione nasce dalla nostra passione per i vini, per il territorio, per l’ambiente e per tutti coloro che amano le Langhe e tradizioni. Rodello è inserito nel sito Unesco Langhe-Roero Monferrato, dobbiamo meritarci tale riconoscimento rendendo grazie alle nostre aziende vitivinicole e agli uomini che con il loro lavoro hanno contribuito al meritato risultato. Il 5 e il 6 maggio si darà inizio alla manifestazione. Sabato 5 è dedicato agli artisti che espongono le loro opere dopo il Workshop svoltosi a fine febbraio, nel pomeriggio visite guidate e intrattenimento con gli artisti, a seguire apericena preparato dalla vineria Wine Bar, un ricco buffet con gli ottimi vini dei produttori rodellesi in musica. Anche quest’anno ci sarà il riconoscimento “Rodello Arte Dolcetto”. Per aderire al concorso bisogna depositare sei bottiglie di Dolcetto entro sabato 31 aprile presso la Vineria di Rodello, giovedì 3 maggio dalle 17 verranno degustate al buio da quindici degustatori. Le bottiglie saranno vestite e numerate, la giuria degusterà i vini in gara e domenica 6 maggio nel pomeriggio sarà premiato il Dolcetto più apprezzato. Il Comune, in stretta collaborazione con la Pro loco di Rodello, procederà nell’allestire in piazza le postazioni per le aziende espositrici, si potrà pranzare presso i ristoranti in piazza oppure su prenotazione con il menu

etichetta 2018 Rodello Arte. Le opere d’arte esposte rimarranno visibili fino alla stagione autunnale. Inoltre sempre nella stessa giornata vi saranno le visite con le guide delle associazioni Colline & Culture e Turismo in Langa, insieme al supporto dei volontari per l’arte della Diocesi di Alba, che condurranno turisti e curiosi in un percorso di visita guidata gratuito sulle tracce di Dedalo Montali. Le partenze avverranno dalla Chiesa dell’Immacolata

proposto dalla Pro loco. A tutte le aziende chiediamo di esporre e fare degustare il proprio Dolcetto d’Alba, nessun costo di adesione. La Pro loco si adopererà a fornire grissini, cracker non salati e ad ogni visitatore un buono degustazione di pane cotto al forno a legna, salumi e formaggi locali oltre al bicchiere e porta bicchiere a tracolla. Ringrazio per lo sforzo organizzativo tutti gli sponsor e i volontari delle associazioni rodellesi che si impegnano


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sempre molto». Ma l'intenso mese di maggio di Rodello non si esaurisce con la celebrazione del Dolcetto. Infatti domenica 26 dello stesso mese Pro loco e Comune preparano una bella festa per celebrare tutti coloro che le feste le preparano nei paesi di Langhe Monferrato e Roero. Insomma una serata dedicata interamente alle Pro loco langarole e roerine e ai prodotti tipici dei rispettivi paesi. Langaloca intende essere la sera delle Pro loco. Ogni associazione nel centro storico di Rodello avrà il suo banchetto dal quale i partecipanti potranno scegliere un piatto della tradizione piemontese, un vero e proprio festival enogastronomico. Al momento in cui scriviamo l'articolo, il programma è ancora in definizione. Hanno aderito all'evento le pro loco di Arguello, Borgomale, Diano D'Alba, Govone, Lequio Berria, Montelupo Albese, Priocca, Ricca D'Alba, Rocchetta Belbo, Rodello, il Borgo della Moretta di Alba, e la Confraternita dei tajarin. Ancora una volta e sempre di più Rodello si conferma il paese che coniuga felicemente la cultura enoica con quella artistica di altissimo livello.

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Vie e piazze, insieme alle cantine, si aprono all'insegna del gusto

A partire dal 21 aprile torna Vinum, la grande manifestazione dedicata ai pregiati vini di Langhe, Roero e Monferrato, un evento che celebra la primavera con le migliori produzioni enologiche del territorio del Basso Piemonte nell’arco di dieci giorni, fino al 1 maggio.

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Nel corso degli anni (ne sono passati 42 dalla prima edizione celebrata ad Alba) la manifestazione si è arricchita e oggi è quella di maggior rilievo organizzata in Piemonte in questo periodo dell'anno. A cavallo delle feste di fine aprile - il fine settimana del 21 e 22, mercoledì 25 aprile e il lungo ponte da sabato 28 aprile a martedì 1° maggio - Alba diventa una grande enoteca a cielo aperto. La formula di Vinum è quella di una città che abbraccia le proprie eccellenze e le svela lungo le vie e attraverso le piazze. Protagonisti come sempre i grandi vini di Langhe, Roero e Monferrato proposti in connubio ideale con lo Street food ëd Langa, cibo di strada di eccellente qualità. I grandi vini rossi delle Langhe come il Barolo, il Barbaresco, il Nebbiolo, in Palazzo Mostre e Congressi in piazza Medford; i vini del Monferrato in piazza Garibaldi; il Roero, il Roero Arneis in piazza Risorgimento (piazza del Duomo); il Gavi, il Brachetto d’Acqui, il Dolcetto nel Cortile della Maddalena; l’Asti Spumante, il Moscato d’Asti e grappe e distillati del Piemonte in piazza Michele Ferrero; infine i bianchi delle Langhe e il Vermouth di Torino in Piazza San Paolo, sono al centro delle degustazioni proposte dalle 10.30 alle 20,00 presso i banchi di assaggio e sono anche in questa edizione guidate e curate da Ais (Associazione italiana sommelier). In più i bar della città proporranno aperitivi a base di Alta Langa. In questo senso Vinum quest'anno segna un ampliamento anche spaziale nel nel suo programma, con l'aggiunta di Piazza San Paolo alle location del centro albese dedicate alle degustazioni. Ne parla Marco Scuderi dell'associazione Commercianti albesi: «L'inserimento di piazza San Paolo è una delle novità di quest'anno ed è stata resa possibile dal Comitato Piazza San Paolo. Nel corso delle giornate di Vinum insieme alle degustazioni non mancherà animazione e spettacolo in una zona della città sempre più centrale. a Inoltre mercoledì 25 aprile, una rti pranzo e cen Apedelle nedì o il prenLu Chius giornate della manifestazione, il mercato (è gradita la otazione) che si svolge ogni mercoledì, verrà Specialità della casa: prolungato eccezionalmente per tutta piccolola fritto misto piemontese menù di mare e terra, giornata». tartufo e funghi porcini (in stagione), Dopo l’esordio della passata di edizione, ampia selezione di formaggi, pasta& e dolci della tradizione fatti in casa torna Vinum in cantina - Food wine experience, un’iniziativa ideata per

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soddisfare le esigenze degli enoturisti e dei gourmet. Vinumincantina propone la possibilità di visitare alcune tra le più importanti cantine di Langhe, Roero e Monferrato selezionate da grandi chef che, al termine del tour, prepareranno uno speciale aperitivo abbinato al vino dell’azienda ospitante. L’esperienza è completa di un servizio navetta con andata e ritorno da Alba dalle 16.30 alle 20 circa. «Vinumincantina è una proposta che va incontro soprattutto ai gusti dei turisti stranieri e che lega la manifestazione albese alle grandi cantine del territorio – spiega l'architetto Luca Sensibile –. Lo scorso anno l'iniziativa è stata gradita e viene riproposta anche nell'edizione di questa primavera. In questo modo fra l'altro si catturano anche i turisti di passaggio che arrivano in Piemonte con altre mete e colgono l'occasione di Vinum per visitare il nostro territorio. La manifestazione si propone in questo modo sia al turista di lingua straniera che al pubblico giovane di età compresa fra i 25 e i 35 anni che gira per la città fra le vie e le piazze per le degustazioni. Si tratta di un pubblico competente e appassionato che apprezza il vino con misura e da vero intenditore e che trova in Vinum la possibilità di degustare le pregiate etichette delle nostre colline. Lo scorso anno le etichette partecipanti sono state ben 570, di 370 produttori differenti». Una novità di quest'anno consiste in Vinum incontra: una serie di occasioni di approfondimento legate al mondo del vino ospitate nella nuova Sala Beppe Fenoglio nel Cortile della Maddalena. Si alterneranno laboratori, incontri letterari, conferenze per conoscere meglio il mondo del vino, con la partecipazione di esperti. La sala sala preparata e attrezzata per ospitare degustazioni. Inoltre ci saranno anche ospiti di prestigio, a testimonianza dell'apertura che Vinum propone anche sulle esperienze enologiche internazionali di alto livello. Nel secondo fine settimana della manifestazione, compreso fra il 28 aprile e il 1° maggio in Piazza Michele Ferrero, verrà ospitata la regione vitivinicola delle “Alpes-de-Haute-Provence”, un’ottima occasione per scoprire il vino Rosé Pierrevert Doc. Un'altra occasione per gustare le eccellenze gastronomiche piemontesi sarà fornita dall'Isola dei formaggi dop del Piemonte. Tutti i giorni dalle 10.30 alle 20 all'interno di Palazzo Mostre e congressi “G. Morra”; punto di informazione organizzato in collaborazione con

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l'Onaf, Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio, il Consorzio di tutela del Formaggio Robiola di Roccaverano DOP e il Consorzio per la tutela del Formaggio Murazzano Dop. Non mancheranno nemmeno le occasioni di divertimento per i più piccoli: Vinum...bimbi sarà aperto ogni giorno della manifestazione nel Cortile della Maddalena a partire dalle 10.30. Verrà allestita un’area speciale in cui i più piccoli potranno unire il divertimento alla meraviglia della scoperta. Partendo dalla considerazione che i bambini sono i futuri fruitori, nonché amministratori, di un territorio che è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall'Unesco per la “cultura del vino”, il progetto ludico educativo si pone l’obiettivo di presentare ai più piccoli il valore del vino attraverso il gioco. I balocchi di legno, realizzati artigianalmente a chilometro zero dal parco didattico Le colline di Giuca,

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territorio presentano in modo innovativo il più antico modo di divertirsi. Attraverso il gioco viene presentato il ciclo del vino a partire dal vigneto per arrivare alla mescita in bicchiere passando per la raccolta e la pigiatura dell’uva. Vinum…bimbi è realizzato in collaborazione con l’associazione “Sinergia Outdoor” all’interno del progetto Laboratorio quota verde. «Sono molto soddisfatta del programma racchiuso in questa nuova edizione di Vinum – dichiara la Presidente dell'Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena –. Lo scorso anno la nostra Fiera Nazionale dei vini di Langhe, Roero e Monferrato è uscita dai confini territoriali grazie a Vinumincantina - Food&Wine experience, un’occasione stimolante che ha permesso di abbinare la visita a Vinum con l’esplorazione delle bellezze del nostro territorio. Quest’anno non soltanto tornano le visite in cantina abbinatealle prelibatezze dei più importanti chef di Langhe, Roero e Monferrato, ma si consolida il rapporto con la città grazie ai nuovi appuntamenti in sala Beppe Fenoglio. Nella bellissima sala, situata nel Cortile della Maddalena di Alba, saranno tante le occasioni di approfondimento sul mondo del vino. Mi piace pensare che Vinum sia un’occasione di intrattenimento d’alto livello, ma anche di arricchimento esperienziale». Per chi volesse organizzare in tempo la propria visita a Vinum sono disponibili e acquistabili i carnet per degustazioni, Vinumincantina e “workshop formaggi e vini” sul sito, aggiornato costantemente, www.vinumalba.com. La formula d’acquisto online dà diritto ad uno sconto. Quest’anno sarà inoltre possibile acquistare lo speciale ingresso Vinum day che include tutte le esperienze da vivere nella giornata. Sul sito è disponibile tutto il programma nel dettaglio. La fine di aprile ad Alba permetterà agli appassionati di vino piemontese di conoscere le etichette delle pregiate bottiglie di Langhe, Roero e Monferrato in ogni aspetto.

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Castagnole Lanze Festa della Barbera

Una cantina a cielo aperto per imbottigliare il vino nuovo

“La Festa della Barbera” di Castagnole Lanze, esalta i profumi della primavera. La manifestazione organizzata dalla Pro loco e dal Comune, in collaborazione con la Bottega del vino e la Pro loco di San Bartolomeo e con il patrocinio della Regione, della Provincia e della Comunità collinare “Tra Langa e Monferrato”, giunge quest’anno alla 40a edizione. 42


territorio La manifestazione sarà l'occasione per tutti i partecipanti per gustare la Barbera e tutti gli altri vini prodotti sul territorio castagnolese, insieme ai piatti tipici piemontesi all'interno di scenari accessibili solo nel corso di questa manifestazione. La festa vera e propria è in programma nel lungo fine settimana fra venerdì 4 e domenica 6 maggio, ma sarà preceduta da un nutrito e appetitoso antipasto, alcune iniziative che precedono quelle principali del primo fine settimana di maggio. Protagonista dell'anteprima è certamente la Bottega del vino di Castagnole che sabato 28 aprile a partire dalle 19.30 al Palabarbera allestisce Degustarmangiando 2018, degustazione guidata delle migliori Barbera dei produttori della bottega del vino,abbinati ai piatti tipici del territorio. Ancora il vino protagonista martedì 1 maggio della Festa dell'imbottigliamento sotto i portici colorati a partire dalle 11 del mattino.

Si tratta di una giornata davvero originale, sempre a cura della Bottega del vino. «I partecipanti potranno gustare un ottimo aperitivo con i vini in botte portati appunto sotto i portici colorati del centro storico. Il centro del paese si trasformerà in questo modo in una vera cantina a cielo aperto, nella quale i partecipanti potranno anche “imbottigliare” il vino nuovo. Saranno infatti disponibili bottiglie vuote e etichette per portare a casa la Barbera dei produttori di Castagnole. Le etichette saranno appositamente preparate e numerate. In sostanza saranno etichette personalizzate che tali da garantire a tutti una bottiglia unica a ricordo di questa straordinaria giornata» dichiara Marco Vespa della Pro loco. Infine la sera prima dell'apertura ufficiale della festa, giovedì 3 maggio

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territorio presso le Cantine “Dogliotti 1870” (in via Fratelli Vicari 70) verrà presentato il libro Festa della Barbera 40, immagini ricordi e curiosità di 40 anni di festa che celebra il pregiato vino castagnolese. E questo era solo l'antipasto. Il programma della festa vera e propria prende il via venerdì 4 maggio alle 14 con la Camminata fra le vigne partendo dalla Bottega del vino. Si tratta di una passeggiata organizzata dalla Polisportiva Castagnolese attraverso i vigneti alla scoperta delle bellezze della zona. Alla stessa ora apre il luna park, mentre alle 16 il Centro sportivo “Ceretto” accoglie gli amici delle città gemellate con Castagnole. Alle 17 nella Sala del Consiglio comunale l'apertura del percorso sensoriale: Fotografie olfattive a cura della dottoressa Stefania Rossi di Acquadicherasco”. Infine alle 20 nel Palabarbera la grande cena del

Quarantennale, convivio su prenotazione a base di piatti tipici piemontesi abbinati a una selezione di vini dei produttori della Bottega del vino di Castagnole. A seguire in piazza Guglielmo Marconi, il Concerto del 40° anniversario della festa. Sabato 5 arriva l'evento "Di cortile in cortile – le vie della Barbera". Il centro storico chiude al traffico e si trasforma in una grande percorso gastronomico che apre i propri spazi, anche i più nascosti, i cortili, ai visitatori per offrire il meglio della produzione vitivinicola castagnolese insieme ai piatti tipici. Ogni cortile ospita un produttore, un piatto, un'associazione per permettere un percorso articolato alla scoperta delle tradizioni gastronomiche castagnolesi. Le degustazioni si effettuano rigorosamente dietro pagamento dei Barberini, la moneta che avrà validità in questo borgo del vino e che si potranno prendere alla casse a partire dalle 9 del mattino. Si perché “Di cortile in cortile” sarà in serata, dalle 18 all'una di notte e sarà preceduta dai Tour in cantina, visite guidate alle cantine dei produttori della Bottega del vino a bordo del Barbera bus e tour dei vigneti a bordo del Trenino della Barbera. Le prenotazioni si possono fare all'Enoteca della festa, con partenze da piazza Giovannone. Alle 12 il pranzo a self service al Palabarbera e alle 16 nella ex

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www.terraetradizione.com Chiesa dei Battuti bianchi l'inaugurazione della mostra di Mauro Corino Paesaggi di vino. Alle 17.30 la cerimonia ufficiale di apertura della festa con il taglio del nastro e la partecipazione della banda musicale La Montatese, per lanciare l'avvio di Di Cortile in cortile alle 18. Ma non la giornata riserva ancora sorprese: dalle 19 la musica animerà strade e piazze prese d'assalto dai turisti e alle 21 serata di ballo liscio al Palchetto con l'orchestra Controcorrente. Alle 23 l'elezione di Miss Barbera 2018. La giornata conclusiva è in programma domenica 6 maggio. Riprende a partire dalle 12 il percorso enogastronomico “Di cortile in cortile” (dalle 9 si possono acquistare i Barberini alle casse) e i percorsi alla scoperta del territorio con il bus navetta e il Trenino della Barbera.


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Alle 11 nella chiesa parrocchiale di San Pietro in vincoli la messa solenne cantata dalla Corale Valle Tinella con la partecipazione delle autorità e dei cittadini delle città gemellate. Alle 11.45 la Cerimonia dell'imbottigliamento e la consegna del premio Lanzevino 2018. La chiusura della festa è affidata al concerto di Alberto Fortis a partire dalle 18.30. La conclusione del percorso gastronomico è fissata alle 21. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito: www.festadellabarbera.it. Dichiara il sindaco di Castagnole Lanze Carlo Mancuso: «Quaranta anni è un bel traguardo e la Festa della Barbera di quest'anno li festeggia con un programma molto interessante. Il paese si presenterà nelle migliori condizioni per accogliere i tanti visitatori che giungeranno a Castagnole fra il 4 e il 6 maggio. Ciò che caratterizzerà questa manifestazione è la qualità del vino dei nostri produttori e il suo spirito è rappresentato dai tanti volontari che contribuiscono a organizzarlo e a renderla possibile. Per l'occasione arriveranno in paese, come già accaduto nelle precedenti edizioni, anche 330 persone provenienti dai quattro paesi con cui siamo gemellati e saranno ospitate presso le famiglie castagnolesi. Saranno ospiti da venerdì 4 a lunedì 7 maggio. Un'altra novità di rilievo consiste nella presenza del dj di una radio di New York, Tony Pasquale, che trasmetterà in diretta radiofonica dalla festa per Radio Icn, sabato 5 maggio nel pomeriggio. Ospiti d'onore saranno coloro che hanno deciso di aderire al progetto comunale Adotta un filare nelle Lanze, che sta riscuotendo sempre maggiore consenso contribuendo alla valorizzazione della produzione vitivinicola delle nostre aziende agricole. Inoltre per l'occasione l'Amministrazione comunale, in collaborazione con il giornale locale La voce, stamperà alcune copie del libro preparato per ricordare proprio i 40 anni della festa e che sarà presentato giovedì 3 maggio. Infine non va dimenticata l'inaugurazione del percorso sensoriale Fotografie olfattive, programmato venerdì 4 maggio».

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Alla cantina di Vinchio - Vaglio Serra la gastronomia incontra il paesaggio A maggio due occasioni per scoprire l'azienda vitivinicola e i suoi vigneti

Fra Vinchio e Vaglio Serra c'è una valletta un po' chiusa dalle colline circostanti, non attraversata da arterie stradali di grande comunicazione (anche a livello locale) con colline vitate e caratterizzate da boschi, alberi da frutto, coltura di asparagi. Nel fondovalle, esattamente al confine fra i paesi di Vinchio e Vaglio Serra, si trova la Cantina cooperativa Viticoltori associati di Vinchio-Vaglio Serra, che produce soprattutto Barbera d'Asti (ma non solo) dei viticoltori dei due paesi astigiani (e dei comuni limitrofi). La cantina è una realtà produttiva ormai importante, nata nel 1959 da 19 viticoltori dei due paesi e che oggi riunisce 185 soci conferitori, proprietari e conduttori di oltre 450 ettari di vigneto; con un fatturato di circa nove milioni di euro. I vigneti si estendono in parte anche nei comuni vicini: Incisa Scapaccino, Cortiglione, Nizza Monferrato, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, e Mombercelli. Naturalmente la cantina propone una vasta gamma di vini prodotti nella zona e vende le sue bottiglie sia ai privati nel proprio punto vendita che nel canale HO.RE.CA in Italia ed all'estero. «La nostra posizione rappresenta per certi versi una debolezza, per altri una forza – afferma il presidente della cantina, Lorenzo Giordano – Siamo fuori dalle grandi arterie di circolazione, quindi ci si deve recare di proposito, d'altro canto questo resta un posto tranquillo, in cui si lavora bene e in cui il territorio mantiene una bellezza selvatica. Una zona straordinaria da cui nasce un ottimo vino. Non possiamo certo puntare sulla quantità e lavoriamo molto sulla qualità, in primo luogo nel vigneto, è da qui che nasce un grande vino, poi con il lavoro e il continuo aggiornamento. Il nostro territorio è al centro (core zone) dell'area riconosciuta dall'Unesco per la bellezza dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato e il nostro obiettivo è quello di far conoscere queste colline insieme al nostro vino e alla nostra gastronomia tipica. Vogliamo promuovere tutti e tre questi elementi che rappresentano la nostra ricchezza». È questa la filosofia che ispira le prossime manifestazioni della cantina di Vinchio e Vaglio in programma entrambe nel mese di maggio. La prima si svolgerà nell'arco di due giorni: domenica 29 aprile e martedì 1 maggio. Si tratta della quarta edizione di Picnic al casotto, che punta proprio a far scoprire ai partecipanti l'area collinare di Vinchio e Vaglio con i suoi casotti, i boschi, i vigneti, le asparagiaie. Sia il 29 aprile che il 1 maggio dalle 10 in avanti la cantina ospita il Mercatino degli asparagi e dei prodotti tipici del territorio, con visite guidate alla cantina e ai vigneti. Inoltre, preparati dai cuochi e dalle cuoche del Comitato per Noche, i partecipanti potranno acquistare un cestino picnic per due persone insieme ad una bottiglia del vino prodotto dalla cantina, per decidere di pranzare tra i vigneti oppure nel verde parco della cantina. Da qui infatti parte il sentiero che porta alla scoperta delle aree più belle fra Vinchio e Vaglio. Si può anche visitare il Parco della Val Sarmassa. Chi lo desidera può anche salire sul super trenino itinerante. Di ritorno dal pranzo, nel pomeriggio, dalle 16, si potrà degustare la “crostata della nonna” accompagnata da una coppa di ottimo Moscato d'Asti o Brachetto oppure da una dolce novità: la Malvasia di Casorzo. Martedì il primo giorno

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di maggio in più ci sarà il Nordic walking: un gruppo di istruttori di Incisa Scapaccino accompagnerà i visitatori nel Parco della Val Sarmassa per una passeggiata in stile camminata nordica. Per i più piccoli ci sarà il Ragliobus, passeggiata con un mezzo di trasporto molto antico ovvero sulla gobba degli asinelli. A portare in giro i piccoli partecipanti saranno gli amici a quattro zampe Mina e Domenico. Nel corso delle due giornate il punto vendita resterà aperto con orario continuato fra le 9.30 e le 18. Un'altra occasione per scoprire i vigneti di Vinchio e Vaglio è in programma domenica 27 maggio in occasione della manifestazione nazionale Cantine aperte e della 25ª edizione della Festa del vino. A partire dalle 10 la cantina cooperativa sarà visitabile con l'accompagnamento dei tecnici che vi lavorano e dei viticoltori. Si potrà conoscere la storia della Viticoltori associati e dei suoi vini, da quando viene pigiata l'uva fino all'imbottigliamento, attraverso la vinificazione e l'affinamento. Dalle 11.30 si apriranno i banchi d'assaggio per degustare tutti i vini prodotti e commercializzati dalla cantina, con l'accompagnamento di sfiziosi e prelibati stuzzichini. Inoltre le pro loco proporranno un gran menu degustazione con un'ampia scelta di antipasti misti, primi piatti, secondi, dolci. Non va dimenticato un appuntamento in programma più in là nel corso dell'anno, fra il 23 e il 25 novembre con il Bagna cauda day, una giornata che si definisce a partire dal titolo. Nel corso della manifestazione in tutta la Provincia di Asti (e non solo) saranno preparati in varie strutture ricettive pranzi e cene a base di bagna cauda, il piatto piemontese per eccellenza. La cantina di Vinchio e Vaglio non può perdere l'occasione di far gustare la sua Barbera con questo piatto tradizionale, con cui si sposa benissimo.

Per ulteriori informazioni si può consultare il sito internet:

www.vinchio.com


Vinchio-Vaglio S. e i casotti dell ' Unesco Picnic al casotto - 4ª edizione Domenica 29 Aprile e Martedì 1° Maggio 2018

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Vinchio-Vaglio Serra

Vinchio-Vaglio Serra

Since 1959 PROGRAMMA

DOMENICA 29 APRILE 2018 e MARTEDÌ 1° MAGGIO 2018 29 Aprile Domenica e 1° Maggio Martedì

dalle ore 10:00 in poi

Picnic al Casotto 4ª edizione Vinchio e Vaglio Serra ed i casotti dell'Unesco Mercatino degli Asparagi e prodotti tipici del territorio, visite guidate alla cantina, alle asparagiaie ed ai vigneti. Preparato dai cuochi e dalle cuoche del Comitato per Noche, si potrà acquistare un “cestino picnic per 2 persone”, una bottiglia del nostro ottimo vino a Vostra scelta e poi decidere di pranzare tra i vigneti, o nell'incantevole Parco della Val Sarmassa, od ancora nel verde parco della cantina. Adatto per grandi e piccini, il nostro Super Trenino itinerante vi accompagnerà alla scoperta del nostro magnifico territorio, situato proprio al centro della “Core Zone” dell'area Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco nel 2014.

1° Maggio Martedì

dalle ore 10:00

Nordic Walking Il Gruppo di Istruttori di Nordic Walking di Incisa Scapaccino vi accompagnerà nel Parco della Val Sarmassa per una passeggiata in stile camminata nordica. Per i più piccoli sarà attivo l'esclusivo “Ragliobus” con i simpatici asinelli “Mina e Domenico”.

Durante le due giornate il Punto Vendita resterà aperto con orario continuato ed osserverà i seguenti orari: dalle 09,30 alle 18,00

Il programma ed ulteriori info le potete scaricare anche sul ns. sito: www.vinchio.com VI ASPETTIAMO!

Vi aspettiamo anche il 25 - 26 - 27 Maggio per la 25ª edizione della Festa del Vino e Cantine Aperte!

Strada Provinciale 40 - Km. 3,75 - Reg. San Pancrazio, 1 - 14040 VINCHIO (ASTI) Tel. 0141 95.09.03 · 0141 95.06.08 - Fax 0141 95.09.04 - welcome@vinchio.com - www.vinchio.com



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