Terra & Tradizione - Dicembre 2021

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2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

Auguri di Buone Feste !

Alla scoperta di Neive, il comune dei QUATTRO vini

Asti punta ad essere Capitale europea del volontariato

Castagnole delle Lanze mostra di Presepi a cielo aperto

credits

sommario

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Direttore responsabile: Livio Oggero Caporedattore: Diego De Finis Testi: Livio Oggero, Diego De Finis, Cesare Torta, Laura Icardi, Eleonora Scanavino Foto: Redazione Terra & Tradizione, Diego De Finis, Clic foto Alba, Jungle Key, Tino Gerbaldo, Reinhard Hund dal libro “Romano Levi Kunstler-legende grappa brenner”, Diego De Finis, Comune di Castagnole delle Lanze, Comune di Asti, Beppe Malò, Muzeum Narodowe w Krakowie, Cav (Marco), Pamo1969, Borgo Moretta, Gruppo Facebook “Alba e dintorni, immagini dal passato (in memoria di Ferruccio Della Valle)” Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dell’autore e non necessariamente quello dell’editore. La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni e ringrazia tutte le Amministrazioni Comunali, gli Enti e le Associazioni di categoria, per la gentile collaborazione Dichiarazione di riservatezza Tutti i dati sensibili dei nostri clienti e/o lettori, il materiale e le informazioni, di cui la redazione venga a conoscenza, sono custoditi con la massima riservatezza, non diffusi a terzi per altri fini, nemmeno parzialmente, custoditi in modo appropriato, ed utilizzati unicamente dalla redazione iM.coM. per il proprio elaborato. Inoltre, chiunque non desiderasse più ricevere la rivista, deve semplicemente comunicarlo tramite mail: info@im-com.it

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EDITORIALE

• Natale 2021 Sarà una festività migliore

(A cura di Livio Oggero)

RUBRICHE • Regole di comportamento. I dubbi etici in filosofia

(A cura di Diego De Finis)

• Lo spazio dell’emotività invaso dagli intrusi della politica

(A cura di Cesare Torta)

• Reiki: energia dell’universo e energia personale

(A cura di Eleonora Scanavino)

• Quanto è antico e moderno il bollito?

(A cura di Laura Icardi)

TERRITORIO • Vendemmia 2021, la qualità si conferma ottima • Osteria Penna nera a Guarene cucina di alto livello

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I vini biologici dell’azienda agricola Rivetti Massimo Il Barbaresco della Tenuta San Mauro La Bottega dei Quattro vini promuove le produzioni di Neive Le specialità dolci del territorio per il Natale Il Borgo Moretta festeggia i 30 anni degli sbandieratori Bra, torna la stagione invernale del Teatro Politeama Castagnole Lanze torna a essere il Borgo dei presepi Asti punta a diventare Capitale europea del volontariato Una app per prevenire gli incidenti degli animali selvatici In viaggio tra gli scatti del passato!

Oroscopo

• PAG. 16 - 29 “Paese che vai...VINO che trovi!“ In primo piano: il comune di

NEIVE

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editoriale

Merry Christmas

Natale 2021: e sarà una Festività migliore?

S Il Direttore Livio Oggero

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iamo quasi a Natale. Mancano poche settimane a questo importante appuntamento che, tra il religioso ed il consumistico, scalda i cuori a miliardi di persone.

Una giornata speciale, in cui i problemi personali e del mondo sembrano sparire.

Tutti, o quasi, seduti a tavola, in famiglia, a gustare le prelibatezze della nostra tanto amata cucina italiana, o a bere il vino di quella bottiglia che si stappa per le occasioni speciali.

Ore passate in compagnia, a casa o al ristorante, per ritemprare mente e corpo.

E poi non parliamo dello scambio dei regali, un altro momento magico del Natale.

Ma quest’anno sarà una Festività migliore?

Migliore sicuramente rispetto a quella del 2020, un anno orribile per lo scoppio della pandemia da Covid19, e per le ondate

che hanno travolto anche il nostro paese, lasciando senza più lacrime molte famiglie che hanno perso i loro cari.

Al Natale 2021 arriviamo con un vaccino in più, che, pur se ne dica a riguardo, sta facendo il suo lavoro, con la riduzione nei mesi di decessi e la diminuzione di casi oltre la soglia di attenzione.

Non mi voglio addentrare nella “selva oscura” della diatriba sull’essere a favore o contro la soluzione del vaccino, ma vorrei riflettere sulla parola “migliore” che ho inserito nel titolo di questo editoriale.

Arriviamo da quasi due anni in cui il mondo ha rallentato di molto il suo cammino.

Un aspetto sicuramente poco allettante, ma c’è del positivo: bene o male tutti ci siamo adattati a questa nuova, e si spera provvisoria, situazione, ed abbiamo sviluppato nuovi modi di stare a questo mondo, adottando metodi anche nuovi, o rispolverando vecchie abitudini che sembravano ormai sepolte. Ed ecco tornare il senso di famiglia, la voglia di fermarsi per comunicare con amici o parenti in modo diverso. E, soprattutto, credo che abbiamo riscoperto un pò noi stessi come persone.

Una riflessione sul singolo individuo che diventa più consapevole di se stesso. È proprio da questa consapevolezza di noi stessi che dobbiamo ripartire: il Covid19, brutta bestia di virus, si combatte anche con la maggiore attenzione verso il prossimo, e con la voglia di valorizzare l’individuo nel collettivo.

Non è una lezione di filosofia o di sociologia, ma un semplice pensiero su come dobbiamo migliorare per essere pronti quando torneremo alla normalità, perché ora non lo siamo ancora. La strada è quella giusta ma dobbiamo ancora camminare, e farlo insieme, forti di noi stessi e degli altri.

Ed ecco che, a mio avviso, il termine “migliore” inizia a delinearsi nei contorni di una nuova società che, come sempre dopo periodi di grande difficoltà, è pronta a ricompattarsi per ripartire unita.

E la Festività del Natale può essere un’occasione di crescita, nel ricordo di chi purtroppo non ce l’ha fatta, e negli occhi di chi continua a vivere, magari con un velo di tristezza sul cuore, ma con la speranza che da questo giorno di Festa si può uscirne arricchiti.

Concludendo sta anche a noi rendere il Natale un giorno migliore, il nostro giorno migliore!

Buone Feste a tutti!

Merry Christmas

rubrica

Ci sono regole certe di comportamento?

I dubbi etici in filosofia

Il Caporedattore Diego De Finis

L

’etica è una delle branche più importanti della Filosofia. È normale che sia così, una delle ambizioni del pensiero filosofico è sempre stata quella di determinare il “Bene” e seguirlo, di codificare regole corrette di comportamento in base unicamente alla ragione, non determinate dalle indicazioni divine fornite attraverso una qualsiasi religione.

L’argomento è talmente vasto che esaurirlo in una pagina sarebbe impossibile, qui però vorrei presentare uno dei dilemmi più profondi legati all’etica: è meglio agire in base a principi oppure valutando le conseguenze?

Uno dei filosofi ad aver ragionato con maggiore profondità nel campo etico è stato il filosofo tedesco Immanuel Kant, uno dei giganti del pensiero occidentale.

Vissuto nel XVIII secolo può essere considerato un pensatore illuminista che poneva la Ragione come fattore più importante nella vita umana.

La sua teoria della Legge morale è una delle più rigorose e complesse elaborate in filosofia, per spiegarla dovrò semplificare molto il discorso. Nel suo libro “Critica della Ragion pratica”. Noi tutti agiamo in vista di obiettivi. Studiamo per andare avanti a scuola, lavoriamo per guadagnare e dunque vivere. Nessuno di questi comportamenti può essere definito mo-

rale perché appunto si pone un obiettivo.

Anche i precetti religiosi che tanti seguono per i più nobili motivi, non possono rappresentare la legge morale, proprio per via dei nobili motivi: chi segue dei precetti per andare in Paradiso si pone degli obiettivi. Quale è dunque la legge morale?

Secondo Kant bisogna essere liberi nella scelta di seguirla e soprattutto non deve avere alcun scopo, deve valere per tutti e essere del tutto disinteressata (ovvero priva di uno scopo empirico). Siccome può sembrare anche difficile individuare quello che poi Kant ha chiamato “Imperativo categorico”, lui stesso diede un’indicazione tale da renderla comprensibile: “Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale”.

In questo modo la morale dovrebbe essere anche libera da condizionamenti legati alla propria cultura e tradizione, tali per cui per esempio ciò che è bene per me potrebbe non esserlo per altri, ma presta il fianco a un’altra critica principale: quella di non tenere in considerazione le conseguenze. Per esempio: se un assassino cerca la sua vittima a ci chiede dove sia, noi, conoscendo le sue intenzioni, gli mentiamo o diciamo la verità, perché in genere è giusto non mentire?

A formulare questa critica in maniera profonda e compiuta è stato un altro tedesco, Max Weber, noto soprattutto in sociologia,

che nel 1919 pubblicò una conferenza intitolata “La politica come professione”.

Il suo discorso dunque riguarda l’ambito politico, ma come vedremo potrebbe essere applicato anche alla sfera individuale. Weber individuava due tipi di etica nell’agire politico: quella dei principi e quella della responsabilità. La prima è quella di chi agisce in base a forti principi a una morale salda (come quella descritta da Kant), senza tenere però conto delle conseguenze. La seconda valuta che ogni azione ha una conseguenza e che, soprattutto in ambito politico queste possono essere amplificate (chi amministra o legifera lo fa per tanti). Dunque l’azione non dovrebbe essere “libera da condizionamenti”, anzi dovrebbe valutare attentamente azioni e obiettivi, mezzi e fini. Tuttavia Weber mette in guardia gli aspiranti politici dall’essere eccessivamente “spregiudicati” e “machiavellici”: una politica totalmente priva di ideali può sconfinare nel cinismo (e in conseguenze più nefaste). Un detto popolare dice che che l’inferno è lastricato di buone intenzioni. A furia di essere spregiudicati “per un bene supremo” si rischia di perdere di vista l’obiettivo, senza contare che occorre essere certi che il bene supremo sia davvero tale. Questo discorso vale ovviamente nell’azione politica di cui parlava Weber, ma anche nella vita di tutti i giorni.

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rubrica

Merry Christmas

Tu chiamale, se vuoi, EMOZIONI… Quando lo spazio dell’emotività è invaso dagli intrusi della politica

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Il sociologo Cesare Torta

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’ il tempo delle emozioni. Tutti ci tengono a farci provare emozioni, dalla pubblicità commerciale, alla propaganda politica, ai programmi televisivi di intrattenimento.

Sempre più raro il sollecito al ragionamento, allo spirito critico, all’uso del cervello.

Per vendere i prodotti, come per acquisire consensi politici si fa sempre più ricorso al fattore emotivo. Con l’importanza assunta dai vari strumenti informatici e con la facilità con cui è possibile raggiungere milioni di persone in tempi brevissimi, senza mediazioni né filtri, l’utilizzo di messaggi che fanno facilmente presa sulle coscienze delle persone è diventato preponderante ed efficace.

La sfera emotiva delle persone è un fattore molto importante nelle relazioni personali e sociali ed è sempre stata oggetto di attenzioni in tutti gli ambiti della comunicazione, dalla letteratura, al cinema, al teatro. Ed è pure sempre stata presente nella politica: tutti i grandi leader politici hanno sempre fatto leva sul loro carisma e sulla capacità di entrare in sintonia con i sentimenti delle persone per conquistare consensi e fiducia.

L’importante è riuscire a mantenere un minimo discernimento per capire quando il ricorso a messaggi emotivi serve per promuovere azioni e programmi utili al bene comune da quelli strumentali al raggiungimento di finalità di mero interesse di parte. Ad esempio, quando si comunica a destra e a manca che occorre ridurre le tasse senza specificare come si dovrebbe fare per colmare il mancato gettito (o con altre entrate o con il taglio di servizi) si fa chiaramente ricorso ad un messaggio che colpisce la parte emotiva

di ciascuno di noi (il piacere di pagare meno tasse), senza toccare la parte razionale del problema e cioè le conseguenze negative che potrebbero derivare da tale provvedimento. Se si dicesse, per esempio, che alle minori tasse si dovrebbe far fronte con il taglio al personale della scuola o della sanità, il consenso calerebbe immediatamente per tutti coloro direttamente o indirettamente interessati ai tagli. Lo stesso vale per la maggior parte delle scelte che di volta in volta si presentano sulla scena del dibattito politico.

Il rischio della manipolazione e dell’inganno è sempre più in agguato, soprattutto negli ultimi anni che hanno visto ridursi progressivamente la partecipazione attiva dei cittadini alla politica, la minor presenza dei partiti sul territorio e il minor peso della stampa e dei programmi televisivi di approfondimento. Il tutto sostituito da apparati di comunicazione che sfornano messaggi, veri o falsi poco importa, volti a convincere e ad ottenere consenso. I rimedi a tale situazione non possono certo arrivare percorrendo strade che guardano al passato. Se i mezzi tecnologici sono così efficacemente utilizzati da politici con pochi scrupoli per la loro propaganda che può anche essere ingannevole, nessuno vieta, anzi sarebbe auspicabile, che tali mezzi vengano utilizzati dai milioni di utenti delle piattaforme web per creare gruppi di dibattito politico libero e aperto alle opinioni di tutti. Questo servirebbe non solo a confutare e smascherare le contraddizioni della propaganda ingannevole ma costituirebbe un ambiente ideale per alimentare lo spirito critico e la partecipazione attiva di tutti alla vita della comunità.

Merry Christmas

rubrica

Allineamento Reiki L’equilibrio tra Cielo e Terra

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n questo articolo voglio parlarvi dell’Allineamento Reiki.

Quando ci rendiamo conto di esserci allontanati dalla nostra strada, quella prevista per il nostro progetto di vita, vorremmo trovare un modo semplice ed efficace per ritrovare noi stessi.

A volte ci sentiamo trascinati dagli eventi, come in balia della corrente, incapaci di gettare l’ancora e fermarsi a fare ordine.

Se il Reiki ci consente di ritrovare l'equilibrio, l'allineamento Reiki favorisce il ritorno sulla nostra strada, mettendo a tacere l’ego, riconnettendoci al nostro sè superiore, facendolo diventare la nostra guida. L'allineamento Reiki è una tecnica che ci collega

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direttamente con la nostra anima, creando una connessione tra noi e l’Universo. Permette l'armonizzazione di tutti i livelli della persona (corpo / mente / spirito / sé superiore) affinché comunichino fra loro, rafforza il collegamento tra sé superiore e universo, che dura nel tempo.

L'allontanarsi dal progetto di vita può manifestarsi anche sul piano fisico, creando anche problemi di salute.

Ad esempio poca autostima può farmi incurvare la colonna vertebrale, creando un circolo vizioso: poca autostima = schiena curva / schiena curva = poca autostima e così via.

La persona allineata torna ad essere, nei limiti di ciò che le è possibile in quel momento, in equilibrio tra Cielo e Terra, e più allineata anche fisicamente.

L’allineamento Reiki è un ciclo di quattro o più trattamenti.

La iM.coM. di Alba ringrazia vivamente tutti gli SPONSOR per il sostegno che costantemente ci riconoscono, ringrazia tutti i COMUNI che da sempre aderiscono, ringrazia i fedeli lettori della rivista cartacea a anche coloro che cliccando sulle notizie del magazine www.terraetradizione.com contribuiscono ad aumentare sempre più le visualizzazioni.

Un grazie ai clienti che ci forniscono recensioni e che ci "sopportano", un grazie a tutto lo staff, ai giornalisti, ai fotografi... insomma un grazie a tutti, e un sincero augurio per un gioioso Natale e uno splendido Anno 2022, all'insegna della ripresa e della serenità !!!

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rubrica

Merry Christmas

Quanto è antico e moderno un piatto di bollito?

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A cura della dott.ssa Laura Icardi

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ra i grandi piatti della cucina tradizionale italiana rientra senza dubbio il Grande Bollito Piemontese. L’origine del piatto è legata alla secolare consuetudine dei mercati di bestiame piemontesi la cui tradizione, in alcuni casi, è arrivata fino ai giorni nostri. Tra i più importanti e antichi, ricordo la Fiera del Bue Grasso di Carrù che risale almeno al 1473 quando Jolanda di Francia, tutrice del Duca di Savoia Filiberto I°, con un documento ufficiale, autorizzava mercati bisettimanali “in opulento loco Carruci”, e la Fiera del Bue Grasso e Sagra del Bollito a Moncalvo, paese in cui Vittorio Emanuele II, quando ancora era Principe di Savoia, si rifugiava per dedicarsi alla caccia e a banchetti con amici a base di bollito e barbera. L’amore per il bollito del re è ricordata nel testo “Cucina borghese. Semplice ed economica” di Giovanni Vailardi del 1887 dove è denominato Grande Bollito Storico Risorgimentale Piemontese.

Ma importanti eventi sul bollito hanno origini anche recenti. Ricordo la Sagra del Bollito Misto alla piemontese di Mantovana, nata nel 1975, quando i volenterosi abitanti del paese si improvvisarono cuochi e camerieri per dar vita a quella che sarebbe presto diventata una delle manifestazioni enogastronomiche più conosciute della provincia di Alessandria e molte altre in numerosi paesi del Piemonte come Montaldo Torinese, Valfenera, Predosa, Granozzo. La ricetta del bollito tradizionale è stata ricostruita da Giovanni Goria con l’Accademia Italiana della Cucina e prevede l’imprescindibile regola dei 7 tagli, 7 ammenicoli, 7 salse e 7 contorni da cui il nome “Bollito sette tagli” I tagli cambiano un po’ da zona a zona e da ricetta a ricetta, ma ritengo autorevole l’elenco suggerito dalla Confraternita del Bollito e della Pera Madernassa, associazione costituita nel 1984 a Guarene con lo scopo di far rivivere usi, costumi e tradizioni popolari delle terre del Roero valorizzandone i pro-

dotti gastronomici. I 7 tagli di carne sono quindi scaramella (bianco costato di reale, parte alta del reale), punta di petto, fiocco di punta, cappello da prete (parte superiore della scapola con muscoli), noce (muscolo della coscia), tenerone (muscolo lungo della spalla traversato da cartilagine), culatta. i 7 ammennicoli od ornamenti sono gallina, testina col musetto, zampino cotto con l’osso e poi disossato, lingua e lonza (petto sottile ed un po’ grasso da scottare prima al forno con aromi e rosmarino), cotechino, coda.

Accompagnano i bagnetti necessari ad insaporire il piatto e a stimolare i succhi gastrici: bagnet vert, bagnet ross, salsa con la senape, salsa al cren, salsa cugnà, salsa al miele, mostarda d’uva, ma anche innumerevoli ricette locali. Completano il tutto i 7 contorni, cipolle, rape, carote e patate lesse, verza, zucchine e finocchi al burro. Per finire, una piccola tazza di brodo ristretto con un cucchiaio di Barbera. Ma sulla tavola non devono mancare altre piacevolezze: le regole del bon ton del piatto prevedono sul tavolo pane, grissini, frutta secca, olio e aceto, sale grosso. La tradizione raccomanda…“Il commensale si presenti ben vuoto, riposato e ben disposto, non faccia calcoli di tempo e men che meno di calorie. Utilizzi un coltello affilatissimo e due piatti, 1 per le sole carni e 1 per i bagnetti e contorni di verdura.

Non si mischino i bagnetti, non si beva acqua specie in principio, si morda piccolo nel pane e grosso nella carne, è un mangiare da signori!” Quest’ultima frase fa pensare al bollito come un peccato alimentare da riservare a feste pantagrueliche a cui far seguire sedute infinite in palestra, catene al frigorifero e tisane disintossicanti a ettolitri…. Non sono d’accordo. Il bollito si può conciliare perfettamente con la cultura alimentare moderna. Esaminiamo bene la frase riportata sopra. Suggerisce di mettersi a tavola con un buon appetito, molto importante per la buona digestione, ma soprattutto che occorre rinunciare a fuoripasto, aperitivi e antipasti che spesso includono alimenti vuoti di tutto tranne che di calorie! Non tener conto del tempo e mangiare con un certo ordine sulla tavola non significa abbuffarsi per ore, ma gustare lentamente, masticare con calma, assaporare. Un pasto lento, saporito e vario appaga prima il bisogno alimentare senza bisogno di quantità. Non bere acqua in principio non vuol dire che bisogna bere vino, ma piuttosto evitare di raffreddare lo stomaco e diluire i succhi gastrici. Infine, mordere piccolo nel pane e grosso nella carne, non vuol dire riempirsi le ganasce come i criceti, ma limitare l’accompagnamento con i carboidrati, soprattutto quei carboidrati che tendiamo a non misurare e spesso considerare nel nostro apporto calorico quando siamo a tavola. Quanti contano quanti grissini sgranocchiano aspettando la portata principale?

In genere ci si accorge di averli mangia-

rubrica

Merry Christmas

ti solo quando sono finiti!! E ora passiamo ai 7. Preparare un tale piatto è facile, ma richiede tantissimo tempo e la realizzazione di grandi quantità, secondo la tradizione, occorre prepararlo per non meno di 12 persone! Questo può non essere un limite, questo piatto e il suo brodo si conservano facilmente! Quindi può diventare una buona scorta per le giornate più frenetiche quando, per mancanza di tempo, mangiamo la prima cosa che capita che, in genere, non è la

più salutare e dietetica.

E il grasso? Il colesterolo? Bisogna scegliere la carne migliore! Una carne di buona qualità è sempre accompagnata da un certo quantitativo di grasso. La qualità nutrizionale del grasso dipende dal tipo di alimentazione e dall’età dell’animale. L’alimentazione appropriata, le buone tecniche di allevamento e il benessere dell’animale permettono di modificare il profilo lipidico della carne in modo da ottenere un equilibrio ottimale tra acidi grassi saturi e insaturi. Recenti studi hanno rivalutato i grassi saturi rivoluzionando i concetti che hanno sempre teso a demonizzarli. Diverse ricerche, non solo ripristinerebbero la loro importanza, ma smentirebbero anche il fatto che siano la causa principale di diabete, obesità, ipertensione e malattie cardiovascolari, convincendo sempre più nutrizionisti che sia un errore sostituirli con troppi grassi insaturi di origine vegetale.

Contrariamente ai preconcetti, quindi, non ci sono grassi buoni o cattivi, ma è fondamentale bilanciarne l’apporto. Anche i grassi delle carni dei nostri 7 tagli e 7 ammennicoli, costituiscono, contrariamente a quanto si possa pensare, la “parte nobile” che conferisce non solo sapore, ma anche importanti proprietà nutritive, come ad es. le vitamine liposolubili, A, D, E e K, fondamentali per tutte le funzioni cellulari e lo sviluppo dell’organismo. La carne, dunque, con il suo grasso, contribuisce all’equilibrio alimentare, specialmente se accompagnata da verdure dal contenuto nutritivo complementare, rendendo così il bollito, con poco pane, mi raccomando, un piatto completo e ben strutturato dal punto di vista nutrizionale.

Terra & Tradizione vi consiglia dove acquistare il vero bollito misto, con tutti i pezzi della tradizione, già pronto per voi, soltanto da presentare sulle vostre tavole: lo trovate ad Alba, in c.so Piave, 17/c, dalla Gastronomia "DA GIANNI" Buon appetito !!!

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territorio

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VENDEMMIA nel 2021:

la qualità si conferma OTTIMA Nononstante un lieve calo della quantità, la siccità estiva non ha inciso negativamente La vendemmia del 2021 si può considerare positiva su tutto il territorio: sia in provincia di Asti che in quella di Cuneo.

Questo perché le caratteristiche del clima quest'anno sono state simili su tutta l'area collinare. L'uva infatti è una coltura che non soffre particolarmente il clima siccitoso se arriva in estate, cosa che si è verificata quest'anno, con precipitazioni davvero scarse e i fiumi ridotti quasi a secco. Ma i vigneti non hanno pagato questa situazione climatica da punto di vista qualitativo.

Andando con ordine abbiamo chiesto alla Cia di Asti (Confederazione italiana agricoltori) una valutazione nel dettaglio sul territorio della provincia. Ci ha risposto il direttore generale della sede astigiana, Marco Pippione: «Il bilancio della vendemmia e senz'altro positivo sotto vari punti di vista. Per fortuna la vite è una coltura che non soffre lunghi periodi di siccità.

Il quadro aromatico risulta a quattro stelle.

Ne deriva un ottimo grado alcolico con poca acidità. Seguiranno ottimi prodotti con buoni profumi. L'annata 2021 verrà caratterizzata da una buona struttura in generale. Nemmeno le gelate che hanno caratterizzato l'inizio della primavera e che purtroppo hanno danneggiato altre colture della nostra zona, hanno influito più di tanto sullo sviluppo dell'uva. La pioggia in primavera ha garantito una adeguata ricchezza idrica alla vite. I vini che prodotti saranno morbidi e profumati. Questo discorso vale per tutti i vitigni presenti in Provincia di Asti. Insomma sarà una annata di pregio a 360 gradi».

Anche perchè le caratteristiche climatiche sono state le medesime in un territorio sostanzialmente omogeneo. Il quadro ovviamente si riferisce soprattutto alle colline delle Langhe e del Roero, ma ci sono anche produzioni di ottimo livello nel Saluzzese e in altre aree della Granda.

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Ce ne parla Roberto Abellonio direttore dell'associazione di categoria Confagricoltura della Provincia di Cuneo. «Il clima ha influenzato l’annata, contraddistintasi in particolare per imprevisti f e n o m e n i atmosferici, come le gelate di inizio aprile o la grandinata del 13 luglio, epocale per intensità, abbattutasi tra Castellinaldo, G u a r e n e , Castagnito principalmente zone di coltivazione del vitigno Arneis.

Il periodo è stato segnato da scarsità di precipitazioni e, sul fronte fitoiatrico, dalla revoca di un particolare fungicida, il Mancozeb, difficile da sostituire per la versatilità di utilizzo e per i costi contenuti rispetto ai competitors in commercio. Tra i problemi anche una marcata mancanza di manodopera in diverse fasi cruciali dei lavori

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(come la legatura dei tralci), ma non solo.

Ha creato apprensione la muffa grigia con un riscontro delle prime manifestazioni su foglia in alcuni vigneti intorno alla terza decade di maggio e la presenza del ragnetto rosso che bisognerà cercare di monitorare più attentamente.

Problema ormai cronico è risultato la presenza dei selvatici tra le vigne, che invadono i vigneti al germogliamento brucando i giovani germogli più volte».

Anche sulle alture della Granda l'estate è stata siccitosa con scarse precipitazioni, ma questo

territorialmente a macchia di leopardo.

Inoltre il periodo siccitoso potrebbe causare qualche problema a chi ha effettuato in estate un eccessivo sfoltimento delle piante di vite a causa poi dell'eccessiva esposizione dei grappoli alla luce del sole.

Marco Giordano, direttore della Cantina Vinchio Vaglio, ci offre la sua valutazione sull'andamento in un'azienda di punta del territorio del Monferrato, con un'analisi anche sulle prospettive del mercato: «In questa annata registriamo un quantitativo di raccolto leggermente inferiore

non ha danneggiato la qualità delle uve che risulta ottima. Dal punto di vista della quantità invece siamo nella norma, forse leggermente più scarsa; al contrario lo scorso anno si era verificata un'annata abbondante. Anche il mercato fa registrare una certa vivacità a testimonianza della bontà dell'annata. Anche in questo caso la valutazione vale per tutti i tipi di vitigni del territorio. Purtroppo qualche problema può essere sorto dalle grandinate sviluppatesi nell'area Roerina, ma si tratta di un problema localizzato

rispetto a quella precedente di circa il 4%. In realtà questo è dovuto anche al fatto che nel frattempo sono aumentati i soci che conferiscono le loro uve alla nostra cantina, quindi saremmo stati intorno al 10% di decremento se fossimo stati gli stessi dell'anno scorso. Tale calo è stato causato anche dalle gelate che hanno caratterizzato il periodo primaverile. Lo scorso anno la quantità era stata nella norma, leggermente abbondante sotto alcuni punti di vista, non come quella del 2018, particolarmente significativa.

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La qualità invece, per fortuna non ne ha risentito, così come non è stata influenzata dalla lunga siccità che ha caratterizzato questa estate. Il periodo di scarse piogge ha invece inciso sulla quantità in maniera variabile: nella zona di Vinchio e Vaglio Serra molto poco per via delle caratteristiche della terra: bianche e sabbiosa, dove invece la terra era rossa il decremento è stato più marcato.

Le ottime punte qualitative, ci hanno permesso di effettuare le selezioni che si fanno solo nelle

annate migliori, da questo punto di vista siamo andati meglio anche rispetto allo scorso anno.

Soprattutto per i vini bianchi si registrano punte di eccellenza che non si vedevano da anni.

La qualità è alta soprattutto per Cortese e Chardonnay, per cui si evidenziano grandi profumi, saranno due ottimi vini per corpo e struttura, per i rossi, che rappresentano il 70%

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circa della produzione della Barbera, sono state fatte tutte le selezioni su Vigne vecchie, e Nizza, le nostre produzioni di eccellenza: le gradazioni zuccherine sono leggermente inferiori rispetto allo scorso anno, con una maggiore stabilità complessiva. Anche gli altri rossi come Dolcetto, Grignolino o Pinot nero hanno fornito ottimi risultati. In sostanza si attendono ottimi vini da questa vendemmia. Dopo la lunga crisi del Covid-19, la ripresa è cominciata dal mese di giugno, luglio e agosto hanno fatto registrare ottimi livelli di vendita. Nel periodo autunnale, a partire da settembre il canale di distribuzione horeca (quello della ristorazione, ndr) ha ripreso bene, recuperando il terreno perduto nel 2020,

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siamo tornati ai livelli pre-covid.

Questa vendemmia sarà un buon viatico.

L'unica incognita per il futuro in questa fase, a parte il sempre incombente pericolo della pandemia, è rappresentata dall'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia, che si sta facendo sentire anche nel nostro settore: i materiali di imbottigliamento per esempio hanno registrato un aumento dal 30 al 50 per cento.

Questo incide notevolmente sui costi di produzione. Abbiamo sempre lavorato per offrire ai nostri clienti un ottimo rapporto fra qualità e prezzo e ci impegneremo affinché a partire da gennaio questo incremento dei costi non incida eccessivamente sui prezzi di vendita».

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A Guarene, la “Penna Nera”, presenta piatti di alto livello

Il ristorante propone anche eventi a tema legati alla stagionalità

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Il ristorante “La Penna Nera” di Gua- ne del Covid-19, conta all'interno, fra i rene in via Divisione Alpina Cuneense 90 e i 100 posti, mentre in estate, si può 2, da settembre del 2019 ha cambia- arrivare a 140 posti, nell’ampio spazio to gestione, con grandi aspettative e il disponibile all’aperto, affacciato ad una desiderio, da parte dei gestori, di fare terrazza con belvedere, che allieta le un ottimo lavoro e soddisfare i gusti di piacevoli serate estive. tutti gli avventori, mantenendo l’offerta I mesi più caldi dell'anno rappresentano per cui è sempre stata gettonata, basa- per il ristorante l'occasione V. G di proporre oriz ia e ta sui piatti a base di PESCE, curando eventi legati all'ottima cucina e alla bels n ee n u C sempre più l’aspetto della qualità, fa- lezza del sito, già inAlpparte sperimentati. ina V. G or ne ia sio tema, cene izdi cendolo arrivare fresco da Savona, tutti i Concerti, serate. Divia deguV Osteri V. G a mercoledì e venerdì, una grande varie- Penstazione con le cantine del territorio. oriz na Ne ia ra V. G oriz tà: cozze, vongole, salmone, calamari e La carta dei vini è importante, non ceria Guare ne tanto altro; i calamari in particolare ven- to da meno rispetto alla cucina di alta V. G oriz ia gono congelati a bordo appena pescaqualità: sono quasi cento le etichette diV V. G . Go V. G oriz V. G ti. Anche il menu dioriziaterra è comunque sponibili. rizia ia oriz ia V. G V .

V. G Gor oriz all'altezza, con un'ottima scelta di carne. «Lavoriamo molto con i produttori del izia ia oriz ia V. G V. G ori oriz ia Non manca certo il lavoro legato alla nostro territorio, offrendo le migliori V. G oriz V ia . Go V. G rizia V. G stagionalità, con i prodotti a km. zero e bottiglie disponibili sulle nostre colline, oriz oriz ia V. G ia oriz ia degli allevamenti del territorio. In que- ma spaziamo con lo sguardo anche fuoV. G V .

V G . orizia or Gor izia sto senso vengono anche proposti menu ri, versoiziale altre produzioni nazionali e e speciali a tema, in base al periodo. Il lo- internazionali, con s V. Gla disponibilità, per oriz ia en cale è chiuso il lunedì e il martedì, ed è esempio dineChampagne, vini francesi o u C aperto la sera dei giorni feriali, il sabato dell'Alsazia», spiegano V. Gi ogestori. a r ia in non trascurare iz e la domenica, con l’apertura a pran- Infinelpda è la presenza A V. Goriz e zo domenicale. Naturalmente in caso di di nun'area verde con giochi per bamia io s prenotazioni per gruppi, fuori giorni di ivbini, un parco giochi proprio di fianco i apertura, diamo la disponibilità a 360V. D al locale, recentemente rinnovato, con V. nuove strutture Digradi. Vengono fatti in casa in maniera V. Goriz per il divertimento dei vi ia si artigianale, la pasta e anche i dolci, ma più piccoli. on e Osteria de “La Penna Nera” Come molti genitori sanno bene, la buola grande specialità Al pi Penna Nera nmisto è il fritto di pesce, il piatto di punta na tavola rappresenta V. Goriz un piacere per gli V. G a ori Cu Guarene che viene richiesto dalla gran parte degli adulti, ma spesso unia momento di noia ne e ns avventori che ben conoscono la qualità per i piccoli che, al contrario, non vedoe della cucina a Guarene. no l'ora di alzarsi da tavola e divertirsi, V. Goriz Il nome dell'osteria ha una ben precisa magari in compagnia dei coetanei pre-ia V. Goriz ia ragione. Si trova nella sede dell'Associa- senti. Questo spazio permette agli adulti zione Alpini di Guarene, non è un caso di mangiare tranquillamente, mentre i V. Goriz V. Goriz in sicurezza.V. Gorizia V. Gorizia che il sodalizio si riunisca periodicamenfigli ia si divertono V. Goriz ia ia te proprio presso il locale.

Non resta dunque che recarsi a Guarene Attualmente, tenendo conto delle misure e degustare i piatti pesce e tutte le altre V. Gdi orizia di sicurezza necessarie per la prevenzio- specialità proposti da “La Penna nera”. ne

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Aperto a cena dalle 19,30 il Mercoledì, Giovedì, Venerdì e Sabato - Domenica aperto a pranzo e a cena - Chiuso il Lunedì e il Martedì Via Divisione Alpina Cuneense, 2 - 12050 Guarene (CN) V. G-owww.osteriapennanera.com rizia Osteria La Penna N era Tel. +39 0173 611530 - +39 334 726 4337 @ pennaneraguarene@gmail.com pennaneraguarene V. Gorizia

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paese che vai...VINO che trovi

PAESE che vai...

VINO che trovi!

Neive,

il paese dei quattro vini

Al confine fra Langhe e Monferrato si trova un piccolo GIOIELLO

* NEIVE * Abitanti: 3324 (aggiornato al 2020) Giorni di mercato: mercoledì mattina Altitudine sul livello del mare: 308 metri Superficie: 21,3 km Frazioni: Albesani, Balluri, Bordini, Bricco di Neive, Casasse, Cottà, Gallina, Moretta, Pallareto, Pastura, Serraboella, Serracapelli, Starderi e Serragrilli.

Comuni confinanti: Barbaresco, Castagnito, Castagnole delle Lanze, Coazzolo, Magliano Alfieri, Mango, Neviglie, Treiso Gemellaggi: Diano Castello

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“Paese che vai vino che trovi”, questo è il titolo della nostra rubrica e uno dei Comuni più degni di farne parte non può essere che Neive, paese ricco di storia e scrigno a cielo aperto per quanto riguarda le bellezze architettoniche, nonché “Paese dei quattro vini”, questo è il nome con cui è noto nelle Langhe poiché inserito nel disciplinare di due celebri Docg come il Barbaresco e il Moscato d'Asti e di due doc di grande pregio come il Dolcetto D'Alba e la Barbera d'Alba.

Insomma un territorio ricco di profumi e sapori da gustare ammirando i palazzi storici, tutti perfettamente conservati, che si trovano all'interno del centro storico. Ma procediamo con ordine.

Neive si trova al confine fra Langa e Monferrato e specificatamente vicino a Castagnole delle Lanze, a cui è collegata dal "Percorso delle Torri" di cui parleremo nel dettaglio più avanti.

Si trova sulla direttrice principale a metà strada fra Alba e la stessa Castagnole ed è dunque raggiungibile da entrambe le località. È divisa in due parti principali, quella bassa, detta anche Neive Borgonuovo e l'area alta, ovvero il centro storico, la parte più bella dal punto di vista architettonico. La zona di Borgonuovo è l'area di crescita più recente, eppure rappresenta il primo nucleo abitato di Neive, che poi si è sviluppata sulla collina come tutti gli insediamenti di origine medievale.

La storia di Neive Ci sono tracce di insediamenti umani fin da circa 5000 anni prima di Cristo, con le popolazioni Liguri. In periodo romano la zona si trovava attraversata dalla Via Aemilia, che collegava Acqui ad Alba. Il nome di Neive è proprio di origine romana, deriva da una nobile gens romana la “Naevia” alla quale apparteneva il territorio. Uno dei primi insediamenti della zona doveva essere un castello fortificato per respingere le invasioni degli Ungari e dei Saraceni circa un secolo prima dell'anno mille.

Come è accaduto per tantissime località delle Langhe (ad esempio: La Morra o Monastero Bormida) il primo insediamento medievale del paese è stato un Monastero Benedettino. L'ordine monastico a partire dal X secolo in avanti ha contribuito notevolmente allo sviluppo del Basso Piemonte. La “cella Nevigiensis” dipendeva dall'abbazia di Santa Croce, a Mortara in provincia di Alessandria. Tra i secoli XI e XIII, il feudo neivese fu diviso tra alcuni Signori locali, in particolare i De Revello. Lo statuto del Comune risale all'anno 1190 ed è stato conteso a lungo fra Alba e Asti, i due Comuni rivali nel Medio Evo. All'interno di questo scontro, nel 1274 venne distrutto il castello. Nel 1387 Neive seguì Asti sotto la Signoria di Giangaleazzo Visconti, divenendo dote della figlia di lui Valentina che andò sposa al Duca d'Orléans. Rimase in questo dominio fino al 1512. Nel 1530, passò a Carlo III di Savoia per diventare poi, per circa 17 anni, parte del territorio francese. Tornò ai Savoia dopo la riconquista dei loro domini con Emanuele Filiberto e suo figlio Carlo Emanuele I. Nel 1618 Neive è stata assegnata al conte Vittorio Amedeo Dal Pozzo, già Marchese di Voghera, che assunse il titolo di primo conte di Neive. Nella seconda metà del XVIII secolo a Neive ha operato l'architetto Giovanni Antonio Borgese, autore di tanti splendidi palazzi, che oggi possiamo ammirare; buona parte del centro storico odierno del paese langarolo porta la sua firma. L'ultima contessa di Neive, Maria Vittoria, nel XIX secolo è andata in sposa al figlio secondogenito del primo Re d'Italia Vittorio Emanuele II, ed è diventata per breve tempo anche regina di Spagna.

L'ultima Contessa di Neive, Regina di Spagna Maria Vittoria Dal Pozzo

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paese che vai...VINO che trovi Neive e i suoi illustri cittadini

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Il resto è storia recente e di questo periodo sono probabilmente i cittadini più illustri del paese, coloro che, nei loro campi e a modo loro, hanno segnato la storia del secolo scorso.

In primo luogo Dante Giacosa, nato a Roma da una famiglia neivese. Nel 1927, a soli 22 anni, si laureò in ingegneria meccanica presso il Politecnico di Torino e subito rispose ad una inserzione diffusa dalla Spa per l'assunzione di un disegnatore tecnico. Inizialmente scartato per essere poi assunto qualche settimana più tardi dietro segnalazione di Vittorio Valletta.

Nel 1929 l'ufficio progettazione della Spa, nel frattempo acquisita dalla Fiat, venne trasferito al Lingotto e Giacosa fu assegnato al reparto Pavesi, nel gruppo che seguiva l'evoluzione del modello "P4". L'anno successivo fu aggregato al reparto motori automobili della Fiat. Presso le varie ramificazioni dell'azienda automobilistica torinese svolgerà tutta la sua lunga e feconda carriera ascendendo dal primo incarico di disegnatore progettista, per il quale fu assunto con lo stipendio di 600 lire mensili, sino ai massimi livelli dirigenziali: nel 1966 divenne direttore di divisione e membro del consiglio direttivo dell'azienda. Uno dei suoi progetti più celebri è stato quello della 500 Topolino, l'auto che ha avviato la motorizzazione di massa in Italia e per cui è noto come il “Padre della Cinquecento”. Ha progettato anche la Nuova 500 e la Autobianchi Bianchina nel 1959, per cui vinse il premio “Compasso d'oro”. Il suo ultimo progetto è della 126, presentata nel 1972. è morto nel 1996.

Il secondo cittadino illustre di Neive del secolo scorso è Franco Piccinelli, nato a Neive nel 1933, giornalista e scrittore, per anni ha raccontato e fatto conoscere le Langhe attraverso i suoi servizi al Telegiornale Rai, ma la sua carriera da giornalista non si limita certo a questo. Dopo aver lavorato al quotidiano La Voce Adriatica ed esserne diventato direttore negli anni Sessanta, il decennio successivo è entrato in Rai, dove ha condotto la rubrica “Oggi al Parlamento” e dall'inizio degli anni Ottanta è conduttore de “Il pomeriggio” andato in onda su Rai Due e “I giorni” su Radio Due. Non va dimenticato il drammatico attentato di cui è stato oggetto il 24 aprile del 1979 ad opera dei “Proletari armati per il Comunismo”, quando era caporedattore del Telegiornale Rai di Torino, nel quale venne ferito gravemente alle gambe. Infine ricordiamo la sua ampia produzione letteraria. Il suo primo romanzo si intitola “Le colline splendono al buio”, pubblicato nel 1961, ne ha scritti tanti altri, oltre 40 fra narrativa e saggistica. Il suo ultimo romanzo venne pubblicato nel 2012, con il titolo “La felicità sotto casa”. È morto ad Alba nel 2014.

Infine Romano Levi. Nacque nel 1928 ed entrò in attività nel 1945, quando, rimasto orfano a 17 anni iniziò a condurre la distilleria fondata dal padre Serafino.

Conservò nel tempo l'impianto di distillazione artigianale, con un alambicco discontinuo a fuoco diretto, che permetteva la distillazione solo di piccole quantità. Il ciclo di lavorazione prevedeva l'impiego come combustibile delle vinacce esauste delle annate precedenti e l'utilizzo delle ceneri residue come fertilizzanti per i vigneti.

Diventato poi celebre per un'altra caratteristica, ovvero la realizzazione delle etichette delle bottiglie, disegnate interamente a mano, sempre differenti e con, molto spesso, accenni poetici e particolari dediche; il suo soggetto della donna selvatica è rinomato.

La sua popolarità a livello nazionale risale agli anni '70 grazie soprattutto al critico gastronomico Luigi Veronelli, che lo definì il "Grappaiolo Angelico" sulle pagine del settimanale Epoca; Il termine “angelico” era ispirato dal nome di Serafino Levi, il padre di Romano, che restava come denominazione della ditta. Le sue grappe erano giudicate ruvide, ancorate alla tradizione contadina, prive di concessioni alle morbidezze del gusto

moderno.

La sua arte di distillatore è stata apprezzata anche da molti appassionati famosi: l'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl, Cesare Romiti, Marcello Mastroianni, Andrea Bocelli, Roby Facchinetti, Bruno Lauzi, l'ex ministro Domenico Siniscalco e altri.

Un patrimonio della produzione di qualità in Langa che si conserva ancora oggi nella sua casa, trasformata in un museo.

La Distilleria Levi-Serafino segue lo spirito del Grappaiolo angelico

La Distilleria Levi Serafino oggi prosegue l'attività avviata nel 1925 dal padre di Romano Levi, Serafino, e resa poi celebre dal figlio. La distilleria è oggi un museo perfettamente funzionante, che produce, in piccole quantità una grappa di alto pregio, seguendo non solo tutte le procedure avviate dallo stesso Romano, ma utilizzando anche gli stessi strumenti. Il tradizionale processo di produzione e il lungo invecchiamento danno vita a una grappa “storica”, dal gusto inimitabile.

Ne abbiamo parlato con Elisa Scaratti, che si occupa della gestione della distilleria: «I processi di produzione della grappa sono praticamente gli stessi che seguiva Romano Levi quando era in vita. Naturalmente non realizziamo le etichette personalizzate che erano una caratteristica distintiva della produzione di Levi, un marchio artistico che rendeva la sua produzione davvero unica al mondo, ma abbiamo acquisito le sue 500 opere che vengono riprodotte per le bottiglie attuali».

Dunque lo spirito della Distilleria è lo stesso del periodo in cui Levi era in vita.

«Certamente! Per esempio le visite sono gratuite, così come la degustazione. In questo seguiamo fedelmente le indicazioni su cui si basava lo stesso Levi. Per la produzione viene utilizzato sempre lo stesso alambicco, perfettamente funzionante, che risale al 1925. Si tratta dell'unico alambicco a fuoco diretto esistente in Italia. Si seguono anche altre indicazioni produttive tradizionali come l'acquisto dai produttori vicini, di vinacce di Barolo e Barbaresco (vitigno Nebbiolo) o l'utilizzo dei sacchi in iuta. Ogni anno l'ultimo sabato di ottobre proseguiamo la tradizione dell'accensione dell'alambicco, avviata ormai SETTANTASETTE anni fa, è una cerimonia semplice e suggestiva che segna l'avvio della stagione produttiva.

Ogni anno, tanti cittadini di Neive e appassionati da tutto il mondo la seguono».

La distilleria è legata al Museo della donna Selvatica nel centro di Neive?

«La casa della Donna Selvatica è un'iniziativa del Comune per commemorare Romano Levi che ha contribuito a rendere celebre il suo territorio, e la figura della “donna selvatica”, il suo soggetto preferito. In questo modo Neive, rende omaggio a Romano Levi proponendo nel museo materiali d'archivio, lavori, ricordi. Un progetto indipendente dalla nostra distilleria e molto apprezzabile».

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paese che vai...VINO che trovi Neive Borgonuovo Il nostro viaggio nel comune langarolo inizia dalla parte bassa del paese, quella attraversata dalle strade di grande comunicazione che lo collegano ad Alba e a Castagnole Lanze. Se partiamo dalla direttrice che da Castagnole porta verso Neive, incontriamo prima l'ampia area produttiva, per poi addentrarci nel centro abitato tramite corso Scagliola. A sinistra si trova piazza Garibaldi, il grande spazio urbano che ospita un parcheggio molto grande e occasionalmente manifestazioni che richiedono ampi spazi.

Su questa area, si affacciano la moderna chiesa parrocchiale di San Giuseppe riferimento per gli abitanti del borgo basso. Ed è sempre qui, che ci sono le sedi di alcune importanti associazioni, e dove si svolge il mercato, tutte le settimane, nella mattinata di mercoledì dalle 8,00 alle 13.30, accanto alla stazione ferroviaria.

Arrivando in prossimità del passaggio a livello che ormai non si chiude più, visto che la linea ferroviaria non è più utilizzata, si può girare a destra su via Teobaldo Calissano per arrivare alla chiesa sconsacrata di San Giuseppe oggi utilizzata come auditorium per incontri pubblici e riunioni della cittadinanza.

Tornando sulla strada principale a sinistra, appena oltrepassata la strada ferrata si trova la piazza-parcheggio della stazione e la strada provinciale 51. dall'altro lato una strada, via Tinella, conduce al complesso scolastico che racchiude gli istituti di tutti i gradi: Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado, un complesso ottimamente organizzato e apprezzato in tutto il territorio.

Ma per apprezzare una delle bellezze architettoniche più antiche del paese bisogna proseguire lungo via XX settembre, la strada che porta verso Alba. Poco dopo l'inizio sella salita si troverà un bivio verso sinistra che porta sulla provinciale 51, via De Revello. Seguendo la strada lungo la direzione si incontra una grande Rotonda, che rappresenta l'area di ingresso alla zona del Moscato, sottolineata dalla decorazione interna alla rotatoria.

Oltrepassata, lungo la stessa direzione si diramano la strada provinciale 51 a sinistra e via Prati a destra. La prima conduce verso Neviglie, la seconda porta su una collinetta e a metà della salita a sinistra si trova la torre del Monastero di Santa Maria del Piano. Si tratta dell'edificio sopravvissuto del monastero benedettino che rappresenta il nucleo originario dell'abitato medievale. Si trova all'interno di una vigna, liberamente accessibile. La prima citazione storica a noi nota del Monastero risale al 1024, ma questo non esclude che fosse anche più antico. La chiesa aveva pianta basilicale orientata, con tre navate e tre absidi semicircolari, e campanile ha base quadrata. Nel manufatto oggi visibile, i primi due ordini non hanno aperture, mentre nei successivi, su ognuno dei lati si aprono due monofore.

Purtroppo già nel XVII secolo la chiesa era in rovina, come accaduto a molti monasteri benedettini e a fine Ottocento, le tre absidi e la torre erano diroccate.

Dell’edificio originario rimangono oggi la sacrestia, trasformata in cappella, ed il campanile, nel suo splendido stile romanico piemontese.

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La cappella di San Rocco e l'ingresso al paese Tornando su via XX Settembre si sale ancora in direzione Alba per giungere finalmente alla rotonda che dà accesso al centro storico girando verso destra su via Demaria. La salita verso il centro storico è caratterizzata da uno splendido viale alberato panoramico da cui si ammirano le colline delle Langhe interamente ricoperte di vigneti. Alla cima, si entra nel centro storico, attraverso uno splendido arco. La struttura del centro di Neive sotto certi aspetti è ovale e molto simmetrica. Infatti l'ingresso che si vede qui è quasi specularmente identico a quello dell'altro capo, con la cappella di San Sebastiano gemella di quella di San Rocco.

Quest'ultima è una tipica chiesa campestre risalente al XV secolo. La struttura attuale però è quella pensata dall'architetto Antonio Borgese nel 1783, dell'edificio originale resta la parte centrale. L'arco che si trova di fronte ne prende il nome.

La chiesa era affidata alla Confraternita delle Umiliate. Da qui si può entrare in paese attraversando l'arco di San Rocco oppure passando all'esterno, lungo via Circonvallazione da cui si può ammirare nuovamente uno splendido paesaggio collinare che giunge all'altro capo, dove si trova la cappella di San Sebastiano. L'ingresso nel centro storico permette

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paese che vai...VINO che trovi di ammirarne la bellezza architettonica.

In effetti il centro storico di Neive è davvero un gioiello, con le sue vie interamente lastricate in porfido o in acciottolato, con passaggi stretti, fra imponenti muri in pietra. In questa rubrica dedicheremo spazio alle principali bellezze presenti nel centro, ma il visitatore dovrebbe lasciarsi guidare dalla sua curiosità, per scoprire angoli insoliti, e scorci di grande fascino che è impossibile riportare qui interamente.

I palazzi storici

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Il primo palazzo che si incontra nel centro storico è quello appartenuto ai Conti Demaria che si trova sostanzialmente di fianco al portale di San Rocco. Si tratta di una dimora nobiliare del XVI secolo poi ristrutturata nel XVII, il suo parco è racchiuso tra le due cinta murarie ed è ricco di solenni alberi.

La famiglia Demaria ha utilizzato questa dimora a partire dal XVII secolo col titolo di Conti di San Dalmazzo.

L'ultima discendente, la contessa Paolina ha lasciato i suoi beni al Comune, destinandoli a opere di bene. L'edificio storico dei Conti Bongioanni Cocito invece si trova proprio di fronte, di fianco alla porta di San Rocco.

Si tratta del più elegante palazzo barocco e si contraddistingue per la sua forte spinta verso l'alto. Anche questo è frutto, nel Settecento, dell'ingegno dell'architetto Giovanni Antonio Borgese. Di pregevole fattura, in particolare, il portale, l'elegante cornicione e alcune sale interne in puro stile rococò.

Dopo aver percorso pochi metri di via Demaria si gira a sinistra per arrivare a via Castelborgo dove si trovano i Giardini del Conte di Castelborgo.

L'ingresso allo splendido giardino è stato studiato dall'architetto Borgese (fu la sua tesi di laurea).

Sono bellissime le cancellate in ferro e le eleganti colonne tutte realizzate in mattoni.

Nel cortile sono ancora visibili le antiche mura che cingevano il ricetto medievale. A sinistra c'è il Palazzo dei Conti di Castelborgo realizzato a inizio Settecento inglobando edifici preesistenti. Nelle sue cantine furono sperimentati procedimenti di vinificazione del Nebbiolo che hanno poi portato all'attuale Barbaresco.

Di fianco ai giardini, ma dal lato destro si trova l'edificio progettato dall'architetto Paolo Francesco Rocca nel primo quarto del XIX secolo, oggi sede di una Scuola professionale, uno dei pochi istituti scolastici superiori fuori dalle città della zona (in questo caso da Alba).

Proprio di fronte ai giardini si trova il monumento ai caduti che fra le altre cose presenta un memorabile manufatto, realizzato per mantenere viva la memoria collettiva del paese.

Si tratta della campana della Torre dell'Orologio.

Nel corso dei lavori di restauro del monumento, che hanno portato alla sua attuale riapertura, è stata rinvenuta questa campana che portava incisi sul ferro i nomi dei caduti di Neive nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, fatta fabbricare all'indomani dei due tragici conflitti. Alla luce di

questo, l'Amministrazione comunale ha deciso la sua nuova sistemazione presso il monumento ai caduti. Si rientra su via Demaria per dirigersi verso piazza Italia. Questo è il cuore del paese.

A sinistra si trova l'ampio Ufficio turistico, aperto da poco presso il quale, oltre alle informazioni si possono anche prenotare e prendere i biglietti per le visite ai monumenti di Neive.

Di fianco sullo stesso lato della piazza si può ammirare il vecchio Municipio (che riporta ancora ben chiara l'indicazione “Comune di Neive”). Si tratta di un altro palazzo della seconda metà del XVIII secolo, noto anche come “Casa dell'orologio” anch'esso firmato da Borgese, ma i suoi colori chiari e le linee slanciate gli donano una leggerezza e un'eleganza inusuali.

L'ultima porta del palazzo rappresenta l'ingresso al Museo “Casa della Donna Selvatica” che raccoglie il lascito di Romano Levi e della sua produzione artigianale di grappe, oltre che della

sua arte nella realizzazione delle etichette.

Il museo è dedicato alla figura che più ispirava il produttore langarolo: nell’immaginario collettivo (e nella realtà, almeno fino a qualche decennio addietro) la figura della “Donna Selvatica” è sempre stata forte e presente: una figura difficilmente inquadrabile nelle convenzioni sociali dominanti, per nulla attenta alle apparenze e restia al conformismo delle campagne; una donna indipendente, fiera, autonoma e in grado di badare a se stessa e, il più delle volte, agli altri.

Di fronte al vecchio c'è il nuovo municipio, anche se in realtà l'edificio è anch'esso settecentesco.

Palazzo Borgese è caratterizzato dalla sua forma massiccia e severa, realizzato in mattoni e al suo interno ospita anche la “Bottega dei quattro vini”, punto di riferimento dei produttori del paese.

Proseguendo lungo la via centrale si arriva all'altro capo del centro storico, la porta gemella a quella di San Rocco, dedicata a San Sebastiano.

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Le chiese e la Torre dell'orologio Piazza Vittorio Veneto non è esattamente speculare allo spazio antistante la chiesa di San Rocco. In primo luogo è più grande, lastricata interamente in pietra di Luserna.

Di fronte al portale di ingresso, un po' più semplice di quello di San Rocco nelle linee (purtroppo leggermente rovinato da un recente fenomeno alluvionale, sono in via di svolgimento lavori per la sistemazione definitiva del sito), si trova la chiesa di San Sebastiano chiaramente riconoscibile dalla raffigurazione del santo nella parte alta dell'ingresso.

L'antica cappella esisteva già nel XV secolo, ma è stata completamente riedificata nel XVIII. La sua presenza doveva proteggere la popolazione dalla Peste in maniera simile all'edificio dall'altra parte del paese.

Di qui vale la pena rientrare in paese, ma non dalla strada principale bensì da via Massucco che si trova sulla sinistra rispetto all'uscita dal portale.

Si arriva all'imponente chiesa parrocchiale dedicata ai santi Pietro e Paolo.

Già esistente nel XII secolo, è stata ricostruita nel XVIII secolo e il campanile è stato progettato dal celebre architetto Francesco Gallo.

In realtà è stata edificata nel corso degli anni e gli ultimi ampliamenti e la facciata risalgono al XIX secolo, come appare evidente dallo stile differente rispetto agli altri edifici.

Al suo interno sono presenti opere della metà del Settecento; nelle navate le statue di S. Michele (a destra) e della Madonna del Rosario (a sinistra).

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Nell’abside, la pala di San Pietro, Sant'Ubaldo ed il coro intarsiato.

A breve distanza nella piccola piazza Negro si trova l'Arciconfraternita di San Michele, anch'essa frutto dell'ingegno di Borgese.

Appare evidente una forte spinta ascensionale non consueta nell'architettura barocca, anche grazie alla compressione della parte anteriore della pianta a favore dell'area absidale.

La facciata è caratterizzata da un ricamo di mattoni e si conclude in sommità a ridosso della cupola e del campanile, in un insieme molto originale che fa dell'edificio un capolavoro.

All'interno si trovano un pregevole organo di gusto rinascimentale e nell'abside il settecentesco quadro di San Michele che colpisce per i colori vivaci.

La statua processionale dell'Arcangelo, anch'essa settecentesca, è in legno policromo.

Proseguendo lungo via Cocito si raggiunge una piazzetta e invece di proseguire verso piazza Italia girando a destra su via Giachino la strada sale per arrivare sulla sommità del paese.

Qui si trova il monumento oggi di maggior richiamo del paese in corrispondenza della Casaforte dei Conti Cotti di Ceres. In quest'area intorno all'anno mille doveva essere stato edificato il castello poi distrutto.

In questo palazzo il Vicario Francesco Cotti scrisse il più antico testo piemontese sulla coltivazione della vite e la produzione di vino.

Appesa alla facciata si nota una palla di cannone sparata nella battaglia risorgimentale di San Martino, con una dedica per la grazia ricevuta.

La torre è li a fianco, simbolo dell'autonomia di un'età medievale, nella quale il paese ebbe uno

statuto da libero Comune.

Si presume sia stata costruita nel 1224, in un periodo di ricorrenti contrasti tra i Comuni di Asti (che ne ebbe l’iniziativa) e di Alba, fra cui Neive era contesa. Riedificata varie volte è stata innalzata sempre di più.

Oggi dopo accurati lavori di restauro è stata aperta al pubblico e dalla sua cima si gode una splendida vista sulle colline delle Langhe.

Inoltre al suo interno vengono periodicamente organizzate mostre sui più svariati temi.

A partire dalla primavera la Torre dell'orologio fa parte del "Percorso delle Tre Torri", realizzato grazie alla collaborazione fra i Comuni di Castagnole delle Lanze, Barbaresco e Neive, un modo per scoprire questo splendido angolo fra Langhe e Monferrato, i suoi colori, le sue colline, in auto, a piedi in bici.

Fra l'altro è anche possibile acquistare un biglietto cumulativo che permette di visitare tutte le tre torri, con la _Tartufo_2021.qxp_Layout 1 27/09/21 possibilità 19:12 Pagina 73 di ammirare le tre località da ognuna di esse.

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paese che vai...VINO che trovi

I quattro vini Una volta tornati su via Giachino la si percorre fino in fondo per tornare in piazza Italia e magari sedersi presso i numerosi ristoranti, enoteche o bar per degustare uno dei quattro celebri vini per cui è nota Neive, accompagnati da un piatto della tradizione langarola. Può essere certamente il Barbaresco, vino che abbiamo conosciuto molto da vicino sul numero scorso di “Terra & Tradizione”. Ottenuto dal vitigno Nebbiolo e invecchiato tre anni è uno dei grandi rossi delle Langhe insieme al Barolo. Presenta un colore rosso granato con riflessi arancione, un profumo caratteristico, etereo, gradevole, intenso. Ha un sapore asciutto, pieno, robusto, austero ma anche vellutato e armonico. Con la gradazione alcolica minima al 12,5% e l'invecchiamento di almeno un anno in botte. Ideale ad accompagnare piatti di carne, soprattutto selvaggina o comunque dai sapori intensi, oppure funghi e formaggi maturi.

Si può scegliere anche il Moscato, soprattutto per il fine pasto. È il vino dolce per eccellenza del sud Piemonte il cui disciplinare si estende su un territorio molto ampio fra Langhe Monferrato e una parte della Provincia di Alessandria. Il nome deriva dal vitigno da cui nasce e ha un colore paglierino più o meno intenso, con una brillante limpidezza. Il profumo è fruttato e fragrante e il sapore è dolce, aromatico, talvolta vivace o frizzante. Lo si può apprezzare in due versioni principali, il Moscato (noto anche come Asti con tappo raso), imbottigliato senza processo di

Azienda Vitivinicola Penna Daniele

Produzione e vendita diretta vini di qualità Via Starderi, 23 Neive - Cuneo - Italia Tel. 017367274 - 3341528645 e-mail: dany.chicco80@gmail.com 26

spumantizzazione e l'Asti spumante. Quest'ultimo si apprezza soprattutto nelle grandi occasioni come il Natale e la fine dell'anno (dunque questo è certamente il momento giusto) per sontuosi brindisi. In generale entrambe le versioni sono perfette per l'accompagnamento di dolci, in particolare la torta di nocciole, ma si può apprezzare anche insieme a stuzzichini salati, durante occasioni stuzzicanti come gli aperitivi.

A Neive si apprezza anche il Dolcetto. È considerato il vino dell'amicizia e della consuetudine. È quello solitamente consumato durante i pasti, che ha sempre accompagnato la quotidianità delle famiglie contadine piemontesi.

Il suo colore è il rosso rubino, tendente in alcune occasioni al violaceo e il profumo è gradevole e caratteristico. Ha un sapore asciutto, gradevolmente amarognolo, di moderata acidità, con un corpo armonico.

Una doc diffusa su tutto il territorio piemontese, con alcune aree di eccellenza infatti si distinguono quelli d'Alba, d'Acqui, Diano d'Alba, d'Asti, Ovada, Dogliani e il Pinerolese. È stato per secoli uno dei protagonisti della vita contadina piemontese e uno dei principali oggetti di scambio con la Liguria, da cui oltre l’olio e il sale, si importavano le acciughe, molto presenti nella cucina delle nostre colline. Si abbina a piatti di vario genere, come antipasti di verdure e salumi, minestre di legumi, risotti, ravioli ai porcini, carni di vitello e manzo. Infine non va dimenticata la Barbera d'Alba. Il vitigno d'eccellenza soprattutto del Monferrato trova qui una versione di ottimo livello. Tra le Barbere di Alba, Asti e del Monferrato si trovano differenze piuttosto importanti. La Barbera è da bere giovane nella sua versione senza invecchiamento. Ha un colore rosso rubino, con tendenza al granato dopo l'invecchiamento, un profumo intenso e caratteristico e un sapore asciutto, di acidità abbastanza spiccata, leggermente tannico dopo l'invecchiamento. In generale un gusto pieno.

Vino di gran classe, apprezzato sulle tavole internazionali, si adatta anche molto bene nella preparazione di alcuni piatti tipici piemontesi, come arrosti di carne o risotti. Ma per conoscere meglio queste preziose bottiglie vale la pena leggere come ce le presentano alcuni produttori di questo splendido territorio d'eccellenza.

L'azienda agricola RIVETTI MASSIMO punta sui vigneti antichi Oggi il Barbaresco e gli altri vini sono certificati B I O LO G I C I

L'Azienda agricola Rivetti Massimo a Neive porta avanti la sua produzione di vini a partire dal 2001, ma la tradizione di famiglia nell'ambito della coltivazione viticola è ben più antica. I vitigni di proprietà più vecchi infatti sono tutti a Neive e possono arrivare ad aver fino a 75 anni di età. Una coltivazione curata con grande attenzione dalla famiglia che fino alla metà degli anni '90 del secolo scorso rivendeva le proprie uve ad altre aziende produttrici. «A metà degli anni '90 circa, mio padre ha iniziato ad interessarsi alla produzione diretta dei vini, ed appoggiandosi ad esperti ed enologi, ha acquisito le conoscenze e le tecniche per la produzione indipendente, direttamente nell'azienda agricola. La prima annata è quella del 2001 ed è stato il primo passo di una nuova fase per la nostra azienda» dice Davide Rivetti. La produzione di punta è quella di Barbaresco realizzata grazie alle uve Nebbiolo delle vigne più vecchie che crescono a Neive ormai da vari decenni, anche se la cantina ora produce vini di tutti i generi grazie a coltivazioni di pregio sparse su tutto il territorio fra Langhe e Monferrato. Si tratta di produzioni biologiche che utilizzano fertilizzanti naturali e hanno da tempo rinunciato a pesticidi. È ancora Davide Rivetti a spiegarci la ragione di questa scelta: «La nostra è un'azienda a conduzione familiare e questo significa che seguiamo direttamente tutte le fasi produttive dalla vendemmia fino all'imbottigliamento.

Dunque in primo luogo la nostra è stata una scelta di tutela della nostra stessa salute. Con questo spirito abbiamo iniziato

una produzione più attenta alla tutela ambientale a partire dal 2009. Ci siamo resi conto che la qualità non ne veniva compromessa, anzi al contrario, quindi il nostro impegno ha proseguito in questa direzione, finché, a partire dal 2013, dopo aver compiuto tutte le incombenze burocratiche necessarie, abbiamo avviato la lavorazione biologica certificata tre anni dopo, nel 2016, data in cui sono state messe in vendita le prime bottiglie biologiche. Siamo molto soddisfatti di questa scelta». Il vino di punta, naturalmente è il Barbaresco, il più prestigioso, che nasce dalle vigne più antiche della nostra azienda, nella zona a sud con la menzione Serraboella. «È il Barbaresco con l'affinamento più lungo. Ci abbiamo sempre creduto molto. Abbiamo speso molte energie per valorizzare questa produzione, e dal 2016 abbiamo aperto anche un punto vendita nel centro storico di Neive per degustazioni ai sempre più numerosi turisti che ogni anno visitano il paese» aggiunge Rivetti. Ovviamente l'azienda di Neive, produce anche altre bottiglie: il Nebbiolo e l'Arneis per esempio, e il Moscato d'Asti la Barbera d'Alba... anche questi vini arrivano da vigne molto vecchie, quella più antica conta 75 anni di età per la Barbera, e 55 anni per il Moscato. Le coltivazioni che la Famiglia Rivetti, ha saputo valorizzare, sono un grande patrimonio da custodire con molta cura. Inoltre a Mango ci sono le coltivazioni dedicate ai vitigni internazionali, soprattutto a bacca bianca. L'azienda li utilizza per realizzare qualche produzione differente, rispetto a quelle più tradizionali. Si tratta comunque di piccole quantità di bottiglie, il 70% dei vigneti resta a Nebbiolo e Barbera. Nel corso degli anni l'azienda ha avviato una produzione in Alta Langa con i suoi 25 ettari di vigneti, coltivati in sistema biologico, questa fa la differenza della Cantina Rivetti Massimo di Neive, e se non ci credete, Terra & Tradizione, vi consiglia di provare con il vostro palato, recandovi in cantina per degustarne la differenza.

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paese che vai...VINO che trovi

A Neive il Barbaresco della Tenuta San Mauro All'interno della Menzione geografica Canova Una delle produzioni di punta dell'azienda vitivinicola “Tenuta San Mauro” è la produzione di Barbaresco, grazie alle vigne che si trovano sul territorio di Neive, il paese dei Quattro vini.

Sono presenti sul versante che si trova nell'area a est del territorio comunale, sotto la menzione geografica Canova. Le vigne sono disposte verso est, sud ed ovest ad un'altitudine di 320 metri: verso est, in direzione Coazzolo e verso sud-ovest, in direzione Barbaresco e Neive dove si può ammirare in lontananza, il Monviso.

Si tratta di 4-5 ettari di vigneto, che danno vita a tre varianti di Barbaresco. La prima è quella più classica. La tipologia di terreno è calcareo, composto da marne grigio-azzurre, con l'età media di 10-15 anni.

La fermentazione e macerazione avviene in vasche d'acciaio inox e l'affinamento in botti e barrique di rovere francese a media tostatura per 12 mesi; prima della commercializzazione passano 6-12 mesi in bottiglia: è dunque disponibile a tre anni dalla data della vendemmia.

La variante Canova appartiene all'omonima menzione geografica, il vigneto ha un'età media di 20 anni e la vendemmia avviene nella prima o seconda decade di ottobre.

La fermentazione è in vasche di acciaio inox, in botti di rovere per 16-18 mesi. La disponibilità

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è a tre anni dalla data della vendemmia, di colore rosso rubino intenso, un bouquet di frutta rossa matura, con spiccati sentori di spezie ed erbe aromatiche, accompagnate da note intense di cacao. L'evoluzione è di 20-25 anni.

Infine c'è il Canova riserva, proveniente dalla stessa vigna, la vendemmia avviene nella seconda e terza decade di ottobre, dopo 20 giorni di fermentazione in vasche d'acciaio, trascorre 24 mesi in botti di rovere e altrettanti in bottiglia prima della commercializzazione.

La disponibilità è a cinque anni dalla data della vendemmia.

Al palato è strutturato, caldo, molto persistente, grazie all'elevata corposità, con un'evoluzione di 25-30 anni.

Mauro Bianco, proprietario di Tenuta San Mauro ci rilascia un'anticipazione: «Tutta la lavorazione e la trasformazione avvengono a Neive. La produzione vanta vini di grande pregio apprezzati in tutto il mondo.

Molto probabilmente a partire dall'autunno del 2022, allestiremo anche nel comune di Neive, un punto di degustazione per i visitatori e i numerosi turisti che visitano sempre più questo splendido comune, così come è già funzionale nel comune di Castagnole Lanze dove potete degustare tutta la nostra produzione».

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La Bottega dei QUATTRO vini, promuove le produzioni delle cantine neivesi La sede dei produttori è punto di riferimento per qualsiasi appassionato Una vera istituzione per il mondo del vino di Neive e non solo...è un punto di riferimento per tutti i cultori delle pregiate bottiglie di Langa.

Si tratta della “Bottega dei quattro vini” nel centro storico di Neive.

Il nome deriva dalla denominazione per cui è celebre il paese al confine fra Langa e Monferrato, ovvero il paese dei quattro vini. Sono proprio le quattro denominazioni a trovare casa nella bottega, che di fatto è la cantina dei produttori neivesi. È nata nel 1983 dalla lungimiranza di un gruppo di cantine del paese che puntavano allo sviluppo del settore vitivinicolo. Era infatti un periodo in cui il turismo sulle nostre colline era ancora all'inizio e magari nelle cantine langarole non tutti parlavano inglese. In questo modo la bottega ha fatto da traino per tutte le cantine, è diventata presto un punto di riferimento, un luogo per far conoscere le migliori produzioni del Comune: a Neive i vitigni coltivati sono quelli che guardano verso il Monferrato, Barbera e Moscato e verso le Langhe, il Nebbiolo il Barbaresco e il Dolcetto.

La bottega ha indubbiamente una sede prestigiosa, nel cuore del centro storico del paese. Si tratta delle Cantine di Palazzo Borgese, che oggi ospita il Municipio. Per l'accesso alla bottega basta scendere lungo la piccola via

che si trova a fianco dell'ingresso al Municipio in piazza Italia. Il palazzo è uno degli splendidi edifici storici che caratterizzano il centro.

Il criterio per l'adesione alla “Bottega dei quattro vini”è semplice: una cantina deve coltivare i vigneti da cui trae i suoi vini a Neive, anche se la sede si trova fuori dal territorio comunale, inoltre i soci devono vendere le loro bottiglie al prezzo di Cantina. Alla luce di questo la Bottega è cresciuta sempre di più nel corso del tempo, e grazie all'adesione di un sempre maggior numero di cantine grandi e piccole, oggi conta oltre 40 componenti.

Erica Torrengo, componente dello staff che gestisce attualmente la Bottega, ci spiega quali servizi forniscono: «Il sodalizio ha preso coscienza di non essere più in grado di gestire la Bottega come quando era stata fondata, con il turismo internazionale ormai presente quotidianamente, non era più possibile tenere aperto solo nei fine settimana, come in precedenza. Per questo ci si è rivolti all'Enoteca “Vicino Di Vino”, un network di quattro strutture che ha sede a La Morra, la più grande del territorio. Adesso la gestione è affidata all'Enoteca che tiene l'apertura settimanale di 6 giorni su sette, per tutto il giorno, tranne il mercoledì, giorno di chiusura.

Questo in linea di massima vale in autunno e in generale nei periodi di alta stagione turistica. A gennaio e fino alla metà di febbraio abbiamo il periodo di chiusura, per poi tornare lentamente a pieno regime, man mano che l'afflusso turistico inizia a crescere. Organizziamo degustazioni mirate, incontri con i produttori e i loro vini, masterclass, abbinamenti con i prodotti gastronomici tipici delle nostre colline ed altre iniziative. Naturalmente centrate in generale sulle quattro denominazioni del nostro Comune, con una attenzione particolare al Barbaresco. Neive è il Comune più grande all'interno del territorio del disciplinare di questa prestigiosa docg (visto che solo una frazione di Alba, San Rocco Seno d'Elvio, ne fa parte, ndr) per cui è naturale per noi concentrare l'attenzione sul prestigioso vino» Dunque, la “Bottega dei quattro vini”, è sempre di più uno dei punti di riferimento imprescindibili per conoscere le produzioni enoiche di Neive.

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Merry Christmas

Fra le nostre colline i DOLCI per celebrare il Natale I dolci si mangiano sempre, in qualsiasi giorno dell'anno, ma a Natale, ci concediamo qualche peccato di gola in più, complice l'inizio del periodo più freddo dell'anno, dove inconsciamente desideriamo assumere un maggior numero di calorie, o forse l'atmosfera delle nostre abitazioni sicure ed accoglienti in contrasto alle temperature rigide esterne e magari alla neve, ci spingono a lasciar perdere l'ago della bilancia almeno per qualche settimana. Non a caso, così come sentenziano i numeri delle vendite ogni anno, a Natale ci sia anche il boom dei vini dolci, che notoriamente si accompagnano ai piatti corrispondenti. E non bisogna dimenticare quella che probabilmente è la vera causa della preferenza per i dolci durante le feste di fine anno. Da sempre è il periodo preferito dai bambini, una festa durante la quale ricevono regali e vivono in un'atmosfera da favola. Proprio quella che i genitori desiderano più di ogni altro per i loro piccoli. E un tempo, quando eravamo tutti più poveri, anche un pane trasformato in dolce grazie a fantasiosi accorgimenti, poteva essere un degno regalo di Natale.

Ma quali sono i dolci tipici della fine dell'anno. Un paio di risposte vengono subito in mente: Pandoro e Panettone. Tuttavia non dimentichiamo che questi due prodotti della tradizione italiana anche loro hanno precise origini regionali. Il Pandoro, come noto appartiene alla tradizione culinaria

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Le specialità compagne delle nostre festività

di Verona e del suo territorio, il Panettone invece è noto come dolce di Milano. Alcune grandi aziende dolciarie sono riuscite a imporre questi due dolci come parte di una tradizione condivisa.

In realtà anche altri dolci tradizionali, anche se in misura minore, hanno valicato gli stretti confini della zona di appartenenza, per esempio il Panforte di Siena.

E le colline del sud Piemonte?

Langhe, Monferrato e Roero, quali dolci propongono per gli ultimi giorni dell'anno?

Va detto che il Panettone non è certamente sconosciuto alla nostra tradizione culinaria, non a caso molti produttori piccoli e grandi di questo tipico dolce natalizio, sono proprio piemontesi.

Quindi il “Pane di Natale”, come originariamente veniva chiamato, era di origine povera e contadina, era un semplice pane dolce con l'aggiunta di frutta candita e uvetta, una piccola modifica per rendere più piacevole, soprattutto ai bambini, la festa più sentita dell'anno.

Ed ecco, da un'idea apparentemente semplice, nascere uno dei dolci più diffusi, non solo in Italia, ma anche in sud America (grazie quasi certamente ai nostri connazionali emigrati fra Ottocento e Novecento).

Ma uno dei piatti dolci che appartiene strettamente alla nostra tradizione culinaria è certamente il “bonèt”. Basta il nome e la sua pronuncia per farci capire che si tratta di un dolce nato sulle

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nostre colline. L'etimologia del nome non è certa.

In piemontese il termine “bonèt” indica un cappello o berretto tondeggiante, la cui forma ricorda quella dello stampo a tronco di cono basso in cui viene cotto il budino.

Quindi lo stampo di rame in cui si cuocevano i budini e i flan, veniva chiamato “bonèt ëd cusin-a”, ovvero cappello da cucina, berretto del cuoco. Il dolce quindi avrebbe preso il nome dallo stampo. Un'altra interpretazione, diffusa nelle Langhe, considera che il nome si riferisca al cappello che si indossa prima di uscire.

Il bonèt conclude il pasto come ben sappiamo, ne rappresenta l'ultimo atto, allo stesso modo le persone prima di uscire di casa (o dal ristorante), indossano il cappello.

Assomiglia molto al budino ed è a base di uova latte, zucchero, cacao e amaretti. Ci sono anche alcune varianti che prevedono l'utilizzo del rum o del Fernet. Perfetto alla fine del pasto non solo nel periodo natalizio ovviamente, visto che i locali di ristorazione dedicati alla cucina tradizionale piemontese non lo fanno mancare in nessun giorno dell'anno. Lo si può gustare accompagnato dallo spumante Alta Langa.

Un piatto che certamente appartiene alla tradizione più popolare per la sua semplicità è costituito dalle paste di meliga accompagnate dallo zabaione.

Queste sono originarie del Monregalese, paste fatte con zucchero, uova fresche, burro di qualità, farina, tra cui quella di Mais Ottofile detta meliga. Proprio questo è l'ingrediente principale, in quanto permette la percezione della grana grossolana della farina di mais. Le paste poi sono aromatizzate con vaniglia e scorza di limone. Per accompagnare la pasta di meliga a Natale è perfetto lo Zabaione (“Sambaiun”).

Si tratta di una crema che vanta parecchi secoli di storia e sulla sua origine sono sorte molte leggende; secondo una di queste la sua creazione risalirebbe al 1471e sarebbe opera del capitano di ventura Giovan Paolo Baglioni.

Secondo un'altra la ricetta sarebbe stata introdotta nel XVI secolo a Torino: chiamata inizialmente crema di San Baylon, sarebbe divenuta in seguito semplicemente Samba yon per ricordare il francescano san Pasquale Baylón, santo protettore di cuochi e pasticceri. A partire dal 2'15 fa parte dei “Prodotti agroalimentari Tradizionali piemontesi”, una lista riconosciuta dal Ministero delle Politiche agricole su proposta della Regione Piemonte. A base di uovo zucchero e vino liquoroso, viene preparato a caldo, a bagnomaria, e montato sino ad essere molto soffice con una frusta da cucina. Visto che, come appare evidente, è molto calorico è perfetto per accompagnare le paste di meliga nelle fredde serate della fine dell'anno.

Un altro dolce piemontese che non si può fare a meno di gustare alla fine dell'anno è il torrone. Si tratta proprio di un dolce di fine anno, ma ormai è talmente popolare che lo si gusta e consuma

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anche tutti i giorni. Ha diverse varianti in tutta Europa e probabilmente il nome deriva dal latino “torrere”, che significa “tostato”.

Non si sa di preciso chi possa vantarne l'invenzione, ma ci sono diverse aziende piemontesi, anche del nostro territorio, che realizzano un prodotto di altissima qualità.

Le principali varietà di torrone sono quello duro e quello morbido: la differenza fra le due è dovuta a diversi fattori. In primo luogo il diverso grado di cottura dell'impasto: nel torrone duro (anche chiamato "friabile") la cottura è solitamente prolungata nel tempo fino a raggiungere in alcuni casi le 12 ore. Altrettanto importante è la composizione della ricetta e il rapporto tra il miele e gli zuccheri.

Quello più popolare e consumato è certamente il torrone duro.

Il torrone tenero ha una cottura che solitamente non supera le due ore; ciò permette di avere un'umidità dell'impasto più alta.

Questo fattore e una ricetta modificata, produce un impasto più tenero. Varianti più moderne comprendono il torrone classico ricoperto di cioccolato o di altri gusti.

Soprattutto nel Roero c'è un dolce non molto dissimile nella natura da pandoro e panettone, quantomeno nasce con lo stesso principio, ovvero quello di rendere “speciale” un piatto normalmente comune. Il “Pan 'd Natal” propone una ricetta rustica per una specie di pane dolce fatto di frumento, arricchito ed addobbato con burro, uova, acini d’uva e una spolverata di zucchero.

Se il Moscato è uno dei vini d'eccellenza delle feste di fine anno, allo stesso modo anche la torta di nocciole può essere considerato un dolce perfetto per il Natale, anche se ci accompagna in realtà tutto l'anno: la torta di Nocciole, fatta con le nocciole tonde del Piemonte Igp. Le ricette sono molto varie, c’è chi la fa usando esclusivamente le nocciole e chi utilizzando anche la farina. A Natale certamente la si può gustare accompagnata dallo zabaione già citato in precedenza.

Inoltre ci sono vari tipi di biscotti come i crumbot della provincia di Alessandria, il cui nome significa “Bambino di Natale” che riprende e riattualizza la tradizione della “busela”, la bambolina di pastafrolla che veniva sagomata o disegnata durante il periodo natalizio nelle famiglie contadine, una pasta frolla della tradizione, in cui gli ingredienti semplici danno spazio al massimo sapore della farina del grano San Pastore.

Per il Capodanno, invece, non si possono dimenticare i “ciciu ‘d capdan” ovvero i pupazzi di Capodanno, tipici della Valle Maira in Provincia di Cuneo, si tratta di pane dolce decorato sulla superficie che viene tradizionalmente regalato dai padrini al figliocci il giorno dell’Epifania.

E allora, cosa aspettiamo...cosa c'è di meglio se non immergerci nella tradizione ?

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Il Borgo della Moretta, ha festeggiato i trent'anni del Gruppo Sbandieratori e Musici

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Quella del Palio degli asini di quest'anno è stata un'edizione davvero speciale e movimentata, condizionata ancora dall'emergenza sanitaria da Covid-19, ma con l'introduzione di elementi che potranno influenzare l'evento anche nei prossimi anni quando l'emergenza, tutti lo speriamo, non ci sarà più. Perché se è vero che chi non era presente fisicamente ha potuto godere dello spettacolo del Palio attraverso il sito della Fiera del Tartufo, come già sperimentato lo scorso anno, quando il pubblico era del tutto assente, forse mai come quest'anno la tecnologia è stata posta al servizio dell'evento, con le immagini catturate dall'alto attraverso i droni ed un maxi schermo che permetteva a tutti di seguire la gara nella sua interezza, e a completamento, la rivista dedicata al Palio di Alba “Giostra delle Cento Torri” edita da 14 anni, dalla iM.coM. di Alba, è stata distribuita agli spettatori presenti, che hanno potuto leggere il programma completo, le informazioni sugli episodi storici dei Borghi, il nome del pittore del drappo del Palio, ed altre notizie. Anche la divisione in due parti distinte, quella folcloristica il sabato sera e la gara vera e propria la domenica, vinta come ormai tutti già sanno dal Borgo della Moretta, potrebbe rappresentare una scelta di lungo respiro anche per il futuro. Dunque, per il Borgo Moretta un nuovo importante trofeo in un vero e proprio periodo d'oro. Si trattava infatti della terza vittoria in quattro edizioni e il terzo trionfo personale del fantino di La Morra, Daniele Marcianti.

Il presidente del borgo Bruno Silvestro ha voluto ringraziarlo pubblicamente: «l'asino andava bene, ma gran parte del merito va al nostro bravissimo fantino Daniele Marcianti che grazie alla sua bravura fa la differenza, avremmo potuto vincere anche lo scorso anno (edizione nella quale ha vinto San Lorenzo, ndr), se non fosse stato per una caduta.

Per noi è stata una grande soddisfazione che ci permette di festeggiare nel migliore dei modi

anche un traguardo molto importante, ovvero il 30° anno del Gruppo Sbandieratori e Musici del Borgo Moretta. urtroppo le restrizioni legate al Covid-19 ci impediscono altri tipi di celebrazioni, la vittoria del Palio è un bel trofeo.

Il gruppo si sta ampliando ulteriormente con alcuni nuovi arrivi anche in questi ultimi mesi, oltre a qualche giovane promessa, tra cui Caterina Luce, che è presente ad ogni nostro allenamento e ad ogni nostra esibizione con i suoi 2 anni e mezzo!

Una piccola chiarina o una piccola tamburina, ancora non ha deciso cosa farà da grande, per ora si diverte molto!

Gli allenamenti si svolgono ogni mercoledì sera, all'aperto o al coperto, sempre nella zona del parco Tanaro o della scuola Vida».

Anche l'architetto Luca Sensibile, il presidente della Giostra delle Cento Torri, esprime soddisfazione al riscontro positivo ottenuto dalle novità che hanno caratterizzato questa edizione: «Mi pare che le novità siano state recepite bene, anche se questa era un'edizione ancora molto condizionata dal Covid-19 e questo va considerato. La suddivisione del Palio in due momenti distinti, quello delle rappresentazioni storiche e della corsa ha permesso al pubblico, quello presente sugli spalti, limitato per via delle misure sanitarie, e quello collegato su internet via streaming di godere di un duplice grande spettacolo di un paio d'ore per ogni occasione.

In particolare quello del sabato con le rappresentazioni storiche, grazie anche all'illuminazione artificiale è stato un evento molto bello, merito soprattutto dei borghi che hanno sì

OSTERIA LA FERMATA

Drappo del Palio di Cesare Giaccone

presentato rappresentazioni già proposte negli anni passati, ma hanno comunque dovuto lavorarci per fare le prove e adattare le scene al contesto notturno.

Uno sforzo compiuto in breve tempo, visto che in primavera eravamo fermi.

Si tratta di una formula che potrebbe essere riproposta anche in caso di un'edizione normale, come tutti speriamo che sarà la prossima.

Bisogna tenere conto che quest'anno non c'è stata la sfilata per le strade di Alba, che naturalmente tornerà non appena possibile.

Potrebbe svolgersi la domenica prima della corsa. Inoltre in questa edizione anche l'Investitura del Podesta è stata in versione “light”, compressa nella stessa serata delle rappresentazioni storiche.

In una edizione completa il Palio si potrebbe spalmare in tre fine settimana: prima la Bela Trifolera che magari può tornare in piazza, mentre quest'anno si è svolta a teatro, poi l'investitura del podestà poi il Palio il due momenti.

Ma si tratta al momento solo di ipotesi, ci confronteremo all'interno della Giostra con i borghi per valutare tutte le possibilità.

Una bella novità è stata rappresentata dallo streaming via internet che ci ha permesso una visibilità mondiale visto che è stato utilizzato il sito internet della Fiera del Tartufo bianco.

Siamo riusciti a realizzare un vero e proprio programma televisivo, con inquadrature spettacolari che utilizzavano i droni e spezzoni delle edizioni del passato.

I riscontri degli spettatori collegati sono stati positivi e questo può essere un notevole strumento di visibilità e valorizzazione del Palio.

Ma bisognerà valutare anche quale sarà la location della prossima edizione, visto l'impatto scenico della piazza centrale di Alba.

Così bisognerà valutare nuovamente la sistemazione degli spalti. Insomma tutti elementi da valutare attentamente.

Entro la fine dell'anno comunque decideremo l'impostazione della nuova edizione in modo da poterci organizzare con calma e lavorare fin dall'inizio del 2022».

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territorio

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Bra, torna la stagione invernale del Teatro Politeama

Fra i protagonisti Silvio Orlando, Amanda Sandrelli, Massimo Dapporto

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È una stagione ricca e interessante quella che da dicembre apre nuovamente il sipario del Teatro Politeama Boglione di Bra con cultura, divertimento e qualità, alla portata di tutti. È un emozionante ritorno in sala, dopo la riuscita esperienza estiva nell’arena sotto le stelle di Palazzo Traversa. Su tutti, fra i protagonisti di maggior rilievo Silvio Orlando nella doppia veste di attore e regista, Laura Morante, Amanda Sandrelli, Isa Danieli, Massimo Dapporto, Andrea Bosca, Carolina Rosi e la Compagnia di De Filippo, solo per citarne alcuni.

Un variegato programma d’autore in compagnia di prime visioni, grandi classici rivisitati, commedie, musica, ma soprattutto di alcuni tra i più significativi registi e interpreti della scena italiana. Come sempre una programmazione che

Merry Christmas sa dialogare con il pubblico, a prezzi contenuti e invariati, per una cultura aperta e un teatro sempre più vivo e partecipato.

L’avvio è stato venerdì 3 dicembre, con “La luna e i falò”, adattamento dall’omonimo romanzo di Cesare Pavese con Andrea Bosca, volto noto del grande e del piccolo schermo, da “Noi credevamo” di Mario Martone a “Pasolini” di Abel Ferrara.

Il 14 dicembre è la volta della divertente e graffiante commedia sul gioco d’azzardo “Slot”, con Paola Barale e Paola Quattrini. Il 30 dicembre si respirano atmosfere viennesi con l’operetta “Sul bel Danubio Blu” della Compagnia Corrado Abbati (spettacolo fuori abbonamento).

Il primo appuntamento del nuovo anno, l’11 gennaio, porta a Bra Silvio Orlando, che dirige e interpreta “La vita davanti a sé” portando lo spettatore, con leggerezza e ironia, tra le pagine del “magico” libro di Romain Gary.

Si prosegue il 16 gennaio con “Lisistrata”,

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magistralmente interpretata da Amanda Sandrelli, nella sua capacità di esprimere la classicità di Aristofane con occhio contemporaneo e, insieme, rispettoso dell’originale (spettacolo in replica per le scuole cittadine). Il 29 gennaio Nathalie Caldonazzo e Francesco Brachetti portano in scena le pieghe nascoste del rapporto di coppia con “Parlami d’amore”, mentre il 7 febbraio Isa Danieli ed Enrico Ianniello interpretano “Giacomino e Mammà”, in una gara di bravura per un testo spagnolo adattato in chiave napoletana. Il programma proseguirà fino al 4 aprile.

Tutti gli spettacoli sono in programma alle ore 21 al Teatro Politeama Boglione di Bra, in piazza Carlo Alberto. Il biglietto singolo per ciascun spettacolo del Teatro Politeama Boglione costa 20 euro, ridotto a 18 per over 65, under 26 e soci Ascom. Al botteghino del teatro Politeama Boglione, in piazza Carlo Alberto, è possibile rinnovare l’abbonamento.

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territorio

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Castagnole Lanze a Natale diventa il Borgo dei presepi Già in fermento, per il programma degli eventi della prossima primavera Dopo l'invito del Comune e dell'associazione culturale “Torre del Conte Paolo Ballada di Saint Robert” tutto è pronto nel centro storico di Castagnole delle Lanze per accogliere le festività natalizie con la consueta mostra a cielo aperto di presepi di tutti i generi e realizzati con ogni tipo di materiale.

Il paese infatti fa parte dei circuito “Oro, incenso e Mirra – Presepi nel Monferrato”, nato dall'accordo tra alcuni dei borghi più belli dell'area che hanno unito risorse e creatività per celebrare degnamente il Natale con le rappresentazioni della Natività disseminate sul territorio e realizzate con grande maestria. Ne fanno parte Aramengo, Camerano, Castagnole Monferrato, Cocconato, Grana Monferrato, Monale, Montegrosso D'Asti e Passerano. Così ogni anno Castagnole diventa teatro della mostra delle realizzazioni effettuate dai cittadini del paese: bambine e bambini, ragazzi e ragazze, le famiglie, le scuole le associazioni propongono le loro creazioni esposte nei cortili, finestre, porte, balconate. In questo modo ogni anno camminare fra le vie e le piazze del centro rappresenta una continua e piacevole sorpresa.

Alle creazioni della cittadinanza si aggiunge anche il grande presepe realizzato dall'associazione culturale all'interno del Parco della Rimembranza, l'area in cui si trova la Torre del Conte Paolo Ballada di Saint Robert, uno dei monumenti simbolo di Castagnole. Fra l'altro proprio per stimolare la fantasia soprattutto dei più piccoli nel mese di novembre il circolo “Amici del museo” ha organizzato un laboratorio intitolato “Aspettando il Natale – Il crea presepi” rivolto soprattutto ai bambini.

Tutti i lavori usciti da questo laboratorio naturalmente sono parte della collezione del “Borgo dei presepi”.

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Merry Christmas Ma le rappresentazioni della natività non saranno solo quelle ideate in loco. Infatti la Confraternita dei battuti ospita al suo interno una cinquantina di presepi dal mondo, uno sguardo su come ogni cultura ha visto a suo modo la sacra famiglia, grazie alla collezione messa a disposizione dal giornalista Giancarlo Montaldo. E non manca nemmeno un'altra esposizione dedicata al tema, che trova spazio all'interno della sala del Consiglio comunale a cura di Rino Saglietti.

Ma non solo i presepi sono al centro di questo Natale.

Il 27 e 28 novembre e il 5 dicembre sono arrivati nuovamente alla stazione ferroviaria i treni storici diretti verso Canelli. L'ultimo viaggio del convoglio a vapore era stato nell'ottobre del 2020 prima che la seconda ondata di Covid portasse a nuove chiusure, ora il treno turistico è tornato sui binari che purtroppo ora vengono utilizzati solo per questi progetti. Chi si è recato alla stazione per accogliere il convoglio ha anche potuto ammirare il piccolo museo dedicato alla rete ferroviaria locale allestito nei locali in frazione San Bartolomeo. Chiunque può visitare la ricostruzione in piccolo della zona intorno a Castagnole e dei suoi binari. Tutti noi abbiamo da bambini provato a giocare con i trenini elettrici e ora abbiamo la possibilità di ammirare un plastico che ricostruisce nei minimi dettagli la stazione e con tutti i suoi percorsi.

Per prenderne visione basta prenotarsi. Ulteriori informazioni e contatti si possono trovare sulla pagina Facebook “Dalle Langhe alle Lanze”.

Il Comune si è impegnato anche a rendere luminosa e festosa l'atmosfera natalizia con le luminarie sistemate su tutto il territorio, grazie anche al contributo del Gruppo Dimar.

Le feste di fine anno sono sempre fra le preferite dai bambini ed è giusto che abbiano un'iniziativa loro dedicata. Così, il 16 dicembre è in programma un teatrino per i piccoli nel salone parrocchiale a cura del Teatro degli Acerbi che metterà in scena una leggenda popolare diffusa sulle nostre colline, quella del pastore Gelindo, che faceva parte del gruppo di coloro che per primi hanno accolto su questa terra Gesù bambino nella grotta di Betlemme. Nelle settimane precedenti inoltre i piccoli hanno potuto portare a compimento un'iniziativa già avviata nel corso dell'estate. Infatti a Castagnole, come in altre località del territorio ragazzi e bambini avevano colorato di viola alcune panchine che poi sono state posizionate sul suolo comunale, a omaggio della gentilezza. Il paese a cavallo fra Langa e Monferrato ha proseguito il suo impegno nella promozione della gentilezza.

A partire da settembre nel corso dell'anno scolastico gli alunni hanno partecipato all'iniziativa “L'alfabeto della gentilezza”, in modo da festeggiare i nonni in una maniera particolare e innovativa. Bambini e i ragazzi, insieme ai loro nonni, hanno compilato l’intero alfabeto, proponendo parole gentili in italiano, in inglese, nelle lingue parlate nei paesi gemellati (Polacco, Tedesco, Francese, Ungherese) o in quelle di origine di molti concittadini che abitano nella comunità (Macedone, Albanese, Arabo, e altri).

Gli alfabeti della gentilezza sono stati poi consegnati e rielaborati in un “Alfabeto della gentilezza 2021 di Castagnole delle Lanze” che è stato esposto in paese, visibile a tutta la comunità. Gli alfabeti sono stati poi consegnati agli ospiti della Residenza San Giovanni lo scorso 2 novembre ed è stato pubblicato sulla pagina Facebook comunale il 13 novembre, il giorno della “Giornata Mondiale della Gentilezza”.

Per quanto riguarda le iniziative gastronomiche in attesa di un ritorno vero e proprio della “Festa della Berbera” che si svolge ogni anno nel mese di maggio e che purtroppo è saltato nelle ultime due edizioni a causa del Covid-19, la Pro loco del paese propone

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Merry Christmas per sabato 11 dicembre alla Cascina Carlòt “Gocce di Barbera” con Gran Bollito misto. Dalle 19.30 aperitivo di benvenuto e a seguire la cena con accompagnamento musicale.

Non mancheranno nel corso della giornata visite guidate e degustazioni.

Sappiamo bene che Castagnole è un paese ricco di persone generose che dedicano il loro tempo libero agli altri grazie alle associazioni di volontariato. Queste si ritrovano in occasione del periodo delle feste di fine anno per un bilancio dell'attività svolta e per farsi gli auguri. È il caso della Croce Verde, dell'Associazione gemellaggi e del Centro sportivo, che è stato tante volte riferimento per le attività dei più giovani. Non solo; a Castagnole si rinnova l'appuntamento con Telethon.

Anche nel 2021 infatti torna la campagna di Natale della fondazione che si dedica alla ricerca medica. Nelle principali piazze italiane il 12, 18 e 19 dicembre, compatibilmente con l'emergenza sanitaria si potrà trovare un cuore di cioccolato per la raccolta fondi. Fra l'altro Castagnole negli scorsi anni ha dato dimostrazione di grande generosità essendo uno dei centri in Provincia che più ha donato per questa causa, secondo solo alla città di Asti.

Il sindaco Carlo Mancuso traccia un resoconto delle attività autunnali della Giunta e guarda ai prossimi impegni: «Il bilancio di questa stagione autunnale può considerarsi positivo per quanto riguarda la presenza di visitatori. Grazie anche all'Ufficio turistico abbiamo avuto una bella spinta di ripresa dopo lo stop determinato dalla pandemia. I locali di ristorazione hanno avuto un buon riscontro e ne sono stati aperti di nuovi nelle settimane autunnali certamente l'ingresso nel club delle Bandiere Arancioni ha dato un bello stimolo al turismo. Noi come Amministrazione

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comunale ci siamo impegnati nella ristrutturazione di tanti edifici storici perché il paese risulti bello e accogliente. Inoltre sempre in chiave turistica è stata presa un'iniziativa che riguarda tutta la Comunità delle colline “Tra Langa e Monferrato” di cui fa parte Castagnole e di cui sono presidente.

Nei Comuni che fanno parte dell'ente sono stati installati degli speciali cartelli informativi in corrispondenza dei principali monumenti. Sono indicazioni interattive, poiché i turisti, inquadrando un codice qr, stampato possono ottenere informazioni complete e dettagliate sul monumento che stanno visitando o ammirando, sul loro smartphone.

Inoltre sono state posizionate nuove colonnine per le biciclette elettriche, per stimolare il turismo outdoor, ce ne sono sei posizionate nei punti più favorevoli per le passeggiate su due ruote. Stiamo lavorando per ripartire con le manifestazioni primaverili a partire dal 2022 dopo lo stop di due anni cui siamo stati costretti a causa del Covid-19. A partire dal Carnevale di febbraio fino alla Festa della Barbera di maggio. Speriamo questa volta non ci siano nuovi stop alle attività turistiche».

L'assessore al Turismo Elisabetta Stella aggiunge: «L'ingresso nei Comuni bandiera arancione del Touring club italiano ci ha dato una piccola spinta dal punto di vista turistico.

In autunno abbiamo avuto un maggiore numero di turisti, inoltre il sito internet di Castagnole

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ha avuto un maggior numero di clic, dunque di visualizzazioni. Infatti essere parte di questo circuito permette di avere molta più visibilità per potenziali turisti. In realtà ritengo che la bandiera arancione darà i suoi frutti un po' più sul lungo termine, ci vorranno uno o due anni per goderne i frutti benefici.

In questa stagione abbiamo avuto molti turisti di prossimità, a fronte di un minor numero di stranieri. Molti visitatori venivano dall'Emilia Romagna, dalla Lombardia o dal Veneto, è stata una stagione positiva e contiamo di crescere con l'andare del tempo.

Prepariamo le manifestazioni della primavera. In particolare la prima domenica di marzo ci sarà la festa della Potatura, uno degli appuntamenti legati al progetto “Adotta un filare nelle Lanze”.

Gli adottanti sono invitati ad assistere alla potatura delle viti, poi si condividerà un momento conviviale.

Speriamo che questa e le successive manifestazioni si possano fare, tornando alla normalità dopo due primavere consecutive di pausa forzata.

Ora più che mai i turisti hanno voglia di viaggiare».

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A S T I punta a diventare Capitale Europea del volontariato

La candidatura ha coinvolto le tantissime associazioni della città

La città di Asti ha presentato la sua candidatura a Capitale europea del volontariato per l'anno 2023. L'iniziativa è partita nel 2013 dal Cev (Centro europeo del volontariato) e mira a promuovere le attività volontarie a livello locale, dando un riconoscimento alle città che supportano e rafforzano le partnership con i centri dedicati e con le organizzazioni e promuovono l'associazionismo e il suo impatto sul territorio.

La prima capitale è stata Barcellona nel 2014, il titolo è toccato a una città italiana, Padova nell'anno disastroso del 2020, quando tutte le attività sono state bloccate dal Covid-19. Nel 2021, quest'anno è Berlino una delle principali capitali europee, nel 2022, il prossimo anno sarà Danzica, ormai decisa a partire dalla fine dello scorso anno. Infine alla fine del 2021 si deciderà la capotale del 2023 in una rosa di

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quattro candidati, fra questi la città di Asti. Che corre insieme ai centri di Birgu (Malta), Oeiras (Portogallo) e Trondheim (Norvegia).

Asti ha presentato la sua candidatura lo scorso 7 maggio durante un incontro tenutosi a Palazzo Ottolenghi di fronte a tanti volontari e rappresentanti delle associazioni cittadine. La città ha deciso la sua adesione con una delibera approvata all'unanimità.

Il capoluogo di provincia ha dimostrato una grande propensione per le attività associative, tenuto conto delle oltre settanta associazioni presenti. Il Comune ha anche elaborato un logo che presenta in campo bianco e rosso, i simboli principali di Asti: un cuore, due mani, le torri, San Secondo, il Palio e il vino. La candidatura è passata nella fase iniziale attraverso un questionario. L'Amministrazione ha risposto a circa venti domande per descrivere i progetti e i programmi in modo sintetico e il sistema con cui è stata realizzata una sorta di mappatura dei progetti. Fra le iniziative del Comune di particolare rilevanza la prima campagna di sensibilizzazione, a livello nazionale, per avvicinare gli stranieri al mondo dell'associazionismo con l'invito e dare loro un’opportunità di impegno civico. La presentazione effettiva della documentazione è stata effettuata un mese dopo il 7 giugno.

Asti ha così passato la prima fase, era stato il presidente della Regione Alberto Cirio a consegnare alle autorità cittadine il certificato alla fine del mese di luglio. Nell'occasione aveva dichiarato: «Questo territorio sta dando un grande contributo al Piemonte, grazie a persone che si spendono per il bene di tutti: arrivare nella short list delle città candidate è già un grande risultato.

L’epidemia nella tragedia ha messo in luce le cose

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buone del paese. La vera forza del volontariato è che voi ci sarete sempre, sia nei momenti più difficili sia quando i riflettori si spengono.

Questa candidatura è una grande opportunità.

Giochiamocela insieme». A settembre c'è stata una nuova tappa di questo percorso verso la candidatura della città. Il collegamento in streaming con Berlino, attuale capitale, dall'aula magna dell'Università di Asti, alla presenza di novantuno associazioni che operano in città.

In quell'occasione sono stati resi noti anche gli altri tre candidati europei. Nell'occasione è stato anche presentato un breve filmato di candidatura di Asti, requisito fondamentale per la riuscita del progetto. Si tratta di un video lungo non più di 5 minuti per presentare in maniera sintetica la realtà associativa di Asti. Che conta 1.010 associazioni appartenenti al terzo settore, 599 associazioni di volontariato, 147 associazioni di promozione sociale, 265 onlus; il filmato parla anche di progetti importanti come la banca del dono, i circoli ricreativi per la terza età, la mensa sociale e la spesa a domicilio per chi è in difficoltà, le bici regalate a chi non può permettersele, insomma tutto il grande mondo dell'associazionismo che anima la città di Asti. Il filmato, che ha ampiamente superato le 4.000 visualizzazioni è in lingua inglese. A questo se ne aggiunge anche un altro leggermente più lungo, di 6 minuti, presentato all’università di asti per la diretta streaming di settembre in alta definizione.

A sostenere l'attività di candidatura c'è un testimonial importante, Isabelle Dehe Kean, la madre del giocatore di calcio, attaccante della Juventus e della Nazionale italiana Moise Kean, molto attiva nel mondo del volontariato astigiano.

L'ultima tappa del percorso cittadino verso la conquista del titolo di capitale europea del volontariato si è svolta nella serata del 16 novembre in un Teatro Alfieri gremito di volontari e rappresentanti del mondo dell'associazionismo.

L'evento si intitolava significativamente “Aspettando il 5 dicembre”, in riferimento alla data nella quale il Cev dichiarerà il vincitore della contesa: quale sarà la capitale europea

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Merry Christmas del volontariato per il 2023.

Nel corso dell'intensa serata, presentata dai giornalisti Elisabetta Testa e Riccardo Santagati sono stati consegnati i riconoscimenti “Associazione dell'anno” a nove sodalizi in rappresentanza di altrettanti settori del volontariato di Asti.

Le associazioni premiate sono state: “Con te cure palliative” nell'ambito socio-sanitario, Croce Rossa, per il sanitario, “Albergo Etico” per l'impegno civile e la tutela dei diritti; l'Ana (Associazioni alpini), per la Protezione civile; il Progetto Sarah onlus” per la Cooperazione internazionale e gli aiuti ai paesi in via di sviluppo; “Via Madre Teresa di Calcutta Pontesuero Valgera” per la tutela dell'ambiente e degli animali; “Genitoriinsieme” per la promozione della cultura e l'istruzione permanente; “Tanaro skate” per l'educazione motoria e la promozione delle attività sportive; e infine “L'Amis d'la pera” per la tutela e valorizzazione del Patrimonio storico.

Il sindaco Maurizio Rasero così commenta l'iniziativa presa dal Comune: «Siamo convinti di avere tutte le carte in regola per ottenere questo importante riconoscimento, nel rispetto dell'esperienza e del lavoro di tutte le altre città candidate. Per noi come Amministrazione comunale l'obiettivo più importante era quello di

dare visibilità al volontariato presente sul nostro territorio che è fatto da persone che lavorano solitamente in silenzio, perché per il volontario la cosa più importante è donare il proprio tempo e risorse a favore degli altri. Spetta all'istituzione, in questo caso al nostro Comune valorizzare e dare il giusto riconoscimento a queste energie. Spesso il volontariato garantisce servizi indispensabili alla Comunità arrivando anche dove non riesce a giungere l'istituzione. Ad esempio è stato molto

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importante la sua azione nella recente crisi sanitaria legata al Covid-19. Il nostro è stato il primo Comune ha distribuzione mascherine alla popolazione anche prima che arrivassero dallo Stato centrale, quando non erano disponibili in gran numero, abbiamo distribuito le borse alimentari prima dell'arrivo dei soldi del ministero e dato sostegno ai medici che dovevano fare turni massacranti nella fase più acuta del Covid-19.

Tutto questo è stato possibile grazie al grande impegno del volontariato. Sono esperienze che sono state raccontate in un libro edito pochi mesi fa. Questa è stata un'iniziativa che ha dato giustamente visibilità al mondo delle associazioni a livello locale, ma abbiamo pensato, come Amministrazione, che fosse giusto anche dare un giusto riconoscimento a questo impegno anche a livello nazionale e internazionale, di qui l'idea della candidatura a Capitale Europea del Volontariato. È così partito il progetto che praticamente ogni settimana propone diverse iniziative. L'ultima è stata la premiazione al Teatro Alfieri delle associazioni per ogni categoria.

Penso che fra la città candidate quella che può impensierirci di più sia Trondheim. Questo perché l'Italia ha già avuto una capitale del volontariato con Padova nel 2020. La Norvegia non ha ancora ottenuto invece tale riconoscimento. Inoltre hanno un sistema sviluppato di associazionismo e servizi per la cittadinanza. Tutto ciò che dovevamo fare lo abbiamo fatto e va detto che intorno a questa candidatura si è creato un grande entusiasmo che ha coinvolto tutti coloro che sono impegnati nell'associazionismo. Il nostro filmato di candidatura, pubblicato su You tube, ha fatto registrare circa 4.200 visualizzazioni, mentre quelli degli altri candidati si sono fermati ad alcune centinaia. Anche quando ci siamo presentati due mesi fa, mentre gli altri candidati erano accompagnati da piccole rappresentanze, noi, collegati in streaming dall'Università di Asti siamo stati seguiti da più di 100 persone. Insomma l'entusiasmo che si è creato è coinvolgente e per noi questa è già una bella vittoria. Siamo riusciti a dare voce al volontariato che è un soggetto che ha un po' di capelli bianchi. Le associazioni che lavorano quotidianamente sul territorio sono tante

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e partecipate, ma c'è anche bisogno di un po' di ricambio. Stiamo facendo lavorando anche per sensibilizzare i giovani a entrate in questo mondo.

Le associazioni sono tante e si può operare in praticamente tutti i settori, ognuno scelga il tipo di attività che più si conforma alle proprie esigenze e interessi. Per la cerimonia del 5 dicembre a Berlino abbiamo già preso i biglietti dell'aereo. In Germania situazione pandemica è difficile e vedremo se si potrà partecipare in presenza. Per noi già essere arrivati qui è una grande vittoria, abbiamo fatto esperienza e lavorato in sinergia con i tanti volontari astigiani. Il titolo di Capitale europea sarebbe la ciliegina sulla torta, ma anche se non arrivasse è stato comunque bello lavorare in questo modo e la torta certamente non si butta via». Aggiunge l'assessore con delega al volontariato Mariangela Cotto: «Sono molto orgogliosa della realtà astigiana del volontariato e ho pensato fosse giusto valorizzarla e metterla a confronto con le altre esperienze che si sono sviluppate in tutta Europa. Pensiamo di avere

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le carte in regola per vincere, ma nel caso non riuscissimo si farà un nuovo tentativo per il 2024 e magari anche per il 2025. Questa candidatura tiene accesi i riflettori sul nostro volontariato che considero davvero eccezionale. Tante volte ci accorgiamo della sua esistenza solo quando ne abbiamo bisogno, in realtà è sempre presente e lavora nel silenzio. Io rispetto questa decisione di modestia e di impegno senza la necessità di apparire, ma mi propongo di offrire alla cittadinanza esempi di coraggio e di impegno autentici.

Speriamo di sentire pronunciare il nome di Asti come quello che avrà ottenuto il riconoscimento di Capitale del volontariato».

Quante possibilità ha la città di riuscire vincitrice?

«Siamo in quattro candidate quindi il 25 per cento» risponde l'assessore con un po' di scaramanzia.

Adesso non resta che attendere la decisione definitiva del Cev che arriverà all'inizio di dicembre. In caso di vittoria la città di Asti avrà a disposizione tutto l'anno 2022 per preparare il suo periodo da capitale europea del volontariato per il 2023. Invitiamo i lettori a seguirci sul nostro magazine su internet www.terraetradizione.com per conoscere l'esito di questa importante disputa internazionale.

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Una App per i tratti a maggior rischio di incidenti, procurati da animali selvatici Sviluppata dalla Provincia di Cuneo analizzando i dati dal 1998

Sull'ultimo numero di Terra & Tradizione abbiamo affrontato il tema del pericolo rappresentato dalla presenza in numero eccessivamente alto, degli animali selvatici. Uno degli aspetti di maggior allarme riguarda la sicurezza stradale: la presenza in gran numero di animali selvatici che, fra l'altro, si avvicinano sempre di più alle aree abitate rischia di causare un gran numero di incidenti. Purtroppo eventi di questo genere, anche con tragiche conseguenze, ne sono accaduti.

Anche per questo la Provincia di Cuneo ha ideato un'iniziativa per incrementare la sicurezza stradale sul suo territorio. Ha ideato una app che aiuta a individuare i tratti stradali a più alto rischio di incidente con gli ungulati. Da lunedì 8 novembre la Provincia di Cuneo ha messo a disposizione di tutti la nuova versione dell'applicazione denominata S.P.I.A. (è importante mantenere i puntini, ndr) – Segnalazione Pericolo Investimento Animali - per Android ed iOS, gratuitamente scaricabile dagli stores di Google Play ed Apple, che indica i tratti stradali a maggiore rischio

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di collisione con gli ungulati (caprioli, cervi e cinghiali) sulla rete stradale provinciale.

L’iniziativa, che nasce dalla collaborazione tra le Università degli Studi del Piemonte Orientale e di Torino e la Provincia di Cuneo (Ufficio Polizia Locale Faunistico Ambientale), è stata avviata nel corso degli anni partendo dall’analisi dei dati degli incidenti registrati nella Granda tra il 1998 e il 2011, con una verifica sul campo. Da qui si è arrivati ad un modello matematico che, mettendo in relazione gli incidenti localizzabili con i fattori legati al traffico, alle densità di animali e all’uso del suolo, nonché al periodo temporale, ha permesso di generare la mappa dei tratti stradali più pericolosi. Di qui lo sviluppo dell'applicativo per dispositivi Android, chiamato S.p.i.a.

Nel corso del 2020-21, con la collaborazione del dott. Paolo Tizzani, sono stati analizzati i punti con incidenti registrati in provincia di Cuneo nel periodo agosto 2012 – luglio 2020, aggiornando i dati utilizzati nella prima versione del modello.

Sono censiti ed utilizzati 82 tratti di circa 3-5 km

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e 126 punti considerati ad alta pericolosità di incidente con ungulati.

Il presidente della Provincia Federico Borgna dichiara: «Vorrei sottolineare il ruolo che ha svolto la nostra Polizia locale faunistico ambientale nell’ideare e nello sviluppare l’app, in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale. E’ un esempio di competenza ed efficienza, oltreché di sinergia tra istituzioni, che punta a migliorare il livello di sicurezza della viabilità provinciale, senza peraltro mai escludere la prudenza alla guida, essenziale per evitare collisioni con animali selvatici».

L’app S.p.i.a. fornisce solo uno strumento di aiuto per segnalare i tratti pericolosi censiti. La fauna selvatica può attraversare in ogni momento ed in ogni luogo le strade della provincia di Cuneo. Di conseguenza la Provincia chiarisce che non potrà essere ritenuta responsabile di qualsiasi incidente per avvisi inviati o non inviati dalla app.

Ma come funziona concretamente? Una volta installata, è necessario attivarla e lasciarla in background. S.p.i.a. notifica, con un

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avviso sonoro attivato tramite la rilevazione approssimativa della posizione del cellulare, la presenza di tratti stradali ad alto rischio di collisione. Nel caso di collisione diretta con un ungulato o con un altro animale selvatico, S.p.i.a. permette di segnalare il punto approssimativo dove è avvenuto l’incidente mediante un apposito pulsante “Segnala incidente”. Con l’app è infatti possibile segnalare, tramite posta elettronica, le coordinate geografiche approssimative del punto in cui si è verificato il sinistro, identificando automaticamente la tipologia di animale coinvolto (cinghiale, capriolo, cervo, altro). Le segnalazioni di incidenti trasmesse tramite l’app saranno validate ed eventualmente utilizzate nei futuri aggiornamenti. Ulteriori informazioni potranno essere richieste direttamente alla Provincia di Cuneo – Ufficio Polizia Locale Faunistico Ambientale tramite posta elettronica a ufficio.vigilanza@provincia.cuneo.it.

L’app S.P.I.A. è scaricabile ai link seguenti: (Android) https://play.google.com/store/apps/ details?id=com.martinolessio.spia

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Consiglio del curatore:

“Quando senti una vocina dentro di te che ti sussurra qualcosa, ascoltala”.

Ariete

Anche se non lo dai a vedere, dentro te è successo qualcosa di davvero rivoluzionario. Hai quasi paura che non sia vero e che ancora stai sognando. E’ ovvio che “non tutto è oro quel che luccica” ma è anche vero che “ Il buon giorno si vede dal mattino”. Ora devi solamente riprendere la tua strada e recuperare il tempo perso.

Toro

E’ giustissimo accontentarsi anche di poco ed essere ugualmente riconoscenti alla nostra vita. Ma è altrettanto giusto anche sapersi rimettere in gioco dopo aver rischiato tutto per cercare di afferrare il successo. E’ meglio cominciare da capo dopo una caduta che vivere tutta la vita mettendo i piedi dove qualcuno li ha già messi.

Gemelli

Sei una persona sensibile ed intelligente ma a volte è come se avessi dei black-out, corri il rischio di affogare in un bicchiere d’acqua. Per vivere con meno ansie applica a te stesso la legge di attrazione, vedrai che poi le cose prenderanno la giusta piega. Non ti ricordi cos’è la Legge di Attrazione? “Se la desideri fortemente puoi attirare ciò che vuoi”.

Cancro

Tutto si può dire di te meno che non sei buono e generoso. Se avessi la possibilità aiuteresti di vero cuore tutti quanti coloro che chiedono il tuo aiuto. Poi se tra questi ci fosse un amico, senza pensarci un attimo gli daresti anche la camicia. Che peccato che l’intera umanità non è così quando sei tu ad avere bisogno.

Leone

La tua cosmica intelligenza a volte è offuscata dal passaggio di qualche cometa. Le comete sono i pensieri negativi che ogni tanto si insinuano nella tua mente. Questi pensieri troppo spesso vengono ingigantiti dei tuoi timori e dalle tue paure. Vivere bene o vivere male dipende solo da come tu tratti queste comete.

Vergine

C’è sempre qualcosa o qualcuno che si mette in mezzo nel momento più importante. Non riesci quasi mai a completare con totale soddisfazione le cose che fai. Ricorda che se queste cose succedono vuol dire che sei tu con la tua mente che le attrai. Preparati a ricevere una bella visita, ma attento a non essere troppo generoso.

Bilancia

Approfitta di queste giornate per andare a trovare dei parenti che è tanto che non vedi. E’ molto importante che tu lo faccia adesso. Nell’ambito lavorativo sei un po’ troppo condizionato dagli avvenimenti e dalle informazioni esterne. Impegnati sempre al massimo, come sai fare solo tu, e non ascoltare tutto quello che si dice.

Scorpione Alla barba di tutti quelli che erano sicuri di un tuo capitombolo,

anche questa volta ce l’hai fatta. Sei davvero una persona eccezionale. Sei come l’araba fenice che risorgi sempre dalle tue ceneri. Ora però cerca di non abusare della buona sorte e impegnati in prima persona se vuoi dare una svolta basilare alla tua vita.

Sagittario

Diventerai forte quando non sentirai più il bisogno di far vedere agli altri quanto lo sei. Hai ricevuto una lezione ed una esperienza dalla vita tanto dolorosa quanto indispensabile per continuare la tua crescita e la tua maturità. Non che ne avevi bisogno, ma a qualcuno tocca sempre, questa volta è toccata a te.

Capricorno

Quando parli con gli altri non fai mai vedere la tua reale soddisfazione nel fare le tue cose. Non devi fare lo spavaldo, ma puoi tranquillamente dire che sei abbastanza soddisfatto di te stesso. La falsa modestia è altrettanto brutta quanto la spavalderia. Non vergognarti mai di dire chi sei, da dove vieni e cosa ti piacerebbe avere. Pochi sono capaci.

Acquario

A diventare un tuo amico non è impresa impossibile come lo è esserlo con la A maiuscola. Sei luminoso, generoso, estremamente poliedrico, con un sorriso carismatico e trascinatore; ma per far parte della ristrettissima cerchia dei tuoi intimi, bisogna affrontare e superare delle fatiche a dir poco impossibili. Occhio a chi arriva.

Pesci

”Chi si accontenta gode” recita il vecchio adagio. Tu devi proprio fare così ed avere tanta furbizia da non lamentarti, perché poteva andare molto peggio. Adesso, a pericolo scampato, rimboccati le maniche e riprendi il lavoro da dove lo avevi lasciato. A giorni interessanti conoscenze e tentativi di seduzione.

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L'appuntamento con la rubrica dell’Oroscopo è offerta e curata dal nostro Amico Bruno Coletta di Perugia.

Non ci troverai cosa dice la luna, i vari pianeti, le congiunzioni etc., che ti vengono proposte normalmente dagli altri oroscopi, ma consigli utili, segno per segno, per vivere meglio questa, e "forse" unica, vita che abbiamo.

Dott. Bruno Coletta Tel. 349 43 92 369 Oroscopista Studioso di Cartomanzia Sensitivo - Esoterico *PAGINA Facebook : "Oroscopo di Bruno Coletta"

(se mi hai letto non è un caso)