Terra e Tradizione - Febbraio 2018

Progetto e realizzazione grafica iM.coM. sas - ALBA (CN) - V. U. Sacco 4/A - 4/B - Tel. 0173 290797 - www.im-com@libero.it - www.terraetradizione.com - Periodico anno IX- Febbraio 2018 - a diffusione gratuita

Anno IX - Febbraio 2018 - Free Press

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

Speciale Rodello: nelle Langhe la culla dell’arte sacra

Speciale Museo:

a Magliano Alfieri due musei sulla cultura contadina

Il personaggio:

Aldo Cazzullo

“orgoglioso delle mie radici albesi”

Storia e storie di Alba: la Panetteria Giacosa di corso Langhe si racconta

IN COPERTINA: Comune di

Rodello

PAG. 34-37 Rodello e l’UNI 3

STUDIO GRAFICO & STAMPA Casa Editrice di:

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

ALBA (CN) - V. U. SACCO, 4/a-4/b Tel. 0173 290797 Cell. 328 4175338 info@im-com.it - www.im-com.it www.terraetradizione.com “TerraeTradizione Rivista”

CREDITS

Periodico a diffusione gratuita.

Autorizzazione del Tribunale di Asti n. 6/2010 La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni, e ringrazia tutte le Amministrazioni Comunali per la gentile collaborazione. È vietata la riproduzione anche parziale di impaginazione e grafica.

Sede legale, Redazione, Pubblicità, Direzione, Progetto grafico, Pubbliche relazioni, Art Director, Proprietà artistica riservata:

L’AZIENDA DEL MESE pag. 20-23: la storica panetteria GIACOSA di ALBA C.so Langhe 68/a

IL PERSONAGGIO ALDO CAZZULLO PAG. 24-27

EDITORIALI

La rivista si fa in 4 per dialogare con i lettori (A cura di S. Fiora) Vi presentiamo la squadra vincente (A cura di L. Oggero)

RUBRICHE Direttore responsabile: Livio Oggero

Testi: Livio Oggero, Diego De Finis, Gianfranco Iovino, Laura Icardi, Cesare Torta, Daniela Prevignano, Lucio Rinetti, Ufficio Stampa Gaia Spa, Roberto Cerrato

Foto: redazione Terra & Tradizione, Diego De Finis, foto Aldo Agnelli archivio Centro Studi “Beppe Fenoglio”, Enrico Giacosa, Beppe Malò, Chiara Sacchetto, Comune di San Damiano D’Asti, Francesca Gerbi, Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco D’Alba, Turismo in Langa, Alba Music Festival, Aldo Cazzullo, Pixabay, Freepik, Comune di Rodello, Comune di Magliano Alfieri, Gisella Divino, Bruno Murialdo, E. Conte, Luca Privitera Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dell’autore e non necessariamente quello dell’editore Distribuzione Gratuita

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Che cos’è la filosofia (A cura di Diego De Finis) Libri di casa nostra (A cura di Gianfranco Jovino) Genitori e figli: nuove sfide (A cura di Cesare Torta) Un laboratorio culturale ad Alba (A cura di Roberto Cerrato) L’Economia circolare risponde (A cura di GAIA S.p.a. Asti) Welfare aziendale (A cura di Daniela Prevignano) Lo smart working (A cura dell’Avv. Lucio Rinetti) Il nostro amico caffè (A cura di Laura Icardi) Il biologo risponde (A cura di Laura Icardi) Caccia al Tesoro (A cura di Cesare Torta)

TERRITORIO E TRADIZIONE A ritroso nel tempo: Beppe Fenoglio San Damiano Fiera S. Giuseppe Alba: Bacco & Orfeo Alba: Vinum Una visita al Museo di Magliano Alfieri

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editoriale

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Alla scoperta dei nostri tesori nascosti L’Editore S. Fiora

La rivista si fa in quattro per dialogare con i lettori Il primo numero del 2018 porta al suo interno tante novità per la rivista “Terra & Tradizione”.

Ogni inizio di anno rappresenta un momento per fare il punto e ripartire, un’occasione per rinnovare il proprio impegno e magari anche rinnovarsi. È questo lo spirito con cui è partito il nostro 2018. La rivista si propone di arricchire i suoi contenuti con nuove rubriche e nuovi approfondimenti per far scoprire ai lettori la bellezza e la ricchezza del territorio fra Alba e Asti.

Buona parte delle novità introdotte quest’anno hanno un comune filo conduttore: la volontà di aumentare il dialogo con i nostri lettori, con tutti voi. Vorremmo ricevere le vostre opinioni, i vostri consigli e suggerimenti e per questo utilizzeremo strumenti ormai di uso comune come Internet e social network, in perfetta sinergia fra nuove tecnologie e il fascino e l’autorevolezza della carta stampata.

A partire da questo numero entra in redazione un nuovo giornalista, Diego De Finis, che ha firmato diversi articoli. Ha esperienza ventennale sui giornali locali della zona di Alba e su periodici dedicati a turismo e cultura fra Langhe, Roero e Monferrato.

Inoltre ci sono ben due rubriche nuove: nella prima verrà proposta una caccia al tesoro per scoprire le bellezze del territorio riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità per i paesaggi vitivinicoli.

Non solo splendidi paesaggi ci regala la nostra zona collinare, ma anche gioielli di arte e architettura, e prodotti d’eccellenza da scoprire e riscoprire. E sarete voi, gentili lettori, a segnalarci gli straordinari tesori delle zona di Asti e Alba. In base ai vostri suggerimenti ogni numero parlerà di uno di questi gioielli.

Un’altra rubrica propone personaggi che, soprattutto nel secolo scorso, hanno segnato con la loro attività, la storia di quest’area: scrittori, artisti, ma anche e soprattutto uomini e donne che con il loro spirito imprenditoriale, la loro iniziativa, hanno contribuito a rendere i nostri paesi e le nostre città luoghi migliori.

Ed ancora, una nuova rubrica che parlerà nel dettaglio dei tanti musei presenti sulle nostre colline: luoghi di cultura dedicati soprattutto alle nostre tradizioni: sul lavoro agricolo, sul vino, sui mestieri di un tempo.

Musei solo apparentemente minori, in realtà luoghi preziosi in cui il visitatore può scoprire e riscoprire modi di vivere che appaiono ormai molto distanti.

A queste novità della rivista cartacea si aggiungono anche quelle su Internet.

Il magazine interattivo www.terraetradizione.com, e la pagina Facebook della rivista che erano già esistenti, ma che ora vogliamo incrementare ulteriormente per aumentare la visibilità e le possibilità di dialogo con voi. Per quanto riguarda il magazine, come di consueto, andrà a proporre approfondimenti sugli articoli principali presenti sulla rivista cartacea, ma avrà anche una vita propria, con aggiornamenti periodici; segnalazioni di notizie, eventi, appuntamenti legati all’agricoltura, tradizione, enogastronomia, cultura, imprese.

Inoltre a breve saranno presenti anche nuove rubriche trattate in esclusiva soltanto sul sito.

Infine la pagina Facebook: Terra & Tradizione IM.coM. Desidero che questo spazio diventi un luogo di confronto fra la rivista e voi lettori, un luogo in cui dialogare, accogliere suggerimenti, commenti, anche critiche, che possano naturalmente aiutarci a migliorare.

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Vi presentiamo la nostra quadra vincente Il direttore Livio Oggero

Ai miglioramenti non c’è limite C’è un detto che dice “squadra vincente non si cambia!”. E devo dire che è giusto e corretto.

In quanti campi professionali notiamo che i migliori, in una squadra vincente, cercano sempre di fare degli innesti di livello, per compiere un ulteriore passo in avanti, alzando l’asticella. E questo non viene fatto per vanità, ma per soddisfare ammiratori, lettori, clienti… Mi viene subito da dire: cercare di essere bravi (vincenti) nel proprio settore, vuol dire migliorare? Direi che la correlazione ci sta perché si può sempre migliorare, ed in questo 2018 la squadra di Terra & Tradizione aumenta, e si arricchisce di nuovi elementi.

Un miglioramento dovuto all’esigenza di dare nuove chiavi di lettura al nostro pubblico che, fin da questo numero, potrà conoscere il territorio, gli eventi, i personaggi, anche tramite nuove penne, sapientemente mosse dalle menti dei redattori che fanno parte della nostra squadra, e che la impreziosiscono.

Diamo il benvenuto a tutti, e voglio soffermarmi, su Diego De Finis, giornalista che non ha bisogno di presentazioni, perché da anni scrive su stimate testate settimanali locali e su riviste.

Un amico, oltre che un professionista, capace di sviluppare articoli partendo da un suo pensiero ben definito, trasformandolo in una scrittura sempre chiara e comprensibile, ricca di spunti di riflessione.

Uno stile che piace, e che si adatta a Terra & Tradizione, una rivista che ha sempre cercato di accendere le menti dei lettori con spunti interessanti negli argomenti trattati.

Con lui verrà fatto un lavoro “a braccetto” in cui il suo pensiero conterà molto. Auguro a lui ed a tutti i nuovi collaboratori un buon lavoro!

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E a questa novità se ne aggiungono altre, che scoprirete fin da questo numero: non ve le elenco, così la curiosità vi guiderà tra le pagine.

Detto questo, torniamo al concetto di miglioramento: che cosa significa migliorare e migliorarsi?

Due forme dello stesso verbo ma con due significati ben distinti e, aggiungerei, collegati.

Migliorarsi: la forma riflessiva del verbo è molto chiara perché fa subito capire che, in ogni campo della nostra vita, bisognerebbe fare qualche passo in più per raggiungere nuovi traguardi per aumentare le nostre competenze, il nostro modo di porci, il nostro carattere. Restando nel campo lavorativo, per noi di Terra & Tradizione il verbo “migliorarsi” è riferito al portare ad un livello ancora superiore la rivista, e credo che siamo partiti con il “passo giusto” che, speriamo, vi possa accompagnare senza intoppi durante l’anno.

Migliorare: questa forma può essere applicata ad un aspetto della nostra vita (Es. Migliorare il carattere…) o a qualcosa che ci circonda (Es. Migliorare lo stile di vita di un paese…). Vogliamo applicare la seconda opzione, unendola alla “forma riflessiva”.

Riassumendo possiamo dire che solo migliorandosi, possiamo (tutti) migliorare il nostro territorio, dando ognuno il proprio contributo.

E l’intento della rivista e delle novità introdotte è proprio questo: ci stiamo migliorando per migliorare le diverse zone che tocchiamo, lasciando il nostro contributo che speriamo possa essere apprezzato da voi lettori.

Non ci resta che lavorare e migliorare, insieme a voi!

Il direttore Livio Oggero

rubrica

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La filosofia, che cos’è?

A cura di Diego De Finis

Alle origini del pensiero occidentale Questa rubrica si propone di far conoscere, con parole semplici e alla portata di tutti, alcuni concetti filosofici elaborati dai pensatori che a partire dall'antica Grecia fino a oggi hanno riflettuto sull'universo, sull'essere umano, sul mondo, la storia, tutto ciò che esiste (e anche ciò che non esiste). Ma per partire occorre spiegare cosa sia la filosofia. Sì, perché non è così chiaro cosa sia (e nemmeno a cosa serva), sono state scritte diverse opere per definirla e qualcuno potrebbe domandarsi se non sia strano che occorra scrivere libri per definire un ambito della conoscenza. In realtà non tutto è come sembra e questa è una delle lezioni più importanti della filosofia. Ma torniamo al nostro punto di partenza: da quando è nata la filosofia si propone di trovare risposte alle domande importanti, le più importanti: da dove veniamo, dove andremo, qual è il nostro destino (se mai lo abbiamo), com'è fatto il mondo. In realtà le questioni sono tantissime e la filosofia più che a dare risposte è molto brava a porre domande (che magari conservano in sè alcune risposte). La filosofia vorrebbe trovare risposte sulle questioni fondamentali e vorrebbe farlo non attraverso conoscenze ataviche, oscure, risalenti a chissà quale rivelazione, ma semplicemente con l'uso di qualcosa che tutti gli esseri umani posseggono, ovvero la ragione, di cui la logica è uno degli strumenti principali. Poi succede che questo processo avvenga attraverso l'utilizzo di termini non facili da capire, ma è anche vero che tutti gli ambiti del sapere umano hanno il loro gergo tecnico, più o meno comprensibile a chi non lo conosce a fondo.

Solo che la filosofia non è un semplice ambito della conoscenza umana. Anzi, da quando si è affermata la scienza moderna, non è facile collocarla. Nelle scuole superiori viene associata con la cultura umanistica, tanto che il suo studio più approfondito si fa al Liceo classico. Eppure la scienza moderna è figlia della filosofia e più o meno fino a Galileo gli scienziati erano filosofi (e viceversa). Spesso, nel linguaggio popolare, il termine “filosofia” si usa per indicare un modo d'essere, una visione del mondo: la “filosofia di vita” è un insieme di principi in base ai quali si compiono le

Raffaello Sanzio: la Scuola di Atene - Musei Vaticani

scelte importanti e non; anche in ambito aziendale si parla di “filosofia” si fa riferimento ai principi seguiti dall'impresa per realizzare il proprio prodotto.

Ma se è vero che la filosofia è anche questo, non è solo questo, forse perché non si accontenta mai della prima spiegazione, cerca sempre altro, vuole andare oltre, anche nel definire se stessa. Una delle opere più belle di Platone, filosofo greco vissuto ad Atene fra la seconda metà del 400 e la prima del 300 avanti Cristo, è il Simposio. Si tratta proprio di una delle opere che si propongono di definire la filosofia. Eppure il tema principale della discussione, in cui sono coinvolti i protagonisti, intellettuali ateniesi riuniti da un sontuoso banchetto, è l'amore.

Cosa hanno in comune? Per Platone molto: a suo parere il filosofo cerca la conoscenza, la verità come l'amante cerca l'amato o l'amata. Per lui la filosofia non è la sapienza, ma la sua ricerca. L'innamorato (o innamorata) brama incontrare l'amata (o amato) e un desiderio simile è quello che nutre il filosofo per la sapienza, una sorta di pulsione erotica, non proprio un hobby da dopolavoro. E va detto che per Platone, la verità era anche per forza bella e buona. A questo punto ci si potrebbe chiedere a cosa serva la filosofia.

La risposta più semplice potrebbe essere: “a nulla”. E non sarebbe nemmeno scorretta. A questo proposito si possono citare due episodi che si riferiscono alla vita di Talete, forse il primo filosofo occidentale. Platone sostiene che mentre camminava studiando gli astri, con gli occhi rivolti verso il cielo, sia caduto in un pozzo, provocando l'ilarità di una servetta trace che lo prese in giro per la sua distrazione: sei tanto immerso in meditazioni elevate da non accorgerti di ciò che ti si para davanti ai piedi, sembra gli abbia detto, più o meno. Aristotele riporta un altro gustoso aneddoto, simile, ma con annessa vendetta: Talete, per rispondere ai suoi concittadini (di Mileto) che lo accusavano di essere uno svitato che per riflettere era ridotto in povertà, decise di arricchirsi e con le sue conoscenze astronomiche previde un abbondante raccolto di olive.

Così affittò in anticipo, a basso prezzo tutti i frantoi della regione, per ritrovarsi a controllarli, al momento in cui sarebbero serviti, in regime di monopolio.

Si tratta probabilmente di leggende (la seconda fra l'altro mostra un'azione degna di un contemporaneo rapace dell'alta finanza), diventate proverbiali per definire la figura del filosofo immerso in un mondo tutto suo. Un altro detto popolare riferisce che la “filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale tutto rimane tale e quale” ed è corretto. La filosofia, come il filosofo, si propone di conoscere le cose, non di cambiarle.

Chi, come ha fatto Talete, utilizza le sue conoscenze per cambiare le cose, la utilizza per altri fini.

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rubrica

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Libri di “casa nostra”: a cura di: Gianfranco Iovino giornalista e scrittore

da chi li scrive a chi li legge "Cicatrici oltre il buio": quando il desiderio di

NOVITA’ IN VETRINA DISCHI E VIDEO

è il titolo del libro di Francesca Gerbi, giornalista e consigliere comunale di San Damiano d’Asti, che attraverso 22 capitoli, raccoglie storie di persone che hanno dovuto superare menomazioni fisiche incredibili, e che in un lungo percorso riabilitativo di mente e corpo, sono tornati alla vita, più combattivi e determinati di prima, riuscendo ad imporsi grazie ad una eroica forza di volontà.

In “cicatrici oltre il buio” c’è spazio per tante storie di vita diverse come quella di Sonia Scarpante, fondatrice dell’associazione “La cura di sé”, o della commessa Giulia e di Diego, che punta alle Paralimpiadi di Tokio 2020, ma c’è spazio anche per raccontare di Andrea, medaglia d’oro e d’argento in Coppa del mondo di ciclismo, oltre che di Orazio, che prima dell’incidente era campione olimpico di short track e, dopo, ha partecipato ai giochi paralimpici di Torino 2006, o di Fabrizio, che ha ridisegnato la sua vita scalando le montagne in bicicletta e partecipando alla maratona di New York, o di Sebastiano, che vive per la musica e il suo clarinetto, fino a Giusy, fondatrice della Onlus “Disabili no limits”. E, alla fine, l’autrice trova spazio anche per parlare di se stessa e del suo braccio malato, che l’aveva terrorizzata all’idea di non poter più scrivere, e di come, dopo l’amputazione dell’arto destro, al pari del “Guerriero di luce di Coelho”, che spesso lei cita, si sia rialzata, dimostrandosi più forte di prima a conferma della tesi con cui si sostiene che: “certi sogni passano per grandi dolori e delle irrimediabili rinunce”.

In questa bella raccolta di storie di vita reale, che vanno dalla Calabria a Lione, si racconta quanto sia forte la determinazione alla vita, che i più possono soltanto sognare, ma da cui possono anche imparare ad attingere forza interiore e risorse d’animo perché, come sostiene Francesca, «la vita va vissuta lentamente ed assaporata, cogliendo la soddisfazione di aver superato l’ostacolo, oppure di essersi inciampati ma sapendo sempre... rialzarsi e riprendere il viaggio!»

Nata il 29 aprile 1989 a Bra, vive tra Corneliano d’Alba e San Damiano d’Asti, dove è consigliere comunale. Da sempre innamorata della cultura e delle tradizioni del territorio roerino di quello astigiano, è laureata in Lettere ed è Giornalista pubblicista.

“Cicatrici oltre il buio. Perdonare il passato e rendere le difficoltà uno spettacolo magnifico” di Francesca Gerbi - Umberto Soletti Editore Pubblicazione: novembre 2017 - Pagine 112 - € 14,00

CD-DISCHI: Siamo in pieno fermento festivaliero e sarebbe facile consigliare artisti ammirati in competizione e già pronti a proporre i loro CD individuali, ma aspettiamo che evapori l’effetto kermesse, per consigliarvi adesso alcuni titoli, apparsi sottotono e che, invece, meritano rispetto ed attenzione perché raccolgono stralci di musica che hanno scritto la storia della musica italiana nel mondo.

Su tutti consigliamo 2 raccolte: VOLARE, 60° ANNIVERSARIO composto da un doppio CD, dei quali il primo raccoglie i più grandi successi del cantautore pugliese, Domenico Modugno, ed il secondo, suggestivi brani del suo straordinario repertorio, interpretati da grandi artisti come Gianni Nannini, Ermal Meta, Il Volo, Negramaro, Morandi, Renga, Vanoni, Ruggeri e tantissimi altri ancora a tributo del vincitore per antonomasia di Sanremo, con il suo inno alla libertà, che dopo 60 anni ancora fa volare.

Volendo rimanere in tema sanremese, non possiamo non menzionare un cofanetto imperdibile, con cui il “dittatore artistico” (come spiritosamente si è dichiarato d’essere), oltre che ottimo presentatore, Claudio Baglioni, ci regala 50 canzoni, del suo vastissimo repertorio regalatoci in cinquant’anni al centro della musica, a comporre e cantare colonne sonore di vita per intere generazioni.

vivere e' piu' forte del dolore di una perdita

DVD/FILM:

è disponibile in HomeVideo l’affascinante versione cinematografica di una storia vera, con protagoniste 3 donne, scienziate afro-americante, che hanno rivoluzionato gli studi della NASA, ai tempi dei primi voli spaziali.

IL DIRITTO DI CONTARE è l’incredibile storia vera, e mai raccontata prima, di Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson, tre brillanti donne che lavorarono ad una delle più grandi operazioni della storia americana: la spedizione in orbita dell’astronauta John Glenn, un obiettivo importante che non solo riportò fiducia nella nazione, ma ribaltò anche la Corsa allo Spazio tra superpotenze, galvanizzando il mondo intero. Le tre pioniere, superando ogni forma di barriera e discriminazione, sono state un modello d’ispirazione per intere generazioni, dimostrando che le idee vincenti e la determinazione a perseguirle non hanno sesso, età e, soprattutto, colore di pelle.

Semplicemente imperdibile!

Non ci resta che congedarci e augurare a tutti una buona lettura ed un buon ascolto!

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Le nuove sfide per genitori e scuola A cura del sociologo Cesare Torta

Meno protezione e maggior preparazione La scuola, è risaputo, è un tassello fondamentale del processo formativo dei cittadini. Tutti siamo stati studenti, tutti abbiamo familiari che stanno vivendo in qualche modo fasi della loro vita in cui la scuola riveste un peso importante. E’ quindi normale che il mondo della scuola sia oggetto di attenzione da parte di genitori, dibattito politico, per non parlare di chi nella scuola ci lavora come docente o negli altri servizi. Essendo una componente così importante della vita sociale di tutti è anche naturale che la scuola non sia un’isola staccata dal resto della società, anzi, come vedremo, non può che risentire degli umori, delle tendenze, dei pregi e dei difetti della comunità in cui è inserita. Non è mia intenzione affrontare i diversi problemi che riguardano la scuola in generale, dai problemi di ordine politico come le risorse destinate all’istruzione in rapporto al Pil o le varie riforme organizzative, già ampiamente dibattute e sviscerate in altri ambiti. Mi limiterò ad analizzare alcuni aspetti dei rapporti insegnanti/studenti/genitori che più di altri rispecchiano fenomeni e tendenze che caratterizzano la nostra società in questi anni di cambiamenti epocali. Nessuno può negare che la crisi economica e le diverse ripercussioni causate dalla globalizzazione abbiano agevolato insicurezza, paure per tutto ciò che è nuovo o sconosciuto, in ascesa la tendenza all’individualismo e netta diminuzione dello spirito di solidarietà sociale. Quello che conta è l’individuo e la sua sfera privata, il pubblico e la gestione dei servizi comuni, lo stato e tutte le sue amministrazioni sono viste con sospetto e distacco. Questo è avvenuto anche grazie ad una classe politica, di ogni colore, che non si è dimostrata all’altezza dei suoi compiti, in particolare nel gestire i cambiamenti. E’ stato molto più facile cercare il consenso con promesse spesso irrealizzabili che trovare soluzioni ai molti problemi.

Guardando al rapporto tra genitori e figli possiamo cogliere alcuni effetti della generale tendenza all’individualismo con una crescente protezione dei figli dai “pericoli” esterni, innalzando barriere e muraglie

a difesa anziché fornire strumenti e spirito critico per affrontare e superare le difficoltà che la vita presenta e ha sempre presentato a tutti. Mi conferma questo atteggiamento di molti genitori una insegnante di scuola primaria ad Asti con lunga esperienza:“Molti bambini sembra non siano più abituati a sopportare le piccole difficoltà, le frustrazioni, i genitori tendono a difendere i figli come se tutto quello che li circonda, insegnanti, compagni, istituzione, fosse un nemico da cui difendersi. Fortunatamente questi casi sono contenuti e nella maggior parte dei casi il rapporto con i genitori è improntato ad un confronto costruttivo.”

“Un altro esempio di iper protezione – riscontrano le insegnanti – sorge in primavera. Da quel momento tutte le attività diventano troppo pesanti perché i ragazzi sono “stanchi”. Non sempre viene compreso ed accettato il fatto che quando entreranno nel mondo del lavoro non sarà possibile tirarsi indietro con il pretesto della stanchezza e quindi sarebbe opportuno un graduale esercizio a sopportare la fatica.”

Nonostante i molti problemi che esistono per la scuola come per tutti i servizi pubblici, dovuti alla scarsità delle risorse e ai tentativi di riforme organizzative non sempre graditi dagli addetti ai lavori, il sistema scolastico italiano e in particolare quello della scuola primaria sono unanimemente considerati di buona qualità e il merito va riconosciuto in primo luogo agli insegnanti e al loro impegno civile, consapevoli dell’importanza del loro ruolo per la formazione dei cittadini di domani. Non sarebbe fuori luogo se da parte dei genitori ci fosse maggior rispetto del loro ruolo e della loro professionalità. Tenendo conto del fatto che in famiglia si possa indulgere nel trasformarsi in fan dei figli a prescindere, anche per troppo amore e comunque in buona fede, lasciamo agli insegnanti il compito di educare i ragazzi al rispetto degli altri, delle diversità, del bene pubblico e delle istituzioni. Abbiamo un gran bisogno che i cittadini delle prossime generazioni tornino a sentirsi parte di una comunità, il più ampia ed eterogenea possibile.

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Un laboratorio culturale in un territorio straordinario Possibilità di sviluppo alle piccole realtà e coinvolgimento dei giovani

L’esperienza è iniziata il 15 marzo 1997, con la costituzione del “Centro Culturale San Giuseppe ONLUS” e la Casa Editrice “Edizioni San Giuseppe” che si è aggiunta all’offerta culturale complessiva del nostro sodalizio, nato dalla volontà di alcuni soci fondatori che hanno individuato nel sottoscritto il rappresentante che ancora oggi è orgoglioso di rappresentare questa importante realtà culturale no profit, profondamente radicata nel territorio di Alba, Langhe, Roero e Monferrato. Tale realtà, in particolare negli ultimi anni, è divenuta motore di attività culturali e luogo di confronto particolarmente ispirato all’accoglienza ed alla multi-culturalità, dando e offrendo spazi a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta con progetti seri, eticamente corretti e di pubblico interesse. Innanzitutto in questo primo spazio sulla rivista “Terra & TradiIngresso della Chiesa zione” intendo raccontare come una organizzazione in Piazzetta Vernazza come la nostra, in mezzo a tante difficoltà, sia riuscita a ricavarsi uno spazio, un luogo fisico ove iniziare un progetto culturale che inizialmente, grazie alla disponibilità della Diocesi di Alba e della Parrocchia del Duomo, ricevemmo in comodato d’uso gratuito per un numero significativo di anni. Ci è stato inoltre permesso di strutturare il progetto complessivo del restauro della Confraternita “Chiesa di San Giuseppe”; un impegno per noi titanico volto alla ricerca di quella fiducia che le istituzioni del tempo riposero in noi per assicurarci sostegno e collaborazione nella fase più delicata dell’intervento primario di recupero dell’edificio sacro, meraviglioso esempio di Barocco piemontese, da troppi decenni preda dell’incuria e della mancata apertura (chiuso al pubblico dagli anni ‘60).

Spazio archeologico sotterraneo Ebbene, questo miracolo si compì cinque anni dopo e, il 12 ottobre 2002, riuscimmo a riconsegnare alla Città di Alba ed al territorio un bene completamente restaurato dove confluirono aiuti da più Fondazioni Bancarie - che non smetterò mai di ringraziare - e persone che davvero credettero in noi senza indugio, in primis, Il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, il Dottor Giacomo Oddero, il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino Prof. Giovanni Quaglia, l’allora Sindaco della Città di Alba Giuseppe Rossetto, che per primi dimostrarono nei nostri confronti una fiducia incondizionata, ai quali va ancora oggi il mio grazie sincero.

Sappiamo bene che il contenitore di un progetto è fondamentale, ma a condizione che si sviluppi di pari passo un progetto culturale serio, da noi individuato nel coinvolgimento dell’intero territorio a individuare nel Centro Culturale San Giuseppe il proprio laboratorio ove esprimere quell’intraprendenza culturale mai minore. Un luogo capace di dare spazio a tutti Navata centrale con scorcio e a tutte le forme artistiche musicali, di ricerca storica

della copertura a volta affrescata

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e didattica, di fruizione anche innovativa in un mondo che, nel 2000, entrava nel terzo millennio con le nuove tecnologie digitali, che avrebbero anche aiutato la nostra realtà, seppur piccola nel mare culturale nazionale, a farsi conoscere. A distanza di vent’anni e poco più dal nostro inizio sofferto, possiamo dire di aver intrapreso un percorso con il territorio che ci ha portati a valorizzare il luogo con importantissime rassegne musicali, ormai divenute punti di riferimento nel panorama di offerta culturale, quali la rassegna “Bacco & Orfeo” - i concerti della domenica mattina nei mesi di marzo ed aprile, quasi ad aprire l’anno culturale albese ormai da 11 edizioni, in collaborazione con l’Alba Music Festival. Vorrei ricordare anche altri importanti appuntamenti culturali: “Musica Meravigliosa”, “Festival di Musica da Camera in San Giuseppe”, “ Jazz & Co.” in collaborazione con l’associazione Milleunanota, le Mostre di arte figurativa in collaborazione con eminenti soggetti e Istituzioni del territorio, quali la Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo, la “Mostra internazionale dei Presepi” che, da oltre 20 anni, richiama più di 14.000 visitatori ogni anno e così via….

Grazie al lavoro del Centro Culturale San Giuseppe e degli ottimi professionisti che con esso hanno collaborato, si sono sviluppate altre due importanti forme di valorizzazione della Chiesa: la possibilità di visitare lo straordinario PERCORSO ARCHEOLOGICO MUSEALIZZATO, sotto l’edificio passando dall’interno chiesa, e il PUNTO PANORAMICO a 34 metri sulla Città di Alba, raggiungibile risalendo lo splendido Campanile Barocco, completamente restaurato ed accessibile grazie all’apertura della Chiesa di San Giuseppe tutti i giorni dell’anno - ad esclusione il mese di gennaio e febbraio (solo dal giovedì alla domenica) - dalle ore 14,30 alle 18,30. Come non presentare la nostra piccola ma attiva Casa Editrice “ EDIZIONI SAN GIUSEPPE”, direttamente collegata al sodalizio, che da anni produce importanti pubblicazioni storico- scientifiche sul territorio, sulle bellezze di questi luoghi divenuti Patrimonio dell’Umanità riconosciuti da UNESCO, contribuendo a sostenere le spese per il funzionamento del sodalizio stesso. Nei prossimi appuntamenti sulla rivista “Terra e Tradizioni”, proporremo anche le nostre pubblicazioni, solleticando voi lettori a contattarci per avvicinarvi alle attività del Centro Culturale San Giuseppe… Grazie a tutti e alla prossima puntata!!!

Per tutti coloro interessati alle nostre attività e pubblicazioni: www.centroculturalesangiuseppe.it Uffici aperti dal lun. al ven. 9,00- 12,00/ 14,30- 18,30 Tel. fax: 0173 293163 Segreteria amministrativa: Elena Marcolin Ufficio Stampa: Luciano Martire

informazione publiredazionale

A cura di Roberto Cerrato Presidente del Centro Culturale San Giuseppe onlus

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Gestione Ambientale Integrata dell'Astigiano S.p.A.

L’Economia circolare risponde: perché fare la differenziata?

Su 146.700 tonnellate di rifiuti ricevuti solo 34.900 (il 24%) sono finite in discarica Nel 2017 negli impianti di GAIA sono entrate 146.700 tonnellate di rifiuti: organico, carta, plastica, metalli, ingombranti, indifferenziati. Si tratta di una cifra che isolata non dice molto e, dato che si tratta di rifiuti non solo della provincia di Asti, diventa difficile rapportarli al numero di abitanti che li hanno prodotti.

Una volta erano solo rifiuti, oggi sono risorse: una nuova economia.

Il dato interessante è che di quelle tonnellate solo 35.229 (ossia il 24%) è finito in discarica. Questo significa che un sistema di gestione dei rifiuti basato sul recupero riesce per davvero a conservare l’ambiente. Se si pensa che una discarica come quella di GAIA a Cerro Tanaro, nel primo lotto del 2001, era pensata per smaltire circa 250.000 tonnellate di rifiuti, si comprende come senza recupero dei materiali e senza raccolta differenziata sarebbe durata molto poco, costringendo a trovare altri luoghi dove realizzare nuove discariche, una ogni 3-4 anni per la sola Provincia di Asti!!

vivenza sociale, sul patto con le generazioni future, sul calcolo della ricchezza, ma non è questo il luogo per approfondire il discorso.

Lavorazioni differenziate allungano la vita.

Invece di costruire solo discariche (come si è fatto negli anni 60-80) sono stati realizzati anche impianti con la logica del recupero, e per esempio a GAIA nel 2017 il 29% dei rifiuti è andato all’impianto di Trattamento Meccanico Biologico –TMB di Asti dove si trattano i rifiuti indifferenziati, il 24% all’impianto di Valorizzazione sempre ad Asti, dove arrivano i materiali delle raccolte differenziate di plastica, lattine, carta, ingombranti, legno. Il 16% dei rifiuti è andato all’impianto di compostaggio di San Damiano d’Asti dove sono stati recuperati e trasformati in 6.000 tonnellate di compost di qualità per l’agricoltura. Infine il 6% dei rifiuti sono stati intercettati dalle 10 Ecostazioni di GAIA sparse sul territorio provinciale.

Potenziare l’economia circolare.

Nel corso del 2018 si raddoppierà la potenzialità di recupero dell’impianto di compostaggio e successivamente verrà potenziata anche la linea di selezione della plastica per puntare sempre più all’economia circolare (l’intero sistema impiantistico di GAIA sarà in grado di ricevere e trattare circa il 40% di materiale in più).

Inoltre si produrrà biometano, energia elettrica…insomma l’economia circolare è già qui!

La Terra come un appartamento di 100 metri quadrati.

Lo stile di vita contemporaneo si basa su un’economia “usa e getta”, un modo di procedere che può durare per una o due generazioni al massimo, poi il sistema va inevitabilmente in crisi: le risorse naturali non sono infinite e gli effetti degli scarti che si generano erodono la vivibilità. Se pensiamo al pianeta come fosse una casa, è facile comprendere perché non è sostenibile.

Un appartamento di 100mq calpestabili, ipotizzando che una famiglia italiana di 4 persone mantenga l’attuale produzione di circa 480 kg di rifiuti all’anno per persona, in 75 anni (tre generazioni) verrebbe completamente saturato dai rifiuti e non ci sarebbe più spazio libero (dopo soli 35 anni già metà dello spazio sarebbe occupato).

L’andamento reale negli anni è più complesso da analizzare ma l’esempio rende l’idea.

Con un’economia circolare si raddoppia il tempo necessario a saturare lo spazio, ma soprattutto si ragiona in termini di recupero, per cui parte dei rifiuti invece di occupare aree vitali verrebbero riutilizzati.

Sarebbe interessante anche pensare alle ripercussioni che questo modo di pensare potrebbe avere sulla con-

Linea di selezione.

Per poter inviare alle ditte che utilizzano i materiali per realizzare nuovi oggetti si devono togliere le impurità che non devono superare una certa soglia.

G.A.I.A. spa via Brofferio 48 - 14100 Asti Tel. 0141 35.54.08 - Fax 0141 35.38.49 info@gaia.at.it - info@legal.gaia.at.it

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A cura dell’Ufficio Comunicazione di GAIA Spa – Asti

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Welfare aziendale Daniela Prevignano

Una formula vincente Il welfare aziendale può essere definito come una serie di benefit di natura monetaria e di servizi, esclusi dal reddito di lavoro subordinato, che il datore di lavoro eroga a favore della generalità dei dipendenti o di alcune categorie di essi, realizzando una forma di retribuzione in beni e servizi concepita per incontrare la soddisfazione delle reali necessità dei collaboratori.

Spiccano i servizi di istruzione ed educazione, come gli asili nido e le scuole materne; nel welfare aziendale rientrano, altresì, le erogazioni di somme corrisposte al dipendente per assegni, premi di merito e sussidi per fini di studio a favore di familiari, compresi contributi versati per rimborsare le spese sostenute per le rette scolastiche, tasse universitarie, libri di testo scolastici, nonché gli incentivi economici agli studenti che conseguono livelli di eccellenza nell’ambito scolastico.

L’iniziativa probabilmente più efficace in termini di miglioramento della performance è l’offerta di servizi di baby-sitting direttamente sul luogo di lavoro.

Lo scopo degli strumenti di welfare aziendale è quello di incrementare il benessere del lavoratore e, di conseguenza, sviluppare la motivazione e la produttività dei dipendenti, in modo da migliorare la gestione organizzativa e ridurre i costi. Tra i vantaggi emerge anche una migliore percezione dell’immagine aziendale.

Come si incrementa il benessere del lavoratore?

Ad esempio favorendo la conciliazione vita lavorativa vita privata, e migliorando il clima sul posto di lavoro.

Il beneficio per l’azienda è una tendente diminuzione di turnover e assenteismo.

L’erogazione di beni, prestazioni, opere e servizi da parte del datore di lavoro può avvenire mediante i voucher, riportanti un valore nominale, che non possono essere utilizzati da persona diversa dal titolare, non possono essere monetizzati o ceduti a terzi e devono dare diritto ad un solo bene, prestazione, opera o servizio per l’intero valore nominale senza integrazioni a carico del titolare. La prestazione rappresentata dal voucher, fruibile presso una delle strutture convenzionate, deve essere individuata nel suo oggetto e nel suo valore nominale, e può consistere anche in somministrazioni continuative o ripetute nel tempo.

Queste forme di retribuzione godono di incentivi fiscali (fondi pensione, sanità integrativa, polizze di rischio) definiti dal TUIR e incrementati dalle Leggi di Bilancio in particolar modo per gli anni 2016/17: La Legge di Stabilità 2017 ha previsto incentivi governativi al welfare aziendale, fra cui la possibilità di convertire tutta o una parte del premio di produttività in servizi welfare, opzione che viene scelta da gran parte delle aziende italiane. Per il 2018, la Legge di Bilancio ha introdotto l’esclusione, dal reddito di lavoro, di tutte le somme erogate o rimborsate alla generalità dei dipendenti e dei familiari, per il trasporto pubblico, regionale o interregionale.

Il welfare aziendale genera effetti positivi non solo per i lavoratori e per le imprese, ma anche per lo Stato, considerando che l’aumento delle coperture complementari dei lavoratori riduce il rischio per la collettività di dover intervenire.

Si può in conclusione affermare che il welfare aziendale dovrebbe essere valorizzato maggiormente come leva strategica di gestione delle risorse umane per le imprese, grandi e piccole, alla luce dei numerosi vantaggi che ne derivano per le aziende stesse e per i dipendenti, costituendo una formula vincente a garanzia del benessere e del reddito dei lavoratori e di una maggiore efficienza produttiva dell’impresa.

Consulente del lavoro Daniela Prevignano Studio in Asti - C.so alla Vittoria, 48 - Tel. 0141 33444 - 0141 530253 daniela.prevignano@gmail.com 12

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A cura della Consulente del lavoro

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Lo smart working Una nuova opportunità per aziende e lavoratori Dopo il via libera del Senato, sono sempre di più in Italia le aziende che ricorrono allo Smart Working (L.81/2017) o Lavoro Agile, una nuova tipologia contrattuale destinata a trasformare radicalmente l’approccio all’organizzazione aziendale.

Anche l’Italia quindi, sulla scia di quanto accade ormai da anni in Europa, si adatta ai cambiamenti tecnologici in corso, dicendo “addio” al mito della postazione fissa: azienda, casa, centri co-working, ma anche un rifugio in alta montagna, questi alcuni dei luoghi in cui il dipendente potrà svolgere la propria attività lavorativa.

Obiettivo dichiarato non è solamente conciliare i tempi di vita e di lavoro, ma anche – per usare le parole del Legislatore - “innovare” e “competere”, in un’ ottica di maggiore produttività e lavoro.

Lo Smart Working è infatti il risultato di un radicale mutamento della work experience che trova nella tecnologia il principale alleato, ma che non si esaurisce in essa. Non è dunque un caso che ormai quasi il 50% delle aziende che operano nel nostro Paese abbia avviato, o conti di avviare a breve, esperienze di questo tipo destinate a trasformare radicalmente l’approccio all’organizzazione aziendale.

Che cosa è: Si tratta di una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato che scioglie il connubio tra dipen-

dente e luogo di lavoro la cui prestazione è: • Stabilita attraverso un accordo tra le parti; • Eventualmente organizzata per fasi, cicli, obiettivi; • Svincolata da precisi orari e luogo di lavoro; • Eseguita con strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività di lavoro (personal computer).

Trattamento economico: Stipendio e trattamento normativo faranno riferimento al contratto collettivo, per cui compenso e coperture assicurative degli smart workers rimarranno identici a quelli di chi decide di restare a lavorare in azienda, senza alcun tipo di discriminazione.

Tutele per gli gli smart workers: Non si tratta né potrà trattarsi quindi di un lavoro depotenziato. Orari e giorni in cui lavorare potranno essere discussi di volta in volta dal lavoratore con l’azienda.

L’accordo prevedrà per legge anche delle fasce orarie di disconnessione, per evitare eventuali abusi.

Quali vantaggi: Molteplici i benefici a carico delle aziende: in primis la riduzione della necessità di presenza fisica in ufficio con conseguente contenimento dei costi logistici e di gestione, ma anche riduzione del tempo dedicato agli spostamenti (minore probabilità di rischio infortuni in itinere, minore stress) e conseguente maggiore reperibilità e produttività.

Dal canto suo, il lavoratore avrà più tempo da dedicare alla famiglia o ai propri interessi. Notevoli anche i vantaggi in caso di assunzione di persone disabili.

Concludendo, lo smart working rappresenta per l’azienda una importante opportunità per ridurre i costi di gestione dello spazio fisico (inteso in termini di utenze, attrezzatura e servizi vari) contribuendo inoltre ad abbattere il fenomeno dell’assenteismo aumentando al contempo la soddisfazione e la produttività dei propri lavoratori.

Avv. Lucio Rinetti P.zza Medici, 16 - Asti - Tel. 0141 592777 studio@avvocatorinetti.com - www.avvocatorinetti.com 13

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A cura dell’Avvocato Lucio Rinetti

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Federica Ortu,

campionessa di body building si racconta: “Attenzione agli integratori alimentari, se non sono di qualità, ne va della nostra salute e delle performance sportive”

Federica Ortu personal coach

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L’utilizzo di prodotti alimentari per lo sport è molto importante per ottenere performance di alto livello in qualsiasi disciplina e anche per la cura della propria salute, anche perché si tratta pur sempre di alimenti, sostanze che ingeriamo. Sul mercato si può trovare qualsiasi cosa, ma è importante comunque scegliere prodotti di alta qualità. Anche per questo è nata la linea “No words nutrition” che si impegna nella realizzazione di ottimi prodotti con particolare attenzione alle materie prime. La linea relativa agli aminoacidi, per esempio,sono ricavati esclusivamente da fermentazione vegetale e bio fermentazione. Si tratta dunque di prodotti perfetti per chi segue una dieta vegana. La linea di proteine vanta le materie prime migliori in commercio, esclusivamente proteine marchiate Carbery e non contengono glutine, dunque adatte alla dieta dei celiaci.

Abbiamo chiesto conferma dell’importanza dell’utilizzo di prodotti alimentari di qualità a un’atleta di livello internazionale ormai da tanti anni. Federica Ortu è una campionessa di Body building affermata a livello mondiale, ha vinto titoli sportivi ai massimi livelli in questo sport.

Nel corso di una carriera lunga ben 14 anni ha vinto il titolo mondiale, naturalmente anche il titolo italiano, è arrivata seconda “all'Arnold classic”, evento di promozione del culturismo ideato da Arnold Schwarzenegger, e si è classificata al secondo posto nel concorso di Miss Universo “Wabba” e al terzo posto nel concorso di Miss Universo “Nabba”. Un palmarès per una carriera sportiva che ha regalato all'atleta torinese molte soddisfazioni. Ecco cosa ci racconta.

Quando hai cominciato la tua attività sportiva ad alto livello?

All'età di 22 anni, quindi molto presto. Il body building è uno sport nel quale l'attività professionistica può iniziare anche relativamente tardi rispetto agli altri sport e che può proseguire fino a un'età che per gli altri sport è considerata molto avanzata. In 14 anni di attività ho ottenuto successi importanti a livello internazionale.

Questo sport richiede una preparazione molto attenta?

Certamente. La preparazione per le gare richiede grande concentrazione e attenzione, sia per quanto riguarda la preparazione fisica, sia per quanto riguarda l'alimentazione. Sono richiesti allenamenti due volte al giorno per sei giorni la settimana.

Svolgi anche il ruolo di personal trainer e coach,

quindi hai anche lo sguardo di chi prepara gli altri.

Quali sono gli elementi principali per una buona preparazione nel body building?

Si è già detto della preparazione atletica e dell'alimentazione che sono basilari. Nel mio ruolo di personal trainer devo curare molto la componente psicologica degli atleti. In effetti è molto importante, in occasione di competizioni di qualsiasi livello c'è sempre molta tensione fra i partecipanti e un buon equilibrio psichico è fondamentale in questo sport.

Abbiamo già toccato la sfera dell'alimentazione. È molto importante in tutti gli sport ma nel body building c'è una particolare attenzione rivolta verso gli integratori di proteine. Cosa puoi dirci?

Per praticare il body building è necessaria un'alimentazione equilibrata ed è bene appoggiarsi a integratori di qualità. È un aspetto molto importante.

Anche in questo ambito, come in molti aspetti della vita, ormai si è affermato il mercato degli integratori via internet. Cosa ne pensi?

In questo momento vedo più le criticità di questo mercato piuttosto dei pregi. Il problema dell'acquisto dei prodotti on line consiste nella tendenza da parte di molti a cercare il prodotto che costa meno in assoluto, ma si tratta spesso di un errore. Se un prodotto costa poco, vale poco e questa è una legge generale che vale ovunque, e per quanto riguarda gli integratori occorre fare massima attenzione, perché si tratta di alimenti che ingeriamo, che entrano nel nostro corpo, non è solo una questione di efficacia nella prestazione sportiva, ma anche e soprattutto di tutela della nostra salute.

Questo significa che la scelta del prodotto giusto richiede molta informazione e molta cautela?

Sì. Se non si è preparati si rischia di cadere in errori di valutazione. Occorre anche verificare che

Sabina di “Fitness sports nutrition” Torino, via Monginevro 86/F.

www.terraetradizione.com i valori dichiarati nelle etichette corrispondano a quelli effettivi contenuti nel prodotto. Non c'è solo l'aspetto del prezzo da valutare (che è importantissimo), ma anche la corretta assunzione di un prodotto.

Anche per questo è importante servirsi da persone esperte che non solo conoscano bene il mercato degli integratori, ma sappiano anche con precisione in che modo vadano assunti e in quali quantità. Anche per questo aspetto il mercato on-line è carente. L'acquisto del prodotto resta privo di informazioni molto importanti su come utilizzarlo.

Hai un'esperienza sportiva internazionale molto importante. Come ti regoli sotto questi aspetti?

Ho deciso di affidarmi a due sponsor che promuovono la qualità nei loro specifici settori.

Da una parte “Fitness sports nutrition” di Torino, negozio storico in via Monginevro 86/F. È stato uno dei primi a Torino in questo settore e conta ben 23 anni di esperienza. Dunque abbina affidabilità a una precisa consulenza.

Poi c'è “No words nutrition”, un'azienda emergente che ha

avviato una linea di prodotti con particolare attenzione alla qualità.

Riccardo Scanavino responsabile di

No Words Nutrition ALBA

Cell. 333 5030644 PERSONAL TRAINER - Istruttore Body Building e Fitness

Federica Ortu personal coach

Per ulteriori informazioni consultate le pagine - Federica Ortu personal coach - Fitness Sports Nutrition - No Words Nutrition

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Caffè: curiosità e raccomandazioni A cura della Dr.ssa Laura Icardi

tutto ciò che dovete sapere su un buon caffè

Il caffè è una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi tostati di alcune specie di piccoli alberi tropicali appartenenti al genere Coffea di cui sono descritte oltre 100 specie/varietà. Le più diffuse tra esse sono l’Arabica, la Robusta, la Liberica e l’Excelsa, ma anche la Charrieriana (naturalmente priva di caffeina), la Mauritiana, la Racemosa e la Stenophylla dal sapore simile al te. Il caffè più pregiato del mondo è il Kopi Luwak, prodotto in Indonesia per soli 50 Kg all’anno.

Si tratta di chicchi di caffè mangiati e digeriti dallo zibetto delle palme (luwak), raccolti poi a mano e tostati normalmente. Esistono molte leggende sull’origine del caffè. La più nota racconta di un pastore etiope che notò una particolare vigoria nelle capre che si cibavano di bacche e foglie di un certo arbusto. Provò anch’egli a consumare le bacche e si sentì effettivamente più vigoroso. Certamente fu una scoperta casuale che a partire dal XIV secolo diede inizio al consumo del caffè e la ricerca dei modi più piacevoli per consumarlo. Le prime “caffetterie” naquero ad Istambul già nel XV secolo. Per i suoi rapporti commerciali in Vicino Oriente, Venezia fu la prima a far uso del caffè in Italia dal XVI secolo, ma le prime botteghe del caffè furono aperte solo nel 1645. Nel Settecento ogni città d’Europa possedeva almeno un caffè. I caffè erano luoghi di incontro e cultura frequentati da letterati, po-

litici e filosofi. Per la salute, il caffè va consumato con moderazione per la presenza di caffeina, un alcaloide naturale presente nelle piante di caffè, cacao, tè, cola, guaranà e mate. È la sostanza psicoattiva più diffusa e consumata nel mondo, legale in tutti i paesi e tollerata da pressoché tutte le principali religioni.

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Il consumo di grosse quantità di caffeina - più di 400 mg al giorno (l’equivalente di circa 5 tazze di caffè espresso) - porta alla condizione conosciuta come caffeinismo. Il caffeinismo combina la dipendenza da caffeina con effetti fisici e mentali come nervosismo, irritabilità, agitazione, insonnia, mal di testa e palpitazioni cardiache. Oggi la caffeina è utilizzata come ingrediente di base in vari prodotti energetici, bevande e caramelle; ad es.: 1 espresso 80 mg, 1 lattina di energy drink 80 mg, 1 tazza di tè 60 mg, 1 lattina di Coca-Cola 35 mg.

Per contro, il caffè assunto con moderazione, è un alimento utile alla nostra salute.

Recentemente l’agenzia dell’Oms dedicata alla ricerca sul cancro, ha scagionato il caffè dall’accusa di provocare tumori, ma anzi, molti studi mettono in relazione l’espresso con la riduzione del rischio tumorale.

Una ricerca su 7.000 uomini, condotta dall’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) con l’Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato una riduzione delle probabilità di ammalarsi di cancro alla prostata per chi beve circa 3 caffè al giorno. Anche altre patologie tumorali, come quelle al colon e al fegato si riducono, probabilmente in virtù degli effetti dei polifenoli, che proteggono il DNA dai danni da radicali liberi o da elevato stress ossidativo. Negli ultimi tempi si parla della formazione naturale di acrilamide anche per il caffe. Seppure nel caffè i valori siano molto bassi, è una ragione in più per scegliere miscele di qualità che si distinguono per aromi e profumi più che prodotti dal prezzo troppo basso per giustificare tanta strada e tanto lavoro per una buona tazzina!

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www.terraetradizione.com rubrica Rubrica di informazione sugli alimenti

La aibiologa risponde quesiti dei nostri lettori inviate le vostre mail a im-com@libero.it

A cura della Dr.ssa Laura Icardi

Il 2018 vede la pubblicazione di questa rubrica di cui avrò l’onore di occuparmi. La rivista “Terra & Tradizione” ha pensato di offrire la possibilità ai suoi lettori di soddisfare curiosità inerenti all’alimentazione, alla dieta, alle proprietà degli alimenti.

Negli ultimi anni “Terra & Tradizione” si è impegnato a fornire informazioni sugli alimenti con un occhio di riguardo per le produzioni e le eccellenze del nostro territorio. Fin ora, gli argomenti sono stati scelti cercando di anticipare e soddisfare le curiosità e gli interessi dei lettori e offrire la possibilità di scoprire quanto la nostra terra e le nostre tradizioni hanno di meglio da offrire. Questo lavoro continuerà perché la ricchezza delle provincie di Alba e Asti pare non aver fine.

Oggi, l’editrice vuole offrire qualcosa in più e mi trova entusiasta; desidera dare a Voi la possibilità di approfondire le vostre curiosità, soddisfare qualche dubbio, ricevere informazioni, e, perché no…segnalare qualcosa che fin ora non abbiamo trattato e può interessare a tutti.

Ogni lettore potrà inoltrare una e-mail all’indirizzo imcom@libero.it indicando nell’oggetto: BIOLOGO, e sottoporre la propria domanda/proposta.

Sarà ben accetto indicare il proprio nome (anche solo il nome di battesimo), la professione o un ambito di interesse (es. casalinga oppure ciclista) e un’immagine che vi rappresenti, ideale quella che già usate per WhatsApp! Non è obbligatorio il vostro viso, ma siamo felici di pubblicarlo (sarà richiesta una liberatoria).

Ricevute le vostre domande, sarò lieta di rispondervi.

Spero di essere un piccolo aiuto e di intraprendere questo nuovo percorso con la collaborazione di tutti voi.

Grazie Editrice per la fiducia.

Di seguito i nostri primi lettori che hanno esposto le loro domande alla redazione, grazie Bruna e Rodolfo, siete stati gentilissimi e avete portato argomenti molti interessanti.

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Adoro la liquirizia, ma il medico mi ha consigliato di non mangiarla perché ho la pressione alta. Perché?

Geom. Rodolfo Bigini Carissimo Rodolfo, come la comprendo…le radici di liquirizia sono la mia passione! Dolci senza calorie e non dannose per i denti!

Le radici di liquirizia sono dolci perché contengono glicirizzina (glicoside dell’acido glicirrizico), in cui la componente zuccherina è costituita da due molecole di acido glucoronico, 50-100 volte più dolce dello zucchero. Non è una sostanza dannosa, anzi, le vengono attribuite proprietà antivirali, antiulcera, epatoprotettive, lassative, antinfiammatorie, espettoranti e gastroprotettive, ma anche un’azione ipertensiva. A livello epatico e renale, un metabolita dell’acido glicirrizico agisce riducendo il metabolismo dei corticosteroidi attraverso l’inibizione dell’enzima 11-B-idrossisteroidi-deidrogenasi. In questo modo aumenta l’attività del cortisolo a livello renale provocando uno stato di iper-pseudo-aldosteronismo. Per questo motivo, oltre a un aumento della pressione arteriosa, l’eccesso di liquirizia può provocare alterazioni dell’equilibrio idroelettrolitico, con diminuzione del potassio nel sangue (ipopotassiemia), ritenzione idrosalina (edemi), diminuzione della diuresi e, nei casi gravi, alterazione del ritmo cardiaco. Spero di aver adeguatamente soddisfatto la sua curiosità visto che quella di liquirizia…..

Devo attenermi ad una dieta povera di sodio. Leggendo le etichette nutrizionali sui prodotti ho notato che molti cibi che non contengono sale, riportano contenuti anche alti di sodio in etichetta? Ma come è possibile?

Bruna Galliano Gentile signora, ha perfettamente ragione. In primo luogo devo chiarire che le etichette nutrizionali riportano il contenuto di sale, per conoscere il contenuto di sodio, deve dividere il valore del sale per 2,5. Questo valore è in grammi.

Molti alimenti pronti contengono sale come ingrediente anche se non sono salati, ad es. brioches, biscotti, budini, ecc. in questo caso, se desidera controllare il suo consumo di sodio, legga sempre con attenzione l’elenco ingredienti. Altri alimenti risultano contenere sale perché naturalmente contengono sodio. La legge impone di convertire questo valore in sale (appunto moltiplicando per 2.5) e Lei giustamente trova questo valore. Non vuol dire che sia stato aggiunto sale. Le faccio un esempio, sul latte è riportato un contenuto di sale di 0,1 g, ma questo deriva dal fatto che il latte intero contiene naturalmente 0,043 g di sodio. Faccia pertanto attenzione anche ai cibi che contengono naturalmente molto sodio. Le etichette nutrizionali sono state rese obbligatorie proprio per questo.

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Marzo si tinge di rosa Una serie di incontri, mostre e convegni sulla donna Il Comune di Alba, attraverso l’assessorato alle Pari Opportunità, in collaborazione con la “Consulta comunale per le Pari Opportunità tra uomo e donna” e diverse associazioni del territorio ha organizzato la rassegna “Marzo Donna 2018: eventi, incontri e mostre sulla figura femminile”.

Un ricco calendario di appuntamenti dal 2 al 31 marzo con spazi di riflessione, conferenze, teatro sul ruolo delle donne nella società, sulle donne migranti, sui diritti, sulla parità di genere ed altro.

Si comincia venerdì 2 marzo alle 17.30 nella sala conferenze di Palazzo Banca d’Alba (via Cavour, 4) con l’evento e la mostra “Exodos: rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione” alla presenza dell’assessore regionale, del giornalista Fulvio Scaglione e della fotoreporter di guerra Andreja Restek, in un incontro moderato dalla giornalista Cristina Borgogno. A seguire, alle 18.30 l’inaugurazione della mostra promossa dalla Regione Piemonte.

Altro appuntamento mercoledì 7 alle 17.30 nella sala Diocesana in via Mandelli, 9 “Brindisi alle donne tra ricordi e speranze”, un invito alla poesia in compagnia della professoressa Madì Drello, a cura della Libreria “L’Incontro”. Alle 21 nella sala Congressi di Palazzo Banca d’Alba, la Condotta Slow Food di Alba presenta “Competizione: sostantivo femminile”. Ospiti della serata: Stefania Belmondo dieci volte campionessa olimpica, Francesca Fenocchio campionessa olimpica handbike e Sara Bonifacio pallavolista della nazionale campione del mondo nel 2015.

Giovedì 8 marzo alle 21 nella sala “Michelangelo Abbado” del Teatro Sociale “Busca”, Rimbamband in “Note da Oscar”, per una serata all’insegna del divertimento con l’esilarante performance di cinque musicisti, in perenne disaccordo armonico tra loro.

Altro spettacolo venerdì 9 alle 20.30 in sala “Beppe Fenoglio” (Cortile della Maddalena) dove l’Università della Terza Età “Alba Pompeia” propone “Il voto alle donne? Mah!..... Ritratti di un difficile cammino”. La sera alle 21 al Centro Giovani H-Zone (piazzale Beausoleil,1) lo spettacolo “Tre amiche” nell’ambito della rassegna “H-Zone in Scena”.

Sabato 10 dalle 8 alle 13 in via Cavour l’Associazione “Mai + Sole” offre sacchetti di pane con lo slogan “La violenza sulle donne è pane quotidiano”. Martedì 13 marzo in mattinata, per le scuole, nella sala conferenze del Palazzo Mostre e Congressi è previsto un momento di approfondimento sul tema delle migrazioni con Andreja Restek.

Giovedì 15 alle 21 nell’auditorium della Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero “Los Tres Amigos” presenta “Donne, storie, emozioni” per un nuovo spettacolo con racconti e musiche, con la ballerina Arianna Barbero. In collaborazione con il gruppo “Donne in nero contro la guerra”.

Sabato 17 alle 17 in sala “Vittorio Riolfo” (Cortile della Maddalena), l’associazione “Mondo Doula” propone l’incontro “Una Doula per ogni mamma: Chi è la doula? Di cosa si occupa? In che modo sta accanto alle mamme?”.

Martedì 20 alle 21 nella sala conferenze di Palazzo Banca d’Alba il gruppo “Donne in nero contro la guerra - Alba” presenta “Un mondo in movimento”, serata di approfondimento con Cristina Molfetta, antropologa culturale della Fondazione Migrantes. Giovedì 22 alle 18 in sala “Vittorio Riolfo”, Fnp Cisl Cuneo, Fondazione Vera Nocentini e Cisl Scuola Cuneo presentano il libro sulla vita di Carla Passalacqua, a cura di Marcella Filippa.

Sabato 24 alle 14.30, al Centro Giovani H-Zone, il “Collettivo De Generi” propone un pomeriggio dedicato alla salute sessuale: “Hiv e Mst: (in)formazione consapevole”. Alle 15 in piazza Michele Ferrero “Nonsolomimosealba”, un evento per ricordare i diritti mancanti, con tutte le associazioni albesi. Infine, sabato 31 marzo alle 16 in sala “Vittorio Riolfo” “Ho scelto ME: la storia, il percorso, la MEta”.

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l’azienda del mese

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Storia e storie di Alba ... racchiuse nella panetteria

Giacosa

Da 72 anni in corso Langhe la famiglia Giacosa sforna il pane

Con questo articolo prende il via una rubrica che il nostro periodico intende dedicare alle aziende del territorio con una certa età alle spalle.

L’idea è quella di raccontare le imprese che hanno “superato” l’esame del tempo, vincendo a volte anche delle difficoltà e affermandosi per la qualità dei loro prodotti.

Si tratta di aziende che hanno anche storie e aneddoti da raccontare e la cui esistenza ha inciso sulla nostra storia quotidiana.

La rubrica parte dalla storica Panetteria Giacosa di c.so Langhe 68/A, ad Alba, tel. 0173 440580, www.panetteriagiacosa.net 20

l’azienda del mese Nata nell’immediato dopoguerra e gestita oggi dalla terza generazione della famiglia Giacosa, rappresentata da Enrico Giacosa, con cui abbiamo fatto una chiacchierata.

In effetti 72 anni sono una bella età per una panetteria, anche perché la panetteria è un luogo privilegiato, uno spazio dal quale si possono osservare i cambiamenti nella società nel suo complesso, proprio perché il pane lo mangiano tutti, dal ricco al povero, dal privilegiato all’emarginato: tutti prima o poi passano in panetteria.

Se poi nell’arco dei 72 anni, questa resta sempre nello stesso posto, rappresenta un punto di riferimento, per un quartiere e anche per una città. È il caso della panetteria Giacosa che si trova in corso Langhe ad Alba al numero civico 68/A, vicino all’incrocio che porta verso corso Enotria. È stata fondata nel 1946, esattamente lì dove si trova oggi, e rappresenta nel suo piccolo, un pezzo di storia albese. Ad aprirla nel primo anno di pace dopo la terribile seconda guerra mondiale è stato Domenico Giacosa, orfano, che fino a quell’anno aveva lavorato come garzone di bottega, sempre a fare il pane. Avvia la sua impresa insieme alla moglie Adele in un’Italia appena uscita dal micidiale conflitto bellico ridotta in macerie, ma con la spinta alla ricostruzione e alla rinascita. I primi anni per il panificio non sono stati facili, c’era carenza di materie prime e di approvvigionamenti. Nel 1948 prende il via il Piano Marshall, su iniziativa del presidente Harry Truman: gli Stati Uniti decidono di sostenere i paesi europei, quelli dell’Europa occidentale, rifornendoli di ogni genere, con un programma di aiuti da 14 miliardi di dollari. Così Domenico Giacosa riceve la farina bianca che arriva dagli Stati Uniti; oggi uno di quei sacchi storici è appeso in bella vista nel negozio.

«Quella farina ha cambiato il pane in Italia – spiega Enrico Giacosa – prima il pane bianco era una rarità, un prodotto considerato da privilegiati, poi si è affermato come quello più diffuso.

Questo in realtà dipendeva dal fatto che realizzare la farina bianca era particolarmente difficile e costoso. Ma ogni tipo di pane ha le sue ottime qualità e in quel periodo le panetterie vendevano solo pane e magari qualche grissino. Oggi la produzione si è notevolmente ampliata e diversificata con focaccia, biscotti, pasticceria e altri prodotti».

L’economia italiana cresce e dalla fine degli anni

www.terraetradizione.com Pasquetta 1912

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l’azienda del mese ‘50 e negli anni ‘60 si registra il boom economico italiano, i cui effetti si sentono anche nel panificio. Il figlio di Domenico e Adele, Luigi Giacosa, noto a tutti come Gigetto, comincia a lavorare nell’azienda del padre e a portare il pane in bicicletta al mattino presto lungo Corso Langhe. Nel 1961 Domenico decide di investire in miglioramenti tecnologici e fa installare il primo forno a gas di città un “Super Titanus”, allora particolarmente innovativo. Nel frattempo la società italiana cambia ancora, in piena epoca di consumismo il mercato alimentare viene invaso da una varietà di prodotti prima sconosciuta: l’offerta è molto ampia e gli italiani iniziano a mangiare meno pane, sostituendolo con altri alimenti (anche per qualche furba campagna di marketing che afferma che il pane fa ingrassare, affermazione non corretta). Più o meno a partire dagli anni ‘70 fino alla fine del secolo la quantità media di pane consumato dalla popolazione si riduce dai 4 etti giornalieri ciascuno a 50-60 grammi. In queste condizioni le panetterie devono in qualche modo diversificare la produzione per restare sul mercato, così Luigi Giacosa, che nel frattempo succede al padre alla guida della panetteria (nel 1980), si diletta nella realizzazione di dolci e di forme di pane artistiche.

«Produzione mantenuta nel tempo» – spiega il figlio Enrico – «Per esempio ogni anno ormai da tanto tempo in occasione della festa patronale del quartiere a settembre, dedicato alla Madonna Moretta, confezioniamo una maxi torta».

Gigetto si tiene aggiornato e, nel 1995, seguendo le orme del padre, diventa pioniere nel campo dei prodotti senza glutine, che all’epoca non erano così diffusi e per i celiaci era un problema procurarsi cibi privi di glutine, visto che an-

che i prodotti apparentemente sicuri potrebbero venire contaminati nei vari passaggi produttivi.

Così il laboratorio rappresenta un’innovazione allora molto importante che permette al titolare non solo di realizzare tali prodotti, ma anche di tenere corsi negli ospedali e per coloro che dovevano usare la farina speciale senza glutine e avevano poche informazioni su come farlo.

«Quel laboratorio funziona ancora e facciamo regolarmente test per certificare i prodotti senza glutine» commenta il titolare.

Dopo qualche anno, nel 2005, Enrico Giacosa succede al padre come titolare della panetteria: «Mio padre continua ad essere il pilastro», spiega.

La terza generazione della famiglia prosegue il lavoro nel panificio e Enrico dà la sua impronta

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l’azienda del mese alla produzione aziendale: «Faccio ricerca sul pane tradizionale e soprattutto sulla materia prima, il grano. Cerco cereali di particolare pregio sul nostro territorio e non solo».

Nel 2011 insieme a un gruppo di colleghi fonda il consorzio di tutela “Pan ‘d Langa” di cui diventa presidente lo stesso anno.

«Mi occupo soprattutto di cercare e utilizzare per il mio pane materie prime scelte, di qualità. Rispetto a mio padre sono tornato a privilegiare la produzione di pane, anche se naturalmente facciamo sempre tutti i tipi di prodotti. Anche nel campo dei dolci l’ottica della produzione resta quella del panettiere: il mio impegno è quello non solo di selezionare la materia prima, ma anche di valorizzarne al massimo il sapore nel prodotto finale».

Oggi la panetteria Giacosa coniuga felicemente due esigenze importanti per qualsiasi azienda: essere un punto di riferimento stabile per il territorio albese, a cui fornisce il pane da ormai più di 70 anni; e ampliare lo sguardo sul mondo.

Enrico Giacosa collabora con l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, e il panificio è sede didattica dell’università, luogo nel quale gli studenti effettuano stage e laboratori.

Inoltre è collegata con altri importanti centri di formazione come l’Apro, l’Istituto di Arte bianca e l’Icif di Costigliole d’Asti.

www.terraetradizione.com Questo significa che studenti della zona e da tutto il mondo si recano lì per conoscere le tecniche di panificazione della famiglia Giacosa: «Tutto questo richiede molto impegno, ma apre la mente, mi spinge a guardare oltre lo stretto quotidiano, a valutare le esperienze nazionali e internazionali. A tenermi sempre aggiornato. L’aggiornamento non deve essere solo teorico, ma anche tecnologico. Il panificio ha bisogno di strumenti all’avanguardia perché si riesca a lavorare nelle migliori condizioni possibili e essere aggiornati su questo fronte richiede investimenti, ma è un’attività che regala tante soddisfazioni» conclude Enrico Giacosa.

L’impresa ha anche un logo molto simpatico il “Galucio”.

Si tratta di un galletto di pane che un tempo era un alimento povero, una merenda molto semplice che per i bambini diventava una festa, in sostanza pane addolcito con zucchero.

Oggi l’azienda in alcune occasioni lo ripropone un po’ più elaborato, un logo che rispecchia la mentalità con cui la famiglia Giacosa, ormai da 72 anni, porta avanti il suo panificio, nel solco e nel rispetto della tradizione e sempre al passo con i tempi che cambiano.

Enrico Giacosa

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il personaggio

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Aldo Cazzullo, una vita a raccontare fatti e personaggi che cambiano il mondo

Aldo Cazzullo, nato ad Alba nel 1966 e noto come uno dei giornalisti italiani più apprezzati come editorialista e commentatore politico. Un osservatore di fatti e personaggi che hanno cambiato il volto del mondo che noi conosciamo.

Come tanti altri giornalisti piemontesi, Aldo Cazzullo ha cominciato la sua attività di giornalista a “La Stampa” di Torino, giornale nel quale è entrato come praticante nel 1988.

Fin dalla sua prima fase della carriera giornalistica Aldo Cazzullo si è imposto all'attenzione dei lettori per la capacità di raccontare i grandi e piccoli fatti di cronaca e politica.

E' stato testimone di episodi significativi della storia recente: il G8 di Genova del 2001, i referendum sull'Europa, sia quello francese del 1992 che quello greco del 2015, la morte di Papa Wojtyla e le elezioni di Benedetto XVI e Francesco; l'attentato di Madrid del 2004 e la successiva vittoria di Zapatero alle elezioni politiche spagnole. Ha conosciuto e intervistato personaggi di primo piano come Daniel Day Lewis, Bill Gates, Steven Spielberg.

Alcuni ce li racconta in questa intervista.

A partire dal 2003, dopo 15 anni di lavoro alla Stampa, passa al Corriere della Sera, nel quale è inviato speciale e editorialista. Soprattutto a partire dall'inizio del 2017 gli è stata affidata la rubrica delle Lettere del Corriere della Sera.

Alla sua attività giornalistica ha sempre alternato anche un’intensa attività editoriale, con la pubblicazione di numerosi libri. Si tratta di testi di analisi dell’oggi, spesso critica, e di lettura e rilettura della storia e delle radici italiane. Con i suoi libri ha anche conquistato numerosi riconoscimenti letterari e alcuni hanno venduto tantissime copie: per esempio “La guerra dei nostri nonni” del 2014 ha superato le duecentomila copie. Il romanzo “La mia anima è ovunque tu sia” è stato anche pubblicato in Germania.

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il personaggio

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Nella tua carriera di giornalista sei stato testimone di importanti eventi sia nazionali che internazionali che hanno cambiato il corso della storia recente. Ce n'è qualcuno rimasto più impresso, nel bene e nel male?

“Il G-8 di Genova: entrai alla Diaz subito dopo che ne erano usciti i poliziotti; ovunque feriti, sangue, una scena terribile.

La bomba di Madrid del 2004: ero a Santander per intervistare Felipe Gonzales, e mentre i giornalisti di mezzo mondo si precipitavano nella capitale proseguii per Bilbao, dove tutti assicuravano: “Non siamo stati noi, un basco non può averlo fatto”. Non mentivano: la bomba l’avevano messa gli islamici. E poi il Bataclan: mi recai alla Morgue di Parigi dove i padri andavano a riconoscere i figli, lì conobbi la mamma di Valeria Solesin, che mi raccontò la storia della figlia”.

Hai incontrato e intervistato tanti personaggi rilevanti del nostro tempo, sia italiani che stranieri.

Qualcuno di questi ti ha colpito in maniera particolare?

“Bill Gates, in negativo: mi aspettavo il Leonardo del nostro tempo, mi trovai di fronte l’uomo più ricco del mondo; un business-man che parla soprattutto di soldi. Steven Spielberg, in positivo: ottimista e brillante come i suoi film.

Daniel Day-Lewis non ha il caratteraccio che gli attribuiscono, mentre non mi è piaciuto Keith Richards, con il suo look da satanista, che mi ricevette in una suite da sceicco.

Non condivido la politica di Erdogan, ma ha carisma e una stretta di mano calda, da pranoterapeuta.

C'è qualche aneddoto curioso da raccontare legato alla tua attività di giornalista?

“Fu bellissimo seguire l’elezione di Obama a casa di Kathleen Kennedy, la figlia di Bob, che prima di essere assassinato aveva predetto che un giorno gli Stati Uniti avrebbero avuto un presidente nero. Fu meno bella la sorpresa Trump: neppure lui si aspettava di vincere”.

Quali sfide deve affrontare il giornalista oggi?

Come rapportarsi con l'informazione sui social network e il problema delle fake news?

“La civiltà dei giornali sta morendo.

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il personaggio Nella mentalità corrente, i giornali ormai sono collocati nella fascia alta, quella della rappresentazione, della menzogna; mentre si pensa che in rete invece si possano trovare le cose come stanno. E’ uno schema falso, ma accattivante.

La rete è la civiltà del narcisismo di massa. Più le spari grosse, più sei preso sul serio. Non mi riconosco in questo meccanismo, che mi preoccupa molto”.

Sul “Corriere della Sera” curi la pagina delle lettere. E' cambiato il rapporto fra lettori e il giornale tradizionale negli ultimi venti o trenta anni?

“Anche chi scrive a un quotidiano ha spesso lo stile aggressivo dei social network.

In rete tutti parlano e nessuno ascolta, e per farsi sentire si avverte la necessità di alzare la voce.

Però quando rispondo ai lettori cambiano subito tono, si sentono considerati.

E’ un dialogo impegnativo, emotivamente coinvolgente, che arricchisce molto”.

Siamo alla vigilia delle elezioni politiche. Quali nodi dovranno affrontare le forze politiche che

vinceranno?

“Le priorità dovrebbero essere il lavoro ai giovani, una stretta sull’immigrazione irregolare, una migliore selezione della classe dirigente, una politica demografica: siamo il Paese che fa meno figli al mondo.

Ma la cosa più importante, da cui dipende tutto il resto, è ritrovare la fiducia in noi stessi, nel nostro Paese, nel futuro”.

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www.terraetradizione.com Qual è il tuo rapporto con Alba, la tua città di provenienza?

“Strettissimo. In ogni libro c’è Alba, ci sono le Langhe. Torno spesso a trovare i miei genitori e gli amici del liceo.

Sono molto orgoglioso di essere nipote del macellaio di Alba. In un ambiente giornalistico pieno di figli di papà, è un punto di forza straordinario”.

Hai scritto numerosi libri a partire dagli anni '90 Molti dei quali dedicati alla storia italiana, soprattutto del secolo scorso. Consideri importante che i cittadini conservino la memoria della storia e delle vicende che hanno coinvolto le generazioni precedenti?

“Gli italiani sono più legati all’Italia di quanto pensino; soprattutto quando la storia nazionale incrocia quella delle loro famiglie.

“La guerra dei nostri nonni”, il libro sulla prima guerra mondiale (cui prese parte l’altro nonno, contadino di Dogliani, ragazzo del ‘99) ha superato le duecentomila copie. Ma il vero successo

inaspettato è stato quello di “Possa il mio sangue servire”, il libro sulla Resistenza.

Oggi la Resistenza non è di moda. E’ considerata una “cosa di sinistra”. Ma la Resistenza non appartiene a una fazione; appartiene alla nazione.

Fu fatta da partigiani di ogni fede politica, e da civili, donne, ebrei, militari, carabinieri, sacerdoti, suore. Purtroppo i giovani ne sanno poco”.

il personaggio Nel tuo ultimo libro, “Metti via quel cellulare”, pubblicato lo scorso anno, hai dialogato con i tuoi figli sul mondo di oggi, sulle nuove tecnologie. Oggi genitori e figli sono divisi dai mezzi di comunicazione pervasivi?

“Si comunica meno. Ma il cellulare, come mi fanno notare i miei figli, può anche essere un modo per stare insieme, per passare la serata. Ad esempio mia moglie e io abbiamo fatto ascoltare ai ragazzi la musica della nostra generazione, Dalla e Battiato, e loro ci

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hanno fatto ascoltare i rapper e i giovani usciti da XFactor. L’importante è dialogare: genitori e figli, nonni e nipoti, insegnanti e allievi”.

E' in cantiere un nuovo libro?

“Sì. Titolo: “La ricostruzione. 1948: l’Italia dopo la guerra. 2018: l’Italia dopo la crisi”. Anche oggi l’Italia è da ricostruire. Per fortuna la nostra terra economicamente è messa meglio del resto del Paese, c’è lavoro, c’è fiducia.

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i tesori del territorio

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Una iniziativa esclusiva di "Terra & Tradizione"

Parte il progetto “CACCIA AI TESORI”

A cura del sociologo Cesare Torta

Il nostro obiettivo è quello di scoprire insieme a voi e grazie a voi, tutti i tesori del nostro territorio, luoghi, monumenti, chiese e prodotti unici e caratteristici da voi segnalati

L’inserimento del territorio di Langhe, Roero e Monferrato tra i siti “Patrimonio dell’umanità” rappresenta un ambìto ed importantissimo riconoscimento alla peculiarità delle caratteristiche di eccellenza di un territorio ricco di tradizioni, saperi e bellezze naturali uniche al mondo. Conoscere meglio questi “tesori” che ci appartengono e che fanno parte della nostra storia è una esigenza sempre più sentita.

Anche per poterli mostrare con orgoglio a chi non vive

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in questa terra ma che aspira a conoscerla meglio e ad apprezzarla come merita.

Molti sono noti e ampiamente pubblicizzati, ma la maggior parte di essi se ne stanno tranquilli, forse influenzati dal carattere schivo e riservato dei suoi abitanti, in attesa di essere scoperti e conosciuti.

Nasce l’esigenza di una nuova grande “CACCIA AI TESORI” con lo scopo di segnalare, scoprire e illustrare quanto di bello e, perché no, di buono c’è a due passi da casa nostra.

Parte l’iniziativa di Terra & Tradizione, rivista che della valorizzazione del territorio ha sempre fatto il suo obiettivo principale, per andare alla scoperta di luoghi, conoscenze e prodotti che fanno del territorio Langhe, Roero e Monferrato un concentrato di arte e rara bellezza.

Ogni lettore, istituzione, associazione potrà segnalare alla Direzione della rivista, telefonando allo 0173 290797 oppure inviando una mail a: im-com@libero. it, un prodotto, un monumento, un’attività artigianale che ritiene di particolare valore ed eccellenza.

I più meritevoli saranno visitati dai nostri giornalisti, documentati e il risultato verrà pubblicato sui numeri in uscita nell’anno 2018.

L’obiettivo è quello di riuscire ad offrire ai lettori un quadro, il più possibile completo, di quanto può offrire il nostro territorio e siamo sicuri che non mancheranno le sorprese.

Ogni “tesoro” segnalato sarà riportato su di un Album d’oro che verrà pubblicato nel numero di Dicembre 2018 della rivista e che raccoglierà tutti i tesori segnalati durante l’anno.

Ad ogni ente, artigiano o produttore insignito della qualifica di “tesoro” verrà consegnata una stampa con l’attestazione della segnalazione di "Terra & Tradizione".

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Personaggi della Tradizione: una finestra su storie e personaggi del nostro territorio. a cura di: Gianfranco Iovino giornalista e scrittore

Diamo inizio a questa nuova rubrica sui personaggi che hanno caratterizzato la storia dei nostri territori partendo da Beppe Fenoglio, partigiano, scrittore e drammaturgo italiano.

Beppe Fenoglio nacque ad Alba nelle Langhe il 1º marzo del 1922 da Amilcare, macellaio e Margherita Faccenda, donna di forte temperamento che desiderava un futuro migliore di quello in cui vivevano i coniugi Fenoglio, per i suoi tre figli.

Beppe frequentò le elementari “Michele Coppino" di Alba, dimostrandosi fin da subito intelligente e riflessivo, e nonostante le ristrettezze economiche in cui versava la sua famiglia, la madre lo iscrisse al Liceo Ginnasio "Govone" di Alba, dove si rivelò alunno modello, appassionato della lingua inglese e vorace lettore, dando così inizio alla sua passione per le traduzioni, di cui ne fece un vero e proprio sostentamento personale.

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www.terraetradizione.com Ebbe illustri insegnanti che gli formarono l’indirizzo politico e la sua coscienza antifascista, tra i quali Leonardo Cocito, insegnante di italiano, comunista e tra i primi ad aderire alla Resistenza partigiana tra le fila di “Giustizia e Libertà” e Pietro Chiodi, docente di filosofia.

Ultimati gli studi di ginnasio, Fenoglio si iscrisse nel 1940 alla facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Torino, che frequentò fino al 1943, quando venne chiamato alle armi, prima a Ceva e poi a Roma, al corso di addestramento per allievi ufficiali.

Nel Gennaio del 1944 Fenoglio si unì alle prime formazioni partigiane fino a far parte attiva della 2ª Divisione Langhe, "Brigata Belbo", comandata da Piero Balbo, con insediamento tra Mango, Murazzano e Mombarcaro.

Con il fratello Walter partecipò allo sfortunato combattimento di Carrù e la breve costituzione della Repubblica Partigiana di Alba, in onore e memoria di quella istituita da Napoleone in Piemonte a fine 1700; un’ entità politicamente autonoma che ebbe esistenza brevissima (dal 10 ottobre al 2 novembre 1944) ad Alba, che si inserisce nelle cosiddette “repubbliche partigiane” o Zone Libere di cui la prima fu quella del Corniolo, con cui si consegna alla storia attraverso l’azione patriottica di 2.000 partigiani, comandati da Enrico Martini, che riuscirono ad occupare la città di Alba, oppressa dai reparti fascisti, che furono obbligati a lasciare il 10 ottobre.

Il comando della Piazza venne assunto dal tenente Carletto Morelli, comandante della Brigata Belbo, mentre per l'amministrazione civile venne costituito il CLN locale delle Langhe che faceva capo a quello nazionale, con membri scelti tra i maggiori esponenti politici locali. Di concerto con le autorità civili venne stampato il primo giornale di Alba libera (la "Gazzetta Piemontese") e le distillerie cominciarono a produrre alcool.

Intanto, i fascisti riunirono truppe e mezzi a Bra e Pollenzo con rinforzi provenienti da Torino, e dopo una prima respinta dei partigiani il 24 ottobre, durante la notte del 2 novembre, reparti fascisti riuscirono ad attraversare il ponte a Pollenzo e il Tanaro, in località Carnevali. Nonostante il buon schieramento, a difesa sugli argini del fiume e a San Cassiano, da parte dei partigiani autonomi della II divisione Langhe, le colonne fasciste entrarono in città poco dopo l'alba, attaccando la linea di difesa di Cascina San Cassiano, e poi con un azione a sorpresa passando il Tanaro a nord ovest, che disorientò i partigiani che furono costretti a ritirarsi, ripiegando da sconfitti sulle colline.

Di quegli stoici 23 giorni di ribellione rivoluzionaria della città di Alba il 31 ottobre del 1994, nel cinquantenario della ricorrenza, è stato inaugurato il monumento realizzato dallo scultore Umberto Mastroianni, con menzione, dal libro “Il partigiano Johnny” a firma di

Fenoglio: “Johnny pensò che un partigiano sarebbe stato come lui, ritto sull’ultima collina, guardando la città, la sera della sua morte. Ecco l’importante: che ne rimanesse sempre uno.”

Finita la guerra, Fenoglio non riprese gli studi universitari, nonostante il dispiacere dei suoi genitori.

Nel 1947, grazie anche alla sua ottima conoscenza della lingua inglese, che già durante la guerra gli aveva permesso di svolgere il ruolo di interprete e ufficiale di collegamento tra le forze angloamericane e il gruppo di Partigiani di Mauri e Balbo, venne assunto come corrispondente estero da una casa vinicola di Alba, e grazie all' impiego che gli permise di contribuire alle spese di famiglia, si dedicò con grande impulso ed impeto alla scrittura creativa, che nel 1949 si concretizzo nella stesura del suo primo racconto, intitolato “Il trucco” a firma di Giovanni Federico Biamonti, che fu lo pseudonimo che si scelse, sul bollettino editoriale di Bompiani “Pesci rossi”.

Dello stesso anno fu la presentazione ad Einaudi della raccolta “Racconti della guerra civile” e del romanzo “La paga del sabato”. La conoscenza con Elio Vittorini, che stava preparando per Einaudi la nuova collana "Gettoni", ideata per accogliere nuovi talenti letterari, lo incoraggiò a riprendere la stesura de “La paga

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www.terraetradizione.com del sabato” ma nel settembre del 1950 abbandonò definitivamente il romanzo per organizzare una raccolta di dodici racconti, alcuni dei quali inclusi nei “Racconti della guerra civile”. L'anno seguente Fenoglio completò il romanzo breve "La malora", pubblicato ad agosto del 1954. Da quel momento seguì un’intensa attività di traduttore dall'inglese e di romanziere narrativo. Nel 1960 si sposò con Luciana Bombardi, che conosceva già dall'immediato dopoguerra, con una cerimonia solamente civile, decisione che fece scandalo all’epoca. Il sindaco si rifiutò di officiare il matrimonio e delegò al suo posto l'assessore Pasquero.

Venne anche organizzata una manifestazione ostile nei confronti dei coniugi Fenoglio-Bombardi, ma la madre di Beppe seppe scongiurarla, ricorrendo al vescovo di Alba, monsignor Stoppa. Dalla loro unione nacque Margherita nel 1961 e per l’occasione Fenoglio scrisse due brevi racconti, "La favola del nonno" e "Il bambino che rubò uno scudo". Luciana Bombardi sopravvisse per quasi 50 anni, morendo nel 2012 ad Alba.

Nel 1961, stimolato da Italo Calvino a raccogliere i suoi racconti per presentarli al premio internazionale "Formentor", lavorò alla raccolta "Racconti del parentado", che alla firma del contratto con Einaudi, cambiò in “Un giorno di fuoco” ma che non ebbe mai pubblicazione in quanto Garzanti rivendicò i diritti ed Einaudi non seppe raggiungere un compromesso.

Durante quell'attesa, Fenoglio cominciò così a scrivere "Epigrammi" e una nuova seriedi racconti, oltre alla collaborazione a una sceneggiatura cinematografica di tema contadino. Nel 1960, a seguito di un esame medico, venne accertata allo scrittore un'infezione alle vie aeree, con complicazioni dovute alla forma di asma bronchiale che lo affliggeva da anni e che stava degenerando in pleurite. Nel 1962 mentre si trovava in Versilia a ritirare il premio "Alpi Apuane" conferitogli per il racconto “Ma il mio amore è Paco”, venne colpito da un attacco di emottisi, e rientrato precipitosamente a Bra, gli fu diagnosticata una grave affezione polmonare .

L’aria buona dell’Alta Langa lo indusse a trasferirsi, per un breve periodo a Bossolasco, dove trascorse il tempo leggendo e scrivendo molto ma, poco dopo, un peggioramento della malattia lo obbligò al ricovero in ospedale a Bra; in seguito fu ricoverato alle Molinette di Torino, ove gli venne diagnosticato un cancro

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ai bronchi; nell’arco di una settimana la malattia peggiorò al punto da condurlo alla morte.

La morte gli lasciò esalare l’ultimo respiro la notte del 18 febbraio 1963, a neppure 41 anni (li avrebbe compiuti tre settimane dopo). Le sue spoglie furono sepolte nel cimitero di Alba con rito civile, “senza soste, fiori e discorsi”, come lui stesso lasciò scritto al fratello in punto di morte.

Il suo romanzo più noto, “Il partigiano Johnny” rimasto incompiuto, fu successivamente pubblicato postumo nel 1968, vincendo il "Premio Città di Prato" e nel 2001 a Mango è stato istituito l’itinerario “Mango, il paese del partigiano Johnny".

Il 10 marzo del 2005 l'Università di Torino, ha conferito allo scrittore la "laurea honoris causa” in Lettere alla memoria, alla presenza della moglie Luciana e della figlia Margherita, a riconoscimento della sua grande cultura e maestria letteraria.

Beppe Fenoglio, un uomo di assoluto valore partigiano, che ha regalato alla città di Alba la sua cultura ed un infinito talento letterario, oltre che un profondo ed indissolubile amore verso la propria terra e di chi l'ha abitata, in difesa e rispetto della libertà.

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Palio degli asini di Alba

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La iM.coM. di Alba, casa editrice del numero unico "Giostra delle Cento Torri", giunto al dodicesimo anno, pubblicato a Settembre in occasione del Palio degli Asini, ha organizzato la consueta cena con la presenza dei rappresentanti della Giostra delle Cento Torri, dei nove borghi albesi e dell'Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba. L'incontro conviviale, che si è tenuto all' Osteria La Fermata di corso Bra, 56 ad Alba, tel. 0173 366763, è stata l'occasione informale per tracciare un bilancio dell'attività svolta insieme nel corso dell'intenso autunno appena passato e per guardare verso le attività in programma nel 2018. I borghi infatti sono assoluti protagonisti in occasione del Palio degli asini, in programma la prima domenica di ottobre, con i numerosi volontari che partecipano alla sfilata storica e alla rappresentazione nel campo del palio, e nel corso di tutto l'anno svolgono attività di preparazione all'evento autunnale e altre fra borgo di appartenenza e presenza sul territorio.

Tribunale di Asti n.

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Progetto e realizzazione

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14/09/11 16:35

speciale Rodello

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Rodello,

la Langa che ispira l'arte sacra Nelle manifestazioni fra primavera ed estate l'incontro fra arte e festa Rodello è uno splendido paese che guarda verso l’Alta Langa.

Posto a 537 metri sul livello del mare, dalla cima della collina su cui è appollaiato il suo centro storico si respira l’aria fresca delle altitudini e si possono ammirare i rilievi che iniziano a sfiorare il cielo.

Il paese così guarda alle diverse tradizioni langarole con equilibrio e allo stesso modo cerca di conciliare la cultura alta con quella cosiddetta “materiale”, quella caratterizzata dal buon bere e dal buon mangiare, e dalle tradizioni agricole.

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speciale Rodello Così il calendario degli eventi che caratterizza soprattutto la prima parte dell'anno, fra primavera e estate mescola appunto felicemente l'incontro fra le culture delle Langhe, che proprio a Rodello ha radici ben profonde.

Il paese ha una vera tradizione culturale legata all'arte figurativa, alla pittura nell'ambito dell'arte sacra. Questa è nata e si è sviluppata fra gli anni '50 e '60 del XX secolo grazie all'iniziativa del canonico don Mario Battaglino che promuoveva seminari per giovani artisti che hanno portato nel paese langarolo nomi importanti nell'ambito dell'arte figurativa, fra cui quello di Enrico Paulucci, ma non vanno dimenticati Piero Ruggeri, Giorgio Ramella, Bruno Sandri, Beppe Morino, tutti coinvolti nel progetto di realizzare opere di arte religiosa con tecniche e stile contemporaneo. Era un periodo di grande creatività e di slancio culturale conseguente al Concilio Vaticano II, il Papa Paolo VI sollecitava gli artisti ad allacciare una rinnovata alleanza con la comunità cristiana. In quell’ambito si colloca l’incontro, nel 1969 a Torino, tra Dedalo

www.terraetradizione.com in Langa”, il Comune di Rodello, la “Residenza” la Fondazione Museo Diocesano di Alba e le associazioni “Colline e Culture” e “Be Street” di Alba.

Il progetto, sostenuto dalle Fondazioni CRC e CRT, a cui hanno aderito una trentina di persone col loro portfolio di opere, selezionerà una decina di partecipanti a un workshop della durata di un paio di giorni il 24 e 25 febbraio nel corso del quale gli artisti selezionati lavoreranno su tradizioni e cultura di Rodello per ricevere le giuste suggestioni che portino loro a creare un'opera sul tema proposto dall'iniziativa. «Si tratta di due giornate davvero molto intense dal punto di vista delle suggestioni culturali, con la prospettiva di ricreare quel clima creativo nato negli anni '60 a Rodello. Il gruppo si immergerà completamente nella vita di Rodello, nelle sue abitudini e nei suoi ritmi perché questa esperienza dia vita a energie creative positive» spiega Beatrice Marengo di Turismo in Langa.

Il workshop porterà i partecipanti a realizzare opere d'arte da presentare durante il Festival del Dolcetto in programma nel mese di maggio. E qui

Montali e don Mario Battaglino impegnato a fondare, sempre a Rodello, la casa di cura “La Residenza”.

Oggi all'artista è dedicato un importante museo di arte moderna e religiosa proprio a Rodello.

Con l'idea di ricreare quel clima artistico e culturale e di coltivare la vocazione di Rodello come paese che ispira le creazioni legate all'arte sacra, per il secondo anno consecutivo è stato lanciato il progetto di una “call”, una chiamata rivolta agli artisti che vogliano confrontarsi sul tema dell'arte sacra contemporanea.

Il progetto vede coinvolti l’associazione “Turismo

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speciale Rodello

www.terraetradizione.com Il programma è ricchissimo e variegato e spazia dalle lingue alla pittura, dalla storia all'informatica, per gli studenti coi capelli bianchi e per i curiosi di qualsiasi età desiderosi di ampliare le proprie conoscenze.

«La nostra è l'unica università della terza età nella zona intorno a Rodello – spiega Vanda Destefanis, vicesindaco, che ha organizzato i corsi insieme all'Arci Bra –. Al momento vede 62 iscritti, tutti attivi partecipanti agli incontri di informazione promossi dal programma; a conclusione dell'anno accademico ci sarà una gita che coinvolgerà tutti gli iscritti».

le manifestazioni si legano e Rodello fa incontrare le sue diverse prospettive culturali. Perché nel frattempo alla chiamata alle arti di febbraio segue l'arrivo della primavera e la conclusione delle manifestazioni invernali. Fra le iniziative culturali e informative va segnalato certamente il ricco programma di incontri dell'Università della Terza età, organizzato in collaborazione fra Comune e “Arci Bra Unitre”. Il programma dell'università è partito alla fine di ottobre del 2017 e propone incontri settimanali ogni mercoledì fra le 15 e le 17 fino al 18 aprile presso i locali della Biblioteca comunale. E' aperta a tutti, senza limiti minimi o massimi di età e non è necessario il possesso di alcun titolo di studio.

Gli eventi primaverili si apriranno con il Festival del Dolcetto, del 5 e 6 maggio, nel corso del quale saranno presentate le opere studiate e realizzate dai partecipanti alla chiamata delle arti. A seguire, il 26 maggio un altro grande evento attende il paese, organizzato dalla Pro loco. Si tratta di Langaloca, una festa che coinvolgerà una ventina di Pro loco dell'area langarola intorno a Rodello, un grande ritrovo dedicato alla buona tavola. In estate, nel mese di luglio (la data non è ancora stata fissata) ci sarà l'immancabile festa del Crotin, manifestazione sempre molto coinvolgente.

Infine la prima settimana di agosto sarà caratterizzata, come avviene ogni anno, dalle due feste combinate della Festa del Grano, gestita dal “Circolo culturale e sportivo rodellese” e della Patronale di San Lorenzo organizzata dalla Pro loco. Anche in questo caso le date precise non sono ancora state stabilite.

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speciale Rodello

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Spiega il sindaco Franco Aledda: «Questo è unpaese molto attivo e dinamico, ricco di energia e entusiasmo. Oltre alle manifestazioni già citate non va dimenticata l'attività del coro polifonico di San Lorenzo, che propone serate musicali come quella che si svolge sempre all'inizio dell'anno. E non va dimenticata l'attività del “Nomadi fans club di Rodello “Corpo estraneo” che sta portando avanti un progetto di beneficenza a sostegno dei terremotati di Amatrice.

Rodello è un paese cordiale e accogliente, con abitanti pratici e generosi e sono contento e onorato di poter rappresentare un paese come Rodello in qualità di sindaco.. Da non dimenticare che il nostro paese è riconosciuto patrimonio UNESCO, le vigne, i campi, i noccioleti ben allineati, impronta dei nostri coltivatori, artisti che coltivano la terra per produrre vini di qualità, soprattutto il Dolcetto d’Alba, e la nocciola trilobata, eccellenza della corilicoltura».».

Rodello si apre dunque a un progetto ampio e di lungo respiro. Attraverso il recupero dell'esperienza di don Mario Battaglino e degli stimoli che ha gettato per lo sviluppo dell'arte sacra il paese langarolo intende diventare nuovamente spazio di bellezza e di arte, luogo di incontro fra le culture. Le opere che saranno realizzate dagli artisti selezionati per il workshop diventeranno patrimonio di tutti del paese langarolo, dei suoi cittadini e dei visitatori. Il comune punta sulla cultura e sulle sue radici artistiche per il suo sviluppo turistico. Come fecero gli artisti giunti qui negli anni '60, riprende temi antichi per guardare al futuro con rinnovato vigore e in maniera innovativa. La rivista “Terra & Tradizione” si propone di seguire questo percorso e di illustrarlo: sui prossimi numeri si parlerà nel dettaglio del museo intitolato a Dedalo Montali e delle manifestazioni in programma in primavera e in estate.

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territorio

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San Damiano d'Asti Fiera di San Giuseppe

Quest'anno vetrina per la doc Terre Alfieri Arneis

Si rinnova l’appuntamento con la Fiera di San Giuseppe nel fine settimana compreso fra sabato 17 e lunedì 19 marzo.

Un appuntamento che può definirsi tradizionale nel senso pieno del termine, infatti sono secoli che la Fiera di San Giuseppe di San Damiano D’Asti accoglie l’arrivo della primavera.

L’istituzione della fiera infatti risale al 1597 e quest’anno sarà celebrata l’edizione numero 421.

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territorio Questa fiera può giustamente rivendicare di essere una delle manifestazioni più antiche del Piemonte.

L'Appuntamento è molto atteso nella città di San Damiano D'Asti e ogni anno si prevede la presenza di un pubblico enorme, fra le 20.000 e le 25.000 persone per rinnovare una consolidata tradizione che ha accompagnato la vita piemontese in questa porzione di Monferrato.. Le bancarelle espositive saranno, come accade ogni anno, oltre 300, con la sezione sempre molto ricca di macchine agricole, fiori e piante per colorare l'arrivo della stagione primaverile, produttori agricoli del Monferrato e prodotti tipici locali (miele, salumi, formaggi, nocciole). Piazza “Stefanizzi” ospiterà il sempre atteso luna park per la gioia soprattutto dei più giovani. Inoltre la fiera è ormai divenuta punto di riferimento e vetrina anche di tante associazioni di volontariato che mostrano ai passanti e a tutti i partecipanti le loro attività a favore di chi si trova in difficoltà. Ma non ci sono solo appuntamenti ormai consueti alla Fiera di San Giuseppe di San Damiano, l'antica manifestazione col tempo ha saputo rinnovarsi e anche quest'anno propone una novità interessante legata al territorio e ai suoi prodotti d'eccellenza. A spiegarlo il consigliere provinciale Luca Quaglia: «Quest’anno la fiera si arricchisce di un nuovo evento denominato “Terre Alfieri e’….Arneis” che si terrà presso il nuovo foro boario nella giornata di domenica a partire dalle 10 fino alle18. Durante tutta la giornata si terranno degustazioni del “Terre Alfieri Arneis” che sta diventando un prodotto di punta del nostro territorio». La doc del Terre Alfieri vanta una decina d'anni ed è sempre più apprezzato dagli appassionati di buon vino. Per l'occasione saranno presenti insieme all’Enoteca regionale delle Colline Alfieri dell’Astigiano le aziende produttrici di questa speciale Doc.

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San Damiano si fregia del titolo di "Città"

La cittadinanza di San Damiano ha qualcosa in più da festeggiare con l'arrivo della primavera, il titolo di “città” ufficialmente concesso al Comune dell'Astigiano dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il consiglio comunale aveva chiesto ufficialmente la concessione del titolo con una delibera approvata nel consiglio del 18 novembre del 2016 e la decisione del Capo dello stato è arrivata mercoledì 14 febbraio con la comunicazione della firma del decreto presidenziale risalente al 31 gennaio. La concessione del titolo di città viene assegnata ai comuni che lo meritano, in base alla loro storia, ai servizi offerti alla cittadinanza, al patrimonio artistico e culturale e all'importanza e rilevanza all'interno del territorio. Dunque per San Damiano, comune fondato nel 1275, in epoca medievale, un riconoscimento importante e meritato che il sindaco Mauro Caliendo ha commentato con soddisfazione, ringraziando il prefetto di Asti Paolo Formicola per il supporto.

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Alba

Bacco & Orfeo

"Alba Music Festival" propone concerti di Classica ad Alba e Bra

La prima manifestazione musicale proposta da “Alba music festival” ad Alba è “Bacco & Orfeo” che quest’anno giunge alla tredicesima edizione con la direzione artistica di Giuseppe Nova.

Nelle mitologie greche e romane Bacco e Orfeo erano i simboli del vino e della musica ed è proprio questo lo spirito della manifestazione che sta per iniziare nel mese di marzo: l'incontro fra vino e musica di qualità.

Da alcuni anni “Bacco & Orfeo” raddoppia con concerti pomeridiani a Bra, con l’obiettivo di sviluppare, anche sul piano culturale, la relazione tra i due principali centri del territorio, promuovendo una condivisione virtuosa del progetto culturale.

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territorio

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Ogni domenica alle ore 11, nella Chiesa di San Giuseppe ad Alba (in collaborazione con il “Centro culturale San Giuseppe”) e nel pomeriggio alle 16.30 nel coro della chiesa braidese di “Santa Chiara”, si svolgeranno i 12 concerti. Saranno occasioni per trascorrere un’intera giornata nelle Langhe e nel Roero all’insegna della musica, con musicisti di fama internazionale e repertori di grande interesse. Al termine di ogni concerto, della durata di 50 minuti ciascuno, sarà offerto un calice di vino: un’occasione conviviale d’incontro tra artisti e pubblico, per conoscersi e condividere il piacere dell’arte musicale.

Ogni domenica sarà dedicata ad una cantina differente di Langhe e Roero con alcuni ospiti di fuori dal territorio piemontese: Adriano Marco e Vittorio, Vite Colte di Barolo, la Cantina di Nizza, il Consorzio per la tutela dell’Asti Docg, e quest’anno interverranno due ospiti di prestigio come la cantina friulana Perusini di Ronchi di Gramogliano, grazie ad una collaborazione con la rassegna Enoarmonie, e la Regione Friuli Venezia Giulia, e i vini della Cantina Frazzitta di Marsala in Sicilia. I concerti, con la collaborazione artistica di Giacomo Platini, saranno introdotti dal musicologo Dino Bosco, e le degustazioni saranno commentate dal sommelier e giudice internazionale Ico Turra. Nel dettaglio la rassegna musicale prenderà il via domenica 11 marzo: al mattino alle 11 presso la Chiesa di San Giuseppe di Alba Giuseppe Nova, direttore artistico della manifestazione, in una Ouverture con Bruno Canino, pianista straordinario, con una luminosa carriera che lo ha condotto ai quattro angoli del mondo. In programma spazierà da Beethoven a Poulenc. Al pomeriggio alle 16.30 nel coro della chiesa di Santa Chiara di Bra si esibiranno tre artisti come Nicola Bulfone al clarinetto, Valentino Zucchiatti, Primo fagotto dell’Orchestra del Teatro alla Scala e Andrea Rucli al pianoforte. Saranno eseguite musiche di Beethoven. Dopo i concerti, brindisi con i vini della Cantina Perusini di Ronchi di Gramogliano, in collaborazione con “Enoarmonie” e la Regione Friuli Venezia Giulia. Domenica, il 18 marzo ad Alba al mattino ci sarà il concerto “Portrait des femmes” con il Trio Chaminade composto da Michael Stüve dal violino, Roger Low al violoncello Monique Cìola al pianoforte. Un omaggio alla ricorrenza di Debussy e quindi due ritratti femminili con opere di Mélanie Bonis, e Cécile Chaminade. COMPOSIZIONI Al pomeriggio a Bra, un altro duo internazionale composto da Luis Meireles al flauto e Maria José Souza Guedes al pianoforte, con un programma tra epoche e geografie differenti con musiche di Scarlatti, Debussy, Beethoven, Martin e Prokof'ev. Dopo si degustano i vini di Adriano Marco e Vittorio di San Rocco Seno d'Elvio. Il 25 marzo al mattino il pianista Massimo Giuseppe Bianchi proporrà un programma intitolato “En souvenir”, passando da “Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen” di Franz Liszt, variazioni su una cantata di Bach, e dalla Passacaglia di Leopold Godowsky sui temi della Sinfonia “Incompiuta” di Schubert, alla Sonata in la maggiore K 331 di Mozart. Nel pomeriggio Lorenzo Parisi al violino e Giuseppe Maiorca al pianoforte eseguiranno

COMPOSIZIONI

la “Primavera” di Beethoven e la Sonata di Edvard Grieg. A seguire i vini della Cantina di Nizza di Nizza Monferrato. Il 1 aprile la domenica di Pasqua è interamente dedicata alla musica barocca: al mattino l’ensemble Armoniosa, formato da Stefano Cerrato al violoncello a 5 corde, Marco Demaria, violoncello di continuo e Michele Barchi al clavicembalo, proporrà un programma dedicato a Carlo Graziani, autore barocco nato ad Asti e vissuto tra le più importanti corti europee, da Parigi a Francoforte alla Prussia, la sua patria di adozione. Al pomeriggio torna Giuseppe Nova con il clavicembalista Maurizio Fornero in un viaggio tra Italia e Germania, con autori come Corelli, Bach, Vivaldi e Telemann. Nel dopo concerto il brindisi sarà con il Consorzio per la tutela dell’Asti Docg.

Domenica 8 aprile sarà protagonista la chitarra: al mattino anteprima con Christian Lavernier e la sua chitarra tiorbata a 11 corde detta “La Soñada”, elaborata a quattro mani con il maestro liutaio Carlos Gonzales. In programma musiche dello stesso Lavernier e poi di Gilardino, Talmelli, Iannitti, Vassiliev.

Al pomeriggio, un programma intitolato “Canzoni, chansons, songs” con l’ensemble Cuartet diretto dal chitarrista Roberto Porroni, in un excursus di brani nel repertorio di Legrand, Ferrè, Endrigo, Ellington e altri.

Il dopo concerto sarà con i vini siciliani della Cantina Frazzitta di Marsala. La rassegna si conclude il 15 aprile, con due appuntamenti di grande interesse: al mattino ad Alba il programma “Da Paganini alle ande” sarà interpretato da Jorge Saade-Scaff al violino e Julio Almeida chitarra, due solisti dell’Ecuador, e a fianco del genio genovese, proporranno, oltre a De Falla, Piazzolla, autori meno noti come Aizaga, Guevara, Yèpez, Espína. Il pomeriggio, per il gran finale della rassegna, il trio formato da Francesco Manara, Primo violino del Teatro alla Scala di Milano, Francesco Mariozzi al violoncello e Francesco De Zan al pianoforte, eseguiranno capolavori della musica da camera, da Bach a Beethoven a Mendelssohn. Ultimo brindisi con i vini di Vite Colte Cantine in Barolo.

Commenta il direttore artistico Giuseppe Nova: «Inizia con “Bacco & Orfeo”, l’attività annuale di “Alba Music Festival”, una delle più interessanti manifestazioni italiane, che ha conquistato da quindici anni una crescente reputazione internazionale, sostenuta con PRÊT-À-PORTER entusiasmo e sensibilità dai principali enti del territorio.

Con oltre 70 concerti nel corso dell’anno, il pubblico incontra la musica classica nelle sue più alte e differenti espressioni. La prima manifestazione annuale, Bacco & Orfeo, continua con il doppio appuntamento della domenica tra Alba e Bra, in uno spirito di dialogo e collaborazione che coinvolge i due maggiori centri di Langhe e Roero».

L’ingresso è libero, ma per la certezza dei posti è possibile avvalersi del servizio di prenotazione a pagamento sul sito www.albamusicfestival.com con assegnazione automatica dei migliori posti disponibili. In alternativa, diventando “Amici di Alba Music Festival”, si può usufruire della gratuità di prenotazione dei posti (dettagli sul sito).

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Alba Vinum

42 Fiera dedicata ai vini di Langa, Roero e Monferrato a

Ad Alba il vino si celebra in primavera con Vinum, fiera nazionale dedicata soprattutto ai vini pregiati che si producono in Langa, nel Roero e nel Monferrato.

Una vetrina e al contempo un’occasione, per degustare i grandi vini.

Nei giorni 21, 22, 25, 28, 29, 30 aprile e 1° maggio la “Città delle cento torri” si trasforma in una grande enoteca a cielo aperto con la possibilità di scoprire itinerari golosi e tante occasioni di divertimento.

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Presidente Liliana Allena

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Al momento il programma definitivo non è ancora pronto, l'organizzazione sta lavorando alacremente per preparare un calendario ricco di appuntamenti di alta qualità enogastronomica, con le conferme provenienti dalle precedenti edizioni e numerose novità. Le produzioni d'eccellenza del nostro territorio si presentano nel centro storico di Alba accompagnate allo “Street food ëd Langa”, cibo di strada di alta qualità, ricco di storia e di tradizione. Nei giorni della manifestazione le piazze della città diventano banchi d’assaggio dedicati alla degustazione delle principali tipologie di vini prodotte sulle nostre colline, senza dimenticare le grappe e i distillati del Piemonte.

Le degustazioni, guidate e curate dall’Ais (Associazione Italiana Sommelier), avvengono dalle 10.30 alle 20 per tutta la durata della manifestazione. “Vinumincantina – Food and wine experience” torna per la seconda volta con la possibilità di visitare le più importanti cantine di Langhe, Roero e Monferrato selezionate da grandi chef che, al termine del tour, prepareranno uno speciale aperitivo abbinato ai vini più rappresentativi dell’azienda ospitante.

L’esperienza è completa di un servizio navetta con andata e ritorno da Alba, dalle 16.30 alle 20 circa. Ogni anno la manifestazione ospita produzioni di qualità provenienti da fuori. Per questa edizione il secondo fine settimana sarà dedicato ai produttori della “Pierrevert Rosé Alpes de Haute Provence”. La partnership nasce con l’intento di valorizzare il vino rosé, dedicato e molto amato dal mondo femminile, ma anche l’importanza del mercato femminile nel mondo del vino, il cui claim sarà “Vinum en rose”. Non mancherà uno spazio dedicato ai più piccoli. “I bambini saranno i fruitori nonché gli amministratori di un territorio, ma per gestirlo al meglio devono conoscerlo”.

Da questa intuizione nasce il progetto “Vinum bimbi”, con l’obiettivo di presentare ai bambini il “valore vino” per il territorio di Langhe, Roero e Monferrato attraverso una delle attività a loro più congeniale: il gioco. Vinum bimbi sarà realizzato in collaborazione con l’associazione “Sinergia Outdoor” all’interno del progetto “Laboratorio Quota Verde”, sarà presente tutti i giorni della manifestazione presso il Cortile della Maddalena dalle 10.30 alle 20. Inoltre ci sarà uno spazio speciale dedicato ai formaggi.

“L’Isola dei Formaggi” sarà inserita all’interno di “Palazzo Mostre e Congressi”, una grande vetrina della produzione casearia piemontese, ricca di qualità e varietà. Sarà aperta tutti i giorni di Vinum in collaborazione con l’Onaf (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio) che terrà un info point sul formaggio.

Dichiara la presidente dell'Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena: «La Fiera Nazionale Vinum intende essere un’esperienza enogastronomica completa in cui poter scoprire i vini che ci rendono orgogliosi della nostra terra, degustare le prelibatezze dello Street Food ëd Langa proposte dai Borghi aderenti alla Giostra delle Cento Torri e vivere appieno la Città di Alba. Con Vinum in cantina Food & wine experience, si possono visitare le prestigiose cantine dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco, e degustare le eccellenze gastronomiche proposte dai grandi chef di Alba, Langhe, Roero e Monferrato. Un percorso completo per chi ama i grandi vini e l’enogastronomia d’eccellenza».

Queste e tante altre sorprese in via di preparazione aspettano i visitatori che faranno tappa ad Alba nelle giornate comprese fra la fine di aprile e l'inizio di maggio.

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una visita al museo

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Magliano Alfieri

i due musei sulla civiltà contadina Dedicati ai soffitti in gesso e al Teatro del paesaggio collinare di Langa e Roero Con questo primo articolo parte una rubrica che si propone di far conoscere ai lettori di Terra & Tradizione i musei del territorio dell’Albese e dell’Astigiano. Si tratta infatti di presidi di cultura e soprattutto luoghi in cui vengono preservate e valorizzate le tradizioni, con l’obiettivo di trasmetterle alle generazioni future.

Spesso si tratta di musei nati dall’impegno di volontari appassionati di cultura che hanno speso una vita nella raccolta e nella ricerca di reperti e oggetti che raccontano la storia dei nostri padri e dei nostri nonni, siti oggi valorizzati dai comuni o dalle associazioni e visitati dalle migliaia di turisti che ogni anno si recano in Langa, nel Roero e nel Monferrato alla scoperta delle sue bellezze.

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una visita al museo Questa descrizione, adatta per raccontare gran parte dei musei della zona, è perfetta per i due, oggetto di questo primo articolo, due musei all'interno di un unico maniero, il Castello Alfieri di Magliano Alfieri, comune roerino a metà strada fra Alba e Govone.

In effetti il castello è la principale bellezza architettonica di Magliano, con la sua imponente facciata che guarda verso la Valle del Tanaro, oggi ben visibile dalla strada statale che costeggia il grande fiume. Nel corso degli anni lo storico edificio è diventato sede di due importanti musei, entrambi posizionati al piano nobile del maniero roerino: si tratta del Museo della cultura del Gesso (dei soffitti in gesso) e del Teatro del paesaggio delle Colline di Langa e Roero, entrambi gestiti dall'associazione “Amici del castello”, presieduta

www.terraetradizione.com da Carlo Sacchetto, e dal Comune. Il primo museo è quello nato prima, su iniziativa di un ricercatore instancabile, un grande appassionato di cultura popolare e tradizionale, Antonio Adriano, che ha poi lavorato insieme al Gruppo spontaneo di Magliano Alfieri. L'obiettivo di tutta la sua vita è sempre stato quello di riscoprire e valorizzare le tradizioni contadine della sua terra, che la stessa civiltà agricola aveva di fatto abbandonato soprattutto fra gli anni '50 e '60, considerando che la nuova prosperità garantita dal progresso del boom economico dovesse portare all'abbandono di vecchie abitudini. Materialmente fra gli oggetti che Adriano cerca di recuperare e catalogare, ci sono i vecchi soffitti in gesso, che venivano scartati e gettati dalle vecchie abitazioni agricole roerine.

«Il gesso era un materiale facile da recuperare un tempo nel territorio roerino ed era relativamente facile da lavorare. Per questa ragione veniva utilizzato dalle famiglie contadine per la realizzazione dei soffitti, con motivi ornamentali di ogni genere» spiega il sindaco di Magliano Alfieri Luigi Carosso. Questi motivi ornamentali raccontano tanto della vita e delle speranze di chi li commissionava: potevano essere a tema religioso oppure raccontare storie personali.

I soffitti erano realizzati con l'utilizzo di calchi in legno, era giusto necessario un forno per la cottura. Avevano notevole utilità pratica, essendo fortemente isolanti, ma avevano il difetto di perdere il loro candore con l'andare del tempo, assumevano un colore marroncino non più piacevole come quando erano stati creati. «La produzione

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una visita al museo dei soffitti molto probabilmente si è esaurita a ridosso della seconda guerra mondiale e negli anni Sessanta e Settanta sono stati di fatto abbandonati e gettati. Antonio Adriano ne ha recuperati molti e li ha catalogati, ma non è stato possibile recuperare nessun calco, sono andati perduti tutti». I soffitti in gesso costituiscono naturalmente il principale richiamo del museo loro dedicato e soprattutto raccontano un aspetto della civiltà contadina che oggi è raccontato proprio dall'ente culturale all'interno del castello di Magliano.

Il secondo museo che ha sede al piano nobile dell'antico

www.terraetradizione.com lavoro quotidiano dei contadini che continua ogni giorno sia in Langa che nel Roero, va rispettato, tutelato e valorizzato, questo è il succo del messaggio che arriva dal museo maglianese, in questo i due musei si somigliano molto perché si impegnano a preservare il lavoro e il frutto della cultura materiale della civiltà contadina che ci è stato tramandato dalle generazioni precedenti attraverso due aspetti specifici: i soffitti in gesso delle vecchie abitazioni di campagna e il paesaggio creato dal secolare lavoro della terra.

I visitatori possono anche ammirare quanto è stato lasciato dello splendido maniero al centro del paese

roerino. In particolare chi visita i due musei può anche edificio di Magliano Alfieri è il Teatro del paesaggio ammirare la cappella gentilizia del castello, dedicata collinare di Langa e Roero. Si tratta di un allestimento alla Sindone. L'attuale edificio risale al XVII secolo, differente dal museo precedente: multimediale, periodo in cui la Famiglia Alfieri lo fece erigere come moderno, basato sulle immagini e sui filmati con storie residenza signorile barocca al posto dell'antica fortezza di vita e sulla religiosità di chi ha vissuto sulle colline, medievale. Il nobile casato voleva testimoniare la sua proprio perché è dedicato a uno degli oggetti più vicinanza a Casa Savoia con una Cappella dedicata al immateriali che possano esserci, ovvero il paesaggio, Santissimo Crocefisso, nella quale si trovano tre quadri quello che poi è stato riconosciuto dall'Unesco come SEMPRE APERTI che buona parte della critica attribuisce a Operti patrimonio dell'umanità nell'area fra Langhe-Roero e TUTTE LE SEREMonferrato. Il museo intende trasmettere un'emozione dedicati a scene della vita di Gesù: “La Crocifissione”, presso l'altare, “La cena in casa di Simone il lebbroso” che va oltre il dato della bellezza della veduta delle DALLE 19,00 IN POI e “La risurrezione di Lazzaro”, alle pareti laterali. colline: «Il paesaggio, lo splendido paesaggio che E al di sopra dell'altare è riprodotta, fra angeli che ammiriamo sulle nostre colline, sia nelle Langhe che E LA DOMENICA la sostengono, la reliquia della Sindone di Torino, nel Roero, non ci è stato dato così una volta per tutte.

ANCHE A PRANZO la reliquia nobiliare per eccellenza. A testimoniare È frutto del lavoro dell'uomo, di secoli di intervento il valore e l'attenzione del lavoro effettuato da chi dell'uomo sulla natura, di adattamento alle condizioni ha allestito i due musei, una recente pubblicazione esistenti. Anche per questo per chi ci vive è così difficile francese, finanziata dal Ministero della cultura, lasciarlo e resta nel cuore anche se si vive altrove, dedicato alla civiltà delle decorazioni in gesso che cita anche per questo turisti da tutto il mondo arrivano qui il caso LE piemontese per poterlo ammirare. Un paesaggio che ha trovato SEMPRE APERTI TUTTE SERE e la raccolta presente a Magliano Alfieri. I due musei sono aperti dalla primavera fino anche persone che lo hanno fissato nell'immaginario 19,00 IN allaPOI... fine dell'anno il sabato e la domenica con orario collettivo con le loro opere letterarie, DALLE sto pensando continuato dalle 10 alle 18.30. Due importanti centri a Pavese e Fenoglio per quanto riguarda la Langa» E LA DOMENICA ANCHE A PRANZO culturali da vedere. spiega ancora Luigi Carosso. Il paesaggio, frutto del

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