Verso Atalanta-Roma

PAROLE DI JOYA
PAROLE DI JOYA
Dybala «Non troverei l’affetto dei romanisti altrove
Sono rimasto per questo e voglio restituirlo ai tifosi»
Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu
Parlami d’amore, Paulo. Aspettando che il conto alla rovescia per il suo ritorno in campo si esaurisca, Dybala parla. Di tutto, della sua infanzia, dell’amore per il pallone e quello per Oriana, che dall’estate scorsa e sua moglie e con cui sta progettando di diventare padre, del successo mondiale in Qatar con l’Argentina, ma soprattutto di Roma e della Roma, che poi, in fondo, sono la stessa cosa. La Joya, così lontana ma così vicina, si è raccontato al podcast argentino Los Edul e alla famosa rivista a stelle e strisce Sports Illustrated. «Quando sono andato via dalla Juventus è stato un momento particolare, incerto. Avrei potuto lasciare l’Italia, che però nel frattempo era diventata come casa e un giorno uno dei miei procuratori mi ha detto che Mourinho voleva parlarmi», ha raccontato Dybala nel passaggio sul trasferimento alla Roma nell’estate del 2022. «Non potevo ignorare la sua chiamata, ma sapevo che mi avrebbe convinto e quindi ho aspettato. Poi ci siamo sentiti e dopo la prima lunga chiacchierata non ha fatto pressioni per ricevere una risposta, poi però il giorno dopo voleva richiamare, a quel punto gli ho chiesto tempo per parlarne con la mia
IL RECUPERO PROCEDE
BENE, PAULO SI AUGURA DI INIZIARE IL RITIRO ESTIVO COL NUOVO TECNICO
famiglia. Dopo qualche giorno gli ho scritto un messaggio, dicendogli: “A presto”». Quelle due parole hanno dato inizio al Paulo Dybala giocatore della Roma, come quando la scorsa estate su Instagram stupì tutti annunciando il rifiuto agli arabi e la sua permanenza con un: «Ci vediamo all’Olimpico». Ma quella è un’altra storia e ci arriveremo. Tornando al 2022, subito dopo lo scambio di messaggi e chiamate con Mou, arrivò l’incontro con Pinto, a Torino, in cui l’ex general manager si presentò con la numero 10 in valigia: «Dopo Totti non l’ha indossata nessuno. Ovviamente ero onorato della proposta, ma non me la sono sentita di accettare, non era il momento adatto». Chissà se arriverà, un giorno, il momento adatto. Dybala e i romanisti, amore a prima vista. La sera del 26 luglio 2022, davanti a 10.000 persone (probabilmente anche di più), riunite sotto al Colosseo quadrato dell’Eur, Paulo è stato presentato a tutti con la numero 21 giallorossa: «È stata una delle poche volte in vita mia in cui mi sono tremate le gambe», ha ammesso il talento di Laguna Larga. «Siamo abituati a giocare davanti a 60.000 persone, ma vengono per lo spettacolo, per i 22 in campo e per gli allenatori. Quella sera erano tutti lì per me, non me lo sarei mai aspettato, io arrivavo da una squadra come la Juventus, rivale storica della Roma. È
ANCHE SENZA GIOCARE, È TUTTI I GIORNI A TRIGORIA, A CONTATTO CON I SUOI COMPAGNI
stato qualcosa di unico nella mia vita e in quel momento ho capito che mi sarei dovuto impegnare il doppio, per restituire ai romanisti tutto l’amore che mi avevano dimostrato». Dybala, con tutto l’amore che può. Proprio quel sentimento reciproco è stato alla base del rifiuto ai milioni arabi della scorsa estate: «Sono cifre che ti fanno pensare, per forza. La verità però è che io sono felice qui, a Roma e alla Roma, e con me la mia famiglia. L’amore che ricevo qui non so se lo troverei altrove. Quando metti questo sulla bilancia devi vedere ciò che per te pesa di più e ha vinto l’affetto del club, della gente e di Roma». Un amore da ricambiare, si diceva, come ha provato a fare Paulo nella sua prima stagione romanista, con la finale di Budapest aperta da un suo gol, chiusa da ciò che ricordiamo tutti, Dybala compreso, visto che ne parla sempre come una ferita aperta. Il calcio però regala sempre un’altra possibilità, «c’è sempre una nuova stagione», come scrive Nick Hornby. E la Joya, anche il prossimo anno vestirà questi colori, quelli più
belli che esistono. Ha voglia di farlo da protagonista e per questo ogni giorno lavora, tra casa e Trigoria, seguito in ogni suo passo dallo staff medico del club. Ormai è passato quasi un mese e mezzo dall’intervento a Londra, dove il tendine semitendinoso dell’argentino è stato messo a posto, e il recupero procede secondo la tabella di marcia.
Dopo qualche giorno di stampelle (frutto di consiglio medico, più che di necessità vera e propria), Paulo ha iniziato la fisioterapia, fino al passaggio sulla cyclette e ai carichi di lavoro che nelle prossime settimane andranno aumentando. È una fase cruciale, questa, per il suo ritorno in campo, con Dybala che continua a sperare di poter iniziare il ritiro estivo col resto dei suoi compagni di squadra e, ovviamente, con quello che sarà il suo prossimo allenatore. A proposito dell’attuale tecnico della Roma, la Joya ha parlato anche di Ranieri: «Ci sono tanti tipi di tecnici. C’è chi parla molto e si fa sentire, come Scaloni (ct dell’Argentina, ndr). Altri, invece, preferiscono comunica-
re meno. Ranieri è così, quasi più psicologo che allenatore».
Sull’infortunio: «Per me è stata una doccia fredda. Stavo bene, mi sentivo in forma e poi è arrivato questo stop, proprio quando avevo ritrovato l’Argentina e ci preparavamo con la Roma a partite importanti. Ora sono più tranquillo e lavoro per tornare il prima possibile».
Lo fa a stretto contatto col gruppo squadra, Dybala, che ha dimostrato la sua voglia di stare con la Roma anche nelle ultime uscite casalinghe, quando si è fatto mettere in distinta per po-
TRIGORIA
SEMPRE IN PANCHINA ALL’OLIMPICO, LUNEDÌ PROVERÀ A VIAGGIARE VERSO BERGAMO CON LA ROMA
ter sedere in panchina. Finita Roma-Fiorentina, ad esempio, ha seguito l’allenamento in campo di chi non aveva giocato, quasi che volesse unirsi. Una voglia di Roma che potrebbe portarlo a viaggiare con Ranieri lunedì prossimo, quando Pellegrini e compagni saranno chiamati alla penultima trasferta stagionale, in casa dell’Atalanta di Gasperini. A dare l’ok definitivo, però, sarà lo staff medico, perché così facendo Paulo perderebbe un paio di giorni di lavoro. Come chiedere un permesso per seguire la Roma. ■
L’attesa del triplice fischio da parte di Chiffi in RomaFiorentina 1-0, con la panchina giallorossa che aspetta di poter gioire per l’arrivo di altri tre punti fondamentali. Davanti a tutti, Paulo Dybala MANCINI
Andrea Di Carlo andrea.dicarlo@ilromanista.eu
Il caso che non c’è e, conoscendo Claudio Ranieri, non potrebbe essere diversamente. Perché un tecnico che ha chiesto e ottenuto carta bianca nella gestione tecnica di Paulo Dybala, senza la minima interferenza su quanto e come utilizzarlo, figuratevi se in un finale di stagione così intenso può farsi influenzare dalle dinamiche contrattuali di Leandro Paredes. Anche perché ogni tipo di timore o retropensiero sulla gestione dell’argentino viene spazzato via dai fatti.
I giorni di riposo concessi da Claudio Ranieri dopo la vittoria di domenica contro la Fiorentina sono terminati ed è il momento di tornare al lavoro. Questa mattina Trigoria tornerà nuovamente a popolarsi, con la squadra che farà ritorno al quartier generale per iniziare a preparare la trasferta di lunedì a Bergamo contro l’Atalanta (in programma alle ore 20.45). Tutti presenti all’appello di Sir Claudio tranne Paulo Dybala che continuerà come da programma le terapie per tornare il prima possibile ad allenarsi con i suoi compagni. Ancora tre partite per cercare di conquistare l’obiettivo principale: l’accesso alla prossima edizione della Champions League. Fino a poche settimane fa sembrava un miraggio, ma ora anche la classifica parla chiaro: la Roma si trova al quinto posto a pari punti con la Juventus (quarta) e con la Lazio che occupa il sesto posto e il Bologna settimo a -1. Una corsa a quattro per un solo posto e fino all’ultimo minuto di questa stagione ogni scenario è aperto.
Verso Bergamo Anche in trasferta contro l’Atalanta Ranieri sembrerebbe proiettato a riproporre l’undici visto sia a San Siro contro l’Inter che nella sfida con la Fiorentina. In porta continua a splendere Svilar, uomo chiave dei 19 risultati
OGGI LA SQUADRA TORNERÀ AL FULVIO BERNARDINI PER LA RIPRESA DEGLI ALLENAMENTI. LUNEDÌ C’È L’ATALANTA A BERGAMO
utili consecutivi raggiunti grazie ai suoi interventi decisivi. Celik, Mancini e Ndicka sono i prescelti per formare il terzetto difensivo, con Hummels che spera di scendere nuovamente in campo prima del suo addio al calcio. Soulé e Angeliño sulle corsie esterne con Cristante, Koné e uno tra Pellegrini e Paredes a concludere il terzetto di centrocampo. In avanti potrebbe tenere ancora banco l’opzione della doppia punta con Shomurodov e Dovbyk. Saelemaekers dopo le due panchine consecutive spera di tornare. ■ IM
L’accordo con il PSG Quando Leandro Paredes è arrivato a Trigoria, lo ha fatto attraverso un accordo piuttosto strutturato tra la Roma e il PSG, con la regia dell’ex general manager Tiago Pinto. A fronte di un iniziale compenso di 2,5 milioni di euro, ne ballavano altri 2 condizionati da alcune dinamiche: il superamento dell’80% delle presenze totali, da titolare, nel biennio in maglia giallorossa. Ma tale condizione va intesa come ultimo step di diversi bonus, già maturati: infatti la Roma ha già versato il 75% della somma nelle casse del PSG, mentre il 15% non avrà modo di scattare perché Paredes non raggiungerà la quota indicata in precedenza. Infatti l’argentino nelle ultime due stagioni ha totalizzato 62 presenze da titolare, quindi, pur
giocando dal primo minuto, contro Atalanta, Milan e Torino, non farebbe scattare nessun ulteriore bonus nei confronti della sua ex squadra, essendo molto lontana dalla quota dell’80% (sarebbero dovute essere 85 le presenze nel biennio).
Gerarchie in evoluzione L’assenza dalle rotazione di Paredes, quindi, va intesa solo e unicamente come una scelta tecnica di Ranieri. Pellegrini gioca a intermittenza, Pisilli chiede più spazio mentre Gourna-Douath sembra aver scalato diverse posizioni: non essendo maturate le condizioni per l’obbligo di riscatto, le parti torneranno quindi a confrontarsi in estate, con l’idea, da non scartare, di poter rinnovare il prestito per un’altra stagione. Il giocatore spinge per restare («Sono un giocatore della Roma e mi piacerebbe restare qui»), ma sarà fondamentale, a questo punto, il parere del nuovo allenatore. Ma senza dubbio Gourna-Douath potrà contare sulla benedizione di Claudio Ranieri: “Può fare tanto per la Roma del futuro”. Ci sono altre tre gare per confermarsi. ■
PISILLI CHIEDE SPAZIO NEL FINALE DI STAGIONE, MENTRE CRISTANTE È TORNATO CENTRALE NELLE ROTAZIONI DI RANIERI
“Io sono ancora qua”
Quindici anni fa la ROMA, con un’entusiasmante serie di risultati positivi, riuscì a recuperare quattordici punti all’Inter, probabilmente, più forte della storia. Quindici anni, una vita. Dentro la quale mica è cambiato solamente il calcio ma pure, anzi soprattutto, il mondo intero e il nostro modo di relazionarci. Tanto che verrebbe da chiederci cos’è rimasto di quello che eravamo e di quello che siamo stati.
Claudio Ranieri, prima di tutto.
Come se il tempo si fosse cristallizzato per questo signore del-
ROMA IN CHAMPIONS SE..
la panchina capace, oggi come allora, di fagocitare punti in classifica agli avversari riuscendo a cancellare dal nostro vocabolario la parola sconfitta. Perciò eccolo, a proposito di punti, quello di contatto con il passato: il mister. Con il suo linguaggio pieno zeppo di espressioni che provengono, senza filtri, dall’epoca color pastello dei pomeriggi romani trascorsi sulle sedie di plastica intrecciata fuori dai bar dove un caffè poteva durare una eternità.
La ROMA delle macellerie, degli aghi di pino, le grattachecche e i mercati rionali.
Perciò questo cambiamento con Ranieri “Se l’è presa ‘n sac-
Anche se, a cercare, l’allenatore giallorosso non è il solo a esser riuscito ad attraversare il tempo. Già, perché se guardate bene... sono rimasti anche i Romanisti. Non tutti, certo. Alcuni durante tutte queste stagioni, loro malgrado, hanno dovuto mollare per questioni anagrafiche mentre altri si erano fatti inculcare l’ignava idea del disinnamoramento: da non crederci! Quelli che, negli anni, hanno anteposto le persone al bene comune: adoravano Sensi e non sopportavano Pallotta, adoravano Pallotta e non digerivano i Friedkin. E poi Luis Enrique era inesperto, Zeman, Garcia
e Fonseca chissà cos’altro e Mourinho, pensa un po’, un problema anziché la soluzione.
Una sterminata, e insopportabile, schiera di partiti, fazioni e seguaci scesi a patti con la loro passione: si chiama spreco d’amore.
Nulla di più lontano, insomma, dai tifosi cresciuti a pane e ROMA e che la ROMA non la barattano con niente e con nessuno. E mentre tutti quegli altri si sono sparpagliati... loro, i Romanisti, sono rimasti fermi lì: al posto loro.
Quindici anni dopo gli unici a riconoscersi con Claudio Ranieri. coccia”.
Gli scenari Il pareggio a Bergamo ci tiene in vita. La sconfitta non compromette nulla in caso di pari tra Lazio e Juventus o di vittoria biancoceleste. Ma un successo bianconero complicherebbe le cose
Davide Fidanza davide.fidanza@ilromanista.eu
Se ripensassimo a dove si trovava la Roma 5 mesi fa e si guardasse la classifica oggi, ci sembrerebbe quasi di essere all’interno di una di quelle serie tv thriller che analizzano futuri distopici ed alternativi. E invece è tutto vero. La Roma, alla trentaseiesima giornata del campionato di Serie A, è in corsa per un posto in Champions League. Diciannove risultati utili consecutivi in campionato e le recentissime vittorie in fila contro Inter e Fiorentina hanno mischiato le carte sul tavolo rendendo l’impossibile quantomeno sognabile, un’impresa che dovrà essere ricordata indipendentemente da come andrà a finire questa rincorsa. Per coronarla tuttavia, rimangono ancora alcuni passi - importanti - da dover compiere, oltre che a sperare in qualche incastro favorevole proveniente dagli altri campi.
Le possibilità Roma, Juventus e Lazio sono al quarto posto a parimerito con 63 punti, mentre appena dietro vi è il Bologna con 62. Nei confronti della Lazio, la Roma ha gli scontri diretti a favore, li ha a sfavore con i rossoblù mentre sono in parità con la squadra di Tudor che però sarebbe avanti per via di una differenza reti momentaneamente superiore a quella giallorossa di due gol. Nella prossima giornata di campionato si giocheranno Atalanta-Roma, Lazio-Juventus e Milan-Bologna. Come è facilmente intuibile, chi dovesse riuscire ad ottenere il bottino pieno in questi confronti potrebbe dare una spallata non indifferente alla volata Champions League. Se Baroni e Tudor dovessero pareggiare, e la Roma fare altrettanto con i bergamaschi, le tre squadre resterebbero a pari punti con la classifica avulsa che vedrebbe i giallorossi in vantaggio sulle tre. Per far sì che il vantaggio riman-
SCONTRI
DIRETTI
FAVOREVOLI
CON BARONI
MA TUDOR
È AVANTI
PER LA DIFFERENZA
RETI
ga tale, la Roma ha bisogno che a parimerito con la Juventus ci sia anche la Lazio perché senza di essa, e quindi a parimerito solo con la Juve, i giallorossi sarebbero dietro i bianconeri per via di una momentanea differenza reti inferiore. Ipotizzando che la Roma dovesse pareggiare o addirittura perdere con l’Atalanta quindi, una vittoria della Juventus complicherebbe tutto perché si porterebbe a 4 punti virtuali di distanza da Ranieri, con le ultime due da giocare contro Udinese in casa e Venezia in trasferta. Al tempo stesso però, sempre in caso di sconfitta giallorossa o di pareggio, una vittoria biancoceleste manterrebbe tutto quanto ancora vivo, perché la squadra di Baroni nel turno seguente affronterebbe l’Inter a San Siro e la Roma potrebbe riagganciarla e sorpassarla grazie agli scontri diretti favorevoli. Insomma tra
Lazio e Juventus, l’unico risultato veramente da evitare sarebbe un successo bianconero, che oltre ad avere un calendario finale più semplice potrebbe allungare sulle competitor e migliorare al tempo stesso la propria differenza reti stagionale. Un pareggio o una vittoria della Lazio invece potrebbero essere ritenuti risultati tutto sommato positivi, con il pari che rimane tuttavia il miglior risultato auspicabile. In tutto questo chiaramente, non deve essere trascurato il Bologna. Come dicevamo prima, la squadra di Italiano affronterà il Milan a San Siro per poi riaffrontarlo la settimana prossima in finale di Coppa Italia. Chiaramente, qui il discorso si fa più semplice. Nell’economia romanista il risultato più auspicabile sarebbe il successo del Milan in campionato, considerando anche gli impegni successivi dei
rossoblù. Il calendario infatti gli mette davanti successivamente anche la Fiorentina fuori casa e il Genoa in casa nel turno finale. Se il Bologna dovesse pareggiare col Milan, la Roma avrebbe bisogno di fare almeno un punto contro l’Atalanta per tenere la squadra di Italiano comunque dietro, considerando che a pari punti verrebbe purtroppo sorpassata. In ogni caso dunque, la Roma ha la necessità di ottenere almeno un pareggio nella sfida contro l’Atalanta di lunedì prossimo, indipendentemente dai risultati della Lazio, del Bologna e della Juventus. Il pareggio infatti terrebbe viva ancora una buona percentuale di riuscita del miracolo sportivo, a patto però di vincere poi le ultime due giornate di campionato contro il Milan allo Stadio Olimpico e contro il Torino in trasferta nell’ultima giornata di campionato
AMARCORD
Atalanta-Roma Il 7 gennaio 2001, sotto un violento nubifragio, la Roma centra una vittoria
cruciale per la conquista del terzo Scudetto. La gara passa alla storia per l’esultanza di Tommasi
Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu
Quando Damiano Tommasi prese a pugni la pioggia, nella prima partita del 2001, capimmo davvero che quello poteva essere l’anno buono. E lo capimmo perché se l’Anima Candida tirava un pugno - per quanto il suo fosse di gioia, e quindi innocuo - allora significava davvero che l’ordine naturale delle cose era pronto a essere sovvertito. Era il 7 gennaio, all’indomani della Befana, ma la nostra epifania arrivò quel giorno, su un campo ai limiti della praticabilità dove il pallone faceva fatica a rotolare, tanta era la pioggia. Prima che arrivassero le denominazioni dettate dagli sponsor, lo stadio di Bergamo si chiamava Atleti Azzurri d’Italia: la Roma di Capello, quel giorno, vi si recò da capolista, ma senza Zebina, Emerson e Batistuta. Il violento nubifragio aveva tramutato il terreno di gioco in un autentico pantano, e di fronte c’era l’Atalanta, autentica rivelazione della prima parte di stagione. Proprio la squadra che ci aveva eliminato al primo turno della Coppa Italia, scatenando una violentissima contestazione a Trigoria ancor prima dell’inizio del campionato. Totti e compagni, quel giorno, si trovavano quindi a sfidare i loro stessi fantasmi, in una sorta di simbolico esame di maturità:
vincere quel giorno, sullo stesso campo dove quattro mesi prima avevamo perso 4-2, avrebbe significato voltare definitivamente pagina. Le inseguitrici, dal canto loro, erano lì ad aspettare un nostro passo falso, sperando che venisse ristabilito il consueto, monotono ordine naturale.
E invece la Roma il segnale lo lanciò subito, e dei più chiari: dopo appena 50 secondi, subito in vantaggio con Delvecchio. Lui, che quell’anno si adattò a fare il tornante più che l’attaccante, sbloccò la partita con uno
dei suoi 3 gol in quel campionato. Colpita a freddo, l’Atalanta di Vavassori cercò di riorganizzarsi, ma in quel pantano fangoso la Roma sembrava volteggiare come un corpo di ballo. Senza per questo disdegnare la battaglia: le divise scurite dalla pioggia e dal fango, Aldair e Samuel e Tommasi contrastavano e facevano sentire i loro tacchetti sugli avversari, dimostrando un’abilità a usare sciabola e fioretto a seconda delle circostanze.
A pochi minuti dall’intervallo, con il risultato ancora fisso sull’1-
0 per noi, arrivava il gol capace di chiudere virtualmente i giochi: Montella, servito in area di rigore, tentava il tiro, rimpallato da un difensore; il pallone finiva sui piedi di Tommasi che, da distanza ravvicinata, non si faceva pregare. Gran botta in diagonale col destro, dall’alto verso il basso, e palla in rete, con il futuro romanista Pelizzoli che restava a guardare. Damiano, il calciatore che più di tutti meritava quel gol, tirava il pugno destro al cielo, quasi a voler sfidare la pioggia che continuava a cadere incessante. Un gesto spontaneo, per nulla ragionato, istintivo, ma che proprio per questo risulta ancor più significativo. Un po’ come Falcao, quando il 13 marzo 1983 a Pisa si tirò su la manica dopo il suo gol, o come l’esultanza in ginocchio di Ago contro l’Avellino o il bacio al cielo di Totti in Roma-Napoli, l’immagine dell’Anima Candida che prende a pugni il cielo di Bergamo come un moderno Superman entra di diritto tra le istantanee-simbolo della storia giallorossa. Una storia che in quel momento lì cambiò, regalando a tutti i romanisti un’epifaAPRE DELVECCHIO, IL 2-0 È DELL’ANIMA CANDIDA. E NEPPURE L’ESPULSIONE DI ZANETTI NELLA RIPRESA RIAPRE L’INCONTRO
nia all’indomani dell’Epifania: la consapevolezza, cioè, che quello fosse davvero l’anno buono. Una consapevolezza confermata anche da un secondo tempo eroico più che gagliardo: perché sì, è vero, le grandi squadre si vedono soprattutto quando c’è da soffrire. E la Roma, che al 67’ rimase in dieci per l’espulsione di Cristiano Zanetti, quel giorno seppe soffrire, senza per questo concedere troppe chance ai bergamaschi. La difesa tutta sudamericana con Aldair (che proprio a Bergamo, tre anni prima, aveva ceduto la fascia di capitano a Totti), Samuel e Zago fece buona guardia, permettendoci di allungare sulle dirette inseguitrici. La Juventus, il giorno prima, era stata fermata sul 3-3 dalla Fiorentina; quel giorno, la Lazio perse 2-1 in casa con il Napoli, che a fine stagione retrocesse in B. Dopo la gara, Montella parla a chiare lettere e senza alcun tipo di scaramanzia: «Andiamo avanti così. È il nostro anno: chi non ci crede dovrà rassegnarsi». Si rassegnarono soltanto il 17 giugno seguente, quando l’estasi tricolore divenne finalmente realtà e per le strade di Roma esplose la festa attesa diciotto lunghi anni. Una festa che fu possibile anche grazie a quella trasferta in terra bergamasca, quando neppure un campo ostico e il peggior meteo possibile riuscirono a fermarci, e quando Damiano Tommasi, l’Anima Candida, prese a pugni la pioggia.