Il Romanista del 22 aprile 2025

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Addio È morto Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco. Il mondo in lutto. Sospese tutte le attività sportive. La Roma: «Ha toccato milioni di cuori». Il pianeta guarda a San Pietro e a Roma culla della cristianità: «Roma e i suoi valori universali sono patrimonio di tutti». Appassionato di calcio, tifoso del San Lorenzo, è stato il Papa del popolo

rush finale Ma va

Ciao France’

SIPONTEFICEÈ

SPENTO FRANCESCO, PAPA TIFOSO

A 88 anni Ieri la scomparsa di Jorge Mario Bergoglio

Dal suo San Lorenzo alle Olimpiadi: lo sport al centro

Alle ore 7.35 di ieri, durante il Lunedì dell’Angelo e il Natale di Roma, Jorge Maria Bergoglio, Papa Francesco, è morto all’età di 88 anni. A darne notizia il camerlengo, cardnal Kevin Farrell, nella Cappella di Casa Santa Marta. Eletto come Pontefice e Vescovo di Roma il 13 marzo 2013, le sue condizioni di salute erano peggiorate negli ultimi mesi, con un lungo ricovero al Gemelli. Migliaia di fedeli in arrivo a Roma. Nei prossimi giorni la camera ardente in Vaticano, il funerale, invece, nel fine settimana.

Vittorio Cupi

Quando Jorge Mario Bergoglio fu eletto Papa, una delle prime cose che si vennero a sapere su di lui fu la sua passione calcistica: il San Lorenzo de Almagro. Poche ore dopo la sua elezione, avvenuta la sera del 13 marzo, l’account twitter del club argentino pubblicò una sua foto risalente a quando era ancora cardinale e in cui mostrava con orgoglio il gagliardetto azulgrana della squadra e la foto della tessera n. 88235 di socio del club. Nel 2011 aveva inaugurato la cappella della società intitolata al fondatore, Don Lorenzo Massa. Insomma, se c’è una squadra in cui fede calcistica e religiosa si mischiano benissimo, è proprio il San Lorenzo, i cui giocatori sono chiamati “cuervos”, “corvi”, appellativo che in Argentina si usa per i sacerdoti.

Naturalmente in quel momento il mondo del calcio ha provato più di una volta ad avvicinarsi a un papa talmente ap-

IL CALCIO SI FERMA

FRANCESCO ERA SOCIO DEL CLUB

ARGENTINO: «SIETE PARTE

DELLA MIA IDENTITÀ CULTURALE»

Dalla A alla Primavera,

Sergio Carloni sergio.carloni@ilromanista.eu

Il mondo si ferma per la morte di Papa Francesco, e con questo anche il calcio. La notizia si è diffusa immediatamente (data la rilevanza) e a meno di due ore dal fischio d’inizio, la sfida tra Roma e Udinese del Campionato Primavera è stata rinviata. Non solo i giovani: perché il pallone, dalla Serie A alla Serie C (la Serie D aveva anticipato le gare della trentaseiesima giornata al giovedì pasquale), ha “smesso di roteare”. Silenzio in segno di rispetto verso un Pontefice che ha sicuramente segnato gli ultimi anni.

passionato che già a 13 anni invadeva il campo per festeggiare la vittoria del campionato da parte della sua squadra del cuore. Che peraltro un anno dopo la sua elezione ha vinto il campionato e nel 2014 ha consegnato al suo tifoso più illustre la Copa Libertadores nell’Aula Paolo VI. Lui però non si è mai lasciato andare, anche in quel momento, limitandosi a ringraziare a dire: «Siete parte della mia identità culturale».

La FIGC si è mossa subito e ha organizzato il 14 agosto 2013 all’Olimpico un’amichevole tra Italia e Argentina proprio in suo onore. Papa Francesco ha ricevuto in udienza le due squadre il giorno prima della partita, vinta 2-1 dall’Argentina, ma non è andato allo stadio, come probabilmente si sperava. Anche la Roma naturalmente ha fatto la sua parte. Pochi mesi prima il Pontefice aveva ricevuto una maglia in omaggio dal suo omonimo Francesco Totti e dall’allora presidente James Pallotta. La Roma è poi stata ricevuta ufficialmente il 2 settembre 2016 proprio insieme ai calciatori del San Lorenzo.

I calciatori regalarono al Papa una maglia numero 1, in ossequio al suo passato da portiere, e lui mostrò a tutti le sue vecchie maglie di lana da calciatore. Tra i più emozionati naturalmente gli argentini Fazio, Perotti, Iturbe e Paredes. Una maglia con il suo autografo andò poi all’asta per sostenere le popolazioni del terremoto che aveva colpito Amatrice e il centro Italia pochi giorni pri-

A SETTEMBRE DEL 2016, ROMA E SAN LORENZO IN VATICANO, POI TOTTI IN CAMPO COL NOME

SULLA MAGLIA

ma. E a loro fu devoluto l’incasso dell’amichevole organizzata il giorno dopo proprio tra Roma e San Lorenzo in un Olimpico con tantissimi tifosi argentini. Risultato finale 2-1 per la Roma, con i gol di Iturbe e Keba. Era la “Festa della Famiglia” e la Roma indossò una maglia con un logo speciale e la scritta “Misericordes Sicut Pater”. Neanche quel giorno però il Papa andò allo stadio e la sua immagine fu proiettata sul maxischermo. Il suo nome, Francesco, comparve sulla maglia indossata da Totti, che per una volta non aveva sopra al numero 10 il cognome, ma il nome. Allo Stadio Olimpico Bergoglio era comunque andato il 1° giugno 2014, ma non per un evento sportivo. Tenne un discorso in occasione della convocazione nazionale del Rinnovamento dello Spirito Santo. Ci è tornato dieci anni dopo per la giornata

mondiale dei bambini. Il 25 maggio 2024 l’impianto si è riempito di bimbi e lui ha dato il simbolico calcio d’inizio a una partita tra i bambini e i calciatori internazionali, tra cui Cafu e Roberto Carlos, capitanati da Gianluigi Buffon. Sempre con discrezione, non ha mai fatto mancare la sua vicinanza al mondo del calcio e dello sport in generale. Con lui è proseguita la tradizione della “Partita della pace”, riuscendo spesso a coinvolgere tanti grandi campioni, accolti in Vaticano il giorno prima. Con lui è nata la squadra “Athletica Vaticana”, unica organizzazione polisportiva ufficiale dello Stato della Città del Vaticano, che è affiliata alla Fidal e ha mandato suoi rappresentanti anche a manifestazioni internazionali di ciclismo, taekwondo e altre discipline. Nel 2021 peraltro Francesco ha diffuso una sorta di

gare rinviate. Oggi alle 11 in campo l’U20

di Falsini

DOMANI I RECUPERI. MA LOTITO NON CI STA: «VOGLIAMO RENDERE OMAGGIO AL RICORDO DEL PAPA»

Calendario rinnovato

La soluzione è arrivata subito. Dunque, le quattro gare che si sarebbero dovute disputare nel lunedì di Pasquetta (Parma-Juventus, Cagliari-Fiorentina, Torino-Udinese e Genoa-Lazio) verranno recuperate domani. Tutte in contemporanea, alle 18.30. Ma Lotito non ci sta: la Lazio ha protestato ieri chiedendo un incontro con la Lega perché domani tutto il club vuole rendere omaggio al ricordo del Papa. L’intenzione emersa invece dalla riunione dei club di Serie B resta quella di giocare la sera del 12 maggio, tre giorni dopo la fine della regular season Oggi tocca a noi Per la Roma si riparte dal Tre Fontane e dai friulani, avversari della Primavera alle 11. Ovvero, quando i giallorossi di Falsini cercheranno di portare a casa tre punti e di allungare a più sette sull’Inter seconda. Orari diversi per Monza-Sassuolo (15) e Sampdoria-Torino (17). Ma gli occhi saranno tutti su Graziani e compagni. Possibile turnover all’Eur, visto il prossimo impegno coi nerazzurri e la portata dell’avversario di oggi. Per cui, occhio alle sorprese in mezzo al campo, con Bah e Sugamele possibili titolari. Servirà il massimo per raggiungere le semifinali. ■

Alessandro Di Nunzio, centrocampista classe 2007 GETTY

“enciclica dello sport”, indicando i sette punti chiave: lealtà, impegno, sacrificio, inclusione, spirito di gruppo, ascesi, riscatto. Ha spesso ricevuto grandi sportivi in Vaticano, da Diego Armando Maradona a giocatori NBA guidati da Marco Belinelli. Nel 2014 ha presenziato alla Messa degli sportivi celebrata nella Basilica di San Pietro con una emozionante sfilata di campioni olimpici e paralimpici di tutti i tempi. Era l’evento che chiudeva le celebrazioni per il centenario dalla nascita del CONI. In quell’occasione pronunciò un toccante discorso sui valori dello sport, chiudendolo con gli auguri per la candidatura di Roma ad ospitare i Giochi Olimpici del 2024. «Io non ci sarò!», disse alla fine. E invece i Giochi non sono stati a Roma, Francesco invece ci è rimasto almeno un anno in più rispetto a quanto prevedeva ■

Qui a fianco, Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, saluta i fedeli in piazza San Pietro a Roma MANCINI A sinistra, in basso: il Pontefice affacciato dalla sua stanza durante il ricovero al Gemelli; Roma e San Lorenzo, la squadra di cui era tifoso Papa Francesco, schierate a centrocampo all’Olimpico il 3 settembre 2016, in occasione di un’amichevole di beneficienza GETTY IMAGES

SUI SOCIAL

L’AMBIENTE GIALLOROSSO RICORDA BERGOGLIO

Il pensiero Dalla Roma a Totti e Dybala Diversi i messaggi social per il Pontefice

Lorenzo Paielli lorenzo.paielli@ilromanista.eu

Una scomparsa che ha scosso tutto il mondo, credente e non; politico e cattolico, dello spettacolo e dello sport. Tanti i messaggi di cordoglio nei confronti di Papa Francesco, che, nel giorno del Natale di Roma, si è spento a 88 anni dopo un lungo periodo di convalescenza dovuto a gravi problemi di salute. Tra i tanti messaggi destinati al Pontefice, anche il bel pensiero della Roma, condiviso sui social: «L’AS Roma si unisce al cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco, una perdita che addolora profondamente la nostra città e il mondo intero. La sua fede, la sua umiltà, il suo coraggio e la sua dedizione hanno toccato il cuore di milioni di persone, rendendolo un riferimento morale del nostro tempo. La sua eredità di pace e solidarietà resterà un esempio indelebile. I nostri pensieri vanno a tutti coloro che continuano a ispirarsi ai suoi valori di dialogo e fratellanza».

Anche Paulo Dybala, connazionale di Bergoglio, ha voluto ricordare il Pontefice, impegnato durante i Laureus World Sports Awards in corso a Madrid: «La sua morte è una notizia molto triste», ha detto il calciatore argentino, che al momento sta seguendo il percorso di recupero post-operazione al tendine semitendinoso. «Una grande perdita per i cattolici, per il mondo del calcio e per noi argentini. Con-

doglianze alle persone in Vaticano». Non è mancato il pensiero di Francesco Totti, che ha condiviso sulle proprie storie Instagram uno scatto insieme a Papa Francesco, risalente all’incontro andato in scena nel 2016, quando venne organizzata un’amichevole tra la Roma e il San Lorenzo (squadra del cuore del Pontefice) con incasso devoluto per sostenere le popolazioni colpite dal terremoto nella zona di Amatrice. «Ciao Papa Francesco», il saluto dell’eterno Capitano Romanista. Rosella Sensi, ex presidentessa giallorossa, ha salutato il Pontefice: «Con la scomparsa di Papa Francesco, il mondo perde un uomo che ha saputo parlare al cuore di tutti. La sua umiltà, il suo sorriso, la capacità di mettersi accanto agli ultimi resteranno per sempre impressi nella nostra memoria». E tra i personaggi più amati nell’universo romanista, è arrivato anche l’ultimo saluto di José Mourinho, ora allenatore del Fenerbahce: «Per essere grandi bisogna saper soprattutto essere piccoli. L’umiltà è alla base della vera grandezza. Grazie Papa Francesco, la speranza è una luce nella notte», questo il messaggio apparso sui social del tecnico portoghese». ■

ANCHE JOSÉ MOURINHO HA VOLUTO OMAGGIARE SUA SANTITÀ: «PER ESSERE GRANDI, BISOGNA SAPER ESSERE PICCOLI. GRAZIE»

Lo scatto pubblicato da Totti sui social per salutare Papa Francesco INSTAGRAM FRANCESCO TOTTI

Verso Inter-Roma

CI GIOCHIAMO IL FUTURO IN 5 PARTITE

Sotto con le big Inter e Dea fuori, Milan e Viola in casa

Poi si chiude a Torino. Ma va invertito il trend con le grandi

Quindici punti in palio e l’obiettivo di qualificarsi in Europa per la prossima stagione: il finale di stagione della Roma sarà infuocato, ma è comunque un successo, se si tiene conto di quella che era la situazione soltanto quattro mesi fa, quando si contavano le lunghezze di distacco dal terzultimo posto. Adesso Mancini e compagni, grazie all’ottimo lavoro di Ranieri, hanno l’opportunità di raggiungere una competizione continentale: la Champions appare obiettivamente assai complicata, ma Europa League e Conference sono alla portata dei giallorossi.

Che però devono fare i conti con un calendario molto complesso: archiviata con un suc-

cesso la sfida col Verona, ora all’orizzonte ci sono quattro big da affrontare. Si parte con l’Inter, ferita dal ko last-minute col Bologna e agganciata in vetta dal Napoli. Sabato pomeriggio a San Siro la Roma cercherà di invertire un trend che contro i nerazzurri negli ultimi anni è stato negativo (una sola vittoria dal 2018 in poi), purtroppo in linea con il rendimento avuto in generale contro le big negli ultimi sei anni circa. A seguire sarà la volta della Fiorentina (il 4 maggio all’Olimpico): insieme all’Inter, l’unica altra squadra ancora in corsa in Europa, che sfiderà i giallorossi proprio nel mezzo della doppia sfida contro il Betis. Sembra passata una vita da quell’umiliante 5-1 rimediato al Franchi il 27 ottobre scorso, e la speranza è che i giallorossi possano in qualche modo vendicarsi. L’11 maggio andremo a Bergamo per sfidare

DAGLI IMPEGNI EUROPEI

l’Atalanta: all’Atleti Azzurri d’Italia non vinciamo dal 2021 (4-1 con Mourinho in panchina), e nelle due stagioni scorse abbiamo lasciato proprio lì le nostre residue speranze di qualificarci in Champions League. Altra sfida importantissima, alla penultima, sarà quella all’Olimpico contro il Milan: con i rossoneri non vinciamo in casa in campionato dal 2019 (l’anno scorso li abbiamo battuti 2-1, ma in Europa League) e la sconfitta rimediata a San Siro

LA CORSA ALL’EUROPA

in Coppa Italia ancora fa male. Si chiude il 18 maggio in casa del Torino, avversario storicamente ostico in Piemonte: nonostante non si possa ritenere la squadra granata una big, la sfida sarà di certo impegnativa. Se è vero il proverbio secondo cui «quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare», allora è arrivato il momento di dimostrare di essere dei duri. Parafrasando la celebre Forza Roma di Lando Fiorini, potremmo dire

che «questa è l’ora de mostra’ quanto valemo». Servirà però ben altro passo rispetto a quello a dir poco incerto avuto negli scontri diretti degli ultimi sette anni. Contro le prime otto della classe, nella scorsa stagione abbiamo raccolto appena 12 punti sui 48 disponibili (media-punti per partita di 0,75); due stagioni fa le cose sono andate soltanto leggermente meglio: 16 punti totali (media per gara di 1).

Nel 2024-25 abbiamo otte-

QUI TRIGORIA

FINORA NEL 2024-25

VINTO UNO

SCONTRO

DIRETTO, IL DERBY

D’ANDATA. POI 6 PARI E 5 KO

Qui a fianco: sopra, Alexis Saelemaekers; sotto, Angeliño in azione contro l’Inter all’andata. A sinistra, in grande: la squadra posa per la foto di rito prima della gara col Verona AS ROMA VIA GETTY IMAGES

DA GRANDE

Anno nuovo Roma nuova Primi in A nel 2025

Il rendimento Miglior difesa e secondo attacco in stagione da gennaio ad oggi

Davide Fidanza davide.fidanza@ilromanista.eu

Dnuto soltanto una vittoria in un big-match, il 2-0 nel derby che ha inaugurato il nostro 2025; nelle restanti 11 sfide disputate finora con le grandi, 6 pareggi e 5 sconfitte. Troppo poco, per una squadra che ambisce a certi traguardi; a maggior ragione se l’avvio di stagione, come accaduto quest’anno, è stato da incubo. Eppure, con un filotto di 17 risultati utili di fila, siamo tornati in corsa: guai a mollare sul rettilineo finale. 

Si riparte, Soulé in cerca di compagnia

Dybala: «Champions? Possiamo farcela»

Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu

Dopo i due giorni di riposo concessi da Claudio Ranieri alla squadra, oggi riaprono i cancelli del Fulvio Bernardini di Trigoria. Ripresa fissata al mattino, con la prima seduta della settimana che porterà la Roma, sabato sera, a sfidare l’Inter capolista a San Siro, senza poter contare sul supporto dei propri tifosi, vista la trasferta negata ai romanisti. La vittoria contro il Verona, arrivata dopo i due pareggi contro Juventus e Lazio, ha dato nuovo vigore all’infinita rincorsa europea della Roma, che vuole provare a centrare il colpo grosso a Milano. Per farlo, Ranieri si affiderà alle certezze, con pochi cambi rispetto alle ultime uscite. Possibile ritorno dal primo minuto per Artem Dovbyk, partito dalla panchina sabato scorso nella gara decisa dal compagno di reparto Eldor Shomurodov. Entrambi meritano spazio ma, come spiegato più volte da Sir Claudio, la mancanza di alternative in corso d’opera rende

complicata l’ipotesi della doppia punta. Uno dei dubbi rimane sulla trequarti. Mentre Matias Soulé sta convincendo tutti, giocata dopo giocata, Ranieri deve trovare un compagno affidabile per l’argentino. El Shaarawy, Pellegrini e Baldanzi si sono sussegui-

IN MATTINATA LA RIPRESA

DOPO I DUE GIORNI DI FESTA. VERSO SAN SIRO, BALDANZI O PELLEGRINI CON MATIAS SULLA TREQUARTI

ti nelle ultime gare, senza però riuscire ad incidere.

A proposito di Soulé, il suo amico e connazionale Dybala ieri, in occasione dei Laureus World Sports Awards di Madrid, ha parlato ai giornalisti presenti: «La Champions League? È difficile, ma possiamo farcela, ce lo dice la classifica, anche se non è facile. Io cerco di stare vicino ai miei compagni, speriamo che chi sta più su in classifica perda qualche punto per strada». Sempre la Joya sulle sue condizioni: «Sto abbastanza bene. Continuo ad allenarmi e sto guarendo». ■

iciassette. Diciassette sono i risultati utili consecutivi conseguiti dalla Roma, che grazie alla vittoria contro il Verona di sabato scorso, ha allungato la sua striscia positiva che la vede imbattuta in Serie A dal 15 dicembre del 2024. Un lavoro enorme, mastodontico svolto da Claudio Ranieri che ha confermato ancora una volta le sue immense doti di tecnico innanzitutto e di “aggiustatore” in secondo luogo. Quando Sir Claudio ha preso la Roma a novembre i giallorossi avevano una media punti vicina all’uno per partita, un passo da retrocessione che i giallorossi avevano tenuto per ben tre mesi e mezzo. Nelle ultime 20 giornate la media è stata addirittura di 2,2 grazie a 13 vittorie, 5 pareggi e due sconfitte, raddoppiando di fatto quella dei primi tre mesi di campionato. I dati clamorosi tuttavia non sono solo questi: potremmo aggiungere infatti che nel 2025 nessuna squadra in Italia è riuscita a battere i giallorossi ma non ci fermiamo qui: dall’inizio di quest’anno solare infatti, la Roma figura in cima alla classifica di punti raccolti davanti all’Inter e davanti al Napoli, che sono le due squadre in lotta per la vittoria finale del campionato. Un ruolino di marcia incredibile che

trova conferma anche nell’analisi poi delle reti realizzate e di quelle concesse agli avversari. Leggendo i numeri infatti, nel 2025 la retroguardia della Roma è quella che ha concesso meno reti di tutte, subendone solamente 14. Rendimento che è stato reso possibile da una solidità restituita sicuramente da Ranieri - che ha fatto grande affidamento su Mancini e Ndicka - ma anche e forse soprattutto da un’annata strepitosa di Mile Svilar. Il portierone romanista infatti ad oggi è il portiere con la percentuale di parate più alta della nostra Serie A, tanto basta a restituire uno spaccato del campionato che sta disputando. Anche offensivamente parlando però, la Roma ha fatto registrare dei passi in avanti molto importanti. Da gennaio 2025 ad oggi è stata la seconda squadra ad aver realizzato più reti con 34 centri, a parimerito con il Bologna e alle spalle dell’Inter. Un rendimento offensivo ottimo nonostante un piccolo calo recente, che ha visto la Roma segnare “solamente” 6 reti nelle ultime 6 giornate di campionato ■

SONO DICIASSETTE I RISULTATI UTILI CONSECUTIVI CON 13 VITTORIE, 5 PAREGGI E APPENA 2 SCONFITTE

Claudio Ranieri, tecnico della Roma per la stagione 2024-2025 GETTY IMAGES
La gioia di Matias Soulé, 22 anni, dopo il suo gol al derby, contro la Lazio, lo scorso 13 aprile AS ROMA VIA GETTY IMAGES

L’ANALISI DI ROMA-VERONA

PER FARE QUALCOSA DI PIÙ SI RISCHIA DI AVERE MENO

Massimo Ranieri La scelta di Claudio: se un gol è sufficiente per vincere (quasi) tutte le partite, non ha senso alzare il baricentro e sfidare la sorte

Daniele Lo Monaco daniele.lomonaco@ilromanista.eu

Dentro le partite giallorosse

Nel dettaglio

Roma, domenica 20 aprile 2025

33ª giornata del campionato di Serie A

Roma Verona

1 gol 0

1.51 xGol 0,51

6/3 tiri /in porta 8/2

0 tiri in porta su az. p. inattiva 0

0 tiri in porta diretti p. inattiva 0

6 tiri in porta da area 5

0 pali 0

3 tiri fuori 4

0 tiri respinti 2

2 occasioni da gol 0

6 passaggi chiave 6

1 assist 0

5 falli fatti 17

4 calci d’angolo 6

0 fuorigioco 3

3/16 cross utili/tentati 2/22

4 dribbling 6

423 passaggi riusciti 323

85% passaggi riusciti/tentati% 79%

66 passaggi 3/4 riusciti 73

200 palloni giocati in av. riusciti 155

17 passaggi lunghi 21

2 parate 1

42 recuperi 48

55% possesso palla % 45% Tempo di gioco

Totale 93’ 58”

Effettivo 54’09”

Primo tempo 28’ 04” Secondo tempo 26’ 05”

Dati LEGA SERIE A

Per quanto nell’economia di una stagione, una partita come quella contro il Verona in casa si possa considerare solo una pratica da sbrigare nella maniera più indolore possibile, stavolta la possiamo prendere come paradigmatica per valutare con pienezza limiti e potenzialità della Roma di Ranieri. Partiamo, però, dal presupposto che anche questa gara vada inquadrata in un macro-periodo in cui la Roma ha tenuto un rendimento eccezionale, nel vero senso del termine. Giornali e siti rilanciano in continuazione esaltanti statistiche. In questa sede vogliamo ricordarne solo le più efficaci: 17 partite consecutive senza sconfitte (12 vittorie e 5 pareggi), squadra migliore del 2025 con addirittura 37 punti in classifica in 15 partite, staccati al secondo posto il Bologna con 32 punti, ma in 16 partite, l’Inter (31 punti in 16) e il Napoli (30 in 15). Ranieri poi da quando è arrivato (nonostante il fardello delle prime due sconfitte) viaggia con una media di 2,10 punti a partita, quota che se proiettata all’intera stagione darebbe una proiezione finale di 80 punti, sufficienti negli ultimi due campionati per il secondo posto in classifica. Insomma, trovare difetti a una squadra così diventa pretenzioso anche se un fattore discriminante va considerato: delle 17 gare senza sconfitte, la Roma ha affrontato solo sei volte una squadra di fascia alta (due volte la Lazio, più Milan, Bologna, Napoli e Juventus) e 11 una di fascia bassa. Il calendario ha sadicamente riservato solo alla parte finale del campionato gli impegni più complicati, a partire proprio dalla sfida di Milano di sabato, incastonata però in un momento per i nerazzurri assai particolare, con la sconfitta di Bologna da digerire, le assenze certe di Mkhitaryan e Bastoni e l’incastro della partita tre giorni dopo la semifinale di Coppa Italia col Milan e quattro giorni prima la semifinale di Champions League con il Barcellona.

Ranieri ha abbassato il baricentro Riportate tutte queste doverose statistiche e considerando anche l’inevitabile fardello da sopportare per l’assenza di Dybala per tutta l’ultima parte di stagione, possiamo comunque provare a valutare per quale motivo in quest’ultimo periodo la Roma appaia stanca e poco brillante tanto da portare a casa sempre con fatica le vittorie contro squadre di valore inferiore, e pareggi in rimonta contro Juventus e Lazio, anche loro non in momenti particolarmente brillanti. Il motivo sta forse nella scelta specifica di buon senso operata da Claudio Ranieri che ha prudentemente

deciso di rinunciare a troppe velleità offensive, curando soprattutto la fase di non possesso, scegliendo ad esempio per la sfida con il Verona il centrocampo muscolare con Koné e Cristante e la difesa a cinque (sia pure nella solita variazione a 4 con lo spostamento di Celik e l’abbassamento di Angeliño da terzini), mantenendo comunque sempre diversi uomini offensivi, non solo davanti (nello specifico Shomurodov, Baldanzi e Soulé), ma anche sulla fascia destra (Saelemaekers). La Roma di Ranieri non è una squadra spettacolare e probabilmente ha pagato, in termini di entusiasmo, l’uscita dalle coppe europee (significativa la dichiarazione di Angeliño al termine di Roma-Verona: «Per quanto mi riguarda mi sentivo più in forma quando giocavo ogni tre giorni piuttosto che adesse che giochiamo una volta a settimana»), ma è chiaro come la prima preoccupazione del tecnico, anche in partite contro squadre di seconda fascia, sia sempre quella di evitare di subire i goal (7 clean sheet nelle ultime 10 gare) nella convinzione che la qualità dei giocatori in fase di rifinitura sia talmente elevata da ritenere impensabile di non riuscire a segnare almeno un gol. Un gol, infatti, la Roma lo segna sempre. Nelle ultime sette (coppe comprese) solo uno a partita: buono per battere Empoli, Cagliari, Lecce e Verona, per pareggiare con Lazio e Juventus e insufficiente

Nel posizionamento medio dei calciatori delle due squadre non si coglie una grande differenza di baricentro tra l’una e l’altra. Nel primo riquadro, la Roma con il suo schieramento a cinque che in realtà vista la posizione piuttosto offensiva di Salemaekers (56) è diventato spesso a quattro, con Celik (19) terzino destro. Cristante e Koné si sono divisi l’onere del centrocampo mentre risulta ingannevole la posizione media di Soulé (18) perché ha giocato parte del tempo da trequartista e un’altra parte da esterno a tutta fascia. Curiosità: si può notare come gli ingressi dei sostituti (il 2 Rensch, l’11 Dovbyk, il 92 El Shaarawy, il 61 Pisilli,) siano stati cautelativi rispetto ai compagni sostituiti: occupano tutti posizioni più basse dei sostituiti

per uscire imbattuti a Bilbao, quando però si è giocato in inferiorità numerica per quasi tutta la partita. E non sottovalutiamo un altro dato. Se apparentemente la Roma sta overperformando, cioè sta vincendo le partite al di là dei suoi effettivi meriti, le statistiche dicono altro: nella classifica dei gol realizzati, ad esempio, la Roma è solo nona (48 reti segnate), mentre in quella dei gol attesi, di quelli che cioè avrebbe meritato di segnare, è sesta (51 e spicci). Quindi è ancora in credito con la fortuna. Ranieri si vuole giocare, in ogni caso, ogni partita per vincere ma senza rischiare troppo (lo testimoniano gli approcci decisamente conservativi avuti dalla squadra giallorossa nelle due sfide con Lazio e Juventus) e dunque siamo portati a credere che il lavoro che si svolge in settimana sul campo sia calibrato soprattutto alla ricerca di questo equilibrio che ha portato a risultati così lusinghieri. Ranieri in questo senso è una garanzia: non solo aggiusta le squadre rotte (e a novembre la Roma era spezzata in più parti) ma poi riesce a trarre il massimo dei suoi giocatori, che debbano lottare per la retrocessione (come è capitato a Cagliari l’anno scorso) o per un traguardo insperato (la promozione l’anno prima sempre a Cagliari e la conquista di un posto per l’Europa quest’anno con la Roma).

Sui corner si resta così Se proprio dobbiamo trovare qualcosa che non va ci soffermeremmo sulla mancanza di schemi offensivi per trovare con maggior incisività la via della rete e anche una scarsa efficacia della difesa sulle palle inattive. Come testimoniato anche nella grafica qui a fianco, si può vedere come Ranieri abbia ottenuto maggior attenzione dai suoi giocatori nelle occasioni di palla da fermo, ma probabilmente l’abbia ottenuta quasi per casualità. Come possiamo vedere nella pagina successiva se non si è preso gol contro i gialloblù lo si deve solo all’applicazione supplementare messa da qualche giocatore rispetto alle consegne ricevute anche se nello specifico contesto si sarebbe dovuto agire in maniera differente per avere la garanzia della piena efficacia. È probabile che parlando con la squadra il tecnico abbia deciso di non intervenire con un cambio radicale, ad esempio il passaggio alle marcature a zona sui calci d’angolo, eppure il problema è particolarmente grave: la Roma è la squadra che ha subito più gol su palla inattiva (addirittura 13 in tutte le competizioni). Ma se Ranieri ha deciso per questo finale di stagione di non cambiare - anche con il Verona si è difeso sui corner con sei marcature personalizzate nel cuore dell’area - significa che pure questa sarà una questione su cui si cimenterà il prossimo anno il nuovo allenatore. ■

La bellezza dell’azione del gol della Roma non sta solo nella rifinitura, ma anche nella gestazione 1 Una larga triangolazione permette a Cristante di avere campo libero davanti: Baldanzi verticalizza per Shomurodov che scarica su Koné che allarga proprio su Cristante 2 Qui la bellezza del gesto tecnico del lancio di Brian: apparentemente, non c’è molto spazio di giocata per Soulé, ma la sciabolata del centrocampista mette in condizione l’argentino di puntare il suo connazionale Valentini

1 2 5 6 3 4 7 8

Fuori area restano solo Tchatchoua e, nel cerchietto bianco, Ghilardi. A presidio resta Saelemaekers
6 Sulla parabola lunga il belga decide di spostarsi quasi casualmente verso l’avversario, deviandogli il pallone con un bel salto
3 Questo è ovviamente il momento decisivo della giocata: se Soulé non salta l’uomo sarà difficile trarre vantaggio da una situazione di due contro tre con altri tre difendenti in arrivo. Valentini si pone anche correttamente con la postura, lasciando spazio per andare sul piede debole, ma Mati va e lo salta netto 4 E qui c’è il tocco sotto di Soulé: è probabile che l’intenzione fosse quella di calciare in porta, ma lo scavino consente a Shomu di segnare facilmente toccando tra Ghilardi e Coppola
7 Nel secondo calcio d’angolo, come si vede nel cerchio bianco, Valentini viene preso a uomo da Celik mentre Koné segue Mosquera. In area, come al solito si formano le coppie tra attaccanti e difendenti, mentre fuori stavolta sono correttamente in due marcare i due giocatori che potrebbero inserirsi 8 Nella breve rincorsa per calciare il pallone, partono i movimenti a blocco e Celik si perde Valentini: per fortuna della Roma Koné, che ha mollato Mosquera, lo disturba e Valentini manda fuori

IL SABATO DEL VILLAGGIO

Il racconto Roma-Verona vissuta in tribuna Tevere: dal ricordo del giovedì di coppa ai tornelli, fino alla freddezza di Shomurodov. Soulé fa giocate alla Dybala e Ranieri sa prevedere il futuro

Federico Vecchio

Non avevo dubbi. Non faccio in tempo a mettermi in fila ai tornelli che sento subito parlare della partita di Europa League di giovedì sera. Solo che, incredibilmente, non si parlava di quella partita, di quella meravigliosa partita, fatta di supplementari, di rigori, di colpi di scena, ma di un’altra. E qui, per cercare di spiegarmi meglio, devo aprire una parantesi e fare un passo indietro, prima di tornare, prometto, tra poche righe, a rendere conto di quanto accaduto ai tornelli.

Dobbiamo tornare, per l’esattezza, intorno alla mezzanotte di giovedì. Erano appena terminate le partite di Europa League ed io me ne stavo comodamente sdraiato sul divano sorseggiando una tisana (perché le emozioni della serata erano state davvero forti, diciamolo) ascoltando, in sottofondo, la splendida voce di Rebekka Bakken, una meravigliosa cantante norvegese qui da noi colpevolmente ancora troppo poca conosciuta e troppo poco apprezzata. Avvertivo però l’urgenza, in quel preciso momento, di condividere ciò che era stato con un grandissimo romanista che, con nome di fantasia, chiamerò “Umberto Scialpi detto Umbo”. Telefonavo, quindi, ad Umbo pronto ad attaccare, vista l’ora, se, dopo il terzo squillo, non avesse risposto. Ma Umbo rispondeva subito con un «e chi

dorme stanotte» facendomi subito comprendere che anche lui aveva visto e vissuto, come me, quel sali e scendi di emozioni. Ed allora entravamo subito nel dettaglio di quell’incontro, soprattutto parlando di quei supplementari e dei rigori. Perché, quando a dieci minuti dalla fine del secondo tempo supplementare sei in vantaggio di due reti, non puoi nemmeno immaginare di fare un fallo da rigore che avresti potuto evitare, di lasciare che il pallone attraversi la tua area senza che nessuno intervenga, di prenderne tre in quella manciata di secondi. Ma così è stato, ed il gol di Maguire al 121’ ha fatto cadere nel dramma non solo il Lione che, fino a lì, se l’era giocata benissimo, ma anche Fonseca. E, di questo, ci dicevamo entrambi dispiaciuti, continuando a parlare dei colpi di scena, di quanto sia forte Lacazette, di questo Mainoo che impressiona, e di Fonseca che avrebbe meritato, questa volta ancora di più, di non uscire per mano del Man United. Di questo, quindi, parlavamo, quando Umbo introduceva un altro tema, e cioè il dramma vissuto dai tifosi biancocelesti del City. Di quanto fosse stato terribile, per loro, stare lì, davanti alla televisione, per 121 minuti a gufare e poi, quando sembrava veramente fatta, trovarsi contro un destino perfido e terribile. Ma poi Umbo, la cui competenza calcistica, e non solo, cammina di pari passo con un enorme saggezza, mi faceva notare che, molto proba-

bilmente, questo non sarebbe dovuto essere accaduto, perché si può gufare, al massimo, per una semifinale o per una finale europea, ma non per un quarto di finale, quando sai che la strada per un’ipotetica vittoria del trofeo sarà ancora lunga. Ed allora concludeva che, probabilmente, l’idea di questa sconfitta in un quarto di finale potesse essere stata superata con facilità dai tifosi biancocelesti, perché sempre e solo di un semplice quarto di finale si trattava. Ma aggiungeva altro, e cioè che passare la vita a gufare la squadra avversaria è un terribile percorso esistenziale. Perché, sì, poi potrai essere ripagato dalla gioia di una sconfitta, in finale, dei tuoi rivali ai rigori, ma fino al momento di arrivare lì, a quell’ultimo rigore sbagliato o segnato che ti farà uscire dalla paura in cui ti sei rintanato per tutte le settimane ed i mesi precedenti, avrai conosciuto soltanto livore e tensione, che ti avranno consumato e che avrai condiviso, in un silenzio quasi carbonaro, soltanto con coloro che, come te, a mezza voce condividono lo stesso destino.

E, fatta questa lunga e necessaria premessa, Umbo concludeva ricordandomi l’ovvio, e cioè come a noi tifosi romanisti il destino abbia concesso la fortuna, almeno fino ad oggi, di non conoscere questo terribile stato d’animo, perché noi, di semifinali e finali europee di quegli altri, ne abbiamo vissute davvero poche, talmente tanto poche che ci sono generazioni di romanisti che

non ne hanno proprio memoria. E che, comunque, nemmeno quest’anno le vivranno. Quando, quindi, arrivato ai tornelli sentivo parlare della partita di quegli altri, restavo sorpreso. Perché non mi capacitavo di come, tra una partita tra il glorioso Man United ed i francesi del Lione, non esattamente gli ultimi arrivati, qualcuno potesse avere preferito guardare una partita tra due squadre che, a livello europeo, non hanno detto molto e di cui una, addirittura, da quello che è stato detto con forza (e da cui prendiamo le distanze, non conoscendo la verità del fatto, ma che riportiamo per necessità di un corretto resoconto) appena un paio di stagioni fa avrebbe schierato sette giocatori che, per sbarcare il lunario, si sarebbero guadagnati da vivere scaricando il salmone nel porto di Bodo (detti, perciò, “Salmonari”: Di Canio dixit). Non facevo in tempo, quindi, a prendere posto ancora sorpreso dall’accaduto, che vedevo il Verona fare il Verona, come magistralmente aveva prean-

nunciato Claudio nostro («L’aveva detto: questi in contropiede sò micidiali»); Matias fare Paulo («È sembrato Dybala!»); Eldor fare il centravanti («Questo è un gol che fanno le punte vere»). Da quel momento in poi la partita procedeva stancamente («È che la Roma è stanca, soprattutto de testa») e, tranne la solita apprensione finale, vincevamo comodamente di corto muso.

A quel punto abbandonavamo gli spalti soddisfatti di avere vinto ciò che occorreva vincere («Con le piccole le abbiamo tutte vinte: abbiamo fatto il nostro») ma disillusi sulle prossime («Temo che il nostro campionato sia ai titoli di coda: dalla prossima contro l’Inter è tutto troppo in salita»). Ma tornavamo a casa comunque soddisfatti. E quando rientravo, che oramai era mezzanotte passata, non mi restava da fare altro che preparami una buona tisana, stendermi sul divano e mettere su una canzone di Rebekka Bakken. Norvegese e troppo poca conosciuta. Troppo poco. Ma brava. Anzi, di più: bravissima. ■

Eldor Shomurodov (29 anni) esulta dopo il gol in avvio di gara che ha deciso Roma-Verona 1-0, di sabato scorso MANCINI

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Il Romanista del 22 aprile 2025 by Il Romanista - Issuu