Il Pungolo n. 107

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Roma

Via di Selva Candida, 200 00166 Roma Tel. +39 06 6157211

Roma

Anno XXI • N. 107 - Marzo/Aprile 2012 - www.ilpungolo.org - comit.narno@tiscali.it

Periodico del Comitato di Quartiere Nuove Alleanze Roma Nord-Ovest CASALOTTI - SELVA CANDIDA

Via di Selva Candida, 200 00166 Roma Tel. +39 06 6157211

VIA BOCCEA

CAMBIO DI RELIGIONE ANCORA UNA

di GIUSEPPE STRAZZERA

“Tutte le componenti della società devono partecipare allo sforzo per la salvezza e il rilancio dell’Italia”.

Con queste testuali parole si apre il documento, diffuso dal Governo Monti, sull’attività dei suoi primi 100 giorni.

Le prerogative del professore, chiamato alla patria dalla stessa persona che ha firmato, senza batter ciglio, leggi note come “legittimo impedimento”, “lodo Alfano” e “Scudo Fiscale” sono: “assicurare la stabilità finanziaria, la crescita e l’equità”.

Si cercherà dunque di analizzare più da vicino i provvedimenti adottati a tale scopo.

PENSIONI. Senza alcun rapporto di causa-effetto, come prima soluzione alla speculazione esclusivamente finanziaria che aveva preso di mira i titoli di stato italiani, si è attuata una riforma radicale del sistema previdenziale, un po’ come se per spegnere un incendio si decidesse di costruire un acquedotto.

Il Governo ha imposto il passaggio da un sistema misto ad un sistema totalmente contributivo. Non solo. Ha allungato l’età di pensionamento e congelato l’adeguamento all’inflazione per tutte le pensioni superiori a 936 euro.

Tali manovre comporteranno: 1. l’impossibilità per ampie fasce della società, si pensi ai lavoratori precari, di percepire una pensione mentre si è ancora in vita; 2. una perdita di valore per le pensioni in maturazione, considerando che gli anni in cui si percepisce una retribuzione bassa sono di più rispetto a quelli in cui si è saliti di livello o di grado; 3. un aumento delle richieste di pensione integrativa, che andrà ad influire sul reddito mensile percepito dalle famiglie, tutto a scapito dei consumi.

4. una perdita netta reale ed istantanea per

Segue a pag 20

“Non è la libertà che manca.

Mancano gli uomini liberi” (Leo Longanesi)

SPERANZA PER LA

Il

29 marzo scorso, la Commissione Bicamerale, ha approvato il secondo decreto per Roma Capitale. Nel testo, all’art 11-bis comma 2, si legge: “Nel saldo finanziario utile ai fini del rispetto del patto di stabilità interno non sono computate le risorse traferite dal bilancio dello Stato e le spese, nei limiti delle predette risorse, relative alle funzioni amministrative conferite a Roma capitale in attuazione dell’articolo 24 della legge delega e del presente decreto. Non sono altresì computate le spese relative

all’esercizio delle funzioni di cui agli articoli 1-bis e 1-ter del presente decreto.”

Con questo, si esclude definitivamente dalla blindatura del patto di stabilità la “Programmazione pluriennale degli interventi nel territorio di Roma capitale” (ovvero quanto citato dall’Art. 1-ter).

Una nuova speranza dunque per lo sblocco dei lavori (già assegnati) per il raddoppio della Via Boccea e per tutti i cittadini del territorio.

Ora che il patto è raggirabile, spetta alla politica nostrana fare la

sua parte, facendo pressioni sul Sindaco perché consideri nella “programmazione” i lavori che la cittadinanza attende da anni e senza dei quali la periferia tenderà velocemente verso l’invivibilità.

Le varie “scusanti” a questo punto sono terminate (e con loro ci auguriamo anche le più o meno politiche manifestazioni sul territorio alla ricerca disperata di consenso e/o consolidamento elettorale) e restiamo, come sempre, in attesa dei Fatti!

FABIO ALLEGRINI

ASSEMBLEA GENERALE GIRO DEL FERRO DI CAVALLO

DOMENICA 10 GIUGNO 2012 In Via della Cellulosa, 132

Con il Patrocinio del Comune di Roma e dei Municipi XVIII e XIX

PARCO DELLA CELLULOSA

E’ CONVOCATA PER IL GIORNO 20 MAGGIO 2012, ALLE ORE 10, IN VIA MORSASCO n.9, L’ASSEMBLEA GENERALE DEL COMITATO DI QUARTIERE NUOVE ALLEANZE ROMA NORD-OVEST L’assemblea è aperta alla libera partecipazione di tutti i cittadini

ACQUISIZIONE PARCO: LA DELIBERA DI GIUNTA C’E’, MA IL CONSIGLIO LATITA

PERCORSO COMPETITIVO COLLINARE INTERAMENTE ASFALTATO DI CIRCA 11 KM: VIA DELLA CELLULOSA, VIA DI S. SECONDA, VIA DI CASALOTTI, VIA DI BOCCEA, VIA DI SELVA CANDIDA, VIA DELLA RISERVA GRANDE, VIA DI SELVA NERA, VIA DI BOCCEA, VIA DELLA CELLULOSA

DOMENICA 10 GIUGNO 2012 19’ GIRO DEL FERRO DI CAVALLO Percorso non competitivo interno al Parco di circa 4 km RITROVO ORE 8.00

RITROVO ORE 8.00 (VIA DELLA CELLULOSA 132, CASALOTTI – PARCO DELLA CELLULOSA)

(VIA DELLA CELLULOSA 132, CASALOTTI – PARCO DELLA CELLULOSA) PARTENZA ORE 9,30 – TEMPO LIMITE GARA COMPETITIVA 1H40' ' PARTENZA ORE 9,30 – TEMPO LIMITE GARA COMPETITIVA 1H40

S

aggezza popolare ci insegna che a cantar vittoria prima del tempo si fa sempre male, ed anche stavolta la vox populi non ha sbagliato. Nella giornata dell’8 febbraio scorso era stata votata ed approvata con la maggioranza dell’assemblea capitolina la delibera di giunta che, a tutti gli effetti, scriveva la parola fine alle vicissitudini del Parco della Cellulosa.

CANTARELLA a pag 8

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L’intervista di Gabriele Cantarella

Il Talento di Marco Falcinelli

Durante la seconda prova del campionato regionale di Motocross a Ripi in provincia di Frosinone, siamo andati a trova Marco Falcinelli, campione in carica nella categoria MX2.

Marco nasce a Roma nell’agosto del 1983 nel quartiere di Selva Candida, famosom più per l’edilizia folle che per aver dato i natali a qualche campione dello sport. Questa volta invece fa eccezione, e da sedici anni è la culla della sua passione.

Vediamo di conoscerlo meglio: Ciao Marco, raccontaci, come è nata questa passione per il Motocross, e da quando hai cominciato a correre?

La passione per il Motocross è sbocciata da adolescente, a tredici anni, quando mi è stata comprata la prima moto. Poi con tanto allenamento e il crescere dell’esperienza sono riuscito sempre a piazzarmi bene, insomma ultimo non ci sono mai arrivato. Con gli anni sono salito di categoria, fino alla MX1, ed ora in MX2.

Ma quali sono le differenze tra le due categorie?

Beh, l’MX1 è 450cc, ed è il motore a farla da padrone anche nelle curve, non c’è bisogno di stare sempre a limite perché la potenza è sempre tanta. Nell’MX2 invece, in cui corro attualmente, la cilindrata è 250cc, sono meno potenti e di conseguenza si adotta una guida più “col coltello fra i denti”. In curva la moto va fatta scorrere, cosa che nell’MX1 non accade.

In ogni caso si tratta di due stili di guida completamente di-

versi, e completamente diversi sono anche i tipi di allenamento da seguire.

Chi si occupa del set up della moto?

Per le sospensioni ho un tecnico specializzato che se ne occupa esclusivamente.

Per quanto riguarda il resto della moto, ma soprattutto il motore, ci penso io, non voglio nessuno, e i risultati sembrano darmi ragione. Ho un mio stile di guida e di conseguenza setto la moto per far esprimere al meglio le mie qualità. Oggi, per esempio, stavamo aspettando dei pezzi dall’America ma non sono arrivati in tempo, quindi la moto è quasi tutta “originale”.

Quindi immagino che, adottando una guida così fisica, l’allenamento di preparazione sia molto duro. Quanto ti alleni per le gare?

Il martedì il giovedì e la domenica mi alleno in moto, alternando spesso sessioni in palestra due volte alla settimana, con esercizi aerobici e pesi, soprattutto aerobici. Il fiato è importantissimo per questo sport, se viene a mancare non hai molte speranze di concludere la gara con un buon risultato.

Per esempio proprio ieri, ad un giorno dalla gara, sono andato a correre a piedi.

Puoi spiegare a chi non conosce molto il Motocross qual è il regolamento di gara?

Ogni pilota può scegliere la categoria in cui correre (tranne i bambini, a cui sono riservate le

Qui sopra un’immagine di Marco Falcinelli in sella alla sua inseparabile moto.

categorie dai 50 agli 80cc), non è necessario quindi vincere un campionato per salire di categoria. In media il campionato regionale Lazio è costituito da sei gare, ognuna suddivisa in 2 manche.

Al primo spettano duecentocinquanta punti, al secondo duecentoventi, al terzo centottanta e via dicendo. Ogni manche ha una durata di quindici minuti, allo scadere dei quali vengono effettuati due ultimi giri.

Cosa ne pensi delle strutture e dei servizi offerti durante le gare di Motocross?

Questo è uno dei punti deboli di questo campionato. Probabilmente se la maggior parte della gente ancora non si è avvicinata a questo sport è proprio a causa delle scarse strutture esistenti.

Ad eccezione del circuito di Latina, senz’altro il più curato

nel Lazio, il resto dei circuiti versa in uno stato poco adeguato alle esigenze di un pubblico che viene per godersi una gara di Motocross ,senza venire completamente impolverato.

Non sto parlando del circuito in se, anzi questo di Ripi con le sue curve veloci è il mio preferito, intendo la struttura dedicata al pubblico.

Spesso i tracciati non presentano tribune, le strade da percorrere a piedi sono ricoperte di terra e al primo vento la polvere si sparge ovunque. Anche i servizi igienici lasciano molto a desiderare soprattutto per il pubblico femminile, spesso costretto a lunghe e ripide passeggiate per giungere al bagno pubblico di turno.

Insomma la passione che ci mettete non è corrisposta all’attenzione che vi dedicano?

Da sempre il Motocross è stato uno sport di nicchia qui in Italia, quasi da poter essere identificato come una passione ereditaria, che si tramanda da padre in figlio. Forse proprio perché ci si ostina a farlo correre all’aperto. Un esempio ci viene dal XFighter e Freestyle (diverso come tipologia di gara, ma simile dal punto di vista dello spettacolo) svoltosi allo stadio Olimpico tempo fa, che ha fatto registrare il tutto esaurito.

Se il Motocross fosse spostato al coperto, come da anni accade negli Stati Uniti, il pubblico lo seguirebbe più volentieri. Le strutture diventerebbero alla portata anche di donne e bambini dal momento

che smetterebbero di essere una polveriera. Senza contare che sarebbero a disposizione bagni degni di nome e bar.

Con l’aumentare del pubblico anche gli sponsor aumenterebbero, dando la possibilità ai piloti di ricevere dei compensi, al punto da permetterci di dedicare il 100% del nostro tempo alle moto, arrivando a trasformare la nostra passione in qualcosa che ci darebbe da vivere.

Per la prossima stagione pensi di cambiare categoria, o magari di sbarcare perfino nel campionato nazionale?

Di preciso non lo saprei ancora dire, ma in nazionale non di sicuro. Questo è uno sport per ragazzi molto giovani, e a ventinove anni mi piacerebbe solo continuare a divertirmi come faccio adesso. Oltretutto molti piloti che corrono il campionato regionale corrono anche l’italiano, quindi il livello è molto alto e il divertimento non manca mai.

Se solo si potesse avere un calendario gare più stabile sarebbe perfetto, così da avere la certezza di gareggiare senza ritrovarsi all’ultimo momento con la manche cancellata.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare in modo particolare?

Sicuramente tutti gli sponsor che mi danno una mano a correre. Quindi un saluto a SR Immobiliare, ad Albani, Dardhal, Fabio Whiss, Moto Club Tuzzi Racing e alla Pirelli.

Un ringraziamento speciale invece va al mio preparatore Antonio De Mango, che da anni mi sostiene e mi guida, proprio come farebbe un guru.

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Scuola & Sanità SELVA NERA: PRESTO IN CONSEGNA

di Davide Liberatori

ercorrendo via di Selva Nera, poco più in là dell’incrocio con la via Boccea, si arriva ad un complesso residenziale di nuova costruzione dal caratteristico nome di “Rea Silvia”. Numerose palazzine svettano in quell’area dove fino a non molto tempo fa sorgevano ampi spazi verdi. Tra i palazzi, quasi a ridosso della strada, è da un po’ di tempo che vanno avanti i lavori di costruzione di quello che sarà un asilo nido. Come ben sappiamo pochi infatti sono gli edifici scolastici primari della zona e lunghe le

UN NUOVO ASILO NIDO

liste di attesa. L’inaugurazione di una struttura scolastica di tale tipologia rappresenta una vera manna dal cielo per cittadini del quartiere. Su spunto di un nostro affezionato lettore ci siamo recati sul posto per saperne un po’ di più su quello che ci auguriamo possa diventare un edificio strategicamente importante per le famiglie della zona. Abbiamo così incontrato il signor Vincenzo, capocantiere e coordinatore dei lavori di costruzione: “L’edificio che stiamo costruendo ospiterà al suo interno circa 40 bambini di età compresa tra 0 e 3 anni. I lavori non dureranno ancora per

molto in quanto abbiamo come obiettivo quello di arrivare al compimento entro e non oltre il prossimo luglio.

L’opera rientra all’interno degli accordi tra comune e privati ed è realizzata nel rispetto del famoso art. 11 a scomputo degli oneri concessori, dal consorzio Rea Silvia”. A quando la consegna e soprattutto a chi? Questo il dubbio che assaliva molti nostri lettori: la paura infatti era che l’asilo potesse esser consegnato in mano ad enti privati. In realtà il signor Vincenzo fa luce anche su questa storia: “L’iter è abbastanza semplice in quanto l’edificio una volta che è completato deve esser prima di tutto collaudato. Una volta ottenuta il via libera dai tecnici del collaudo, rimarrà in gestione al

Via Abacuc: Falsa Partenza

di Sara de Santis

La storia ora sembra davvero essere infinita. La scuola elementare che dovrebbe essere costruita in via Abacuc, non solo non vede la fine ma neanche l’inizio dei lavori per la sua realizzazione.

In data 23 Gennaio 2012 ci è pervenuto un documento dalla segreteria della presidenza del 19 Municipio che ci aveva dato nuove speranze. Nel documento ufficiale l’Architetto Annamaria Cimini, in qualità di Responsabile co-

A

consorzio stesso per circa un anno. Al termine di questo periodo, l’asilo passerà in mano al Comune di Roma”. Sulla base di queste informazioni difficilmente vedremo la struttura già funzionante per l’inizio dell’anno scolastico prossimo venturo. Ad ogni

munica tutti i dettagli.

Ma ciò che di più ci interessa è che la data di inizio lavori è stata cambiata rispetto a quello che recita il cartellone fuori dal “cantiere”. Il 6 Febbraio 2012 si sarebbe dovuto muovere qualcosa, abbiamo voluto attendere un po’ ma ora ci è sembrato il caso di ritornare sulla questione, dato che sono passati già due mesi e nulla è nuovamente cambiato, o almeno non come lo intendiamo noi. Gli unici movimenti visibili sono stati intorno alla metà di Febbraio e sembra-

modo il Pungolo continuerà a vigilare, sia che vengano rispettati i tempi di ultimazione dei lavori, sia che effettivamente il passaggio di consegne tra il consorzio Rea Silvia ed il Comune di Roma avvenga nel modo più dolce possibile.

vano indirizzati alla cantierizzazione. Ma dopo aver mosso un po’ di terra, fatto venire un camion e fatto lavorare un operaio tutto è rimasto abbandonato fino ad oggi. Considerando che la data di fine lavori è prevista per il 5 Febbraio 2013 crediamo che perdere tutto questo tempo non sia proprio il miglior modo di cominciare, soprattutto perchè si tratta di una struttura che sul nostro territorio è attesa da troppo tempo. Ad oggi ancora non si “riesce a capire” perché i lavori non vedano un inizio certo, dato che sul documento vengono riportati anche la ditta appaltatrice e persino i soldi destinati, 4.875.434,92 € che a quanto pare, almeno loro, non hanno subito significative variazioni.

Lavori di Potatura a “Terrasanta”

seguito della eccezionale nevicata romana dei primi giorni di febbraio, alberi e piante hanno avuto la peggio. Non solo a causa del freddo intenso, ma anche per il peso della neve, molti rami si sono spezzati causando non pochi disagi sia alla viabilità che alle persone. Senza considerare il danno estetico e fisico per le piante stesse.

Non hanno fatto eccezione i pini all’interno del parco della parrocchia di Terra Santa, all’altezza del bivio

di Casalotti-Boccea, nello stesso complesso che ospita la scuola Boccea 590.

Il parco, aperto dalla mattina al tramonto ai fedeli che frequentano la parrocchia e a chiunque voglia passeggiare sotto una pineta, necessitava di un’adeguata opera di potatura. Nella giornata di lunedì 26 marzo, i lavori hanno avuto inizio e si sono conclusi in una settimana.

Essa non è l’unica opera effettuata dalla parrocchia negli ultimi tempi,

come ci spiega Don Giuseppe:”la croce all’entrata, di fronte alla pineta, presentava dei problemi e abbiamo preferito restaurarla e mettere i lastroni di marmo in sicurezza. Anche alcuni punti delle mura esterne dell’edificio presentavano delle piccole imperfezioni e sono state risolte”.

La nevicata aveva fortemente danneggiato la pineta, meta di gioco dei bambini e di passeggiate degli adulti, ponendola praticamente in uno stato di impraticabilità. Le par-

rocchie sono da tempo immemore luogo di ritrovo per i cittadini, fonte di saggezza e di aggregazione, sono un posto di pace, e serenità ritrovata, svolgono un ruolo sociale molto importante nella società, soprattutto nelle periferie come la nostra dove numerose realtà diverse si confrontano e si scontrano, dove le molteplici comunità di immigrati trovano un aiuto a vivere e continuare a sperare in un avvenire migliore e ragazzi con problemi di tossicodipendenza ricevono sosten-

tamento e assistenza per uscire fuori dal malsano mondo in cui sono finiti.

Oggi, grazie anche al loro sforzo, possiamo nuovamente usufruire della pineta di Terra Santa, un area verde immersa nel trambusto delle nostre strade, che a fronte dell’odissea che il quartiere sta passando per impossessarsi del Parco della Cellulosa non è affatto cosa da poco.

G.C.

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L.S. Torricelli: basta il Profumo

F

di Sandra Angelici

rancesco Profumo ha fatto visita alle scuole della capitale. Il 28 marzo è stata la volta del Liceo scientifico Evangelista Torricelli, via Mattia Battistini 196, dove il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca si è trattenuto dalle 8,30 alle 9,30 per poi proseguire con i suoi impegni.

Ad accoglierlo al suo arrivo, alcuni degli studenti si sono presentati indossando la maglia ufficiale dell'istituto, accompagnati dalla Preside e da alcuni professori, che hanno salutato il Ministro facendogli strada all'interno del Liceo.

Profumo ha fatto un giro tra le aule, ha visitato l’orto botanico, la palestra ecc. per poi incontrare i rappresentanti di classe e d’istituto in Aula Magna, dove si è tenuta una conferenza e dove gli studenti hanno potuto intervenire e interagire con lui e con Zingaretti, altro ospite della giornata.

A sentire gli studenti, l’accoglienza preparata per l’arrivo del rappresentante del governo Monti, è stata a dir poco esagerata. Soprattutto gli studenti dell'ultimo anno, che hanno vissuto l’istituto negli ultimi cinque anni, con le sue mancanze ed i suoi difetti, battendosi per migliorarlo senza ottenere nessun riscontro, hanno ritenuto ispiegabilie la rapidità con cui si è messa in piedi tutta la faccenda.

Per l’occasione, infatti, nonostante fino ad allora sembrava non ci fossero i soldi nemmeno per mettere sapone e carta igienica nei bagni, per sostituire le sedie e i banchi più vecchi, o avere un laboratorio di chimica funzionante e attrezzato, con un tecnico esperto e non un operatore scolastico che si arrangia, è stata restaurata più di mezza scuola.

Sono stati istallati pannelli solari sul tetto dell’istituto, è stato rimesso in piedi un orto botanico che prima quasi non esisteva, nelle classi visitate dal

Ministro sono state istallate le lavagne interattive ed è stato rifatto persino l’asfalto nel cortile, ornato poi di piante e fiori, tutto questo in una sola settimana.

La risposta al dubbio degli studenti, sembrerebbe arrivare dalla stessa provincia che avrebbe coordinato i lavori all’ultimo secondo, visto che il fine della visita era di promuovere le scuole di periferia e dimostrare che le loro condizioni non sono poi cosi disastrate come si dice. Lo stesso Ministro avrebbe spinto per abbellire la scuola in vista del suo arrivo.

Una studentessa ci ha raccontato che due giorni prima, a causa di un tubo scoppiato la sua classe era stata completamente allagata, ma la cosa che ha sorpreso lei e i suoi compagni è stato vedere lavorare gli operai in tutta fretta per rimediare al danno, cosa che non sarebbe successa un mese fa quando del famigerato incontro non si era ancora parlato.

In vista del suo discorso, è stato

chiesto agli studenti di preparare alcune domande da proporre al Ministro che la sua segretaria è passata a ritirare preventivamente, in modo che lui potesse prepararsi le risposte, evitando colpi di scena.

Insomma l’evento, anche se di breve durata, ha sconvolto la quotidianità del Liceo, degli studenti e degli insegnanti e certamente anche la nostra curiosità. Tra i membri del corpo docenti c'è stata una frattura tra chi è stato contento dell’occasione, per aver reso possibili alcuni miglioramenti, e chi invece vuole far sentire la propria voce contro una ristrutturazione di facciata e contro il compromesso dettato dalla politica.

Che i miglioramenti siano stati realizzati è certamente un fatto positivo, ma quando le luci dei riflettori si saranno spente, il Liceo Evangelista Torricelli tornerà ad essere il Liceo di periferia di cui nessuno si è mai interessato?

OCCHIO SUL QUARTIERE

IL 998 ARRIVA IN LARGO INES BEDESCHI

Dalla metà di Marzo, in Largo Ines Bedeschi a Selva Nera, transita anche il 998.

La linea, prolungata di poche fermate e presentata in pompa magna, è attiva solo nei giorni feriali.

Le poche fermate che avrebbero collegato gli abitanti di Selva Nera alla stazione di Ottavia, sono quindi inattive durante il weekend. Un servizio a metà.

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Urbanistica &Viabilità

LA NUOVA VIABILITA’ DEL TERRITORIO: PREVISTA

di Luciano Landonio

a Deliberazione n. 45 proposta dalla Giunta Capitolina in data 15 febbraio del 2012 riprende in esame il programma di recupero urbano – art.

11 della legge n. 493/1993 – ambito “PALMAROLA – SELVA CANDIDA”, al fine di individuare le priorità delle opere pubbliche da realizzare, con fondi provenienti dagli oneri di urbanizzazione dei privati attuatori.

Delle 31 opere pubbliche previste e pubblicate nel precedente numero del Pungolo : - 7 sono con finanziamenti pubblici regionali e comunali; - 24 con fondi dovuti dagli operatori privati, di cui 14 sono da realizzarsi a scomputo degli oneri concessori dovuti dagli stessi operatori privati.

La succitata Delibera 45 del 2012 individua 10 priorità di opere “che con note acquisite al protocollo del Dipartimento Programmazione ed Attuazione Urbanistica con n. QF23066 del 25 ottobre 2011 e n. QF21320 del 5 ottobre 2011, il Municipio Roma 18 ed il Municipio Roma 19 hanno proposto un elenco di priorità rispetto alle opere ricadenti nei rispettivi territori”. Eccole : O.P. 16b Realizzazione del raddoppio di Via di Selva Candida da Via del Forno Saraceno a Via di Riserva Grande; O.P. 7b Ristrutturazione di Via di Selva Candida da Via del Forno Saraceno a Via di Riserva Grande; O.P. 21 Ristrutturazione ed ampliamento di Via Casorezzo; O.P. 16a Realizzazione del raddoppio di Via di Selva Candida da Via Boccea a Via del Forno Saraceno con raccordi con la viabilità esistente e il sovrappasso della Via Boccea; O.P. 33 Centro Civico di Via Boccea Km 5,6; O.P. 11 Ristrutturazione ed ampliamento di Via di Riserva Grande e Via di Selva Candida nel tratto tra P.di Z. “Selva Nera” e Via Araldi (parte); O.P. 5 Sistemazione del Largo fra

Via di Santo Spirito e Via Casal del Marmo; O.P. 3 Realizzazione centro attività culturali in Via di Riserva Grande; O.P. 6 Realizzazione di un centro polivalente nel P. di Z. “La Lucchina”; O.P. 12 Realizzazione di un centro socio-sanitario in Via di Riserva Grande.

Di queste 10 opere prioritarie scelte dai Municipi, senza consultare nessuna associazione o comitato dei rispettivi territori municipali, sappiamo solo per certo che l’opera “16a” (Municipio Roma 18) è stata de finanziata con ordinanza del Sindaco n.99 del 2008 e che tali finanziamenti sono stati trasferiti per realizzare l’O.P. 1 Realizzazione della strada di collegamento tra Via E. Sperani e Via Casorezzo (Municipio Roma 19), tra l’altro neppure considerata tra le priorità della Delibera 45 citata in premessa.

Su 420.000 metri cubi da realizzare, 274.617 metri cubi sono già andati in convenzione e, quindi, i soggetti attuatori hanno già versato gli oneri di urbanizzazione previsti per il ritiro della concessione edilizia. Devono ancora es-

O.P. 19

O.P. 18

SOLO SULLE CARTE sere realizzati invece i restanti 146.132 metri cubi.

Una domanda sorge spontanea: quante opere sono già state realizzate, in proporzione alle cubature concesse?

Solo una su 31, e senza utilizzare i fondi legati agli articoli 11 di cui stiamo parlando.

Gli interventi previsti in delibera rappresentano sicuramente una buona parte della sistemazione viaria del comprensorio. Ma solo sulla carta o, meglio, sulle carte.

Nella realtà nulla è stato fatto.

Si è anche parlato di interventi da collegare con le cubature dell’ex Alitalia, tramite la nuova gestione della CMB di Carpi, insieme al collegamento della Selva Candida con la Casal del Marmo in prossimità di Via Cremolino. Oggi pare però che la CMB di Carpi abbia altri progetti a cui pensare e che, quindi, quelli legati al Territorio siano del tutto irrealizzabili.

Quante manifestazioni di picconatori e spalatori manuali serviranno per sensibilizzare le nostre Istituzioni a portare a termine concretamente e non solo sulle carte, le priorità indicate nella deliberazione n. 45 di febbraio 2012?

Con una differenza: che per la Via

O.P. 17

Boccea o per altre opere pubbliche il “patto di stabilità” di Tremonti potrebbe aver tarpato le ali per il reperimento o per l’uso dei fondi comunali o regionali, ma per opere dove i fondi sono già stati versati, non si riesce a capire come mai le opere pubbliche previste non siano state effettuate.

Alcune di queste opere sono strettamente legate alle convenzioni che si firmano tra costruttore privato e Pubblica Amministrazione.

Per capirci. Facciamo riferimento ad un articolo 11 ancora da realizzare, il numero 17 delle opere private: “intervento su Via di Casalotti – Via Polletrara” (vedi immagine qui sotto).

Nel momento della convenzione, la Pubblica Amministrazione segnala le opere connesse alla realizzazione delle cubature.

In questo caso le opere dovrebbero essere: O.P. 17 Realizzazione della Piazza e del Parcheggio in Via di Casalotti; O.P. 18 Realizzazione viabilità di collegamento tra via Borgosesia e Via di Casalotti; O.P. 19 Ristrutturazione ed ampliamento di Via Polletrara; O.P. 27 Sistemazione di Piazza

della Porcareccia Vecchia; O.P. 35 Sistemazione a parco pubblico dell’area N a ridosso della Porcareccia Vecchia.

Così sta scritto nelle sacre carte degli articoli 11 della Legge 493 del 1993.

Così starà scritto nella convenzione tra attuatore privato e Pubblica Amministrazione.

Così è stato scritto nelle convenzioni dei proprietari privati che hanno già realizzato le loro cubature previste dalla stessa Legge.

In realtà il problema vero è che sino ad oggi nessuna opera pubblica a carico dell’amministrazione capitolina è stata realizzata, nonostante il 70% delle opere private siano state quasi ultimate e vendute.

La vera trappola urbanistica è che le concessioni per realizzare cubature vengono rilasciate, in quanto il privato attuatore ha ottemperato agli obblighi del versamento degli oneri concessori dovuti per legge, e le opere di risanamento urbano, conseguenti al consumo ed alla distruzione del territorio, non vengono effettuate.

Le responsabilità non stanno mai da una sola parte, ma certo la vittima sembra essere sempre il solito cittadino, che , tra l’altro, nel momento in cui deve dare il proprio voto, viene assillato di messaggi promozionali e di promesse elettorali.

Il ritornello sembra essere sempre lo stesso e la politica partitica sembra non cambiare mai, ma noi del Comitato di Quartiere Casalotti – Selva Candida continueremo a vigilare e a pungolare le Istituzioni, affinché il diritto del cittadino di avere una viabilità diversa da quella di trent’anni fa, non rimanga sempre e solo sulle carte della Pubblica Amministrazione.

Questa rotatoria cerchiata in rosso, è l’ultimo tratto della bretella di collegamento con il progetto di allargamento della Via Boccea.

Non realizzare le Opere Pubbliche previste da questo art. 11 (O.P. 17, 18 e 19) è un Suicidio per i cittadini che abitano il territorio, per chi compra, per chi realizza, oltre che per l’amministrazione pubblica che autorizza.

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di Francesco Raso

“Luce Nuova” su Via di Casal Selce

inalmente riusciamo a comunicare una buona notizia ai cittadini. Avrete infatti notato come Via Di Casal Selce, che parte dall’incrocio tra Via Della Storta e Via Di Boccea (più conosciuto come “dazietto” n.d.r.) e che arriva fino all’imbocco di Via Aurelia, brilli di “nuova luce”.

Troppi incidenti gravi e tante lapidi ne hanno segnato il percorso, e la collocazione del nuovo guardrail, sistemato sulla curva all’uscita della cava “ESI”, non aveva certo aumentato la sicurezza della strada, poiché la sua utilità non è prevenire Via/P.za Via Via Via Via Via Via Via

A

l’incidente, ma attutire l’urto di un’eventuale uscita di strada.

L’illuminazione, invece, concorre ad evitare proprio quell’uscita, e tra le componenti di prevenzione è una delle più importanti.

Così, con la delibera 22, del 20 gennaio 2011, l’ACEA, su richiesta dell’amministrazione di Roma Capitale, ha finanziato la posa di 6000 pali, di cui oltre 2000 sono previsti solo per i Municipi XVIII e XIX. L’assessore all’Urbanistica e Ambiente del Municipio XVIII, Patrizio Veronelli, attraverso dichiarazioni dell’ingegnere Franco Passa del Dipartimento

Ubicazione Carezzano Della Maglianella Di Casal Selce (tratto) Di Castel di Guido Cairate Cherasco (tratto) Della Storta (tra Montagnana e civ. n. 601)

Mun N. Pali 18 83 18 161 18 166 18 74 19 22 19 85 19 73

Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana, ci riferisce che per la posa di ogni singolo palo ci sono voluti 4500 euro. In particolare, l’opera su Via Di Casal Selce, si è terminata con la posa di 166 pali comportando, per ACEA, un investimento di 747 mila euro. Inoltre ci informa su come le strade del nostro quartiere diventeranno più sicure proprio grazie a un progetto che prevede l’illuminazione sia di alcune vie principali sia di numerose strade secondarie.

Riportiamo di seguito alcune tra le più importanti rimandando al sito www.ilpungolo.com per l’intero documento.

Ora, come si annunciava poco sopra, l’illuminazione è una componente fondamentale per la sicurezza stradale, ma non l’unica.

Lo stato del manto stradale, infatti, è altrettanto importante per la sicurezza, e la nostra zona si mostra tra

le più carenti della capitale sotto questo particolare aspetto.

Grandi buche, quando non vere e proprie voragini, di cui ci siamo spesso occupati, sono sparse per tutto il territorio. La maggior parte delle segnalazioni ci arrivano dalle zone di Selva Candida e Selva Nera, quotidianamente intasate dai giganti della strada, trasportatori della terra e del cemento necessari alla costruzione degli alveari che stanno velocemente stravolgendo la forma dei quartieri. Anche Via di Santa Seconda, recentemente interessata dai lavori per la riparazione di un grave guasto idrico, vanta numerose richieste d’intervento.

Un’immagine dei nuovi Lampioni su Via di Casal Selce

Inutile evidenziare la difficoltà dei motociclisti che tutti i giorni sfidano la sorte, spesso, purtroppo, uscendone sconfitti.

Viabilità: buoni gli intenti ma a quando i fatti?

di Alessio Carbonara

volte l'ovvio non sempre risulta cosi evidente, così per farlo risaltare come merita, alcuni pensano bene di ratificarlo e protocollarlo.

Così è successo il 15/2/2012 in Campidoglio, quando con la delibera n. 45 la Giunta Capitolina presieduta dal Vice sindaco Belviso, ha recepito le indicazioni dei Municipi XVIII e XIX sulle opere prioritarie da realizzare nel nostro

quadrante.

Il provvedimento infatti, ripercorrendo sin dai suoi albori ormai datati 2001, il travagliato calvario di attuazione delle 41 opere che compongono il Piano di Recupero Urbano “Palmarola – Selva Candida (di cui 10 private e 31 pubbliche), ha preso atto della necessità di stilare una classifica di realizzazione delle opere previste dal Piano di Zona, data la bassissima percentuale di attuazione a cui siamo ad oggi.

Così, l’Esecutivo Capitolino sentite le parti in causa, ha suddiviso i progetti in due gruppi in funzione dell’urgenza assegnata, non facendo altro però che riproporre la consueta minestra riscaldata di programmi inattuabili per carenze finanziarie, cui i cittadini sono ormai avvezzi.

Infatti, scorrendo il formulato consiliare, in cui spicca il raddoppio di via di Selva Candida, si comprende come la previsione contenuta in calce al testo di af-

fiancare al contributo comunale e regionale, le somme derivanti dagli oneri di urbanizzazione a carico dei soggetti privati incaricati di eseguire i lavori, non si garantirà di certo il rispetto della gerarchia di realizzo, visti gli attesi aggravi di oneri.

A riprova, basti ricordare la situazione in cui versano i lavori di via Sperani, al palo per oltre 600mila € di ammanchi o la fine che hanno fatto i finanziamenti per la via Boccea, risucchiati nel buco nero

burocratico del Patto di Stabilità.

Al sodo, più che una delibera per stilare le priorità da attuare, la Giunta avrebbe meglio agito confrontandosi con la dura realtà di cancellare i progetti impraticabili per snellire l’elenco e far confluire eventuali futuri nuovi finanziamenti su una lista più ristretta di opere ma empiricamente attendibile!

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Elettrosmog & Ambiente

ACQUISIZIONE PARCO DELLA CELLULOSA

S

La delibera di Giunta è approvata, ma il Consiglio latita.

di Gabriele Cantarella

aggezza popolare ci insegna che a cantar vittoria prima del tempo si fa sempre male, ed anche stavolta la vox populi non ha sbagliato. Nella giornata dell’8 febbraio scorso era stata votata ed approvata con la maggioranza dell’assemblea capitolina la delibera di giunta che, a tutti gli effetti, scriveva la parola fine alle vicissitudini del Parco della Cellulosa. La delibera a tema “Acquisto[…]dell’area denominata Parco della Cellulosa” aveva dato vita all’iter burocratico che avrebbe portato (o porterà) alla fantomatica acquisizione da parte del comune.

A mettere i bastoni fra le ruote al Parco stavolta ci ha pensato il diniego, da parte dei capigruppo della maggioranza, di portare all’approvazione la sopracitata delibera. Oltretutto una delibera che ha completato il suo iter procedi-

mentale, a cui manca soltanto il benestare della politica.

In compenso la giunta, con uno sprazzo di amore per l’ambiente, ha preferito approvare un colosso di cemento armato da 123.000mc come il Comprensorio “monti della caccia” proprio nel bel mezzo del parco di Tor tre teste, come emerge nel comunicato stampa del 15 marzo del gruppo misto dell’assemblea capitolina. I tempi cambiano, la tecnologia avanza e forse non siamo più al passo con i tempi per capire che oggi, dove da ogni parte si è risvegliato uno spasmodico amore per la natura, 123.000mc di cemento sono molto più “Ecocompatibili” di un parco pubblico.

Eppure nell’assemblea pubblica del 26 febbraio scorso nello stabile del parco, tutte le istituzioni erano nuovamente innamorate della natura (quella verde si intende, non quella che si impasta nella cazzuola), dove di fronte ad una più unica che rara rappresentanza di assessori, consiglieri e segretari di maggioranza e opposizione, i cittadini presenti hanno potuto assistere ad una sciorinata di autocompiacenze e ad un avvicendarsi di complimenti, quasi in un revival dall’impronta “figli dei fiori” dove il motto sembrava

essere quello del “peace and love”.

Terminata l’assemblea sembrerebbe però che ogni buon proposito sia stato dimenticato.

Ad aggravare la situazione del parco è entrato in gioco il Patto di Stabilità, la nuova manovra del governo Monti che congelerebbe i fondi destinati all’acquisizione.

Ma dopo l’approvazione della delibera è mai possibile che i fondi stanziati da anni vengano bloccati proprio ora?

Quanto veramente è incontrovertibile tale manovra?

A riprova del fatto che “a cantar vittoria prima del tempo si fa sempre male”, persino la Rai si è scomodata fino a via della Cellulosa per narrare in diretta le vicende del Parco nell’umida mattinata del 13 marzo scorso. Portavoce delle difficoltà e delle vittorie (all’epoca ottenute) è stato il programma mattiniero di “Buongiorno regione”, che in diretta ha mostrato ai cittadini del Lazio le immagini del Parco della Cellulosa, un area sostanzial-

mente sconosciuta a chi non vive nel quadrante di Roma NordOvest. La giornalista ha dato vita al collegamento con la notizia della imminente acquisizione, che col senno del poi, sembra essersi trasformato più in un nefasto maleficio, che in una proclamazione del successo tanto sudato. Successivamente ha passato il microfono ad alcuni rappresentanti delle istituzioni, del municipio, e a numerosi esponenti dei comitati e delle associazioni locali. Infine un accenno è stato fatto al problema dell’amianto presente nei fabbricati situati in prossimità degli “orti sociali”, ma che ad oggi non rappresenta un vero e proprio rischio per la salute, in quanto il processo di sgretolamento dato dal passare degli anni non ha ancora avuto inizio.

Nel frattempo, nella giornata del venticinque marzo scorso, si sono tenute le elezioni per le cariche amministrative all’interno del Comitato Promotore del Parco, a partecipazione esclusiva di chi era in regola con i pagamenti delle quote

di iscrizione, o di chi era iscritto anni prima ma non aveva regolarizzato la sua posizione, ponendo l’accento esclusivamente sulla quantità di denaro da versare, invece che sulla qualità dell’impegno impiegato all’interno del parco.

Così facendo, chi non frequentava il parco dal 2010 poteva risanare la sua posizione al momento delle votazioni e candidarsi alle elezioni di un comitato che non seguiva da due anni. Chi invece era iscritto da meno di sei mesi, non aveva diritto di parola. Senza che l’impegno impiegato al suo interno non fosse indice di meritevolezza, quale invece era la quantità di denaro versato. Senza considerare che la quota versata era intesa come imprescindibile se si voleva far parte di un comitato che occupa territori di proprietà di terzi. Torniamo ad occuparci del parco, lasciando soltanto l’impegno di ognuno come metro di giudizio per partecipare o meno alla gestione dell’area. Le quote lasciamole ai partiti.

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Energie Alternative: IL FOTOVOLTAICO

OCCHIO SUL QUARTIERE PRIMA

DOPO di Fabio Allegrini

Si sente spesso parlare di “energie alternative”, “green energy”, impianti solari, fotovoltaici, ma in sostanza di cosa si sta realmente parlando? Che cos’è e come funziona un impianto fotovoltaico?

Per impianto fotovoltaico si intende un'installazione in grado di produrre energia elettrica sfruttando la luce solare.

Tale struttura è composta da vari elementi di particolare importanza, tra cui troviamo i pannelli fotovoltaici, definiti anche “moduli”. Essi sono fissati ad una struttura di supporto (tetto/terrazzo) e rappresentano la parte più importante e visibile dell'impianto, in quanto la loro funzione è quella di catturare l'energia del Sole e trasformarla in energia elettrica.

Poi c’è l'Inverter il “cuore” dell’impianto, un dispositivo elettronico che si occupa di convertire la corrente continua prodotta dai pannelli, in corrente alternata. Infine i contatori che misurano la corrente immessa in rete ed il cablaggio

che collega tra loro i vari componenti.

Ma quanto dobbiamo spendere per averne uno a casa nostra?

E’ conveniente dal punto di vista economico?

Ovviamente un impianto fotovoltaico non è gratuito, come nessun tipo di lavoro che implichi una prestazione professionale. Esistono però incentivi statali che permettono di recuperare l’investimento.

In più l'impianto fotovoltaico permette di ridurre le emissioni di C02, nell’ordine di 350 kg di anidride carbonica in meno per ogni kilowatt di picco installato.

Entrando nello specifico dei prezzi si riscontra un range abbastanza largo, si va dai 2000 ai 5000 euro per kilowatt.

Come per tutto, naturalmente, il prezzo distingue le diverse qualità. Un impianto da 3 kWp, quindi, può costare in media circa 8.000 euro più IVA (in questo caso al 10%) ovvero circa 9000 euro .

E quanto rende un impianto fotovoltaico da 3 kWp? Il rendimento di un impianto

fotovoltaico va calcolato su un orizzonte temporale di medio periodo, anche se fin dal collegamento dell'impianto, per una famiglia standard con consumi pari a circa 120/130 euro ogni due mesi, la bolletta Enel/Acea viene quasi dimezzata.

Si avrà dunque, già dai primi mesi, un risparmio di circa 60 euro. E dopo qualche mese si inizia a percepire l'incentivo del Conto Energia pari a 0,252 €/kWh prodotto.

Ovvero in un anno si percepiscono quasi 950 euro (ipotizzando un impianto a Roma con buona esposizione) circa 80€ al mese, 70€ considerando 10€ di imprevisto mensile.

A questo punto abbiamo tutti i dati per fare una valutazione del rapporto benefici/costi di un impianto fotovoltaico.

Nei nostri 10 anni (si consideri che l’incentivo verrà percepito per tutti e 20 gli anni) abbiamo risparmiato in bolletta 60 euro al mese per 120 mesi, quindi 7200 Euro. Inoltre il contributo GSE ha prodotto circa 70 euro al mese, per 120 mesi sono 8400 Euro per un totale com-

plessivo, arrotondato per difetto, di circa 15.000 euro.

Dopo 10 anni quindi l'impianto è ripagato e si potrà godere dell'incentivo e del risparmio energetico per altri 10 anni.

L’impianto fotovoltaico quindi non è gratuito, ha un costo iniziale che viene incentivato, ma ha un costo.

Il conto risulterà differente se per l’investimento iniziale interviene un istituto di credito, poiché si dovrebbe considerare l' interesse per l'erogazione del finanziamento, quindi si allungano i tempi di recupero dell'impianto fotovoltaico.

In ogni caso, quando si sceglie di investire in un impianto fotovoltaico, valutare la qualità dei materiali e i tassi d'interesse di un eventuale finanziamento.

Tassi d'interesse non competitivi annullano i benefici dell'impianto.

Materiali di scarsa qualità non permettono invece di ottenere una produzione adeguata per il recupero.

Si ringrazia la Dott.ssa Valentina Moscatelli per la consulenza tecnica.

LA DEMOLIZIONE DEGLI SCHELETRI

A breve terminerà l’opera di abbattimento dei famosi scheletri di Via Casal del Marmo, che troneggiano nella zona da almeno un ventennio. Da più di un mese infatti la ditta "TRULLI-DEMOLIZIONI SPECIALI" si sta adoperando, per conto del proprietario del terreno, nella distruzione di una delle tante strutture abbandonate o mai finite che possiamo trovare nel nostro territorio. Da informazioni raccolte dalla nostra redazione, la ditta di demolizione si occuperà dei lavori fino al ripristino dello stato naturale del terreno e ad oggi non ci è però ancora dato sapere il destino di quella fetta di verde.

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TecnologicaMente

CONNETTIVITA’ ITALIA:

di Stefano Bastianelli

el recente pacchetto semplificazioni in discussione in questi giorni alla camera, il Governo intende, con altisonanti proclami, implementare l’uso della “banda larga” per comunicare obbligatoriamente con le Istituzioni, anche per l’ottenimento in tempo reale di certificati, cartelle mediche e quant’altro possa suggerire la fervida fantasia degli ideologi, che tanto bene fanno per il nostro vivere sociale. Peccato però che, con crescente distacco dalla realtà, nessuno di costoro, che evidentemente hanno un confortevole studio in centro città, rammenta il reale stato di degrado in cui versa il sistema di connessione ADSL in Italia, di cui fruiscono i singoli cittadini.

Vale la pena precisare, semmai per chi vive nella realtà ce ne fosse bisogno, che la connessione ad internet asimmetrica digitale, esiste in Italia dal 2000. Quali progressi abbia fatto la distribuzione sul territorio del servizio, è sotto gli occhi di molti, ovvero di quanti non sono rientrati nei canoni di profitto stimato di Telecom Italia.

Infatti, a differenza di quel che sogna il Legislatore, che eviden-

TRA SOGNO E REALTA’

temente non è consapevole del territorio in cui opera, una buona parte della popolazione che risiede in aree a minore densità abitativa, non è raggiunta da alcun servizio di connessione a banda larga, fatta eccezione per quello traballante delle chiavette (modem 3G) che sfrutta i ponti radio per la telefonia cellulare o di altri gestori locali che organizzano in proprio ponti radio con antenne riceventi autonome.

Telecom Italia, principessa solitaria in ambito europeo, detiene ancora il possesso esclusivo dell’ultimo miglio, ovvero di quella tratta in filo di rame che unisce ogni singolo utente alla centrale telefonica più vicina alla propria abitazione. Ovviamente tale arcaico protezionismo (concesso dallo stesso Legislatore che sogna il progresso), non genera una reale concorrenza tra i vari gestori che sono pur sempre costretti a noleggiare il doppino da Telecom per rivenderlo al proprio cliente, con vantaggi economici per quest’ultimo, tutti da dimostrare. La distribuzione tardiva rispetto al resto d’Europa, dell’ADSL, ha poi generato quello che può definirsi allo stato attuale, un servizio acerbo e disomogeneo che, tra l’altro, è ben lontano dagli standard delle compagnie d’oltralpe le quali garantiscono, come contratto di velocità minima in download, 16 Mb/s. contro i 7 Mb/s di base forniti in Italia (laddove il servizio sia

disponibile). In tal senso, è risibile l’offerta di Telecom che, con l’esborso di ulteriori 4€ in più al mese, eleverebbe la velocità in download sino a 10 Mb/s con l’illusione, per i meno smaliziati, di chissà quale progresso tecnologico… Ancor più grave, l’aspetto sociale della vicenda italiana che non considera internet come necessità irrinunciabile nella società odierna, ma lega unicamente il servizio al mero profitto.

Tecnicamente, infatti, l’utente finale non può essere più distante di circa 1500 metri dalla centrale telefonica che per la sua installazione ha per Telecom dei costi abbastanza alti e quindi non sempre rispondenti alle proprie logiche di mercato, laddove vi fossero pochi utenti collegati alla centrale stessa.

Internet, così come avviene negli altri paesi tecnologicamente maturi, è da equipararsi al servizio postale che deve per sua natura essere garantito ovunque e comunque.

L’applicazione delle tecnologie informatiche alla vita quotidiana, solo negli ultimi tempi in Italia si esplicita in qualche applicazione reale. Bill Gates (co-fondatore della Microsoft), già nel 1968 ideò un programma di gestione dei flussi autostradali che monitorava alcuni tratti di rete viaria sfruttando una rete telematica, che seppur meno evoluta rispetto alle attuali, era per il tempo un trend che a malapena il nostro bel paese si avvia a raggiungere solo in questi anni.

A tergo dei fatti, è da supporsi, re-

stino i detriti di provvedimenti quantomeno ambiziosi negli intenti. E’ infatti facile prevedere che a far le spese di idee prive di fondamenta tecnologiche, saranno, come al solito, i cittadini più sfortunati tra cui sicuramente le fasce deboli costituite da chi, per età o mancanza di mezzi, non ha accesso alla rete.

Con una prassi tutta italiana, spunterà l’aiuto benevolo di amici e parenti o magari di qualche traffichino pronto a spillar denaro, come già accaduto con l’introduzione dei decoder per la tv digitale terrestre.

La tecnologia, laddove non rappresenti un’applicazione ludica, deve portare l’utilizzatore, a traguardi utili.

Diversamente, è espressione di una sovrastruttura che grava come un orpello, più che come effettiva soluzione. Purtroppo molte sono le operazioni di facciata che nascondono sovente, oltre lo scopo palese, anche profitti per società che saranno chiamate a gestire il profilo dei servizi. Basti pensare allo scempio compiuto con la stampa delle innumerevoli “social card” che tanta modernità hanno voluto rappresentare a fronte di un sistema molto più semplice quale sarebbe potuta essere la rimessa diretta.

A suo tempo si pensò di consegnare “l’ oggetto” colorato e attraente senza alcun protocollo procedurale per la sua gestione ottimale. In molti ricorderanno le disfunzioni che hanno visto spesso

le carte non ricaricate e quindi prive di credito per gli ignari utenti. Quando però si tenta di estendere un “servizio” a procedure di più ampio respiro, quali quelle anagrafiche, di pari passo sarebbe da auspicare crescente prudenza, se non altro in considerazione del numero dei soggetti coinvolti e dell’irreversibilità dettata dall’impossibile ammissione di errore da parte del Legislatore.

Fino a quando, lecitamente ci si chiede, sarà possibile legiferare a scapito della comunità, ignorando, o meglio, fingendo di ignorare il reale stato delle cose? Una risposta in effetti è insita nella natura bonaria di chi troppo spesso si lascia abbagliare da abili giochi di specchi.

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I RIONI

di Martina Casadio

n una città famosa in tutto il mondo per essere sorta su sette colli, forse in pochi conoscono la storia della grande zona pianeggiante, compresa tra la grande ansa del Tevere e le alture di Campidoglio, Quirinale e Pincio, talmente anomala che sin dall’età regia fu l’unico luogo adatto agli addestramenti dell’esercito romano.

Stiamo parlando del Campo Marzio (dedicato per l’appunto a Marte, dio della guerra), un’area molto vasta che anticamente copriva quasi tutto quello che noi chiamiamo “centro di Roma” e che solo in minima parte corrisponde al IV Rione che oggi porta il suo nome.

Per farci un’idea delle dimensioni originali del Campo Marzio dovremmo addirittura inglobare sette o otto dei rioni attuali in un’enorme distesa che rappresenta quasi tutto il centro di Roma, in par-

ticolare Colonna, Ponte, Parione, Regola, Sant'Eustachio e Pigna. Dobbiamo perciò fare attenzione a non confondere il Rione moderno, nonostante sia il terzo per estensione dopo Monti e Trastevere, con la ben più vasta “platea tiberina” del Campo Marzio. E’ impossibile in queste poche righe descrivere l’importanza storica e urbanistica che questo rione rappre-

DI RO MA

senta per la città. Cercherò di partire dall’antico, raccontando che in questi luoghi Caio Giulio Cesare collocò i primi luoghi per le elezioni e i comizi elettorali, i Saepta Iulia, ma anche la Villa publica luogo fuori dai confini ufficiali della città dove si stabilivano i generali in attesa del trionfo. Essi non potevano oltrepassare i confini ufficiali della città come comandanti di un esercito.

Ironia della sorte proprio il Campo Marzio era stato pensato come probabile luogo l’assassinio del famoso console che invece avvenne nel Foro di Pompeo il 15 Marzo del 44 a. C., quando il Senato fu convocato per il giorno festivo delle Idi di marzo. Al Campo Marzio si lega anche il nome del primo imperatore di Roma, Ottaviano Augusto che nel 29 a.C., dopo aver conquistato l'Egitto e sconfitto Marco Antonio nella famosa battaglia di Azio, volle in questi luoghi il suo maestoso mausoleo a pianta circolare e nel 9 a. C. vi fu fatto innalzare in suo onore l’Ara Pacis Augustae, lo splendido altare costruito per celebrare il ritorno dalla spedizione pacificatrice di tre anni in Spagna e nella Gallia meridionale: «Quando tornai a Roma dalla Spagna e dalla Gallia [...] compiute felicemente le imprese in quelle provincie, il Senato decretò che per il mio ritorno si dovesse consacrare l'ara della Pace Augusta presso il Campo Marzio e dispose che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero un sacrificio annuale» (dalle Res Gestae Divi Augusti).

In epoca medioevale la zona del Campo Marzio divenne una delle più popolate di Roma. La scomparsa acquedotti portò molti cittadini a spostarsi vicino al fiume e il passaggio della Via papalis, il percorso della processione che conduceva il papa neo eletto da San Pietro alla residenza in San Giovanni in Laterano, faceva soggiornare moltissimi pellegrini stranieri. Il quartiere era poi attraversato dalla via Cassia, la strada consolare che collegava Roma con l’Italia settentrionale e il resto d'Europa e che, dopo essersi unita alla Flaminia, entrava in città attraverso la porta del Popolo confluendo nell'antica via Lata (attuale via del Corso).

Questo antico cardine per i traffici di tutta Roma rimane ancora oggi un fulcro importantissimo della città nonchè l’ingresso più bello al centro. La porta del Popolo apre lo sguardo su alcuni dei teatri più belli al mondo: pensiamo solo all’elegante affaccio del Pincio, alla settecentesca Piazza del Popolo o alla splendida scalinata di Piazza di Spagna.

In alto: Le mappe dei rioni Campo Marzio e Ponte con i monumenti più significativi.

A sinistra: Piazza del Popolo vista dal giardino del Pincio A destra:

L’

antico ponte che svetta con tre arcate e un robusto torrione nello stemma del V Rione di Roma risale al 139 d. C., quando l’imperatore Adriano lo volle per collegare in modo elegante e maestoso il suo mausoleo appena eretto alla zona del Campo Marzio. Da allora è rimasto uno dei cardini della città, spettatore silenzioso delle vicende che nei secoli trasformarono l’area compresa tra il Monte Giordano e la Basilica di San Pietro e che curiosamente si ripercossero anche sul suo nome. Sorto sull’antico pons Aelius (ponte Elio) divenne poi pons Hadriani (ponte di Adriano) dopo la costruzione del celebre monumento funebre. Assunse in epoca medioevale il soprannome di pons ruptus (ponte rotto) perché già nel IV secolo appariva diroccato e malconcio ma cambiò nuovamente appellativo quando cominciò ad essere utilizzato dai pellegrini che lo attraversavano per arrivare alla basilica di San Pietro, divenendo per tutti il pons Sancti Petri.

Finì per diventare definitivamente Ponte Sant’Angelo nel VI secolo, in seguito alla fortificazione costruita sopra il mausoleo di Adriano a protezione della città. Anche se da quel momento non cambiò più nome, continuòcomunque a far parlare di sé, spesso per episodi tutt’altro che felici. In epoca rinascimentale, precisamente durante il giubileo del 1450, molti pellegrini vi trovarono la morte per la rottura delle balaustre che non ressero la gran folla. Nel corso del XVI secolo, essendo divenuto uno dei luoghi dove il boia papale esercitava le sue funzioni, cominciarono ad esservi esposti i corpi e le teste mozzate dei condannanti a morte come monito per la popolazione.

Il seicento però lo consacrò come il più bel ponte di Roma con il bellissimo corteo di angeli voluti da papa Alessandro VII e disegnati dal suo artista prediletto, Gian Lorenzo Bernini, con in mano gli oggetti della passione di Cristo.

Ad essere davvero precisi dovremmo omettere quest’ultima parte del racconto: dal 1586 il Ponte Sant’Angelo, così come tutta la sponda destra del Tevere verso il Vaticano, non fece più parte di questo rione perchè incluso da papa Sisto V nel neo-istituito Borgo (XIV).

Lo stemma e il nome sembrano però nostalgicamente star lì a ricordare tutte le vicende che hanno legato a questi luoghi.

Proprio dal Cinquecento, anche prima dei cambiamenti di Sisto V, il rione vide molte trasformazioni urbanistiche. La pavimentazione delle strade che collegavano Campo Marzio e Ponte Sant’Angelo voluta da Sisto IV (1471-1484) fece

si che per tutto il secolo successivo furono costruite molte abitazioni ex novo.

Famiglie aristocratiche ma anche appartenenti alla nuova classe mercantile si avvalsero dei più importanti artisti giunti a Roma in quegli anni, soprattutto Raffaello e i suoi allievi, per affrescare le sale interne dei loro palazzi ma anche le facciate esterne. Queste decorazioni, purtroppo andate quasi totalmente perdute, divennero una caratteristica unica di questa zona di Roma. Il rione Ponte non possiede infatti siti famosissimi, sebbene il suo confine passi accanto a luoghi molto importanti, ma la sua particolarità è il poter passeggiare e perdersi nel labirinto di strade e di vicoli, tra le antiche case che hanno resistito al tempo e offrono oggi diversi scorci pittoreschi. Nonostante la costruzione dei muraglioni del Lungotevere e l’apertura del rumoroso e trafficato corso Vittorio

Emanuele non si è stravolto l’aspetto di una delle poche zone di Roma che ancora vivono di abitudini caratteristiche e quasi ferme nel passato. Nel rione Ponte è ancora possibile trovare attività artigiane perse nel tempo: dal robivecchi in via della Pace all’antiquario di via dei Coronari o al libraio di via del Governo Vecchio. Buona passeggiata!

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I Rioni di Roma

PASSEGGIARE PER CAMPO MARZIO E PONTE

Il PORTO SCOMPARSO

Iniziamo a conoscere il Campo Marzio da una prospettiva abbastanza insolita, partendo da un episodio del nostro passato più recente. Abbiamo assistito negli ultimi anni alla tanto discussa costruzione del Museo dell’Ara Pacis sul Lungotevere in Augusta.

Pensata per conservare uno dei reperti più antichi della città, la luminosa teca in ac-

Tevere, per pubblico beneficio ed ornamento, poiché serve di asilo alle barche che portano dall’Umbria e dalla Sabina, li viveri a cotesta città […]” e demolito agli inizi del novecento per far spazio alla costruzione dei muraglioni del Lungotevere in Augusta e al Ponte Cavour.

L’idea del pontefice Albani di costruire un porto interno più piccolo e distinto dal principale di Ripa Grande situato più a valle lungo il corso del fiume (nell’odierna zona di Trastevere) fu un’intel-

doppia S delle scale fu talmente innovativa che venne ripresa, quasi vent’anni dopo, da Francesco De Sanctis (1679 – 1731) nel suo progetto per la famosa scalinata di Trinità dei Monti, altro capolavoro architettonico settecentesco che Rione Campo Marzio possiede.

Lascio alle bellissime incisioni che Piranesi c molti altri artisti ci hanno fortunatamente lasciato, descrivere ciò che non sono riuscita a comunicare con le parole.

Forse adesso sorriderete ironicamente anche voi ogni volta che guarderete la bella teca di Meier, sentendo urlare allo scandalo, consapevoli forse che il vero scandalo sia stato privare Roma di quest’architettura unica al mondo.

Il “GhETTO DEGlI ARTISTI” E Il PAlAzzO DEI MOSTRI ciaio, vetro e travertino terminata dall’architetto statunitense Richard Meier nel 2006, è stata fin da sempre oggetto di accesi dibattiti, discussioni e polemiche.

Non voglio entrare nel merito delle numerose diatribe che sembrano aver trovato una tregua solo nel 2010, con l’abbattimento di un pezzo del cosiddetto “muro della discordia” che correva intorno all’edificio occludendo la visuale alla facciata della chiesa di San Rocco e alla piazza Augusto Imperatore.

Ciò che invece voglio raccontare e che mi diverte maggiormente nell’ascoltare le infinite battaglie verbali tra favorevoli e contrari, è l’accusa più frequente mossa contro questo progetto, colpevole, se-

ligente intuizione per un maggiore funzionamento della città.

Questo nuovo polo urbano avrebbe riqualificato il percorso viario e urbanistico della zona di Campo Marzio e alo stesso tempo creato un nuovo accesso “viafiume” alla città dalle regioni settentrionali. L’incarico fu assegnato nel 1703 al giovane Alessandro Specchi (1668 1729) che presto dimostrò di possedere grandi capacità, trovandosi a progettare un porto in una sottile e ripida lingua di sabbia che dalle preesistenti chiese di San Rocco e San Girolamo degli Schiavoni scendeva verso il fiume con un improvviso pendio.

Specchi progettò un bellissimo piazzale

condo molti, di non rapportarsi con il proprio contesto e di non favorire il dialogo tra la città e il suo fiume.

Mi viene da sorridere, ripeto, perché esattamente sotto il tanto incriminato museo di Meier è sepolto uno dei capolavori dell’architettura romana che già quattrocento anni fa aveva saputo creare un connubio perfetto con l’elemento naturale.

Sto parlando del Porto di Ripetta “fatto innalzare con saggia provvidenza”, riporta una cronaca del 1708, “da N.S. Clemente XI nel 1704 su l’amene rive del

ovale che si affacciava sul fiume da cui partivano una serie di rampe concave e convesse che gradualmente scendevano fino all’acqua quasi a stabilire tra città e fiume, tra acqua e pietra un rapporto di armonia e reciproca influenza.

La meraviglia si compiva anche nella scelta del materiale, le preziose lastre bianche di travertino cadute dal Colosseo e da altri monumenti antichi dopo il terremoto del 1703.

L’idea dell’elegante piazzetta semi-ellittica sporgente e della forma sinuosa a

Ripartiamo proprio dalla bellissima Scalinata di Trinità dei Monti che con i suoi 135 gradini e le sue 12 rampe unisce il colle Pincio a Piazza di Spagna, ma allo stesso tempo isola il cosiddetto “Ghetto degli Artisti” dalla parte più bassa del Campo Marzio che converge verso il Rione Colonna. Questa curiosa zona che trova il suo fulcro tra via Sistina e, per l’appunto, Via degli Artisti, dalla fine del Cinquecento agli inizi dell’Ottocento divenne un luogo d’ispirazione per moltissimi maestri italiani e stranieri.

Tanti furono gli artisti, soprattutto pittori, che dal Cinquecento giunsero nella nuova capitale delle arti, dove fervevano committenze pontificie e mecenatismo di alti prelati, che trovarono nella zona di Trinità dei Monti una dimora fissa.

Basti pensare a Claude Lorrain, Orazio Gentileschi o Salvator Rosa nel corso del seicento, Raphael Mengs e Jean Auguste Dominique Ingres nel settecento, o letterati inglesi come Stendahl, Keats e Shelley dopo la fondazione nel 1821 dell’Accademia Britannica.

La storia di Palazzo Zuccari (a molti noto come Palazzo dei Mostri) è da considerarsi uno degli esempi più significativi di questa tendenza. Chiamati tra il 1563 e il 1589 per completare un bellissimo ciclo di affreschi lasciato incompiuto da Perin del Vaga nella Cappella Massimo della Chiesa della Trinità dei Monti, i fratelli urbinati Taddeo e Federico Zuccari si innamorarono di questa zona di Roma al punto che Federico acquistò, nel 1590, un grande lotto di terreno per realizzare un vasto complesso composto da due edifici: l’abitazione e lo studio.

La prima casa era formata da una sala con attorno cinque stanze mentre la seconda casa, con ingresso su via Sistina, era fornita di uno scalone che consentiva l’accesso ai piani superiori, chiuso nei lavori del 1904.

Il palazzo divide, con una perfetta forma ad ipsilon, due importanti strade di Roma legate a due importanti pontefici di fine

cinquecento, via Sistina e via Gregoriana.

La prima, in un saliscendi continuo, collega oggi piazza Trinità dei Monti con piazza Barberini e appartiene al rione Campo Marzio fino all’incrocio con via Francesco Crispi, entrando dopo a far parte del Colonna fino a piazza Barberini.

Questa strada è solo un piccolo tratto della strada Felice, il grande asse viario di oltre due chilometri voluto da papa Sisto V (1585-1590), più volte ricordato nelle nostre passeggiate come colui che più di tutti cambiò il volto urbanistico della città alla fine del ‘500. Il pontefice desiderava in questo modo collegare il Pincio con la basilica di Santa Maria Maggiore, attraversando i monti di Roma. Questo lunghissimo rettifilo, chiamato con il nome di battesimo del papa, Felice Peretti, fu frazionato nel XVIII secolo assumendo nomi diversi.

Con intenti simili il papa precedente, Gregorio XIII Buoncompagni (15721585), in occasione del Giubileo del 1575, aveva fatto costruire via Gregoriana per congiungere la chiesa di Trinità dei Monti, costruita qualche decennio prima, e la sottostante città rinascimen-

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tale. Torniamo al nostro Federico Zuccari e al suo palazzo: arrivando dal lato di via Sistina, esattamente al numero 64, notiamo una sobria facciata in cui una targa del 1872 ricorda al pubblico: “ FEDERICO ZUCCARI / A DIMORA SUA E DEI SUOI / ACCADEMIA DELLE ARTI DEL DISEGNO / EDIFICO’ QUESTA CASA E DI SUE PITTURE ADORNO’ “.

Forse la moderazione di questa facciata fu voluta appositamente dallo Zuccari per evidenziare l’incredibile singolarità dell’altra. Tornando indietro di qualche passo e aggirando l’isolato vi troverete infatti sull’ingresso principale dell’edificio che si affaccia al numero 30 di via Gregoriana. Vi scoprirete di fronte ad una delle facciate più stravaganti di Roma, un’originalissima galleria di mascheroni e facce grottesche, le cui bocche spalancate foggiano il portone d’ingresso e le finestre laterali sulla falsa riga dei “mostri” di villa Orsini a Bomarzo (Viterbo).

Possiamo solo parzialmente immaginare le reazioni che suscitò questa costruzione agli occhi dei contemporanei del pittore: “Federico Zuccaro s’è imbarcato in un suo capriccio poetico essendosi posto a fabbricare un palazzotto in un sito stravagantissimo senza proposito al mondo!” scriveva in quegli anni l’ambasciatore di Urbino presso la Santa Sede.

Come hanno notato alcuni studiosi, forse l’ambasciatore si scandalizzava non tanto delle stravaganze del palazzo, quanto degli elevati costi dell’impresa. Anche gli interni furono completamente affrescati dall’artista, con soggetti molto vari che vanno da scene di vita dell’artista stesso e della sua famiglia ad episodi mitologici, filosofici o sacri.

Zuccari morì lasciando molti debiti e la vana speranza che nel palazzo si potesse un giorno creare un’accademia delle arti figurative: nel suo testamento, datato 12 ottobre 1603, diede disposizioni che l’intero edificio fosse lasciato all’Accademia di S. Luca e adibito a ricovero per artisti stranieri. La realizzazione di questa volontà venne in parte soddisfatta nel corso dei secoli: dopo essere passato per le mani di molti proprietari, tra cui la regina Maria Casimira di Polonia, che dal 1702 apportò alcuni cambiamenti architettonici, l’edificio fu poi acquistato da Alessandro Nazzari, che lo adibì a locanda per gli artisti. In un modo o nell’altro l’intento di far divenire il Palazzetto Zuccari

I Rioni di Roma

un polo culturale per artisti provenienti da tutta Europa venne perciò rispettato, se pensiamo che durante il Grand Tour vi soggiornarono artisti del calibro di Joshua Reynolds, Johann Winckelmann, Jacques-Louis David e che dal 1913 sarebbe divenuto sede della più importante biblioteca di storia dell’arte della capitale, la Biblioteca Hertziana.

Una piccola curiosità: lo stravagante palazzo colpì anche la fantasia dello scrittore Gabriele D’Annunzio che vi ambientò il suo romanzo più celebre, Il Piacere. Tra le sue sale inizia e si conclude la storia di Andrea Sperelli, ultimo rampollo di una famiglia nobile romana, e la sua amante Elena Muti.

cappella di Michelangiolo si discoprisse publicamente... alcuni profeti e sibille che nel vero delle sue cose è tenuta la migliore e, fra le tante belle, bellissima". Ed è un fatto che Michelangelo capì poi che Bramante "gli avesse fatto quel male per fare utile a Raffaello"!

Continuiamo a parlare di Raffaello e dei suoi allievi spostandoci di pochi passi in via della Maschera d'Oro numero 7. Alzando gli occhi non potrete non notare Palazzo Milesi. Si tratta di un edificio

delle Stampe a Roma: proprio grazie a questi disegni è stato possibile ricostruire l'intero apparato pittorico.

Nel 1576 al centro della facciata fu riprodotta da Cherubino Alberti una maschera dorata a graffito dipinto, sostenuta da un putto al centro di un festone, che poi dette il nome alla via sulla quale il palazzo sorge. Vorrei concludere questa bella passeggiata con un altra serie di affreschi cinquecenteschi conservati in questo Rione. Per far questo è necessario spo-

unico e inconfondibile che fu interamente rivestito, tra il 1526 e il 1527, di affreschi con scene mitologiche da Polidoro da Caravaggio, allievo di Raffaello giunto a Roma nel 1515, e Maturino da Firenze.

L’opera è ricordata dal Vasari come l’ultima eseguita a Roma prima della fuga di Polidoro, in seguito al Sacco di Roma dei Lanzichenecchi nel 1527.

Il proprietario del palazzo, Giovanni Antonio Milesi, conterraneo di Polidoro, gli commissionò la decorazione della facciata pochi anni prima del tragico evento che si abbatté sulla città.

Purtroppo quella che secondo Vasari era “opera che di bellezza e di copia non potria migliorare” andò velocemente deteriorandosi nel tempo, tanto che fino a qualche anno fa l’intera decorazione andò quasi totalmente perduti.

Fortunatamente oggi possiamo ammirare la straordinaria particolarità del palazzo grazie all'intervento di restauro che nel 2006 che ha restituito all'edificio la sua originaria bellezza. Sopra il portale d’in-

starci nei pressi di via Giulia, in via del Gonfalone. Troverete la chiesa sconsacrata dei Santi Pietro e Paolo, meglio conosciuta come Oratorio del Gonfalone.

La chiesa risale alla metà del XVI secol, costruita per ospitare l’oratorio dell’Arciconfraternità del Gonfalone, che aveva la sua sede nel palazzo adiacente.

Il termine “gonfalone” vuol dire stendardo, e deriva dall’abitudine, risalente al XIV secolo, dell confraternita di alzare la bandiera del papa (in quel momento ad Avignone) nelle sue processioni per ribadire la sua sovranità su Roma.

La bellezza di questo luogo, oggi sede del Coro Polifonico Romano, è senza dubbio il ciclo di 12 affreschi che con le Storie della Passione di Cristo eseguito tra il 1569 e 1576 quando era cardinale protettore dell'Oratorio Alessandro Farnese.

Vi lavorarono i maggiori rappresentanti del manierismo romano come Lucio Agresti, Raffeallino da Reggio, Federico Zuccari, Cesare Nebbia, Marcantonio dal Forno e Marco Pino, che riuscirono a

gresso vedrete una fascia a coloritura monocroma con la Storia di Niobe tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, al primo piano, fra le cinque finestre, vari personaggi storici, tra cui Catone Uticense, mentre al di sopra un altro fregio con vasi, trofei, scene di mitologia, di storia greca e romana, come il Ratto delle Sabine e le Leggi di Numa Pompilio. Altre figure erano tra le finestre del secondo e del terzo piano, come pure nel cortile.

Molti disegni delle scene mitologiche raffigurate sulla facciata sono conservati agli Uffizi di Firenze e al Gabinetto Nazionale

creare il primo esempio di elegante pittura ispirata agli ideali etici ed estetici della Controriforma.

Il RIONE AFFRESCATO

Forse non tutti sanno che la zona di Ponte è racchiude una quantità incredibile di affreschi cinquecenteschi. Questi tesori sono custoditi in piccole chiese, palazzi o addirittura sulle facciate di splendidi edifici da scovare tra le vie del Rione. Cercherò di partire dall’inizio, da uno degli angoli più suggestivi ed eleganti della città proprio al confine tra rione Ponte e Parione. Sto parlando della chiesa di Santa Maria della Pace voluta da papa Sisto IV nel 1473 portata avanti da ben cinque architetti illustrissimi nel giro di quasi duecento anni. Baccio Pontelli fece il progetto iniziale, Donato Bramante agli inizi del ‘500 organizzò l'impianto di tutto il convento con il famoso chiostro interno (oggi divenuto il Museo del Chiostro del Bramante), Antonio da Sangallo il giovane disegnò la bellissima cupola nel 1519, Carlo Maderno (1614) l’alto altare e Pietro da Cortona tra il 1656 e 1567 ultimò, per papa Alessandro VII Chigi, la bellissima facciata convessa, preceduta da un pronao semicircolare a colonne doriche binate. Non c’è da sorprendersi che proprio questo papa volesse a tutti i costi completare la chiesa. Al suo interno un suo antenato, il banchiere senese Agostino Chigi, uno dei maggiori mecenati del Rinascimento, nel 1514 commissionò a Raffaello Sanzio due affreschi per una cappella privata che rappresentassero Sibille (Cumana, Persica, Frigia e Tiburtina) e Profeti (David, Daniele, Abacuc e Giona), esempio di virtù e sapienza del passato.

Questa splendida decorazione, di cui abbiamo molti studi preparatori autografi dell’artista conservati al British e all’Ashmolean Museum di Oxford, non fu completata da Raffaello a causa della sua morte nel 1520. Fu Sebastiano del Piombo a completare le sibille e forse l’allievo Timoteo Viti a dipingere i quattro Profeti nella lunetta soprastante.

Un aneddoto molto divertente ce lo racconta Giorgio Vasari nelle sue famose Vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori (1568): Raffaello, durante un´assenza di Michelangelo, sarebbe stato fatto entrare di nascosto nella Cappella Sistina dal suo maestro Bramante "acciò che i modi di Michelangelo comprendere potesse". Così nella cappella Chigi Raffaello raffigurò "avanti che la

Nella pagina a fianco: In alto a sinistra: Vista del Museo dell’Ar a Pacis.

In basso a sinistra: Giovan Battista Piranesi, Veduta del Por to di Ripetta, 1751-1753.

In alto a destra: Esterno di Palazz o Zuc cari tra via Sistina e via Gregoriana.

In basso a destra: Porta d’ingresso di Palazzo Zucc ar i su via Gregoriana.

In questa pagina: A sinistra: Affreschi della Cappella Chigi in Santa Maria della Pace.

In alto: Facciata di Palazz o Milesi, particolare.

In basso: Interno dell’Oratorio del Gonfalone.

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I Rioni di Roma

CURIOSITA’ DAI RIONI CAMPO MARZIO E PONTE NOMI CURIOSI

e paragonabile ad una scimmia, i romani la ribattezzarono subito “er babbuino”, che divenne col tempo Via dell'Oca, vicino a Piazza del Popolo, era antica- il nome stesso della strada. mente detta via della Lavandare per i numerosi lavaMASTRO TITTA, “ER BOIA DE ROMA” toi pubblici, come testimonia una lapide nel cortile della chiesa di Santa Maria in Campo Marzio. La targa marmorea esorta le donne a lavare le proprie co- Ai visitatori e ai pellegrini che in gran numero conscienze come il bucato: "Le conscienzie monde aver venivano a Roma tra il XVI e XVIII secolo capitava curate / sì come i panni bianchi qui voi fate". Via Lec- frequentemente di assistere a punizioni corporali e ad cosa, posta tra il Lungotevere Marzio e via di Ripetta, esecuzioni capitali. ha invece origine dalle piene del Tevere: alcuni ricon- Gli strumenti del boia erano di solito collocati al centro delle principali piazze attirando spesso grandi folle: un’esecuzione era praticamente uno spettacolo popolare. Durante il Governo dello Stato Pontificio, i luoghi prescelti a Roma per le esecuzioni capitali erano tre: Piazza di Ponte Sant'Angelo, Piazza del Popolo e Via dei Cerchi. La popolazione accorreva numerosa e in genere il condannato arrivava sul luogo dell'esecuzione preceduto da un lungo corteo aperto.

Il più celebre esecutore di pene capitali dello Stato Pontificio fu Giovanni Battista Bugatti, detto Mastro Titta. Noto come "er Boja di Roma" lavorò per oltre sessant’anni , dal 1796 al 1864, eseguendo ben 516 "servizi" tra suppliziati e giustiziati.

Divenne un personaggio tanto famoso che il suo noducono il termine al fango che copriva la strada mignolo fu poi esteso anche ai suoi successori fino a quando il Tevere straripava (dal dialetto romanesco diventare direttamente sinonimo di boia. "leccosa" con "limacciosa"), altri invece allo stesso Egli era naturalmente mal visto dai suoi concittadini, tanto che gli era vietato recarsi nel centro della città Tevere la lambiva ("leccava") nelle piene.

Via del Corso, divisa oggi tra i rioni Campo Marzio, per ragioni legate alla sua sicurezza personale (da qui Trevi, Colonna e Pigna, anticamente Via Flaminia e il proverbio "Boia nun passa Ponte").

Via Lata, ricorda le corse dei cavalli berberi che qui Siccome a Roma le esecuzioni capitali pubbliche desi sono tenute dal Carnevale del 1466 fino al 1883 cretate in nome del papa-re, non avvenivano nel borgo quando un incidente mortale portò alla loro aboli- papalino ma nella parte centrale della città, il Bugatti zione. Si disputavano lungo il tratto compreso tra lo doveva in ogni caso attraversare Ponte Sant'Angelo scomparso Arco di Portogallo (via della Vite) fino a per andare a compiere i suoi servigi. piazza Venezia, e hanno portato all'affermazione del Questo fatto diede origine all'altro modo di dire ronome di via del Corso. Nel 1900 la via cambiò in mano "Mastro Titta passa ponte", per dire che era in Corso Umberto I dopo l'assassinio del sovrano, nel programma per la giornata l'esecuzione di una sen1944, divenne Corso del Popolo e due anni dopo tenza di morte.

Gioachino Belli nel 1830 ha dedicato il sonetto n. 68 venne reintrodotto quello che è il toponimo attuale. alla figura del boia. L'esecuzione in questione è quella di Antonio Camardella, colpevole dell'uccisione del “ER BABBUINO” canonico e socio in affari Donato Morgigni. L’impicVia del Babuino è la strada del “tridente” di piazza del cagione era avvenuta nel 1749, ben prima della nascita del Bugatti. Il boia viene però ugualmente Popolo che arriva fino a Piazza di Spagna.

Cambiò nella sua storia diversi nomi: nel XIV secolo, chiamato "Mastro Titta", tanta era la fama di cui già era divisa tra via dell’Orto di Napoli e via del Caval- ai tempi del Belli, il Bugatti, solo a metà della sua lunletto. Nel 1525, grazie ai lavori fatti eseguire da papa ghissima carriera, godeva nello Stato Pontificio.

Clemente VII, assunse un nuovo volto ed un nome Er ricordo

Er giorno che impiccorno Gammardella io m’ero propio allora accresimato.

Me pare mó, ch’er zàntolo a mmercato me pagò un zartapicchio1 e ’na sciammella.

Mi’ padre pijjò ppoi la carrettella, ma pprima vorze gode l’impiccato: e mme tieneva in arto inarberato discenno: «Va’ la forca cuant’è bbella!».

nuovo: via Clementina, in onore del pontefice e poi via Paolina, perché vi mise mano Paolo III nel 1540.

Nel 1571 fu installata con papa Pio V una nuova fontana per i cittadini nella quale venne posta la statua di un Sileno, divinità classica legata alle sorgenti ed alle fontane. Divenuta presto famosa per la sua bruttezza,

Tutt’a un tempo ar paziente Mastro Titta j’appoggiò un carcio in culo, e Ttata a mmene un schiaffone a la guancia de mandritta.

«Pijja», me disse, «e aricordete bbene che sta fine medema sce sta scritta pe mmill’antri 4 che ssò mmejjo de ten

FIAMMETTA, l’AMANTE DEI PORPORATI

Nella "contrada che si dice Immagine di Ponte [...] in mezzo alla via pubblica che si dice Retta", ossia via dei Coronari, svolgeva la sua professione Fiammetta Michaelis, la celebre cortigiana fiorentina che divenenne da subito la favorita del cardinale Iacopo Ammannati. Il loro idillio durò circa un anno e mezzo, fino alla morte del porporato nel 1479.

L’Ammannati lasciò tutti i suoi averi a Fiammetta ma la vicenda, alquanto scandalosa, portò papa Sisto IV a bloccare il testamento e a convocare un’apposita commissione che si esprimesse al riguardo.

La "damigella di singolare beltà", come la chiamò commissione stessa, alla fine ricevette solo parte del lascito non per aver offerto i suoi servigi al cardinale, ma "per amore di Dio e per provvederla di una dote".

La donna entrava così in possesso di ben quattro pro-

prietà immobiliari: una vigna dotata di casino presso la Porta Viridaria del Vaticano, una casa che doveva trovarsi nell’odierno vicolo di San Simone, un’altra in via dei Coronari 157 e, con tutta probabilità, quella che oggi viene chiamata la "Casa di Fiammetta", in via Acquasparta 16, ad angolo con la piazza intitolata alla cortigiana. La fama di Fiammetta crebbe con gli anni e nel 1493 divenne l´amante in carica di un altro cardinale, il famoso Cesare Borgia. Primogenito di Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI, divenne celebre per aver ottenuto dal padre-papa la dispensa dalla vita ecclesiastica e per aver ispirato a Machiavelli la figura del Principe.

Ancora cardinale, si narra che il Borgia aspettasse Fiammetta di notte nella vigna del Vaticano con la porpora e la spada, per difendersi da banditi ed eventuali spioni della sua tresca amorosa. La casa della famosa cortigiana è stata identificata nel delizioso edificio quattrocentesco posto ad angolo tra l’attuale piazza Fiammetta e via degli Acquasparta, a due piani, con altana, preceduta da un portico a due fornici sorretto da colonne e pilastri.

In alto a sinistra: Achille Pinelli, La r ipr esa dei berberi, 1832.

In basso a sinistra: La Fontana del Babu ino in Via del Babuino.

A destra: La “casa di Fiammetta” in Via Acquasparta.

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Dai Municipi XVIII e XIX

IL BICCHIERE MEZZO VUOTO Potati i rami di Via Selva Nera e riparata la buca di Via Selva Candida, ma altre buche e altri problemi restano senza risposta

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uesta volta non si potrà certo dire che non siamo stati ascoltati.

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Infatti, una parte delle segnalazioni pervenuteci all’indirizzo mail: redazione@ilpungolo.org e trasformate in articoli, sono state prese in considerazione dall’amministrazione pubblica e risolte.

I rami su Via di Selva Nera, dei quali avevamo richiesto la potatura con protocollo n. 66175/2011 sono stati potati ad inizio Febbraio (foto 1), la buca di Via di Selva Candida, richiesta invece con protocollo n.12233/2012 è stata riparata intorno al 20 di Febbraio (foto 2).

Per le altre problematiche (foto 3,4,5), data la loro persistente pendenza, siamo andati direttamente a chiedere spiegazioni all’Assessore ai LL.PP del Municipio XIX. La conversazione che ne è scaturita ha dell’incredibile.

Per prima cosa i nostri redattori hanno chiesto spiegazioni in merito alla situazione del ponticello del “Dazietto”, ma l’assessore non

sapeva proprio di cosa stessero parlando, al punto che ha dovuto telefonare per chiedere delucidazioni sul luogo esatto dell’intervento. In ogni caso non ci ha fornito maggiori informazioni in merito.

Per la questione delle buca su Via Norma Fratelli Parenti e delle altre voragini in zona Selva Candida, l’Assessore ci ha fornito una risposta che ha dell’incredibile e che, nella situazione politica attuale dovrebbe quantomeno far riflettere. Ci è stato consigliato di fare riferimento al politico di zona.

Imbarazzante.

Il cittadino si interfaccia con la massima istituzione territoriale competente e quest’ultima che fa, lo rimbalza ad un qualsiasi politico che non riveste nessun incarico istituzionale.

Per fare un esempio pratico, abbiamo inviato al Presidente del

Municipio XIX e al Comando dei Vigili Urbani dello stesso Municipio, in data 3 Ottobre 2011 e protocollata con n. 54463, una lettera per avere delucidazioni in merito ad una recinzione di territorio, urbanisticamente considerato area pubblica, secondo il Piano di Zona “B-16 -Via Gaverina”.

Nessuno ci ha ancora risposto.

Secondo la logica dell’Assessore dunque, abbiamo sbagliato ad inviare la lettera agli organi competenti? Avremmo dovuto rivolgerci direttamente “al politico di zona”?

Il Comitato di Quartiere N.A.R.N.O. che opera sul territorio da oltre vent’anni, si è sempre rapportato solo ed esclusivamente con gli organi istituzionali e con chi li rappresenta, nel pieno rispetto delle competenze.

Per questi motivi siamo ancora in attesa di una risposta ufficiale da parte delle istituzioni coinvolte nelle nostre istanze.

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Il Comitato continuerà nella sua pratica ontologica, senza ricorrere a sotterfugi o scorciatoie.

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Sport Locale

VOLA COME UNA FARFALLA di Alessandro Casale

“Vola come una farfalla, pungi come un'ape. Le tue mani non possono colpire ciò che i tuoi occhi non vedono, muoviti ragazzo, muoviti!”

E’ una delle frasi più famose di Muhammad Ali , il più grande pugile di ogni tempo, ed è anche la citazione preferita dei boxeur di oggi.

In queste parole può dirsi racchiusa l’essenza della boxe.

Il pugilato infatti richiede ai suoi praticanti non solo forza e potenza muscolare ma anche coraggio e intelligenza.

Il pugilato è uno degli sport più antichi che si conoscano. Nei graffiti preistorici risalenti al III millennio prima di Cristo e conservati presso il British Museum of London è facile riconoscere come pugili le figure di persone che combattono con i pugni chiusi. Addirittura Omero nell’Iliade parla di un combattiIn alto a destra una famosissima immagine di uno dei più grandi pugili di sempre, Muhammad Ali. Qui di fianco un’immagine su un vasellame antico, raffigurante due pugili.

PUNGI COME UN’APE

mento tra due uomini. Altre testimonianze collocano il pugilato come sport facente parte dei Giochi Olimpici dell’antichità sin dal 688 AC. Il pugilato, insieme alla corsa, alla lotta e all’uso delle armi, faceva parte dell’educazione di un giovane uomo nella Grecia antica.

I Greci consideravano la lotta con i pugni una disciplina completa ed ideale, attraverso la quale l’ uomo poteva sviluppare una mente vigile e reattiva ed un corpo sano e robusto.

Per quanto riguarda Roma, per capire cosa fosse il pugilato presso i Romani, è sufficiente osservare la statua di bronzo del "pugile" ritrovata a Roma in via IV novembre nel 1885 durante i lavori di ampliamento di una strada cittadina.

Oggi, il pugilato è ancora uno sport amatissimo, perché storicamente importante, ed anche perché è un mix di passione e

sudore, di fatica e di impegno.

La “nobile arte” è uno sport che fonde lealtà ed agonismo, ritmo, forza fisica, stile e rispetto, ed ha da sempre un fascino indiscusso. E’ una pratica sportiva che mette la persona a confronto con l’esperienza della forza e dell’aggressività, permettendo la scoperta dei limiti e del rispetto di sè stessi e dell’avversario grazie ad un sistema di regole condivise.

Per rendersi conto di cosa significhi davvero tutto ciò basta entrare in una palestra di pugilato.

Noi siamo andati in Via Gorlago, a Palmarola, dove da pochi mesi è nata la Extragym Combat, una palestra completamente dedicata agli sport da combattimento.

Appena si entra in questa enorme sala l’attenzione viene catalizzata da un ring posto proprio al centro e si capisce subito che non siamo in una delle solite “palestrucce di periferia”, finalmente un posto adatto ad una “nobile arte”.

Osservare gli atleti che si allenano trasmette emozione. In mezzo a loro il Maestro da indicazioni e segue ciascun allievo con attenzione. Il suo nome è Giancarlo RICCARDO, un nome noto agli appassionati. E’lui a spiegarci oggi cosa è il pugilato: “La Boxe è uno sport

completo, impegnativo sia sotto il profilo fisico che mentale ed emotivo. Ad un buon pugile si richiede velocità, agilità, forza e resistenza. L’allenamento prevede un intenso lavoro aerobico ed anaerobico, finalizzato allo sviluppo di resistenza e forza.

Inoltre, la boxe richiede soprattutto una notevole dose di coraggio e spirito di sopportazione necessaria ad affrontare il duro lavoro di allenamento e l’inevitabile dolore fisico durante gli incontri. Nel corso delle sedute di allenamento gli atleti vengono preparati sia mentalmente che fisicamente.

La risposta emotiva è fondamentale per un buon pugile. Nel quadrato del ring, incontri te stesso e affronti le tue paure ed i tuoi limiti attraverso l’incontro

con l’altro”.

Il 22 aprile proprio presso la Extragym Combat si svolgerà una importante manifestazione sportiva dedicata al pugilato. Nel corso della giornata si susseguiranno una serie di incontri dilettantistici con atleti provenienti da numerose scuole di boxe.

L’evento sarà aperto a tutti i simpatizzanti (maggiori informazioni su www.extragym.it – info@extragym.it).

L’organizzazione di questa giornata dedicata allo sport rappresenta ancora un passo avanti per la nostra zona che vede finalmente nascere anche un polo sportivo non calcistico.

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C.S.C: Memorial Augusto Pezone

S

di Francesco Lotrionte

i è conclusa l'avventura del Memorial Augusto Pezone con una splendida finale disputata nella serata di mercoledi 7 marzo.

La manifestazione, interamente svolta nell’efficiente e rinnovato centro sportivo casalotti, è stata dedicata ad una persona eccezionale scomparsa lo scorso ottobre, un vero e proprio punto di riferimento per casalotti.

Il torneo riservato alla categoria over 35 ha visto molti dei partecipanti trattenere a stento l’emozione, poichè ragazzi quando Augusto era gestore del circolo sportivo. Si può dire che siano stati quasi dei "figli" per lui.

Parlando con alcuni giocatori prima delle partite, i ricordi sono affiorati come se fosse passata una sola settimana.

Uno dei ricordi più ricorrenti è stata la macchinetta a tre ruote, con la quale Augusto era solito giungere di corsa al campo per aprire il circolo dei suoi ragazzi e l'incredibile cortesia che ha sempre mostrato verso chiunque, quando dietro al bancone del bar tra una battuta e l’altra serviva tutti con la sua gentilezza.

Alla consegna dei premi e delle varie coppe erano presenti i familiari, a partire dalle figlie Luigia e Gina e dai nipoti Cristian e Alessandro, visibilmente commossi e felicissimi che il loro nonno fosse ricordato dal proprio quartiere.

Inoltre da sottolineare la presenza di Bruno Fattibene , proprietario dell'impianto, che aveva fortemente voluto questa manifestazione per ricordare una persona che tanto aveva fatto per Casalotti e per i suoi ragazzi.

Passando alla parte giocata le partecipanti sono state 8 e l'avventura è partita dal mese

di dicembre. Le squadre si sono affrontate dandosi battaglia con grande sportività, senza mai trascendere, rispettando avversari e tutto il settore arbitrale, proprio ciò che auspicaper una vamo manifestazione di questo genere.

Ad aggiudicarsi la prima edizione e' stata la luna rossa di capitan Raimo, che nella serata finale ha avuto la meglio, ai calci di rigore sulla folgore di Zacchei.

Per il 3°-4° posto l'hanno invece spuntata gli antenati di Addesso per 4-1 sugli sfigatos di Cosmi.

Segnaliamo che l'organizzazione ha voluto creare come nei tornei assoluti anche molti premi individuali, quali la top

... In Breve IL PACCO VIVERI

five, vinta dai seguenti giocatori: Gulinelli (antenati), Anasetti (folgore), Fabi (sfigatos), Raimo (luna rossa) e Pappalardo (antenati). il titolo di capocannoniere è stato vinto da Sabatini (luna rossa) che nella regular season aveva messo a segno 35 goal.

Per ultimo ma non per impor-

tanza il titolo fair play è stato vinto dalla fotostudio d.m.

Il centro sportivo casalotti conta che il Memorial Pezone diventi un appuntamento annuale fisso per tutti e che questa sia l'occasione di riunire il quartiere per ricordare Augusto con gioia proprio come lui avrebbe voluto.

CAMPO DA BASKET PRONTO IN TRE MESI

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di Davide Liberatori

er chi non ne fosse al corrente, la nevicata straordinaria di poco più di un mese fa, oltre ai vari disagi che hanno attanagliato Roma per diversi giorni, ci ha lasciato in dote l’inagibilità del campo da basket del Centro Sportivo Selva Nera. La copertura del campo infatti, evidentemente non così solida da sfidare “condizioni atmosferiche particolari”, non ha retto al peso della neve caduta in quei giorni ed è collassata su se stessa.

Abbiamo deciso così di recarci direttamente presso la cappella “Madonna del Rosario” della chiesa dei Santi Martiri di Selva Candida per informarci sui tempi necessari per garantire nuovamente l’agibilità dell’im-

pianto.

“Entro tre mesi dovremmo farcela – ci ha confidato il parroco Don Gianni Garzia – Ci siamo già attivati per cercare di reperire i fondi necessari all’istallazione di una nuova copertura e siamo sicuri che grazie al contributo di generosi filantropi e alla bontà dei nostri parrocchiani potremmo consegnare il tutto in tempi brevi “.

Denari che Un’immagine del Campo da Basket, in sarebbero piazza Ines Bedeschi, stati imdopo la nevicata. mediatam e n t e disponibili se la struttura fosse stata assicurata.

In ogni caso monitoreremo costantemente l’avanzamento dei lavori.

Fa una certa impressione vedere una lunga fila di persone aspettare dietro un cancello parrocchiale dove e' affisso un cartello "Distribuzione pacchi viveri".

Persone, per lo piu' extra comunitarie, che aspettano impazienti l'apertura del cancello per poter usufruire di generi alimentari.

Ricorda il dopoguerra, i pacchi viveri degli americani. Siamo messi così male?

Sembra di sì. La crisi, la chiusura del credito bancario, la disoccupazione, l'aumento dei prezzi, tutto concorre ad aumentare le difficoltà delle persone.

Ci aggiungiamo le tasse, arrivate a percentuali stratosferiche, i crediti delle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione, il blocco dei salari e pensioni, insomma tutto conferma la crisi.

Il "pacco viveri" e' un emblema della attuale situazione al quale si aggiunge la disperazione di chi non ha più nulla e compie atti estremi.

Occorre porvi rimedio, ma buona parte della classe politica e' occupata a guardarsi l'ombelico, a tutelare le proprie posizioni di potere.

UOVO SODO E PATINA VERDE, E’ NOCIVO?

La patina grigio verdastra che si forme intorno al tuorlo delle uova sode significa che le uova sono andate a male? No, non e' cosi'. La colorazione e' causata da un composto chiamato solfuro di ferro (FeS) che si forma con una cottura prolungata. Il tuorlo contiene il ferro e l'albume lo zolfo.

Durante la cottura si libera lo zolfo che si combina con l'idrogeno contenuto nell'albume producendo acido solfidrico che interagisce con il ferro del tuorlo formando, appunto, il solfuro di ferro, che da' la caratteristica colorazione grigio verde.

La soluzione consiste nel limitare il tempo di cottura (8-10 minuti) e raffreddare immediatamente l'uovo, in questo modo si limita il rilascio di zolfo e la successiva combinazione con il ferro.

Ricordiamo che l'uovo sodo impiega circa due ore e mezza per essere digerito mentre per quello alla coque ci vuole molto meno, circa un'ora.

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I

Eventi &Cultura CHIUDONO I TEATRI, MANCANO I FONDI, MA LA CULTURA SI

di Federica Gualtieri

l 20 marzo su Il Secolo XIX.it Genova e La Repubblica Genova.it , è stato pubblicato un appello dei teatri sotto forma di lettera aperta firmata in primis dal Teatro della Tosse (insieme anche con l’Akropolis, il Cargo, l’Archivolto, l’Ortica, il Garage, i Teatri Possibili, il Festival Corpi Urbani, il Festival del Mediterraneo, il Festival della Poesia, il Gezmataz, il Genova Film Festival, il Festival Circumnavigando, il Suq e il Lunaria), in conseguenza della improrogabile decisione del Comune genovese di bloccare gli stanziamenti dopo la non approvazione del bilancio. La stragrande maggioranza delle manifestazioni culturali, dunque, non prenderà vita fino alla fine del 2012. Ma non è solo il Comune a tagliare i fondi: la Regione Liguria non ha predisposto al settore cultura neppure un euro.

“Dove c’è un teatro, un festival, un concerto, c’è vita, c’è commercio, c’è un argine al disagio (…).

La vivacità culturale di Genova è uno dei motivi per cui la si ama.

Ma a Genova da oggi è buio. Il bilancio non è approvato: le luci della città si spengono e i circa mille lavoratori dello spettacolo restano a spasso”, scrive la lettera. Se il bilancio non è approvato, non ci sono i bandi. I bandi sono finanziati dai soldi dei genovesi e si traducono in un ottimo rapporto costi/benefici:lo spettacolo a Genova si intreccia indissolubilmente con il mondo della scuola, il turismo, il commercio, il sociale.

Contro chi ha dichiarato che “con la cultura non si mangia”, spiacevole e infelicissima affermazione di uno dei nostri ministri, esistono delle indagini che l’Assessorato

alla Cultura del Comune ha condotto sui teatri e sui festival genovesi: non solo essi portano lavoro ed indotto, ma gli investimenti pubblici sul settore ritornano alla città incrementati.

Lo stesso Sole 24 Ore, così attento e vigile alla crescita economica, ha ripetutamente affermato in queste settimane che senza cultura, non c’è sviluppo.

Questione in parte analoga alla situazione di Genova, è stata, per esempio, per il teatro di Cintura del Lido di Ostia, Il Teatro del Lido, appunto, chiuso per decisione del Sindaco Alemanno, dietro una, forse, malcelata, scontata e banale scusa di opera di ristrutturazione. I lavori, infatti, non sono mai stati avviati e la stagione e l’attività di Teatro di Cintura non sono mai cominciate. Così iniziò l’occupazione del Teatro del Lido da parte di chi già ci lavorava e facente parte dell’associazione socio-culturale di Ostia Affabulazione, che si occupa di educazione e formazione del pubblico. Ciò che è successo al Teatro del Lido, è stato poi da esempio anche per il Valle Occupato di Roma.

Una domanda sorgerebbe spontanea: come mai in questa “era dei tagli”, si pensa a tagliare pesantemente proprio il settore culturale?

La categoria degli artisti è, purtroppo, al giorno d’oggi, la categoria meno organizzata, meno tutelata e meno corporativa. “Finora, ci sono stati favori ad personam: se conosci un politico, fai l’artista finché tale politico è in auge. Questo ha comportato che gli artisti non si siano organizzati in una categoria vera e propria. Il sindacato degli artisti è il più debole di tutti”. Queste le parole di un attivista del Valle Occupato. A comprova di ciò, ricordiamo che, per quanto riguarda il Decreto

AUTOGESTISCE

Regio del 1935, stabilito in epoca fascista in una tutt’altra Italia e che non riconosce gli artisti come lavoratori e quindi non aventi diritto alla disoccupazione, il sindacato è riuscito a reintegrare solo i tecnici ed macchinisti.

E’ in fase di preparazione una class action attraverso organi legali che riguarderà diversi lavoratori, data anche la situazione in corso della modifica del mercato del lavoro e ci saranno movimenti di mobilitazione che vedranno unite universalmente le categorie artistiche e non.

Intanto il Valle Occupato va avanti con la stesura del proprio statuto, perseguendo un percorso di costituzione della Fondazione con a base la nozione del Bene Comune, prescindendo dalla dicotomia del bene pubblico/privato, e restituendolo ai cittadini, senza nessuna imposizione che venga dall’alto. Non a caso pochi giorni fa la proposta del sindaco capitolino, che ha tenuto a far sapere che vorrebbe Giorgio Albertazzi come direttore artistico del Teatro, è caduta nel vuoto. Al Valle Occupato c’è tanta innovazione: si sperimentano soluzioni “ecologiche” per evitare gli sprechi, ottimizzare

le risorse. Una volta stabilita la Fondazione, che sta attendendo di raggiungere i 250 mila euro come capitale sociale e che è emblema di un percorso di lotta, ci saranno risorse ridistribuite con equità, senza più l’abnorme divario che esiste tra la star e l’attore con cui lavora. Questione, quest’ultima, ma non l’unica, che ha contribuito a nutrire il preconcetto (fondato in tanti casi, ma non tutti) secondo cui, all’interno della cultura esistono sprechi, eccedenze, somme altissime, sperperi. Discorso, però e come sappiamo tutti, estendibile anche ad altre sfere della nostra attuale realtà italiana.

Il Valle Occupato continua oggi ad essere simbolo della riappropriazione partecipata della cultura.

E’ un progetto che sa di incredibile e che riporta alla soggettivizzazione degli spazi da parte degli stessi fruitori.

Allora, se questa esigenza è partita da uno dei polmoni propulsori del centro capitolino, sulla scia anche del Teatro del Lido di Ostia del Minicipio XIII, perché non crearla anche all’interno delle periferie.

Una bella periferia come la nostra non ha nulla da meno rispetto a Tor Bella Monaca (Municipio

VIII) che ha il suo teatro. O anche, per esempio, rispetto al Municipio Roma VII, dove esiste dal 2007 il Teatro Biblioteca Quarticciolo.

Qui a Boccea, tra i confini di Casalotti-Selva Nera- Selva Candida, siamo quasi 50mila abitanti.

Non c’è un teatro attivo. L’Auditorium a Cornelia è trascurato, fatiscente. Chiuso. E le uniche biblioteche comunali sono a Monte Spaccato e a Prima Valle.

Un’associazione volontaria, intanto, ha aperto un cineforum all’interno del Parco della Cellulosa.

Perché, dunque, oltre a costruire palazzine e appartamenti in una Boccea che per indole è selvatica e sta correndo il rischio di snaturarsi, non si comincia a pensare oltre ad un miglioramento dell’urbanizzazione in generale - anche ad un luogo di cultura, di arte, di riappropriazione? Perché non provare a chiedere o, eventualmente, a dare un contributo soggettivo ad un centro culturale inteso come Bene Comune, come il Valle Occupato insegna? E insegna non solo a Roma, ma anche oltralpe. E quindi ancor di più tra i confini romani di Boccea- Casalotti- Selva Nera-Selva Candida.

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C

La Storia Del “Forno Saraceno”

di Antonio De Simoni

oloro che passano da Via Forno Saraceno a Via di Santa Gemma o a Piazza del Castello di Porcareccia, sono obbligati a fare una jimcana molto pericolosa.

Immerso fra gli alberi, nascosto da rovi e frammenti di rete metallica, proprio lì di fianco, c’è un piccolo rudere abbandonato, che in pochi sapranno essere proprio quel forno che diede il nome alla via.

Ma perché mai saraceno?

Per rispondere a questa curiosa domanda, bisogna ripercorrere la storia dei nostri luoghi, che per la prima volta è stata raccontata dal Parroco Don Berardino Mastroianni, esempio di umiltà ed amore per il prossimo.

Le nostre colline, fin dai tempi degli antichi romani, sono state abitate da nobili famiglie romane, consoli, senatori (lo dimostrano ad esempio i resti della Villa romana di Casalotti, quelli della Villa ritrovata verso la fine di Via di Casal Selce (ancora per gran parte nascosta), grandi incisioni in marmo rinvenute sulla Via Boccea e quantità indefinite di vasellame emerse durante i lavori per le nuove costruzioni).

Nell’846 Papa Sergio II chiamò a sé Guido I Duca di Spoleto per contrastare la minaccia dei Saraceni, che tra la notte del 24 Agosto erano giunti fino alla foce del Tevere, ad Ostia e con 75 navi armate e circa diecimila pirati attaccarono la cittadina ed il porto.

Durante la loro risalita passarono per San Paolo, per San Pietro e giunsero fino a Lorium, l’attuale Castel di Guido, dove si svolse una delle batta-

glie più importanti dell’epoca.

Guido I poteva contare su milizie francesi e spagnole, oltre a quelle autoctone, per un totale di circa 30.000 uomini. La superiorità numerica fu sufficiente per sbaragliare il nemico e riportare la pace.

Papa Sergio II fu talmente fiero della vittoria che donò al Duca di Spoleto tutto il territorio di Lorium, che all’epoca era abbastanza vasto, per intenderci i suoi confini comprendevano le attuali Casalotti, Ponte Galeria, Maccarese e Gianicolense.

Ed in onore di questo condottiero l’antica Lorium venne chiamata la Terra di Guido il Saraceno.

La mancanza di tutela delle strutture che hanno caratterizzato la storia del quartiere, vengono più facilmente accettate dalla cittadinanza quando quella storia non si conosce. Il

I

nostro augurio, con questo piccolo aneddoto, è quello di sollevare quel senso di appartenenza che induce automaticamente il rispetto.

Qui sopra il rudere del vecchio forno noto come “Forno Saraceno”

ESERCITAZIONE A NORMA PER LA “PAPASPED”

nostri lettori più attenti ricorderanno sicuramente l’articolo della scorsa edizione nel quale vi parlavamo della PAPASPED, lo stabilimento di stoccaggio di fitofarmaci e prodotti chimici sito in

Via Chivasso 258. L’occasione era stata la presentazione alle istituzioni e ai cittadini del piano di emergenza esterno.

Apprendiamo con soddisfazione che l’esercitazione di prova è stata svolta con successo lo scorso 1 marzo.

Dal documento che ci è stato inviato dalla stessa PAPASPED e firmato dal viceprefetto Antonio Tedeschi , si legge che: “La completa riuscita delle operazioni effettuate in occasione della simulazione d’incidente rilevante per sperimentare il piano di emergenza esterno aggiornato ed approvato da questa Prefettura ha confermato che […] non solo la Società in questione ha adempito con scrupolo a tutte le prescrizioni del caso, ma altresì

assistito nel miglior modo possibile gli Enti del soccorso”. Tutto quindi secondo i piani prestabiliti. In realtà qualche mese fa in merito a questa storia, la nostra redazione aveva provato a sollevare dubbi sullo stato della rete stradale circostante, assolutamente deficitaria (via Chivasso in primis) e secondo il nostro punto di vista, potenzialmente inadeguata per fronteggiare l’ipotesi di uno stato di emergenza. I dubbi ancora oggi sono costretti a rimanere tali visto l’assenza di interventi i tal senso da parte delle istituzioni. Rinnoviamo quindi il nostro appello: quanto tempo dovremmo ancora attendere per il necessario adeguamento del ponticello di via della Storta?

D. L.

... In Breve

PRIME 1500 FIRME CONTRO LA CHIUSURA DEI SERVIZI SANITARI NELLA CLINICA "SALUS INFIRMORUM"

Quartiere Ottavia, periferia nord di Roma – “Diciamo NO alla chiusura dei servizi sanitari pubblici nella Clinica Salus” – con queste parole, ieri sera, cittadini, associazioni del territorio, rappresentanti di organizzazioni sindacali e politiche, comitati di quartiere del quadrante Nordovest di Roma, dopo la raccolta di 1500 firme hanno dato vita ad un coordinamento per contrastare l’imminente pericolo dell’interruzione dei servizi sanitari presso l’unico presidio territoriale convenzionato con l'ospedale San Filippo Neri e per ribadire il loro NO all’ennesimo taglio di servizi socio-sanitari.

Il neonato coordinamento denuncia che la convenzione è scaduta dal 31 dicembre 2011 e che il direttore del San Filippo Neri Domenico Alessio, pur confermando la volontà di prorogare il rapporto convenzionale con la C. Salus Infirmorum ribadisce che “tale rapporto potrà essere prorogato o rinnovato esclusivamente previa autorizzazione della Regione Lazio” nella totale inerzia e indifferenza della stessa.

Il coordinamento organizzerà i cittadini, in particolare quelli che quotidianamente “vivono” grazie ai servizi presenti nella clinica Salus portando avanti iniziative di informazione e mobilitazione anche a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della struttura.

“Controlleremo e denunceremo pubblicamente l'operato e le responsabilità dei soggetti coinvolti, in particolare del management dell'ospedale San Filippo Neri e della Regione Lazio, nella figura della Presidente Polverini, invitando i cittadini a manifestare la loro contrarietà alla interruzione dei servizi sanitari ”.

Il Coordinamento per la Difesa e lo Sviluppo dei servizi sanitari della "salus infirmorum"

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20 Segue dalla prima pagina

tutte le pensioni superiori a 936 euro mensili, che hanno visto “congelato” il loro diritto alla rivalutazione annuale.

Diritto al quale il Governo si è guardato bene di far rinunciare ad esempio le società di gestione delle autostrade, che dal 1°Gennaio scorso hanno “adeguato” i pedaggi, o le società energetiche, che hanno subito seguito l’esempio delle prime.

IVA. Il decreto introduce l’incremento di due punti percentuali delle aliquote Iva del 21% e del 10% che passeranno, ad ottobre 2012, rispettivamente al 23% ed al 12%, e subiranno un ulteriore incremento dello 0,5% da gennaio 2014.

Il provvedimento causerà un incremento del prezzo finale dei beni, riducendo ulteriormente la domanda, a svantaggio di tutto il sistema economico.

Inoltre, considerando che sono ferme le rivalutazioni degli stipendi, come quelle

delle pensioni, provocherà un aumento netto di pari importo anche dell’inflazione.

ENERGIA. Il Governo ha rimodulato le aliquote di accisa sui carburanti. La giustificazione è talmente assurda che merita la citazione: ”La misura ha ripristinato in parte il peso del carico fiscale rispetto al prezzo di vendita dei carburanti stessi, notevolmente ridottosi negli anni a causa della dinamica del prezzo internazionale del petrolio”.

Tradotto in italiano significa il Governo stava incassando poco dalle tasse, rispetto all’aumento del prezzo del pee gli è sembrato trolio, doveroso aumentarle.

E non contenti di quanto scritto, i professori addobbano la giustificazione con il solito corollario ambientalista: ”La prospettiva è quella di promuovere anche attraverso la leva fiscale, i prodotti energetici che registrano un minore impatto sull’ambiente”. Salvo poi smentirsi solo 24 righe dopo, quando gli stessi professori dichiarano: “sono state

Economia & Società

prorogate per l’anno in corso le detrazioni d’imposta per il 55% per interventi di risparmio energetico, che scenderanno al 36% dal 2013”.

Ma non avevano appena detto che gli aumenti della benzina sarebbero serviti proprio per “un minore impatto sull’ambiente”?

Neanche una parola invece sul fatto che siamo l’unico Paese al mondo che impone l’Iva sulle accise, ovvero la tassa sulla tassa. Un fenomeno costoso quanto ridicolo.

Neanche una parola sull’impatto che l’aumento dei beni energetici, indispensabili per il nostro arretrato sistema dei trasporti, avrà su tutti i beni di consumo, di nuovo a danno della domanda e a svantaggio dell’intero sistema economico.

FISCO. Anche il sistema fiscale ha subito grandi cambiamenti. E’ stata reintrodotta l’ICI sulla prima casa, per la gioia di quegli stessi pensionati che hanno già visto ridursi il loro potere d’acquisto e per tutti coloro che hanno appena finito di pagare il mutuo.

I professori naturalmente ne hanno cambiato il nome, ribattezzandola IMU (Imposta Municipale Unica) e la loro giustificazione al provvedimento anche in questo caso è degna di nota: “La misura si è resa necessaria per superare l’anomalia presente nella legge delega sul federalismo fiscale che escludeva dalla tassazione la prima casa”.

In questo caso non c’è bisogno di traduzione, il testo è abbastanza eloquente.

Sono state esonerate le Fondazioni bancarie dal pagamento dell’IMU, “perché fanno beneficenza” e sono state vietate tutte le transazioni monetarie al di sopra dei 1000 Euro, così da obbligare chiunque ad avere un conto in banca sostenendo le più alte spese europee per il mantenimento del conto corrente.

Alla faccia di coloro i quali sospettavano che Monti fosse un “uomo delle banche” e tutelasse i loro interessi più di quelli della nazione.

Ma non si possono nutrire sospetti, non si devono nutrire sospetti.

Nutrire sospetti o dubbi o soltanto pensieri liberi in questo periodo di crisi è da sovversivi, da anarchici, da no-global, da black block.

In quest’epoca dichiarata libera vige più che mai il dogma.

E non il dogma tradizionale religioso, bensì quello liberale economico che al posto della trinità divina, pone la trinità della BCE; al posto dell’immacolata concezione della vergine, pone l’immacolata concezione dell’euro; al posto della transustazione del pane in carne e del vino in sangue, pone la transustazione della moneta in debito e dei cittadini sovrani in debitori; al posto dell’infallibilità del Papa, pone l’infallibilità del mercato.

Le università dispensano i sacramenti e la stampa servile sostituisce la vecchia inquisizione.

Se un reale cambiamento è in atto non mira certo ad “assicurare la stabilità finanziaria, la crescita e l’equità”, ma ha ben altro scopo e ben altra natura.

G. S.

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LA NOSTRA DISTRIBUZIONE http://www.ilpungolo.org Periodico di informazione bimestrale delle zone: Casalotti, Palmarola, Selva Candida, Selva Nera, Via Boccea, Casal Selce, La Storta, Castel di Guido.

Uno dei free press più antichi d’Italia, che non riceve e non ha mai ricevuto alcun finanziamento pubblico.

Il giornale che si occupa del tuo territorio da oltre vent’anni.

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Lettere alla Redazione SELVA CANDIDA DIMENTICATA

RingraziandoVi per tutte le voci che riuscite a materializzare in questo vortice di non curanza, vorrei esprimere tutto il mio rammarico (e credo di parlare a nome di tutti i residenti delle strade limitrofe di via Norma Fratelli Parenti, via Alberto Araldi, via Verginia Tonelli) dimenticati dal Municipio XIX. In questi giorni di emergenza neve, armati di pale, sale e tanta buona volontà abbiamo cercato di superare i disagi, speranzosi che prima o poi qualcuno si sarebbe ricordato di noi.

Dopo aver pazientemente atteso e sottolineo giustamente la pulizia delle strade principali, finalmente sabato c/o i locali della Farmacia La Fenice in occasione della giornata del farmaco ci è stato promesso da chi di competenza che nel pomeriggio sarebbero stati inviati i mezzi per liberare le strade da neve e ghiaccio. E’ una settimana che chi riesce ad uscire di casa senza scivolare sulla lastra di ghiaccio che si è formata lungo la discesa di via N. F. Parenti si muove a piedi. Nessuno si è visto.

Domenica mattina 12 febbraio: salto ad ostacoli e cercare di sopravvivere alle auto lungo la via di Selva Candida per recarsi in chiesa, il nostro gruppo scorge un caterpillar intento a pulire via Carmine Calò, strada ancora chiusa dove ancora non ci sono abitazioni. Gentilmente, chiediamo di dare priorità alle strade sopracitate, abitate e completamente invase da ghiaccio e neve.

Gli addetti rispondono che il Comune ha dato loro disposizioni di pulire quella determinata strada e che avremmo dovuto contattare il Municipio al telefono per richiedere l’intervento.

Dopo immediati contatti con il Comune che ci rimanda alla Protezione Civile la quale non riusciamo a contattare, esponiamo il nostro dissenso ai Carabinieri di Casalotti che molto gentilmente segnalano la difficoltà alla Protezione Civile direttamente.

A tutt’oggi nessuno si è visto e come sempre rimaniamo abbandonati a noi stessi, dove i servizi di qualsiasi natura, AMA – manutenzione strade e tutto ciò che spetta di diritto ai contribuenti del Comune di Roma, in riscontro di una tassa cioè “il pagamento di una somma di denaro, dovuta da un soggetto quale corrispettivo per la prestazione a suo favore di un servizio of-

ferto da parte di un ente pubblico” sono assenti. Ci sono strade (e non parlo del centro) che per il passaggio di “personaggi” hanno personale AMA che è stato impiegato a rompere il ghiaccio sui marciapiedi costantemente.

La Costituzione sancisce che la legge è uguale per tutti ma siamo giunti alla conclusione che esistono cittadini di serie A e quelli di serie B. Pertanto, vorremmo ricordare a tutti coloro appartenenti agli enti preposti di non ricordarsi di noi solamente in tempi di elezioni o quando è tempo di incassare tasse.

Distinti saluti.

Egregio/a cittadino/a,

la Sua rimostranza è più che legittima.

Dacchè non esiste alcuna discriminazione di prezzo tra le tasse versate da un contribuente residente ad es. in Via della Riserva Grande ed un altro residente in una delle vie da Lei citate, non può esistere una discriminazione di servizio.

Il nostro impegno è quello di occuparci del territorio e di sollecitare le istituzioni nel risolvere le problematiche che affliggono una periferia, la Nostra, stravolta dalla cementificazione sfrenata ed in attesa di servizi essenziali che latitano senza giusticazione alcuna.

Le comunico che la Sua mail, così come ce l'ha inviata, sarà inserita nella rubrica: "Lettere alla Redazione" della prossima edizione cartacea, mentre verrà utilizzata ed arricchita con elementi fotografici (qualora ne fosse in possesso La pregheremmo di fornircene) per un articolo sul web all'indirizzo www.ilpungolo.org.

La ringraziamo per averci contattato Cordiali saluti

IL PARCO TRA VIA DI CASALOTTI E VIA POLLETRARA

Salve, mi chiamo Gloria e sono una Vostra affezionata lettrice.

Ho letto nell'ultima edizione (n. 106) del Vs. interessantissimo periodico, che ci sono molti progetti pubblici e privati che dovrebbero essere realizzati nel nostro territorio. (pag. 6)

Abitando in via Polletrara, la mia attenzione è caduta sul punto n. 17 dell'elenco delle opere private con quasi 100.000 m3 di costruzioni!!!!

Ma il prato che si trova tra via di Casalotti e via Polletrara, non doveva diventare un parco?!?!

Grazie per le info che vorrete fornirmi in merito.

Continuate cosi'!!!!

Gloria Gentile Sig.ra Gloria,

purtroppo per Lei, l'attuale area compresa tra Via di Casalotti e Via di Polletrara, è destinata tramite l'art.11 della legge 493/93, ad area residenziale/commerciale. L'area verde collegata a questo articolo 11 si trova invece presso la piazza del Castello di Porcareccia, che prevede 4 ettari di verde pubblico attrezzato.

Sul prossimo numero del Pungolo cercheremo di proporre in modo più dettagliato quanto verrà realizzato su quell'area.

La ringraziamo per averci contattato Cordiali Saluti

IL PARCO PUBBLICO DI SELVA CANDIDA

Salve,

abito nel quartiere di selva candida, nelle nuove costruzioni vicino al supermercato Emi. Volevo sapere se il pungolo poteva porre l'attenzione sul nuovo parco che si sta realizzando proprio alle spalle di quelle abitazioni.

Quando ha nevicato sono andato a fare due passi all'interno del parco, questo risulta ancora chiuso e non consegnato, ho notato che nella parte più bassa del parco (vicino ingresso di via virginia tonelli) i confinanti hanno abusivamente occupato parte del parco per farsi un piccolo orticello privato.

Prima che questo parco faccia la fine di quello dietro via Gaverina, vi prego di fare un articolo in modo da rendere noto a tutto

il quartiere cosa sta succedendo e di fare pressione per quello che potete sull'amministrazione del XIX municipio affinchè aprano il parco.

Cordialmente

Gentile Sig. Angelo,

Angelo B.

Lo spazio verde a disposizione dei cittadini è poco, molto poco, e bisogna costantemente difenderlo dalla barbarie di chi non ha ancora compreso a fondo il significato della parola "pubblico".

La situazione di Via Gaverina ne è un esempio.

Ad ogni modo La invito a fornirci un Suo recapito telefonico, così da poter prendere un appuntamento con un nostro redattore per preparare un articolo su questa importantissima problematica.

In attesa di un Suo riscontro Le porgo Cordiali Saluti

IL CORAGGIO DI UN BAMBINO DI 8 ANNI

Salve,

invio questa mail per ringraziare mio figlio Chirstian di 8 anni per il coraggio dimostrato.

Il 14 marzo io ero ricoverata all'IDI per un intervento e per l'occasione Christian è rimasto in casa di mia madre, che abita in Via Baveno, quando all'improvviso è caduta sbattendo violentemente la testa e restando in terra in una pozza di sangue.

Lui , il piccolino, ha tentato di contattarci ma i cellulari non prendevano e cosi ha pensato bene di chiamare l'ambulanza.

Non so neanche come ha fatto a sapere il numero, ed ha aspettato 45minuti, che arrivassero i soccorsi, da solo, vicino a mia madre che era in terra.

Poi è arrivata l'ambulanza e la polizia e hanno soccorso mia madre che ora è ricoverata al gemelli, con 10 punti in testa.

Grazie a lui e al suo coraggio mia madre è sana e salva.

Marzia B.

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Servizi al Cittadino

PRESIDIO CASALOTTI Via Boccea n. 625

AMBULATORIO INFERMIERISTICO 06.68354550

• • • • • • • • • •

Prestazioni erogate:

Terapia iniettiva sottocutanea, intramuscolare e fleboclisi; Rilevazione e monitoraggio parametri fisiologici; Rilevazione glicemia capillare (one-touch); Medicazione semplice; Medicazione di ferite con punti di sutura e/o rimozione degli stessi; Gestione cateteri vescicali (sostituzione, lavaggio, educazione all’autocura); Terapia educazionale paziente con scompenso cardiaco cronico (PDTA Mar, Gio e Ven); Terapia educazionale al paziente in prevenzione per cardiopatia ischemica; Terapia educazionale del diabetico Orientamento all’accesso ed all’utilizzo dei Servizi Sanitari Pubblici.

Si ricorda a tutti i cittadini interessati alla

DONAZIONE DI SANGUE

che il giorno 19 Giugno 2012, dalle ore 7,30 alle ore 11,30 presso il COLLEGIO INTERNAZIONALE di TERRASANTA, in Via BOCCEA 590 sarà possibile effettuare la donazione (a digiuno) ISOLA ECOLOGICA Via Mattia Battistini:

I Cittadini potranno depositare: nei giorni feriali con orario: 7.00 - 12.00 e 14.00 - 19.00 nei giorni festivi con orario: 7.00 - 12.00

IL MATERIALE DEPOSITABILE COMPRENDE: ELETTRODOMESTICI, FRIGORIFERI, COMPUTER, TV, MATERIALE ELETTRONICO, MOBILI, BATTERIE, OLII ALIMENTARI, MATERASSI, RETI, ARREDI VARI IN LEGNO E METALLO, CALCINACCI E PIASTRELLE.

NUMERI UTILI

IL PUNGOLO, PERIODICO DEL COMITATO DI QUARTIERE: "NUOVE ALLEANZE ROMA NORD OVEST CASALOTTI - SELVA CANDIDA”

Sede Legale: Via Morsasco, 9 - 00166 Roma - Tel. e Fax 06.61565142

CARABINIERI

DIREZIONE AMMINISTRATIVA

Via Rimella n. 156, Tel/Fax: 0661565142

POLIZIA

VIGILI DEL FUOCO

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REG. TRIB. n° 451 del 18-07-1990 SITO INTERNET

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STAMPATO PRESSO LO STABILIMENTO TIPOGRAFICO “GRAFFIETTI STAMPATI”

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