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40 Lunedì 29 Dicembre 2008 il Domani

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SPECIALE ESPERTI L’ANGOLO DELL’ESPERTO La storia poca conosciuta del nostro territorio viene raccontata nella rubrica dell’urbanista Beniamino D’Errico

Catanzaro, sviluppo e trasformazione urbana Nei primi decenni del ‘900 Belle Epoque, Art Nouveau, Liberty nel capoluogo della nostra Regione “Belle Epoque, Art Nouveau, Liberty a Catanzaro. Trasformazioni urbane inizio XX secolo ” è l’argomento trattato, questa settimana, nella nuova rubrica curata dall’urbanista Beniamino D’Errico. Il nucleo urbano storico di Catanzaro subì all’inizio del ‘900 una notevole espansione fino a saturare quasi le maglie dell’ impianto urbanistico chiuso nei suoi confini naturali, in questo momento si aprì la polemica circa la direzione dove la nuova espansione urbana dovesse attuarsi. Alcuni politici che facevano parte del Consiglio Comunale propugnavano l'espansione verso mezzogiorno, nella zona interposta tra Sala e Bellavista, per avvicinare la città alla stazione ferroviaria ed alla zona industriale nella vallata della Fiumarella. Questa tesi era sostenuta da coloro che oltre alla tranvia funicolare (costruita nel 1906) che percorreva solo il centro della città, sostenevano la convenienza di un sistema di trasporto pubblico su binari che proseguisse fino alla Marina. Questa linea di trasporto avrebbe avuto la funzione di favorire la crescita urbana lungo tutto il pendio a sud delle colline di Catanzaro e nella vallata pianeggiante. Altri, invece, puntando sulla maggiore vicinanza al centro antico e alla maggiore salubrità del luogo, propugnavano l'espansione verso nord (sul monte Pezzano), oltre i precostituiti rioni Baracche e Baraccone, verso S. Leonardo. Non esistendo allora un piano regolatore sancito per legge, tale da consentire di escludere una delle due tesi, accadde che si venne formando a nord la via Indipendenza ed Osservanza con abitazioni signorili e borghesi, a sud il quartiere Fondachello, formato prevalentenlente da abitazioni per agricoltori provenienti delle piane malariche delle Valli Corace, Germaneto, Fiumarella, con ulteriori espansioni di quartieri popolari fino alla stazione ferroviaria di Sala. Nel 1909 però con l’esproprio e la lottizzazione del giardino Caizzi, dove sorse il Rione Milano, si consolidò la direttrice d’espansione a nord del centro storico con la costruzione di edifici di pregio espressione della classe agiata che viveva in città. La successiva decisione di costruire la stazione della linea ferroviaria Calabro-Lucana nel Rione Milano, la Costruzione del Palazzo di Giustizia, la realizzazione del Palazzo degli uffici tecnici del Ministero dei Lavori Pubblici, rafforzarono questa scelta di espansione della città, verso nord, oltre l’ antica Porta di Terra.Dopo la I Guerra Mondiale, la spinta venne ulteriormente potenziata con la scelta definitiva della zona di espansione di S. Leonardo, in cui il Comune costruiva alloggi di ogni tipo, anche popolare. Nell’intervallo durante le due guerre furono costruiti una serie di edifici pubblici: nel campo scolastico e culturale l’Istituto Magistrale De Nobili, le scuole elementari della Maddalena

L’urbanista Beniamino D’Errico

ed il Politeama Italia; nel campo degli edifici Amministrativi fu ampliato il Palazzo Municipale, il Riformatorio dei Minorenni; nel campo annonario il Mercato, il Mattatoio; nel campo sanitario il Dispensario antitubercolare, il Sanatorio Luigi Razza, oggi “Ciaccio”, il ricovero dei poveri; nel campo religioso l’Università Teologica di S. Pio X; nel campo militare la caserma Florestano Pepe e l’Ospedale Militare. Inoltre in questo periodo in città e nell’immediata periferia furono costruiti interessanti edifici privati di particolare pregio, a volte ricalcante modelli di epoca precedente di edilizia napoletana, in altri casi di stile eclettico e tardo liberty. Esempi importanti in città sono i palazzetti su via Crispi e via Milano con interessanti particolari decorativi, bassorilievi e cornicioni con motivi floreali, furono comunque costruiti edifici pubblici e culturali di stile liberty come la stazione del tram dell’attuale piazza Matteotti (in quel periodo denominata piazza Stocco), il cinema Masciari, l’Istituto Tecnico Industriale Statale “E.Scalfaro, il bar “Serrao” (oggi Imperiale) con disegni sul marmo della facciata con l’uso del ferro e vetro colorato tipico del periodo liberty, inoltre alcuni edifici dello stesso stile sono ancora visibili in città, disseminati sul corso Mazzini. In particolare è possibile ancora oggi apprezzare soprattutto le ville suburbane in stile liberty nella parte nord della città, nella zona dello stadio in via Fratelli Plutino villa Amena- Varcasia (progettata dall’arch. L. Corapi nel 1915). Mentre una delle ville suburbane novecentesche più belle è senz’altro Villa Bly che può definirsi un «gioiello» dell'architettura Liberty. Questa villa si trova a Pontegrande, in un quartiere periferico che i primi del ‘900 era poco più che un villaggio. La villa è una sintesi decorativa dell'Art Nouveau, di quello stile rivolto alla continua ricerca del «bello», dell'uso del vetro e del ferro, sia come elementi decorativi, sia come materiali costruttivi, e che troverà la sua fonte di ispirazione nella semplicità della natura. La Villa di proprietà del Commendatore Parlato e

della moglie Signora Bly venne costruita come residenza suburbana nei primi anni del novecento. Molto del materiale adoperato venne importato da Napoli (città natale del Commendatore).La Villa originariamente era circondata da un ampio parco, oggi scomparso, in cui i pini e le palme secolari rappresentavano i segni caratteristici che si ripetevano nell'edilizia suburbana del paesaggio agreste catanzarese. In passato intorno alla Villa vi era anche un'ampia area a destinazione agricola, con alberi di ulivo, frutteti e vigneti. La villa aveva all’origine una funzione residenziale e produttiva, infatti era dotata di una cantina e di un frantoio. Ha scritto a proposito G. Carpanzano (I luoghi della memoria, 1989) “Con la presenza di questa villa nel nostro territorio si riconferma una parte della nostra puntualità storica. Nonostante il ritardo italiano, si può con certezza affermare che il Liberty a Catanzaro è una testimonianza di raro effetto e di puntuale cultura, e l'iconografico messaggio leonino che ci ha portato a parafrasare l'ipotesi del riscontro con l'arte italiota, cosa non facile se teniamo conto che la città si trova in una particolare posizione geografica, economicamente periferica, e nonostante la fine dell'ottocento rappresentasse un momento di declino economico rispetto ai tempi fiorenti dell'arte della seta”. La città di Catanzaro in quei primi anni del XX secolo da tradizionale centro burocratico di servizi e di attività culturali universitarie, si riorganizza in funzione della nuova produzione industriale e delle nuove infrastrutture quali la ferrovia per lunghi percorsi e la tranvia funicolare per gli spostamenti nord-sud nella città storica (unica nel Mezzogiorno d’Italia). Questa città dalle nobili tradizioni ha camminato, fino alla prima metà del XX secolo, al passo con i tempi, accogliendo tempestivamente ogni segno di evoluzione, non solo nella vita politica ed amministrativa della regione, ma anche in quella intellettuale ed artistica. Questo senso estetico della città dei primi decenni del ‘900 è sinonimo di qualità urbana, di una città ancora vivibile a misura d’uomo e non di automobile come quella attuale. Il Liberty catanzarese anche se rappresenta un’esperienza definita di riporto o ritardataria rispetto a quelle europee scaturisce da una progettazione di qualità che contribuì a migliorare il senso estetico della città e assaporare le espressioni architettoniche più innovative dell’epoca. In quegli anni la popolazione era in crescita e la città si adeguava ai cambiamenti di inizio secolo e della prima rivoluzione industriale attraverso la realizzazione della tranvia urbana e il successivo collegamento con le stazioni ferroviarie di pianura (Sala e Lido) per i lunghi percorsi mentre, sul piano edilizio proponeva pochi ma buoni edifici di stile Li-

berty che si intonavano con il vecchio tessuto urbano. Questo stile liberty che si confonderà con fenomeni di moda di origine Belle Epoque delle prime avanguardie del Novecento e che legava la città al filo storico della sua evoluzione si è bruscamente spezzato nel dopoguerra quando Catanzaro è stata interessata da fenomeni speculativi generati dal boom edilizio della ricostruzione. La città così si è trasformata in estensione e in tutte le direzioni proponendo una “mobilità senza luo-

ghi” immensa e sparpagliata in periferie anonime, senza progetti di qualità o meglio nei progetti di edilizia realizzati (pubblico-privati) non c’era spazio per la città. Per ridare oggi, decoro, qualità estetica e funzionalità alla città di Catanzaro è necessario costruire delle “regole condivise” attraverso un Piano Strutturale Comunale che sia rispettoso della città antica e possa trasferire i valori storici anche alle periferie anonime e senza identità.

Alcune immagini di Catanzaro ad inizio del XX secolo. Un periodo di trasformazioni urbane e caratterizzato da vari stili quali Belle Epoque, Art Nouveau e Libery. Nella prima foto in alto Viale Rione Milano Nella seconda foto in alto il Tribunale. Nella terza foto, sempre in alto, lo sviluppo a nord di Via Indipendenza. Nella foto in basso a sinistra, il mercato abbattuto per far posto al nuovo teatro Politeama. Ed infine, nell’immagine a lato, Villa Bly: una foto del 1990.


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