il domani

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il Domani Venerdì 25 Febbraio 2011

D2 - LETTERE, RUBRICHE, INTERVENTI IL COMMENTO Sono stati tutti grandi amici del dittatore ...da parte del governo è vero che anche molti altri, come sostiene Menichini, in questi giorni sembrano scoprire, cadendo dalle nuvole, chi davvero è Muammar Gheddafi. E, in effetti, l’imbarazzo per la situazione libica è certamente anche dell’opposizione. Proprio il Pd infatti, salvo le eccezioni dei sei deputati radicali e quelle di altri due parlamentari, votò compatto a favore di quel trattato d’amicizia italo libico che oggi mostra quanto fosse inefficace. Se infatti si va a vedere quali erano i due punti salienti che, in nome della realpolitik, ispiravano quel trattato ci si rende conto del suo fallimento. Da un lato c’è l’immigrazione e la possibilità che la Libia potesse "controllare", con i metodi che sono poi quelli sotto gli occhi di tutti, i flussi migratori provenienti dall’Africa. Per questo aspetto, a chiarire il fallimento del trattato è sufficiente citare il Giornale , quotidiano non certo ostile al governo e che, martedì 23 febbraio, titolava in prima pagina "La Bomba" la

notizia che "300 mila clandestini" sarebbero ormai "alla porta". "Ma l’Unione europea dice: affari vostri". E in effetti anche la televisione continua a mostrare sbarchi di migranti a Lampedusa che continuano nonostante le avverse condizioni meteo. Ma se dal punto di vista dell’immigrazione è rilevabile il totale disastro di quel trattato, c’è da dire che anche dal punto di vista dell’altro aspetto che ispirò quel trattato d’amicizia, la questione energetico economica in cui la Libia doveva esserci strategica per l’approvvigionamento, è facile rilevare che i risultati non siano tanto migliori. L’aver favorito il "pazzo di Tripoli", come da tempo lo definisce la diplomazia

statunitense, non ci ha favorito neanche sotto questo aspetto. A dimostrazione di ciò valga il titolo di apertura de Il Sole 24 ore , che qualche giorno fa fotografa la questione così: "Eni chiude il gasdotto libico. Il petrolio balza a 108 dollari, cadono i listini". Questi i due cardini del trattato italo libico che, evidentemente, è così che sono ridotti. E anche se il Presidente del Consiglio ha evidentemente esagerato con l’accoglienza del colonnello, sarebbe assolutamente ingeneroso dare, dei rapporti dell’Italia con la Libia, tutte le responsabilità a Berlusconi. È evidente che non è così: quella dell’amicizia con il colonnello è una linea che Berlusconi ha seguito ma che perdura non solo dai

Quella dell’amicizia con il colonnello è una linea che Berlusconi ha seguito ma che perdura non solo dai governi di sinistra (Prodi e ancor prima quello D’Alema) che l’hanno preceduto

IL PARTITO DEI PENSIONATI

di Carlo Fatuzzo

Un impegno enorme per il nostro Paese La prevedibile ondata di immigrati provenienti dalle zone turbolente del Nord-Africa, pronta ad abbattersi sulle nostra coste meridionali, deve preoccupare seriamente. Affrontare questa emergenza è un impegno enorme per il nostro Paese e, in questo caso, è anche difficile, se non per casi specifici, operare respingimenti o espulsioni dal momento che si tratta, chiaramente, di profughi. Ma può l’Italia da sola affrontare questo problema gravissimo che deve essere un problema di tutta l’Europa e forse non solo dell’Ue, ma di tutto il continente? Non è credibile che l’Ue pretenda di scaricare sul nostro Paese l’enorme peso che questa situazione comporta l’Italia ha già affrontato tante emergenze immigrazione, ma mai di queste proporzioni. L’Europa dov’è? Il Ministro Frattini sta rappresentando le ragioni dell’Italia con dignità e fermezza e sarebbe giusto che sentisse la solidarietà di tutte le forze politiche del Paese, al di là degli schieramenti politici perché questa emergenza che si sta abbattendo sull’Italia, deve riguardare tutti perché coinvolge appieno l’Italia e le sue strutture che non possono reggere un simile afflusso, come pure non può da sola affrontare i problemi sociali connessi all’arrivo di tanti cittadini dai Paesi del Nord-Africa. Non si può parlare di Europa solo per imporre all’Italia restrizioni e regole che danneggiano il nostro mercato, la nostra produzione, i nostri interessi: l’Europa, se c’è, vi deve essere sempre, ed è più che logico che i 27 stati dell’Unione Europea si facciano carico, ognuno per la propria parte, di questa situazione che non può essere scaricata sulla sola Italia. Gli immigrati devono essere smistati nei vari Stati europei per poi essere eventualmente agevolati in ricongiungimenti familiari, nei casi in cui è possibile, con familiari presenti anche in Paesi extraeuropei.

governi di sinistra (Prodi e ancor prima quello D’Alema) che l’hanno preceduto. Le responsabilità di una miope realpolitik risalgono ai tempi della prima repubblica e sono da ascrivere non soltanto alla classe politica ma anche a quella dell’economia forte italiana che, col leader libico, ha fatto per anni lucrosi affari. A chiarire questo aspetto sono significative due interviste. La prima è quella che Romano Prodi ha rilasciato al Corriere della Sera quando la violenza delle repressioni è ormai evidente. Prodi non si pente: "L’ho sdoganato difronte all’Occidente e lo rifarei". L’altra intervista, pubblicata dallo stesso quotidiano, è invece a Cesare Romiti che, nella qualità di ad della Fiat, coi libici ebbe a che fare per la loro qualità di soci della Fiat. La politica d’amicizia è una storia molto lunga che passa per i monti della Sila e i cieli di Ustica. È la storia di due amici in cui uno, per anni, ha fatto finta di non vedere come l’altro trattava i suoi oppositori. È da ben 42 anni che il colonnello è al potere in Libia come dittatore assassino dei suoi oppositori ed è sempre da 42 anni che in Europa e in Italia si pratica quella politica del "non si vede, non si sente e non si parla" in nome di una realpolitik che non ha funzionato.

Negli anno ’70, a Roma e nelle nostre città, i killer di Gheddafi sono stati lasciati liberi di uccidere impunemente dissidenti libici e abbiamo lasciato che altri fossero rapiti. Imbarcati in bauli coperti dall’immunità diplomatica con destinazione Tripoli dove, ovviamente, non si sa più che fine abbiano fatto. Le uniche manifestazioni di protesta che allora si possono ricordare furono quelle dei Radicali di Pannella che, da sempre, si sono opposti al regime di Gheddafi. Loro ad obbedire all’infausto ordine democratico di votare quel trattato non ci pensarono neanche. Ma, ovviamente, di questa storia ne conoscono i dettagli soltanto gli ascoltatori di radio radicale. Per tutti gli altri la notizia che il servizio pubblico televisivo ha fornito è che l’unico ad aver votato contro quel trattato d’amicizia col rais sia stato l’UdC di Pier Ferdinando Casini.

Giuseppe Candido


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