I Grandi Vini Novembre/Dicembre 2018

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3


Piemo

Friuli Venezia Giulia

BOSIO FAMILY ESTATE

I MAGREDI S.r.l. | PAG. 37

Lazio

CONSOLI VINI S.R.L. | PAG. 26-27

4


Puglia

onte

SOCIETÀ AGRICOLA VITIVINICOLA D’AGOSTINO SRL | PAG. 43

ES SRL | PAG. 40-41

Piemonte

BOSIO FAMILY ESTATES SRL BELCOLLE | PAG. 40-41

Sicilia

PALMENTO COSTANZO | PAG. 45

5


6


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Anno XIV • Numero 105 • Novembre Dicembre 2018 www.igrandivini.com In copertina Francesco Mazzei

Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Traduzioni a cura di Tiziana Di Filippo, Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Luca Barbagli, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Carlotta Lettieri, Chiara Martinelli, Valentina Merolli, Giulia Montemaggi, Tommaso Nutarelli Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Account

Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Tiziana Di Filippo - t.difilippo@clustereditori.it Francesco Dotto - f.dotto@igrandivini.com Carlotta Lettieri - c.lettieri@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Montemaggi - g.montemaggi@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it

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9


Tra luci ed ombre,

a chi spetta dare la scossa?

10

+1,4% complessivo (con -1,9% per i vini fermi e +15% per le bollicine), in Germania caliamo del 4% complessivamente, in Svizzera dell’1% ed in Cina non cresciamo come da anni vorremmo, anche se riusciamo a fare meglio della Francia. In sostanza siamo ad un passo dalla recessione. I fattori positivi però non mancano e ci spingono al 2019 con alcune certezze fondamentali su cui fare leva, ma non troppo. Il boom delle bollicine sta proseguendo spedito, ancora una volta grazie al Prosecco. Con l’anno nuovo andrà a regime l’accordo di libero scambio con il Giappone, favorendo l’ulteriore crescita sul mercato nipponico, dove nell’ultimo anno i consumi complessivi di vino sono cresciuti di oltre il 10%. Inoltre, l’Italia è leader nel segmento delle nuove abitudini di consumo, dentro il quale stanno i vini biologici, biodinamici e naturali che, specie sui mercati emergenti del nord Europa, sono molto apprezzati. In questo contesto, Veronafiere ha annunciato lo stanziamento di ulteriori risorse economiche a favore del sostegno all’internazionalizzazione. Il lavoro di Vinitaly e Vinitaly International è fondamentale: non c’è poi da cercare chissà chi per lavorare in modo ancora più efficace. Non dobbiamo però trascurare i campanelli d’allarme che stanno suonando, già da un po’, a partire dal calo dei consumi dei nostri vini fermi che rappresentano il 70% dell’ export italiano. Inoltre, la Cina, dove i dati non sono completi visto lo stop alla diffusione da parte delle dogane a partire da marzo 2018, si registra una sorta di pausa di riflessione con una stagnazione in magazzino. Negli Usa

sta prendendo sempre più piede la passione per i rosati provenzali a discapito dei nostri Pinot Grigio. Il calo dei vini fermi è generalizzato anche in Germania, dove si stanno diffondendo i vini domestici e, inoltre, le nuove generazioni non sembrano così attratte dal vino come lo erano le precedenti. Infine la Gran Bretagna, alle prese con la faticosa Brexit, sta evidenziando un calo di consumi dei vini esportati, a causa del lievitare dei costi delle etichette. A Wine2Wine la filiera del vino è stata compatta nella domanda: Unione Italiana Vini, Federvini e Fivi hanno chiesto una promozione del nostro vino nel mondo più efficace e coordinata, appellandosi al Ministro delle Politiche Agricole e Turismo. Centinaio, dal canto suo, ha ammesso le difficoltà, limitandosi però a sollecitare la convocazione dell’ennesimo tavolo, al quale coinvolgere anche i colleghi allo Sviluppo Economico e agli Esteri, i quali sono deputati più di lui a prendere certe decisioni a favore di una promozione ed una comunicazione più strutturata. Il dubbio resta. Se il problema è ridurre gli interlocutori con i quali ci presentiamo nel mondo in modo disomogeneo, aggiungere posti a tavola servirà davvero o allungherà il coro di voci da sentire? Dopo 6 mesi di Governo gialloverde sembra prevalere ancora una preoccupante improvvisazione. Magari, invece, avrà il ministro Centinaio, ovvero che è possibile invertire la modalità di lettura del modello, puntando a rafforzare gli arrivi nel nostro Paese per rilanciare la destinazione Italia, specie in chiave enoturistica anche fuori stagione. Staremo a vedere. Buon 2019!•

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

I

l vino italiano cerca una scossa, all’insegna dell’armonizzazione per tornare ad una promozione più efficace sui mercati internazionali. Ma a chi spetti darla appare piuttosto incerto. Il 2018 si è chiuso con il confronto organizzato da Veronafiere e Vinitaly nell’ambito di “Wine2Wine” a Verona con l’emblematico titolo “Tutti per uno, nessuno per tutti”. E’ stata una due giorni utile per tracciare il bilancio finale dell’anno ed approfondire le tendenze del momento, a partire dalla sempre più forte ondata di digitalizzazione che si sta ampliando anche alla vigna con il diffondersi di termini quali internet of things o blockchain che presto diventeranno sempre più familiari. Il pane è stata però la dettagliata analisi sulle esportazioni, come al solito sviluppata a suon di preziose slides da Denis Pantini di Wine Monitor/ Nomisma. Le luci emerse dal rapporto sono che il tetto dei 6 miliardi di euro di export è stato sfondato. Quest’anno l’Italia raccoglierà circa 6,2 miliardi di euro, segnando un record storico per le vendite all’estero. Le ombre però ci sono, eccome. Il nostro trend è in rallentamento: nei mercati di riferimento storico stiamo frenando o, addirittura, arretrando soprattutto nei vini fermi. I consumi globali di vino, dopo un decennio a +10%, stanno scalando marce: nell’ultimo anno l’aumento è stato appena percepibile (+0,5%). Come Paese chiudiamo a +3,8% nell’export rispetto al 2017 mentre la Francia registra il +5%, con poco meno di 10 miliardi di euro complessivi in valore. Negli Stati Uniti, nostro mercato top, registriamo solo il


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22

DISTILLATI & CO. GUSTO & DINTORNI•IL RINASCIMENTO DELLA RISTORAZIONE ITALIANA

61 NEWS BIO & GREEN•LA RIBOLLA DI OSLAVIA VERSO LA DOCG?

SOMMARIO 6 10 12 16 18 20 22 24 26 28 30 33 34 36 37 38 39 40 42 43 44 45 46 47

12

L’EDITORIALE ULTIME DAL MONDO DEL VINO L’INCHIESTA•WINE E-COMMERCE FACCIA @ FACCIA CON...MATILDE POGGI LA POLITICA NEL VINO•ARMONIZZARE LA PROMOZIONE ALL’ESTERO PROFESSIONE VINO•SOMMELIER GUSTO & DINTORNI•IL RINASCIMENTO DELLA RISTORAZIONE ITALIANA SOCIAL WINE•LINKEDIN CONSOLI•ARTIGIANALE GRANDEZZA UN TOYBOY A LUZZANO IL NOVELLO IN CALABRIA WINE EXPERIENCE L’EXPORT DELL’ EMILIA ROMAGNA VOLA IN FRIULI NOVE AZIENDE FANNO SQUADRA PER IL PINOT NERO I MAGREDI: DAL 1968 CUSTODI DI VIGNA IL CONSORZIO DEL BAROLO BRUCIA TUTTI SUL TEMPO AUTOCHTONA 2018: VINCE IL TERROIR BOSIO FAMILY ESTATES, UN’AZIENDA DA TRE BICCHIERI MAURA GIGATTI: “IL PRIMITIVO VISTO DA ME” D’AGOSTINO•SAPORI E PROFUMI DELLA PUGLIA GIOVANI E VINO, L’EDUCAZIONE RIPARTE DALLA SICILIA L’ETNA DI PALMENTO COSTANZO FRANCESCO MAZZEI: MAREMMA, PRIMO DISTRETTO VITIVINICOLO SOSTENIBILE METINELLA•TRADIZIONE E MODERNITÀ A MONTEPULCIANO

48 VENDEMMIA TRENTINA? UVA SANA E MAGGIORE PRODUZIONE 50 DALL’UMBRIA, UN NUOVO INPUT ALLE STRADE DEL VINO 54 PELLICOLE DI GUSTO 55 DIAM BOUCHAGE: AD OGNI VINO IL SUO TAPPO 56 FOOD AND BEVERAGENDA 58 TENDENZE SPARKLING 60 DISTILLATI & CO. 61 NEWS BIO & GREEN•LA RIBOLLA DI OSLAVIA VERSO LA DOCG? 62 EXTRAVERGINE NEWS 63 LUPPOLO E DINTORNI•BIRRA E ANFORA: L’ANTICO CHE SA DI NUOVO 64 FIERE IN CALENDARIO 66 VIGNA & CANTINA•AD OGNI BOTTIGLIA IL SUO TAPPO 69 OZONO: LA SCELTA GREEN PER LA VIGNA E LA CANTINA 70 SUPERCAP NATURE•RICERCA E SVILUPPO IL CUORE DELL’AZIENDA 72 ARCO SPEDIZIONI, L’ECCELLENZA NEL TRASPORTO DEI VINI 74 “VERO” DI TAPÌ: QUANDO IL CLASSICO STRIZZA L’OCCHIO AL MODERNO 75 IL CATALOGO BRAND PROTECTION DI ARCONVERT 76 VINOLOK PRESENTA IL TAPPO PERSONALIZZATO 77 MULTIOSSIGEN•L’OZONO NELL’INDUSTRIA VITIVINICOLA 78 WINEPLANT•AZIENDA ALL’AVANGUARDIA 80 BELBO SUGHERI, QUALITÀ CERTIFICATA 81 ARRIZZA•A GUARANTEE OF QUALITY 82 NON IL SOLITO PACCO NATALIZIO CON SCOTTON


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

NOMINE

UN PRODUTTORE DI VINO ALLA GUIDA DI COLDIRETTI Il bresciano Ettore Prandini nuovo presidente. Internazionalizzazione e maggiore reddito per le imprese le parole chiave del mandato

libero scam-

federazioni

bio che non

provinciali e pro-

penalizzino

vinciali, 853 Uffici di

i nostri pro-

Zona e 4.143 sezio-

dotti a livello

ni comunali. Pran-

Un produttore di vino alla guida di

internazionale fino a una legge comu-

dini sarà affiancato

Coldiretti. E’ Ettore Prandini, titolare

nitaria per l’etichettatura d’origine che

dalla nuova giunta

della cantina Perla del Garda, il nuovo

garantisca vera trasparenza e libertà di

composta dai tre

presidente. “In un momento così im-

scelta ai consumatori”.

vice

portante con sfide e cambiamenti per

La Coldiretti, fondata nel 1944, con-

Nicola

Bertinelli

il nostro Paese, l’agroalimentare made

ta su 1,6 milioni di associati ed è una

(Emilia

Romagna)

in Italy rappresenta una certezza da

grande forza sociale che rappresenta

e David Granieri

cui partire per far crescere economia

la maggioranza assoluta delle imprese

(Lazio) e Gennaro

ed occupazione ma anche per tutelare

che operano nell’agricoltura italiana

Masiello

l’ambiente, il territorio e la sicurezza

che la rendono la più grande Organiz-

nia, anche lui pro-

dei cittadini – spiega il nuovo Presi-

zazione agricola italiana ed europea a

duttore di vino con

dente - gli agricoltori stanno facendo

cui fanno capo il 70% degli iscritti alle

la cantina Masiello

la loro parte ma possiamo e dobbiamo

Camere di Commercio tra le organizza-

1923) oltre che da

dare di più creando le condizioni per

zioni di rappresentanza. La Coldiretti è

Maria Letizia Gardoni (Marche), Fran-

giovane di sempre con un’età media

garantire reddito alle imprese, rilan-

anche la prima organizzazione agricola

cesco Ferreri (Sicilia, della cantina Valle

di 41 anni e 9 mesi, poco superiore a

ciando un sistema in grado di offrire

datoriale come numero di imprese che

dell’Acate), Daniele Salvagno (Veneto),

quella media dei presidenti delle Fe-

prezzi più giusti alla produzione, meno

assumono manodopera. La sua diffu-

Savino Muraglia (Puglia) e dall’ex pre-

derazioni Coldiretti sul territorio che è

burocrazia e maggiore competitività,

sione è capillare su tutto il territorio

sidente nazionale Roberto Moncalvo

di 43 anni e 10 mesi, anch’essa la più

a partire da una politica di accordi di

nazionale: 20 federazioni regionali, 95

(Piemonte). Si tratta della giunta più

bassa della storia.

FOCUS CLIMA

14

presidenti

(Campa-

viticoltura.

all’Australia, vedranno diminuire le

Alla tavola ro-

loro aree coltivabili dal 25% al 73%

tonda sono in-

entro il 2050, costringendo i viticoltori

tervenuti vari

a piantare nuovi vigneti in ecosistemi

interlocutori,

precedentemente indisturbati, a lati-

prendendo

tudini più alte o altitudini più elevate,

spunto dal ti-

eliminando le specie vegetali e animali

tolo “Il futuro

locali. “Per questo motivo – secondo il

del vino tra

prof. Kaser - la società dovrebbe cam-

cambiamenti

biare immediatamente le abitudini,

climatici, nuo-

altrimenti sarà il clima a cambiare la

Con oltre 11 mila presenze (+8,5% in

ve opportunità nella produzione e

società in modo drastico”. Tra i relatori

più rispetto al 2017) e tanta voglia di

aspettative dei consumatori”. Hanno

anche Matilde Poggi, presidentessa

crescere ulteriormente in futuro, la

partecipato Stevie Kim, Luca Gardini,

della Federazione dei Vignaioli indi-

27esima edizione del Merano Wine

Luciano Ferraro, Oscar Farinetti, Joe

pendenti, secondo cui la sostenibilità

Festival ha chiuso con grandi numeri

Bastianich, Luigi Moio, Matilde Poggi,

a tutto tondo fa coesistere la vigna con

e ambizioni. Uno dei temi chiave della

Walter Massa, Adua Villa, Luciano Pi-

altre specie vegetali. Intanto, l’appun-

rassegna è stato il clima. Ovvero l’an-

gnataro, Andrea Gori, e il climatologo

tamento con il Merano Wine Festival

damento meteorologico in atto che,

meranese professor Georg Kaser.

2019 è fissato per il 8-12 novembre

se non contrastato con azioni mirate

Quest’ultimo si è soffermato sulle tesi

2019.

a livello globale, rischia di determina-

scientifiche, secondo le quali, le regio-

Nel Faccia@Faccia di questo nume-

re ripercussioni sempre più pesanti

ni vinicole più importanti del mondo,

ro l’intervista di approfondimento su

sull’agricoltura, compresa ovviamente

dal Cile alla Toscana, dalla Borgogna

questo ed altri temi a Matilde Poggi.

la

IL METEO CHE PREOCCUPA, SEMPRE PIÙ, IL MONDO DEL VINO Alla 27^ edizione del Merano Wine Festival focus su uno dei temi del momento: il clima che cambia

inter-


Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

CONTEST

CONSORZIO TUTELA VINI VALPOLICELLA: AMBER RILL VINCE IL CONTEST DI NEW YORK La vincitrice potrà partecipare alla seconda edizione del “Valpolicella Education Program”

Si è concluso con la vittoria di

due premiati nel 2018 con i concor-

Amber Rill, Assistant Beverage

si di Londra e Vancouver, si è aggiu-

Director del wine bar Corkbuzz di

dicata l'accesso diretto alla seconda

New York, il contest organizzato

edizione del "Valpolicella Education

dal Consorzio Tutela Vini Valpoli-

Program" (Vep), piano di alta forma-

cella per la celebrazione dei suoi

zione sul territorio veneto. Un corso

50 anni. Di scena questa volta a

particolarmente ambito che, in pro-

New York, il concorso è finalizzato

gramma dal 29 al 31 gennaio, punta

a scovare nuovi talenti dalla voca-

a formare dei veri "Valpolicella Wine

zione enoica in tutto il mondo. La

Specialist", ambasciatori della deno-

vincitrice, che si aggiunge agli altri

minazione nel mondo. (g.m.)

ITALIA AL TOP

“TOP 10” WINE SPECTATOR: L’ITALIA GUIDA LA CLASSIFICA Sassicaia 2015 al primo posto della graduatoria del noto magazine statunitense

Un 2018 all’insegna dei riconoscimenti per l’Italia. Se, da una parte, infatti Wine Enthusiast incorona il Nizza Cipressi 2015 di Michele Chiarlo, dall’altra Wine Spectator sceglie per la sua “Top 100” il Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido. Dopo un quinto posto nel 1991, il vino creato dalla mano esperta del compianto Giacomo Tachis guida per la prima volta la classifica dei dieci vini eccellenti accompagnato da altre due etichette della Penisola: il Chianti Classico Riserva 2015 di Castello di Volpaia e l’Etna San Lorenzo 2016 di Tenuta delle Terre Nere di Marco de Grazia, rispettivamente alla terza e alla nona posizione. Con i tre italiani

campeggiano nella “Top 10” il Rioja 890 Gran Reserva Selección Especial 2005 di La Rioja Alta, al quarto posto, il bordolese Château Canon-La Gaffelière St.-Emilion 2015, al secondo, il Brut Champagne Dom Pérignon Legacy Edition 2008 al numero 5. A seguire, gli americani Chardonnay Carneros Larry Hyde & Sons 2016 di Aubert e il Pinot Noir Chehalem Mountains Dopp Creek di Colene Clemens, alla sesta e alla settima posizione. Chiudono la graduatoria lo Châteauneuf-duPape 2016 de Le Vieux Donjon ed il The Bedrock Heritage Sonoma Valley 2016 di Bedrock, ottavo e decimo. (g.m.)

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?

L’INCHIESTA WINE E-COMMERCE

di Elisa Berti e Carlotta Lettieri

Wine e-commerce: sì, ma non troppo

R

appresentano un numero tutt’altro che considerevole le cantine italiane che nel 2018 si affidano alle vendite online per smerciare il proprio vino. Poche, se si analizza il volume di vendite in toto, ma considerevoli se si calcola che, dal 2012 ad oggi, il volume di bottiglie vendute ha conosciuto un’impennata pari al 90%. Complici le grandi piattaforme di vendita che monopolizza-

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Crescono le grandi piattaforme, con uno stallo negli e-commerce personali delle cantine: ecco quanto e come si muove il mercato online del vino no il mercato online del vino a scapito degli e-commerce singoli di ciascuna cantina. Da considerare il fatto che la maggior parte delle aziende vinicole dispone di siti non

interattivi e con contenuti prevalentemente informativi sui prodotti. Significativo il dato emerso da un sondaggio di Wine2Wine che ha coinvolto 450 cantine

in tutta Italia: il 22% delle intervistate preferisce non investire in un proprio canale online, affidandosi a siti specializzati esternalizzando a portali dedicati oppure online shop. Cresce, contemporaneamente, la presenza delle stesse sui social che rappresentano, comunque, un ottimo aggancio per la vendita ponendosi come vero e proprio servizio di customer care. •


I NUMERI DEL VINO

Emanuele di Faustino, economista specializzato in market intelligence e consulenza economica nel settore Food & Wine.

In base alla recente analisi sviluppata da Wine Monitor Nomisma, quante bottiglie vengono annualmente vendute online? Circa 64 milioni di bottiglie

nel 2017 che, secondo una nostra proiezione, arriveranno ad essere 69 milioni alla fine di quest’anno. Poche se si calcola che rappresentano appena il 2% delle vendite totali (ma comunque il 4% del totale del retail), ma un numero considerevole se si paragonano alle vendite di nemmeno 6 anni fa, quando nel 2012 le bottiglie di vino veicolate dal web in Italia erano 33 milioni. Per un totale di quanti clienti?

Circa 5,4 milioni di acquirenti nel 2018 (+20% in più rispetto al 2016), tra i quali circa 500mila acquistano online almeno 1 volta al mese. Tra questi il 26% si avvale principalmente dell’utilizzo di siti specializzati nel wine e-commerce. Se tutto è così semplice, perché non tutte le cantine si affidano alle enoteche online? Il motivo principale è legato al prezzo. Molto spesso queste piattaforme praticano politiche di prezzo aggressive dando maggiore importanza ai volumi. Oltretutto, capita che a volte siano distributori ed altri intermediari (e non la cantina stessa) a collocare i vini

nell’online e quindi diviene complicato monitorare il prezzo e le vendite delle proprie referenze su tale canale. E fuori l’Italia, qual è l’approccio dei consumatori all’e-commerce? Nel Regno Unito, dove le vendite di vino online rappresentano quasi l’11% del totale retail, il 26% dei consumatori acquista tale prodotto proprio ricorrendo al web, percentuale che passa al 21% in Germania. Una quota maggiore si rileva invece negli Stati Uniti, ed in particolare in California, dove secondo una nostra indagine, il 32% dei consumatori di vino nel 2018 si è rivolta all’e-commerce per i propri acquisti di vino.

*Dati forniti da Nomisma- Wine Monitor

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NUOVE PIATTAFORME

Marino Di Goia, uno dei tre soci

fondatori di Mediaweb Group, azienda italiana che da oltre dieci anni si occupa di vendite online, prossima al lancio di vinopuro.com, nuova piattaforma di wine & spirits e-commerce. Perché affidarsi ad una piattaforma di vendite online quando ciascuna cantina può costruirsi un canale di vendita personale? Perché la piattaforma è luogo di incontro tra i produttori e appassionati di vino, che sfrutta tutti i vantaggi che il web offre, ovvero velocità e informazione, con la possibilità di consultare e acquistare da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, scegliendo tra le etichette di un vasto catalogo. Esistono dei rischi per il produttore che si affida ad una piattaforma? Se si fanno prevalere chiarezza e trasparenza no. E’ sempre opportuno che le aziende conoscano bene la piattaforma a cui si affidano e che la stessa mantenga un canale di comunicazione per il confronto su strategie commerciali e di marketing. L’e-commerce può influenzare la concorrenza con gli agenti? Dipende a chi si rivolge l’e-commerce. Qualora sia orientato prevalentemente al mercato consumer (come vinopuro.com), non credo che possa in alcun modo influenzare in maniera significativa le dinamiche di rappresentanza degli agenti. Cosa offre in più una piattaforma rispetto a un e-

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commerce creato e gestito direttamente da un’azienda vitivinicola? Le aziende vitivinicole nei loro ecommerce vendono, come ovvio, i loro prodotti. Oggi gli utenti sono abituati a scegliere e ad acquistare varie bottiglie e tipologie di vino in base alle proprie preferenze personali. Un e-commerce è focalizzato sull’ampiezza di catalogo e sulla disponibilità immediata dei prodotti, il che consente al cliente di fare ordini composti da più bottiglie diverse l’una dall’altra e senza alcuna limitazione.


E-COMMERCE A CONFRONTO

Marco Baccaglio, analista

finanziario dal 1996 e sommelier dal 2001 A partire da settembre 2006 cura un blog, inumeridelvino.it, in cui si occupa di statistiche pubbliche relative al mondo del vino, di risultati finanziari dei principali operatori e di tendenze di merFATTURATO

3nd- vino 75

cato. Ha analizzato i bilanci aziendali delle principali piattaforme di wine e-commerce confrontando i dati in termini di crescita di vendite e di margini di fatturato.

MAGAZZINO/VENDITE

GROSS MARGIN

MARGINE OPERATIVO

2016

2017

2016

2017

2016

2017

2016

2017

1443

2734

17%

20%

15%

25%

-35%

-30% 6%

callmewine

3459

3960

20%

20%

24%

24%

1%

clubwine soundtaste

2124

3596

26%

22%

15%

11%

1%

2%

designwine

654

608

45%

35%

51%

24%

-44%

-80%

svinando

994

958

6%

8%

35%

35%

1%

-1%

tannico

6814

10469

8%

10%

26%

28%

-16%

-17%

xtrawine

4274

4655

16%

16%

19%

13%

3%

1%

bernabeionline

2249

4344

0%

0%

28%

23%

2%

2%

Gross margin 2017 (orizzontale) rispetto a magazzino su vendite 2017 (verticale)

Vendite principali operatori internet italiani (Eur/1000)

40% Designwine (Vinitaly Wine Club)

35%

12000

Tannico

10000

Xtrawine

30%

8000

Barnabei online

25% ClubwineSoundtaste

6000

Callmewine

20%

ClubwineSoundtaste

4000

3ND (Vino75)

2000 0

Svinando 2014

2015

2016

2017

*Dati forniti da inumeridelvino.it (fonte: bilanci aziendali)

Cosa emerge da questa sua analisi? I bilanci 2017 dei principali operatori italiani di wine e-commerce di vino mettono in luce il solito “trade-off” tra crescita e margini. Ovvero per crescere tanto bisogna essere aggressivi ed investire molto; questo determina perdite significative. Detto in parole povere, significa che gli azionisti devono continuare a mettere soldi. Se gli azionisti sono disposti a farlo come nel caso di Tannico (alcuni dei suoi investitori sono private equity), allora c’è la possibilità di far crescere la quota di mercato,

creando un punto di riferimento e alla fine alzando i prezzi per avere margini migliori sullo stile di Amazon. Nel caso specifico di Tannico gli azionisti nel 2017 hanno contribuito per 4.8 milioni di euro, dopo i 2 milioni del 2016, finanziando completamente l’attività del leader italiano, che ha sfondato la soglia dei 10 milioni di fatturato. Nella medesima categoria del “perdo tanto ma cresco tanto” c’è anche Vino75 (che perde veramente molto nel 2017). Ci sono poi gli operatori “disciplinati” che per scelta o neces-

15%

Callmewine

3ND (Vino75)

Xtrawine

Tannico

10%

Svinando

5% 0% 10%

15%

20%

25%

sità devono stare in equilibrio: Xtrawine e Callmewine, nella nostra matrice. E infine ci sono due operatori che crescono tantissimo e non perdono, quindi da osservare per il futuro: Clubwine/Soundtaste e Bernabei online. A cosa è dovuto il calo di alcune di queste piattaforme? Innanzitutto sottolineiamo che non ci sono stati cali vertiginosi. Un paio di quelli recensiti hanno avuto leggeri cali di fatturato, certamente dipendenti da fattori specifici, visto che il mercato è in forte crescita. Qual è il modello che a parer suo potrebbe risultare vin-

30%

35%

40%

cente? Probabilmente vincerà chi ha un modello “leggero”. In altre parole, il modello stile enoteca, dove si tengono le bottiglie in magazzino per venderle, richiede un impegno insostenibile al crescere della dimensione. Penso che, come accade in altri settori come la moda, ci saranno nuovi modelli dove i magazzini saranno dislocati, i prodotti da vendere non saranno stati acquistati prima e via dicendo. Insomma un modello dove l’e-commerce rappresenta più un intermediario che non un vero e proprio negoziante. 19


di Giovanni Pellicci

MATILDE POGGI Presidente Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti

Bio o no, per il futuro del vino occorre un nuovo modello di viticoltura

Conversazione con Matilde Poggi, presidente di Fivi, sulla sostenibilità del vino e le sfide della viticoltura di domani

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l fattore sostenibilità è sempre più forte, per il mondo del vino e non solo. Adottare delle serie contromisure contro il cambiamento climatico in atto è una decisione non più rimandabile. Nel frattempo la consapevolezza del consumatore nel compiere certe scelte di acquisto è sempre più marcata a favore di vini, diciamo, eco-compatibili. In chiusura di questo 2018, abbiamo scelto in Matilde Poggi, presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, la protagonista della nostra conversazione sui temi di attualità del mondo del vino, con uno sguardo ovviamente rivolto al 2019 e alla nuove sfide all’orizzonte. @ La consapevolezza e la cultura su mondo dei vini biologici, naturali e biodinamici è sempre più forte in Italia. Di chi è il merito secondo lei? “Non c’è un attore unico della filiera cui si

renda questo merito. Molto va ai produttori che si sono impegnati da anni nel produrre vini con meno chimica e più vicini al loro territorio e anche dei consumatori che hanno dato loro fiducia e li hanno sostenuti in questo processo. In generale si può dire che nel mondo del cibo e del vino l’attenzione ad una maggiore naturalità e sostenibilità sta aumentando in modo molto evidente”. @ Come Fivi avete recentemente incontrato il Ministro delle Politiche Agrciole e del Turismo Gian Marco Centinaio sollevando numerose ed importanti questioni* sia per voi Vignaioli Indipendenti che per tutta la filiera del vino. Che impressione avete raccolto dall’incontro con il nuovo Ministro e quali aspettative avete sul suo programma di mandato? “L’impressione è stata buona perché il Ministro Centinaio si è dimostrato molto disponibile, ci ha ascoltato con interesse, prestando attenzione alle questioni che gli abbiamo presentato e alle argomentazioni che le supportano, dicendoci chiaramente che è sua ferma intenzione mettersi al lavoro su questi temi al più presto”. @ Nell’ultimo Merano Wine Festival uno dei tempi principali è stata la sostenibilità e la longevità del vino quale

nuova sfida per il settore. Quali dovranno essere secondo lei i requisiti indispensabili del vino del futuro? “Tra tutti i prodotti agricoli, il vino è quello in cui gli effetti del riscaldamento globale sono più percettibili. Si stanno sviluppando nuovi aromi nei vini e quindi il vino può essere comunicatore dei cambiamenti climatici. Occorre pensare ad una nuova viticoltura che si riappropri delle buone pratiche agronomiche che sono state in parte abbandonate per altre pratiche considerate economicamente più favorevoli. Pensare di valutare vitigni complementari, che una volta facevano parte delle nostre denominazioni, per esempio il Verdiso nel Prosecco, la Molinara nel Bardolino. E’ molto più facile che una complessità di vitigni, quali convivono nella stessa vigna, riescano a dare un vino che esprima più il territorio dell’annata. Occorre rivalutare anche i sistemi di allevamento dei nostri nonni: penso ora alla pergola che impegna più manodopera ma protegge il grappolo dall’esposizione ai raggi del sole e mantiene una acidità maggiore. Non praticare il diserbo che aumenta lo stress idrico della pianta ma tornare a lavorare il terreno. Certamente dobbiamo pensare ad una maggiore sostenibilità della viticoltura che va al di là dell’essere biolo-

* La FIVI ha sottoposto al Ministro le più urgenti questioni di cui si si sta occupando: - la proposta europea di riduzione dei limiti di utilizzo del rame, che rischia di essere fortemente penalizzante per la viticoltura biologica italiana. - l’attuale regolamentazione del sistema di voto e di rappresentanza nei consorzi di tutela delle denominazioni di origine, all’interno dei quali si verificano situazioni di concentrazione del potere decisionale che possono penalizzare la partecipazione più ampia da parte degli attori delle filiere vitivinicole e segnatamente dei viticoltori. - il cumulo di cariche che possono oggi verificarsi tra lo svolgimento del ruolo di amministratore di un consorzio di tutela e il medesimo ruolo ricoperto negli organismi di controllo deputati a svolgere l’attività nei confronti e a tutela delle denominazioni di origine.

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gici o meno. Va perseguita una sostenibilità a tutto tondo che comporta anche il rispetto delle altre colture, non pretendendo di invadere ogni fazzoletto di terra con la coltura della vite. La vigna per essere sostenibile va inserita in un ambiente che abbia diversità e non monocoltura. Va coltivata anche la varietà delle specie vegetative vicino con cui la vigna vive in equilibrio. Vanno mantenuti i boschi che circondano le vigne e il vignaiolo lo sa e li tiene puliti. Il bosco ha un grande ruolo di mitigazione delle alte temperature estive. Per noi vignaioli questi temi sono fondamentali, la vigna è il nostro patrimonio”. @ Assoenologi nel tracciare il bilancio definitivo della vendemmia 2018 ha lanciato l’allarme sulla tendenza al forte ribasso dei prezzi delle uve. Come Fivi siete preoccupati? “C’è preoccupazione perché si rischia di compromettere tutto il settore. Abbassare i prezzi dell’uva vuol dire spingere chi produce per vendere a una produzione massiva, che darà un vino industriale, chimico, banale. Così prodotto per poter contenere i costi. Le aziende che aderiscono a Fivi sono tutte di medie e piccole dimensioni, spesso a conduzione familiare, che seguono l’intera filiera produttiva e quindi le uve non hanno necessità di venderle, ma le lavorano direttamente, riuscendo così a garantire una produzione di qualità e di territorio, anche se questo porterà sicuramente a una differenziazione dei prezzi rispetto ai vini standardizzati”.

@ Il neo Presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini (produttore di vino) ha fissato, tra gli obiettivi del suo mandato, la volontà di lavorare per rivedere i criteri dell’internazionalizzazione del vino, premiando anche il lavoro delle piccole aziende e dando loro maggiori chance di penetrazione sui mercati esteri, compresi quelli nuovi. Pensa che questa operazione sia tecnicamente possibile e se si come? “Sicuramente i mercati esteri sono un canale di vendita molto importante anche per i piccoli produttori, che spesso rappresentano i vertici qualitativi delle denominazioni. I fondi Ocm sono strumenti molto utili per aiutare l’internazionalizzazione. Occorre però che venga semplificata la loro gestione e che non si mettano dei tetti di spesa minima, che spesso impediscono ai piccoli di accedere ai bandi comunicari. Per quanto riguarda poi la vendita ai privati nel mercato unico europeo, da diversi anni che Fivi, attraverso la Cevi, la Confederazione europea dei Vignaioli Indipendenti chiede strumenti per poter semplificare queste vendite, per i piccoli produttori sempre più importanti”. @ Fine anno e tempo di bilanci. Per Fivi qual è il risultato più importante raggiunto nel corso del 2018 e quale nuovo grande obiettivo vi ponete per il 2019? “La federazione sta crescendo e questo ci fa pensare che siamo sulla strada giusta. Più che al passato vorrei guardare al futuro e alla nostra richiesta alla politica di cambia-

re la governance dei Consorzi. Sono troppo importanti per il sistema vino italiano e non ci possiamo permettere che alcuni soggetti della filiera non si sentano rappresentati”. •

La Fivi, nata il 17 luglio 2008, conta oggi circa 1.200 produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 11.000 ettari di vigneto, per una media di quasi 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 80 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 280 milioni di euro. Gli 11.000 ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico/ biodinamico e per il 49 % secondo i principi della lotta integrata.

MATILDE POGGI

Matilde Poggi è nata nel 1962 a Verona, terza di sei fratelli. Ha tre figlie. È vignaiola dal 1984, quando decise di prendere in mano l’azienda del padre, nell›area DOC Bardolino, che prima conferiva le uve ad un›altra cantina. Durante questi trent’anni ha imparato a conoscere le uve autoctone, Corvina, Rondinella e Garganega, con l’obiettivo di fare vini molto personali e con un forte legame col territorio in cui sono prodotti. L’azienda ha attualmente 28 ettari di vigneto. Socia della FIVI dal 2008, è in consiglio dal 2010, prima con la carica di Vicepresidente, quindi dal 2013 con quella di Presidente. Dall’aprile 2015 è Vicepresidente di CEVI, la Confederazione europea dei vignaioli indipendenti.

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Armonizzare

di Giovanni Pellicci

la promozione all’estero per sostenere l’export del vino nel mondo

La richiesta dei protagonisti della filiera è chiara. Il Ministero prende tempo e convoca un tavolo. Ma intanto le esportazioni sui mercati chiave continuano a frenare

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ome scritto nell’ Editoriale di questo numero la domanda di fine anno è quanto mai chiara. Il mondo del vino italiano chiede di armonizzare la promozione all’estero per dare più luci che ombre ai dati sull’export. “Il 2018 del vino italiano – ha detto Denis Pantini dell’Osservatorio Wine Monitor di Nosmisma – si chiude sfondando la soglia record dei 6 miliardi di euro di esportazioni. I nostri mercati di riferimento, specie per i vini fermi, sono però statici e altrove non cresciamo come auspicato. Per fortuna, grazie al trend ancora in corso sugli sparkling wines, il bilancio è comunque positivo ma occorre riflettere”. Come? A dare suggerimenti utili sono stati i principali attori della filiera vitivinicola presenti a

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“Wine2Wine” di Verona: il presidente e il dg di Veronafiere, Maurizio Danese e Giovanni Mantovani, i presidenti di Federvini, Sandro Boscaini, Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona, e dei Vignaioli Indipendenti della Fivi, Matilde Poggi. “Ben venga il fenomeno del Prosecco – ha detto Sandro Boscaini di Federvini – ma dobbiamo lavorare per rilanciare i nostri vini fermi. Dobbiamo comporre un bouquet italiano unico, composto da tutti i profumi e colori che lo caratterizzano, ma nel quale sia chiara la riconoscibilità italiana all’estero. Anche perché non possiamo pensare di continuare a fare leva sui ristoranti italiani all’estero”. “Sapevamo che quei numeri che ci hanno entusiasmato finora – ha aggiunto Ernesto

Abbona di Uiv – avrebbero avuto dei contraccolpi. Per migliorare servono accordi bilaterali come quello che abbiamo in essere con il Canada e quello che sarà operativo a partire dal 2019 con il Giappone. Per puntare ad un successo continuativo dobbiamo rilanciare la nostra promozione all’estero, in modo unico, a partire dall’ICE, per il quale chiediamo al Governo tempi rapidi per rinnovare i vertici”. “Oltre ad una maggiore capacità di una promozione univoca – ha precisato Matilde Poggi di Fivi – non ci dobbiamo far sfuggire di mano il ruolo da protagonisti che stiamo avendo nei nuovi trend di consumo che guardano ai vini biologici, biodinamici e naturali”. E’ cambiato il lessico, rispetto a qualche anno. Adesso si

parla di “armonizzazione”, citando il Dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani. Ma la sostanza è sempre la stessa. Purtroppo, però continuano a mancare le azioni concrete in questa direzione. Dobbiamo necessariamente introdurre nuovi input. Per questo, da parte del Ministro Gian Marco Centinaio è lecito aspettarsi di più. Adesso il suo impegno è quello di prendersi personalmente la briga di riunire intorno ad un tavolo tutti gli interlocutori che oggi rendono troppo complicata la nostra promozione all’estero. Va trovata la sintesi. Questo, però, gli addetti ai lavori lo sanno bene. La speranza è che il 2019, dopo una fase di rodaggio, possa diventare l’anno dell’operatività. Preferibilmente all’insegna dell’armonizzazione. •


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Professione Vino di Marina Ciancaglini

Sommelier

in prima linea

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l sommelier non è solo l’intermediario tra l’azienda vinicola e il consumatore ma anche il professionista deputato a guidare una scelta importante e delicata come quella della bottiglia giusta, decisione che – se sbagliata – può essere in grado anche di rovinare una serata. Simone Loguercio, di recente eletto “Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc” indetto dall’Ais e sommelier del ristorante fiorentino Konnubio, racconta la sua esperienza, iniziata per caso. Come ha iniziato a lavorare come sommelier? “Ho iniziato quasi per caso, mentre lavoravo al bancone di un bar. Inizialmente per la voglia di conoscere tutto ciò che mi passava tra le mani, tra cui il vino. Poi per curiosità, è stato un richiamo, un’attrazione”. Quali sono le doti principali che si devono avere per svolgere questa professione? “Una su tutte l’umiltà, così come in tutte le professioni. Poi professionalità, umanità, cultura e tecnica. E non per ultima, la diplomazia”. Quali le difficoltà principali? “Non posso lamentarmi, non

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Conoscenza, professionalità, umanità, ma anche diplomazia: ecco le doti principali per svolgere questo mestiere riscontro grandi difficoltà. La cosa più difficile, a volte, è riuscire a dissuadere il cliente da una sua idea distorta su un prodotto. Ma quando ci si riesce, è una grande vittoria”. Qual è il modo più corretto

per approcciarsi a un cliente e proporre il vino giusto? “Non so se esistente il modo più corretto, ma sarebbe giusto farlo con educazione e gentilezza, correttezza verbale e gestuale, e con misurata eleganza”.

Quanto conta il suo gusto personale nel guidare nella scelta? “Non è fondamentale. Cerco sempre di dosare il mio gusto con quello del cliente in relazione a ciò che mangia”. È più facile avere a che fare con un cliente già esperto oppure uno che non ha nessuna conoscenza? “Sono due approcci differenti, entrambi con la loro dose di difficoltà, ma ricchi di fascino. Da un lato, commisurarsi, umilmente, con l’esperienza di chi già sa e ne può nascere un piacevole confronto. Dall’altro, relazionarsi con un cliente meno edotto, cercando, di informarlo il più possibile, e da far nascere in lui la curiosità su ciò che andrà a bere. Ma, a oggi, i clienti sono sempre più preparati e desiderosi di conoscere”. Tre tipologie di vino che non possono mancare nella sua carta dei vini ideale. “Solo tre? Dovendo scegliere direi Metodo Classico/Méthode Champenoise, Barolo e i vini rappresentativi della mia terra: Chianti Classico, Brunello di Montalcino”.•


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Credit Lido Vannucchi

Gusto & Dintorni di Marina Ciancaglini

Il rinascimento

della

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ristorazione italiana

ine anno, tempo di bilanci, anche per la ristorazione, soprattutto all’indomani dell’uscita della rossa più famosa: la guida Michelin. Ne parliamo con chi l’argomento lo “mastica” di mestiere, ovvero giornalisti e critici gastronomici: Alessandra Meldolesi, penna di Reporter Gourmet; Elsa Mazzolini, direttore de La Madia Travelfood; Bruno Petronilli, direttore di James Ma-

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gazine e collaboratore di Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso e Aldo Fiordelli, curatore della guida I ristoranti e i Vini d’Italia dell’Espresso. Opinioni divergenti, certo, ma anche convergenze: il fermento creativo che caratterizza l’offerta in ogni sua componente e lo spazio che si stanno ritagliando molti giovani chef; una più marcata caratterizzazione territoriale, con un Sud Italia mai così

vitale; il maggior peso delle osterie. Ma cosa pensano della guida Michelin gli addetti ai lavori? Bene, ma non benissimo: autorevole, come sempre; ma forse un po’ lenta nel fotografare lo stato dell’arte. Michelin 2019, un commento a caldo. Alessandra Meldolesi. “Penso che stia tentando un ringiovanimento editoriale:


l’importante è che non si riduca a un’operazione di facciata. Questa edizione mi è parsa partigiana: ha senso premiare bistrot e spin-off al primo anno di apertura, per il nome sull’insegna? E valorizzare il sud ignorando, ad esempio, le novità rilevanti del Ponente ligure? Detto questo, la terza stella a Uliassi non era scontata, e altre scelte sono condivisibili, vedi Bros’ e Materia, due nuovi stellati con chef under 30”. Elsa Mazzolini. “Lenta, polverosa, poco incline a riconoscere meriti se non in tempi lunghissimi, troppo distanti dall’attuale comunicazione 2.0. Imprescindibile presso un’utenza che, banalmente, ama celebrare “gli stellati”, guida solo verso mete di assiomatico rilievo”. Bruno Petronilli. “Arrivano in ritardo ma alla fine arrivano: la terza stella a Uliassi sarebbe dovuta arrivare cinque anni fa! Bene per i riconoscimenti al Sud. Rimane, comunque, la guida più importante”. Aldo Fiordelli. “Meritato il risultato di Uliassi ma, in generale, una guida che fa scelte un po’ superate, che non premia la nuova cucina italiana”. Quali orientamenti ha individuato nell’anno che sta per concludersi? A.M. “Stiamo vivendo un bellissimo momento. La generazione dei cinquantenni – ancora in splendida forma - è stata forse la migliore di sempre ma anche tra i giovani c’è grande creatività. Il livello tecnico è cresciuto moltissimo, anche se, ormai, è sempre più difficile sorprendere. L’onda spagnola è quasi completamente esaurita, quella nordica delle fermentazioni e del brutalismo la segue: è il momento del ritorno al classico - alle grandi salse e ai fondi - ma in uno scenario più libero che in passato”. E.M. “Nell’alta ristorazione, la più dinamica e ricettiva alle novità, si è svi-

luppata la tendenza a inglobare prodotti e stili provenienti da culture “altre”. Senza sconfinare in un vero e proprio melting pot, si sono affermate materie prime dell’America latina e stili filoorientali, Giappone in primis”. B.P. “Milano, fa storia a sé: resta la capitale della sperimentazione e delle influenze dal Mondo. Nel resto d’Italia sta prevalendo una cucina d’identità: spunti territoriali seppur con grandi personalizzazioni. Noto un ritorno alla classicità, anche in sala, con il maître che riprende i suoi spazi. Grande il dinamismo delle osterie, con una cucina di tradizione non più passiva e stanca, ma frutto di ricerca”. A.F. “Poiché un grande piatto è quello che esprime nitidamente i propri ingredienti, assistiamo a una rimozione del superfluo. Via gli orpelli anche nella mise en place. Ugualmente, osterie e trattorie stanno vivendo questo alleggerimento, riattualizzando la tradizione. La cucina italiana nasce dal basso. Riscontro la creatività dei giovani, purché non diventi una scorciatoia”. Quali le tendenze per il prossimo anno? A.M. “Il sud crescerà ancora, gli chef dispongono di prodotti incomparabili, con la testa e la tecnica delle grandi metropoli. Finora la loro espressione è stata limitata dal mercato e dal tradizionalismo della clientela, con gusti spesso prevedibili e un po’ ruffiani”. E.M. “Auspico una maggiore adesione ai nostri valori territoriali e tradizionali. Hanno ancora tanto da esprimere”. B.P. “Mi aspetto un rafforzamento di quanto detto prima, con Milano sempre più catalizzatrice delle nuove tendenze”. A.F. “Credo che crescerà lo stimolo verso l’etica dei prodotti, intesa soprattutto nella sua componente stagionalità”.•

Le nuove e le future tendenze viste dai critici gastronomici: c’è fermento in un dualismo tra classicità e creatività, non solo nell’alta cucina

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wine di Elisa Berti

LinkedIn:

show, don’t tell!

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eno immediato e meno conosciuto di altri network, LinkedIn è un social ancora oggi poco utilizzato a livello aziendale ed il cui potenziale inespresso è dovuto al fatto che difficilmente se ne riesce a fare un utilizzo strategico. Ne parliamo con Gianluigi Bonanomi, giornalista professionista che da sempre si occupa di tematiche legate al web. Gianluigi, perché avere LinkedIn per un’azienda è assolutamente necessario? “Semplicemente perché sul web si colloca il primo biglietto da visita aziendale, per chi acquista da tale azienda e per chi vi collabora. Un’azienda che non ha la sua pagina aziendale non rappresenta online un punto di riferimento per i suoi dipendenti ed impedisce un fenomeno molto importante, ovvero quello della capillare diffusione del marchio. Avere una pagina ben strutturata, a cui ciascun dipendenti si agganci fa sì che ognuno diventi brand ambassador della propria azienda. Questo vale per tutte le aziende, ancora di più in campo vinicolo”. Ok, creiamo allora questa pagina. Qualche dritta affinché abbia successo? “Adesso dico una cosa che può sembrare banale, ma che in realtà non lo è per niente. Occhio alle foto! E’ buona norma che l’immagine del profilo sia un logo ben cen-

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I numeri di Linkedin Linkedin, nel 2018, ha compiuto 15 anni. Ha 11 milioni di iscritti in Italia (560 milioni nel mondo), che ne fanno la terza community europea dopo Inghilterra e Francia. In pratica ha quintuplicato i numeri in sei anni. In Italia è Milano la città più social: è addirittura la quinta città al mondo per numero di utenti connessi tra di loro. É aumentata anche la varietà di professioni rappresentate, anche se la parte del leone la fa sempre l'IT, Information Technology.


trato ed a risoluzione ottimale! Diverso il discorso se si crea di un profilo personale (ditelo a tutti i vostri dipendenti!).In tal caso va sempre inserita la foto e, mi raccomando, che questa sia un primo piano. Niente piani americani e niente mezzi busti! Mostratevi in faccia, sorridenti e senza sfondi che possano distogliere l’attenzione! Stessa attenzione per la foto di copertina che tutti trascurano e che ha invece un’importanza fondamentale. Non consideratela mai un riempitivo! Mettete delle belle bottiglie o una foto della vostra cantina!” Quanto ai contenuti invece?

“Qui arriva un vero problema! State attenti al SEO. Un bel profilo, ben sistemato, ordinato e chiaro, non verrà trovato da nessuno se non è ben ottimizzato! Per restare in tema vinicolo… scegliete un bouquet di parole chiave utili per far incontrare domanda/offerta e lavorate su quelle, a partire dal job title! E siate quanto più possibile specifici e dettagliati nelle descrizioni di ciò che fate! Questo perché LinkedIn è anche un motore di ricerca. Altra cosa fondamentale è quella di non pensare mai di poter fare, permettimi l’espressione, il fenomeno. Alle persone non interessa essere impressionati da te, interessa sapere che fai e chi

sei. Se sei una cantina metti dei numeri belli in evidenza, che forniscano una sorta di reale fotografia dell’azienda. Più contatti, più contenuti, più visite: è un circolo virtuoso che permette alla pagina di cresce”. Questo vale sia per la presentazione che per il piano editoriale? “Ovviamente si! Bisogna sempre partire dal concetto che alla gente di te non frega niente su Linkedin, qui non siamo su Instagram o su Facebook! Alle persone che ti cercano importa solo come risolvere i problemi, come puoi essergli utile. Qui si parla di business! Evitate tutti gli aggiornamenti autoreferenziali tranne, nel caso delle cantine appunto, quelli che riguardano la vincita di un premio. Questo perché un premio dice all’acquirente che nel tempo ti ha scelto, che è un vero intenditore e che ha fatto una corretta scelta davanti allo scaffale delle bottiglie. Per il resto poche chiacchiere, la pagina deve aiutare a capire com’è il tuo vino, deve spiegarlo, aiutare ad abbinarlo, a riconoscerne le caratteristiche. Ribaltare la prospettiva è la chiave del successo. Show, don’t tell!”•

Chi è Gianluigi Bonanomi Nato come giornalista professionista specializzato in hi-tech, ha lavorato per oltre dieci anni per la celebre rivista ComputerIdea e tutt’oggi scrive per alcune testate online di settore. La perdita del lavoro a causa del fallimento dell’editore rappresenta un punto di svolta nella sua vita e gli permette di reinventarsi come scrittore di Ebook; il suo libro“Fai da tech” è stata scaricato da Amazon quasi centomila volte. Dal 2014 ad oggi si è occupato della formazione di oltre 3 mila persone, tra cui molti giornalisti. I temi trattati riguardano il web writing, il brand journalism e l’utilizzo strategico dei social network. Il suo corso best-seller è quello sull’uso strategico di LinkedIn. www.gianluigibonanomi.com

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LAZIO

Consoli:

artigianale grandezza 10 milioni di bottiglie, 67 etichette, gestione minuziosa, conduzione familiare. Pensate siano elementi inconciliabili?

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i sono ingredienti che, mescolati insieme, danno vita a storie straordinarie. Famiglia, passione, mano femminile, sapienza tecnologica, amore per il territorio. Questo e molto altro sta dietro il marchio Consoli, realtà vitivinicola che sorge ad Olevano Romano, zona vocata e culla dell'omonima Doc del Cesanese. Dal 1920 ad oggi si sono avvicendate ben quattro generazioni alla guida dell'azienda, che nel frattempo è cresciuta, si è evolu-

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ta, ha aumentato gli ettari ed oggi vanta ben 67 etichette. Consoli infatti produce - dalla vinificazione all'imbottigliamento - vini di diverse zone della Penisola: si spazia dalla Sicilia alla Puglia, dalla Campania all'Abruzzo. Poi ci sono i vigneti di proprietà, nel Lazio. Da lì nascono grandi vini come l'Oddone (Cesanese IGT), l'Alma Mater (Cesanese di Olevano Romano Doc, il gioiello di casa Consoli), il Diciannove67 (IGT Lazio con un packaging ispiratissimo, premiato con l'etichetta d'argento all'International

Packaging Competition del Vinitaly l'anno scorso), il Vitae Bio (la versione biologica dell'IGT Cesanese). Cantina eclettica questa, anche grazie alle quattro donne che la animano. Un esempio di conduzione virtuosa in rosa, la sensibilità femminile unita all'instancabile capacità di stare in movimento. Alessia Consoli ha negli occhi l'entusiasmo di chi è cresciuta col vino, e nel raccontare che da piccola “le bottiglie erano le sue bambole”, sorride di gusto. Per l'azienda

segue il commerciale e l'estero; nel frattempo, culla progetti importanti. Come quello del vigneto sperimentale appena finito di impiantare ad Olevano Romano: solo cinque ettari, per un'azienda che è una sorta di spin-off di Consoli, e si chiamerà DiDonne. Nome evocativo per un vigneto che dà ad ogni ceppo un nome di donna; i ceppi (22mila) verranno monitorati con un sistema tecnologicamente avanzatissimo. “Un progetto che è già realtà racconta Alessia - anche se per rendere produttive le nuove viti


ci vorranno ancora un paio d'anni”. DiDonne è quasi una visione, che lei stessa definisce “bizzarra e un po' folle”, supportata dalla tecnica e dalla conoscenza enologica del Dottor Ferrero, che dirige i lavori. Insieme ad Alessia, ad animare questa realtà eclettica ed estesa ma allo stesso tempo artigianale, ci sono la sorella Daniela, la mamma Rossana, la zia Daniela, oltre ai due fratelli di casa, Roberto e Renato. Volti e ispirazioni diverse che convogliano tutte a pochi chilometri dalla capitale, e che da lì si spostano in giro per il mondo. Consoli infatti ha aperto già due sedi, una a Shangai, l'altra a New York, per poter meglio commercializzare i propri vini. Forse non si sa, ma all'estero il Cesanese di Olevano Romano piace moltissimo. Parola anche dei recenti 90 Consoli: handmade prominence 10 million bottles, 67 labels, careful management and family-run style: do you think they are incompatible elements? Some ingredients, when mixed together, can create extraordinary stories. Family, passion, woman’s hands, technological knowledge and love for the territory: Consoli is all that and much more. The winery rises in Olevano Romano, the heart of the homonymous Doc Cesanese. From 1920 to our days, four generations successively have run this winery. In time, this reality has grown and nowadays it proposes 67 labels to its customers. Consoli produces – from

punti di Wine Spectator e della medaglia d'oro al Vinexpo di Bordeaux. DICIANNOVE’67 Tutti per l'Alma Mater. A Vinitaly 2019 forse se ne potrà assaggiare Del 19 Diciannove 67 (ricco blend di Primitivo, SanLABEL DESIGN anche una versione “sperimentale” giovese, Cabernet Sauvignon e Cesanese) non esiste in anfora. Aspettiamo aprile per farun'etichetta sola, bensì 19. Tutte diverse, ciascuna ci stupire ancora. (s.a.)• ritrae un affascinante fotogramma di un evento significativo accaduto in quell'anno. Ci sono 1333 bottiglie per questo vino “creativo”, che all'arte enologica unisce quella grafica e fotografica.

Boreiur, conse essunt et ipsuntibusa dem sum dollige nditatur, omnit vel modiam faccusc ipiendae. Utet fugiand andemost, sae. Temolut liquias ut as molor re laborum am sitia ipsae laturia taspist ut alicienimus qui sinia num sae venderum repuda verum quidelecto quiam, oditissum haruntiae ex erem que inimpos consequias que optasped quiatusdae parchicat elesequi quatemp orunt, simincta sequasi taquidendis antium es aut rest, invel intias vendem re ditibus estiore nihicipis suntotat fugit maximintur ab ipic tem fugitatem et eossimi, offic totatur? Maximus quamenem vendipit, qui omniaerferem nima nus volorit faceat es aut qui quia velenie ndestis esequis cient, offic tem faci tem veni simusa vent fugiatquam volesto que quis magnatem es volorit quat experumquam sed min pro ea con rem sant. Occum aliam ium ipsam quisqui acepta ne voluptatiant ullabor poremporia con reptisincte elecum intur, concept si beatur, seceaqui aut ipsam aces et a vendis eatur magnis molorem utatios sitatur reperore conserum int ullant ipsam quae as aut acestiae nation et et quunt, consequi quiduntia debis unto volendae as ma voluptatem ipidi berspel itaesci isimusam, natio eos mi, suntia quamus erciis aut occus aribers picipsa sinulla borroreri serati tem fugia consectiis reiur, el id quas magnam repe lanis quatur maiorep eratios sequis ea comnimus aspe officim oluptium, nonecto tatquid earum quam ipicitatur? Id eat odicae culpa volorestibus sum aliandae. Pore cuptium inus ni digenim idic to et, tecul-

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the vinification to the bottling – wines from different Italian areas: from Sicily to Apulia, from Campania to Abruzzi, and Lazio. Here, in particular, great wines spring, such as Oddone (Cesanese IGT), Alma Mater (Cesanese di Olevano Romano Doc, the jewel of Consoli), Diciannove67 (IGT Lazio in a truly inspired packaging, awarded with the silver label at the International Packaging Competition of Vinitaly last year), Vitae Bio (the organic version of IGT Cesanese). The soul of this eclectic winery is represented by four women, who manage it combining sensitivity and the talent of continuous activity. Alessia Consoli has in her eyes the enthusiasm of someone who has grown up in the world of wine. She says that as a child

wine bottles were “her dolls”. Nowadays she is the commercial manager of the winery and has important projects, such as the experimental vineyard just planted in Olevano Romano: five hectares only, for a winery that is a sort of spin-off of Consoli. Its evocative name will be DiDonne because in this vineyard every vine stock has a woman’s name. The vine stocks (22,000) will be supervised with a high-tech system: “This project is already a reality – says Alessia - even if it will take a couple of years more to make the new vines productive” DiDonne is almost a vision, that she defines “curious and a bit crazy”, supported by dr. Ferrero’s technique and oenological knowledge. Together with Alessia, her sister Daniela, her mother

omnis moluptiae volore paritas et earia volut am doluptibus, secere nos dolorer isinihil is posandunto et veliatem haris eosam, arionse ndandis ratibus volendignisi consequ iaturis nobiscit ererro cus sim sam at harum ea sequia dis et quis dit voluptur auditem harum fugitibus, qui aut quunt lignihi tiatem ni quatiis destotatur a vel eaquatur? Qui dicium sedis alit ventota quas con coreperis et volenim iliqui aligent aped eum lam abor as pel il is molo doluptatur maio blaborp orestin postessit rest, nonse pra solest rempore vit odit porporepel excerita dolum et ad quat quiae lam es autas expliat repratibust, ut hillamus aditate mporess inctem qui ipieniam as ut expel inctem idit la conet labori adia a quo volupta tatur, si blat aboribus, ut aut ea nonsequae num liquatiorrum ene plignis eos ut exerias experes tiumet faccusdae volor acepuda estesedicium eaquasi net peraeculpa aut perit repro invendi taector ehendi dolore, ipides seque omnis doluptatet ut elestotatur sint. As mod eaquod quatibus derem. Facid et asimolu ptatquatat aut et, eiunt, ommos iliquatquate velique doluptat aut vendus magniscia eossuntem vendit fuga. Turescide ped eic tem qui que doluptur rehendi gnihictustem volum reperehene sum harum et voluptam faccatas utem. Ga. Itatur? Ebit volendam autecum nobit doluptu sandis ut hil mo berio eossitiatur, et lis alit et facepro eatquam aut ullant ut audae volo in rendest incitatur reperiam volo beatur re, aut mod

Rossana, Aunt Daniela, and Alessia’s brothers, Roberto and Renato, animate this eclectic and wide but also handmade reality. Different faces and inspirations that meet few kilometers from the capital city to move around the world. In fact, Consoli has opened two seats abroad, one in Shangai and another one in New York, to promote and market its wines. Cesanese di Olevano Romano is very well-know and appreciated abroad, and the many acknowledgments received confirms it: 90 points by Wine Spectator and the gold medal at Vinexpo in Bordeaux for Alma Mater. At Vinitaly 2019, it may be possible to taste an “experimental” version in amphora. We are waiting for April to discover new surprises. •

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LOMBARDIA

Un Toyboy a Luzzano

G

DI FABRIZIO SCLAVI

iovannella ha sempre pronta la soluzione per svegliare le bottiglie impigrite. Benvenuto a Luzzano è arrivato un ragazzo simpatico, elegante e sdrucito, perfetto come Toy Boy. Tutti i vini parlottano tra loro. I rossi sognano di fare fantastici viaggi con il nuovo arrivato. I bianchi pensano a come sarebbe bello nel prossimo viaggio nel far east se lui li mettesse sul tavolo di qualche Samurai sbattendo fuori quell’alcolizzato di un Sake. Gli amici di Luzzano sono perplessi, le donne invidiose, gli uomini gelosi, ma il regalo non è per Giovannella ma per i vini di Giovannella, per tutte quelle bottiglie che l’hanno fatta diventare famosa in tutto il mondo. Il

Nel Castello di Luzzano, azienda storica dell’Oltrepò Pavese, qualcosa di eccitante offerto alle proprie bottiglie Toy Boy scende in cantina, tutti i vini sono curiosi, questo giovin signore si presenta come un nobile rampollo, a noi sembra un modello, no, troppo in carne, ai vini piace molto così come è. Sfacciata e Ficcanaso, allegre di natura, ora addirittura scoppiettano. Scuotono e urlano il nuovo arrivo ai loro compagni

A “Toy Boy” in Luzzano At Castello di Luzzano, the historical winery of Oltrepo Pavese, something exciting is offered to the bottles

Giovannella knows well how to reawake the lazy bottles. A nice guy has just arrived at Luzzano: a nice, elegant and shabby guy, the perfect Toy Boy. He has become the talk of the cellar. The red wines dream about fantastic travels with the new arrival. The white wines are thinking about how wonderful it would be, if during the next trip in the Far East he sit at the table of some

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Alberto Zucchi Frua

bianchi, Tasto di Seta e Chardy, quei bianchi seri e fermi, loro non capiscono, ma interviene il Magot, che sprizza bollicine da tutti i pori e fa tornare la pace in famiglia.

Il Toy Boy è in cantina. Venarossa, Romeo, e anche tutti gli altri con in testa una Sommossa, isterici perché lui si fa fotografare con Tasto Atellano di quel genio di Leonardo.•

Samurai, throwing out that boozer Sake. The friends of Luzzano are a bit puzzled, the women are envious and the men are jealous, but he is not a present for Giovannella: it’s for Giovannella’s wines, for all those bottles that have made her famous all around the world. The Toy Boy goes down to the cellar, all the wines are curious. This guy introduces himself as a descendant of a noble family, but he looks like a model, or maybe not, he is too fleshy. The other wines like him just as he is. Sfacciata and Ficcanaso, cheerful by birth, now are even crackling. They shake and cry the name of the new

arrival to their deskmates, Tasto di Seta and Chardy. The serious firm white wines cannot understand but then Magot, the sparkling one, comes and restore the peace in the family. The Toy Boy is now in the cellar. Venarossa, Romeo and the others are organizing a “Sommossa” (rebellion), because he has already posed alongside Leonardo’s Tasto Atellano. • CASTELLO DI LUZZANO Loc. Luzzano, 5 27040 Rovescala (PV) Tel. 0523 863277 Fax: 0523 865909 info@castelloluzzano.it www.castelloluzzano.it


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Muletto Brentone

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O

ltre 100 mila bottiglie dieci anni fa. Appena 20 mila oggi. E’ la parabola del Novello in Calabria. Fenomeno popolare prima; produzione di nicchia con scarso appeal commerciale oggi. “La qualità si prevede buona – sottolinea la Coldiretti calabrese – e la produzione risulta stabile rispetto all’anno scorso. Ma certo, il fenomeno è completamente cambiato rispetto a quanto avveniva nel 2008, quando la produzione calabrese superava le 100 mila bottiglie in commercio”. Sono diversi i fattori che hanno causato questo calo nella produzione, primo fra tutti il consumo troppo corto, che deve avvenire nell’arco di 6 mesi e, non meno importante, il processo di vinificazione che, utilizzando la macerazione carbonica, è molto più costoso rispetto a quelli tradizionali. Inoltre i vitigni che prima venivano usati per la produzione di Novello adesso vengono spesso utilizzati per produrre vini ugualmente giova-

ni, che però non presentano problemi di durata. “Nonostante il calo quantitativo di produzione, da parte dei consumatori c’è comunque curiosità e attenzione per l’uscita di un prodotto che significa allegria e spensieratezza, da condividere con gli amici. Il novello made in Italy basato su uve Dop e Igp – continua la Coldiretti – viene consumato soprattutto in abbinamento con i prodotti autunnali come le castagne, nelle varie formulazioni gastronomiche che quest’anno dopo i problemi legati al cinipide segnano una discreta ripresa produttiva”. Non è però la quantità di produzione che determina la qualità di un vino. Il «Novè» di Criserà, calabrese, si è infatti aggiudicato il premio per il Miglior Vino Novello del Meridione, titolo assegnato dalla giuria del XII Salone del vino novello, unico concorso nazionale sul novello, svoltosi al Castello Svevo di Cosenza e organizzato dalla delegazione Isf International Sommelier Foundation della Calabria.•

L’edizione 2018 è arrivata sulle tavole calabresi: drastico calo quantitativo ma comunque sinonimo di spensieratezza


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Wine Experience di Valentina Merolli

Classe 74, Valentina Merolli si avvicina fin da giovane al mondo del vino, facendo della sua grande passione una professione. Conseguito il diploma AIS, vince nel 2009 il concorso Master del Sangiovese e si aggiudica il primo premio come miglior sommelier toscana. Solo pochi anni dopo si colloca al terzo ed al secondo posto nella classifica nazionale AIS. Importanti ristoranti stellati, italiani e non, l'hanno voluta tra le fila dello staff; eccentrica e poliedrica, si distingue per le grandi doti comunicative e per l'originale impostazione delle sue degustazioni.

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EMILIA ROMAGNA DI CHIARA MARTINELLI

L’Export dell’Emilia Romagna vola L e cooperative del vino si confermano presidio del territorio e del vigneto Italia, ricoprendo un ruolo di salvaguardia e di sviluppo dei produttori di uva anche nelle zone più svantaggiate. L’Emilia Romagna ne è un esempio concreto. SimonPietro Felice, Direttore Generale di Caviro, commenta il balzo in avanti nell’esportazione e il ruolo centrale delle cooperative. Nel volume Wine Marketing 2018 di Nomisma Wine Monitor presentato lo scorso novembre emerge un dato importante: l’ incremento dell’1,3% dell’export vino appannaggio dell’Emilia Romagna rispetto al primo semestre dello scorso anno. Cos’è cambiato e quali sono stati i motivi di tale crescita? “L’Emilia Romagna è sempre più vista nel mondo come terra del buon vivere, grazie anche alla passione e alla qualità che si ritrova nel mangiare e nel bere. Abbiamo visto in questi ultimi anni la crescita di un turismo legato proprio alla ricerca di posti che uniscono cultura e piacere della scoperta di ristoranti o prodotti particolari. Le aziende vinicole dell’Emilia Romagna stanno seguendo questa evoluzione proponendo sempre più vini particolari, da nuovi stili, come il Sangiovese Appassimento, a nuovi varietali, come il Famoso, riuscendo a soddisfare sia chi è alla ricerca di vini strutturati e complessi sia chi predilige vini più semplici e facili, ma sempre con qualcosa di emozionante e da raccontare. Non ultimo ricordiamoci la riscoperta della nostra tradizione di inizi Novecento del vino con le bollicine del quale il nostro Bolè Novebolle è un bellissimo esempio”. Le cantine romagnole nel 2017 hanno

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La forza delle Cooperative Vinicole conferma il dato positivo esportato per un giro di affari di 151 milioni di euro. Emerge un’inversione di tendenza su due mercati in particolare: Germania e Stati Uniti. La prima ha subito una flessione del 7%. Come si spiega questa repentina trasformazione delle tendenze al consumo di vino? “La Germania ha visto la crescita di vini particolarmente strutturati e morbidi in

questi ultimi anni, con un successo incredibile sul Primitivo. Fenomeni difficilmente spiegabili razionalmente, propri di un mondo che vedremo cambiare a velocità sempre maggiori. In Romagna stiamo lavorando fortemente per avere anche vini che si adattino maggiormente al gusto in evoluzione del consumatore per essere competitivi in uno dei principali mercati per i vini italiani. Se ci spostiamo oltreoceano, gli Stati Uniti si stanno innamorando sempre più dei prodotti della nostra regione. Il vino sicuramente ne sta beneficiando”. Un’altra statistica di Nomisma, presentata al festival di Milano Vivite vino cooperativo, conferma la cooperativa un pilastro fondamentale nel proseguimento dell’attività vitivinicola sul territorio. Cosa ne pensa? “La cooperazione nasce nella metà dell’Ottocento per aiutare le classi più sfruttate dalla crescita del mondo industriale. Stiamo vivendo in questi decenni un altro determinante momento storico con l’espandersi del mondo finanziario e delle grandi multinazionali. Nell’agricoltura italiana la cooperazione è chiave per permettere ai nostri produttori di essere presenti in prima persona sui mercati del mondo. Una cooperazione che vive senza guardare solo ad interessi a breve termine o prettamente economici, ma con uno sguardo alla sostenibilità per le future generazioni. Garantendo reddito distribuito e facendo estrema attenzione anche alle zone dove fare agricoltura è impresa ardua. Una cooperazione che nel vino è chiave di volta per l’ascesa di un prodotto simbolo dell’eccellenza italiana e che lavora per rendere sempre più forte questo settore, pur tra mille difficoltà”.•


CORNO PALLETS 39

S.r.l.


FRIULI VENEZIA GIULIA DI GIULIA MONTEMAGGI

Friuli

In nove aziende fanno squadra per il

Pinot nero

Fabrizio Gallo, presidente della Rete d’Impresa Pinot Nero Fvg, illustra il progetto di collaborazione con l’Università degli Studi di Udine

U

n collettivo di nove aziende che, forti del proprio background nella produzione di Pinot nero, puntano ad accrescere la popolarità di questo vitigno promuovendo quelle zone del territorio che ne interpretano le peculiarità con vini d’eccellenza. È la Rete d’Impresa Pinot nero Fvg, associazione formatasi tre anni fa che ha recentemente avviato una collaborazione con l’Università degli Studi di Udine per un nuovo progetto di valorizzazione: la creazione, a partire dal Pinot nero, di nuove selezioni di vitigni. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Gallo, presidente del gruppo, che ci ha illustrato tutti gli aspetti del programma. A cominciare dalle opportunità per i giovani.

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Com’è nata la collaborazione con l’Università di Udine? “La collaborazione con l’Ateneo di Udine rientra perfettamente tra gli scopi che, sin dalla nascita, si prefigge di raggiungere la Rete di Impresa Pinot nero Fvg. Le cantine dell’associazione sono infatti accomunate dalla volontà di accrescere la notorietà del Pinot Nero, un vitigno non certo semplice, ma in grado di dare vita a vini unici. Grazie alla sinergia con l’Università di Udine crediamo di poter fare un passo avanti in questa direzione, contribuendo concretamente allo sviluppo di questa varietà e invogliando sempre più viticoltori a raccoglierne la sfida”. Da quali obiettivi prende le

mosse il progetto? “Collaborando con l’Università di Udine e con Enrico Peterlunger – docente di Viticoltura presso la stessa università – e mettendo a disposizione i nostri terreni, l’obiettivo è ottenere nuove selezioni a partire dal Pinot nero, resistenti o tolleranti a malattie fungine, come peronospora e oidio. Ma non solo, grazie alla predisposizione di borse di studio finanziate dalle nostre cantine, l’auspicio è che anche le nuove generazioni si avvicinino sempre più al Pinot nero”. In che cosa consiste? “Verranno utilizzati presso le aziende cloni di Pinot nero individuati nel territorio friulano per permettere le attività di monitoraggio. Il progetto prevedrà, inoltre, l’erogazione di borse di studio a favore di studenti del Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Udine per tirocini o tesi di laurea da svolgersi in zone dove il vitigno ha di recente conosciuto un crescente interesse e risultati qualitativi, come l’Oregon o la Nuova Zelanda”. Cosa fa del Pinot Nero un’uva speciale? “Il Pinot nero è un’uva complessa, richiede molte attenzioni specialmente durante la fase estrattiva del colore e degli aromi. Ma è interessante proprio per il suo carattere scalpitante,

che lo contraddistingue soprattutto in fase giovanile, oltre che per le molte sfumature che regala in maturità. Nonostante si abbiano documentazioni sulla sua presenza in regione sin dalla fine dell’800, c’è voluto molto prima che arrivassero produttori capaci di affrontare il Pinot Nero, dedicandogli tutte le cure necessarie, in fase di allevamento e di vinificazione. Un vitigno, però, che sa dare vita a vini molto differenti in base alla zona di allevamento e per questo crediamo che possa dimostrare la grande capacità produttiva della nostra terra”. In che modo le diverse realtà aziendali del Friuli-Venezia Giulia riescono a coglierne le sfaccettature? “Lo scopo delle cantine della Rete è proprio promuovere tutte le diverse zone del Friuli che danno vita al Pinot nero. La nostra regione è unica: ha caratteristiche climatiche e paesaggistiche sfaccettate e racchiude in pochi chilometri diversi ambienti. Sfruttando dunque una predisposizione naturale, le cantine della Rete riescono a cogliere le molteplici potenzialità espressive di questo vitigno e a dare vita a diversi Pinot nero. Tanti quanti le zone di produzione. Il risultato è un vino speciale, dall’austera eleganza nordica e con una strepitosa nota mediterranea”.•


FRIULI VENEZIA GIULIA

I Magredi:

dal 1968 custodi di vigna Dolegna del Collio ha arricchito ulteriormente il patrimonio ampelografico del gruppo. “Estesa macchia sassosa levigata dal vento e dalle acque”: i vigneti affondano le loro radici nel cuore della Doc Friuli Grave. In questa parte della pianura friulana il caratteristico suolo sassoso, magro e permeabile, dona ai vini complessità aromatica, freschezza ed eleganza. Grande è la cura riservata al vigneto in ogni fase vegetativa. Le operazioni di potatura sono effettuate in collaborazione con la scuola di potatura internazionale Simonit&Sirch ed i trattamenti fitosanitari sono ridotti al minimo grazie a macchinari all’avanguardia che consentono di non disperdere prodotto superfluo nell’ambiente circostante. La “politica green” è supportata

Passione e tradizione, tecnica ed esperienza: una storia friulana di successo

I

Magredi nasce nel 1968; da Otello Tombacco comincia una storia vitivinicola friulana che arriva fino a noi attraversando due generazioni. Oggi l’azienda dispone di 57 ettari vitati e dal 2016 la gestione della cantina Ca’ Ronesca a

I Magredi: vineguardians since 1968

Passion and tradition, technique and experience: from Friuli a story of success I Magredi was founded by Otello Tombacco in 1968: since that moment a piece of the oenological history of Friuli begun to reach our days through two generations of winegrowers. Nowadays the winery counts 57 hectares of vineyards. Since 2016 the management of Ca’ Ronesca, in Dolegna del Collio, has enriched the patrimony of the group. These vineyards plunge their roots on the plains of Friuli, “a vast stony spot

anche dalla presenza di impianti fotovoltaico e di fitodepurazione. Nulla viene lasciato al caso a I Magredi: la sapienza tecnica si accompagna ad un profondo legame con il territorio e ad una forte impronta familiare. Michelangelo Tombacco, figlio del fondatore Otello, è quotidianamente presente in azienda affiancato dalla

moglie Monica, dalle figlie Giulia e Matilde e dai collaboratori. Una storia di stima reciproca e collaborazione e ancor prima di legame con la terra. Quel terroir prezioso che “non si può mai completamente possedere, ma si può custodire e un giorno tramandare alle generazioni a venire”.•

smoothed by wind and water”. We are in the heart of the Doc Friuli Grave, an area characterized by a stony and permeable soil that give to the wine aromatic complexity, freshness and elegance. Vineyards are grown with a great care in every phase of their development. Pruning is carried out with the help of masters Simonit and Sirch, true international institutions. Plant health systems are reduced to the minimum and recovery machineries allow to waste not into the environment the resulting products. The cellar is equipped with a photovoltaic system and a constructed wetland. Nothing is left to chance at I Magredi: technical knowledge is combined

to a deep bond with the territory and has a significant family profile. Michelangelo Tombacco, the current owner, is everyday in his winery, helped by his wife Monica, his daughters Giulia and Matilde, and his team. It’s a story of mutual regard and cooperation but first of all it’s the story of a deep bond with the land, a precious terroir that “we cannot own but must protect and one day hand down to the next generations". • I MAGREDI S.r.l. Via del Sole, 15 33090 S. Giorgio della Richinvelda (PN) Tel. +39 0427 94720 info@imagredi.com www.imagredi.com

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PIEMONTE DI TOMMASO NUTARELLI

Il Consorzio del Barolo

brucia tutti sul tempo

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’Anteprima del Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani si terrà il prossimo 28 e 29 gennaio. In questo modo, spiega il presidente Matteo Ascheri, il Consorzio potrà pianificare la parte comunicativa e promozionale, con grande attenzione ai mercati internazionali. Partiamo dall’annata: come valuta la vendemmia 2018? “Nella vendemmia 2018 spicca una parola: normalità. Dopo annate, non solo quella del 2017, caratterizzate da condizioni climatiche estreme, il 2018 è stato

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abbastanza lineare dal punto di vista metereologico. Questo ha comportato una resa buona per la quantità, e eccellente sul versante della qualità. I parametri analitici e le proprietà organolettiche dei vini sono sostanzialmente perfetti”. Il vostro Consorzio sarà il primo a fare l’Anteprima, il 28 e il 29 gennaio prossimo. Da cosa deriva questa decisione? “Abbiamo voluto anticipare i tempi, calendarizzando l’Anteprima in un periodo diverso dal solito, meno ricco di appuntamenti. Questo ci dà la possibilità di pianificare la campagna co-

municativa e promozionale con grande vantaggio”. Come si svilupperà l’Anteprima, e quali sono i prodotti che presenterete? “C’è una prima parte, dedicata alla stampa, che si chiama “Nebbiolo prima”, organizzata dall’Unione Vini Albesi, un’associazione più spiccatamente promozionale, della quale fanno parte sempre le cantine del Consorzio, e poi ci siamo noi, con “Grandi Langhe”, che si terrà appunto il 28 il 29 gennaio. Nello specifico il nostro evento sarà incentrato principalmente sul trading. Per quanto riguarda i prodotti, presenteremo Barolo e Barbaresco, rispettivamente del 2015 e del 2016, che sono i nostri brand di punta. Ci saranno poi altri vini, e le singole aziende potranno portare un massimo di sei tipologie”. Quali sono le vostre aspettative per il 2019? “Sicuramente gran parte delle nostre energie saranno convogliate sui mercati internazionali. Guardiamo con grande attenzione all’estremo oriente, a paesi

La realtà vinicola piemontese sarà la prima a fare l’Anteprima nel 2019 come la Cina. Si tratta di realtà ancora giovani, ma dalle grandi potenzialità. Questo senza tralasciare mercati consolidati, come quello tedesco, statunitense e canadese. Ovviamente grande attenzione anche alle dinamiche geopolitiche, come la Brexit e i possibili contraccolpi per la guerra commerciale tra Usa e Cina”. Quali sono i progetti futuri del Consorzio? “Dal 2020 partirà un nuovo piano di comunicazione, non unicamente rivolto alla stampa o agli operatori del settore, ma, principalmente, all’opinione pubblica. Credo che si tratterà di un cambio di paradigma significativo, sia nei destinatari che nelle strategie. Sarà una comunicazione soprattutto rivolta ai wine lovers stranieri, con appuntamenti itinerari, il primo dei quali a New York. Cercheremo quindi non di dare informazioni strettamente tecniche al consumatore, ma di raccontare il nostro mondo a 360°”.•


Autochtona 2018: vince il terroir

Si è chiusa in positivo la quindicesima edizione di Autochtona, il forum nazionale dei vini autoctoni che si è svolto il 16 e 17 ottobre a Bolzano: superate le 1.500 presenze, con 75 produttori provenienti da 17 regioni diverse d’Italia, per un totale di oltre 350 etichette in degustazione. Successo anche per ‘Lagrein Experience’, novità di quest’anno dedicata all’omonimo vitigno autoctono altoatesino

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stato un viaggio lungo tutta la penisola: dal Piemonte all’Emilia, dalla Toscana alla Sicilia l'Italia del vino produce eccellenze in ogni dove, da Nord a Sud, e fin nelle sue isole meno estese e più remote. Durante la due giorni sono stati assegnati i tradizionali Awards della rassegna ‘Autoctoni che passione!’ a sei produttori che esprimono – tra novità e riconferme – un omaggio alla vocazione vinicola di alcuni dei territori italiani più storici e affermati, lasciando nel contempo il giusto spazio a produzioni enologiche di grande fascino, in territori geograficamente delimitati ma molto caratteristici. Un bilancio oltre le aspettative dunque quello della 15^ edizione di Autochtona che trova conferma anche nelle parole degli espositori, presenti tutti per la prima volta a Bolzano. “Mi piace Autochtona perché ci permette di andare alla “radice della terra” per capire meglio e di più cosa vuol dire fare vino” commenta così Salvatore Murana dell’azienda Murana Vini. Anche Paolo Zanini di Redondel ha avuto un’ottima impressione dalla sua prima esperienza a Bolzano: “Mi sono sentito come a casa, la manifestazione è ben fatta, il servizio ottimo e ho trovato un pubblico molto interessato”. Roberto Semino dell’azienda La Vecchia posta ringraziando per il premio che ha ottenuto con il suo Poggio dello Scagno Derthona Timorasso 2016 dice: È stata buona

l’organizzazione, i visitatori erano molto interessati e c’erano tanti operatori del settore. Siamo felici del premio ricevuto per il nostro vino!” Infine Mario Selis di Bentesali conferma che sicuramente tornerà anche il prossimo anno. Le giornate dedicate al vino che hanno impreziosito la rassegna di Hotel sono poi proseguite con ‘Vinea Tirolensis’, la manifestazione dedicata ai Vignaioli dell’Alto Adige che ha registrato 1.100 pre-

nibuoni d'Italia e fiduciario della condotta Slow Food Alto Adige, che ha raccontato la storia del vitigno. A seguire, Christine Mayr (presidentessa AIS Alto Adige) ha descritto il Lagrein e le sue zone di produzione nella interpretazione dei vecchi e dei nuovi Kellermeister. A completare la panoramica con un contributo dal taglio più tecnico è stato poi Florian Haas, responsabile del Gruppo di lavoro Fisiologia e

senze e da ‘Lagrein Experience’ la giornata interamente dedicata all’omonimo vitigno altoatesino – alla sua prima edizione – che ha chiuso le giornate del vino di Hotel 2018: un evento ricco di appuntamenti che ha saputo coinvolgere il pubblico presente con degustazioni, approfondimenti tematici e showcooking a cura di tre grandi chef del territorio. Ad aprire il programma degli interventi è Angelo Carrillo, giornalista del quotidiano Alto Adige, coordinatore Alto Adige per Vi-

Tecniche Colturali in Viticoltura presso il centro di Sperimentazione Laimburg, con una ricerca condotta pochi anni fa su siti, viti e metaboliti assieme. Un ulteriore approfondimento lo ha portato Jacopo Cossater che – con la sua lettura da giornalista e critico – ha spiegato l’importanza dell’aspetto degustativo nell’analisi del Lagrein. Non sono di certo mancati gli spunti legati al rapporto del vitigno con cibo e turismo. Tra questi, Florian Patauner, presidente Locande Sudtirolesi e

Christoph Mahlknecht, direttore Vinum Hotels, che ha raccontato la relazione tra Lagrein e turismo del vino in Alto Adige. Infine, Pierluigi Gorgoni, giornalista di settore, enologo e docente della scuola Alma, ha introdotto i piatti che gli chef hanno realizzato davanti agli occhi dei presenti, pensati in ogni più piccolo dettaglio per esaltare al meglio le caratteristiche delle tre interpretazioni del vitigno. Marc Bernardi, chef del ristorante Piz Seteur ha presentato in abbinamento al Lagrein Kretzer 2017 di Larcherhof Il salmerino va in bianco. Il pomodoro verde e rosso, è stato invece il piatto scelto da Mattia Baroni, chef del ristorante Haselburg in abbinamento al Lagrein Gries 2017 di Egger Ramer. A chiudere lo show cooking è stato Danilo d’Ambra del ristorante Johnson & Dipoli che ha realizzato per il pubblico presente Cervo mela e cioccolato, in abbinamento al Lagrein Riserva Gran Lareyn 2015 di Weingut Loacker. Concluso il ricco programma di quest’anno, l’appuntamento con Autochtona è per la sua prossima edizione: il 14 e 15 ottobre 2018, come sempre a Fiera Bolzano. Il calendario degli eventi collaterali sarà disponibile nei prossimi mesi sul sito della manifestazione o sui suoi canali social: www.autochtona.it www.facebook.com/Autochtona www.twitter.com/Autochtona http://bit.ly/Lagrein_Experience_2018

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PIEMONTE

Bosio Family Estates,

un'azienda da Tre Bicchieri

Il Gambero Rosso premia il Barbaresco D.O.C.G. “Pajorè” di Bel Colle, la storica casa vitivinicola di Verduno guidata dalla famiglia Bosio

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uante storie racchiude una semplice goccia di vino? Ne sa qualcosa la famiglia Bosio che nel territorio di Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, ha dato vita ad un grande progetto che racchiude due case

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vinicole: Bosio Vini e Bel Colle. Un mosaico identitario dal forte appeal nato per omaggiare con un nuovo marchio, Bosio Family Estates, un modo di fare impresa fermamente legato alle origini locali, ma nello stesso tempo proiettato in una dimensione

globale. Dopo molti riconoscimenti sul campo per le etichette BFE (il marchio che raggruppa Bosio Vini e Bel Colle), è arrivata l'ennesima conferma che l'unione di intenti e di competenze delle due aziende sta portando risultati tangibili: l’assegnazio-

ne, da parte del Gambero Rosso, dei Tre Bicchieri, al Barbaresco D.O.C.G. “Pajorè” di Bel Colle. “Abbiamo preso possesso di questa vigna nel 2015 – racconta Luca Trivellato Export sales manager per Bel Colle e Bosio Family Etates. E' stata cercata e


voluta, perché abbiamo da sempre creduto nelle potenzialità di questo terroir e oggi, a soli tre anni dall'acquisizione di Bel Colle, storica casa vitivinicola di Verduno che produce Barolo e Pelaverga, ne raccogliamo con soddisfazione i frutti. Un riconoscimento al nostro lavoro che volge più alla qualità che alla quantità (solo 7.500 bottiglie) e fonda le sue radici nella vinificazione, nell’invecchiamento nel lavoro in vigna. Un Barbaresco molto persistente e intenso che vedrà il suo tempo migliore tra un paio d’anni. Una bottiglia da conservare, perché avrà lunga vita. Il vino che per eccellenza che si conserva per

Bosio Family Estates, a Three Glasses winery Gambero Rosso awards Barbaresco D.O.C.G. “Pajorè” by Bel Colle, the historical winery of Verduno managed by the Bosio family How many stories are enclosed in a simple drop of wine? The Bosio family knows it well. In the territory of Santo Stefano Belbo, in the province of Cuneo, it has created a new reality fusing two wineries: Bosio Vini and Bel Colle. Bosio Family Estates is a very interesting mosaic

of identities, based on a way of doing business that is firmly imbued with its territory but is also projected into a global dimension. After receiving many acknowledgments for the BFE labels (the brand that combines Bosio Vini and Bel Colle), another award has confirmed the successful combination of aims and competences of these two wineries. In fact, Gambero Rosso has appointed with Three Glasses Barbaresco D.O.C.G. “Pajorè” by Bel Colle. “We acquired this vineyard in 2015”, says Luca Trivellato, export

le grandi occasioni”. Tre bicchieri per un rosso fatto di passione e spirito di squadra, di rispetto e determinazione, tradizione e innovazione che ha permesso a BFE di arrivare a una meta che non limita la voglia di superarsi e migliorarsi. “E' inutile nasconderci dietro una falsa modestia – conclude

l'Export sales manager. Vogliamo fare sempre meglio e cercare di raggiungere questi importanti traguardi anche su altri vini. Intanto nel 2019 ci attendono le più importanti fiere nazionali e internazionali: Wine Paris, Vinitaly, Tre Bicchieri Tour Berlino, Prowein Düsseldorf, Prowine Hong Kong e Roadshow Vinitaly China.•

sales manager of Bel Colle and Bosio Family Etates. “We wanted it intensely because we have always believed in the potential of this terroir and nowadays, three years after the acquisition of Bel Colle (the historical winery of Verduno that produces Barolo and Pelaverga) we are enjoying the fruits of our work. We see our way of working acknowledged: our work focus much more on quality than on quantity (only 7,500 bottles) and plunges its roots on vinification, on ageing and on a careful growing of the vineyards. This label is a very persistent and intense Barbaresco that will be perfect in a couple of years. It’s a bottle to preserve, because it will last for a long time. It’s the wine par excellence for the special occasions”. This

red wine made of passion and teamwork, respect and stubbornness, tradition and innovation has let BFE to get to an important target, which is only a step to further successes. “Without any false modesty, we want to do better and better, and reach these important targets with other labels too. In 2019 we are attending the most important national and international wine contests: Wine Paris, Vinitaly, Tre Bicchieri Tour Berlino, Prowein Düsseldorf, Prowine Hong Kon and Roadshow Vinitaly China”.• BOSIO FAMILY ESTATES SRL Frazione Valdivilla Strada Borelli, 10 12058, Santo Stefano Belbo (Cuneo) Tel: +390141847149 Tel: +390141847110 info@bosiovini.it www.bosiofamilyestates.it

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PUGLIA DI STEFANIA ABBATTISTA

“Il Primitivo visto da me” Maura Gigatti, ambasciatrice del Primitivo, ristoratrice e sommelier, racconta la sua visione del vitigno pugliese

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volte le cose si vedono meglio “da lontano”. Con una prospettiva distanziata talvolta si riesce ad avere più capacità di giudizio e maggior spirito critico. Questo assunto, condivisibile o meno, se accostato al mondo dell'enogastronomia può ricordare da vicino la storia di Maura Gigatti. Emiliana, per l'esattezza parmigiana, sommelier e ristoratrice affermata, ma anche grande conoscitrice di un vitigno lontano dalle sue radici regionali. Un anno fa, infatti, è diventata la “miglior sommelier del Pimitivo”. Una sfida impegnativa che l'ha portata a raccogliere grandi soddisfazioni e l'ha messa in contatto ravvicinato con una terra generosa e ricca. Forse, un po', la sua seconda terra. Che esperienza è stata quella che l'ha portata a vincere il titolo di miglior sommelier del Primitivo? “Un'esperienza affascinante e intensa. Quando Ais Puglia ha creato il primo master del Primitivo e indetto il concorso, non avevo una conoscenza profonda di questo vitigno. Così ho iniziato a studiare, dividendomi con il avoro al ristorante, e ho assaggiato molto. Se non assaggi tanto, difficilmente puoi ambire ad una finale di concorso. In sede d'esame

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ho affrontato prove sulla conoscenza storica, geografica, ampelografica, prove di abbinamenti cibo-vino e anche due degustazioni alla cieca. Il Primitivo si esprime diversamente a seconda dei vari areali, a volte si evidenziano differenze anche importanti, come ad esempio quelle tra Gioia del Colle e Manduria. Sfumature diverse per un vino che si chiama nello stesso modo”. Qual è la sfumatura che preferisce? “Difficile rispondere. Io amo molto il Primitivo di Gioia del Colle, più fine ed elegante. Ma anche Manduria vanta dei produttori grandissimi, come Gianfranco Fino e Morella, che hanno dato prove straordinarie”. Da madrina “fuori piazza” del Primitivo, come l'hanno accolta i pugliesi? “Benissimo, mi sono sentita praticameme a casa e non smetterò mai di dirlo. Il mio rapporto con la Puglia è pieno di calore; una coalizione che è stata suggellata anche dal primo 'Primitivo Day' (tenutosi il 17 novembre scorso proprio a Parma, n.d.r.): una giornata per celebrare il vitigno, tra degustazioni, masterclass e talk show. Personalmente ho in programma presto un viaggio di piacere in Puglia, per salutare gli amici e i colleghi. La regio-

ne ha tanta voglia di riscatto e ormai il mercato ha compreso che il Primitivo può raggiungere vette altissime. La qualità ha sotituito la quantità, grazie ad interpreti illuminati come, Nicola Chiaromonti ed Erminio Campa, oltre ai già citati Fino e Morella, che hanno lavorato tanto e bene. Molti hanno scelto di mantenere le viti ad alberello, anche quando estirparle a favore di altri impianti sarebbe stato più conveniente e remunerativo. Oggi la Puglia è la Puglia, non ha nulla da invidiare ad altre regioni italiane. Non è solo una meta turistica, è una regione con dei valori”. Da sommelier e ristoratrice a Parma, come coniuga la cucina emiliana con il Primitivo in carta dei vini? “Il Primitivo ha dei tannini nobili, che consentono anche di giocare con le temperature di servizio. Io mi concedo di servirlo a temperatura fresca, abbinandolo a ragù di maiale o ragù di cavallo. Da noi per esempio abbiamo la rosa di Parma (un arrosto creato dal filetto del cavallo, tagliato e farcito con prosciutto crudo e parmigiano e cotto a bassa temperatura), oppure la vecchia di Parma, un macinato che viene cotto e saltato insieme a peperoni, patate, cipolla e pomodorini. Io per entrambi suggerisco l'abbinamento col

Primitivo. Mi piace giocare coi miei clienti, spesso lo propongo alla cieca, faccio molto servizio alla mescita. Se non mi divertissi io per prima ad 'educare' i miei clienti, forse mi chiederebbero sempre vini del territorio. Adesso invece, i clienti arrivano e mi dicono: fai tu”. •

CHI È MAURA GIGATTI È Titolare della trattoria I Du Matt di Parma e Sommelier professionista AIS. Ha partecipato a numerosi concorsi e Master, arrivando quasi sempre nelle prime tre posizioni. Tra i suoi successi, ha vinto il Master del Lambrusco e si è classificata prima al Master del Primitivo. Fa parte dell'associazione Donne del Vino.


PUGLIA

D’Agostino, sapori e profumi della Puglia Quasi 170 anni di storia per una realtà che da sempre guarda al futuro e oggi unisce agli odori e ai sapori propri dei vini pregiati un’eleganza nella presentazione ineguagliabile

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l legame della Puglia con il vino, e quindi con la vite, ha origini antichissime, un legame che da sempre ha caratterizzato - unitamente all’olio e all’olivo - la cultura e la tradizione di questa regione. Ed è proprio dalla passione per la vigna, iniziata a metà ’800 e tramandata di generazione in generazione fino ad oggi, che ha origine la Vitivinicola D’Agostino. Situata a Novoli in Puglia, nel cuore del Salento, una delle zone viticole più pregiate d’Italia, l’azienda, oggi guidata da Nicola D’Agostino, fonda la sua attività sull’idea inconfutabile che la

qualità del vino si determina in primo luogo nel vigneto e nella sana e accurata gestione che ricerca continuamente la qualità. Nei vigneti da cui provengono le uve (circa 40 ha tutti di proprietà) vengono coltivati vitigni a bacche bianche, nere e rosse. L’azienda produce infatti Aleatico, Fiano, Malvasia Nera, Negramaro, Moscato, Primitivo, Verdeca e Chardonnay. E per non perdere di vista le moderne esigenze del mercato, la D’Agostino, nel vecchio stabilimento di una volta, ha recentemente inaugurato uno show room con il punto vendita, la sala degustazione e gli uffici. •

D’Agostino, Puglia’s flavors and perfumes

Almost 170 years of history for a reality that has always looked to the future and today combines the smells and tastes of fine wines with elegance in unparalleled presentation The link between Puglia and wine, and therefore with the vine, has ancient origins, a connection that has always characterized together with olive oil and olive - the culture and tradition of this region.And it is precisely from the passion for the vineyard, which began in the mid-1800s and handed down from generation

to generation until today, which has originated the D’Agostino wine-growing estate. Which is precisely from the passion for the vineyard, which began in the mid1800s and handed down from generation to generation until today, which has originated the D’Agostino wine-growing estate. Located in Novoli in Puglia, in the heart of Salento, one of the most prestigious wine-growing areas of Italy, the company, today led by Nicola D’Agostino, bases its activity on the irrefutable idea that the quality of the wine is determined first place in the vineyard and in the healthy and careful administration that continually reserch quality. Vines with white, black and red

berries are grown in the vineyards where the grapes come from (around 40 hectares all owned). The company produces Aleatico, Fiano, Malvasia Nera, Negramaro, Moscato, Primitivo, Verdeca and Chardonnay. And not to lose sight of the modern market requirements, D’Agostino, in the old - use factory, has recently inaugurated a showroom with a sales point, a tasting room and offices.•

SOCIETÀ AGRICOLA VITIVINICOLA D’AGOSTINO SRL via Roma 30 73051 Novoli (LE) Tel. +39 0832406540 www.vitivinicoladagostino.it vitivinicoladagostino@gmail.com

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SICILIA DI LUCA BARBAGLI

Giovani e vino, l’educazione riparte dalla Sicilia

Nelle Cantine Donnafugata di Marsala la prima edizione del talent pensato per bere bene e responsabilmente

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nato in Sicilia il “Wine Night in Moderation”. La prima edizione del progetto, che punta a favorire una grande campagna di avvicinamento dei giovani al bere responsabile, si è svolto nella Cantine Donnafugata di Marsala. Organizzato dalla Pastorale Giovanile della Diocesi di Mazara del Vallo e del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, ha visto la partecipazione di 400 studenti di Marsala di età compresa tra i 16 e i 25 anni, e 15 di Pantelleria di età compresa tra i 16 e i 18 anni. I partecipanti hanno presentato i progetti che hanno creato, utilizzando l’arte, la musica o la letteratura, per lanciare un messaggio che esprima in modo efficace la cultura del vino associata al bere consapevole. “Il vino è parte integrante della nostra storia e identità – spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia –. Affinché i giovani si avvicinino al vino con il giusto approccio, occorre un impegno corale per farne crescere la cultura; dobbiamo aiutarli a ca-

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pire cosa si beve conoscendone l’origine e le tecniche produttive, a distinguerne la qualità attraverso un’attenta degustazione”. Rimane ancora al centro dell’attenzione quindi la necessità di privilegiare la qualità piuttosto che la quantità, dato che il 46% dei 20-24enni dichiara di bere vino, mentre erano il 42% dieci anni fa. Una cultura del vino che promuova tra i giovani il bere moderato e responsabile diventa di conseguenza sempre più importante. “Nella tradizione cristiana – afferma Don Giuseppe Inglese, responsabile della Pastorale Giovanile – il vino è dono, convivialità, condivisione, e il percorso verso questa umanità positiva passa per il bere con consapevole moderazione. Questo è il cuore del messaggio che abbiamo inteso promuovere tra i giovani, attraverso l’ascolto nelle scuole e l’animazione sul territorio e specifiche indagini sociali, su un tema che li tocca da vicino. La Wine Night in Moderation rappresenta una tappa importante di questo cammino”. •


SICILIA

L’Etna di Palmento Costanzo Appunti di viaggio attraverso

le sfumature sensoriali del vulcano

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accontare l’Etna significa mettere insieme i frammenti di storie, paesaggi, produttori che connotano il vulcano in maniera unica. E Palmento Costanzo ha deciso di farlo partendo dal recupero di un palmento in pietra lavica del ‘700, oggi divenuto un ambizioso progetto architettonico e imprenditoriale. Ol-

tre che cuore produttivo di sei etichette che trasportano nel bicchiere l’interpretazione autentica di un territorio davvero seducente. La cantina si trova in Contrada Santo Spirito, sul versante Nord del vulcano: è un progetto di rispetto per la storia del luogo, ma anche di ricerca e innovazione. Proprio dalla Contrada Santo Spirito prende il nome l’ultimo

vino, il primo cru dell’azienda. Si tratta di un Etna Rosso Doc 2015, nato da vigne di 120 anni di Nerello Mascalese 90% e Nerello Cappuccio 10%, che matura nelle innovative botti “Ovum”, tini ovali di rovere francese da 2000 litri in cui il vino si muove solo per effetto di moti convettivi del batonnage naturale. Le referenze storiche, invece, sono la linea “Mofete” e “Di Sei”, tutte da vitigni autoctoni, ad alberello, coltivati fino a 800 s.l.m. per circa 10 ettari e certificati in biologico. Le vigne risalgono oltre cento terrazzamenti, dove si lavora solo a mano ed esiste un tesoro prezioso: le viti prefillossera. “Sull’Etna basta spostarsi di pochi metri - racconta Valeria, produttrice dell'azienda per trovare diverse condizioni di terreno e, dunque, diversi esiti nei vigneti. Quello che ci appassiona è essere eredi di una storia millenaria, di poterla raccontare, rimanendo fedeli alla nostra terra”. Quell’Etna che, a suggello del lavoro incessante nei vigneti, si ritrova sulla bottiglia grazie alle preziose etichette con intarsi di pietra lavica. Un modo per raccontare l’Etna, anche prima di versarla nel calice. •

Sei le etichette della cantina in produzione; il nuovo vino “Contrada Santo Spirito” è stato presentato in questi giorni ad appassionati e stampa PALMENTO COSTANZO C.da Santo Spirito 95012 – Passopisciaro, Castiglione di Sicilia (CT) Tel.:+39 0942 983239 info@palmentocostanzo.com www.palmentocostanzo.com/it

Etna by Palmento Costanzo, travel notes written through the sensorial nuances of the volcano Six labels and a new wine “Contrada Santo Spirito” presented in these days to connoisseurs and journalists To talk about Etna means to gather the fragments of the stories and landscapes that characterize the volcano. Palmento Costanzo has started its story from the recovery of XVIII century a lava-stone “palmento” (ancient vats dig into the rocks where the

grapes were pressed to make the wine, T.n.). Nowadays it is an ambitious architectonical and entrepreneurial project. Its six labels enclose in a glass the most authentic interpretation of its seductive territory. The winery is in Contrada Santo Spirito, on the north slope of the volcano: it’s a project that aims to respect the history of the place but also bets on research and innovation. The last born at Palmento Costanzo takes its name right from Contrada Santo Spirito. It’s the first cru of the winery, an Etna Rosso Doc 2015, made with the grapes of

120 years old vines, 90%Nerello Mascalese and 10% Nerello Cappuccio. The wine ages into innovative barrels called “Ovum”: 2,000 liters oval French oak barrels, where wine moves only due to the natural batonnage. Historical references are the lines “Mofete” and “Di Sei”: autochthonous wines from organic grapes that grow on small-tree vines, " ad alberello", in 10 hectares up to 800 meters above the sea level. On these terraced vineyards, work is rigorously manual vines, and there is a precious treasure: viti prefillossera,

are more than a century old. “On the Etna, few meters away you can find very different soils and consequently different results in the vineyards”, says Valeria, the owner of the winery. “What drives our passion is the awareness that we are heirs of an age-old story and have the privilege to tell it remaining loyal to our land”. For this reason, at Palmento Costanzo the volcano is also a mark on the bottles, thanks to a precious label with lava-stone inlays. Another way to talk about the Etna, even before pouring it into a glass. •

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TOSCANA DI GIULIA MONTEMAGGI

La Maremma punta ad essere il primo distretto vitivinicolo sostenibile

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Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, traccia le strategie per consacrare la Denominazione in Italia e all’estero 50

orreva l’anno 2014 quando il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana si affacciava sul panorama enoico italiano con l’intento di tutelare e promuovere il patrimonio qualitativo dei vini targati Doc Maremma. Ad oggi, con ben 309 aziende associate ed un trend produttivo in costante crescita – nel 2017 si contano 5,7 milioni di bottiglie -, il Consorzio inaugura un nuovo capitolo della sua storia. Francesco Mazzei, vice presidente e ceo della Marchesi Mazzei spa, è infatti il nuovo presidente del Consorzio. Con lui abbiamo parlato dei piani per il futuro del comparto vitivinicolo maremmano, con uno sguardo esteso alle peculiarità e ai punti di forza di una terra che ha molto da offrire. Quali saranno i capisaldi del suo mandato? “Mi ritengo un maremmano di adozione e sono felice di poter dare un contributo ad un territorio che non ha eguali per qualità e varietà. Penso che il potenziale della Maremma vitivinicola sia tanto grande quanto stimolante e faremo tutto il possibile per affermare i vini della nostra Denominazione a livello nazionale e internazionale”. Con quali obiettivi e progetti il Consorzio affronterà il

2019? “Si vuole dare visibilità alla Maremma come brand. Un marchio che racconta una Toscana ‘alternativa’ del vino su cui investire valorizzandone le peculiarità. Con un progetto a lungo termine, che punta anche su una sinergia strategica con gli altri Consorzi attivi sul territorio e su un piano di marketing e comunicazione strutturato. Si lavorerà per portare l’attenzione non solo sul vino ma su un territorio che gode di caratteristiche uniche”. Quali sono i punti di forza della Maremma del vino e del suo territorio? “L’unicità della Maremma vinicola deriva da molti fattori: l’ampio ventaglio di varietà, tipologie di vini e denominazioni che insistono sul territorio; la natura incontaminata con un paesaggio che registra la quasi totale assenza d’industria e i mari riconosciuti ormai da anni come tra i più puliti d’Italia; l’importante bagaglio storico e culturale e il patrimonio enogastronomico. Abbiamo a disposizione una realtà che merita di essere conosciuta ed apprezzata e il vino può diventare il baricentro di un nuovo modello di sviluppo economico”. Cosa manca ancora alla piena affermazione della Doc Maremma oltre i confini re-

gionali e nazionali? “La nostra è una Denominazione giovane, nata sulla scia dell’Igt Toscana, che ha una potenzialità di crescita molto importante anche in termine di volumi. Una Doc che vuole farsi conoscere sui mercati nazionali e internazionali deve innanzitutto raggiungere un livello di massa critica visibile ed è inoltre fondamentale puntare sempre più in alto anche in termini qualitativi”. Quali le strategie del Consorzio in tal senso? “Stiamo definendo un piano che valorizzi la Doc Maremma Toscana a livello locale, nazionale e internazionale, attraverso investimenti in marketing e comunicazione dove non mancheranno le partecipazioni alle fiere e manifestazioni di settore oltre a incoming ed eventi sul territorio. Siamo reduci da una prima esperienza a New York con una delegazioni di aziende che ha attirato l’attenzione degli operatori di settore locali. Lavoreremo inoltre per spronare i produttori alle best practices nell’ambito della sostenibilità, nell’ottica di una viticoltura sempre più vocata al rispetto delle biodiversità e del territorio. La Maremma potrebbe diventare il primo distretto vitivinicolo sostenibile in Italia”.•


TOSCANA

Metinella, tradizione

e modernità sulle colline di Montepulciano Vini che celebrano la magia di una terra dalla bellezza unica dove storia, arte e natura si intrecciano con armonia e vivacità n progetto moderno che fonda le sue radici nella tradizione ma guarda al futuro con attenzione alla qualità. E’ quello portato avanti dall’azienda agri-

cola Metinella, una realtà giovane nel cuore della terra del Nobile di Montepulciano, nata dalla fusione di due aziende. Di proprietà dell’imprenditore bresciano Stefano Sorlini, la tenuta si estende su un’area di 22 ettari baciati dal sole e accarezzati dal vento parte dei quali sono destinati a vigneti di uve Sangiovese, Mammolo, Colorino, Canaiolo. Nel territorio tradizionalmente votato al Nobile, questa cantina offre solo il meglio delle peculiarità e degli ingredienti che il terreno trasmette alla vite e ai suoi frutti, rispettando la natura e escludendo l’utilizzo di

prodotti chimici. Le coltivazioni delle vigne sono seguite quotidianamente in ogni fase al fine di raccogliere la bacca nel momento di migliore maturità fenolica. Cinque i vini dell’azienda: il 142-4 Vino Nobile di Montepulciano DOCG, il Rossodisera Rosso di Montepulciano DOC, il Rossorosso Cabernet Toscana Rosso IGT, Ombra Toscana Bianco IGT e il Burberosso Vino Nobile di Montepulciano DOCG, il vero re della cantina Metinella. Un angolo di paradiso in Toscana dove assaporare la vera tradizione del Nobile legata alla contemporaneità.•

Metinella, tradition and modernity on the hills of Montepulciano Wines that celebrates the magic of a land of unique beauty where history, art and nature merge with harmony and vivaciousness

Metinella is a modern project that plunges its roots in the tradition, but looks towards the future, keeping attention to quality. This young reality, founded merging two wineries, rises in the heart of the land of Nobile di Montepulciano, and is property of Stefano Sorlini, an entrepreneur from

Brescia. The estate consists of 22 hectares of land, caressed by the wind and kissed by the sun. Here grow Sangiovese, Mammolo, Colorino and Canaiolo grapes. In a territory traditionally addressed to Nobile, this winery proposes only the best fruits of the land, respecting nature and

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avoiding the use of chemicals. Vines are followed with care during every phase of their development, in order to harvest the grapes only when they reach the ideal stage of ripening. The winery proposes five labels: the 142-4 Vino Nobile di Montepulciano DOCG, il Rossodisera Rosso di Montepulciano DOC, il Rossorosso Cabernet Toscana Rosso IGT, Ombra Toscana Bianco IGT e il Burberosso Vino Nobile di Montepulciano DOCGg, the true king of the cellar. This winery is a corner of paradise in Tuscany where one can taste the true tradition of Nobile interpreted by modernity. •

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TRENTINO DI GIULIA MONTEMAGGI

E LOVERS WINE LOV

WINE

ERS

Vendemmia trentina? Uva sana e

maggiore produzione I dati definitivi di Assoenologi rivelano un quadro produttivo ottimale con incremento del 25% rispetto al 2017 Wine Lovers Label Collection by Manter es una extraordinaria y altamente selección de Arconvertespecializada presenta Wine Lovers, autoadhesivos que lapapeles straordinaria collezione diabre carte nuevas vías expresión a diseñadores autoadesive Manter per l'etichettatura gráficos, impresores de etiquetas y di vini di alta gamma. productores vinícolas. Una nueva colección pensada para Wine Lovers Label Collection todos ellos: los amantes del vino y el moltiplica il potenziale creativo dei potencial creativo de un buen labelling.

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U

na “piena potenzialità produttiva”. È così che, nel dossier sui dati definitivi della vendemmia 2018, Assoenologi commenta i risultati del Trentino Alto Adige. Numeri considerevoli che, confermando le previsioni di fine estate, rivelano per tutto il territorio un incremento del 23% sul 2017 ed una raccolta pari a 1,66 milioni di ettolitri. In particolare, il Trentino, con un aumento produttivo del 25%, supera l’Alto Adige, che riporta un più 20%. E proprio in Trentino l’andamento climatico “ha permesso di protrarre le raccolte fino a metà ottobre per Merlot, Cabernet, Enantio e Nosiola e Traminer aromatico in collina”. Ottimi risultati sul fronte della resa di uva e di vino che, come riportato nel documento, è stata “favorita dall’elevato peso dei grappoli e da un diametro degli acini importante al di sopra della media. Le gradazioni zuccherine sono state interessanti dove si è lavorato bene in vigna, più modeste nei vigneti più produttivi”. I primi riscontri

analitici raccolti da Assoenologi testimoniano “vini profumati e piacevoli al gusto. I vini rossi sono ben strutturati e con profilo tannico di assoluto interesse”. Un quadro decisamente ottimale che, come commentano Giuseppe Fanti, recentemente eletto “Vignaiolo dell’Anno” dalla Fivi, e suo figlio Alessandro, premia il lavoro dei vignaioli trentini: "Nella provincia ci si può ritenere soddisfatti perché si è lavorato bene. Sebbene non partita nel migliore dei modi, quest'annata ha presentato uve in grande salute, con una buona qualità. Sotto quest’ultimo aspetto, da piccoli produttori quali siamo, riteniamo che a fare la differenza siano le viti atte a dare produzioni più ridotte, che possono raccontare al meglio quello che il Trentino ha da offrire. Inoltre c’è da dire che, per quanto distanti in termini di quantità, la vendemmia del 2017 e quella di quest’anno non presentano, qualitativamente parlando, un grande divario”.•


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UMBRIA DI TOMMASO NUTARELLI

Dall’Umbria

un nuovo input alle

Strade del Vino

L

’intento è quello di rafforzare il turismo che ruota attorno al mondo del vino e non solo, attraverso l’implementazione di servizi sempre più trasversali e capillari. Na abbiamo parlato con Paolo Morbidoni, presidente della Strada del Vino e dell’Olio dell’Umbria e portavoce nazionale delle Strade del vino, dell’olio e dei sapori d’Italia. Dall’Umbria arrivano le nuove strade del vino e dell’olio. In cosa consiste questa novità? “La novità non risiede tanto nei contenuti, quanto nella volontà di operare un cambio di paradigma nella gestione delle governance del patrimonio enogastronomico, e questo non solo, ovviamente, a livello territoriale, ma soprattutto nazionale”. In cosa consiste tale cambiamento? “Puntiamo alla creazione di un comitato nazionale che possa coordinare tutte le Strade. Questo perché in materia di enoturismo continuiamo a scontare un certo ritardo nell’aspetto sia normativo che di organizzazione dei servizi, rispetto ad altri Paesi. Non solo con realtà mature, come la Francia, ma anche nei confronti di mercati emergenti, che si stanno attrezzando in questa direzione”. Perché questo input è partito proprio dall’Umbria? “L’Umbria è stata una delle prime regioni che ha recepito la legge quadro. Inoltre rappresenta una realtà che può fare da apri

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Dalla Regione un’iniziativa che porti alla creazione di un coordinamento nazionale pista sotto molti punti di vista. Da un lato, infatti, cerchiamo di offrire esperienze il più possibile autentiche, dall’altro possiamo contare su un sistema di servizi trasversali a più filiere, e capillari. Questo è di vitale importanza per accompagnare il turista in tutti i momenti del suo soggiorno”. Come Strada del Vino, quali sono i vostri rapporti con le istituzioni e le realtà vitivinicole del territorio? “Sicuramente di grande collaborazione, prima di tutto con i comuni, dal momento che le Strade operano al livello locale. Questo ci dà l’opportunità di operare in sinergia con le realtà enoiche del territorio”. La vendemmia 2018 ha segnato il ritorno alla normalità, dopo la difficile annata dello scorso anno. Questo come potrà incidere sull’enoturismo? “I numeri della vendemmia appena conclusa sono confortanti. Le stime parlando di un incremento del 40%. Questo è uno slancio significativo, anche se l’enoturismo è ormai un settore ben robusto, con numerose affluenze, nonostante le difficoltà sopra elencate”.•


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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

The Taste of Tea,

la stravaganza in un tè

A

utunno e inverno sono i periodi dell’anno ideali per sorseggiare un tè caldo a fine giornata. Ma chi ha mai detto che il tè sia una bevanda stagionale? In Italia, forse; ma non certo in Giappone, patria di questa pellicola del regista Katsuhito Ishii. The Taste of Tea (茶の味 Cha no Aji, 2004) promette fin dal titolo di chiarirci una volta per tutte quale sia il gusto nascosto in quelle bellissime tazze che i giapponesi amano tanto sorseggiare. Lo sanno tutti: la tradizione nipponica ha reso il tè protagonista di un cerimoniale intriso di spiritualità e considerato al pari dell’arte. Forse vi avvicinerete a questo film piuttosto sconosciuto mossi dalla curiosità di conoscere il “vero” sapore di questo infuso magico. E allora noi non vogliamo crearvi false illusioni: la risposta a questa domanda, è bene saperlo, sarà a dir poco “evasiva”. Sì, perché davanti allo schermo vedrete raccontate le storie dei sei componenti di una semplice famiglia della campagna giapponese. C’è Sachiko, una bambina che vive in un mondo fatto di silenzi e attenzione ai dettagli. Dalla voce narrante, di lei sappiamo che ama chiedersi «dove si trovasse la versione gigante di se stessa, pronta a scomparire. E ogni volta che se lo domandava le veniva in mente una storia». Avrete capito che il film viaggia sul confine sottile che divide il surreale dal reale, il sogno dalla realtà. E a rafforzare quest’idea ci pensa anche il vecchio del gruppo, il nonno Akira, artista imprevedibile, con il suo genio al limite della pazzia. Non che l’altro nipote, Hajime, sia

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da meno: perso com’è tra le sue storie d’amore, una che si è lasciato sfuggire, come un treno in corsa; un’altra invece appena iniziata, da salutare con la mano sotto una pioggia battente. Lo zio Ayano è invece un fonico semi disoccupato alla ricerca di storie senza senso. E infine ci sono i genitori: il padre psicologo che pratica l’ipnosi e la madre disegnatrice per film d’animazione. Gli ingredienti ci sono tutti per fare di The Taste of Tea un’opera stravagante, che si ambienta quasi in un altro tempo e in un altro spazio. Un cinema che è un viaggio, alla scoperta di un Giappone rurale così lontano dalle nostre tradizioni, in cui la giornata è fatta di respiri e visioni; dove la natura è protagonista nei suoni e nelle immagini. Ma il tè, in tutto questo? Non vorremmo mica perdercelo? Scandisce il ritmo silenzioso della giornata: lo troviamo nella pausa di metà mattina e segna quella pomeridiana in ufficio; accompagna poi il momento del gioco da tavola (chiamato «Go»), di cui vanno pazzi padre e figlio. Quale sia il suo sapore, però, non ci è dato saperlo. È un po’ come l’utopia dello scrittore Eduardo Galeano, così simile alla linea dell’orizzonte: se ti avvicini di due passi, lei si allontana di due passi. E se ne cammini altri dieci, si sposta dieci passi più in là. A cosa serve allora? A non smettere di camminare. Proprio come questo film, in cui il sapore del tè rimane sospeso, immateriale. Da cercare ancora. Dolce come tutte le cose che abbiamo il desiderio di scoprire. Amaro come le altre di cui non riusciremo mai a catturare il significato.•


Diam Bouchage:

ad ogni vino il suo tappo!

O

gni vino presenta peculiarità qualitative uniche ed esigenze specifiche ai fini della sua conservazione nel tempo. Per questo, al momento della tappatura della bottiglia, è fondamentale scegliere soluzioni su misura, adatte a non alterare il carattere del contenuto. Lo sa bene Diam Bouchage, gruppo internazionale specializzato nella progettazione, nella produzione e nella commercializ-

zazione di tappi tecnologici in sughero, distribuiti in Italia dal partner storico Paolo Araldo & Belbo Sugheri. Una mission, la sua, che, cogliendo appieno il concetto di “tradizione innovativa”, ha portato all’evoluzione costante del tappo in sughero, declinandolo in tutte le sue possibili manifestazioni espressive. A cominciare dal metodo esclusivo brevettato Diamant® che, messo a punto nel 2003, propone ai produttori viticoli una gamma completa di tappi tecnici per vini fermi, spumanti, frizzanti e liquori il cui sughero è purificato dell’anidride carbonica sotto pressione. Un metodo d’avanguardia che estrae tutte le molecole suscettibili di dare un gusto al vino, eliminando il famoso “sapore di tappo”. Soluzione decisamente ottimale, parte di

Una realtà che, in continuo divenire, mette al servizio dei produttori soluzioni innovative e originali un’altrettanto affidabile varietà di prodotti Diam che consente al vino in bottiglia di evolvere durante l’invecchiamento e di mantenere il proprio profilo aromatico. Dal Diam 2, per vini di pronto consumo, al Diam 30, per lungo invecchiamento, ogni tappo firmato Diam Bouchage è definito da caratteristiche meccaniche e livelli di permeabilità diversi. A questi si aggiunge una nuova grande innovazione tecnologica lanciata dodici anni dopo Diamant®: “Origine by Diam”, una chiusura in sughero che incorpora un’emulsione di cera d’api ed un legante composto da polioli al 100% vegetali. Ennesimo prodotto di qualità,

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

ENOLIEXPO Bari, 21 – 23 febbraio 2019 Enoliexpo, fiera di riferimento nazionale per le tecnologie, i macchinari e le attrezzature per la produzione dell’olio e del vino, torna per la 4ª edizione - il 21-22-23 febbraio 2019 - in una nuova e più appropriata cornice: la Fiera del Levante di Bari. Una ricca vetrina dove le principali aziende del settore presenteranno le ultime innovazioni sia per l’attività agronomica e la migliore gestione degli oliveti e dei vigneti, sia per i processi di trasformazione in frantoio e cantina, sia infine per le attività di imbottigliamento e commercializzazione. Alla parte espositiva si affiancano attività convegnistiche, corsi di aggiornamento e seminari, con interventi curati dai più autorevoli esponenti nazionali del settore, rappresentanti di enti di ricerca ed Università. Il pieno coinvolgimento delle Istituzioni, delle Associazioni di Categoria e dei Consorzi di Tutela contribuisce a rendere Enoliexpo un contenitore imprescindibile per tutti gli operatori del settore. Enoliexpo è inoltre una fiera nazionale aperta ai mercati esteri attraverso sinergie con l’Ice e le Camere di Commercio dell’altra sponda dell’Adriatico, garantendo la presenza di operatori stranieri interessati a conoscere le tecnologie in esposizione. Sono agevolate relazioni economiche e scambi commerciali con un focus sui Paesi produttori di olio e vino che si affacciano sul Mediterraneo. www.enoliexpo.com

TURRUNI Caltanissetta, 14 – 16 dicembre 2018 Una vera e propria festa per grandi e piccini con tanti appuntamenti gastronomici e culturali per celebrare il più tradizionale dei dolci natalizi: il torrone. Il centro storico di Caltanissetta sarà protagonista di degustazioni, approfondimenti tematici e appuntamenti culturali tutti dedicati al torrone, preparazione tipica del Natale, che proprio nel capoluogo nisseno trova la sua migliore espressione regionale. Da venerdì 14 a domenica 16 Dicembre si celebreranno tutte le espressioni italiane del dolce natalizio e sarà possibile acquistare e degustare torroni siciliani, calabresi, lombardi, irpini e tanti dolci, tra musiche, animazioni, degustazioni e un programma fitto di appuntamenti. www.turruni.it

TERRE DI TOSCANA Lido di Camaiore (LU), 3 – 4 marzo 2019 Si riaccendono le luci sul palcoscenico di Terre di Toscana, appuntamento vinicolo tra i più attesi dagli operatori, dalla stampa e dai wine lovers, che da ben dodici anni porta in scena il meglio della produzione enologica toscana. Giunto alla XII edizione con un successo sempre crescente, attestato dalla qualità del pubblico e delle cantine presenti, Terre di Toscana conferma il suo format vincente, che vedrà schierati 130 vignaioli toscani i quali, al proprio banco di assaggio, presenteranno le loro preziose etichette e racconteranno la loro storia e i loro progetti futuri. Saranno sempre due i giorni, domenica e lunedì, nei quali sarà possibile degustare gli oltre 600 vini a disposizione, protagonisti indiscussi della kermesse, che andranno ad animare gli ampi ed eleganti spazi dell'Una Hotel Versilia di Lido di Camaiore, anche per questa edizione il teatro di rappresentazione. www.terreditoscana.info

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WINE&SIENA Siena, 26 - 27 gennaio 2019 Wine&Siena è l’evento che inaugura l’anno di appuntamenti enogastronomici. Una manifestazione voluta dalle menti organizzatrici del Merano WineFestival, organizzata insieme alla Confcommercio di Siena, Camera di Commercio Siena – Arezzo e Comune di Siena, per celebrare a Siena, città simbolo della viticultura italiana, le eccellenze enogastronomiche premiate The WineHunter Award. Un evento in cui la città diventa protagonista, immergendo produttori e visitatori in un’atmosfera unica al mondo, dove la storia della terra si rispecchia nei luoghi: Rocca Salimbeni, sede del Monte dei Paschi, Palazzo Comunale, il Palazzo del Rettorato, Palazzo Squarcialupi e Palazzo Sansedoni. Durante Wine&Siena sarà inoltre possibile partecipare ad alcune Wine Masterclass: degustazioni guidate, per approfondire eccellenze vitivinicole e scoprirne i segreti. www.wineandsiena.com

NEBBIOLO NEL CUORE Roma, 12 – 13 gennaio 2019 Arriva a gennaio l’evento Nebbiolo nel Cuore ne indaga tutte le sfumature. Dal Barolo al Barbaresco, dal Roero al Gattinara, dal Ghemme al Boca, dal Lessona al Bramaterra, fino al Carema. Saranno tanti i vini in degustazione, il 12 e 13 gennaio 2019 nel centro di Roma. La manifestazione ha lo scopo di promuovere a livello culturale il Nebbiolo e le sue terre d’elezione. Infatti, grazie ai banchi di assaggio e ai seminari si potranno conoscere i terroir e la storia attraverso vini in comparazione e vari approfondimenti dove verranno messe in evidenza le caratteristiche peculiari dei vari cru delle principali zone di produzione. www.nebbiolonelcuore.com

26-27 Gennaio 2019 wineandsiena.com

SORGENTE DEL VINO LIVE Piacenza, 9 – 11 febbraio 2019 Da sabato 9 a lunedì 11 febbraio 2019 torna a Piacenza SORGENTEDELVINO LIVE per gustare il vino nato dal rispetto per la terra, per le tradizioni. Tre giorni di festa, lavoro, assaggi, degustazioni, approfondimenti per crescere e divertirsi insieme. Un viaggio attraverso profumi e sapori, territorio dopo territorio per riscoprire quell’Italia meravigliosamente ricca di differenze, di sapori autentici e di tradizioni vitali e radicate, dove la figura del vignaiolo rappresenta una storia sempre diversa da conoscere e approfondire. www.sorgentedelvinolive.org

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Tendenze Sparkling di Chiara Martinelli

Coldiretti: obiettivo raggiunto per i vini fermi varietali

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l 17 ottobre scorso Coldiretti ha chiesto la “correzione” del testo al regolamento della Commissione Europea per ottenere l’indicazione di origine delle uve per le bollicine prodotte con vitigni internazionali, estendendola a tutti gli spumanti. Un passo in avanti in nome della “trasparenza”, della tutela di produttori e consumatori che Coldiretti continua a perseguire con atti concreti. Domenico Bosco, Responsabile Nazionale ufficio vitivinicolo, spiega quanto avvenuto nella trattativa, sottolineando la delicata operazione di “rettifica” in merito alla questione del “Falso made in Italy”. Questo fenomeno sta danneggiando la “brand reputation” delle “nostre bollicine” anche all’estero . Come nasce l’ inganno e quanto è diffuso? “Bisogna precisare che la nostra contestazione concerne le norme applicate dalla UE nei riguardi soprattutto degli spumanti generici. Per le denominazioni pregiate, Doc e Docg il rischio si attenua, mentre è molto diffuso nelle case spumatistiche che utilizzano uve

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e mosti provenienti da altri paesi. Il consumatore non sà che la norma sull’origine consente di dichiarare “italiano” uno spumante che è fatto con mosti e uve ad esempio spagnole. Un danno economico al made in italy, ai produttori e alle uve italiane, specialmente nella distribuzione all’estero, poiché sull’etichetta è riportato come prodotto italiano al 100%. Si stima che circa mezzo milione di ettolitri di vino che arrivano in Italia perdano l’origine dei paesi di produzione; tra di essi c’è lo spumante ma può anche esserci l’aceto. Parlare di vero e proprio falso è difficile, noi poniamo l’attenzione sull’equivoco perché vogliamo che la Comunità Europea apra gli occhi: la tracciabilità c’è già ma la regola oggi non obbliga il produttore di spumante a riportare in etichetta la trasparenza totale”. Per lo sparkling-lover italiano risultano “anomale” certe “elargizioni” da parte dell’Ue: lamponi, ribes e aggiunta di zuccheri nel vino sembrano gli ingredienti per la produzione di succo di frutta. E’ dif-

ficile poi riuscire a distinguersi per eccellenza e qualità. “La norma comunitaria introdotta nel 2008 in seguito ad una negoziazione con i paesi del Nord Europa (che non riescono a produrre adeguatamente per motivi climatici) ha consentito di chiamare vino anche il fermentato di altre frutte diverse dall’uva. Un precedente pericoloso che Coldiretti ha subito contestato: è come chiamare “latte di soia o di riso” qualcosa che non ha nulla a che vedere con il latte. Il vino è ottenuto dalla fermentazione di uva, un dato oggettivo riconosciuto dalla stessa UE che poi ne autorizza la diffusione e lo inserisce nella normativa. Lo stesso principio avviene per il “vino cosiddetto dealcolato”, cioè privo di alcool: è un equivoco chiamarlo “vino”, anche se rappresenta un’opportunità per certe economie. Tali “scelte” influenzano ed hanno ovvie ripercussioni nella negoziazione degli accordi. L’UE consente ai paesi del Nord Europa di aggiunge-

Ora la battaglia si sposta sugli spumanti generici re zucchero per sopperire alla mancanza di sole. Australia, Sudafrica e California ci fanno digerire la distribuzione di un vino che ha subito l’aggiunta di acqua, avallati dalla regola dello zuccheraggio concesso dalla Comunità Europea. Una “debolezza” che autorizza persino la vendita dei wine-kit sul mercato europeo. Coldiretti continuerà la sua battaglia “sull’origine” per tutti i prodotti: il furto di identità e di inganno verso il consumatore fa doppiamente male al sistema produttivo nazionale”.•


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Distillati & Co Di Giulia Montemaggi

WHISKEY & METAL

INTERVISTA

IL FUTURO DELLA GRAPPA, TRA TRADIZIONE E MERCATI ESTERI

BLACKENED: IL WHISKEY FORGIATO DALLA MUSICA DEI METALLICA Si chiama “Blackened”, è un blend di bourbon, ryes e whiskey da tutto il Nord America e presenta una particolarità unica: è stato distillato sulle note dei Metallica. Distribuita da settembre negli States, questa miscela innovativa prende il nome dal brano di

Elvio Bonollo, presidente dell’Istituto Nazionale Grappa, su bilanci, iniziative di promozione ed obiettivi “Un 2018 sostanzialmente stabile, che ha visto crescere l’interesse dei consumatori per il mondo della grappa, in particolar modo per quella invecchiata o utilizzata nella miscelazione”. È con queste parole che Elvio Bonollo, presidente dell’Istituto Nazionale Grappa, traccia il quadro dei trend di consumo per l’anno corrente del distillato italiano per antonomasia. Un prodotto dal grande potenziale comunicativo, “che, per la sua storia, continua ad esercitare una grande fascinazione su un pubblico sempre nuovo, tendenzialmente orientato su distillati magari più internazionali”. E a proposito di estero: “Il nostro è un settore in continua evoluzione, che trova nei mercati internazionali un riferimento imprescindibile per il futuro”. Da qui la grande sfida per i produttori : “Cercare di lavorare sul prodotto e di fare squadra per conquistare sempre più piazze straniere. In tal senso l’Istituto Nazionale Grappa ha molto caldeggiato iniziative come ‘Hello Grappa’, primo grande progetto per la promozione sul mercato americano”. Obiettivi precisi, “per il raggiungimento dei quali – conclude Bonollo - le aziende devono riuscire ad attuare una compenetrazione tra la propria tradizione e quanto messo a disposizione dal mondo moderno”.

I NUMERI DELLA GRAPPA: Le stime settoriali elaborate da Istituto Nazionale Grappa sui dati Assodistil e Federvini parlano di 88 mila ettanidri prodotti nel 2017. Per i dati relativi al 2018 è necessario attendere ancora qualche settimana. In merito ai consumi, il mercato di riferimento resta quello nazionale, con una quota pari all’80% su un totale di 76 mila ettanidri, mentre il restante va all’estero, con un’importante prevalenza dei mercati dei Paesi di lingua tedesca. In Italia i consumi domestici di grappa ammontano al 55%, con un leggero vantaggio su quelli fuori casa, al 45%. Buoni risultati per le 130 distillerie italiane che, nell’anno passato, hanno registrato un fatturato diretto intorno ai 300 milioni di euro.

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apertura dell’album “… And Justice For All” della band losangelina ed è il prodotto della collaborazione di quest’ultima con il mastro distillatore ed ingegnere chimico Dave Pickerell, scomparso lo scorso 1 novembre. Un progetto riuscito, che ha visto sottoporre le botti di liquore alle onde sonore a bassa frequenza tipiche del sound dei Metallica. Il procedimento, grazie all’ausilio di uno speciale subwoofer, ha permesso alle vibrazioni di stimolare l’interazione tra le molecole del whiskey e di migliorarne la finitura. Per la serie: “Sapori da Ascoltare”.

Il liquore nasce dalla collaborazione tra la band e il guru della distillazione Dave Pickerell

EVENTI

TRENTINO: TORNA LA NOTTE DEGLI ALAMBICCHI ACCESI Chiunque si definisca un estimatore della grappa conosce bene il piccolo borgo di Santa Massenza di Vallelaghi, in Trentino, bacino dell’artigianalità grappistica della regione. Proprio qui, dal 7 al 9 dicembre, per il ciclo #Trentinowinefest si alzerà il sipario su La Notte degli Alambicchi Accesi, storica manifestazio-

ne dedicata alla celebrazione e alla promozione della grappa trentina. Tre giorni di spettacoli itineranti della compagnia teatrale Koinè, che condurranno gli avventori in un suggestivo viaggio alla scoperta della storia delle famiglie dei distillatori del paese e dei segreti della pregiato distillato. Un progetto a cura dell'associazione culturale "Santa Massenza piccola Nizza de Trent", con la collaborazione dell’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e Istituto Tutela Grappa del Trentino e il supporto della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino.

Dal 7 al 9 dicembre Valle dei Laghi si veste di magia con un viaggio alla scoperta della grappa artigianale della regione


NewsBio & Green di Marina Ciancaglini - Credits foto Fabrice Gallina

La Ribolla di Oslavia verso la Docg? Presentata da parte dell’Associazione Produttori di Ribolla Gialla di Oslavia una proposta di disciplinare a tutela del vitigno

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n territorio offeso, quello di Oslavia, ricostruito dopo il conflitto di 100 anni fa. Un confine che non c’è, se non tracciato sulle carte. Nel rimettere insieme i pezzi di un luogo dalla doppia anima – un’enclave slovena in terra italiana - anche

la viticoltura ha giocato un ruolo determinante, contribuendo a cementare un’identità collettiva. E la Ribolla di Oslavia è il vitigno attorno al quale si è strutturata questa rivendicazione identitaria, andando a costituire un binomio ormai proverbiale con la ponca di questa collina, che pare costituirne una dimensione territoriale perfetta. Molto è cambiato dal “vino bianco di color paglia con riflessi verdolini, leggerissimo sia di alcol sia di corpo, un po’ acidulo e senza pretese» delle produzioni italoslovene degli anni ’70” [Mario Soldati, Vino al vino, 1970]. Qui, se ne è ridisegnata la fisionomia fino a regalarci vini profondi e complessi, originati da una prolungata macerazione sulle bucce: Josko Gravner e Stanko Radikon, hanno recuperato e

reinterpretato le tecniche del passato. Proprio per tutelare e comunicare tali caratteristiche, è nata Apro, Associazione Produttori di Ribolla Gialla di Oslavia, formata da sei nomi storici: Dario Princic, Fiegl, Il Carpino, La Castellada, Primosic e Radikon. Le finalità dell’associazione si sono concretizzate nella presentazione ufficiale, lo scorso ottobre, della proposta di un disciplinare di produzione della Ribolla di Oslavia al Consorzio Tutela Vini Collio. “Presentiamo questo disciplinare – ha affermato il presidente APRO, Martin Fiegl – che si propone come quello della futura Denominazione, che auspichiamo in ambito Collio, sottozona Ribolla di Oslavia. Il nostro, è un vino molto particolare: forse bisognerà sbattere i pugni sul tavolo per farlo riconoscere, ma è indispensabile per noi che sia caratterizzato da fattori autoctoni imprescindibili”. Il disciplinare prescrive delle norme rigide: Ribolla 100%, basse rese (90 q.li/ ha), nessun uso di diserbanti chimici, fermentazioni spontanee, uso ridotto di solfiti (90 mg/l di Solforosa totale), macerazione sulle bucce per un minimo di 2 settimane,

invecchiamento minimo di 12 mesi in botti di legno e uscita in commercio non prima di 24 mesi dalla vendemmia. Un vino orange, dunque, in grado esaltare le naturali caratteristiche di acidità e tannicità del vitigno. Ma, soprattutto, un vino di grande successo sul mercato estero, primo fra tutti il Giappone dove gli si riconosce l’Umami, il cosiddetto sesto gusto, tipico dei piatti orientali. L’iter avviato, che potrebbe portare al riconoscimento della Docg, è un lungo percorso, non privo di ostacoli. Dinamiche politiche interne al Consorzio Collio potrebbero rallentarne lo svolgimento. Nei primi mesi dell’anno ci sarà un cambio ai vertici, con l’elezione di un nuovo presidente che sostituirà Roberto Princic; questo è un fatto che sicuramente sospenderà qualsiasi decisione, almeno fino a dopo la primavera. Tuttavia, come specifica Martin Fiegl, la determinazione a proseguire su questa linea non mancherà, anche di fronte alle possibili difficoltà consortili. • 65


ExtravergineNews di Chiara Martinelli

Un’annata che si preannuncia negativa per l’olio italiano, con un calo rispetto al 2017 del 38% aggravato dall’ondata di maltempo dei mesi autunnali che hanno fatto salire alle stelle tale previsione. Puglia, Calabria e Sicilia, le regioni degli uliveti, sono quelle che hanno sofferto maggiormente: per la prima si parla di un -58% rispetto all'anno scorso, incisive le gelate di primavera. Un andamento positivo arriva dalla Toscana con + +15% e Veneto e Liguria rispettivamente +40% e +50% . La conseguenza è l’aumento dei prezzi che si stima arrivino a sfiorare quasi 5 euro al chilo.

ETICHETTE HIGH-TECH

26-27 Gennaio 2019 wineandsiena.com

QRCODE4OIL: ITALIA E ISRAELE INSIEME PER UN ’ETICHETTA RIVOLUZIONARIA Oltre alle qualità, provenienza e produzione dell’olio, adesso è possibile integrare informazioni nutrizionali specifiche Un Qrcode tecnologicamente avanzato: è questa la rivoluzione applicata alle etichette dell’olio extravergine di oliva. Un progetto nato dalla collaborazione tra Italia e Israele presentato lo scorso 27 settembre a Losanna nell’ambito del convegno Optical Fiber Sensors. Partner dell’iniziativa sono l’Istituto di Fisica Applicata "Nello Carrara" di Sesto Fiorentino, un’azienda oleicola affiliata a Anga - Giovani Confagricoltura Toscana e la Verifo-

od LTD, company israeliana, specializzata nella produzione di scanner basati su tecnologie spettroscopiche. L’innovazione 4.0 non sta in un semplice e ormai diffuso Qrcode ma in uno strumento avanzato che consente di recepire informazioni nutrizionali specifiche dell’olio imbottigliato, con un’analisi immediata del prodotto, come ad esempio i dati relativi alle percentuali dei principali acidi grassi, i perossidi e i polifenoli in esso contenuti. Tutto

PROTOCOLLI D’INTESA

CITTÀ DELL’OLIO E REGIONE TOSCANA UNITE PER LA CULTURA DELL’OLIO Una corretta divulgazione parte dalle scuole, diventa parte integrante della ristorazione e rinasce con il recupero di terreni abbandonati

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Il protocollo d’intesa siglato dalla Regione Toscana a fine ottobre con l’Associazione Nazionale Città dell’Olio e l’Ente Terre Regionali Toscane ha come obiettivo la promozione di progetti per lo sviluppo della filiera olivicola, nonché la valorizzazione dell’olio extravergine di qualità, la tutela dell’ambienta e la

divulgazione di una corretta cultura dell’olio presso il consumatore, nelle scuole e nel mondo della ristorazione. Il settore olivicolo rappresenta un comparto fondamentale per l’economia toscana e non può essere disgiunto dal diffonderne un’educazione salutare a partire da specifici progetti destinati alle scuole, sensibi-

ciò è possibile grazie al processo di elaborazione di dati ottici ricavati dal moderno strumento di Verifood Ltd nel quale vengono caricati tutti i dati dal produttore al momento dell’imbottigliamento e resi disponibili al consumatore attraverso la scansione del QR code. “Un concetto di etichettatura rivoluzionaria – spiega Clemente Pellegrini presidente Anga Giovani Confagricoltura Toscana - perché si lega in maniera unica al prodotto, a garanzia dei consumatori e a vantaggio dei produttori che hanno a cuore la qualità del loro olio”.

lizzando gli alunni attraverso la conoscenza di un prodotto alimentare che affonda le radici nella storia delle tradizioni culinarie, fino al suo utilizzo nelle mense. Il Progetto Vetrina Toscana mira invece alla valorizzazione delle eccellenze olivicole locali, con particolare riguardo agli oli DOP ed IGP nei menù della ristorazione regionale, veicolato da una campagne di informazione, divulgazione e comunicazione, rivolta in primis ai consumatori, ristoratori ed imprese. L’Ultimo punto fa leva sul recupero degli oliveti abbandonati ed è stato spinto dal Comune di Murlo che punterà a diventare un esempio virtuoso nel reperimento e recupero di aree agricole lasciate incolte.


Luppolo e dintorni di Stefania Abbattista

Birra e anfora: l'antico che sa di nuovo

L

’anfora in terracotta: recipiente affascinante e antichissimo, in tempi recenti riscoperto quasi come un’avanguardia, prima nel mondo del vino – dove ormai il suo utilizzo è una caratteristica distintiva e imprescindibile per alcuni produttori – poi nel mondo brassicolo. Chi produce birra artigianale può permettersi alcuni esperimenti e prendersi il rischio, se il tentativo riesce, di lanciare una nuova tendenza. In realtà di veramente nuovo c’è poco, se pensiamo che le anfore come metodo di maturazione e conservazione della birra venivano addirittura impiegate già dagli Egizi. Un merito, comunque, va dato sicuramente a chi ha ripreso le anfore per affinarci la propria birra: quello della scelta originale, della visione più ampia e sperimentale. In fondo, è così che si apre la strada al carattere peculiare, è così che nascono gli stili. Valerio Tamagni di

Birra dell’Elba, è uno dei primi ad aver iniziato a realizzare la birra in anfora. Come è nata l’idea? “Producevo già un barley wine, che ha fatto un po’ da apripista. Sono poi amico di Antonio Arrighi (produttore vinicolo elbano che utilizza le anfore per l’affinamento dei suoi vini, ndr) e ho voluto provare a fare ciò che lui fa col vino. Ho iniziato quest’anno, utilizzando un’anfora da 225 litri, ma ho in programma un nuovo acquisto, vista la positività dei risultati”. Il 2019 quindi sarà l’anno della “consacrazione” dell’anfora? “Direi di si, dal 2019 andremo in produzione regolare. Il nome della nuova birra ancora non l’abbiamo deciso, quello che so è che vorrei dotarmi di un’anfora grande, da 700 litri, e mantenere la più piccola per altre sperimentazioni, ad esempio cambiando le temperature. Dall’anfora grande arriverà la nuova birra, il prodotto finito credo sarà pronto e disponibile sul mercato dall’estate 2019”. La recente manifestazione “Terracotta e vino”, ad Impruneta il 24 e 25 novembre scorsi, vi ha visti tra i protagonisti. Quali le reazioni del pubblico all’assaggio? “Comincio col dire che a me piace molto la mia birra in anfora, ma certo io sono di parte! La reazione positiva del pubblico è andata oltre le aspettative, la nostra birra in anfora è piaciuta molto. Ho tro-

vato peraltro molta competenza, attenzione e curiosità. Ad Impruneta i birrifici erano soltanto tre, oltre me Birra del Borgo e il Birrificio San Gimignano. La birra alla prova dell’assaggio l’abbiamo trovata arrotondata, si è come addolcita, l’effetto calorico dell’alcool si percepiva meno anche se la gradazione è rimasta la stessa: 11 % vol. alcool”. Che caratteristiche ha dato l’anfora alla vostra birra? “Come dicevo, una minore percezione dell’alcool, prima di tutto. Poi una mineralità quasi salina nel finale, un qualcosa che la birra in origine non aveva e che ha acquisito proprio con l’affinamento. Ricorda il barley wine, quella leggera ossidazione è andata ad ammorbidire, ricorda quasi più un passito adesso. La schiuma è inesistente, c’è poca frizzantezza. Si tratta di un prodotto particolare, diverso”. Quanto tempo è rimasta in anfora prima di essere imbottigliata? “Tre mesi e mezzo”. L’abbinamento ideale? “Con pasticceria secca, dolci e dessert. Oppure da sola, come birra da meditazione”. Critiche negative? “Io quasi ci speravo, invece per ora no, tutti sembrano aver apprezzato. Produco birra dal 2007, adesso ho intenzione di continuare per questa strada, anche perché ho trovato un contenitore che se ben lavato e tenuto è praticamente eterno. Noi in ogni caso non abbiamo inventato nulla. Abbiamo semmai riscoperto qualcosa che esiste da sempre”. Cosa si aspetta adesso? “Aspetto che la gente continui ad aver voglia di assaggiarla”.•

Perché un birrificio dovrebbe scegliere la terracotta? Dall'Elba, l'esperienza di Valerio Tamagni

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Fiere in calendario

Dicembre

1-2 DICEMBRE

2018/2019

2018

FOOD&WINE IN PROGRESS Firenze www.foodandwineinprogress.it

1 3

14-16 DICEMBRE

14

BIRRE SOTTO L'ALBERO Roma

3-4 DICEMBRE VINI CORSARI Barolo (cn) vinicorsari.com

15-17 GENNAIO

Gennaio

15

2019

15-17 DICEMBRE 15 FIERE SANTA LUCIA DI PIAVE Santa Lucia di Piave (Tv) www.fieresantalucia.it

4-5 FEBBRAIO

26

4 SALON DES VINS DE LOIRE Angers (Francia) www.salondesvinsdeloire.com

11-13 FEBBRAIO

21

13-16 FEBBRAIO BIOFACH Norimberga (Germania) www.biofach.de

16-19 FEBBRAIO BEER ATTRACTION Rimini www.beerattraction.it

15

VIGNAIOLI NATURALI A ROMA Roma www.vininaturaliroma.it

WINE&SIENA Siena wineandsiena.it

MILLÉSIME BIO Montpellier www.millesime-bio.com

21-23 FEBBRAIO ENOLIEXPO Bari www.enoliexpo.com

13

26-27 GENNAIO

28

2019

11

26-27 GENNAIO

28-30 GENNAIO

Febbraio

VINISUD Montpellier (Francia) www.vinisud.com/fr

SIVAL Angers (Francia) www.sival-angers.com

30

15-17 FEBBRAIO SALON VINIFRANCE DE LIMOGES Limoges (Francia) www.limoges.salon-vinifrance.fr

16 24

30 GENNAIO - 1 FEBBRAIO ENOLITECH Verona www.enolitech.it

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Fiere in calendario Marzo

2019

3-4 MARZO LIVE WINE Milano www.livewine.it TERRE DI TOSCANA Lido di Camaiore (Lu) terreditoscana.info

15-17 MARZO

2

4

Aprile

2019

4-5 MARZO VINEXPO NEW YORK New York (Stati Uniti) www.vinexponewyork.com

5 15

17

13

13-16 MAGGIO

SALON DES VINS DE BRIVE-LA-GAILLARDE Brive la Gaillarde www.brive.salon-vinifrance.fr

3

SALON DES VINS D’AUXERRE 2019 Auxerre (Francia) www.auxerre.salon-vinifrance.fr INVENTA Stoccarda (Germania) www.inventa.info

2019

2-3 MARZO

VINEXPO BORDEAUX Bordeaux www.vinexpobordeaux.com

6-8 APRILE VINNATUR TASTING Sarego (Vi) www.vinnatur.org

5-7 MARZO

17-19 APRILE

AGRAME Dubai (Emirati Arabi) www.agramiddleeast.com

27-28 APRILE

PROWEIN Düsseldorf (Germania) www.prowein.it

ONLY WINE FESTIVAL Città di Castello www.onlywinefestival.it

Maggio

2019

19-21 MAGGIO

VITIGNO ITALIA Napoli www.vitignoitalia.it

5-7 APRILE VINIVERI Cerea (Vr) www.viniveri.net

6

7-10 APRILE

7

VINITALY Verona www.vinitaly.com/it

17

WINE&GOURMET JAPAN Tokyo www.wineandgourmetjapan.com

17-19 MARZO

19

5

ENOLITECH Verona www.enolitech.it 27

21

21-23 MAGGIO

LONDON WINE FAIR Londra www.londonwinefair.com

SOL&AGRIFOOD Verona www.solagrifood.com

28

28-30 MAGGIO

PACKAGING PREMIÈRE Milano www.packagingpremiere.it

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di Elisa Berti

Ad ogni bottiglia

U

il suo tappo

n mercato che muove ogni anno circa 19 miliardi di bottiglie da 0,75 cl che richiedono di essere tappate. Il mercato del vino detta legge nel mondo delle chiusure. Ma quale sistema si adotta oggi preferibilmente e perché? Attualmente circa 12 miliardi di bottiglie vengono chiuse con tappi in sughero, con un

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aumento del 1.5% rispetto allo scorso anno. 2 miliardi vengono affidate ai tappi sintetici, 5 miliardi ai tappi a vite ed il resto del mercato, considerato di nicchia, si affida ai tappi in vetro. TAPPO IN SUGHERO MONOPEZZO Da sempre considerato il re delle chiusure, il tappo in sughero detiene il primato nelle

scelte di produttori e consumatori. Un recente studio pubblicato sull’International Journal of Hospitality Management è stato dedicato proprio all’associazione tra il tipo di chiusura delle bottiglie e le percezioni dei consumatori sulle caratteristiche intrinseche del vino. I partecipanti hanno assaggiato alla cieca i medesimi vini tappati con il

sughero o con altro materiale. Il vino tappato con il sughero naturale ha acquistato 10-13 punti in più nell’indice di gradimento del consumatore per aspetto, gusto, aroma e qualità generale. “I risultati dello studio- ha affermato João Rui Ferreira, presidente dell’Associazione portoghese del sughero - sono in linea con ciò che vediamo da molti anni: questo prodotto


Se il tappo in sughero continua a far da padrone nel mondo delle chiusure, sono ormai tante le alternative proposte dalle aziende

TAPPO IN SUGHERO MICROGRANULO Alternativa al tappo in sughero monopezzo, le chiusure in microgranulo vengono realizzate con il medesimo materiale, ma

cet

trattate in modo da eliminare completamente il sentore di tappo attraverso specifici trattamenti di protezione. “Le chiusure come Supercap Nature® l’originale microgranulo senza colle, sono tra le più affidabili – affermano dall’azienda - perché dopo diversi anni di ricerca abbiamo avuto conferma che, oltre a non causare problemi di sentore di tappo, o trafilatura del liquido a alte e basse temperature, non causano il fenomeno della colorazione del liquido, fenomeno ben visibile nei clear spirits, ma che avviene an-

electronics

naturale, sostenibile e riciclabile non è solo superiore in termini di aspetti ambientali e di capacità di conservazione del vino, ma superiore anche in termini di percezione del consumatore. Di contro, ovviamente, il problema non trascurabile del tricloroanisolo, responsabile del sentore di tappo.

che nei vini con le altre chiusure in sughero microgranulo comune. Supercap Nature® assicura nessuna cessione al vino o distillato”. TAPPO SINTETICO Risale ad una quarantina di anni fa la nascita dei primi tappi sintetici che solo negli ultimi anni stanno conoscendo una diffusione ad ampio raggio ed un miglior sviluppo delle caratteristiche tecniche. Il vantaggio primario del tappo sintetico è la sterilità del materiale, che lo rende inattaccabile da muffe e batteri

e quindi immune dall’odore di tappo. Accanto a questo vantaggio, si affiancano la resistenza meccanica, l’impermeabilità a gas (in primis anidride carbonica e solforosa), la facilità d’estrazione e una garanzia da un punto di vista igienico. Se tutti sono concordi nell’affermare che il tappo sintetico mantenga inalterate le caratteristiche dei vini giovani di pronta beva, non tutti sono convinti che la chiusura sintetica possa sostituire quelle in sughero laddove sia previsto l’invecchiamento.

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interazione con l’anidride solforosa (SO2), chiusura perfettamente ermetica, semplicità di chiusura e mantenimento delle caratteristiche chimiche e organolettiche del vino”. Non solo. Il tappo a vite, proprio per il materiale con cui è costituito, può rappresentare un intelligente mezzo per lo scambio di comunicazioni. Nel 2016 Guala Closures Group ha messo a punto dei tappi al grafene. Applicando il grafene sul tappo, i ricercatori hanno inserito un chip di trasmissione attraverso tecnologia Near Field Communication che favorisce la connettività wireless bidirezionale a corto raggio. Avvicinando il proprio smartphone ai tappi trasmittenti si crea una rete peer to peer ed i clienti possono ricevere informazioni sul vino in termini di anticontraffazione e di controllo della filiera.

“Le chiusure per vino sintetiche – afferma Supercap – oggi sono principalmente utilizzate nei vini a rapido consumo. Queste chiusure tecniche sono comunque tra le più sicure nel rispetto del prodotto contenuto in bottiglia. Indispensabile nei clear spirits, per evitare il problema della colorazione del liquido. TAPPO A VITE Ancora disdegnato dalle aziende italiane perché considerato una chiusura economica, sta conoscendo un’impennata nell’indice di gradimento rispetto agli scorsi anni, soprattutto all’estero. Sta conoscendo una crescita esponenziale la richiesta di questa tipologia di chiusura e, di conseguenza, i produttori, francesi in primis, hanno adottato questo tipo di tappo anche per etichette costose. Quel che ad oggi è certo è che il tappo a vite permette di preservare il vino, evitando lo scambio di ossigeno. Ottimo per evitare sentori di seccume, muffe ed il classico odore di tappo, si rivela un buon conservatore delle qualità organolettiche del vino nel tempo. Federfin Tech progetta e produce capsule in alluminio

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per il settore enologico, realizzando un prodotto innovativo e moderno nel campo delle chiusure per bottiglie. “Le capsule a vite in alluminio- affermano da Federfin Tech, azienda che da anni produce capsule di questo tipo per il settore enologico- sono di facile apertura e chiusura e mantengono a lungo la qualità del prodotto vinicolo. Il materiale impiegato è l’alluminio, che rende questo prodotto 100% riciclabile. Non sono da sottovalutare poi la facilità di apertura e chiusura e la capacità di mantenere a lungo la qualità del prodotto vinicolo. Attraverso la capsula in alluminio si hanno, infatti, una serie di vantaggi: assenza di rischi legati al TCA, totale barriera all’ossigeno, nessuna

TAPPO IN VETRO Ancora considerato come prodotto di nicchia, il tappo in vetro si ritaglia una piccola fetta di mercato enologico. Nonostante la crescita lenta di approvazione, sono sempre più numerosi i convinti sostenitori del tappo in vetro come migliore soluzione alternativa al tradizionale tappo in sughero. Quali sono i punti di forza? Innanzitutto il vetro è un materiale perfettamente sterile, immune da contaminazioni di sorta e dall’azione deleteria del tempo. La stappatura della bottiglia non richiede particolari manipolazioni che possano com-

promettere la chiusura stessa, che potrà essere comodamente riutilizzata e, nel tempo, smaltita e riciclata in modo ecologico. A far da controparte due problemi di non poco conto: il costo del tappo stesso (comunque in linea con il tappo in sughero di alta qualità) e la necessità di utilizzare bottiglie e tappatori appositamente studiati. “Punto di forza dei tappi in vetro- affermano da Preciosa, leader mondiale nella produzione di manifatture in vetro e detentori del marchio Vinolok- è il fatto che non si riscontri nessun impatto sull’aroma e sul sapore del vino. Con l’utilizzo di questo tipo di chiusura la maturazione del prodotto avverrà in modo più lento, grazie al basso valore OTR. Questo permetterà anche ai corposi vini rossi di mantenere una giovanile freschezza ed un aroma fruttato. Con il tappo in vetro non ci sono sorprese! Questo tipo di chiusura è la sola che permettere di eliminare differenze di aroma e gusto tra una bottiglia e l’altra”.•


Ozono:

la scelta green

per la vigna e la cantina

S

i tratta di un gas presente in natura, incolore, che si forma dall’attivazione radicalica dell’ossigeno atmosferico in presenza di scariche elettriche o per reazione fotochimica dovuta all’azione dei raggi ultravioletti. È la proprietà di forte ossidante a conferire all’ozono un’attività germicida molto forte nei confronti di tutti i microrganismi, di cui è in grado di degradare le membrane cellulari. Proprio per la sua capacità di annientare lieviti, batteri, muffe e microalghe l’ozono è in grado di soddisfare molte esigenze di sanificazione. Questo vale per la vigna, dove da tempo sono utilizzati trattamenti a base di questo gas per combattere le principali malattie delle vite, che in cantina. “Uve più sane ed ambienti più salubri per migliori produzioni- afferma Manuele Camolese, Amministratore Delegato di Multiossigen, azienda da tempo impegnata nella produzione di impianti per la sanificazione dell’acqua mediante ozono- Il prodotto aumenta di efficacia se utilizzato durante la fioritura e le fasi fenologiche più sensibili allo sviluppo di funghi patogeni. In questo svolgono una funzione preventiva e curativa contro l’oidio, la botrite e la peronospora.

Inoltre, emanando un odore sgradevole, esercita un effetto repellente contro insetti e parassiti”. Oggi sono molte le aziende che hanno adottato il gas per la disinfezione e la pulizia degli ambienti; l’ozono, infatti, presenta il vantaggio di non lasciare residui sui materiali trattati, né scarti nelle acque reflue. L’ alternativa, in chiave green, è rappresentata oggi solo dal vapore, che richiede però costi energetici più elevati rispetto a quelli necessari per la produzione di ozono. In una sperimentazione della Fondazione Edmund Mach di pochi anni fa sono stati messi a confronto 4 diversi trattamenti di sanificazione per barriques di età variabile tra i 3 ed i 5 anni. Le quattro tecnologie prese in considerazione non richiedevano l’uso di composti chimici che possano potenzialmente residuare in cantina o nell’ambiente. Tra questi, i trattamenti con vapore e ozono hanno dato i migliori risultati nell’abbattere la flora microbica all’interno delle botti. In particolar modo i due trattamenti sono risultati in grado di contrastare i temuti Brettanomyces, microrganismi responsabili dello sviluppo degli off-flavour di stalla o di cavallo legati alla produzione di etilfenoli, che trovano nel legno un ambiente particolarmente favorevole. Tali microrganismi, infatti, si sviluppano e si accrescono in profondità nello spessore delle doghe, da dove il vino viene difficilmente rimosso con le operazioni di pulizia. A livello di consumo energetico, però, il vantaggio è nettamente a favore dell’ozono.•

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73


Studi costanti e all’avanguardia per un continuo miglioramento delle proprie tecnologie

Supercap Nature: ricerca e sviluppo il cuore dell’azienda

C

’è il continuo impegno a migliorarsi alla base delle tecnologie di Supercap, azienda italiana che da 20 anni produce chiusure per vini, oli, aceti e distillati. Il nucleo creativo dell’azienda, leader nel settore, è rappresentato, infatti, dal comparto di ricerca e sviluppo dove si da’ vita a nuove tecnologie e si migliorano sistematicamente quelle esistenti. Fulcro delle ricerche interne e soggetto degli studi inerenti al Programma Nature è, da qualche anno, Supercap Nature®, l’originale chiusura in microgranulo senza colle.

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Con il Programma Nature l’azienda ha preso in esame sia le proprie chiusure che quelle sintetiche ed in microgranulo comuni comparandone i comportamenti. Nella ricerca vengono effettuati vari tipi di test, tra cui la misurazione della permeabilità all’ossigeno, la trafilatura del liquido ad alte e basse temperature, la misurazione della forza di estrazione, il fenomeno di pop up per le chiusure a T. Per una maggiore precisione dei test, gli stessi vengono ripetuti con una certa cadenza temporale, così da rendere possibile il monitoraggio della performance di ogni tipo di

chiusura presa in esame. Tra i vari test di laboratorio effettuati, uno dei più significativi è il test di cessione di sostanze da parte del tappo immerso in due diverse soluzioni, all’interno di appositi conteni-

tori. “Abbiamo messo a confronto il nostro Supercap Nature® ed un tappo in sughero microgranulo comune- ci informano dall’azienda- è stato sufficiente immergere i tappi in una solu-


zione alcolica al 40% per riscontrare già dopo 3 giorni la colorazione del liquido stesso nel caso del sughero microgranulo comune. Abbiamo riscontrato questo problema anche dopo 30 giorni, immergendo il sughero microgranulo comune in acqua. Dopo 18 mesi Supercap Nature®, l’originale microgranulo senza colle, non presenta alcuna colorazione del liquido, sia in soluzione alcolica che in acqua. Col passare delle settimane è addirittura possibile separare semplicemente utilizzando una carta filtro di tipo enologico, una sorta di “pulviscolo” che si deposita in fondo alle provette”. Spesso il problema, come nel caso di alcolici colorati “ dark spirits”, non salta all’occhio proprio perché il liquido nasconde le particelle disperse. Attualmente, in azienda, gli studi sono concentrati sul riconoscimento delle sostanze rilasciate, al fine di comprendere la natura e l’eventuale interferenzacon il liquido con cui sono a contatto. Stay Tuned!•

Supercap Nature: research and development are the heart of the company Constant research and cutting-edge solutions continuously enhance its technological advances

The commitment to constant improvement is the basis of Supercap technologies. The Italian company has been producing closures for wines, oils, vinegars and distillates for 20 years. The creative center of this leading company is the research and development department, where new technologies take shape and the already

SUPERCAP SRL Via Cairo, 83 - 61024 Mombaroccio - Pesaro Urbino Tel. 0721 470507 - info@supercap.it - www.supercap.it

existing ones are improved. The main research focus of the Nature Programme is Supercap Nature®, the original closure composed of micro-granules without the addition of any glues. With the Nature Programme, Supercap has studied its closures composed of both synthetic materials and by natural cork micro-granules by comparing their behavior to that of natural cork and micro-agglomerated corks made with glues. The research consisted of many tests, among which is the measure of oxygen permeability, the drawing of liquids at high and low temperatures, the measure of the extraction force and the pop-up phenomenon

for the T closures. To make tests more precise, Supercap repeats the tests frequently, in order to monitor the long-term performance of the different examined closures. One of the most significant tests is the one that examines the migration of substances from the closure, conducted by soaking the caps in two different solutions for differing amounts of time. “We compared our Supercap Nature® and a traditional microgranule closures. Soaking the traditional microgranule closures in a 40% alcoholic solution, we noticed that the traditional microgranule closures colored the liquid. Notably, we observed that the same

phenomenon even occurred in water after 30 days. By comparison, 18 months after soaking, Supercap Nature®, did not affect the color of either alcohol or water. As weeks pass by, it is even possible to remove a fine dust that settles on the bottom of the test tubes from the soaked natural cork closures with an oenological filter paper. Often, the presence of this fine dust is not immediately visible because the liquid hides the scattered particles. Currently Supercap’s studies focus on the released materials, in order to understand their nature and the potential interference with the liquid they are in contact with. Stay Tuned!•

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Arco Spedizioni S.p.A., l’eccellenza nel trasporto dei vini

O

gni produttore sa bene che per mantenere elevati standard qualitativi è fondamentale curare ogni aspetto del proprio lavoro, da quello in vigna fino alla degustazione. Per questo è importante affidarsi ad aziende in grado di garantire la massima efficienza: la risposta è Arco Spedizioni S.p.A., società di trasporti e logistica a capitale interamente italiano con sede a Monza, tra i migliori spedizionieri nazionali e internazionali dedicati al trasporto delle eccellenze

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175 milioni di euro nel 2017, l’azienda della famiglia Riva, conta 111 filiali di proprietà sul territorio italiano, 5 corrispondenti locali per le isole minori, oltre 210mila metri quadri di magazzini e 620 dipendenti. Numeri importanti che testimoniano il percorso di rafforzamento che l’azienda ha intrapreso in risposta alle esigenze del mercato, costruendo così una realtà dina-

La risposta per spedizioni su tutto il territorio nazionale per un prodotto made in Italy di valore DOP e IGP. Un settore, quello vitivinicolo, che rappresenta il fiore all’occhiello del made in Italy e che Arco Spedizioni S.p.A. contribuisce quotidianamente a diffondere e promuovere. Con un fatturato di oltre

mica che nell’ultimo decennio ha saputo affiancare alla propria esperienza nei trasporti nazionali, quelli internazionali sul scala europea e un servizio di logistica integrata per il mondo alimentare e non solo. Tutto questo garantendo una gamma di specializzazioni sempre più vaste per riuscire a soddisfare: cantine vinicole, olivicoltori e distributori italiani e europei. “Il mondo dei vini è ampio e composito: incontriamo sia cantine vinicole italiane ed europee di differenti dimensioni e capa-


cità produttive, sia importatori e distributori a carattere nazionale e internazionale - ha spiegato Boris Borgato, responsabile marketing Arco Spedizioni S.p.A. - per questo è fondamentale saper ascoltare le differenti esigenze di tutti gli attori coinvolti nella filiera e saper offrire servizi sempre più personalizzati, diversificati e vicini ai clienti.” “La nostra azienda riesce a garantire su scala nazionale, e grazie ad importanti partnership anche su scala europea, un servizio in import e in export completamente orientato al cliente - prosegue il responsabile marketing. Negli anni abbiamo diversificato le nostre capacità sia di trasporto che di logistica, con la novità degli ambienti a temperatura controllata, tutto questo per mantenere alta la qualità e al contempo ridurre al minimo i tempi di preparazione, instradamento e consegna.” Arco Spedizioni S.p.A. con la

sua impeccabile professionalità, accompagna e protegge le bottiglie di vino in ogni fase del trasporto, con linee dedicate che prevedono: il rispetto delle normative HACCP, la tracciabilità completa delle spedizioni, la consegna su casse isotermiche e, infine, l’eventuale trattamento pensato per merci fragili e di valore con sovraimballo, sigillatura e confezionamento con cellophane coprente che garantisce l’integrità del carico. Un servizio che è sinonimo di assoluta qualità ed eccellenza. Ma Arco Spedizioni S.p.A. non è solo questo: associata AIDAF (Associazione Italiana delle Aziende Familiari) e Corporate Golden Donor FAI (Fondo Ambiente Italiano), l’azienda ha recentemente donato un importante contribuito per il recupero della facciata del duomo di Monza. Un investimento in cultura e in difesa del patrimonio artistico italiano che dimostra la vicinanza della famiglia Riva al territorio e l’af-

fetto verso la città che dal 1990 ospita l’azienda. “Poiché ci occupiamo del trasporto delle eccellenze italiane - ha spiegato Lucrezia Riva, responsabile pubbliche relazioni di Arco Spedizioni S.p.A. - abbiamo scelto di essere a fianco del FAI, per realizzare un grande progetto di tutela che è anche un’ambiziosa sfida culturale: fare dell’Italia un luogo più bello dove vivere, lavorare e crescere. Infatti, il patrimonio paesaggistico e culturale che il FAI salvaguarda e promuove, rappresenta un capitale unico al mondo e la risorsa fondamentale su cui investire per far rinascere, sviluppare e valorizzare il nostro meraviglioso Paese.” • ARCO SPEDIZIONI S.P.A. via Michelangelo Buonarroti, 203 20900 Monza (MB) Tel. +39 039 20 67 1 Fax +39 039 20 67 201 www.arcospedizioni.it marketing@arco.it commerciale@arco.it

111 Filiali in tutta Italia

450 mila

Spedizioni di vino all’anno

6

milioni

Di colli

36

milioni

Di bottiglie

200 Casse isotermiche

2

ARCO

SPEDIZIONI

Depositi a temperatura controllata 77


“Vero”di Tapì: quando il classico strizza l’occhio al moderno

Una chiusura che, frutto della tecnologia più avanzata, richiama la preziosità della tradizione

C

reare qualcosa di concreto, che colpisca nel segno e fornisca un servizio impareggiabile. Si riassume così la mission di Tapì, gruppo internazionale specializzato nella creazione di chiusure esclusive e di design, che fa della compenetrazione tra la forza della tradizione e la tecnologia più avanzata il suo marchio di fabbrica. Una realtà che intercetta abilmente i bisogni dei consumatori con prodotti all’avanguardia dallo stile elegante-

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mente semplice e dalla funzionalità impeccabile. Come la collezione di tappi per vino, manifesto indiscusso di quel patrimonio di qualità e sperimentazione che è Tapì. Una gamma squisitamente variegata di soluzioni innovative, tra cui spicca “Vero”, la chiusura di ultima generazione che omaggia l’intramontabile fascino delle cose autentiche. Costituito, infatti, da un micro-agglomerato di materiale contenente sughero naturale unito senza l’utilizzo di collanti poliuretanici, “Vero” richiama, sia esteticamente che al tatto, il tappo per antonomasia. È un articolo unico che, sottoposto a specifiche analisi qualitative in base ai più avanzati controlli in materia di Tca ed a certificazioni FDA, presenta una composizione che ne garantisce una piena efficienza. Ma c’è di più. Permettendo di avere una barriera all’ossi-

geno omogenea e costante nel tempo, questo tappo speciale offre le più elevate prestazioni di conservazione del vino. Sterilizzato e del tutto riciclabile, “Vero” incarna alla perfezione il concetto di prodotto completo. Un prodotto ideato per chi, come Tapì, non lascia mai nulla al caso. •

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Con il catalogo

Brand Protection

di Arconvert

Tutelare creatività, originalità e Made in Italy oggi non è più un problema

U

na nuova ricerca pubblicata a giugno 2018 dall’EUIPO (European Intellectual Property Organization) rileva che ogni anno, in Europa, si perdono circa sessanta miliardi di euro a causa della contraffazione e 434.000 posti di lavoro. In Italia, i prodotti contraffatti presenti sul mercato causano annualmente perdite pari al 7,9% delle vendite dirette e l’importo annuo ammonta a circa 8,6 miliardi di euro, cioè 142 euro per ogni abitante italiano. Con il marchio Securtack, Arconvert è conosciuta a livello internazionale anche come uno dei principali produttori di materiali autoadesivi contenenti elementi di sicurezza utilizzati da agenzie governative di tutto il mondo e nel settore della brand protection. Il reparto R&D di Arconvert è costantemente impegnato a testare le più recenti tecnologie al fine di realizzare prodotti di si-

Credits: Il catalogo Securtack Brand Protection è stato progettato da SGA corporate & packaging design (http://www.sgawinedesign.it/) e realizzato da Intergrafica Verona S.r.l. (http://www.intergraficavr.com/)

curezza sempre più performanti. Così è nato Securtack, il nuovo catalogo per la brand protection. Un’accurata selezione di prodotti autoadesivi tra cui carte contenenti elementi di sicurezza, void, delaminanti, ultradistruttibili, olografici e, non per ultime due moderne nanotecnologie RFID: UHF e NFC. Le etichette intelligenti – o smart label – proprio grazie alle innovative tecnologie in materia di sicurezza svolgono il duplice ruolo di comunicare e garantire unicità, autenticità e integrità e possono diventare la soluzione a tutela di brand e prodotti. La tecnologia

Securtech RFID vanta tre enormi vantaggi rispetto a tradizionali codici a barre e bande magnetiche. Gli apparati RFID sono “univoci” perché ogni chip ha un codice unico ed esclusivo che non può essere modificato; “automatici” dato che la lettura non richiede alcuna attività manuale; e “incrementali” poiché le informazioni contenute nel tag possono essere modificate e aggiornate a seconda delle necessità. L’uso dei tag UHF – tecnologia che permette di inviare e ricevere dati a distanza, fino a 500 metri lineari – sta crescendo rapidamente: basti pensare che in un

solo decimo di secondo si riesce a conoscere il numero di pezzi di un articolo chippato presente all’interno di un magazzino. Il settore alimentare, ad esempio, sta implementando sempre di più l’uso della tecnologia UHF riuscendo a ridurre le perdite di cibo fino al 30%. Parallelamente, dalla moda al food and beverage, i produttori di beni hanno intuito che l’NFC – comunicazione di prossimità – non è soltanto un infallibile alleato anticontraffazione ma è anche un potentissimo ed efficace strumento di comunicazione e interazione con l’utente. Un esempio di utilizzo del tag NFC viene dall’industria vinicola. Alcuni importanti brand italiani hanno implementato l’applicazione di etichette autoadesive NFC alle bottiglie non solo per scongiurare la contraffazione del proprio brand, ma anche per creare una vera porta di accesso al brand, che informa il consumatore sulle peculiarità della bottiglia che desidera acquistare, tramite il semplice utilizzo di uno smartphone o tablet di ultima generazione. Arconvert, con il catalogo Brand Protection, si mette a disposizione per fornire supporto tecnico pre e post vendita, con un team di assistenza altamente specializzato in grado di analizzare l’applicazione, suggerire il materiale e le tecniche più adatte alla tecnologia di stampa e converting in uso. •

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Vinolok presenta

il tappo personalizzato Accattivante e funzionale, il tappo in vetro Vinolok affianca il carattere estetico a tutta la sicurezza delle sue creazioni

A

ncora una novità in casa Vinolok! L’azienda, facente parte del gruppo Preciosa e leader mondiale nella produzione di chiusure in vetro, è lieta di presentare l’ultima innovazione, atta ad impreziosire ulteriormente il tappo: la goffratura del vetro. Grazie a questa tecnica, il logo, il simbolo o il testo desiderato vengono realizzati a rilievo di-

rettamente sulla superficie della chiusura; la tecnica sarà ancora più efficace se affiancata alla colorazione trasparente o opaca o a rivestimento in metallo. Il piacere della vista sarà, contemporaneamente, affiancato a quello delle sensazioni tattili donate dalla chiusura. La personalizzazione delle chiusure è un mezzo accattivante per differenziare il tappo e permet-

te al prodotto di distinguersi in modo efficace rispetto alla concorrenza. Non solo il tappo in vetro garantisce una chiusura ottimale della bottiglia che permette mantenere fruttato mentre vengono sviluppate note maturate simultaneamente, ma rappresenta un ottimo investimento dal punto di vista del marketing. Non è raro che il cliente conservi nel tempo il

tappo, ammaliato dalla sua particolarità. Vinolok è un’azienda appartenente a Preciosa Group, leader globale nei prodotti in vetro. Il Gruppo Preciosa comprende sette divisioni. Dalle famose perle e componenti di cristallo cechi utilizzati nell’industria della moda, ai progetti di illuminazione su misura per hotel di lusso o casinò.•

Vinolok presents the personalized embossing closure

duction of glass closures. Now it is pleased to present its last innovation that makes its closures even more precious: the glass embossing. Thanks to its technique, logos, symbols or texts can be embossed on the surface of the closures; the result is even more effective when realized in transparent colored or metal covering closing. The aesthetic effect of the closure is enriched by the tactile

sensations it gives. The customization of the closures is a way to distinguish oneself neatly from the competitors. Glass closure guarantees not only a perfect closing of the bottle that preserves fruity perfumes allowing the developing of secondary aromas, but also it is an excellent investment in terms of brand image. It is not unusual that a taster save the closure, because

enchanted by its design. Vinolok is part of Preciosa Group, a global leader in the glass sector. The group comprises seven divisions, from the famous pearls and components of Czech crystals employed by the fashion industry to the lighting design for luxury hotels and casino. •

Captivating and functional, Vinolok glass closures combine character and security There’s another new by Vinolok! The company is part of the group Preciosa and is a leader in the pro-

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www.preciosa.com www.vinolok.com


L

’ozono, molecola triatomica dell’ossigeno, è il più efficace battericida e virucida esistente, riconosciuto dal Ministero della Sanità come “presidio naturale per la sterilizzazione degli ambienti”. Nell’industria vitivinicola l’ozono è in grado di accompagnare efficacemente ogni fase della produzione del vino: dalla coltivazione della vite all’imbottigliamento. Multiossigen S.P.A. progetta e produce impianti su misura per il trattamento dell’acqua e la sanificazione dell’aria mediante ozono. L’azienda italiana ha inoltre brevettato il corroborante a base di ozono BIOZON, prodotto autorizzato per l’agricoltura biologica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.206 del 5 settembre 2018. Nato dall’esigenza di utilizzare l’ozono nella fase vegetativa, ovvero direttamente nel vigneto, BIOZON innesca meccanismi d’azione che accelerano il metabolismo secondario della pianta, stimolandone la fotosintesi e la produzione di clorofilla. Ciò rende la vite più resistente contro l’attacco di batteri, virus e funghi.

L’ozono

nell’industria vitivinicola Dall’uva sana al vino di grande qualità Quando è consigliato il trattamento del vigneto con BIOZON? Il Dott. Manuele Camolese, Amministratore Delegato di Multiossigen S.P.A., spiega che: “Il prodotto aumenta di efficacia se utilizzato durante la fioritura e le fasi fenologiche più sensibili allo sviluppo di funghi patogeni. In questo modo BIOZON svolge una funzione preventiva e curativa contro l’oidio, la botrite e la peronospora. Inoltre, emanando un odore sgradevole, esercita un

effetto repellente contro insetti e parassiti. BIOZON non lascia residui ed elimina parte dei prodotti chimici sistemici utilizzati nell’agricoltura convenzionale, evitando di trasferirli nel vino”. L’ozono è oggi utilizzato anche per la sanificazione degli ambienti di produzione e la detersione di superfici e contenitori (come barrique, tini, bottiglie e cisterne inox). In barricaia gli ozonizzatori d’aria eliminano gli odori e le muffe,

perciò è possibile aumentare il tasso di umidità ambientale. Il lavaggio con acqua ozonizzata di contenitori e macchinari per l’imbottigliamento ne prolunga la vita, risulta più efficiente dei tradizionali prodotti chimici ed elimina le sostanze residue, migliorando le qualità organolettiche e gustative del vino. In particolare la detersione rimuove il materiale organico e inorganico, che si accumula nel corso delle lavorazioni enologiche, ottenendo una perfetta pulizia di tutte le strutture in acciaio e rendendo praticamente nuove le botti. A differenza dei tradizionali prodotti chimici, l’ozono riesce a sanificare ogni punto e impedire la formazione di muffe, preservando le apparecchiature. Come ricorda il Dott. Manuele Camolese: “L’utilizzo dell’ozono nell’industria vinicola semplifica i processi, riduce i tempi di lavorazione ed elimina gli odori, favorendo il risparmio di prodotti chimici, acqua ed energia”.• MULTIOSSIGEN SPA Via Roma 77 - 24020, Gorle (BG) Tel. +39 035 302751 info@multiossigen.com www.multiossigen.com

Nella foto a sinistra: inaugurazione dell’impianto di produzione di BIOZON. Il Prof. Marianno Franzini, Presidente SIOOT Internazionale ed inventore di BIOZON (sulla sinistra), stringe la mano al Dott. Manuele Camolese. Nella foto a destra: vigneto trattato con BIOZON.

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Wineplant

Souvignier Gris

Foto: Alar srl 2016

azienda all’avanguardia La miglior produzione di varietà tolleranti alle malattie fungine a disposizione dei viticoltori di tutto il mondo, una soluzione che segue il filo verde della sostenibilità in viticoltura 82

L

’azienda vivaistica sudtirolese Wineplant s.r.l., nata dall’unione dei rinomati vivai ”Tutzer” (1963) e “Karadar” (1949) e portata avanti dagli appassionati vignaioli e vivaisti Alexander Morandell e Armin Karadar, offre una vasta gamma di barbatelle. Oltre che nella produzione e nella moltiplicazione di varietà e viti tradizionali, l’azienda vanta, infatti, un’esperienza ventennale nella creazione, nella sperimentazione e nella coltivazione di varietà di uva da tavola e da vino resistenti ai funghi. Le viti “PIWI”, vitigni

con una forte tolleranza all’oidio e alla peronospora, vengono coltivati in diverse regioni con meno di tre trattamenti, anche in annate difficili. Risultati importanti, ottenuti grazie ai lavori di incrocio mirati (breeding naturale – non Ogm), combinando la resistenza dei vitigni americani e asiatici con la qualità dei vitigni europei. Da molti anni, infatti, queste varietà selvatiche, vivendo in simbiosi con le malattie fungine, hanno sviluppato una spiccata resistenza ad esse. Ecco perché le tipologie di uva da tavola e da vino resistenti

ai funghi non necessitano di fungicidi tranne che in annate e/o siti particolari, proteggono l’habitat naturale del giardino e producono uve da tavola gustose, seguendo il filo verde della sostenibilità in viticoltura. Vitigni innovativi, come il Bronner che, nella sua robustezza, regala un vino profumato e strutturato, il Souvignier Gris, che fiorisce alcuni giorni prima del Pinot e il Prior, con una bassa percentuale di marciume. Unitamente alle barbatelle, Wineplant offre un vasto assortimento di marze e portainnesti, con varietà internazionali ma anche rarità locali, barbatelloni


Esther Lidi

Fanny

(60-65 cm), e barbatelloni alti (85-90 cm) regionali ed internazionali per il reimpianto. Il tutto nel nome della più alta professionalità, garantendo un servizio ottimale e costantemente in linea con le esigenze delle aziende agricole, siano esse italiane o estere. Ed è proprio all’insegna di questa attenzione capillare ai viticoltori di tutto il mondo che Wineplant ha intessuto negli anni importanti collaborazioni con i più rinomati centri di ricerca a livello internazionale, Bronner

quali Friburgo, Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg (BZ), Pécs (Ungheria), Istituto Agrario di San Michele all’Adige e la piattaforma InnoVitis (Marlengo). Collaborazioni che, aggiungendosi ai solidi rapporti professionali instaurati nel tempo con breeder, funzionari, tecnici e specialisti sia in viticoltura che in cantina, permettono all’azienda di essere sempre un passo avanti rispetto ai competitor.•

ALAR SRL (WINEPLANT SRL – TUTZER VIVAI) Via Stazione 10 - 39052 Caldaro (BZ) Tel. +39 0471 97 27 53 info@wineplant.bz.it Follow us: facebook.com/Wineplant instagram.com/wineplant.bz

Foto: Alar srl 2016

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Nella foto Jacopo e Beatrice Araldo

Belbo Sugheri,

qualità certificata

Sempre attivo nel campo di nuove sperimentazioni, Belbo Sugheri ha inserito tra gli articoli distribuiti, il tappo in sugheroOrigine by Diam®, contenente un’emulsione di cera d'api e un legante composto da polioli al 100% vegetali, esclude qualsiasi composto di origine chimica e si propone a tutti gli effetti come prodotto organico al 100%. La nuova tecnologia, frutto di importanti ricerche, associa la permeabilità controllata, da sempre caratteristica peculiare del DIAM, alla naturalezza; un prodotto superiore rivolto a tutti i clienti che desiderano caratteristiche tecniche eccellenti per la conservazione di vini prestigiosi e da invecchiamento. Per il momento tale tecnologia viene proposta per i tappi Diam 10 e Diam 30. Va ricordato che Belbo Sugheri è l’unico centro di finitura in Italia dei tappi DIAM, che distribuisce su tutto il territorio nazionale con il gruppo di Paolo Araldo.

Dopo l’inaugurazione dei nuovi reparti, Belbo Sugheri amplia il proprio stabilimento

È

il continuo miglioramento della propria produzione l’obiettivo principale di Belbo Sugheri, azienda astigiana, leader nel settore delle chiusure per vino. In continua espansione, Belbo

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Sugheri ha recentemente triplicato l’area dello stabilimento di Calamandrana: un ampliamento che permette l’ottimizzazione di qualità ed efficienza, grazie ad un rinnovo tecnologico con macchinari di ultima generazione ed un’area di stoccaggio di materie prime semiautomatizzata. L’ampliamento avviene in uno anno importante, quel 2018 che ha visto l’azienda fregiarsi della certificazione FSSC 22000- Food Safety System Certification -. La FSSC 22000 è una certificazione pensata per l'Industria alimentare, di proprietà di FSSC – Foundation of

Food Safety Certification, che rappresenta un’ evoluzione della ISO 22000, integrata con il Programma dei Pre-Requisiti e le Buone Prassi di Lavorazione GMP, “Good Manufacturing Practices”. Inoltre, lo standard FSSC è riconosciuto da GFSI - Global Food Safety Initiative e garantisce una sempre maggiore qualità e sicurezza del prodotto. Serietà, metodo ed innovazione sono quindi gli ingredienti che hanno portato Belbo Sugheri a imporsi quale riferimento significativo sul mercato italiano. •

BELBO SUGHERI SRL Reg. San Vito, 90/p 14042 Calamandrana (AT) Tel. 0141 75793 Fax 0141 75734 www.belbosugheri.it info@belbosugheri.it


Arrizza srl

A guarantee of quality For more than 30 years, the company has been guaranteeing custom-made solutions through a continuous updating activity to strengthen its brand in the field of agricultural machinery

T

he mission of Arizza srl is the improvement of its customers’ everyday work. This entirely Italian brand has been created by Giuseppe Arizza and is a leader in the production of agricultural machineries addressed to the wine sector. “We focus all our energies on the care of agriculture, nature and people’s sacrifices through the innovation of agricultural techniques”, says Alessandro Dellabella, sales manager of the company. “We are conscious that this kind of commitment must be continuous and custommade”. And in this sense he says: “Our approach to the work is craftsmanlike. We create specific machineries for the peculiar demands of our customers: we ope-

rate to guarantee high standards of customer satisfaction. We try to answer their demands in every single detail and offer the guarantee of the made-in-Italy quality of components and manufacturing process”. These significant peculiarities makes Arizza the ideal partner and offer the guarantee of a product that is destined to last over time. “To chose an Arizza product means to invest in a multifunction, versatile and extremely professional product that

can satisfy different demands, reduce the working times and increase the quality of the results”. For more than 30 years, this company has been proposing the best of the agricultural machineries, gaining more and more success year after year. “Last season we confirmed the positive trend of the previous year. We have strengthen our marketing network and observed a growing interest from the operators of the new international markets. All this allows us to look

to the future with confidence for what concerns our target for the triennium 2018-2020”. The development of the brand Arizza moves towards its main target, that is, “to become the absolute leader in the field of agricultural machineries, expanding our markets and defining technological high-level standards for our products and accessories, to guarantee the greatest flexibility and usability in vineyards and orchards”. •

ARRIZZA Srl Via Piantonata, 18 66022 Fossacesia (Ch) Tel.: + 39 0872 60497 info@arrizza.it www.arrizza.it

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Non il solito pacco natalizio con Scotton! Dalle tinte forti ed eleganti, a quelle più tenui delle linee classiche: ecco le proposte natalizie di Scotton Spa

N

on solo i colori del Natale o le tinte forti dell’eleganza e della ricercatezza; la gamma di scatole per bottiglie di Scotton racchiude un campionario di toni chiari, neutri leggeri, adatti a qualunque occasione ed in grado di valorizzare ogni tipologia di vino. Le delicate goffrature donano alle confezioni una sensorialità tattile che ne esalta lo stile e la qualità produttiva; le tonalità

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classiche dei colori sono ideali per ogni ricorrenza e per qualsiasi confezione regalo. Dal candore della linea Sfere Bianco, al rigore della lavorazione Matelassé nei toni naturali del Nudo o Grigio Perla; dalla classicità dell’effetto legno delle scatole Wood fino alla semplicità minimal del cartone Avana Kraft. Tutte le lavorazioni riflettono la filosofia aziendale di ricerca del valore estetico abbinato alla

continua necessità di innovazione tecnica. Ogni collezione è composta da prodotti diversi per caratteristiche ed utilizzo: dalle classiche valigette con maniglia per il trasporto, alle eleganti confezioni stese per regali importanti. Ogni modello è studiato per poter essere montato con estrema facilità e garantire la massima robustezza. Scotton spa, contenitori di emozioni.•

SCOTTON SPA Via Vallina Orticella 1 31030 Borso del Grappa- TV Tel. 0423913300 info@scotton.it www.scotton.it


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wine NETWORK Le aziende che operano nel mondo del vino sentono un crescente bisogno di comunicare con i loro potenziali clienti ma non tutte hanno il tempo e le competenze per farlo. Spesso non si avvalgono di una figura dedicata esclusivamente alla comunicazione.

Per questo, di fatto, non raggiungono il proprio target.

Con i nostri servizi editoriali possiamo costruire il tuo network di comunicazione

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Un’ampia e moderna rete di servizi con un unico comune denominatore: il vino

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