Solaris #08: Basilea regione solare

Page 1

Solaris #08

Serie di pubblicazioni di Hochparterre sull’architettura solare Agosto 2023

Cinque varianti di fotovoltaico da pagina 2

La parola ai protagonisti da pagina 5

Il retros cena politico e progettuale da pagina 28

« Basilea vuole diventare città solare »

Barbara Sintzel, Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale, pagina 32

Editoriale

Basilea regione solare

A dar prova del coraggio di Basilea nell’affrontare la tecnologia solare non c’è solo il nuovo edificio dell’Ufficio dell’ambiente e dell’energia, a cui è stato dedicato l’intero numero di Solaris #06. La presente pubblicazione rivela l’esistenza a Basilea e dintorni di altri edifici degni di nota che generano elettricità dal sole. Sono ristrutturazioni e nuove costruzioni, di diverse dimensioni e destinazioni d’uso, con differenti modi di concepire l’impiego della tecnologia solare: facciate fotovoltaiche che infondono un senso di austerità, di distacco o di nuova leggerezza, un tetto solare con valore simbolico o, ancora, una membrana multimediale futuristica che autoproduce l’energia di cui necessita. Presentiamo cinque edifici contemporanei e molto dissimili tra loro, raccontiamo i retroscena della loro realizzazione e ne parliamo con i diversi protagonisti.

Al fotografo basilese Dlovan Shaheri è stato affidato il compito di illustrare gli edifici e il loro impianto fotovoltaico. Un reportage di Rahel Marti fa luce sui presupposti di base degli stessi edifici. Alcuni di loro hanno apportato a Basilea dei premi internazionali. Ma la città sul Reno può davvero dirsi un fulcro dell’edilizia solare ? Quali sono le condizioni politiche, progettuali e architettoniche che ne determinano gli eventi ? E dov’è finita l’« offensiva solare » che nel 2021 il Consiglio di Stato ha posto come obiettivo legislativo ? È p ossibile affiancarla a una prospettiva estetica ? Un architetto esprime parole di ottimismo: a Basilea, nell’amministrazione cantonale, presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale, negli studi di architettura più aperti alle novità e nelle reti sociali quali ‹ Countdown 2030 › si respira un clima favorevole alla sperimentazione.

Colophon

Casa editrice Hochparterre SA Indirizzo Ausstellungsstrasse 25, CH-8005 Zurigo, telefono 044 444 28 88, www.hochparterre.ch, verlag @ hochparterre.ch, redaktion @ hochparterre.ch Direzione Andres Herzog, Werner Huber, Agnes Schmid Direttrice editoriale Susanne von Arx Concetto e redazione Axel Simon Fotografie Dlovan Shaheri, Basilea, www.dlovanshaheri.ch

Direzione artistica Antje Reineck Layout Juliane Wollensack Produzione Linda Malzacher Traduzione Weiss Traductions Genossenschaft, Zurigo Litografia Team media, Gurtnellen Stampa Stämpfli SA, Berna Editore Hochparterre in collaborazione con Svizzera Energia hochparterre.ch / solaris08 Ordinare la pubblicazione in tedesco, francese o italiano ( Fr 15.—, € 12.— ), e -paper IS SN 257 1 – 8401

Solaris #08, agosto 2023 Editoriale 1
Sulle sponde del Reno non si costruiscono solo torri, ma anche edifici solari. Fotografia: Novartis

Risanamento sede

centrale Coop, 2021

Thiersteinerallee 12, Basilea

Committente: PSP Swiss

Property, Zurigo

Architettura:

Burckhardt, Basilea

Tipo di mandato: mandato diretto, 2018

Rimodernare

Progetto dell’impianto fotovoltaico: BE Netz, Lucerna

Progettazione della facciata: NM Fassadentechnik, Basilea

Produzione dei moduli fotovoltaici:

Megasol, Deitingen

Realizzazione dell’impianto fotovoltaico:

Aepli Metallbau, Gossau ; Agrola, Basilea

Numero di moduli fotovoltaici: 629 ( 560 parapetti, 69 configurazione tecnica )

Superficie modulare: 1628 m2

Potenza dell’impianto

fotovoltaico: 158 kW

Rendimento energetico

annuale: 62 MWh

Nel 1978 l’edificio della sede centrale Coop era figlio dei suoi tempi. Dopo il risanamento la sua facciata fotovoltaica copre circa il 10 percento del fabbisogno elettrico.

L’edificio multipiano all’ingresso della stazione di Basilea ha un aspetto molto austero ! Su ogni lato, davanti alla facciata ci sono tre pilastri angolari a vista che sorreggono i suoi tredici piani, ma solo quelli centrali seguono esattamente il piano strutturale. I pilastri laterali, invece, sono leggermente fuori squadra e inclinati verso la facciata retrostante, anch’essa in lieve e impercettibile pendenza. Peraltro, la facciata originale in acciaio e vetro presentava gli angoli smussati a 45 gradi. Non è ben chiaro se questa deviazione dal sistema ortogonale sia legata o meno a una « visione antrop osofica della vita », che l’architetto Wilfried Boos avrebbe ereditato dalla sua famiglia, come si legge nel necrologio di ‹ Werk, Bauen + Wohnen › del marzo 1996. La costruzione della sede centrale del Gruppo Coop è stata ultimata nel 1978 assieme al vicino edificio di cinque piani. Sono state le ultime opere che Boos ha realizzato con Johannes Gass, in un sodalizio professionale che ha lasciato alla città di Basilea diverse opere iconiche, basti pensare all’edificio Anfos del 1970. L’edificio multipiano Coop era figlio dei suoi tempi. Fino al 2001, anno in cui la facciata fu ristrutturata, brillavano ancora i parapetti metallici arancioni, il colore distintivo dell’azienda. Un mondo da Yellow Submarine che, sino a non molto tempo fa, caratterizzava anche gli interni: bagni verdi sgargianti e porte degli ascensori in tinta arancione. Con l’ultimo risanamento, realizzato senza interruzione dei servizi, l’edificio ha infine acquisito un certo rigore.

Nell’estate del 2019 intorno all’edificio è stato allestito un ponteggio autosollevante che, nell’arco di 18 mesi, partendo dal 13° piano si è abbass ato sempre più. Nelle cinque fasi lavorative si è potuta osservare la trasformazione vedi pagina 32: al di sotto della piattaforma del ponteggio si scorgeva ancora la vecchia facciata composta da elementi

di piccole dimensioni, mentre, al di sopra di essa, nasceva quella nuova con le sue ampie vetrate orizzontali, tutte in linea con l’aspirazione del committente di presentarsi come azienda all’avanguardia. Le finestre Closed Cavity proteggono le tapparelle a lamelle e sporgono leggermente in avanti. I parapetti tra le colonne sono ora più scuri e rivestiti da moduli fotovoltaici con una superficie in vetro satinato stampato di colore grigio scuro ; alti 1,5 metri e lunghi fino a 4,3 metri formano una superficie omogenea. Le celle fotovoltaiche sottostanti – app ena visibili – coprono circa il 10 p ercento del fabbisogno di elettricità dell’edificio. L’architetto capoprogetto Patrick Flückiger: « Con il senno di poi avremmo dovuto scegliere un colore leggermente più scuro per ottenere un effetto più forte, come è stato fatto per l’impianto sul tetto ». Lì, con il rivestimento dell’impianto rientrante sul tetto, il fotovoltaico brilla di più attraverso la griglia rispetto ai parapetti.

Gli angoli delle facciate risanate non sono più smussati a 45 gradi, il che, conferisce all’edificio un aspetto più ameno, ma ne modifica anche la caratteristica. La percezione dall’interno è favorita dagli angoli appuntiti e dalle vetrate di larghezza fino a 4,3 metri: gli spazi guadagnano in ampiezza, ai piani superiori si gode la vista su tutta la città e sulla regione circostante. Anche l’assenza di pilastri favorisce l’estensione degli spazi. La ristrutturazione ha aumentato di circa un terzo le postazioni di lavoro, rendendo l’atmosfera più accogliente. L’edificio ospita per lo più il reparto informatico dell’azienda. Le piccole cucine ai piani sono progettate per incentivare l’interazione tra i collaboratori, mentre la direzione aziendale si è trasferita all’ultimo piano, al posto del ristorante del personale. Quest’ultimo si trova ora al piano terra del nuovo edificio adiacente, anch’esso uscito dalla penna di Burckhardt.

Solaris #08, agosto 2023 Rimodernare 2
Testo:

Nonostante le modifiche importanti è stato preservato lo spirito del 1978: il risanamento della torre Coop.

Solaris #08, agosto 202 3 Rimodernare 3
I parapetti delle facciate non danno l’idea di produrre energia elettrica. Sezione
0 10 m
Pianta piano tipo

« Preservare l’esistente non è mai stata nostra intenzione »

Qual era il mandato dato agli architetti Burckhardt ?

Markus Schwarz: All’inizio si trattava solo di fare un’analisi dello stato di conservazione dell’edificio, dalla quale sono emerse diverse esigenze di risanamento, dall’impiantistica alle strutture sanitarie e alle misure di protezione antincendio. Inoltre, la facciata ristrutturata nel 2001 non poteva più soddisfare i requisiti energetici della Coop. Quando, per motivi logistici, abbiamo pensato di integrare nella sede centrale di Basilea personale della nostra sede di Wangen, è stata presa la decisione di effettuare un risanamento totale. La nostra ambizione era quella di realizzare uno stabile moderno per i prossimi 30 – 40 anni con postazioni di lavoro accoglienti, arricchito da una facciata raffinata, di stile intramontabile e dotata di tecnologia solare integrata, che nel 2018 era una sfida tecnologica per la costruzione degli edifici multipiano.

Burckhardt propose tre varianti: modificare la facciata esistente, un frangisole su ogni piano destinato a tettoia fotovoltaica oppure un rivestimento della facciata liscio con diverse piegature. Avete scelto quest’ultima. Come mai ?

In termini architettonici la facciata originale del 1978 o del 2001 non era più proponibile. Il frangisole era una buona soluzione che offriva molta superficie al fotovoltaico, ma la manutenzione sarebbe stata complicata. Sotto il profilo architettonico, la piegatura ci è sembrata un approccio interessante.

La commissione urbanistica comunale non era dello stesso parere. Ci sono volute molte riunioni prima che il progetto fosse approvato. Perché ?

Per arrivare al plastico ci sono state quattro revisioni. La commissione urbanistica era fermamente convinta che la realizzazione della facciata dovesse tener conto della struttura esistente. Ha sempre approvato l’integrazione del fotovoltaico, il problema era piuttosto la sua declinazione architettonica. Sulla falsariga della piegatura – alla quale avevamo rinunciato nella seconda variante – con le finestre panoramiche in facciata volevamo comunque creare un chiaro contrasto con l’edificio esistente. La commissione urbanistica chiedeva invece che il livello dei parapetti fosse davanti a quello delle finestre. Sino alla fine abbiamo fatto il contrario, anche per rafforzare l’effetto panoramico dall’interno. Anche l’aver rinunciato all’angolatura di 45 gradi non è stato visto di buon occhio. Tuttavia, superato lo shock iniziale, pian piano si è trovata un’intesa. Chi era scioccato ?

Tutti e due ( ride ). La Co op si è lanciata nell’impresa con entusiasmo e convinzione, con un progetto fresco e ben articolato. Dal canto nostro, noi volevamo conferire a questo edificio dei tardi anni Settanta un aspetto da costruzione del 2020 e più, rispettando debitamente la struttura esistente, ma con il desiderio di fare qualcosa di diverso. Preservare l’esistente, nel senso della tutela dei monumenti storici, non è mai stato nei nostri intenti, anzi, per noi sarebbe stato un errore utilizzare le ultime tecnologie di risanamento mantenendo un look anni Settanta. All’inizio, la filosofia della commissione urbanistica non coincideva con la nostra. È stato quindi necessario confrontarci e venirci incontro a vicenda, senza per questo abbandonare la nostra personale visione.

Com’era esattamente questa visione ?

In particolare, ci interessava ottenere una maggiore sensazione di ampiezza degli spazi interni, lasciando a bocca aperta con le finestre panoramiche. Da una prospettiva odierna, la frammentazione del vecchio palazzo rifletteva a nostro avviso una visione un po’ ristretta. Confrontandoci con la commissione urbanistica abbiamo infine deciso di rinunciare alla piegatura, non senza problemi ma anche senza grande sofferenza. A ogni modo, ci premeva sottolineare la novità della facciata.

Durante le revisioni, la commissione urbanistica è rimasta sempre irremovibile: si doveva conservare l’aspetto originario. Lo trovavate fuori luogo ?

No, abbiamo compreso la loro posizione. Abbiamo affrontato l’argomento molte volte anche in discussioni interne con gli architetti. Raffrontando le due facciate, si nota che la vecchia suddivisione degli spazi accentuava la verticalità del palazzo rispetto a quella odierna con le nuove finestre in orizzontale. Ma, come già sottolineato, non avevamo scelto di preservare la struttura esistente. Ci può e ci deve pur essere un modo di vestire a nuovo gli edifici cittadini per la prossima generazione.

Lo sviluppo dei moduli fotovoltaici richiedeva la giusta misura tra estetica e rendimento. Com’è andata ?

Per il rivestimento dei parapetti abbiamo vagliato diversi tipi di vetri: più chiari, più scuri, più grigi o più trasparenti. Visto da lontano qual è l’effetto migliore ? Quand’è che la tecnica sottostante non sarà più riconoscibile ? Stranamente, la commissione urbanistica era del parere che, se si utilizza il fotovoltaico, lo si può anche mettere in mostra. Ma noi non lo volevamo fare e il risultato finale ci ha dato ragione. Markus Schwarz è architetto e rappresentante dei committenti di Coop Immobiliare. ●

Solaris #08, agosto 202 3 Rimodernare 5
Sezione della facciata. Piano: BUK ETHZ 0 40 c
m

Pavillon Novartis, 2022

St. Johanns-Hafen-Weg 5, Basilea

Committente: Novartis

Pharma, Basilea

Architettura: AMDL Circle, Michele de Lucchi, Milano

Tipo di mandato: c oncorso

internazionale, 2019

Progetto generale: Blaser

Butscher, Basilea

Facciata multimediale: iart , Münchenstein

Costo: nessuna indicazione

Progettazione e realizzazione della facciata

fotovoltaica: iart, Münchenstein

Produzione dei moduli foto -

voltaici: Asca, Nantes ( F )

Numero di moduli

fotovoltaici: 10 680

Superficie modulare: 1333 m2

Potenza dell’impianto

fotovoltaico: 36 kW

Rendimento energetico annuale: 20 MWh

Incantare

Davanti al campus Novartis sorge un padiglione che, come di recente anche l’area circostante, è aperto al pubblico. Di sera la sua membrana multimediale si anima di colori.

L’edificio circolare è chiamato eufemisticamente ‹ Pavillon Novartis ›. Collo cato nel parco davanti all’omonimo campus, quasi 50 metri di diametro, il padiglione irradia l’area nord di Basilea. La facciata multimediale che si illumina a ritmo psichedelico lo riveste come una seconda pelle. Su una fascia che cinge la struttura scorrono in maniera discreta le informazioni sul contenuto dell’opera di costruzione. Dopo il tramonto le installazioni luminose create specificatamente dagli artisti trasformano la Voltastrasse in un Las Vegas Strip o il padiglione in un grande serpente avvolto su se stesso e luminescente, una volta blu, poi verde, rosso o tutto insieme e sempre in movimento.

Il padiglione è il nuovo biglietto da visita di Novartis. Lo spirito che lo anima, spiega l’azienda farmaceutica, è il suo essere « aperto alla comunità », un’idea di inclusione che probabilmente fa da scudo alla critica di essersi posta, all’inizio, come una città proibita. Dall’autunno scorso, invece, il pubblico può entrare soprattutto nel padiglione inteso come « luogo di incontro », che ha la caffetteria e lo spazio eventi, lo ‹ Scho olLab ›, e soprattutto una mostra multimediale al piano superiore, alto e chiuso ad anello. Ritornando al pianterreno lo sguardo può spaziare fuori

seguendo le sponde del Reno, il verde del parco e la corte circolare, dove il sentiero passa sotto l’edificio che, da quella prospettiva, sembra essere appoggiato lì per caso su alcuni cumuli di argilla.

Dalle grandi vetrate si guarda attraverso una griglia formata da tondini metallici che sorreggono la membrana multimediale. Sembra che i moduli a forma di rombo e ornati con due pulsanti LED ricambino lo sguardo. Dagli infissi superiori della finestra si inseriscono nell’immagine come un bordo frastagliato e trasparente. Novartis la chiama con orgoglio la « facciata multimediale a impatto zero »: tra i tondini metallici diagonali s ono stati avvitati oltre 10 00 0 rombi flessibili laminati in policarbonato, le cui celle solari parzialmente trasparenti, producono l’energia necessaria per il gioco di luci combinate con 30 000 luci LED. Dall’esterno appaiono come dei punti luminosi, mentre all’interno proiettano sulla superficie metallica del tetto macchie di luce colorata che, grazie alla parziale trasparenza dello strato fotovoltaico, si irradia verso l’esterno. Dopo il calar del sole le celle solari producono così l’energia elettrica sufficiente ad alimentare la facciata per almeno due ore.

Solaris #08, agosto 2023 Incantare 6
Sezione 0 10 m →
Solaris #08, agosto 202 3 Incantare 7
Rappresentativo anche di giorno: il Pavillon Novartis davanti all’omonimo campus. Piano terra Piano superiore Piano interrato

« Tutto doveva svolgersi in fretta »

La facciata multimediale del Pavillon Novartis produce l’energia che consuma. Un principio che avete attuato per la prima volta a Basilea ?

Valentin Spiess: La prima facciata a energia solare l’abbiamo progettata già prima del 2010 assieme agli architetti di Buchner Bründler, per il loro padiglione svizzero all’Expo di Shanghai. Sull’edificio, avvolto da una membrana reticolare, erano state fissate delle celle solari a forma di piattelli rossi contenenti luci LED. Prive di cablaggio, lampeggiavano come flash luminosi in modo interattivo in una formazione a sciame. Dopo l’Expo sono state vendute all’asta e oggi sono ancora in funzione presso i loro acquirenti. È da allora che lavoriamo per rendere le facciate multimediali autosufficienti.

Come funziona la facciata Novartis dal punto di vista tecnologico ?

Abbiamo ripreso l’idea della membrana. I suoi elementi romboidali irradiano verso l’interno sulla facciata in lamiera e all’esterno sullo spazio cittadino. Si tratta di moduli solari organici stampati su pellicola in PET e sigillati in policarbonato. L’energia grigia è molto bassa, ma l’efficienza rispetto alle celle solari in silicone è minore. In compenso sono moduli molto sensibili alla luce e, in presenza di luce diffusa, l’efficacia è maggiore. Quindi, questo sistema ha senso solo per le facciate con un’esposizione subottimale. Il fotovoltaico e i LED sono cablati in comune alla rete a bassa tensione. Gli inverter sono bidirezionali: l’elettricità prodotta viene consumata direttamente oppure, se in eccesso, viene immessa in rete. Di sera l’elettricità viene prelevata dalla rete.

Le celle organiche durano dieci anni. E poi ?

Non lo sappiamo, l’esperienza è ancora troppo poca. È certo che in futuro l’efficienza delle celle solari organiche sarà nettamente maggiore, motivo per cui il Pavillon Novartis tra dieci anni dovrà probabilmente sostituirle. In che modo sono animate le facciate ?

Abbiamo tramutato in chiave artistica alcuni argomenti cari a Novartis con animazioni che richiamano i dati climatici ( Daniel Canogar ), la crescita cellulare ( Semiconductor ),

il macro e microcosmo ( Esther Hunziker ). Quest’ultima è un video tridimensionale, le altre due mutano a seconda dell’orario del giorno, del tempo e della luce. L’idea è di aggiungere continuamente nuove opere. Sabine Himmelsbach, direttrice della Casa delle arti elettroniche di Basilea, ha assistito il cliente nella curatela della facciata. È in genere molto importante intendere l’animazione come parte integrante del processo di progettazione, nonché sviluppare un concetto che possa funzionare a lungo termine. E inoltre: ogni facciata ha le proprie possibilità espressive. La facciata del museo M + a Hongkong, che abbiamo sviluppato insieme a Herzog & de Meuron, misura 66 × 110 metri e fa parte dello skyline cittadino. Il museo la concepisce come una finestra sul mondo dell’arte. Esistono una curatrice e dei laboratori in cui si sperimentano le diverse animazioni. Nel contesto dell’Art Basel Hong Kong di quest’anno per la facciata è stata commissionata un’opera di Pipilotti Rist.

Come avete sviluppato la facciata per Novartis ?

La facciata multimediale si è inserita solo tardi nel processo di progettazione. Novartis ci ha chiesto di fargli una proposta. In principio, il progetto degli architetti AMDL Circle e Michele De Lucchi prevedeva una facciata in lamiera, alla quale però mancava una forza comunicativa. Tutto doveva svolgersi in fretta. Nel giro di una settimana, assieme agli architetti abbiamo progettato la membrana che ricopre la struttura. Prima in forma reticolare, sulla scia di Shanghai, poi come griglia da agganciare alle aggraffature. Progettazione, produzione: si è svolto tutto sotto la nostra guida.

Il Pavillon Novartis è un esperimento esclusivo. Può fungere da modello per un utilizzo su più vasta scala ?

È chiaramente il no stro intento. Anche per gli altri progetti cerchiamo delle soluzioni che valorizzino il connubio tra fotovoltaico e animazione. Il tema energetico è oggi certamente prioritario. Se saremo in grado di combinare capacità comunicativa ed efficienza energetica si apriranno enormi opportunità. Valentin Spiess è ingegnere elettronico e fondatore di iart, lo ‹ studio per le architetture multimediali › a Münchenstein, vicino a Basilea. ●

Solaris #08, agosto 2023 Incantare 10
La facciata multimediale animata da artiste e artisti. Fotografie sulla doppia pagina: Novartis L’opera del duo londinese Semiconductor, dal titolo ‹ Morphogenetic Movements ›.

Sezione

1 Copertura del tetto

2 Mo duli fotovoltaici

Solaris #08, agosto 202 3 Incantare 11
Sotto i moduli la facciata metallica riflette sul retro il colore dei LED.
1 2
Trasforma la membrana del padiglione in un sistema autorganizzato.

Risanamento facciata casa plurifamiliare Oberwilerstrasse, 2022 Oberwilerstrasse 133 e 135, Basilea

Committente: Giardino zoologico di Basilea Architettura: Salathé, Basilea Tipo di mandato: mandato di studio, 2020 Direzione dei lavori: Glaser Baupartner, Basilea

Fisica della costruzione: Gartenmann Engineering, Basilea

Protezione antincendio: Peter Deubelbeiss, Obermumpf ; Holzprojekt , Basilea

Costo complessivo (CCC 2): fr. 3,79 milioni

Costi di costruzione (CCC 2 / m3 ): fr. 500.—

Progetto dell’impianto

fotovoltaico: Energiebüro, Zurigo

Progettazione della facciata: Christoph Etter, Basilea

Produzione dei moduli foto ­

voltaici: Megasol, Deitingen

Realizzazione dell’impianto

fotovoltaico: Planeco, Münchenstein

Trasformare

Tetto

Numero di moduli foto­

voltaici: 95

Superficie modulare: ca. 190 m2

Potenza dell’impianto

fotovoltaico: 38 kW

Rendimento energetico

annuale: ca 36 MWh

Facciata

Numero di moduli foto­

voltaici: 323

Superficie modulare: ca 378 m2

Potenza dell’impianto

fotovoltaico: 51 kW

Rendimento energetico

annuale: 34 MWh

La nuova facciata solare di una casa plurifamiliare nella Oberwilerstrasse celebra la libertà creativa del fotovoltaico. Rispetto a molte altre case solari, trasmette leggerezza.

La facciata fotovoltaica conferisce a questa abitazione degli anni Sessanta un volto nuovo e colorato di « verde Zolli », precisa l’architetto Dominique Salathé, riprendendo il nomignolo dello zoo di Basilea, i cui spazi si estendono subito dietro la casa, di cui è proprietario. Al piano terra sono gestiti i workshop, mentre la posizione leggermente rialzata dei 20 appartamenti ai piani superiori offre una splendida vista sul parco, dal quale giungono i versi degli animali. Accanto, sotto l’ampia Oberwilerstrasse, si estende la linea ferroviaria in direzione della Francia. Il grande spazio antistante la casa regala un valore aggiunto, oltre che tanto sole per la produzione di energia elettrica. L’esigenza estetica dell’architetto per la nuova facciata è, seppur elevata, priva di dogmatismo e ostentazione, al punto che egli scorge nelle sue fughe di diverse dimensioni « la poesia del pragmatismo » e negli intradossi delle finestre in lamiera verniciata in nero « l’assenza di pretese ». Per lui anche il fatto che la facciata solare non si estenda in maniera omogenea intorno alla casa non è un problema: la facciata a est che guarda verso lo zoo è rivestita in legno perché i balconi ne intralciano lo sviluppo. Anche il lato più stretto dell’edificio esposto a nord è privo di fotovoltaico, visto che tra non molto verrà coperto da una nuova costruzione degli stessi architetti. Il bando di concorso per il risanamento della facciata parlava di « funzione es emplare » e di « fotovoltaico su una superficie il più estesa possibile » poiché, laddove i leoni si stiracchiano d’inverno e i pinguini dondolano d’estate, c’è bisogno di molta energia ; se condo le proprie stime, lo zoo di Basilea consuma circa due gigawattora ( GWh ) all’anno, ecco perché si è disposti a « fare uno sforzo maggiore a favore della sostenibilità ». Allo stesso tempo, il committente raccomandava di non perdere di vista il budget. E come

si fa a ridurre oneri e prezzi quando si parla di pannelli fotovoltaici ? Utilizzando i formati standard. A parte qualche pannello di raccordo, la superficie di 350 metri quadri presenta un unico formato modulare, in sintonia con la « grande disciplina » della facciata esistente che, così ancora l’architetto, è stata propizia e della quale non si è voluto trasformare completamente il carattere anni Sessanta. L’altezza delle finestre a nastro corrispondeva alla lunghezza dei moduli. Il loro lato più corto era però leggermente più alto del parapetto esistente: per fortuna ! È stato proprio questo mancato allineamento a conferire un tocco particolare alla casa: per inserire i pannelli del parapetto, i progettisti hanno dovuto inclinarli leggermente rispetto alla linea orizzontale creando un piano obliquo, che ora protegge dalle intemperie le sottostanti tapparelle in legno e infonde allegria. Di solito, le case solari suscitano l’idea di distacco e chiusura. Questa invece trasmette un senso di leggerezza.

Il risanamento tecnico si è svolto mentre la casa era abitata e non ha comportato grandi cambiamenti: oltre alla sostituzione delle finestre, i balconi, ora due volte più grandi, sono stati ‹ fo derati in legno › e dotati di tende da s ole in tessuto. Le tapparelle in legno della facciata lato strada – una nota morbida sulla durezza del vetro – cercano di connettersi con il quartiere residenziale. D’altro canto, vi sono anche dei compromessi: a causa del sole, nelle immediate vicinanze della casa non possono crescere alberi. Un peccato, secondo l’architetto. E ancora: il colore verde assorbe circa il 30 % dell’atteso rendimento energetico. Eppure: l’aspetto sorprendente della facciata solare mette in luce la libertà creativa di questa tecnica, che sarà senz’altro fonte di ispirazione per molte altre.

Solaris #08, agosto 2023 Trasformare 12
Solaris #08, agosto 202 3 Trasformare 13
Il recente risanamento della facciata conferisce leggerezza all’abitazione nella Oberwilerstrasse. Piano abitabile Sezione trasversale 0 10 m

« I produttori contribuiscono in mo do significativo allo sviluppo »

Lei ha progettato l’impianto fotovoltaico nella Oberwilerstrasse. Quando è nata l’idea ?

Roland Jakober: Nel momento in cui sarebbe sempre auspicabile: presto. Il mandato di studio parallelo prevedeva la collaborazione con un progettista di impianti fotovoltaici.

Lo studio Salathé Architekten ci ha presentato un primo disegno e noi abbiamo fornito alcuni consigli sulle opportunità e i limiti di un impianto fotovoltaico. Su quale lato della facciata ha senso installarlo ? Cosa considerare durante la progettazione ? Quali cifre sarebbe bene che lo studio indicasse per partecipare alla gara ? Quali i colori e i vetri frontali disponibili ? L o scopo è di avere, per quanto possibile, tanti formati modulari identici che non facciano perdere delle celle.

Quand’è che ci si accorda con il produttore di moduli, in questo caso con Megasol ?

Le fasi sono concatenate. I primi modelli sono usciti dal nostro studio. Molti produttori offrono ormai un’ampia gamma di prototipi. In seguito abbiamo ordinato i campioni veri e propri e gli architetti hanno lavorato in prima linea per creare quel che vediamo. In particolare, eravamo attenti alla perdita di rendimento del vetro e del colore oltre che ai costi.

Chi si occupa di sviluppare la gamma di moduli ?

Lo si fa solo alla luce di progetti concreti ?

Fino a qualche anno fa era ancora così, ossia gli studi di architettura partecipavano alla gara con un’idea precisa, in funzione della quale sviluppavano i rispettivi moduli assieme a un’azienda. Oggi è un po’ diverso. Nel frattempo, l’assortimento di produttori come Megasol propone colori e vetri frontali di vario tipo, ad esempio il vetro ‹ Wave › utilizzato nel caso della Oberwilerstrasse. È vero che esistono ancora degli sviluppi basati su progetti specifici, ma anche qui il contributo dei produttori di fotovoltaico è parecchio incisivo.

Quali sono le interfacce tra progettista di facciate e del fotovoltaico ?

Il progettista di facciate si occupa dell’isolamento e della costruzione primaria, il progettista del fotovoltaico dei moduli, completi di sottostruttura e cablaggio. Nei grandi progetti accade tuttavia che il progettista di facciate prenda in esame tutta la sottostruttura perché, riguardo ai raccordi e alle chiusure della facciata, la progettazione dettagliata è più complessa. Roland Jakober è ingegnere meccanico e responsabile di divisione dell’Energiebüro di Zurigo. Progetta sia grandi impianti sia soluzioni integrate negli edifici.

Sezione della facciata

1 In fisso ( alluminio )

2 Op era muraria

3 Is olamento ( lana di roccia )

4 Mo dulo FV Megasol

5 So ttostruttura

6 Carta antivento

7 Tapparelle in legno ( larice )

Solaris #08, agosto 2023 Trasformare 16
1 2 3 4 5 6 7

Sulla pagina web di Planeco si legge che scegliere l’energia solare non è mai stato più vantaggioso, sensato ed essenziale di adesso. Perché non è ancora diventata la norma ?

Claudius Bösiger: Ormai si utilizzano quasi tutti i tetti di nuova costruzione. Per le facciate vale la seguente regola generale: più l’edificio è alto, più ha senso impiegare la tecnologia solare. Il settore edile deve ridurre al più presto la propria impronta di CO2. La tecnologia solare ci consente di ammortizzare l’energia grigia nascosta negli edifici. Gli architetti e i committenti hanno recepito questa realtà ?

Giusto, anche i committenti devono partecipare. E lo fanno, tanto da costringere gli architetti a confrontarsi sull’argomento. Costruire nel rispetto del clima non necessariamente è più dispendioso. Forse in un primo momento occorre fare degli investimenti, ma in seguito la scelta ripaga, anche sotto il profilo economico. Rispetto ad altri rivestimenti per facciate di qualità, quella fotovoltaica è assolutamente competitiva.

Planeco ha installato le facciate nella Oberwilerstrasse e nell’insediamento Heuwinkel vedi pagina 24. Quali sono le differenze ?

Nel primo caso parliamo di risanamento, nel secondo di una nuova costruzione. La cosa interessante è che il risanamento ha meno formati diversi di pannelli. In entrambi i progetti è stato il committente a richiedere il fotovoltaico, anche se per la nuova costruzione dell’insediamento Heuwinkel solo in un secondo momento del processo di progettazione. Le basi e le facciate perforate erano già state impostate, motivo per cui sono stati utilizzati pannelli di diversi formati. Quanto incide sul prezzo la riduzione del numero di formati ?

Non è un fattore particolarmente determinante. Si abbassa un poco il prezzo di produzione, anche quello di progettazione e realizzazione. Direi un risparmio di circa 50 franchi a metro quadro. Tuttavia, occorre spezzare la

se quenza ripetitiva dei formati con dei dettagli, ad esempio per gli intradossi delle finestre. Il vantaggio è che si possono creare più facilmente delle scorte di moduli in vista di futuri difetti, per inciso un problema che riguarda anche altri materiali, ad esempio l’eternit. Passato qualche anno, rispetto a quelli nuovi i pannelli esposti alle intemperie assumono un aspetto diverso.

In entrambi i progetti le celle solari sono nascoste dietro uno strato di vernice. Nella Oberwilerstrasse in un gioco di luce i moduli svelano la propria sottigliezza. È più divertente installare qualcosa del genere ?

Sono state divertenti entrambe le installazioni. Il gioco di moduli e luce della Oberwilerstrasse è affascinante ma dispendioso e, quindi, implica costi maggiori. Mi piace l’effetto dei moduli verdi accostati alle tapparelle in legno marrone chiaro. Attualmente, i vetri strutturati utilizzati sono molto in auge. Lo svantaggio durante il montaggio: le ventose in vetro non fanno presa. Non è un problema se i moduli sono più piccoli di un metro quadro, se però sono più grandi, c’è da tenerne conto già in fase di progettazione. Esistono ad esempio delle sottostrutture con moduli estraibili, per poterli montare oppure sostituire in un secondo tempo. Qual è l’impatto del tipo di vetro e della stampa a colori ?

Alla base c’è sempre un modulo nero. La colorazione costa circa 80 franchi al metro quadro e comporta una perdita di rendimento del 10 % – 30 %. Più scuro è il colore, più esigua è la perdita. Ma i produttori stanno già lavorando a nuovi processi di rivestimento in grado di ridurre tali perdite e aumentare l’intensità del colore.

Qual è l’aspetto determinante nella progettazione di una facciata fotovoltaica ?

Rivolgersi per tempo a progettisti specializzati o agli installatori affinché gli architetti sappiano a cosa prestare attenzione. D’altronde, se intervengono quando ormai il più è fatto, cambiare sarà costoso, non da ultimo perché tutti gli attori coinvolti nella catena di progettazione dovranno intervenire nuovamente. L’esperto in scienze ambientali Claudius Bösiger è il cofondatore di Planeco, l’azienda che realizza impianti fotovoltaici in tutto il territorio svizzero. ●

Solaris #08, agosto 202 3 Trasformare 17
« Una facciata fotovoltaica è assolutamente competitiva »
L’edificio degli anni Sessanta prima del risanamento della facciata. Fotografia: Roman Weyeneth

Edificio per lo spogliatoio

Schorenmatte, 2020

Schorenweg 119, Basilea

Committente:

Canton Basilea Città

Architettura:

Felippi Wyssen, Basilea

Tipo di mandato: offerta tariffaria con partecipazione di idee, 2017

Progetto delle strutture

portanti: Zeuggin, Basilea

Impiantistica: Beat Joss & Partner, Basilea ; Swissplan, Basilea

Costi di costruzione totali ( CCC 1 – 9 ): fr. 4,05 milioni

Costi di costruzione ( CCC 2 / m3 ): fr. 2051.—

Progetto dell’impianto

fotovoltaico: Plattner Engineering, Bubendorf

Produzione dei moduli fotovoltaici: 3S, Thun- Gwatt

Realizzazione dell’impianto fotovoltaico:

BE Netz, Lucerna

Numero di moduli fotovoltaici: 240

Superficie modulare: 256 m2

Potenza dell’impianto fotovoltaico: 45,6 kW

Rendimento energetico

annuale: 41,5 MWh

Mostrare

Il nuovo edificio adibito a spogliatoio Schorenmatte ha solo un piano, ma la pensilina gli conferisce una dimensione sorprendente.

Osservato dal viale, l’edificio sembra coronato da un tetto a capanna. 50 metri di fotovoltaico nero che formano una linea dritta, alle cui spalle il verde degli alberi si fonde con l’azzurro del cielo. Avvicinandosi, lo sguardo si addentra di colpo nello spazio sotto il tetto che si rivela essere una specie di scudo, da un lato proteso verso il sole, dall’altro a protezione della superficie sottostante, che ospita i tifosi che incitano la propria squadra, i calciatori che vanno negli spogliatoi o qualche passante intento a gustarsi una birra. Tutti aspetti pratici, ma il tetto va altresì concepito come un’opera di costruzione che infonde forza a questa lunga struttura a un piano e la rende architettura. Architettura solare.

La storia dell’edificio nasce cinque anni fa con l’intento di rimodernare l’impianto sportivo Schorenmatte, nell’area ricreativa di prossimità Lange Erlen: è stato aggiunto un nuovo campo da gioco, quello vecchio è stato risanato e ha ottenuto un nuovo edificio per lo spogliatoio utilizzato soprattutto dal VFR Kleinhüningen, tra l’altro un’istituzione di quartiere di rilevanza sociale. La caparbia disposizione lineare degli utilizzi ha favorito la necessaria parsimonia, sotto il profilo sia economico sia

materiale. Nel corpo anteriore dell’edificio si trovano la sede del club, i servizi igienici e i locali tecnici. Seguono otto spogliatoi nella parte centrale più stretta e, in fondo, in un ambiente ancora più piccolo, le stanze per il custode e il magazzino. Gli spazi sono collegati da una pensilina profonda tre metri, sulla quale poggia, a vista, la struttura portante in legno del tetto. Il rivestimento della facciata è in legno grezzo verniciato di un colore nero verdastro. Alcune reti proteggono da eventuali palloni vaganti. La luce entra negli spogliatoi dai lucernari tondi, mentre lo spazio sfruttato dal club si apre sulla veranda attraverso le grandi vetrate. Il raffinato pragmatismo che caratterizza l’aspetto esteriore si riflette anche all’interno: le pareti portanti in compensato sono solo leggermente verniciate di bianco, gli spazi doccia in calcestruzzo gettato in opera e i bagni rivestiti con piastrelle verde scuro. Lungo il tetto scorrono i grossi tubi di ventilazione, poco visibili e facilmente accessibili. In termini di tecnologia lo spogliatoio è stato piuttosto oneroso, per via degli standard elevati richiesti dalla città. Meno male che almeno una parte di essa, la produzione di elettricità, ha inciso positivamente sul carattere dell’edificio.

Solaris #08, agosto 2023 Mostrare 18
Solaris #08, agosto 202 3 Mostrare 19
trasversale
Un simbolo o un normalissimo tetto ? L’edificio per lo spogliatoio nell’area ricreativa di prossimità Lange Erlen.
Sezione
0 10 m
Piano terra

Il tetto solare dell’edificio per lo spogliatoio Schorenmatte: da un lato tetto, dall’altro un elemento di costruzione distinto e separato. Com’è nato ?

Fabio Felippi: Nella prima bozza era concepito in maniera del tutto diversa. Gli edifici erano due: uno lungo destinato alla fila di spogliatoi e un altro riservato ai locali del club. Per motivi di costi abbiamo dovuto però semplificare. Volevamo che ci fosse una terrazza, una specie di tribuna per gli spettatori. Le referenze che abbiamo visto avevano tutte una tettoia annessa. Ci siamo detti: non si può fare qualcosa in più ? L’angolo dell’inclinazione, oltre a supportare l’utilizzo del fotovoltaico, permette alla luce di entrare dal retro sulla terrazza.

Vi sono due chiavi di lettura per il tetto. Pragmatico: protegge dalla pioggia e produce energia elettrica. Oppure come spunto architettonico ; uno scudo simbolicamente proteso verso il sole. Che cos’è ?

La funzione è solo un aspetto, ma il tetto va anche inteso, appunto, nel suo significato espressivo di catalizzatore di sole, un emblema che enfatizza il carattere dell’edificio. C’è da dire che con il mio collega di studio Thomas non siamo del tutto d’accordo. Secondo lui si tratta più che altro di un normale elemento costruttivo.

Vi siete ispirati ad alcuni modelli ?

Sì, ad es empio il tetto protettivo del chiosco di fiori di Sigurd Lewerentz a Malmö o le costruzioni di Francis Kéré.

E ci siamo ispirati al tetto solare della casa monofamiliare di Bearth Deplazes Ladner a Tamins. Nel 2019 abbiamo poi realizzato la nostra propria referenza: la casa monofamiliare nel Moosweg a Riehen, anch’essa dotata di un tetto fotovoltaico che, in un certo modo, ha una vita a sé stante. E infine sul posto: per molto tempo gli spogliatoi sono stati sistemati nel casolare di una vicina fattoria. La sua tettoia sporgente ci ha fornito un altro punto di riferimento. In termini di tecnologia questo semplice spogliatoio di calcio è stato più oneroso di quanto avreste voluto. Mentre la tecnologia solare può mostrarsi fiera nella sua veste di tetto, i grossi tubi di ventilazione sul tetto piano sono invece nascosti. Una contraddizione ?

Il progetto iniziale consisteva nella costruzione di un edificio low tech. Ma la città prescriveva una ventilazione controllata. Abbiamo allora pensato di mostrare la tecnologia come attuazione del tema progettuale. I primi disegni con i grandi monoblocchi e le condutture a vista – quasi come nelle opere di Richard Rogers – avevano suscitato il nostro interesse. Tuttavia, alla fine, la tecnologia disponibile per il tetto era meno del previsto e, dunque, non poteva essere valorizzata in tal senso.

La casa monofamiliare nel Moosweg è stata la vostra prima esperienza con il fotovoltaico. Com’è andata ?

Il progetto ci ha consentito di ampliare le nostre conoscenze. Piccoli accorgimenti tecnici, ma anche cose più essenziali, come avere ben presenti le dimensioni standard dei moduli prima di stabilire le misure di un tetto solare. Ci siamo mossi presto contattando le aziende solari. Insieme abbiamo esaminato i dettagli costruttivi, ad esempio la semplice chiusura di un tetto. Sono rimasti piacevolmente sorpresi perché, solitamente, installano impianti da tetto meno impegnativi.

Con la casa monofamiliare avete ottenuto un Premio Solare Svizzero. Da allora sono arrivate molte richieste ? Visto che s e n’è parlato molto, pensavamo di ricevere molte richieste da parte dei committenti, ma purtroppo così non è stato. In generale ha avuto una grande eco soprattutto tra i colleghi che ci chiedevano dei consigli.

Avete in mente altri progetti con il fotovoltaico ?

Sì, se si tratta di energia solare siamo propensi a concepirla sin dall’inizio come parte integrante del processo creativo. Ma se il pacchetto completo presenta delle lacune, ad esempio riguardo al metodo di costruzione, potremmo essere ai limiti del greenwashing. Dipende tanto dal committente. Nei primi incontri siamo soliti affrontare il tema della sostenibilità. In qualità di architetti abbiamo molta voce in capitolo e vogliamo sfruttarla, ma la cosa non è sempre facile e diventa ancora più complicata quando si parla di denaro. Nel complesso, però, ci sembra che la sensibilità verso questi temi stia aumentando. Fabio Felippi è un architetto ETH. Nel 2009 ha fondato insieme a Thomas Wyssen a Basilea lo studio Felippi Wyssen Architekten. ●

Solaris #08, agosto 2023 Mostrare 22
« Non siamo del tutto d’accordo »
Il tetto funge da copertura per gli spettatori, per chi vuole bersi una birra e per i calciatori che si dirigono verso gli spogliatoi.
Solaris #08, agosto 202 3 Mostrare 23
Lo spogliatoio in legno e cemento. Fotografie degli interni: Adriano A. Biondo I tubi sono posati a vista sulla parete. Sezione trasversale

Insediamento Heuwinkel, 2021

Pappelstrasse / Heuwinkelstrasse, Allschwil BL

Committente: Graphis Bau- und Wohngenossenschaft, Berna

Architettura: Jakob Steib, Zurigo ( Jakob Steib, Andrea Jeger, Silvia Burgermeister ) Tipo di mandato: concorso di progetto, 2018 Gestione dei lavori: FFBK , Münchenstein Architettura del paesaggio: Albiez de Tomasi, Zurigo

Costi complessivi di costruzione ( CCC 1 – 5 ): fr. 28,74 milioni

Costi di costruzione ( CCC 2 / m2 ): fr. 5624.—

Certificazione: Minergie -A-Eco e Minergie-P-Eco

Progetto dell’impianto

fotovoltaico: CIPV, Matthias Roos, Zurigo

Progetto e produzione

costruzione delle facciate: GFT, San Gallo

Produzione dei moduli

fotovoltaici: Megasol, Deitingen

Realizzazione dell’impianto

fotovoltaico: Planeco, Münchenstein

Mascherare

Tetto

Numero di moduli foto­

voltaici: 21 8

Superficie modulare: 370 m2

Potenza dell’impianto

fotovoltaico: 74 kW

Rendimento energetico annuale: 65 MWh

Facciata

Numero di moduli foto­

voltaici: 1933

Numero di dimensioni diverse dei moduli: 38

Superficie modulare: 2510 m2

Potenza dell’impianto

fotovoltaico: 338 kW

Rendimento energetico annuale: 147 MWh

Il committente dell’insediamento Heuwinkel ad Allschwil chiedeva una nuova facciata fotovoltaica. L’architetto si è occupato di questo incarico per la prima volta.

Qui sorgevano tre file di case del dopoguerra, come tante altre ad Allschwil. Al loro posto troviamo oggi due nuove costruzioni sostitutive, 48 appartamenti invece di 65, per lo più destinati alle famiglie. Un’ala della costruzione è corta e lineare, l’altra, a sviluppo longitudinale, forma una S squadrata. Jakob Steib, architetto di stampo classico, presenta il suo progetto partendo dal contesto urbanistico. La nota dolente di simili complessi a schiera è l’uniformità dello spazio esterno. La sua S cerca di dargli una forma, un luogo sulla strada ove collocare tutto: i tre ingressi e il passaggio verso il giardino, i posteggi per le bici e l’accesso al garage sotterraneo, lo spazio comune più in alto e una fontana che scorre sul selciato. Le nuove costruzioni – cinque piani con attico rispetto ai tre con tetto di una volta – fissano dei nuovi parametri di riferimento per il quartiere, oltre ad arricchirlo di un bene prezioso: uno spazio pubblico comune. Gli alberi e i cespugli sono per lo più rimasti dove erano.

Quando l’architetto vinse il concorso nel 2018, lo studio si chiamava ancora Jakob Steib Architekten. Dal 2020 dirige lo studio Steib Gmür Geschwentner Kyburz insieme a Patrick Gmür, Michael Geschwentner e Matthias Kyburz. L’architetto, di 63 anni, è un esperto costruttore di appartamenti, come si capisce dalle sue planimetrie: quasi tutti i soggiorni sono leggermente più bassi da un lato, le camere da letto più larghe di tre metri. Entrambi gli accorgimenti facilitano l’arredamento. All’ingresso c’è il guardaroba e in cucina spesso c’è spazio per un tavolo da pranzo. Le terrazze sono tutte sulle facciate ovest e sud verso il giardino, a parte due che si affacciano sulla strada: un’eccezione che diventa un tema urbanistico.

Nella descrizione di Jakob Steib la facciata solare è stata inserita solo alla fine, come « per grazia divina », racconta. Il progetto vincitore del concorso prevedeva una facciata in metallo. Il committente dapprima l’ha voluta come facciata ventilata in ardesia mentre in seguito ha optato per una facciata fotovoltaica, cosa che non ha per niente reso felice l’architetto. « È il tempo a conferire carattere alle facciate. Ma le facciate in vetro non possono invecchiare ». Dal malcontento è nata una sfida e, ancor di più, l’ambizione di voler realizzare un buon esempio di costruzione.

I pannelli delle facciate sono scuri, di colore grigio blu e, benché opachi, al sole brillano rivelandosi essere di vetro. Solo a distanza ravvicinata si nota che dietro al vetro stampato con un minuscolo motivo a scacchiera vi sono delle celle solari. Il colore riduce la resa energetica solo del 15 %. L e finestre alte quanto i locali sono poste una sopra l’altra formando una linea verticale, un disegno che rende un po’ più accettabile l’altezza dell’edificio agli occhi del quartiere. Gli intradossi delle finestre scorrono in modo continuo formando come delle lesene che, in rilievo, racchiudono anche la fascia di facciata centrale. « Grazie alle lesene siamo riusciti a integrare bene i moduli solari, che non dovevano dare l’impressione di essere applicati », racconta l’architetto. Il contrasto tra le lesene bianche e i pannelli scuri della facciata viene ripreso anche dalla linea di base in fibrocemento chiaro. Jakob Steib commenta quanto appreso nell’impiego della tecnologia solare. « Ormai, non se ne può più fare a meno, dobbiamo entrare nell’ottica di progettare queste facciate. Tuttavia, attenzione a non esagerare e, soprattutto, ricordiamoci che comportano anche una perdita ».

Solaris #08, agosto 2023 Mascherare 24

dell’insediamento

Solaris #08, agosto 202 3 Mascherare 25
Pianta piano tipo Le due nuove costruzioni sostitutive Heuwinkel creano uno spazio pubblico davanti agli ingressi.
0
Piano terra
10 m

« Guardate e fatelo anche voi ! »

Perché ha scelto una facciata fotovoltaica ?

Mike Tschofen: Quando 14 anni fa sono entrato a far parte della commissione edilizia abbiamo scelto di costruire in modo sostenibile ed ecologico. Ad esempio in base alle norme Minergie-A-Eco, come per l’insediamento Heuwinkel. Anche la provenienza e la longevità del materiale ci stanno a cuore. Su tutti i nostri tetti piani, a prescindere se siano nuovi o risanati, montiamo – p er quanto fattibile –degli impianti fotovoltaici. La prima facciata fotovoltaica di nostra costruzione è ad Allschwil. Volevamo dimostrarne la fattibilità, sia in termini economici che architettonici. Anche con una pigione a costi contenuti. Per le nuove costruzioni il Comune di Allschwil prescrive almeno il 50 % di energia rinnovabile.

È stato questo il fattore determinante ?

No, i tempi erano semplicemente maturi e anche il nostro approccio. L’impianto fotovoltaico sul tetto avrebbe soddisfatto la produzione richiesta anche da solo.

Nella procedura di concorso la facciata era ancora in metallo. Come mai è stata cambiata ?

La facciata in metallo proposta da Jakob Steib è stata trasformata prima in ardesia e infine in fotovoltaico. L’architetto inizialmente era scettico, ma tutti quei formati ricorrenti ci hanno fatto ben sperare. Secondo il nostro calcolo, i costi dell’impianto solare saranno ammortizzati in 30 – 35 anni. Rispetto al rivestimento in ardesia i moduli solari sono costati tre volte e mezzo di più. Ma sono soldi che si recuperano con l’energia elettrica risparmiata, senza mettere nulla in conto agli inquilini.

Come si è svolto il processo di progettazione ?

Abbiamo imparato diverse cose. Ci siamo affidati a dei buoni specialisti, che prima di iniziare i lavori di costruzione hanno bandito tutte le gare di appalto e ciò è stato molto importante. La pianificazione a rotazione è la morte di tutti i cantieri ma siamo riusciti a far fronte alle difficoltà e ai ritardi nelle consegne. Le aziende inoltre hanno avuto la possibilità di mettersi in contatto tra loro prima dell’avvio della produzione. Con 2500 metri quadrati di facciata ibrida è fondamentale tener conto delle rispettive tolleranze. Quelle interne del carpentiere sono diverse da quelle esterne del progettista di facciate. È un processo iterativo.

La tecnologia solare su tetto e facciata rende le case a energia positiva ?

Gli impianti fotovoltaici producono la quantità di elettricità che serve ogni anno alla pompa di calore geotermica per il riscaldamento e l’acqua calda. Nel caso di carenze produttive è l’azienda locale a fornire elettricità ecologica. Il vantaggio dei lati esposti a nord ed est è che producono anche con la luce diffusa. Tutte le facciate insieme forniscono più del doppio della quantità di energia prodotta dai tetti e l’intero impianto fotovoltaico copre l’86 % del fabbisogno elettrico dei due edifici.

Cosa fareste di diverso oggi ?

Non saprei. Oltre all’ambiente, teniamo molto alla collaborazione con le autorità locali e al rispetto del vicinato. Con l’operazione architettonica di Allschwil volevamo lanciare un segnale: guardate e fatelo anche voi ! Oggi anche il Comune elogia l’insediamento quale progetto esemplare. E per quanto riguarda la tecnologia solare, Jakob Steib è stato folgorato sulla via di Damasco. È una storia di successo su tutta la linea. Mike Tschofen, architetto e vicedirettore di Bau- und Wohngenossenschaft Graphis, dove è responsabile del settore costruzione. ●

Sezione della facciata attico

1 Mo dulo fotovoltaico

2 Le sena ( alluminio )

3 F inestra ( le gno-metallo )

Solaris #08, agosto 202 3 Mascherare 27
1 2 3
La cucina riprende il colore della facciata. Fotografia: Johannes Marburg

Produzione di elettricità da fotovoltaico

nel Canton Basilea Città

Produzione 2010:

3 G Wh / a

Produzione 2020*:

26,1 GWh / a*

Potenziale produttivo dei tetti: 63 4 GWh / a

Potenziale produttivo di tetti e facciate:

83 1 GWh / a

Consumo totale di elettricità: 13 48 GWh / a

* La produzione esatta non è nota, poiché l’autoconsumo non viene misurato. Sulla base di una potenza installata di 37 MW, secondo la stima di Industrielle Werke di Basilea ( IWB ) la quantità prodotta nel 2022 è pari a 35 – 40 GWh ( fattore 1000 come valore approssimativo ).

10 impianti fotovoltaici

La battaglia continua

Basilea è ritenuta una città solare modello. Grande volontà politica e severa legge sull’energia. Sorprende lo scarso legame con la sua premiata architettura solare.

Testo: Rahel Marti, Infografici: Barbara Schrag, Hochparterre

« Basilea, una città solare ? Mi coglie un p o’ di sorpresa », risponde Dominique Salathé con esitazione. L’architetto, titolare della cattedra di Architettura della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale ( FHNW ), ha di re cente progettato la sua prima facciata solare nell’ambito del risanamento di una casa plurifamiliare nella Oberwilerstrasse vedi ‹ Trasformare ›, pagina 12. « È pur vero che spesso si è critici verso la propria città », ammette. « Sì, è vero, Basilea vanta ormai diverse costruzioni solari di prestigio. » Si pensi all’impegnativa facciata della nuova costruzione per l’Ufficio cantonale dell’ambiente e dell’energia vedi Solaris #06, marzo 2022, alla quale lo studio Jessenvollenweider ha lavorato con tenacia per anni e che ha suscitato entusiasmo per il connubio di architettura e fotovoltaico. Una costruzione pionieristica, commissionata da un ente pubblico, che ha vinto numerosi premi, tra cui l’ultimo è il premio internazionale ‹ Archite cture Prize Building Integrated Solar Technology 2022 ›. Il se condo posto è andato all’edificio multipiano della Coop vedi ‹ Rimodernare ›, pagina 2, senza contare il riconoscimento conferito al Pavillon Novartis vedi ‹ Incantare ›, pagina 6

Nel 2011 la commissione urbanistica comunale ( SBK ) venne esautorata per aver vietato l’installazione di moduli fotovoltaici sull’elegante edificio multipiano Lonza. Nella

Basilea ecologista le pressioni politiche erano diventate talmente forti che l’allora direttore dei lavori, Hans-Peter Wessels, non esitò a revocare la decisione della commissione. Alla fine, l’impianto non è stato costruito, ma accanto alla torre Lonza sorgeranno ora due nuove costruzioni con fotovoltaico integrato. Per il risanamento del palazzo Coop, invece, d’intesa con lo studio di architettura Burckhardt, la commissione urbanistica aveva definito i dettagli basandosi su modelli 1 : 1. È opera di Burckhardt anche il palazzo Grosspeter, diagonalmente opposto, sull’altro lato dell’area che costeggia i binari. Dal 2017 le sue facciate scure composte da 6000 metri quadrati di moduli solari coprono il fabbisogno elettrico di base dell’edificio multipiano. Nei prossimi anni lo studio Herzog & de Meuron si occuperà di rivestire con pannelli solari anche lo stadio St. Jakob. « È possibile che a Basilea stia veramente nascendo un clima propenso all’architettura solare », riflette Dominique Salathé. « Penso all’amministrazione cantonale, alla FHNW, agli studi di architettura più aperti alle novità e alle reti sociali quali ‹ Countdown 2030 ›: forse qui ci si sta davvero muovendo più che in altre città. Però, in effetti », aggiunge, « è strano che, considerati i dibattiti politici e tecnici su questo tema, gli esempi di una certa rilevanza non siano più numerosi ». →

Solaris #08, agosto 2023 La battaglia continua 28

Potenziale solare in tutto il territorio svizzero 91,3 GW

Potenza assoluta installata in tutto il territorio svizzero

3,8 G W

In un cantone cittadino con case plurifamiliari il numero di persone che vive sotto un tetto solare è maggiore rispetto alle regioni caratterizzate da case unifamiliari.

ZH BS AI UR

Watt ( W ), megawatt ( MW ) o gigawatt ( GW ) indicano la potenza dei moduli solari in condizioni di test standard. A titolo comparativo: un modulo solare ha una potenza di circa 400 watt.

Fonte: Ufficio federale dell’energia, Ufficio di Statistica del Canton Basilea Città, Associazione dei produttori di energia indipendenti ( VESE )

Potenza installata in rapporto al potenziale ( in percentuale )

Potenza installata pro capite ( in watt )

Solaris #08, agosto 202 3 La battaglia continua 29 CH
BS
AI
UR 2,8 2010 2020 CH 439 BS 189 ZH 239 AI 994 UR 297 ZH BS AI UR
4,2
4, 2 ZH 3,6
6,6

Incentivazione precoce, impatto modesto

A Basilea la storia di un’architettura solare convincente è molto più recente di quella dell’incentivazione del solare e della legislazione sull’energia progressista a livello cantonale. Quest’ultima consente già dal 1998 di sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e, dal 1995, gli impianti fotovoltaici privati possono usufruire di una tariffa di riacquisto, per molto tempo tra le più alte della Svizzera. Attualmente, nel Canton Basilea Campagna, Primeo Energie paga 24,5 centesimi al kilowattora, come indicato dall’Associazione dei produttori di energia indipendenti ( VESE ), decis amente di più di Industrielle Werke di Basilea ( IWB ).

Ma mentre sul mer cato i prezzi dell’elettricità oscillano, IWB propone una sorta di modello ipotecario a tasso fisso, ossia la garanzia di una rimunerazione di 14 centesimi al kilowattora nell’arco di 12 anni. Inoltre, con la ‹ Campagna per i tetti solari ›, il Canton Basile a Città ha raddoppiato il contributo federale agli impianti fotovoltaici privati laddove essi occupino il 75 % di un tetto idoneo. Al momento tali contributi di incentivazione sono tuttavia esauriti. Il Cantone sta valutando se prorogare la campagna e se, in futuro, la superficie del tetto da rivestire dovrà essere del 90 %.

È interessante notare come l’incentivazione precoce non abbia ancora issato il Cantone in cima alla classifica nazionale della produzione di fotovoltaico. Prendendo come riferimento la potenza installata rispetto al poten-

ziale del fotovoltaico, il valore di Basilea Città è del 4,2 % e, dunque, stando ai dati VESE, coincide esattamente alla media svizzera. In termini di potenza installata, con 205 Watt pro capite Basilea Città si colloca addirittura al penultimo posto, davanti a Ginevra, con una media svizzera situata a 550 Watt pro capite vedi infografici, pagina 29. Il fatto che il fanalino di coda sia costituito da due Cantoni cittadini è da vedere come indice della complessità del potenziamento del fotovoltaico nelle aree urbane e densamente edificate. Il fenomeno non dipende dalle condizioni di incentivazione, così Matthias Nabholz, responsabile dell’Ufficio dell’ambiente dell’energia: « Da lungo tempo gli impianti fotovoltaici di Basilea Città sono gestibili in modo economicamente sostenibile. Ma c’è bisogno di committenti e architetti che si interessino all’argomento e che, oltre a sfruttare le solide basi, siano effettivamente intenzionati a utilizzare il fotovoltaico ». È l’unico mo do per realizzare una buona architettura solare che faccia approdare il fotovoltaico sulla scena culturale e sappia attrarre l’opinione pubblica: un’opera di persuasione per aumentare il numero e il volume degli impianti solari cittadini socialmente accettabili.

Offensiva con rischi ed effetti collaterali

A Basilea Città le nuove costruzioni devono essere dotate di fotovoltaico già dal 2017, quando l’entrata in vigore della Legge sull’energia – particolarmente innovativa per gli standard svizzeri – ha fissato l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 a un massimo di una tonnellata all’anno

Solaris #08, agosto 2023 La battaglia continua 30
Dal 2017 il palazzo Grosspeter si erge sull’area che costeggia i binari. In posizione opposta: l’edificio multipiano Coop. Fotografia: Susanne Hefti
Nei prossimi anni si prevede di rivestire di pannelli solari anche lo stadio St. Jakob Visualizzazione: Herzog & de Meuron

pro capite entro il 2050 e di approvvigionare il Cantone con almeno il 90 % di energia rinnovabile. La legge richiama inoltre le amministrazioni all’obbligo di procedere con gli edifici pubblici. Dal 2021 persino gli obiettivi di legislatura del Consiglio di Stato menzionano in modo esplicito il concetto di « offensiva s olare », anche se la p opolazione, nel frattempo, ha già rivisto gli standard precedentemente indicati. Nel novembre 2022 gli elettori hanno deciso che il Cantone dovrà ridurre le emissioni di gas serra al saldo netto pari a zero già entro il 2037. Ecco perché è tempo di adeguare la Legge sull’energia. Oltretutto, sempre in merito al potenziamento del fotovoltaico, un’iniziativa parlamentare sta facendo pressione sul governo: Jürg Stöcklin, esponente del partito dei Verdi, ha chiesto che tutti i tetti siano dotati di impianti fotovoltaici entro 15 anni.

Non è anc ora ben chiaro dove voglia arrivare in concreto l’offensiva solare. Gli accertamenti tecnici e legali necessitano di tempo. Si possono fare solo delle supposizioni, ad esempio se il Cantone introdurrà l’obbligo del fotovoltaico anche per i risanamenti sostanziali di tetti e facciate. Oppure se – come molti altri Cantoni – intenda piuttosto attenuare l’obbligo della licenza edilizia per gli impianti fotovoltaici ( salvo per gli oggetti e le zone protette ) riducendolo a una pr ocedura di notifica. Per il paesaggio urbano ciò significherebbe che il fotovoltaico sarebbe integrato non solo sulle facciate ben ideate delle nuove costruzioni, ma su tutto il variopinto assortimento di edifici già esistenti.

Si inserisce nel dibattito l’Associazione degli inquilini ( MV ) di Basilea sollevando un’altra questione urgente. La sua direttrice, Patrizia Bernasconi, è membro del Gran Consiglio e della Commissione cantonale per l’energia. In veste di rappresentante degli inquilini si definisce una « sorta di coscienza sociale ». A sostegno dell’offensiva solare ribadisce che sin dalla prima iniziativa per la protezione degli alloggi nel 2008, l’impegno dell’associazione è stato di abbinare la tutela degli inquilini ad alcune misure ecologiche. Dal maggio 2022 s ono in vigore le disposizioni sulla protezione degli alloggi tese ad autorizzare solo i risanamenti di lieve entità effettuati nel rispetto di elevati standard ecologici. Vi rientra anche l’attuazione concreta della strategia solare. L’obiettivo è di evitare i « risanamenti verdi » a scopo di profitto. La legge parla chiaro anche nell’indicare l’energia grigia quale criterio per sostituire le demolizioni con risanamenti ecologici. « Clima e protezione degli alloggi s ono inscindibili », afferma Bernas coni. Questo è anche il nome della campagna lanciata dall’associazione per portare l’attenzione dei politici e della popolazione residente sugli aspetti sociali sia dell’offensiva solare sia della carenza di energia.

Energia ed estetica

Basilea, una città solare ? Anche Barbara Sintzel deve rifletterci. La professoressa dirige l’Istituto per la sostenibilità e l’energia nell’edilizia presso la FHNW e siede nella Commissione per l’energia insieme a Patrizia Bernasconi. →

Solaris #08, agosto 202 3 La battaglia continua 31
Al centro della città di Basilea si innalza il nuovo edificio dell’Ufficio dell’ambiente e dell’energia ( UAE ) con la sua pregevole facciata solare. Fotografia: Daisuke Hirabayashi

« Per quanto riguarda il fotovoltaico, il Canton Basilea Città ha adottato una tra le più severe leggi in materia di energia, oltre a essere da anni in prima linea nell’incentivare le rinnovabili ». Sintzel ha parole di elogio anche per le nuove costruzioni solari, tra le quali cita il risanamento dell’edificio multipiano Coop e della casa plurifamiliare nella Oberwilerstrasse, entrambe degne di rilievo. « Basilea non è ancora una città solare, ma si è posta l’obiettivo di diventarlo », commenta. La FHNW vuole fornire supporto nel campo della ricerca e della consulenza. « Insieme agli studi di architettura intendiamo approfondire e sviluppare ulteriormente l’aspetto estetico, senza tralasciare altri temi come il ciclo di vita del fotovoltaico », spiega ancora Sintzel. Nessuno avrà qualcosa da ridire. Tuttavia, a Basilea, né la popolazione particolarmente sensibile alla questione ecologica né la stringente Legge sull’energia sono riuscite a creare un contesto comune, in grado di valorizzare la buona architettura come parte integrante dell’incentivazione e del potenziamento del solare. Se si deve puntare all’obiettivo saldo netto pari a zero dal 2037, il necessario passaggio alle rinnovabili non può che avvenire mediante un massiccio potenziamento delle stesse. La maggioranza degli impianti dovrà essere sui tetti e credere che il paesaggio urbano non ne risentirà, perché tanto i tetti sono meno in vista – come talvolta sostenuto per placare gli animi, – è s oltanto un’illusione.

In più, se in tempi di piena frenesia politica ci si attende che gli impianti debbano essere installati anche sui tetti delle chiese, il responsabile urbanistica e architettura cantonale Beat Aeberhard non può che scuotere la testa. « Le aree portuali e industriali offrono migliaia di metri quadrati di tetti a cui dare la precedenza prima di rivestire di fotovoltaico delle superfici più piccole, su oggetti protetti ». Dal 2015 Aeb erhard dirige l’Ufficio pianificazione urbanistica e architettura. Per ora, il suo Ufficio non può fare altro che promuovere la buona architettura solare nel

contesto di progetti di costruzione pubblici e, in particolare, stimolare lo spirito inventivo degli studi di architettura attraverso i concorsi. « D’altro canto, nell’attuale scenario politico e sociale, pensare di accostare l’offensiva solare a una prospettiva estetica non è realistico », co sì Aeberhard laconico. Finché l’opinione pubblica non farà leva sulla qualità progettuale del fotovoltaico potrebbero esserci addirittura degli eccessi, come nel caso della protezione contro il rumore. E aggiunge piuttosto fiducioso: « Prima o poi sarà pur possibile lavorare a una visione d’insieme della città solare di Basilea ».

Ma che cosa è una città solare ? La si può valutare secondo la capacità di fornire un massimo apporto alla protezione del clima grazie all’energia solare. Può anche essere valutata in base a una comprensione il più possibile esaustiva di tale sviluppo. Cercando di capire se una città intende curare il suo paesaggio urbano con – e non nonostante – l’espansione solare. Se la popolazione apprezza il surplus di ricchezza cittadina creato dal fotovoltaico non solo per l’elettricità prodotta, ma anche perché ne riconosce pregi e qualità in termini di spazi, estetica e funzionalità. In breve: nella città solare, energia ed estetica vanno pensate insieme perché l’una non esclude l’altra. In Solaris #07 ( maggio 2023 ) ci siamo interrogati su come concepire e consolidare l’energia solare quale forma urbana di produzione energetica. In che modo l’energia solare possa acquisire un’identità urbana. E quindi, dove e come collocare la produzione energetica in città e nelle zone urbanizzate, tenuto conto che, a differenza ad esempio dal teleriscaldamento, l’energia solare è tangibile e i suoi impianti sono visibili. Tutte domande che dovrebbero suscitare l’interesse di un Cantone come Basilea Città all’avanguardia in materia di energia. Ad oggi, invece, Basilea Città dimostra che una forte incentivazione del solare e una buona architettura non hanno nulla a che fare tra loro, fintanto che i due mondi non saranno collegati. ●

Solaris #08, agosto 2023 La battaglia continua 32
Durante il risanamento della sede centrale Coop del 1978 si poteva scorgere visivamente la trasformazione della facciata dall’alto verso il basso. Fotografie: Mark Niedermann

Basilea regione solare

La città sull’ansa del Reno sorprende. Vi sono edifici degni di nota che generano elettricità dal sole: facciate fotovoltaiche che infondono un senso di distacco o di nuova leggerezza, un tetto solare con valore simbolico o una facciata multimediale futurista che autoproduce il proprio fabbisogno di energia. La presente pubblicazione propone cinque di questi edifici, intervista i loro protagonisti e ne illustra i presupposti politici, progettuali e architettonici.

Burckhardt + Partner AG Jakob Steib Architekten AG

Sie lesen lieber auf Papier?

Dieses Themenheft hier bestellen.

Lust auf mehr Architektur, Planung und Design?

Hochparterre abonnieren!

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.