Il dirigente

Page 1

Hercùle

IL DIRIGENTE


I. Stipendio tabellare. Posizione parte fissa. Posizione parte variabile. Retribuzione di risultato. Altro. Accessorie. Il tutto per una somma di circa ventimila euri netti nella busta paga di luglio: circa venti volte lo stipendio di uno dei tanti sfigati che trascorrevano questo infausto mese in spiagge stracolme di zotici in compagnia di mogli sacchi di piscio e una coppia di figli ritardati. Figli ritardati a cui contribuiva a finanziare i fallimenti scolastici con le proprie tasse, peraltro. Ad ogni modo anche lui aveva bisogno di ferie, si era preso una settimana di vacanza. Dirigeva una importante azienda pubblica, non aveva la minima idea di cosa ciò significasse; tanto al suo posto lavorava lo stuolo di umanità meschina da cui era circondato, composta da servi e leccaculo che comandava gli uni con il suo carisma e gli altri con promesse di scatti economici e di carriera. II. Si tolse il suo completo da 5000 euri acquistato a Via dei Condotti, lo gettò nel secchio del RSU e riempÏ il borsone con due tute in acetato, un completo di pantaloncini corti, maglietta da runner e borraccia, oltre ad uno zainetto e un paio di scarpe e calzini: il tutto comprato in un negozio 2


Legea per meno di cento euro. Caricò il borsone nel portabagagli, si scolò tre lattine da mezzo litro di energy drink “Monster”, impostò la destinazione sul computer di bordo della sua BMW X7 e si mise in viaggio. Arrivò al residence “le rose” alle 20, aveva pagato di più per soggiornare nella camera dove era stato ritrovato cadavere Marco Pantani. Si fece portare in camera una quattro formaggi con aggiunta di peperoni, funghi, salsiccia e alici e due Moretti da 66cl e dopo aver desinato si addormentò pensando al fitto programma dei prossimi giorni. III. Ci mise un po’ a individuare la prima persona da pedinare. Alla fine optò per una neomamma sui venticinque con carrozzina al seguito. La seguì a debita distanza osservandola mentre faceva i giri consueti della mattina: il panettiere, il fruttivendolo. La osservò entrare in un negozio di giocattoli e uscirne con un ninnolo che sventolò per cinque minuti sulla carrozzina sorridendo e giocando con il suo pargolo. Mentre la guardava registrava delle note vocali sul suo iPhone 11 Pro Max in cui descriveva con dovizia di particolari i comportamenti della donna. 3


La vide entrare in un giardino pubblico, un’emergenza forse. Infatti la mamma si sedette su una panchina e cominciò a provvedere ai bisogni del neonato, che evidentemente si era imbrattato. Per osservare la scena senza essere visto si era accucciato dietro una siepe. “Nonna, cosa sta facendo quel signore?” Si girò sulla sinistra e vide un bambino con i capelli a scodella con una mano nella mano di una vecchia con i capelli viola e un’altra con l’indice teso puntato verso di lui. “Lascia stare Filippo, non si importuna la gente.” Capì che la situazione si stava facendo pericolosa e decise di cambiare vittima. Si diresse verso il parcheggio di un centro commerciale e la sua attenzione si concentrò su un individuo sulla cinquantina basso, molto abbronzato, con i capelli grigi e un po’ di alopecia, vestito con un paio di jeans e una polo a righe bianche e nere orizzontali, che stava uscendo dal market con il carrello pieno. Lo seguì e lo vide scaricare la spesa nel portabagagli, nascosto dietro una Opel rossa. Finito con il carrello il tizio si mise una mano sulla pancia e fece una smorfia di dolore: la situazione era inequivocabile. Si infilò nel bar di soppiatto mentre il signore prendeva l’espresso al bancone e si diresse velocemente ai servizi, dove si nascose nello sgabuzzino delle scope, sulla cui porta campeggiava un cartello con il simbolo del divieto di accesso e la scritta “privato”. 4


Dalla griglia di aerazione sulla porta dello sgabuzzino osservò la propria vittima svuotarsi rumorosamente e odorosamente le budella, intervallando i peti con dei vocalizzi simili ad attacchi di pianto: sul volto del dirigente era dipinta un’espressione di serietà ieratica. IV. La mattina del secondo giorno di vacanza si avviò verso il parco in cui la mamma aveva cambiato il neonato. Girò un po’ con fare circospetto finché in un’area seminascosta del giardino pubblico individuò la sua preda: su una panchina se ne stava seduto un anziano dall’aspetto simile a Poldo della serie Popeye, con le braccia appoggiate a un bastone da passeggio, una maglietta a righe grigie e nere, pantaloni scuri e un cappello a falde. Il vecchio sorrideva con fare ebete fissando un punto indefinito sull’orizzonte e a intervalli più o meno regolari il suo corpo era scosso da una specie di singhiozzo-risata. Il dirigente gli si sedette accanto e cominciò a fargli avances sconce, mettendogli una mano sulla patta dei calzoni e massaggiandogli il pacco in senso circolare. Il vecchio non sembrava essersi accorto di nulla e continuava a fissare l’orizzonte con espressione ebete emettendo il suo singhiozzo-risata. Il manager gli infilò la lingua in bocca e la mano nella 5


patta dopo avergli abbassato la lampo: la ritrasse immediatamente dopo aver sentito dell’umido. Guardò per terra e vide che ai piedi del vecchio si era formata una pozza di liquame dal colore marrone chiaro: evidentemente la stimolazione delle parti basse aveva portato l’anziano signore a cacarsi e pisciarsi addosso. Il dirigente se ne andò via di corsa lasciandosi alle spalle il vecchio e gli echi regolari dei suoi singhiozzi-risata.

6


7


IV. Trascorse il terzo, il quarto e il quinto giorno di ferie desinando a pranzo e a cena in ristoranti stellati e ordinando le pietanze e le bevande più costose, soprattutto crudità di pesce e bottiglie di champagne d’annata. Si presentava rigorosamente in tuta e chiedeva al maitre di essere messo su un tavolino in disparte. Mangiava con la bocca aperta e una buona parte del boccone gli si rovesciava sui pantaloni. Ogni tanto emetteva dei rutti sonori, che imbarazzavano i commensali seduti ai tavoli più vicini. Alla fine del quinto giorno si rese conto di aver speso in libagioni quasi dodicimila euri. V. Il sesto e penultimo giorno era quello dal programma più impegnativo. Aggiunse al suo solito completo in acetato il cappellino da baseball, gli occhiali da sole e lo zainetto e si recò in un negozio di accessori pet dove acquistò una gabbietta da trasporto, una gabbia metallica più grande e un osso giocattolo commestibile. Poi andò in un market gestito da cingalesi e comprò due bottiglie di bourbon “four roses”, una confezione XL di patatine “dixi” e un pacchetto di cerini. Mise la gabbia da trasporto e l’osso nello zainetto, lasciò il resto nella BMW e cominciò 8


la caccia. Non gli ci volle molto per individuare la vittima: al guinzaglio di una mummia con una folta chioma tinta di un rosso accesso se ne stava un cagnolino dal pelo corto che si guardava intorno probabilmente annoiato dai discorsi della padrona, presa a commentare con fervore, seduta al tavolo di una pasticceria in compagnia di un’amica obesa, un fatto di cronaca degli ultimi giorni, relativo ad una adolescente finita in pronto soccorso dopo essersi fatta un clistere di vodka-red bull con l’intenzione di spruzzarlo in bocca a un’amica, di cui festeggiavano il compleanno. Il dirigente si avvicinò con discrezione al tavolino e, fingendo di doversi allacciare una scarpa si chinò e recise con un taglierino il filo del guinzaglio. “O tempora, o mores!” tuonò la mummia, che non si era accorta di nulla. L’uomo proseguì e dopo essersi nascosto dietro un vaso tirò fuori la gabbia transport e l’osso dallo zaino, che cominciò a sventolare in direzione del cagnolino che, contento di trovare un diversivo, gli si avviò incontro scodinzolando felice: il dirigente fu lesto nell’ingabbiarlo, infilare la gabbia nello zaino e tornare alla macchina per dirigersi in albergo. Una volta tornato in camera prese degli asciugamani bagnati e li dispose in corrispondenza dei rilevatori di fumo e a sigillare la porta della stanza. Accese la TV che trasmetteva una replica de I fatti vostri condotta da 9


Giancarlo Magalli e alzò il volume al massimo. Dispose la poltrona vicino al terrazzo vista mare e la gabbia metallica a maglie larghe sul pavimento in gres, facendoci entrare il cagnolino che prese a mordicchiare con grande concentrazione l’osso giocattolo. Il manager si sedette in poltrona, stappò la bottiglia di bourbon e cominciò l’aperitivo riempendosi la bocca di manciate di patatine dixi di cui la metà finiva sul pavimento. Giuntò a metà della bottiglia di superalcolico si alzò, stappò la bottiglia rimanente e la versò sull’animale, che finora non aveva distolto l’attenzione dall’osso, lasciando una scia di distillato in direzione della poltrona, sulla quale tornò a sedersi. Si bevve un altro paio di sorsate, accese un cerino e diede fuoco alla bestiola, che cominciò a girare all’interno della gabbia emettendo guaiti atroci, finchè non si accasciò sul pavimento ridotta a un piccolo e informe ammasso nero e fumante. “Alla salute cagnolino” disse il dirigente alzando la bottiglia in segno di brindisi in direzione della gabbia. VI. Squillò il cellulare: era la sua segretaria che gli chiedeva l’autorizzazione per firmare digitalmente dei documenti in vista del CDA di lunedì. Gliela diede, chiuse la chiamata e gettò il cellulare dal terrazzo. Tornò a sedersi sulla poltrona per finire la bottiglia di bourbon, con il tramonto 10


dell’Adriatico riflesso sugli occhiali da sole e un sorriso da orecchio a orecchio dipinto sulla faccia.

11


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.