Metro stadio Roma, 03/05/2014

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Goal STADIO ROMA SABATO 3 MAGGIO 2014

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SPECIALE JUNIOR TIM CUP

Un futuro

UNDER 14

Cesare Prandelli gioca con i ragazzi dell’Oratorio Jolly di Orzinuovi.


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Goal STADIO

la Storia

Sabato 3 maggio 2014

Un sogno lungo 6 mesi Settecento oratori coinvolti, diecimila partecipanti. Ecco la storia dell’edizione 2013/2014 ROMA. Tutto è iniziato a novembre. All’oratorio Jolly di Orzinuovi, a voler essere precisi. È lì, infatti, che è stato fischiato il calcio di inizio della Junior TIM Cup. Non una scelta casuale, visto che proprio in quella parrocchia della provincia bresciana ha iniziato a tirare i primi calci ad un pallone Cesare Prandelli. E nella sua vecchia “casa”, il mister azzurro, che in estate guiderà la Nazionale ai Mondiali brasiliani, prima ha sorteggiato i nomi delle squadre che si sarebbero affrontate in un’amichevole nei grandi stadi della Serie A pochi minuti prima del fischio di inizio dei match più importanti del nostro campionato, poi si è fermato a giocare insieme ai ragazzi. Ma non finisce qui. Sì perché alla festa iniziale ha preso parte anche un altro pezzo da novanta del calcio italiano. Emiliano Mondonico, l’amatissimo allenatore capace di guidare il Toro fino alla conquista di una storica Coppa Italia, ha infatti dialogato a lungo con i piccoli protagonisti del trofeo organizzato da TIM, Lega Serie A e CSI. Tutto per una vera e propria girandola di emozioni che ha lasciato a bocca aperta gli aspiranti campioncini ma che, contemporaneamente, ha riconciliato il calcio con il suo spirito più poetico e genuino. PASSAGGIO DI TESTIMONE Quella di Orzinuovi, però, è stata soltanto la prima tappa di un lungo percorso che si concluderà oggi all’Olimpico prima della finale di TIM Cup fra Fiorentina e Napoli. Mentre i quasi 700 oratori coinvolti si affrontavano nelle fasi eliminatorie su base regionale, ogni settimana due fortunate squadre parrocchiali (estratte a sorte dalla mano di Prandelli) hanno avuto l’occasione di disputare una gara amichevole sui campi più importanti dello Stivale. Tutto per una lunga serie di appuntamenti che tanto i ragazzi quanto i loro genitori hanno vissuto con un’emozione difficile da raccontare. Si è partiti dalla quattordice-

sima giornata di andata, quando prima di Atalanta - Roma i piccoli calciatori della Junior TIM Cup hanno fatto il loro esordio stagionale sul campo dell’Atleti Azzurri d’Italia, a Bergamo. Un viaggio che è proseguito prima sul prato del Renato Dall’Ara (nel pre gara di Bologna – Juventus) e poi sui campi del Meazza (prima di Inter – Parma), dell’Artemio Franchi (Fiorentina – Bologna) e del San Paolo (Napoli - Chievo). Il loro pomeriggio magico, però, non si è fermato certo alla partitella davanti a spalti così gremiti da togliere il respiro. Tutti i ragazzi, infatti, hanno aspettato l’ingresso in campo dei loro “colleghi” più famosi. E qui, oltre ai sorrisi e alle strette di mano, i capitani delle formazioni di Serie A hanno scambiato la propria fascia con quella dei baby calciatori in segno di riconciliazione dello sport professionale e quello di base. IN TOUR LUNGO LO STIVALE Un viaggio all’insegna del fair play al quale hanno partecipato volentieri molti big. Come al Sant’Elia, quando prima del match fra Cagliari e Fiorentina, a dare il calcio d’inizio alla sfida fra le formazioni degli oratori “Madonna di Lourdes” e “San Massimiliano Kolbe” è stato il Vescovo del Capoluogo sardo, Monsignor Arrigo Miglio. Poi, al triplice fischio, i piccoli atleti hanno potuto coronare il sogno d osservare il riscaldamento dei big. Un

copione andato in scena anche sette giorni più tardi, quando ad aprire l’attesissimo derby della Capitale sono stati i giovani giocatori delle parrocchie “San Giuseppe” di Frattocchie e “La Resurrezione di Aprilia”. Un modo davvero azzeccato per stemperare la tensione in vista di una delle stracittadine più calde del mondo. Febbraio, però, ha saputo regalare sorrisi anche ai bambini di Catania (gli oratori Santa Maria delle Grazie e Santa Maria Ausiliatrice si sono affrontate prima dell’incontro fra i rossoblù e la Lazio) e

di Parma (con le rappresentative del Maria Immacolata e del San Benedetto che si sono date “battaglia” a pochi minuti dall’inizio di Parma – Fiorentina). Per due settimane, poi, Genova sì è trasformata nella Capitale della Junior TIM Cup. Merito del professor Massimo Picozzi, che ha incontrato i ragazzi della città ligure per affrontare insieme il tema del cyberbullismo, e del doppio appuntamento al Ferraris: il 2 marzo, nel prepartita di Genoa – Catania, spazio agli under 14 del San Gottardo e del Don Bosco, mentre nel

week end successivo, a pochi minuti da Sampdoria – Livorno, è stato il turno del Maria Ausiliatrice e A.S.D.P. Licherisi. E non è ancora finita. Prima di aprile, infatti, la Junior TIM Cup è andata a segno ben quattro volte. La prima a Livorno, in attesa della gara contro il Bologna, la seconda all’Olimpico di Torino prima del match fra Toro e Livorno (era il 22 marzo e a sfidarsi sono stati i ragazzi del San Benedetto e SS. Pietro e Paolo), poi al Mapei Stadium di Reggio Emilia (per Sassuolo – Sampdoria) e infine al

Friuli di Udine, il 31 marzo, per Udinese – Catania. Tutto finito? Neanche per sogno. Il mese successivo, infatti, sì è aperto con il botto. Mentre tutto il Bentegodi era col fiato sospeso per il derby fra Chievo ed Hellas, i ragazzi degli oratori Santi Filippo e Giacomo e Santa Maria Assunta in Salboro si sono sfidati fra gli applausi. Il gran finale, invece, è andato in scena a San Siro. Alla Scala del calcio, in attesa di Milan – Catania, lo spettacolo l’hanno offerto il San Carlo e il Binzago. Davvero niente male.


L’evento

Sabato 3 maggio 2014

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Un pomeriggio da leoni A contendersi la finale sono gli oratori di Cagliari e Udine. Genova e Bergamo per il terzo posto VERSO LA FINALE. Erano partiti in settecento, ne sono rimasti due. Oggi, a pochi minuti da Fiorentina - Napoli, gli occhi dell’Olimpico saranno tutti puntati sui ragazzi degli oratori Beata Vergine Assunta Nuovi (Cagliari) e San Giovanni Battista di Cassacco (Udine) che si conterenderanno la Junior TIM Cup, Colognola (Bergamo) e San Cosimo di Struppa (Genova) invece lotteranno per il terzo posto. A deciderlo è stata una giornata tanto lunga quanto appassionante, andata in scena ieri sull’erba verde del Giulio Onesti.

LA CRONACA Non sono neanche le 9, ma il centro sportivo è già un oceano di colori e facce speranzose. Uno spazio grande come due campi da calcio dove i dialetti di tutta Italia si fondono insieme come per magia. Qui, lontano dalle creste e dagli ecessi della nostra Serie A, i ragazzi camminano a testa alta mostrando con orgoglio la tuta del proprio oratorio. Qualcuno ne approfitta per dare un’occhiata furtiva agli avversari, altri, invece, provano a convincersi che sia tutto vero. Un rituale del tutto uguale a quello che i grandi stanno ripetendo in tribuna già da qualche minuto. C’è un papà che inganna l’attesa appendendo alla recinzione del campetto la bandiera del Friuli, un altro che sventola soddisfatto il vessillo con i quattro mori e praticamente tutte le mamme che ripetono raccomandazioni ai propri fi-

gli. Poi, al fischio d’inizio, ecco che tutti si fanno seri. Anche perché in palio c’è pur sempre una finale. Il compito di aprire le danze spetta ai ragazzi di Torino e Genova. Ad essere sopraffatto dall’emozione, però, è il guardalinee. Dopo un contrasto, infatti, l’assistente dell’arbitro assegna una rimessa laterale alla squadra blu, ma dopo un paio di secondi che sembrano un’eternità, ci ripensa. «Scusate - dice spostando la bandierina verso sinistra - volevo dire che era rossa. Ho sbagliato». E dopo un caloroso applauso, ecco che il gioco riprende come se nulla fosse. I giovani piemontesi ci provano, ma a pochi minuti dalla fine sono ancora sotto di una rete. Così, quando dal campo vicino arriva il boato che preannuncia il gol, un signore si mette le mani nei capelli. «Han parè?» domanda al vicino «beati loro, riuscissimo noi a pareg-

giare!». Ma anche se, alla fine, l’1-1 non arriverà, nessuno vuole far drammi. «Forza - dice un ragazzino ai compagni - ora andiamo a sbollire negli spogliatoi e poi giochiamo la seconda». In tribuna, intanto, partono già i gemellaggi fra città del Centro. «Facciamo che noi tifiamo per voi - chiede una mamma di Roma a un gruppo di genitori di Firenze - voi tifate per noi?». Neanche il tempo di sugellare il patto che la sqadra della Capitale comincia ad attaccare. Un ragazzo parte in slalom sulla fascia destra e dietro le gradinate si alza il coro: «Un capitano, c’è solo un capitano!». Alla fine, però, un piccolo calciatore non è soddisfatto della sua prestazione. A rincuorarlo, allora, ci pensa il mister. «Stai tranquillo - gli dice non fa niente, sei stato bravissimo anzi, il più bravo di tutti». Poco più in là, un ragazzo esamina la sua prestazione al telefono

I capitani delle 16 finaliste posano con la coppa.

con un amico. «Com’è andata? Insomma - ammette - ho fatto qualche recupero ma devo migliorare». Dopo le prime partite è già tempo di tabelle. E i genitori non si risparmiano sulle previsioni. «Abbiamo pareggiato la prima - dice qualcuno - questo vuol dire che dobbiamo vincere la prossima. Ho visto le altre squadre, sono alla nostra portata». Qualche parroco si slaccia il colletto della camicia per stare più comodo, susci-

tando l’ilarità di qualche amico. «Ma che, si vuole spretare?», chiede qualcuno ridendo. «No - risponde il religioso - nessun pericolo». Emanuele, un papà milanese, ne approfitta per guardare qualche altra partita. «È un’esperienza straordinaria - racconta a casa mia non si parla altro da mesi. Io però ho detto a mio figlio di stare coi piedi per terra». Ma forse, per un giorno, è giusto dare spazio alla fantasia.

“Ecco come è nato l’inno”

Don Beppe, autore del canto della JTC: “Ho due virus positivi dentro di me: il calcio e la musica”

L’INTERVISTA.Periferia est di Udine: tra i palazzoni delle case popolari e il campo dissestato dell’oratorio Buon Pastore, ci sono dei ragazzi che non smettono di rincorrere un pallone e i sogni che si trascina dietro. “Questa zona la chiamavano ‘Bronx’, eppure io mi trovo bene”. È qui che Don Beppe, da 5 anni, è il vicario di tre parrocchie,

“ma siamo un’unica comunità - dice - eravamo pochi e ci siamo uniti”. È un prete con gli scarpini ai piedi e una chitarra sotto braccio: “Ho due virus positivi dentro di me, il calcio e la musica”. Due passioni che l’hanno portato a scrivere l’inno della Junior TIM Cup, a conclusione di un percorso entusiasmante. Qual è stato il primo ap-

proccio con la Junior TIM Cup? Ci sono arrivato grazie all’invito di un amico che già aveva partecipato. Non appena ho colto il significato più profondo del torneo, che non è solo tirare calci a un pallone, ho fatto di tutto perché si realizzasse il sogno anche per i miei ragazzi. Per prima cosa ho voluto coinvolgere

Don Beppe con i suoi ragazzi dell’Oratorio Buon Pastore di Udine.

i genitori, ho preso la forza da loro. Qui, in periferia, c’è gente povera e semplice che ha bisogno di qualcosa che vada oltre il terreno. Mi sono impegnato anche per loro, lo meritavano. Cosa ha significato per i ragazzi? Quando sono scesi in campo al Friuli, prima di Udinese – Catania, non riuscivano a credere se stessero vivendo un sogno o fosse tutto vero, questa è stata la costante di tutto il percorso. Si passava dal nostro campo, inguardabile e pieno di buche, a quello perfetto della Serie A. Anche Balbo, che è mio amico, è venuto a parlare loro. Prima di ogni gara chiedevo sempre di restare con i piedi per terra. Non giochiamo contro una squadra, ma insieme. Non c’è stato mai uno scontro, solo un incontro attraverso il calcio. Come è nata l’idea di scrivere l’inno? Ho già inciso altri dischi e ho studiato composizione,

ora insegno come tutor in una scuola di musica a Roma. Quindi mi è venuto quasi spontaneo, volevo scrivere qualcosa che coinvolgesse tutti i ragazzi che hanno partecipato alla Junior TIM Cup, non solo i miei. Com’è il calcio in oratorio? Tiene conto delle persone prima ancora del risultato, si gioca per divertirsi. Si può amare anche giocando a pallone e sono convinto che anche molti giocatori di Serie A la pensano così, non è vero che tutti hanno in mente solo i soldi. Cosa insegna ai suoi ragazzi? A volersi bene e a non essere competitivi tra loro, perché chi ha delle qualità deve metterle al servizio di tutti. Il coro e l’armonia sono meglio della voce solista. Capita di imparare qualcosa da loro? Tantissime volte. L’entusiasmo, la spensieratezza, l’allegria, non dare troppo

peso alle cose, non essere “musoni”. Si impara la semplicità, lavorare per loro significa lavorare per se stessi. La vita è più semplice di quello che si può pensare, e loro me lo ricordano. Il momento più bello da allenatore? Quando abbiamo giocato sotto la pioggia battente, in una palude, e abbiamo vinto perché i ragazzi ci hanno messo una grinta da leoni. Hanno combattuto contro il fango, il freddo e la palla che si bloccava. Sono stati più forti delle avversità. Meglio la musica o il calcio? Entrambe, se servono per stare bene insieme. A noi è successo, li abbiamo accomunati. Ricordo che prima di giocare al Friuli, durante il viaggio verso lo stadio, abbiamo cantato l’inno tutti insieme, una sorta di nazionale cantanti. Anche se i miei ragazzi giocano meglio di come cantano (ride, ndr).


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Argomenti

Sabato 3 maggio 2014

Un calcio al cyberbullismo Il professor Massimo Picozzi traccia un bilancio del primo ciclo di incontri promosso dalla JTC E avverte i genitori: “Guai a minimizzare l’accaduto, dovete imparare la lingua dei social network” L’INTERVISTA. Non solo assist, colpi di tacco ed esultanze col cuore in gola. La Junior TIM Cup è riuscita a segnare un gol ancora più importante. Quello contro il cyberbullismo, il fenomeno di “violenza” 2.0 che corre sulla Rete e che tocca da vicino un numero sempre maggiore di preadolescenti. Ed è proprio per questo che la TIM, la Lega Serie A e il CSI hanno deciso di organizzare un ciclo di conferenze dove i ragazzi fossero liberi di condividere le proprie esperienze. Tutto grazie anche all’aiuto di un “relatore” d’eccezione come Massimo Picozzi. Sì perché il criminologo, volto tv e docente IULM, non si è limitato a spiegare ai giovani le dinamiche di questa evoluzione del bullismo, ma si è fermato ad ascoltare anche i loro problemi e le loro disavventure in materia. Un vero e proprio percorso a tappe che, da febbraio a oggi (l’ultima conferenza è fissata prima della partenza delle fina-

liste della JTC per lo stadio Olimpico) ha fatto sentire meno soli molti dei nostri ragazzi. Professore, qual è il bilancio di questa serie di incontri? C’è stata una grande partecipazione e una grande attenzione, non si sentiva volare una mosca. Penso che questi incontri organizzati dalla TIM in collaborazione con la Lega Serie A e il CSI siano stati importantissimi. E i ragazzi, come hanno risposto? Ti racconto un aneddoto che deve diventare la “bandiera” di questo ciclo di incontri. Allora, al termine del secondo incontro, quello che si è svolto in Lega Calcio, abbiamo chiesto ai ragazzi se avevano qualche domanda da fare. Immagina questi giovani seduti sulle poltroncine dove di solito trovi Galliani, sembravano imbarazzati anche a causa della sede. Nessuno parla, allora la maestra dice: “È difficile che raccontino le loro esperienze, può esserci an-

che un po’ di timidezza”. Invece? Invece una ragazzina in seconda fila chiede la parola. E lo fa con una voce bassissima. Racconta di essere stata presa di mira da un bullo che era entrato nella sua pagina facebook, si era appropriato delle sue discussioni e le aveva manipolate. Poi le ha detto: “se non mi mandi una tua foto nuda le mando in giro”. Questa ragazza di 14 anni si vergognava come la morte, ma ha dimostrato di avere le palle. Ha dato il permesso a un’amica di parlarne col padre che lavorava nella polizia postale. Ma il bullo si rende conto delle sue azioni o pensa solo di stare scherzando? Ci sono dei bulli attivi, che si muovono con l’intento di danneggiare l’altro, e dei bulli passivi. Questi, essendo già stati bullizzati, si rifanno sul più debole. Magari non hanno intenzioni malevole, ma si lasciano trascinare dalla Rete. Il web non è né buono né cattivo, ma

Massimo Picozzi, mette in guardia i ragazzi dalle insidie del web .

sarebbe da ingenui dire che è neutrale. Internet è democratico, ma non sempre chi lo usa lo è. Come ci si difende da questa nuova forma di bullismo? Un “galateo” della Rete potrebbe essere importante. In tutti i casi la regola d’oro è quella di postare sul web elementi troppo personali. Un bambino su 4 si è pentito di aver messo un contenuto online e uno su 10 ha messo su FB e Twitter delle immagini un po’ osé. Ma l’hanno fatto anche perché attraversano una fase di sco-

perta del sesso che si mescola al fascino del proibito e alla curiosità. Ognuno, poi, si dovrebbe chiedere: “Se la persona che stimi di più venisse a sapere quello che stai facendo, lo faresti ancora?”. Come devono comportarsi i genitori? Anche se non sono dei “nativi” digitali, devono sforzarsi di capire le dinamiche dei social. La proibizione è controproducente. Non devono dire “ti tolgo il cellulare, ti disconnetto”. Ormai i ragazzi esistono in quanto connessi, hanno bisogno

costante di condividere su Facebook e Twitter. La tecnologia è una costante compagnia, per loro non essere raggiungibili è uno sgarbo sociale. Se un ragazzo ha paura della solitudine e gli togliamo anche i rapporti con il mondo esterno si chiude. Spesso se dici a un adulto che hai questi problemi, la risposta che ti dà è “non ci badare, tanto poi smette”. L’unica risposta corretta, invece, è “spiegami, dimmi cosa è successo”. Questo fa capire al ragazzo di non essere solo.

Gli Ambasciatori della Serie A: Venti campioni del nostro calcio hanno sostenuto i piccoli giocatori con la loro presenza Christian Raimondi (Atalanta)

«Sacrificio, costanza e tanta passione. Solo così è possibile tagliare un traguardo importante ed oggi state dimostrando di esserci riusciti. Non preoccupatevi per il risultato e divertitevi! Gli oratori di Bergamo fanno il tifo per voi». Davide Moscardelli (Bologna)

«Vi auguro di vivere a pieno questa bellissima esperienza, che resterà per sempre nel vostro cuore: giocate, divertitevi, e tenete alto il nome della nostra città!». Daniele Dessena (Cagliari)

«Giocare all‘Olimpico è il sogno di tutti i ragazzi della vostra età. Oggi raggiungete questo traguardo grazie alla Junior TIM Cup e alla vostra passione e dovete essere orgogliosi di quello che avete fatto. Giocate per divertirvi e godetevi questa esperienza». Nicola Legrottaglie (Catania)

«Avete guadagnato la finale della Junior TIM Cup: a voi, adesso, l’onore di rappresentare Catania, la città in cui la sana e sincera passione sportiva vince sempre. Giocate “con”, i vostri coetanei delle altre città, mai “contro”. E magari chissà,

un giorno la finale di TIM Cup potrebbe toccare a voi». Lorenzo Squizzi (Chievo Verona)

«Dopo avervi conosciuto all’Oratorio di Parona è stato bello vedervi giocare sul campo dello stadio Bentegodi, pochi minuti prima di una partita così speciale com’è il derby. La Junior TIM Cup è stata studiata anche unire la passione verso il calcio a sani valori di vita». Neto (Fiorentina)

«È arrivato il vostro giorno, sarà un’emozione unica per voi ragazzi che vi auguro di vivere a pieno. Cercate di portare il più in alto possibile i colori del vostro oratorio ma ricordatevi sempre i veri valori dello sport: correttezza, lealtà e rispetto per l’avversario». Andrea Bertolacci (Genoa)

«Anche a me è capitato di giocare manifestazioni simili e l’entusiasmo che ho vissuto mi ha poi spinto a tentare la carriera professionistica. Ragazzi ricordatevi: il calcio è e sarà per sempre un gioco!». Martinho (Hellas Verona)

«Potrete sentirvi dei veri calciatori almeno per una notte! Non pensate al ri-

sultato, ma solo al divertimento. Mettete in campo tutta la passione che avete per questo sport stupendo, rappresentando il vostro oratorio» Francesco Toldo (Inter)

«Quando ci siamo visti alla presentazione della Junior TIM Cup, negli occhi di tutti i ragazzi c’era il desiderio di arrivare alle finali da giocare all’Olimpico. Sarete voi, ragazzi a rappresentare gli occhi di tutti quei ragazzi. Fatelo con entusiasmo, impegno e correttezza; sono i valori da cui è nato il senso di questo». Gianluca Pessotto (Juventus)

«Ricordo l'emozione dei miei primi passi in uno stadio gremito di tifosi e mi auguro che anche voi possiate provare la stessa gioia. Al termine di questo lungo percorso sarete voi i protagonisti davanti agli occhi dei vostri campioni e mi auguro che possiate onorare la nostra città». Alberto Bollini (Lazio)

«Vi mando i miei più sinceri auguri per la finale. Dopo tanta strada fatta insieme, sarete protagonisti davanti ai grandi del calcio. Mettete in campo l'impegno, la gioia e la passione che vi hanno permesso di arrivare fin qui».


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Una esperienza da ricordare

Cesare Prandelli indirizza una lettera ai piccoli calciatori: “Il vostro sogno è iniziato cinque mesi fa sul campo di un oratorio, oggi state scrivendo la storia di una grande giornata di calcio”

Per i ragazzi degli oratori un ct molto speciale.

ROMA. Se questa manifestazione è stata un successo, buona parte del merito è anche loro. Dal “calcio di inizio” dello scorso novembre fino al fischio finale di oggi pomeriggio, sono stati tanti, anzi, tantissimi, i volti noti del nostro calcio che hanno sostenuto la Junior TIM Cup. E per farlo, hanno deciso non solo di spendere le solite parole, ma di metterci la faccia. Proprio come Cesare Prandelli, che nell’oratorio che l’ha visto crescere, il Jolly di Orzinuovi, ha sorteggiato insieme ad Emiliano Mondonico il calendario della manifestazione. Un impegno che, a distanza di quasi sei mesi, il ct della Nazionale ha deciso di riprendere nuovamente. «Questa magnifica esperienza ne sono certo, costituirà un elemento importante nella vostra speciale valigia dei ricordi e contribuirà, in maniera determinante, a far maturare in voi la coscienza di sportivi e di cittadini responsabili – ha scritto

Prandelli in un messaggio indirizzato ai ragazzi degli oratori alla vigilia del match finale - Il calcio è una straordinaria opportunità per praticare un’attività sportiva - fondamentale per crescere sani - che consente a ciascuno di valorizzare le proprie caratteristiche fisiche e attitudinali in funzione del gioco. Ma è nello stesso tempo un formidabile contenitore di emozioni che offre a tutti coloro che lo praticano la possibilità di provare il brivido della sfida, della conquista di un obiettivo, del sapersi mettere in gioco insieme ai propri compagni». Parole scritte col cuore che il ct della Nazionale Azzurra ha voluto dedicare ai piccoli giocatori, specificando che: «Essere sportivi, e non necessariamente dei campioni, è una dimensione a cui tutti debbono aspirare, in particolare modo voi giovani, perché uno stile di vita sano è un investimento sul futuro che saprà sempre ripagarvi per offrirvi ogni

volta una nuova occasione di crescita umana e morale». Infine, Prandelli ha ricordato alle squadre capolista il loro dovere morale nei confronti delle altre squadre in classifica: «Oggi avrete l’onore di rappresentare idealmente anche quegli amici e avversari che con voi hanno condiviso un sogno iniziato cinque mesi fa sul campo di un oratorio, per celebrare con gioia e partecipazione la conclusione

di questa entusiasmante avventura calcistica. Con il vostro entusiasmo e impegno potete contribuire da protagonisti a scrivere la storia di una grande giornata di calcio assieme ai vostri “colleghi” di Fiorentina e Napoli, al pubblico presente sulle tribune e ai telespettatori a casa. In bocca al lupo e vinca il migliore!». Peril momento, siamo certi, un vincitore già c’è: lo sport.

Cesare Prandelli in campo con i piccoli campioni.

“Adesso pensate a divertirvi”

Ora, prima della finale, li salutano ognuno con un affettuoso messaggio all’insegna del fair play Paulo Sergio Bettanin "Paulinho" (Livorno)

«Questo giorno resterà indimenticabile: all’Olimpico sarete voi i protagonisti. Ricordate una cosa: divertitevi e giocate con lealtà. Oggi i nostri campioni sarete voi!».

Dodò (Roma)

«Oggi si corona il vostro sogno e indosserete la maglia del vostro oratorio. Vi auguro di vivere a pieno questa bellissima esperienza, che resterà per sempre nel vostro cuore: giocate e pensate a divertirvi».

Filippo Inzaghi (Milan)

«Di finali ne ho giocate tante e le porto tutte nel cuore. Sicuramente sarà così anche per voi, quindi vivete questa giornata divertendovi, praticando lo sport più bello del mondo».

rappresentare la città di Genova; con gioia, lealtà e voglia di stare insieme. Forza ragazzi». Francesco Magnanelli (Sassuolo)

«Vorrei giocare insieme a voi e condividere l’emozione di partecipare a questa fase finale rappresentando il vostro Oratorio. Cercate di realizzare il vostro piccolo grande sogno e soprattutto divertitevi con i vostri amici. Questa è la cosa più bella che il calcio possa darvi!». Silvano Benedetti (Torino)

«Insieme ai vostri compagni giocherete una partita speciale. Date il massimo, siate orgogliosi di essere qui e divertitevi perché in ogni caso vi rimarrà un ricordo indelebile di un giorno speciale».

«Calcare il campo dell’Olimpico è una grande emozione: ricordo ancora quando è capitato a me per la prima volta. Per questo motivo voglio congratularmi con i ragazzi. Vivete questo sogno con passione e impegno e portate in alto il nome di Torino!».

Alessandro Lucarelli (Parma)

Bruno Fernandes (Udinese)

«Complimenti ragazzi! Ora che siete in finale, giocate pensando alla bellissima esperienza che state vivendo e a divertirvi. Sono sicuro che con la maglia del vostro oratorio darete ancora una volta il massimo e per questo, comunque finirà, posso già dirvi bravi. Un grande in bocca al lupo da parte mia e da tutti i miei compagni del Parma».

«Avete immaginato questo momento da quando è iniziata la vostra avventura nella Junior TIM Cup. Oggi sarete parte di un grande spettacolo in un grande stadio con un pubblico fantastico e numeroso. Vi auguro di godervi ogni istante di questa giornata che resterà per sempre scolpita nella vostra memoria».

Gianluca Grava (Napoli)

Michele Fornasier (Sampdoria)

«Dall’oratorio allo stadio Olimpico passando per il prato del mitico Ferraris. State vivendo un sogno ed è giusto che lo viviate fino in fondo. Con l’orgoglio di


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Le interviste gemelle

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Sabato 3 maggio 2014

Maurizio Beretta

Massimo Achini

Carlotta Ventura

Presidente Lega Serie A

Presidente CSI

Direttore Brand Strategy & Media di Telecom Italia

“I ragazzi sono “Il bullo? Una palla “Recuperiamo i veri il nostro patrimonio” piena d’aria” valori del calcio” Perché la Junior TIM Cup? La Junior TIM Cup è un’iniziativa che insieme a Telecom Italia e CSI abbiamo ideato due anni fa per avvicinare i ragazzi degli oratori al calcio della Serie A TIM. Non dovrei dirlo io, ma i numeri (11.000 bambini coinvolti nella seconda edizione ndr.) hanno superato le nostre aspettative e ci spingono a proseguire sulla strada intrapresa. Qual è l’emozione più forte di questa edizione? Le emozioni più belle ci arrivano dai bambini dell’oratorio. Il loro sorriso dopo un allenamento con i campioni della Serie A TIM. Lo sguardo felice quando entrano in uno stadio per giocare sul prato che hanno sempre visto dalle tribune. Queste sono le immagini che mi piace conservare. Il personaggio che le è rimasto impresso? Mi ha fatto molto piacere l’entusiasmo col quale i calciatori sono intervenuti in oratorio per giocare sul campetto con i ragazzi. Vedere personaggi del calibro di Cesare Prandelli o Filippo Inzaghi mettersi in tuta per la partitella con i bambini ci appaga enormemente per quanto stiamo facendo, ma tutte le società' della Serie A TIM e moltissimi atleti hanno dato un contributo assai significativo. Ciò' che è' importante e' come questa nostra iniziativa abbia da subito fatto registrare una partecipazione convinta di tutti i soggetti coinvolti, un coinvolgimento che ne ha fatto un grande fenomeno nazionale. Che cosa le piacerebbe che restasse nei ragazzi che hanno partecipato? La passione per il calcio,

per lo sport da vivere con gioia. I giovani sono il nostro patrimonio da proteggere, renderli felici oggi significa avere tifosi appassionati domani. Ci racconta un suo ricordo dell’oratorio e della sua infanzia? Al di la' dei singoli episodi penso che per la mia generazione gli oratori abbiano rappresentato un momento formidabile di aggregazione sociale prima ancora che sportiva, con una funzione che spesso ha integrato positivamente quella del sistema scolastico. Sono convinto che anche oggi, pur in un quadro complessivo assai mutato, questa funzione rimanga essenziale. Molti oratori sono capaci -e lo stanno dimostrando- di interpretare e declinare questa funzione in maniera moderna, anche con una forte capacità' di inclusione. L'iniziativa della Junior Tim Cup penso sia, anche in questa chiave, una dimostrazione di eccellenza e di grandi potenzialità' di mobilitazione. Il Bulloèunapalla perché... Perché è destinato a sgonfiarsi. Ho partecipato con interesse alla lezione sul cyberbullismo che il Prof. Picozzi ha tenuto nella nostra sede ad un gruppo di studenti di un liceo milanese. Il tema merita la massima attenzione, non possiamo solo prenderne atto dalle cronache dei giornali. Abbiamo deciso di scendere in campo e, nell’ambito della Junior TIM Cup, stiamo girando le scuole per informare i ragazzi sui giusti comportamenti da adottare qualora dovessero affrontare queste spiacevoli situazioni.

Perché la Junior TIM Cup? Per due motivi di fondo: stringere una nuova e vincente alleanza educativa tra il calcio professionistico e il calcio dei ragazzi - convinti che questi due mondi debbano prendersi per mano - e per valorizzare lo sport in oratorio che rappresenta, oggi come ieri, una realtà fondamentale dello sport italiano e del sistema educativo del Paese. Qual è l’emozione più forte di questa edizione? Guardare negli occhi i ragazzi quando entrano per giocare in uno stadio di serie A. Quest’anno 32 oratori hanno giocato negli stadi di serie A. Non era mai successo nella storia del calcio italiano. Questi ragazzi non dimenticheranno mai le giornate che hanno vissuto. Il personaggio che le è rimasto impresso? Mi preme affermare con convinzione che - tra i campioni - ci sono tanti giocatori che sono davvero dei bei modelli educativi per i ragazzi. Spesso restano nell’ombra e questo non viene percepito o valorizzato ma è così. Mi ha colpito ad esempio Rodrigo Palacio, un ragazzo timido e semplice che prenderei subito a fare l’animatore in oratorio. Poi mi sorprendono sempre gli amici della Lega Calcio Serie A e di Tim che hanno il coraggio di credere davvero in una manifestazione bella e unica come questa, con passione e determinazione. Che cosa le piacerebbe che restasse nei ragazzi che hanno partecipato? Un ricordo indelebile, ma non solo della junior Tim Cup. Questa manifestazione accende i riflettori su un impegno educativo del

fare sport in oratorio che costituisce un fenomeno immenso. Giocare in oratorio vuol dire incontrare i veri valori del calcio e dello sport, vivere amicizie vere, crescere nella vita... Tutte cose che ti restano dentro per decenni. Ci racconta un suo ricordo dell’oratorio e della sua infanzia? Sono cresciuto nell’ oratorio San Giuseppe in Santa Marcellina di Milano dove ho giocato e allenato per almeno 15 anni nel

Perché la Junior TIM Cup? Siamo da sempre vicino allo sport italiano e al mondo del calcio con il quale abbiamo instaurato da anni un forte legame. Abbiamo partecipato con entusiasmo all’ideazione di questa iniziativa insieme a Lega Serie A e CSI per contribuire al recupero e alla diffusione dei valori veri del calcio attraverso i ragazzi che sono i protagonisti più genuini di questo sport. Qual è l’emozione più for-

La consapevolezza che lo sport e il calcio devono rappresentare divertimento, ma anche un modello al quale ispirarsi affinché anche nella vita vincano il rispetto del prossimo e la forza di gruppo per raggiungere i propri sogni. Ci racconta un suo ricordo dell’oratorio e della sua infanzia? Ho frequentato una scuola di Gesuiti e di quegli anni custodisco un caro ricordo. Ritengo di essere stata molto fortunata nel sentirmi

Gruppo Sportivo nord ovest. Mi sono chiesto cosa avrei provato io se un giorno mi avessero detto che con la squadra del mio oratorio sarei andato a giocare a San Siro... Il BulloèUnaPalla perché... Perché è come un pallone rigonfio d’aria. Il Cyberbullismo è oggi un fenomeno assai preoccupante. Su internet, sui tablet, gli smartphone, viaggiano infatti anche offese e minacce. L’azione educativa che il Csi e la Junior Tim Cup propongono, non può quindi fermarsi ai campi da gioco. C’è una sola partita che tutti non possiamo permetterci di perdere: quella di difendere i più deboli e di educare i giovani a crescere come cittadini bravi e responsabili.

te di questa edizione? Ogni volta una emozione diversa. Vedere la gioia e lo stupore dei ragazzi che giocano a calcio su un campo di Serie A TIM ci motiva e ci conferma che il percorso intrapreso è quello giusto. Il personaggio che le è rimasto impresso? L’incontro con Cesare Prandelli durante la presentazione di questa edizione che abbiamo organizzato ad Orzinuovi, sua città natale. Eravamo nello stesso oratorio che lo aveva visto tirare i suoi primi calci ad un pallone e vederlo impegnato prima in un allenamento e poi in una partita con i ragazzi è stato davvero entusiasmante. Che cosa le piacerebbe che restasse nei ragazzi che hanno partecipato?

fortemente accudita e mai sola e questo mi ha aiutato a crescere grazie ai piccoli e grandi insegnamenti che mi hanno saputo trasmettere. Il Bulloèunapalla perchè... Con La JTC abbiamo lavorato al recupero di valori fondamentali come l'amicizia o lo spirito di squadra e quest’anno con #ilBulloèunapalla abbiamo, anche grazie alla nostre competenze specifiche, messo campo un impegno concreto con le lezioni del professor Picozzi per sensibilizzare ragazzi e genitori a un uso attento e consapevole della rete per combattere il cyberbullismo e per utilizzare Internet, strumento ormai irrinunciabile di conoscenza ed informazione, in piena libertà e sicurezza.


Sabato 3 maggio 2014

Protagonisti

Fase di qualificazione: Bergamo Parrocchia: Parrocchia di Colognola Parroco: Don Francesco Poli Curato: Don Sergio Armentini Colori sociali: Viola Motto: Rispetto per tutti, paura di nessuno Preghiera pre partita: Momento di squadra con segno della croce Porta fortuna: La divisa che hanno usato fin dall’inizio del torneo, aggiornata per la finale con la scritta JTC

Oratorio Colognola

Fase di qualificazione: Bologna Parrocchia: San Giuseppe Lavoratore Parroco: Don Giancarlo Guidolin Colori sociali: Celeste Motto: A Roma, a Roma Preghiera pre partita: Segno della croce

San Giuseppe Lavoratore

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Protagonisti

Sabato 3 maggio 2014

Fase di qualificazione: Cagliari Parrocchia: Beata Vergine Assunta Nulvi Parroco: Don Pietro Colori sociali: Bianco blu Motto: Non mollare mai Preghiera pre partita: Pensiero personale dei singoli ragazzi Porta fortuna: Amuleto di Don Bosco

Parrocchia Beata Vergine Assunta Nulvi

Fase di qualificazione: Catania Parrocchia: San Giorgio Parroco: Padre Emanuele Alessi Colori sociali: Bianco Rosso Motto: Vincere o perdere con umiltà e rispetto per l’avversario Preghiera pre partita: Ave Maria o Padre nostro Porta fortuna: L’amicizia tra ragazzi e allenatori, il divertimento e l’umiltà, sono le fortune che li hanno portati fino alla finale e che li fanno giocare al meglio

Parrocchia San Giorgio


Sabato 3 maggio 2014

Protagonisti

Fase di qualificazione: Firenze Parrocchia: San Jacopo in Polverosa, detta S. Jacopino Parroco: Don Fulvio Capitani Colori sociali: Giallo Blu Motto: Preghiera pre partita Padre nostro in cerchio tenendosi per mano

S. Jacopino

Fase di qualificazione: Genova Parrocchia: San Cosimo di Struppa Parroco: Don Visidoro Colori sociali: Bianco Rosso Motto: Grinta in quello che facciamo Preghiera pre partita: Si riuniscono nello spogliatoio per fare un momento insieme e prepararsi per la partita

Parrocchia San Cosimo di Struppa

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Protagonisti

Sabato 3 maggio 2014

Fase di qualificazione: Livorno Parrocchia; C.P. Bellaria Cappuccini Parroco; Don Piero Colori sociali: Verde Blu Motto: Una maglia a tutti, una maglia per tutti Portafortuna: Logo di un frate con un megafono

C.P. Bellaria Cappuccini

Fase di qualificazione: Milano Parrocchia: Famiglia di Nazareth Parroco: Don Ettore Colombo Colori sociali: Rosso Blu Bianco Motto: Forza Aso! Preghiera pre partita: Preghiera insieme al Don Portafortuna: La maglia a maniche lunghe usata fin dall’inizio del torneo

ASO Cernusco


Sabato 3 maggio 2014

Protagonisti

Fase di qualificazione: Milano Parrocchia: San Giovanni Bosco Parroco: Don Giuseppe Colori sociali: Bianco Rosso Motto: Le parole sono tre, forza Aurora alè! Preghiera pre partita: Preghiera dello sportivo Portafortuna: Galletto, simbolo della squadra

Aurora OSGB

Fase di qualificazione: Napoli Parrocchia: San Castrese Parroco: Don Giuliano Paolini Colori sociali: Arancione Motto: La nostra passione è il pallone Preghiera pre partita: Padre nostro

Parrocchia San Castrese

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Protagonisti

Sabato 3 maggio 2014

Fase di qualificazione: Parma Parrocchia: Badia di Torrechiara Parroco: Padre Filippo Colori sociali: Rosso Motto: Corretti e sportivi Preghiera pre partita: Segno della croce Portafortuna: La divisa in ordine

Oratorio Badia di Torrechiara

Fase di qualificazione: Roma Parrocchia: San Josemaria EscrivĂ de Balaguer Parroco: Don Roberto Colori sociali: Blu bianco Motto: Per aspera ad astra Preghiera pre partita: Preghiera tutti insieme a centro campo Portafortuna: Fare la foto di squadra prima della partita

San Josemaria EscrivĂ


Sabato 3 maggio 2014

Protagonisti

Fase di qualificazione: Sassuolo Parrocchia: Santa Teresa di Ges첫 Bambino Parroco: Don Kulesza Boguslaw Colori sociali: Bianco Blu Motto: Sport insieme Preghiera pre partita: A volte fanno un momento di riflessione personale

Santa Teresa di Ges첫 Bambino

Fase di qualificazione: Torino Parrocchia: Oratorio Giovanni Paolo II- Borgaretto Parroco: Don Mietek Colori sociali: Nero Rosso Motto: Roma ci aspetta!

Oratorio Giovanni Paolo II Borgaretto

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Protagonisti

Sabato 3 maggio 2014

Fase di qualificazione: Udine Parrocchia: San Giovanni Battista di Cassacco Parroco: Don Giovanni Straulino Colori sociali: Rosso Motto: 1,2, 3, Crediamoci Preghiera pre partita: Un pensiero per i due ragazzi che per motivi di età ed infortunio non hanno potuto partecipare alle JTC Portafortuna: Orsetti di peluche personalizzati

Parrocchia San Giovanni Battista di Cassacco

Fase di qualificazione: Verona Parrocchia: Parrocchia San Giovanni Battista in Cà di David Parroco: Don Ottavio Tobeschini Colori sociali: Bianco blu Motto: 1, 2, 3, Cà di David olè

Parrocchia San Giovanni Battista in Cà di David


Argomenti

Sabato 3 maggio 2014

Il calcio è di chi lo ama

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NUMERI IN CRESCITA PER UN TORNEO SPECIALE

Con una stagione da incorniciare, la Junior TIM Cup ha bissato il successo della scorsa edizione tra goal e valori sportivi IL BILANCIO. L’adrenalina che entra in circolo un attimo prima di calciare il rigore decisivo, il fiato sospeso per quel tiro sferrato all’ultimo minuto e la gioia inarrestabile per la palla che finisce la sua corsa in fondo alla rete. Eppure la magia del calcio non sta tutta qui, c’è molto di più. Attimi e sensazioni che nessuna telecamera potrà mai cogliere, che nessun cronista potrà mai urlare in maniera sguaiata. Perché esiste anche un altro calcio, distante anni luce dalle polemiche sterili e dalle dirette in pay tv. Un gioco che continua a far sognare i ragazzi nei loro pomeriggi passati a rincorrere, tutti insieme, una sfera di cuoio in mezzo a un campetto di periferia. Esiste un calcio che somiglia ancora allo sport delle origini. Perché il calcio è di chi lo ama, ed è con questo spirito che TIM, Lega Seria A e CSI hanno portato la Junior TIM Cup negli oratori delle 15 città italiane in cui si disputa il massimo campionato nazionale. Questo torneo di calcio a 7, riservato agli Under 14, ha accompagnato i ragazzi a giocare negli stadi della Serie A. E proprio oggi, all’Olimpico di Roma, andrà in scena l’atto conclusivo della seconda edizione. Una giornata che chiude un percorso esaltante e già guarda al prossimo anno. I VALORI Il grande merito dello sfavillante successo del torneo va ricercato tra le tre anime che hanno condiviso uno stesso obiettivo: perché TIM, Lega di Serie A e CSI sin dall’inizio hanno puntato a qualcosa che andasse oltre il rettangolo di gioco. La missione era quella di mostrare al mondo del pallone che il calcio fosse realmente di chi lo ama. “La TIM ha iniziato a sponsorizzare il calcio nel 1998 – ha spiegato Cri-

stiano Habetswallner, Responsabile Sponsorship di Telecom Italia – ma ora questo sport vive un momento di difficoltà ed è proprio per questo che bisogna difendere i suoi valori, vogliamo farli emergere”. E così la Junior TIM Cup è nata all’indomani dell’ultimo scandalo legato al calcioscommesse: “Abbiamo incontrato i vertici della FGIC e della Lega Calcio – ha continuato Habetswallner – e abbiamo fatto presente che noi, come sponsor, non potevamo tollerare un calcio poco pulito. Allora abbiamo deciso di unire i professionisti e lo sport di base, e farlo lì dove nasce: negli oratori. È così che nasce la Junior TIM Cup, non solo un torneo ma una riflessione intorno ai giovani”. Un’intuizione che la Lega di Serie A ha colto al volo, come ha tenuto a sottolineare il direttore generale Marco Brunelli: “È il coronamento della volontà di promuovere una manifestazione importantissima – ha proseguito il dg – crediamo che il calcio possa rappresentare valori e ideali più alti di quello che possa pensare la gente. Abbiamo pianificato un progetto riconoscibile e siamo ripartiti da elementi del passato che rappresentano un pezzo del vissuto di tutti noi”. Come quando, qualche anno fa, si faceva gio-

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care la categoria “pulcini” prima delle partite di Serie A. E recuperando tradizioni perse nel tempo, i campioni si sono riavvicinati ai ragazzi degli oratori, non solo con l’amichevole prima dei match della domenica, ma anche con le presentazioni degli ambasciatori nelle parrocchie delle città. Un concetto su cui ha insistito anche Massimo Achini, presidente del CSI: “Il bello della Junior TIM Cup è aver richiamato il calcio professionistico alle sue responsabilità educative”. Un obiettivo importante e imprescindibile: “Oggi c’è solo una partita che nessuno può permettersi di perdere, ed è quella di educare i giovani alla vita. Con un tridente come TIM, Lega Serie A e CSI – ha concluso Achini – è impossibile uscire sconfitti, questo torneo è una spremuta di felicità”. UN AIUTO CONCRETO Ma la Junior TIM Cup non si è fermata alla dichiarazione d’intenti, perché Lega e TIM si sono impegnati in prima linea per offrire un sostegno tangibile alle tante realtà che partecipano al torneo. Proprio così: infatti la Lega Serie A ha istituito un fondo in cui confluiscono parte delle multe assegnate del giudice sportivo a tesserati e squadre del massimo campionato. A questo va anche

aggiunto un corposo contributo di TIM, in qualità di title sponsor del torneo. Grazie alla cifra messa insieme a ogni squadra che ha partecipato alla Junior TIM Cup è stato consegnato un kit completo da gioco, ma c’è di più perché le 16 squadre che hanno disputato la fase finale di Roma, che provengono da ogni parte d’Italia, non hanno dovuto sborsare un euro per la loro trasferta nella Capitale. Eppure non è ancora finita: oltre ai tre premi speciali che verranno assegnati in sintonia con il programma di lotta al cyberbullismo (tema di questa edizione). Arriverà anche il premio finale: i fondi per la costruzione di un altro “campo dell’Amicizia”, che lo scorso anno venne istituito a Scampia, nell’Oratorio Don Guanella. In questa edizione, invece, toccherà Oratorio Sant’Antonio Abate di Posada a Nuoro, per incoraggiare la riscossa di un territorio fortemente colpito dall’alluvione. A settembre scorso, con l’arrivo del nuovo parroco don Stefano, tutta la comunità posadina ha contribuito alla nascita del nuovo oratorio della Parrocchia Sant’Antonio Abate di Posada, così la costruzione del nuovo campo da calcio è la conclusione di un percorso di riscossa.

IL TREND. Il successo del torneo, che porta i ragazzi degli oratori a calcare i campi della Serie A, è sempre più in ascesa. Per rendersene conto basta dare un’occhiata ai dati ufficiali. Non che i numeri non fossero già sbalorditivi nella prima edizione, 2012/2013: 513 oratori e 8mila ragazzi coinvolti. Eppure quest’anno la Junior TIM Cup è riuscita nell’impresa di superare se stessa, tanto che il numero delle parrocchie coinvolte è lievitato fino a superare quota 700 per un totale di oltre 10mila giovani calciatori scesi in campo, un risultato strepitoso e frutto dello sforzo delle tre componenti coinvolte nel progetto. Ma nell’era dei social network e della comunicazione in tempo reale, per avere un’idea chiara della portata del fenomeno, è indispensabile andare a verificare quanto incida sulla rete la Junior TIM Cup. Ed è qui che arriva l’ennesima bella sorpresa:

Blogmeter, il più importante sito di analisi e monitoraggio sui Social Media, ha evidenziato come Serie A TIM sia seconda solo alla Juventus tra le realtà calcistiche più attive su social network. Ma il dato più sensazionale è quello che riguarda l’hastag #JuniorTimCup ha superato quota 90 milioni di “impression” (quante volte un tweet è stato visualizzabile) per un reach totale che sfiora addirittura i due milioni. Numeri da capogiro, specialmente se si considera che Twitter in Italia ha circa tre milioni e mezzo di iscritti. Su Facebook, invece, i contenuti che riguardano la Junior TIM Cup sono arrivati a oltre tre milioni. Su You Tube, neanche a dirlo, la JTC ha ormai spopolato facendo il pieno di video caricati e visualizzazioni, oltre 62mila, che lasciano traccia anche sulla rete di tutto il percorso del torneo in giro per l’Italia.

I RICONOSCIMENTI DELLA JUNIOR TIM CUP 2013/2014 Dal gemellaggio con Haiti all’inno della Junior TIM Cup, ecco i premi speciali assegnati agli Oratori: -

Iniziativa speciale del FOI (Forum Oratori Italiano), di don Marco Mori per il cortometraggio “C come Calcio” dei ragazzi della diocesi di Brescia.

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Oratori di San Giorgio di Caltagirone e Santa Maria Nuova Luce di Catania per la loro attività di riflessione su cyberbullismo.

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Oratorio Gesù Buon Pastore di Udine e a don Giuseppe Marano, autore dell’inno della Junior TIM Cup.

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Oratorio di ASO Cernusco di Milano per il gemellaggio con Haiti.

Metro Goal è uno speciale di METRO, quotidiano indipendente del mattino pubblicato dal lunedì al venerdì e distribuito gratuitamente da N.M.E. New Media Enterprise Srl. Registrazione n. 788 del Tribunale di Milano del 15 dicembre 2006. Direttore Responsabile: Giampaolo Roidi Sede legale: N.M.E. via Carlo Pesenti, 130 00156 Roma Amministratore Unico: Mario Farina Realizzazione: Effe Edioriale Srl - Via Carlo Pesenti, 130 00156 Roma - tel. 06412103200 Pubblicità A. Manzoni & C. S.p.A via Nervesa 21, 20139 Milano - tel. 02.574941, www.manzoniadvertising.it Stampa: LITOSUD SRL, via Carlo Pesenti 130, 00156 Roma - Via Aldo Moro 2, 20160 Pessano con Bornago (MI) Diffusione: per segnalare anomalie: diffusione@metroitaly.it



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