Ripartiamo con Lettera M dopo un 2024 condizionato dai cambiamenti: le guerre e la crescita dell’inflazione hanno inciso sul nostro potere di spesa. Archiviamo un anno che possiamo, generalizzando, definire prudente per il nostro mercato. Il nostro Gruppo ha, con tenacia e abnegazione, raggiunto i propri obiettivi superando il fatidico traguardo dei cento milioni, con un segno positivo per i vini e una leggera contrazione per gli spirits. Siamo consapevoli dei cambiamenti che costantemente affrontiamo, economici e/o sociali, e che sono sempre più rari i casi in cui si può fare affidamento solo sulle esperienze passate. L'accelerazione del cambiamento è in costante aumento: basti pensare che l’ultimo decennio ha visto una crescita tecnologica più grande della somma di tutti i 250 anni precedenti. La sfida più grande è assicurarsi che Gruppo Meregalli sia pronto per i prossimi cambiamenti, sia in termini di competenze, che di business model, che di partecipazione da parte di chi con noi vive questo complicato ma meraviglioso mondo. Scoprirete alcune delle novità dei nostri cataloghi, aziende e uomini che hanno affidato a noi parte della loro storia e della loro professione: siamo felici di poterle rendere ancora più fruibili, certi che saranno presto sulle vostre tavole.
intervista a GIANFRANCO FINO L’istinto e la passione segnano la scommessa con la mia terra
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Un viaggio verso il cuore della Grecia alla ricerca dei suoi tesori. pag.02 - NOVITÀ MEREGALLI WINESLa riscoperta della Grecia
Imbottigliare il futuro: traguardi, novità e cambiamenti
Il 2024 ha visto il raggiungimento di traguardi importanti, con la consapevolezza che i cambiamenti possono farci crescere.
È proprio questo che si intende con imbottigliare il futuro. Non si può rimanere fermi e per affrontare le sfide che ci attendono bisogna guardare avanti: ce lo insegnano la storia e le avventure delle novità di questo 2025. Primosic, per esempio: grande e storico produttore del Collio e di Oslavia, che ha trovato la sua identità profonda nella tradizione, senza farsi ingabbiare ma interpretandola e adattandola alla contemporaneità. Un discorso simile vale anche per la Grecia, una delle culle della civiltà occidentale, che
entra per la prima volta nella nostra collezione. C’è anche la storia di Gianfranco Fino, nome iconico del Salento e del Primitivo, che abbiamo intervistato per scoprire da dove arriva la sua ispirazione. La velocità è un altro concetto chiave: quella dell’innovazione e quella di Dindo Capello, plurivincitore della 24 Ore di Le Mans, a cui abbiamo chiesto i segreti della sua professione e il suo legame con il mondo del vino. Infine, c’è spazio anche per un viaggio ideale che parte dal sole dei Caraibi e arriva a quello di Jerez.
Boroli e le Langhe sono protagonisti della nostra rubrica sull'enoturismo. pag.04 - ENOTURISMO - - NOVITÀ VISCONTI43Boroli: la terra del Barolo
Primosic: la storia del Collio
Un produttore storico e iconico, che ha scritto le migliori pagine della sua terra. pag.07
La riscoperta della Grecia
C’è qualcosa di mitico nel binomio vino-Grecia, qualcosa che rimanda a tempi antichi, lontani, tempi di eroi e battaglie, di dei e poeti. L’associazione è praticamente naturale, anche perché il vino ai tempi era un elemento fondamentale e imprescindibile. La viticultura greca oggi sta vivendo una rinascita che sta portando a far conoscere in tutto il mondo le sue peculiarità. Nel nostro viaggio alla ricerca di eccellenze siamo capitati in un piccolo villaggio ai piedi del Monte Vermio, Trilofos, nella regione greca della Macedonia del Nord. Qui abbiamo incontrato Apostolos Thymiopoulos, uno dei più importanti interpreti della PDO (equivalente alla nostra DOC) Naoussa e del suo vitigno principe, lo Xinomavro. La famiglia di Apostolos è una famiglia di viticoltori e lui è stato il primo che ha deciso di non vendere le uve ma vinificarle da solo. La sua filosofia è stata sin da subito molto chiara: raccontare la sua terra, senza compromessi, e i suoi frutti, nella loro essenza più pura e sincera. Apostolos mette in pratica il suo pensiero attraverso la viticoltura sostenibile e con il minimo intervento nei processi. I vigneti sono coltivati in biologico e con pratiche biodinamiche, per preservare la biodiversità: la flora selvatica stimola la presenza di fauna sotterranea e superficiale, essenziali per migliorare la qualità dei suoli e, di conseguenza, delle viti. Non è difficile infatti trovare nei suoi vigneti mucche o pecore. L’obiettivo è quello di riflettere la specificità di ogni annata e ogni vigneto, attra-
verso dei processi che sono il meno invasivi possibile: questo si riflette anche sugli affinamenti in botti grandi, in modo che il vino sia puro e autentico senza influenze esterne.
NAOUSSA
Apostolos Thymiopoulos è uno degli artigiani che sa bene come raccontare Naoussa, la prima denominazione greca, creata nel 1971 e usata come modello per tutte le altre. I vigneti si trovano nei dintorni dell’omonima cittadina, alle pendici del monte Vermio. Il clima si discosta molto dall’immaginario collettivo della Grecia: può essere definito continentale. È un clima tendenzialmente fresco, influenzato dalle montagne a ovest, che proteggono dai venti freddi del nord ma generano aria fresca e umida, e dalla pianura di Kambania a est. Gli inverni qui sono particolarmente rigidi. Il suolo è calcareo e argilloso e l’insieme di tutte queste caratteristiche, geografiche e climatiche, rendono simile questa regione alle Langhe.
capacità d’invecchiamento e una componente tannica importante soprattutto nei vini più giovani. Apostolos Thymiopoulos interpreta lo Xinomavro rispettando le sue caratteristiche: i suoi vini sono sottili, di pronta beva e di buona freschezza e hanno raggiunto le più prestigiose tavole della Grecia e del mondo. Un viticoltore che rispetta in ogni sfumatura l’impronta territoriale dei suoi prodotti.
ARTISANS VIGNERONS DE NAOUSSA LO XINOMAVRO
Lo Xinomavro è l’attore principale della PDO Naoussa. È un vitigno naturalmente produttivo che in questa zona dà il meglio di sé. Anche in questo caso la correlazione con le Langhe è presente: in molti ipotizzavano una parentela con il Nebbiolo, smentita poi dall’analisi del DNA. Entrambe le varietà hanno caratteristiche come elevata acidità, ottima
L’avventura di Apostolos non si limita alla sua cantina. Il suo lavoro instancabile di valorizzazione della sua terra ha contribuito alla nascita di Artisans Vignerons de Naoussa, una sorta di cooperativa privata di viticoltori. Apostolos è il loro enologo e punto di riferimento: insieme lavorano con lo stesso obiettivo, ovvero esaltare e interpretare al meglio le peculiarità di Naoussa, attraverso pratiche sostenibili e con il minimo intervento possibile.
IL MITO DEL VINO
Prima denominazione della Grecia, creata nel
I terreni sono argillosi e calcarei
La zona sorge ai piedi del monte Vermio, tra 300 e 600 m s.l.m, con un clima continentale
XINOMAVRO
NOVITÀ MEREGALLI WINES
Per la prima volta la Grecia entra nella collezione Meregalli Wines con Thymiopoulos Vineyards, un viticoltore che ha saputo valorizzare al meglio la sua terra, rispettando le sue caratteristiche uniche e la sua natura profonda.
Boroli, la terra del Barolo
Siamo tornati nelle Langhe a bordo di un’Audi RS e-tron GT
Performance. A Castiglione Falletto abbiamo visitato Boroli, un’azienda ben radicata che racconta questa terra attraverso grandi vini e che fa dell’accoglienza una delle sue migliori bandiere.
AUTO
Audi RS e-tron GT Performance
Potenza: 680 kW/925 CV
Capacità batteria: 97 kW
Trazione: integrale
Alimentazione: elettrica
ENOTURISMO
Un viaggio alla scoperta dei grandi territori del vino italiano attraverso le nostre cantine. Dalle visite in azienda alle attività collegate, con consigli su dove dormire, mangiare, cosa fare e cosa vedere.
A cura di Alessandro Rigatto.
L'ACCADEMIA DEL GUSTO
In tutte le stagioni le Langhe propongono luoghi che possono essere definiti senza eccessi di sorta “L’accademia del gusto”. In un contesto ambientale eccezionale, con colline e vigne a perdita d’occhio e una vista spettacolare sul Monviso, questa zona offre posti incantevoli dove deliziare il palato con vini e piatti straordinari e un’ospitalità di livello eccelso. Senza contare le opportunità di vivere esperienze indimenticabili nel tempo libero. Per passare dalla teoria alla pratica ci siamo recati da Boroli a Castiglione Falletto e, distante da questa una dozzina di chilometri, alla Locanda del Pilone di Alba, sempre al volante della nuova Audi RS e-tron GT Performance, l’auto elettrica europea più potente mai prodotta con i suoi 925 CV. Un modo ecologico e dinamico per visitare due delle realtà più interessanti dell’enologia, della ristorazione e dell’ospitalità, dove la
Locanda del Pilone svetta con il suo ristorante stellato e con le raffinate camere e suite di questo resort immerso nella natura, a un’ora d’auto da Torino, dalle spiagge liguri e dalle piste da sci di Limone Piemonte.
IMPRENDITORI DI LUNGA DATA
In un mondo, quello della produzione vitivinicola, dell'ospitalità e della ristorazione, che a volte cede alle lusinghe dei grandi fondi internazionali, Boroli e la Locanda del Pilone rappresentano attività di famiglia gestite con professionalità e spirito imprenditoriale ma soprattutto con passione. Negli Anni Novanta, Silvano ed Elena Boroli avvertono la necessità di riconnettersi alla natura, lontani dai ritmi frenetici della vita odierna. Trasformano così una passione, quella per il vino e per il territorio delle Langhe, in un lavoro fatto di impegno e dedizione.
IL BAROLO, IL VINO DI LANGA
I vini di Boroli incarnano la filosofia della qualità senza compromessi. Nascono dalla tradizione della Langa, sia in vigna sia in cantina, con la convinzione che un grande vino ha origine da una grande vigna e da un grande terroir. Al Barolo DOCG si affiancano il Barolo di Castiglione Falletto, i Baroli Brunella, Villero e Cerequio e il Nebbiolo. Senza dimenticare lo Chardonnay Bel Amì e la Barbera, a completare la collezione di etichette.
La nuova cantina di Boroli, progettata dall’architetto Guido Boroli (il secondo dei quattro fratelli) si estende per oltre mille metri quadrati e sorge a lato della tenuta del XVII secolo. La struttura si sviluppa su due piani: uno interrato e uno fuori terra con un visibile volume in aggetto totalmente vetrato che ospita la sala degustazione. Da qui si è idealmente proiettati nella valle del Barolo: dalle vetrate si gode di un panorama unico sui vigneti di Brunella, sulle Langhe e sui tanti borghi, come La Morra, Barolo e Castiglione Falletto, che svettano in cima alle colline. Le tipologie di degustazione sono tre: Profumi di Nebbiolo, Only Barolo e Barolo Vintage, dedicata alla comparazione di cinque Barolo Cru di vecchie annate. Esternamente la cantina è rivestita con doghe di legno di rovere ricavate da barrique usate, soluzione che, oltre a garantire un buon isolamento termico, favorisce un impatto visivo minimo nell’ambiente circostante e conferisce all’edificio un forte carattere.
LE ATTIVITÀ DA SVOLGERE
Nelle Langhe le attività ludiche sono in buona parte legate alle stagioni. Quelle culturali rappresentano invece altrettanti “evergreen” sempre fruibili. I principali richiami storici provengono dai borghi, ognuno con una storia da scoprire. Ecco allora Barbaresco, con il castello, la storica Torre Viscontea, le chiese di San Donato e San Giovanni Battista, e l’originale meridiana, realizzata nel 1999 per celebrare il ciclo annuale della coltivazione della vigna e della produzione del vino, attraverso 12 illustrazioni dall’incunabolo Ruralia Commoda di Pietro de’ Crescenzi, risalente al periodo tra il Duecento e il Trecento. Ecco La Morra, con la Torre Campanaria costruita con i resti del castello abbattuto nel 1544, le mura di cinta medievali, la chiesetta di Santa Brigida con affreschi absidali del secolo XV e la cappella di Santa Lucia e lo spettacolare Belvedere, senza dimenticare la famosa Cappella del Barolo. Una deviazione di pochi km da La Morra vi porterà alla famosa panchina gigante rossa, che richiama il circuito delle panchine giganti di Chris Bangle, un simbolo delle Langhe. Ecco ancora Castiglione Falletto, dove meritano una visita la chiesa parrocchiale di San Lorenzo, la Cappella dei Battuti e dove sorgono, unite alla cinta muraria del castello, le uniche torri di forma tonda di questa zona. Passando alle attività ludiche e sportive, la zona offre quanto di più originale si possa immaginare: dalle esperienze in mongolfiera alla caccia al tartufo, senza dimenticare le passeggiate in e-bike e gli sport invernali presso le stazioni sciistiche del Cuneese, o i bagni di sole e d’acqua nelle spiagge della Riviera Ligure di Ponente.
JOURNEY TIPS
DOVE MANGIARE
Locanda del Pilone
Alba tel. 0173 366 616
Langotto Ristorante Novello tel. 333 336 8020
Tota Virginia
Serralunga d'Alba tel. 0173 613 026
DOVE DORMIRE
Locanda del Pilone Alba locandadelpilone.com
COSA VISITARE
Circuito delle panchine giganti di Chris Bangle Luoghi vari
Castello e torri circolari
Castiglione Falletto
Torre Campanaria e Cappella del Barolo La Morra
Castello, Torre Viscontea e Meridiana Barbaresco
Ristorante stellato e tre suite
A pochi chilometri da Boroli e nei pressi di Alba la Locanda del Pilone permette di percorrere un itinerario culinario senza pari che fonde haute cuisine e tradizioni locali. Nel cuore dei vigneti langaroli, questo “resort de charme” brilla con la sua stella Michelin, offrendo un’esperienza culinaria unica nel Piemonte. Guidata dallo chef Federico Gallo, la cucina della Locanda celebra i prodotti locali con creatività, esaltando i sapori autentici delle Langhe, con un’attenzione speciale al tartufo e fondendo con maestria tradizione piemontese e influenze mediterranee, in un tripudio di colori, profumi e sapori. Ad accompagnare il pasto una selezione curata di vini (la
carta comprende più di 1400 etichette), per un’esperienza culinaria indimenticabile immersa nel cuore di questo tesoro gastronomico. Inoltre, per un soggiorno, un weekend o una vacanza nell’atmosfera del raffinato lusso delle Langhe, le esclusive suite Cerequio, Villero e Brunella rappresentano un porto sicuro dove comfort e charme si fondono, come pure le ampie e luminose junior suite Madonna di Como e Il Pilone, con terrazze panoramiche sul giardino e vista sulle maestose Alpi. Tra gite in mongolfiera, caccia al tartufo e corsi di cucina, qui il tempo vola, nel segno di ritmi morbidi, rilassati e di un'autentica immersione nella natura.
UNA CANTINA CON VISTA PER LE DEGUSTAZIONI
NOVITÀ MEREGALLI SPIRITS
Il Dos Maderas Atlantic è ottenuto da un blend di Rum di 5 anni di Guyana e di Rum di 5 anni di Barbados. Il blend viene trasferito in Williams & Humbert a Jerez, dove avviene un ulteriore invecchiamento di un anno in vecchie botti di Sherry Pedro Ximenez.
5 ANNI
1 ANNO Guyana Barbados
Dos Maderas
Atlantic
Il Rum dei due mondi
Valentina Esposito lavora come barlady al D.Park di Grosseto, locale accogliente e all’aperto immerso in un parco. L’ambiente perfetto dove trascorrere una serata estiva all’insegna della buona musica e di ottimi drink. Valentina ci ha portato nel suo mondo, dinamico e fatto di condivisione, donandoci una ricetta con Dos Maderas Double Aged Rum Atlantic.
In un mondo prevalentemente maschile, come sei riuscita a ritagliarti il tuo spazio?
Nel mio percorso mi sono circondata di persone che hanno notato in me una scintilla e che mi spronano a fare sempre meglio, facendo sì che mi approcciassi alle nuove situazioni con una particolare sicurezza. Non ho un’alta autostima ma grazie al loro supporto sono riuscita a raggiungere degli obiettivi su cui faccio molto riferimento. In questo modo, in una stanza non conto il numero di uomini presenti ma piuttosto il numero di sfide, abbattendo qualsiasi tipo di pregiudizio.
Quale cocktail ti diverte di più fare e quale ti diverte di meno?
Amo fare drink con pochi ingredienti, quelli che permettono di suscitare una curiosità nei prodotti usati in modo da poter sfoggiare il mio lato secchione, come il Last Word, Naked&Famous e Canchanchara. Un cocktail che invece mi mette ansia più che divertimento è l’Adonis, anche se buonissimo.
In percentuale, quanto conta la creatività e quanto la preparazione?
Penso siano due qualità che vanno a braccetto: possono esistere fasi più creative e fasi più tecniche che si alternano, facendo tornare tutto in pareggio. Una persona molto creativa senza gli strumenti e la conoscenza tecnica non può esprimersi, così al contrario chi è tecnicamente perfetto ma non ha idee rimane in un limbo.
Qual è la tua base preferita?
Vorrei poter dire il Gin come tanti miei colleghi, ma in realtà è il Rum. Ogni volta che parliamo di questo distillato, parliamo di un mondo molto vasto di spezie, profumi, materie grezze, invecchiamento in botte, e così tante altre qualità che lo rendono un prodotto sempre originale.
Dos Maderas Atlantic: come si posiziona un Rum di questo tipo per la mixology?
Dos Maderas Atlantic è sorprendentemente versatile, ha delle note morbide che si sposano perfettamente con drink barocchi stile Don the Beachcomber, in più ha sentori di uvetta che lo collocano tra gli esaltatori di gusto, perfetto quindi anche per dare un tocco in più a una ricetta.
le
45 ml Dos Maderas Atlantic Rum
15 ml Liqueur Mandarine&Cognac
François Peyrot
60 ml cordiale di millefiori e vaniglia chiarificato con latte
Bicchiere: Pony di Remy Savage Garnish: zucchero a velo
Rum Pastry
IL VIAGGIO DEL RUM
Per esaltare
caratteristiche di Dos Maderas Atlantic Valentina ha creato il Rum Pastry, un drink goloso che gioca sulla dolcezza e sull’equilibrio.
Verso la Spagna
Antiche botti di Pedro Ximenez
Primosic
NOVITÀ VISCONTI43
La cantina di Oslavia, specialista nella Ribolla Gialla e negli Orange Wine entra nel catalogo Visconti43.
Il Collio è una terra frammentata, non solo geograficamente: è divisa tra Italia e Slovenia, tra influenze slave e latine. La sua storia, come quella di tutta la regione, ha segnato profondamente tutto ciò che la riguarda e ha modellato il carattere delle donne e degli uomini che la abitano: tra le rughe degli anziani si possono intravedere le trincee che hanno ferito questi luoghi, e i loro racconti sono una memoria storica da tramandare. Oslavia, a una manciata di chilometri dal confine, è un po’ un simbolo di questo passato ed è la dimostrazione di come diverse culture possono convivere, anzi contaminarsi l’una con l’altra, per dare vita a grandi storie, proprio come quella di Primosic. La contaminazione, appunto, è una delle protagoniste assolute della sua avventura vinicola.
Le origini della famiglia risalgono all’800 e sono frutto delle culture germanica, latina e slava: il nome della famiglia è sloveno ed è indissolubilmente legato al Collio, zona d’elezione dei bianchi italiani. Qui nasce la prima grande contaminazione che è alla base della storia della cantina. Da sempre in questa terra, fin da quando commerciavano il vino nell’Impero Asburgico, i Primosic hanno scritto alcune pagine fondamentali del Collio: è proprio loro la prima bottiglia del Consorzio Collio, la Numero 1. Oggi a guidare l’azienda sono Boris e Marko, insieme al padre Silvan: la contaminazione è anche una questione di generazioni, un confronto continuo che ha portato avanti la tradizione senza lasciarsi ingabbiare da quest’ultima. Un concetto che si traduce in una miscela di tecniche antiche, sperimentazioni ed esperienza che ha fatto di Primosic un punto di riferimento nel Collio.
OSLAVIA E LA PONCA
Uno dei segreti di Primosic risiede proprio nella terra, che combina diversi elementi che la rendono unica. A metà tra le Alpi Giulie e l’Adriatico, i vigneti sono piantati a un’altezza media tra i 180 e i 200 metri, con esposizioni perfette, escursioni termiche importanti e la presenza costante della Bora. E poi c’è la Ponca, il vero patrimonio del Collio. Si tratta di un
terreno di origine eocenica, con marne ricchissime di sedimenti minerali come ferro e manganese. Un terreno sciolto, drenato e povero di sostanza organica. La Ponca è costituita da diversi strati che alternano marna e arenaria, ed è in grado di restituire alle radici più profonde delle vigne l’umidità. Tutto ciò si traduce in mineralità, struttura ed eleganza, i timbri stilistici e territoriali dei vini del Collio.
LA RIBOLLA GIALLA
La Ribolla Gialla è l’altra grande ricchezza del Collio. Un vitigno storico, che i Primosic definiscono “di famiglia” e che rappresenta il centro del loro mondo. Questo vitigno è parte integrante del patrimonio storico e culturale di Oslavia: i bambini ai tempi chiamavano i suoi acini dorati caramelle naturali e i braccianti della zona ricevevano alcune bottiglie a integrazione del salario, che potevano bere lavorando in vigna per la leggerezza e la freschezza. Negli anni la Ribolla Gialla ha perso parte della sua importanza ma oggi, grazie a Primosic e ai produttori di Oslavia, è stata valorizzata e interpretata come merita. Attraverso la macerazione sulle bucce per esempio, una tecnica antica che riesce a tirare fuori il meglio del vitigno e che è un simbolo del modo di lavorare di Oslavia, la patria degli Orange Wine.
UNO SGUARDO COMPLETO SUL COLLIO
La linea di Primosic permette di cogliere al meglio tutte le sfumature del Collio. Si parte dalla Bolla Noir e dagli autoctoni, che esprimono l’essenza dei vitigni. La Collezione Monovitigno invece racconta il Collio e le sue sfumature. Nella Collezione Collio si punta sull’evoluzione e sulla longevità, grazie alle fermentazioni e ai lunghi affinamenti in botte: di questa linea fa parte lo Chardonnay Gmajne, che nasce nell’omonimo vigneto e che è stato premiato come Bianco dell’Anno 2024 dal Gambero Rosso. Infine c’è la Collezione Oslavia, fiore all’occhiello di Primosic, che racchiude i vini macerati orange, Skin. Questo modo antico di vinificazione prevede che le uve bianche fermentino a contatto con le bucce. Vini in grado di regalare espressioni inedite e sorprendenti, tra i quali spicca la Ribolla Gialla Riserva, la bandiera della cantina, che rimane sulle bucce per 4 settimane in tino aperto.
LA STORIA DEL COLLIO
Gianfranco Fino, arti g iano delle vi g ne
NOVITÀ MEREGALLI WINES
Il catalogo Meregalli Wines accoglie uno dei più importanti produttori della Puglia e del Salento: Gianfranco Fino è un artigiano che ha valorizzato al meglio la sua terra attraverso i suoi frutti più preziosi come il Primitivo.
Abbiamo intervistato la novità 2025 di Meregalli Wines, uno dei nomi più importanti della Puglia enologica. Ecco cosa ci ha raccontato.
Qual è il prodotto a cui sei più affezionato?
Sicuramente “ES”: il mio primogenito, con un nome ispirato a Freud che ne declinava il significato in “istinto e passione sfrenata” (la stessa passione con cui produco da anni questo vino) senza condizioni, senza regole, al di là dello spazio e del tempo, della logica e della morale. Per Freud “ES” non conosce il bene, né il male e obbedisce a un solo principio: “il piacere”. “ES” è una delle più eleganti e prestigiose espressioni di Primitivo, nasce da vigne vecchie che vanno dai 50 anni a un secolo di vita, allevate ad alberello.
Quando hai iniziato ad appassionarti al mondo del vino?
Ho iniziato a 13 anni, quando ho iniziato a “fare vino” per la famiglia da studente di enologia. Mio padre era un impiegato del Ministero Difesa della Marina Militare Italiana e avrebbe voluto che diventassi un ufficiale di Marina. Invece io mi sono appassionato agli studi di enologia. È stato un caso: il mio professore di applicazioni tecniche delle scuole medie era un agronomo che mi ha trasmesso la sua passione per l’agronomia e mi ha indirizzato agli
studi di agraria, con tanti sacrifici ho quindi seguito il difficile percorso della scuola di enologia a Locorotondo. Eppure a Taranto, la città dei tre mari, avrei avuto tante comode opportunità tra l’Acciaieria, una carriera nello Stato Maggiore della Marina e le attività legate al mare. Il mio destino era segnato: amavo la campagna, gli uliveti, le vigne e la terra.
Cosa ti aspetti dalla nuova esperienza con Meregalli?
Mi aspetto nuovi e grandi scenari di mercato. Prima avevo creato una rete vendita a macchia di leopardo, ora intravedo possibilità concrete di ottenere una diffusione organizzata, più capillare. Vedo in Meregalli un team di professionisti
Primitivo o Negroamaro? Perché?
Ho sempre creduto nella valorizzazione dei vitigni autoctoni. Primitivo e Negroamaro. Due mondi assolutamente diversi cui ci ispiriamo da sempre: i vini che produciamo sono realizzati esclusivamente con uve Primitivo e Negroamaro di proprietà. La nostra produzione infatti si declina in 5 vini, SÉ Salento Primitivo, ES Salento Primitivo, ES Red Label Salento Primitivo, JO Salento Negroamaro e GF Metodo Classico rosé da Negroamaro. In particolare “JO” è ottenuto da uve 100% Negroamaro allevate nella parte del territorio di Manduria più prossimo al mar Ionio. Il nome “JO” è infatti un omaggio al mare Io-
nio che lambisce le coste di Manduria ed è anche un richiamo al termine “Jonico”, antico nome originale del vitigno Negroamaro allevato a guyot su suoli calcarei argillosi a circa 100 metri di altitudine. Le uve vengono raccolte a mano in cassetta di plastica con attenta selezione dei grappoli, trasportate in cantina con camion con cassone isotermico, diraspate e sottoposte a pigiatura soffice. La fermentazione macerativa avviene in tini d’acciaio inox a temperatura controllata e dura dalle 2 alle 3 settimane. Il vino poi matura in barrique di rovere francese per almeno 9 mesi al termine dei quali viene imbottigliato e affina ulteriori 12 mesi in bottiglia prima di essere immesso sul commercio.
La psicoanalisi ha influenzato il tuo modo di fare vino e tutte le etichette?
È avvenuto esattamente il contrario, sono stati l’istinto e la passione a contraddistinguere la scommessa con la mia terra e la sfida personale con me stesso. Ogni vendemmia, per me e il mio team, rappresenta sempre una nuova sfida, un’emozione unica e un’avventura perpetua. Tutto questo l’ho ritrovato nelle dottrine di Freud e Jung. Una condivisione ideale, naturale, non costruita. Istinto e passione per raggiungere il piacere è questa la nostra filosofia.
Il tre volte vincitore della 24
Ore di Le Mans ci racconta i segreti della sua vita da pilota professionista.
Dindo Capello Dalle Langhe a Le Mans
Chi è il tuo punto di riferimento in pista e chi è il tuo rivale storico?
MEREGALLI & FRIENDS
Rinaldo Capello, detto Dindo, è un pilota professionista specializzato nelle gare di endurance. Nato ad Asti nel 1964, nella sua carriera ha vinto la 24 Ore di Le Mans nel 2003, nel 2004 e nel 2008 ed è salito sei volte sul podio.
In una gara endurance i punti di riferimento sono prima di tutto i piloti con cui dividi l’abitacolo. In questo tipo di gare, la forza della squadra nell’essere compatti, un tutt’uno con i compagni, con i meccanici e ingegneri è fondamentale per avere successo. Quindi i punti di riferimento sono sempre stati gli altri membri del team. Per quanto riguarda i rivali storici, nel campionato americano è sempre stata Porsche. A Le Mans e nelle gare europee era Peugeot, che aveva la vettura più competitiva insieme alla nostra.
Ha vinto 3 volte la 24 Ore di Le Mans: associa un vino a ogni vittoria.
Un produttore locale, un amico oltre che un appassionato, mi ha fatto un regalo bellissimo: tre bottiglie di Barolo rispettivamente 2003, 2004 e 2008 che sono gli anni delle mie 3 vittorie alla 24 Ore di Le Mans. Se dovessi associare le tre vittorie: la prima è facile, allo Champagne, la prima vittoria non si scorda mai, soprattutto se è Le Mans quindi per forza deve essere una bottiglia di Champagne. Per le vittorie del 2004 e del 2008 invece starei nella mia zona: le assocerei a un Barolo e all’Alta Langa, un vino che non era conosciuto fino a qualche anno fa che oggi sta dando grandi soddisfazioni.
Come si mantiene la concentrazione durante una gara di endurance?
Ho avuto il privilegio di correre per un’importante casa automobilistica come Audi e fortunatamente ho percorso tanti chilometri e ho fatto tante ore di test insieme ai compagni di squadra. Quando si arrivava alla partenza di una gara molto lunga, prediamo Le Mans come esempio, eravamo molto allenati dal punto di vista fisico, mentale e della guida: essere concentrati per tutta la durata della competizione era parte integrante del nostro mestiere, quasi un’abitudine. All’inizio della mia carriera passare da gare corte a gare sprint fino alle gare endurance non è stato facile, ma dopo anni di attività, di test e di preparazione è diventato qualcosa di naturale. In una gara così lunga, dopo tante ore di guida, sembra di essere giunti al traguardo: quello è il momento più delicato, dove un errore banale può compromettere un risultato vincente. Nella storia piloti molto esperti hanno fatto errori banali proprio nelle ultime ore di gara, dopo una prestazione perfetta di 20 ore su 24. A Le Mans il momento più difficile è quando si
passa dalla notte al giorno e mancano ancora tante ore al traguardo: il fatto di vedere la luce dell’alba mentalmente fa pensare di essere già vicini alla fine della gara.
Ti ricordi la prima volta al volante?
Nei miei ricordi sono in braccio a mio papà quando, tornando dal mare o da qualche gita familiare, mi teneva sulle gambe e mi faceva guidare: quelle sono le prime volte in assoluto. Da conducente invece risalgono a quando mio nonno aveva un garage con officina per la riparazione di camion e se non c’era nessuno prendevo una Fiat 500 molto vecchia, oggi molto rara, e andavo avanti e indietro per il garage. Me la ricordo perfettamente ancora oggi, avevo scritto il mio nome di fianco come sulle macchine da corsa. Poco tempo dopo all’età di 10/11 anni aspettavo che i miei, soprattutto mia zia che lasciava sempre la macchina fuori dal garage, andassero a dormire, e prendevo una delle loro macchine e facevo un giro. Ho la fortuna di essere nato in un paese piccolo quindi non c’era traffico. Gli anziani del paese si ricordano ancora quando vedevano la macchina passare senza nessuno alla guida: ero io, piccolissimo, che scorrazzavo avanti e indietro, fino a che un giorno i miei se ne sono accorti e da allora è finita la mia avventura. Per fortuna ho iniziato con i go-kart, ma questo un paio di anni dopo, quando avevo 12 anni.
Sei nato nella terra dove il vino è protagonista. Ci racconti il tuo rapporto con il vino?
Sono nato nella terra dei vini, a metà tra le Langhe e il Monferrato. Fino a qualche anno fa il mio rapporto con il vino era praticamente inesistente: mi sentivo in difficoltà quando mi trovavo con gli amici con cui sono cresciuto, tutti esperti di vino mentre io non sapevo nulla. Ho sempre bevuto veramente molto poco, ero quasi astemio. Da quando ho smesso di correre in macchina posso godermi qualche bicchiere in più e oggi mi considero un appassionato, non un esperto. Ogni giorno a tavola mi concedo un bicchiere, un Dolcetto, una Barbera, o un Nebbiolo per i rossi oppure l’Arneis tra i bianchi. Il mio rapporto con il vino oggi è molto più amichevole rispetto al periodo in cui ero un pilota di agonismo e devo dire che mi piace, anche se è sempre bene non abusarne soprattutto se si guida. È importante bere ma nei momenti giusti, non deve diventare un rischio: mai mettersi al volante dopo avere bevuto qualche bicchiere di troppo.
Fidaty di Erika
I VOLTI DI MEREGALLI
IDENTIKIT
Nome Erika Nickname Eri / Gigia
Età
Oscillo tra l’audacia di un’autostoppista e l’energia di un anziano al cantiere
Ruolo Retail Sales Manager
Vino preferito
In Meregalli da 24 anni
Chablis St. Martin di Domaine Laroche
Cosa ti piace più del tuo lavoro
Essere parte integrante di un obiettivo comune. Avere come clienti dei grandi gruppi, anche internazionali, mi permette di confrontarmi con realtà che sperimentano e portano novità a livello tecnologico e commerciale che le piccole realtà vivranno a distanza di tempo, anche di anni. Questo mi tiene sempre attiva e mi costringe a mettermi in gioco quotidianamente.
Cosa ti piace meno del tuo lavoro
Gli imprevisti, perché mi tolgono energie altrimenti riposte in qualcosa di più sfidante. E nell’ambito della GDO l’imprevisto è quotidiano e costante.
Com’è stato il passaggio dagli eventi al commerciale?
Non facile, è stata una bella sfida ma penso di essere stata all’altezza e ora sono più serena, anche se il primo amo -
re non si scorda mai. Il segreto sta nel trovare la giusta chiave di lettura in ciò che si fa.
Cosa significa lavorare a stretto contatto con tuo marito? Casa-lavoro?
Ma chi, io?
Stravolgeresti la tua vita? Come?
Sistematicamente ogni anno al rientro dalle vacanze vorrei stravolgere la mia vita per ricostruire tutto da capo pezzo per pezzo… in un altro Paese. Ho sempre rincorso i miei sogni e a volte li ho anche afferrati ma poi ho aperto le mani e li ho lasciati andare, però resto una sognatrice: è il mio antidoto preferito.
Come ti poni in un ambiente duro e competitivo come quello della GDO?
Con gentilezza e massima trasparenza cercando sempre di essere positiva e di lavorare in modo proattivo con i clienti. A volte ci riesco, a volte no ahimè. Diciamo che faccio tesoro del mio background nell’ambito della comunicazione per relazionarmi ai clienti con un’apertura favorevole volta alla risoluzione dei problemi. La concretezza paga sempre anche in un ambiente competitivo come quello della GDO.
Nyetimber
Il cantautore più chiacchierato di Sanremo 2025 è un personaggio poliedrico e pieno di sorprese. La sua personalità è presente nelle sue canzoni, ricche di quella semplicità che solo i grandi artisti sanno trasmettere. Lui voleva essere un duro, questo bianco è Gaia, non Lucrezia.
Per Se
Un aperitivo a base di 24 botaniche prodotto in Portogallo, ispirato alla città di Lisbona. Perfect serve? Con ghiaccio e scorza d’arancia, con la tonica o per drink freschissimi.