Sabatia Stagna e la villa romana di Santo Celso A colloquio con l’archeologo Giuseppe Cordiano dell’Università degli Studi di Siena
“V
ieni, c’è una villa nel bosco”. Il bosco è quello di Santo Celso, la villa, quella di epoca romana solo in minima parte scavata. Siamo in riva al lago. A Bracciano. Di qua è di là della strada il sito archeologico, una delle ventidue ville romane finite sott’acqua a causa dell’improvviso innalzamento del livello del lago attorno al 60 d. C. Su questo ed altri sito sono in corso studi. Si tratta del grande progetto Sabatia Stagna che ormai da un decennio sta conducendo attorno al perimetro lacustre il professore Giuseppe Cordiano dell’Università degli Studi di Siena. Un lavoro meticoloso che, tra mille difficoltà, sta restituendo al territorio sabatino un pezzo della sua storia. Un epoca in cui il lago di Bracciano era meta di facoltosi patrizi romani con megaville, diremmo oggi, direttamente sul lago. La più nota è la villa di Domiziano nei pressi di Vicarello. Così Cordiano parla del sito di Santo Celso catalogato IT104. “Non è possibile allo stato attuale dare un attribuzione. Solo il 10 per cento ad oggi è stato indagato”. Quando vennero effettuati i primi scavi? Negli anni Settanta la realizzazione della strada comportò un taglio. All’altezza del chilometro 3,30-3,80 la Soprintenza alle Antichità per l’Etruria Meridionale effettuò degli scavi. Portò alla luce strutture murarie riconducibili ad una villa edificats nell’avanzata età tardo repubblicana ed oggetto già attorno alla prima età imperiale di rifacimenti e restauri. Lo scavo raggiunse in alcuni ambienti gli originali livelli pavimentali. Fu rinvenuto anche un lembo di mosaico a tessere litiche bianche con duplice fila parallela di tessere nere lungo uno dei bordi. Furono rinvenute anche 8 testate di muri spesso finemente intonacati e alcuni rivestiti probabilmente con crustae marmoree, alcune delle quali in marmor Carystium. Lo scavo portò all’individuazione del limite nord-orientale della villa costituito da un angolo con paramento in quasi reticolato che poggia su un massiccio basamento lungo la probabile fronte verso il lago di questa villa verosimilmente a terrazze, Nell’ambiente più a nord si nota una
superstite copertura a volte a botte che penetra nel tufo al di sotto del livello del bosco verso sud-ovest per 12 metri circa. Si ritiene che in età alto-medievale il criptoportico venne usato per scopi religiosi, come indicherebbe il toponimo S. Celso. Si è conclusa a ottobre la mostra “Archeologia sott’acqua. Ville romane nel Lago di Bracciano” sui suoi studi. Nel 2016 come proseguiranno le ricerche e le attività? “L’intento è proseguire le indagini archeologiche a Vigna Orsini di Bracciano, avviate dal 2013 col sostegno del Consorzio Lago Bracciano, attrezzando il sito della villa rivierasca oggi sott’acqua. Si vuole anche incrementare la pannellistica archeologica sulle dimore romane finite inaugurata col posizionamento dei primi 2 pannelli (su 22) proprio nella piazzola al chilometro 17 della SP Settevene-Palo a Vigna Orsini. Ritengo importante poi la decisione di istituire una corsa mensile da marzo a ottobre 2016 della motonave Sabazia II per la visita dei resti archeologici di età romana visibili a pelo d’acqua presso le rive. Fondamentali poi le iniziative didattico-divulgative rivolte alla scuola per la “lettura” del significato dei ‘cocci e muracci’ antichi di cui sono ricche le campagne e le rive sabatine. Graziarosa Villani
Gente diBracciano Gennaio 2016 - numero 6