Gente di Bracciano n. 34 - Settembre 2022

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Settembre 2022 - numero 34

Mancuso.

Gente Braccianodi

L’importante è che la Costituzione resti il faro. L’importante è che articoli fondamentali quali l’articolo 3 sull’uguaglianza di tutti i cittadini e l’articolo 11 “l’Italia ripudia la guerra” non restino solo enunciazioni di principio ma che guidino davvero il nuovo Parlamento in politica interna e in quella estera.

Dedicato a tutti i lavoratori caduti sul lavoro.

Settembre 2022 - Numero 34

Il Nicolapredicatore-vescovodaBraccianoIlParlamentocheverrà

Editore: Associazione Gente di Bracciano Presidente: Claudio Calcaterra.

Se vuoi aderire alla nostra Associazione contatta la gentedibracciano1@tiscali.itRedazione: cell. 349 1359720

FEDE 2011 srl

Foto di copertina di Vinicio Ferri.

ontano dal volere dei padri costituenti il Parlamento che verrà. Ad eleggerlo saranno sempre meno Italiani visto l’astensionismo ormai cronico. Ridotta la rappresentanza. APalazzo Madama e a Montecitorio saranno poche le facce nuove se si considerano i giuochi dei partiti che si presentano agli elettori con le facce di sempre, perpetrando la casta.

L’importante che l’Italia ritrovi il suo posto nello scenario internazionale ripensando ad un nuovo modo di stare in Europa e nel mondo.

Nato a Bracciano, Nicola, diocesi.covodiricoprivanelLod.Lidda,minatoagostiniano,predicatorefuno-vescovodilabiblicaMoriaParma1509mentrel’incaricoausiliariodelves-dellalocale

L

L’auspicio è che, almeno, il nuovo Parlamento faccia il proprio lavoro, ovvero legiferare. In primo luogo leggi eque, necessarie ed indifferibili, e che non si faccia esautorare da altri organi dello Stato - il Governo e il Presidente della Repubblica - nel rispetto rigoroso del principio della separa zione dei poteri elaborata da Montesquieu nel suo “Lo spirito delleMolleggi”.tele priorità da affrontare: energia, lavoro, giovani, Sud e quelle ormai mature nelle coscienze degli Italiani dello Ius Soli o del fine vita.

Registrato al Tribunale di Civitavecchia n. 1388/2014.

Stampa e impaginazione:

Via dei Vignali, 60 - Anguillara Sabazia su riciclatacarta al 100%

G

rande devozione nell’opera di Nicola da Veneziapercifisso,l’OrazioneBraccianodelCro-pubblicatalaprimavoltaanel1497. lamento…gomespectoavantirendoIesu…Perdonameesipropìtìomeincolpaeltuocon-percontendo-elpectoepìan-forteatepiende

Direttore Redazione:Graziarosaresponsabile:Villani.MenaMaisano,BiancamariaAlberi,Francesco

Disegno tratto dall’Orazione del Crocifisso

Claudio Calcaterra

Gli anni del Sindacato

Sono un campione della mia razza, nato prima della Seconda Guerra Mondiale, costretto alla maturità frettolosamente. Una bella fortuna? Una bella sfida? Sono un irriducibile, un militante del rimpianto e del rilancio a venire. Ho volato alto sopra le macerie del mio passato.

giornalisti, ambientalisti, attori e registi cinematografari, incontrando lungo il percorso i falsi amici, i sinceri amici, le belle e brutte, i cattivi e i buoni, passando dalle chiacchiere e dai silenzi delle riunioni e delle assemblee, agli scioperi, ai picchetti, alle manifestazioni e alle trattative estenuanti.

Fermare il tempo, dicevano i realisti, mentre io pensavo, per azzerare il mio passato, i miei ricordi, la coscienza del mio esistere. Per salvarmi mi rifugiai nella mia fame di sapere.

R

Temevano che i nostri pensieri e i nostri sentimenti venissero registrati e schedati.

La vita basata sulla constatazione della velocità del tempo, mi creava ansia destabilizzandomi nell’incertezza delle mie debolezze. Andavo cercando gli stimoli per cercare di sopravvivere.

Posto fisso, all’epoca il sogno di molti ragazzi, per quelli che per le scarse possibilità familiari o per l’ignoranza dei genitori non hanno potuto continuare la scuola dopo la quinta elementare.

Mi prendeva la smania di nomadismo che contrassegnava la mia età, insieme al fascino di quella inquietudine che ormai consideravo una necessità ineludibile.

All’apice della mia crescita come essere umano, mi sentivo fuori luogo, strano, soffrendo ogni volta che misuravo la distanza fra me stesso e il ragazzo che ero e che non ero più.

I miei primi ottant’anni autobiografia di un uomo libero “Ho volato alto sopra le macerie del mio passato”

La scuola a quei tempi era anche discriminante e classista, i figli di papà dentro, i figli degli operai fuori. Eravamo la prima generazione del “benessere”, anche chi nasceva borghesotto era pur sempre un figlio di povera gente, figlio di un Paese povero.

itorno all’adolescenza, dove tutto appare possibile, ai ricordi di quel tempo di 70 anni fa. La memoria mi porta dolorosamente alle vicende familiari e di conseguenza allo stato affettivo e mentale. Come eravamo? Ricordo benissimo e questo mi consente di evitare il rimpianto e la noia dellaSononostalgia.cresciuto in fretta, lavoravo facendo “mille” mestieri, fino a quando, per una “botta di culo” partecipai ad un corso alla Teti (Società Telefonica Tirrena), superandolo e, dopoalcuni mesi, fui assunto.

Avevo fame di poter sapere tutto.

Certo in quel periodo di lotte e di conquiste sociali, noi impegnati ci sentivamo spiati, intercettati, sospettati, ispezionati.

La curiosità che era in me mi ha salvato da una sterile disperazione e dal rimpianto del tempo che fu. Certo rimanere curioso ma impotente per me era molto duro.

Le paure di quei tempi mi portavano ad avere fretta per raggiungere una forma di stabilità caratteriale funzionale alla capacità o all’incapacità di gestire i problemi relazionali ed emozionali per superare l’angoscia esistenziale che mi invadeva spesso e quella dell’incontro con me stesso.

Me ne sono andato lontano, frequentando mostre, convegni, artisti, letterati, politici,

3Settembre 2022 Gente di Bracciano

Spesso mi prendeva la tentazione di fuggire da tutto, dall’orrore di restare a casa.

E così mi creavo nuovi impegni, mi inventavo desideri e passioni, provocavo conoscenze e incontri che mi permisero di fuggire, di andar via, impegnandomi nel sindacato aziendale e nella scuola serale per crescere culturalmente, uscendo così dal ghetto dell’ignoranza e dall’isolamento.

Le operazioni finanziate allora da una illuminata Provincia di Roma

A campagna finita concluse che il lago non si trovava poi così male ma che era necessario avviare, specie in alcune aree, attività antinquinamento. Fu per l’epoca un evento che catalizzò sul lago di Bracciano un’attenzione mondiale tale la fama di Jacques Piccard, figlio di quell’August che per primo navigò con un proprio aerostato nella stratosfera grazie all’invenzione, non

brevettata, di una camera pressurizzata, allora inedita. A dare soldi a Piccard l’allora Provincia di Roma che evidentemente illuminata finanziò le operazioni di Piccard con una somma di circa 160 milioni di lire di allora. La base operativa, e non poteva essere altrimenti, fu lo storico idroscalo dell'Aeronautica Militare a Vigna di Valle che supportò l’opera mettendosi a disposizione sia per l’ormeggio del batiscafo che per le bombole di ossigeno necessarie per l’equipaggio. Nessuna leggenda lacustre venne svelata ma - come ebbe a dire L’Unità - si rinvennero villaggi di età preistorica (non quello Neolitico della Marmotta scoperto solo nel 1989) e un velivolo affondato nel 1971, un Grumman a quattro posti. Il F.A. Farel, il cui nome voleva omaggiare il noto limnologo elvetico François-Alphonse Farel (1841-1912), si rilevò idoneo alla bisogna. Il batiscafo

era stato costruito nel 1978 dallo stesso Jacques Piccard nello stabilimento Giovanola di Monthey ed era stato varato a Ouchy (Losanna). Il batiscafo discese anche nelle profondità dello Stretto di Messina arrivando a 560 metri. Oggi fa bella mostra di sé alla Maison de la Rivière a Tolochenaz. Era probabilmente dai tempi di Maurizio Moris e di Umberto Nobile che il lago di Bracciano non vedeva tanta scienza e tanta voglia di osare e di esplorare.

L’accoglienza fu, da una parte delle comunità del lago, entusiasta. Se ad Anguillara l’allora sindaco Augusto Montori sosteneva appieno l’operazione, a Bracciano, nelle sale del Castello OrsiniOdescalchi, si tenne - come racconta il citato articolo - la conferenza stampa finale. Da allora, se si eccettuano quelle del professor Loreto Rossi, Docente di Ecologia alla Sapienza di Roma, non sono state più effet-

Manifesto d’epoca originale (Collezione privata)

uò definirsi il pioniere dell’ecologia e dell’ambientalismo sul lago di Bracciano. Ed era solo il 1982. Jacques Piccard dopo aver toccato letteralmente il fondo scendendo nelle profondità oceaniche delle Fosse delle Marianne a circa 11mila metri di profondità approdò sul lago con il suo sottomarino F.A. Forel a studiare l’ecologia e l’archeologia del lago di Bracciano in una campagna che interesserà anche i laghi di Albano e Nemi e soprattutto il lago Lemano di Ginevra.

Settembre 2022 4 Gente di Bracciano

Quando Jacques Piccard si immergeva in batiscafo nel lago

P

di

tuate ricerche nelle profondità del lago di Bracciano. L’eco delle operazioni di Piccard hanno comunque accomunato il lago di Bracciano alle imprese della storica famiglia Piccard, degna di una saga, già ispiratrice di Gabriele D’Annunzio oltre che di personaggi del cartone francese TinTin e della serie Star Trek. Se Jacques è succeduto al padre August oggi il nome della famiglia è tenuto alto da Bertrand Piccard, nato a Losanna nel 1958, un autentico “nipote d’arte”. Ha fatto il giro del mondo due volte, una volta in mongolfiera senza fare scali in 19 giorni, 21 ore e 47 minuti (1999), l’altra, nel 2015-2016, con l’aereo Solar Impulse 2 alimentato esclusivamente a energia solare.

Graziarosa Villani

Settembre 2022 5

Sopra e sotto il battiscafo impiegato per le ricerche nel lago di Bracciano

PassionesecondaAnguillara,ClubclassificataalCampionatoNazionaleAcsiRiccione.edimpegnoripaganosempre.

Gente di Bracciano si congratula con Diana Guitarrini dello Skating

Gente Bracciano

rimanere aggrappato alla vita. Queste persone hanno problemi più urgenti del riscaldamento globale o della crisi della democrazia liberale, e poi l’umanità è afflitta da virus e dalle guerre nel mondo cosiddetto “civilizzato”. Il cambiamento climatico potrebbe rendere inabitabile alcune zone del mondo e spingere enormi flussi di rifugiati attraverso il Mediterraneo e portare alla crisi alimentare e sanitaria a livello mondiale.Mala domanda rimane la stessa, che cosa sta accadendo oggi nel mondo, qual è il senso profondo di quello che succede? Che cosa possiamo fare a proposito di notizie false? La democrazia liberale è in crisi, sta per scoppiare la terza guerra mondiale.

La lucidità è potere. Il valore del pensiero critico

Quali sono

A cura di Claudio Calcaterra

Molti di noi possono a stento permettersi il lusso di approfondire queste domande, perchè siamo pressati da ben altre urgenze: lavorare, prendersi cura dei propri figli o assistere genitori anziani. Se il futuro viene deciso in nostra assenza, poiché siamo troppo occupati a dar da mangiare e a vestire i nostri figli, a pagarne le conseguenze saremmo sempre noi. Certo non è giusto, ma chi ha mai detto che la storia sia giusta?

n un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere, chiunque può partecipare al dibattito sul futuro dell’umanità, ma rimane difficile mantenere una visione chiara. Spessononciaccorgiamo quali siano le questioni importanti.

Le connessioni tra le grandi rivoluzioni della nostra epoca e il pericolo del terrorismo possono condizionare milioni di esseri umani, così la crisi della democrazia liberale non si gioca solo nei parlamenti e nei seggi elettorali, ma anche nei neuroni del

Riflessioni attorno al mondo, tra il personale e il globale

6Settembre 2022 Gente di Bracciano

Purtroppo, nell’attuale clima politico qualunque pensiero critico del Liberalismo e della democrazia potrebbe essere strumentalizzato da autocrati e vari movimenti illiberali, il cui solo interesse è gettare discredito sull’ordinamento democratico piuttosto che aprire una discussione sul futuro dell’umanità, perché costoro non tollerano la minima critica nei loro confronti. Ètipico dei sistemi politici illiberali quello di ostacolare, con ogni mezzo, l’espressione del libero pensiero, anche fuori dai propri confini.

In modo particolare voglio considerare gli avvenimenti di oggi per comprendere le questioni attuali e i dilemmi dell’umanità.

L’Europa deve mantenere le porte aperte agli immigrati? Il sovranismo può risolvere i problemi causati dalla disuguaglianza e dal cambiamento climatico?

nostro cervello. Ma in un’era in cui scienziati, multinazionali e governi stanno violando il nostro cervello, è molto più preoccupante la specifica dimensione globale delle nostre vite personali.

Che cosa sta accadendo adesso, quali sono oggi le sfide e le opzioni più urgenti e che cosa dovremmo insegnare ai nostri figli?Una madre single che lotta per procacciare il pranzo e la cena per i propri figli, migranti a bordo di una carretta del mare nelle acque del Mediterraneo scrutano l’orizzonte in cerca di un approdo, un uomo in fin di vita raccoglie le ultime forze per

Senza critica non si possono emendare i suoi difetti per cercare di superarli, anche per apprezzare e difendere la libertà di espressione.

le questioni importanti?

L’Occidente, la Cina, l’Islam?

Èpossibile trovare un riferimento etico in un mondo che si estende di gran lunga senza il minimo controllo da parte dell’uomo e che guarda, ormai, con sospetto tutte le ideologie?Sulfinire del XX secolo sembrava che le grandi battaglie ideologiche tra Fascismo, Comunismo e Liberalismo si fossero concluse con la vittoria del Liberismo. Ma i diritti umani e il capitalismo del libero mercato hanno conquistato il mondo intero. Tale questione è particolarmente pregnante perché il Liberismo sta perdendo credibilità nel momento esatto in cui la diplice rivoluzione informatica e biotecnologica ci pone davanti alle più grandi sfide che l’uomo abbia mai approfondito.

Ciò mette in evidenza quanto sia importante denunciare i pregiudizi religiosi e politici, i privilegi razziali e di genere e la volontaria complicità dell’oppressione esercitata dalle istituzioni.

I

Quale civiltà dominerà il mondo?

La convergenza delle tecnologie informatiche e di quelle biologiche potrebbero espellere dal mercato del lavoro miliardi di esseri umani e mettere a rischio sia la libertà che l’uguaglianza. Potrebbero anche generare dittature digitali in cui tutto il potere ricadrebbe nelle mani di un piccolo gruppo, di Pertanto,un’élite.quando osserviamo le sfide che pongono di fronte all’uomo è necessario comprendere i limiti di questo modello politico e come poterlo adattare per migliorare le sue attuali istituzioni.

Inconsapevolmente “costellano” un tragitto, pietre miliari nel proprio percorso.

un’etica legata al nostro tempo, e ribadire con forza che accordi internazionali, politica e scelte personali possono salvare vite.

“Gli ultimi” è un quadro di dieci anni fa e in quel periodo i barconi, le cosiddette

Cristiano Guitarrini

“L’arte implicata” di Cristiano Guitarrini. Quando un quadro è denuncia, memento e testimonianza

T

Ho spesso creduto che un quadro, quando sentito, potesse essere svincolato dalla sua tematica, perché già portatore in sé di un bagaglio formale, emozionale, culturale.

“Gli ultimi”

7Settembre 2022 Gente di Bracciano

rovare le ragioni del proprio fare è sempre un’operazione “spinosa”. Nel senso che agire per questioni di principio spesso ci inchioda alla retorica della coscienza, imponendo, nel migliore dei casi, un livello di “onesta consapevolezza” che, a ben guardare, ci riporterebbe al nostro amato equilibrio, alla nostra sperata serenità. Ma non sempre è così. Tanto più se si parla di Arte, si presume che tutto nasca da un’esigenza, da un bisogno irrisolto, da una questione aperta, per così dire… Così alcuni dipinti ci seguono come un’ombra, tragicamente attuali, raccontando storie vive a distanza di anni.

Qualcuno ha detto che il sangue sotto i “fucilati” nel quadro di Goya è sempre fresco.

“Gli ultimi”, opera del pittore Cristiano Guitarrini

Nel caso de “Gli ultimi” ho pensato alle persone rappresentate, come un unico corpo, senza nessuna individualità. I nomi e le storie di ciascuno appena percepiti, appiattiti dai notiziari, annullati in un’unica massa. La barca quasi svanita. Unici mezzi di trasporto rimasti la speranza, la fede, la disperazione. Forse anche qui la pittura porta con sé qualità formali, culturali, perfino estetiche, ma come conseguenza.

CertiÈcosì.lavori segnano il tempo.

Tuttora si parla dell’importanza dell’“arte applicata”, cioè finalmente fruibile nel nostro quotidiano. In questo periodo sembra invece più problematico fare dell’“arte implicata”, portatrice quindi di

Si dice sempre che Caravaggio ha fatto la rivoluzione con un cesto di frutta… è vero, ma non sempre è così.

Soluzione: trovare a tutti i costi i soldi per pagare la “traversata”, salire su un gommone scassato o, in alternativa, morire lì sulla spiaggia, con un colpo di fucile.

“carrette del mare” e le immagini di uomini, donne e bambini in fuga affollavano i telegiornali e la carta stampata. In seguito ho incontrato persone che hanno affrontato quel terribile viaggio, passando per le carceri libiche, subendo abusi e inimmaginabili violenze fisiche e psicologiche.

Le ragioni del nostro agire sono quindi questioni “spinose” e l’espressione artistica si complica. Un quadro forse può diventare solo “memento” e “testimonianza”.

A distanza di anni la superficie dipinta assume drammaticamente la connotazione dello specchio. Ed è triste osservare che, ancora oggi, l’immagine riflessa non è cambiata.

Settembre 2022 8 Gente di Bracciano

C’

Sole e Luna il 7 ottobre 2010 (Fonte NASA)

Tessendo storie con la/il Sole, il/la Luna

“Ladyhawk” è immediato, lei al passaggio del giorno diventa falco, lui al passaggio della notte lupo per ritrasformarsi a ogni alba, a ogni tramonto, è la “fatwa” del vescovo follemente innamorato di Ladyhawk follemente innamorata di Etienne Navarre, il cavalierelupo, non potrà averla lui? allora nessuno, ma non si accontenta di ucciderli, feroce e crudele rappresentante di Dio sulla Terra fa un accordo con Satana in modo che i due possano solo intravedersi nel passaggio del giorno alla notte e viceversa, un uomo che vede un falco e una donna che vede un lupo, per un attimo… un tormento per quelle due povere anime solo desiderose di amarsi… uhmm!!!... dov’ero?... ah sì, alla leggenda cinese!… un giorno Dio li chiamò e disse loro che voleva che la Terra fosse allietata dalla Luce: “tu Luna, illuminerai la notte, incanterai gli innamorati e sarai fonte di ispirazione per gli artisti, quanto a te Sole, tu illuminerai la Terra durante il giorno, fornirai calore agli esseri umani e con i tuoi raggi renderai felice la gente”… alla feral notizia la Luna si disperò e iniziò a piangere a dirotto sino a diventare spenta e cerulea, davanti a tanto strazio quel Dio decise di dare una possibilità ai due innamorati permettendo loro d’incontrarsi di tanto in tanto, fu così che nacque l’eclissi e lo splendore del loro abbraccio è così intenso che gli occhi degli umani non possono guardare, rimarrebbero accecati nel vedere tanto Amore…

era una volta una comunità di griot che cantavano alla Luna le storie dei loro villaggi e la Luna rideva, rideva, al che il Sole, all’alba, al momento della consegna del giorno, le chiese cosa avesse tanto da ridere, l'aveva sentita fino al parallelo opposto, non l'aveva mai sentita così allegra…il fatto è che c’è una comunità di griot, gli disse la Luna, che sa raccontare storie improbabili che sembrano vere e stanotte mi hanno suggerito di confessare agli innamorati il mio grande bluff, io sono sola e sto bene sola, mi amo così come sono, solo una volta sentii un brivido quando un barone appelacchiò sul mio cratere spredico, quello del ritorno all'infanzia quando i ricordi diventano miele per il viandante in cerca delle sue tracce, sì! sì! so cosa vuoi dirmi, che arrivarono poi strani uomini in tuta a passeggiare sul mio suolo, di loro sono preoccupata, sono colonizzatori… al che il Sole, divertito e incuriosito, aumentò di un paio di gradi il suo calore per vedere di fare colpo sull’algida amica occasionale di sempre che continuò a raccontare… il Sole non capiva dove volesse parare la Luna, provò a chiederle altro ma la consegna era già fatta, il giorno s’era alzato a la Luna era andata per i suoi passi… ogni volta che si reincontrano il Sole a chiedere lumi e la Luna a evadere le domande, un sottile giuoco dell’anima per continuare a pensarsi “amici” ingannandosi consapevolmente… ho scritto “amici”, in effetti amica e amico e pure con qualche garbuglio lessicale, per esempio nella cultura guaranì, quegli indios che vollero credere a quei gesuiti che arrivarono fino a loro per insegnargli a pregare e a cantare il loro Dio seppure insieme ai loro vecchi spiriti della vita, finì che furono tutti macellati dai cattolicissimi re di Spagna e Portogallo accompagnati da un cardinale pilatesco inviato da Santa Romana Chiesa per provare a risolvere il guazzabuglio: eretici satanati dai gesuiti, il Papa non poteva vederli, o nuovo cristianesimo? alla fine prevalse l’oro che spagnoli e portoghesi avevano capito sarebbe arrivato dallo sfruttamento di quelle terre, ricordate il film “Mission” con Robert De Niro?… uhmm!!! dov’ero?... ah sì! i guaranì chiamavano la Luna al maschile, “il Luna”, e il Sole al femminile, la Sole, a me fa dif-

ficile invertire l’ordine di genere dopo che per secoli, qui da noi, la Luna è stata rappresentata come una femmina romantica sempre disponibile ad accogliere il primo bacio furtivo di due ragazzi persi nel loro Amore e il Sole un maschio furente che proietta fasci di calore che ci arrostirebbero senza il filtro che centinaia di secoli di piogge hanno formato tra noi e Lui… un’antica leggenda cinese narra che quando il Sole e la Luna si incontrarono per la prima volta si innamorarono perdutamente, a quei tempi il mondo non esisteva ancora, e quando un Dio che dirvi non so finì di crearlo tutto era buio, così volle abbellirlo con la luce, decise che il Sole avrebbe illuminato il giorno e la Luna la notte, obbligandoli, così, a vivere per sempre divisi… il richiamo al film

Francesco Mancuso

Il mio Luna.

Parlavamo fitto fitto con Guido per cercare emozioni, una sera, eravamo colmi di sogni e di grappa, decidemmo che avremmo aspettato l’alba da un monte che sovrastava il rifugio dove eravamo soliti andare quando riuscivamo a mettere insieme i soldi per un fine settimana di neve, amavamo i silenzi della montagna che ci raccontava storie a noi impensabili.

vero non vedemmo mai, nuvolacce nere a coprirla, fu una fortuna che sparirono quando il fratello-amante del Luna si alzò, m’aspettavo meraviglia, trovai delusione, uno spettacolo che avevo sentito declamare con retoriche pruriginose si presentava a me senza che io sentissi nessun senso accendersi se non il desiderio di un ricco caffè bollente e una brioche di cioccolata appena sfornata. Tornammo al rifugio, stanchi, delusi, assonnati e dormimmo tutta la mattina, fieramente antagizzati.

Avevo vent’anni e non mi piaceva come andava la mia vita, grigia, monotona, senza lampi. Una sera uscimmo dal lavoro con Claudio, era un freddo febbraio del 1963 e decidemmo di andare a fare un bagno a Torvajanica, nudi. Arrivammo lì con la mia cinquecento verdolina, trovammo una stradella che ci portò sulla spiaggia, la Luna ci guardava curiosa, sul mare riflessa la sua luce diafana. Un incanto. Via i vestiti e via a tuffarci, ridevamo della vita, di noi, di quella beffa al buon costume, finchè Claudio non mi disse di guardare due ombre che si aggiravano attorno ai nostri vestiti, erano due immensi cani lupo, rimanemmo a lungo in acqua nella speranza che se ne andassero, una silenziosa Luna a illuminare la scena, sentimmo freddo, bisognava uscire, facemmo la “conta” e toccò a Claudio, se si doveva essere sbranati meglio uno che due, lo vidi uscire, arrivare ai vestiti, allungare una mano per prenderli, i due cani erano due statue di sale, poi un fischio e il più grosso gli mise le zampe sulle spalle guardandolo dritto negli occhi, la Luna rideva a crepapelle, io un po’ meno, poi arrivarono due militari, mitra in mano, che allontanarono i cani e mi ordinarono di uscire, tremante, con una mano a coprir lo stanco membro, arrivai davanti a loro, in alto le mani, stavo per svenire, di paura, di vergogna anche se un folletto, dentro me, se la rideva, sarcastico, era un film, un sogno, non la realtà, improvvisamente arrivò un tenentino, aveva la nostra età, che ci informò che stavamo facendo il bagno in una zona militare, off limits, urlava come il sergente dell’”Ufficiale gentiluomo”, poi, improvvisamente si mise a ridere con la Luna come mai avevo sentito ridere qualcuno, sparite coglioni prima che vi faccia fucilare, raccogliemmo le nostre cose, io persi le mutande, mamma se ne accorse e mi prese in giro per un mese intero, e via alla macchina, ci beccammo una freddata pazzesca e un rancore per la Luna, avrebbe pure potuto avvisarci prima! Ecco perché sento qualche resistenza quando leggo poesie su di Lei.

La mia Sole.

Se non avessi visto il sole avrei potuto sopportare l’ombra, ma la luce ha reso il mio deserto ancora più selvaggio.

… una volta, tanto, tanto tempo fa, nel cielo brillavano sette soli, i loro raggi sulla terra procurarono una terribile siccità che creò spaccature nel terreno, non crebbe più nulla, i mari e i fiumi prosciugarono, gli alberi e le piante si seccarono, gli animali morirono per il caldo e per la mancanza d’acqua e anche gli uomini cominciarono a morire di troppa calura. Ma qui, in Mongolia, viveva Erkhii Mergen, un arciere di incredibile bravura che colpiva con le sue frecce qualsiasi cosa volesse. Un giorno una delegazione di uomini, animali e piante si recò da lui, lo pregarono di scagliare frecce contro i sette soli per abbatterli. Erkhii Mergen non solo disse di sì, ma promise, tanto era sicuro di sé, di amputarsi i pollici, così da non essere più in grado di usare un arco e di vivere in una tana nel terreno e mangiare erba come fosse una marmotta, nel caso in cui non fosse riuscito nell’impresa. Fu così che Erkhii Mergen cominciò ad abbattere uno dopo l’altro i soli, da est a ovest. Quando arrivò all’ultimo sole, prese la mira con cura e scagliò la freccia. Ma non vide che in quel momento una rondine stava volando proprio sopra di lui, così la freccia colpì la sua coda rendendola biforcuta e impedì a Erkhii Mergen di eliminare l’ultimo dei soli. In quel momento il sole si accorse del pericolo e si andò a nascondere dietro le montagne, ad ovest. Furioso con la rondine l’arciere montò in groppa al suo cavallo che promise al suo cavaliere di amputarsi le zampe anteriori se non fosse riuscito a raggiungere la rondine, corse come una furia per permettergli di ucciderla con il suo arco e le sue frecce ma la rondine era troppo veloce e quando venne la sera Erkhii Mergen ed il cavallo dovettero fermarsi perché non riuscivano più a vederla. Le promesse furono rispettate: il cavallo si ritrovò senza due zampe diventando così quello che oggi viene chiamato il topo-canguro mongolo, le cui zampe anteriori sono troppo corte ed è costretto a saltellare sulle posteriori, Erkhii Mergen si amputò i pollici e cominciò a vivere in tane nel terreno come una marmotta, fu da quel momento che le marmotte ebbero solo quattro dita per zampa. Ma Erkhii Mergen non riusciva a darsi pace per il suo errore con l’arco, ogni giorno fissava il sole immaginando di poter impugnare di nuovo un arco e di poter scagliare ancora una freccia verso di lui, quel sole che, ancora impaurito, continua a fuggire da est ad ovest dando così vita sia al giorno che alla notte…

La leggenda di Erkhii Mergen

Avevo vent’anni e non mi piaceva come andava la mia vita, grigia, monotona, senza lampi.

Un giorno che dirvi non so incontrerò Erkii e gli chiederò se è il Sole ad inseguire la Luna, o il Luna a inseguire la Sole e se il Cielo non si stancherà mai di far loro da terzo incomodo, antico buacciolo stramaccato.

Giacomo Leopardi.

Settembre 2022 9 Gente di Bracciano

Avviso al lettore, alla lettrice.

Partimmo verso mezzanotte, occorrevano due ore per arrivare in vetta, almeno così ci disse la guida che era con noi, faceva freddo, finchè la grappa c’aiutò andò tutto bene ma man mano che si perdeva nel sangue arrivò freddo e paura, nella notte un silenzio a cui non eravamo abituati amplificato da lontani ululati e da qualche stormir di fronda a cui eravamo impreparati, ma avevamo vent’anni e riuscimmo ad arrivare in cima prima della consegna del giorno da parte del Luna che a dire il

Dimmi che fai silenziosa luna?

Quando Graziarosa, la direttrice di Gente di Bracciano, mi ha chiesto di scrivere qualcosa per il giornale ero intortato, così decisi di scrivere qualcosa a cui non fossi pronto, qualcosa che richiamasse il segno del realismo fantastico che fa immensa la letteratura sudamericana con le sue “Vene scoperte”, Galeano, dall’imperialismo di un occidente che chiama libertà il consumare le ricchezze altrui. Questo il tentativo, sperando che queste parole gettate nella mischia possano essere gradite a chi legge. Perché il/la Sole, il/la Luna, almeno per me, sono solo lonfi lampridi che attutiscono spracamati orli di città contramate, che non so assolutamente cosa voglia dire sperando che chi legge riesca a trovare la chiave in grado di decriptare queste parole, occorre solo fantasia e cura dei suoni. Bene, vi lascio con una storia che mi ha raccontato una guida mongola sul lago Bajkal:

Emily Dickinson.

Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga di riandare i sempiterni calli?........

Due anime ottocentesche, due anime che vivevano di poesia, due anime che cercavano il senso della vita navigando in mari scoprigliati: la Natura, l’Amore, la Morte… e la Sole e il Luna a guardarli commosso/a, a voi decidere se preferite il Sole maschio e la Luna femmina, cambia poco, anzi nulla. Ed ora desidero raccontarvi il mio Luna e la mia Sole.

Renato Carosone: Bracciano il suo buen retiro

Tanto estro inspiegabilmente all’apice del successo si è interrotto per volere dello stesso artista che, successivamente, si è concesso per qualche tournée o qualche importante apparizione televisiva. Sul ritiro dalle scene lo stesso Carosone disse in una intervista: “Non è stata una decisione improvvisa. Ci pensavo fin da ragazzo. Cominciavo appena a cantare e a suonare in Africa Orientale e già mi dicevo: “Un giorno, potendo, mi ritirerò a vita privata””. Carosone il grande si è spento a Roma nella sua casa di via Flaminia il 20 maggio 2001.

Il grande della canzone italiana dopo l’addio alle scene scelse i panorami del lago

La sua musica ancora entusiasma, tanto Carasone ha saputo innovare poggiando il suo sound su una solida istruzione musicale conquistata con un diploma di pianoforte al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli.

Nelle sue canzoni Carosone ha saputo ironizzare sulle mode calcando la mano sull’esterofilia dirompente degli anni Cinquanta - Sessanta. In questo ambito si iscrivono pezzi come Tu vuò fà l'americano, ‘O sarracino e la stessa Caravan petrol sul mondo arabo. Ricordare Carosone significa non dimenticare anche i suoi compagni di viaggio: Peter Van Wood e Gegé Di Giacomo.

Un cittadino d’eccezione per Bracciano, discreto, pur essendo uno dei mag giori interpreti della canzone italiana. Dopo l’esordio a Napoli, l’avventura africana ad Asmara, Carosone e alla sua band l’orchestra delle quindici furono il primo gruppo musicale della Tv italiana, il 3 gennaio del 1954 nello stesso giorno dell’avvio delle trasmissioni. Carosone, ispirandosi all’interprete d’oltreoceano come Spike Jones, ha saputo regalare al pubblico italiano brani che non invecchiano mai in un ventaglio di generi che vanno dalla melodica Marruzzella, la sua prima canzone, del 1954 alle ironiche Torero, Pigliate 'na pastiglia, Chella llà.

occa Romana come il Vesuvio, il lago di Bracciano come il Golfo di Napoli. Con queste visioni il grande della musica italiana Renato Carosone scelse come suo buen retiro una villa con vista lago a Bracciano. Fu qui che si ritirò dopo l’incredibile addio alle scene annunciato in una trasmissione televisiva all’apice del suo successo 7 settembre 1959.

Ma il lago di Bracciano non l’ha perso del tutto. Le sue ceneri sono tumulate al cimitero di Trevignano. Nel pensiero di Carosone, forse, ai piedi di quel Vesuvio immaginario che la cima di Rocca Romana tanto gli ricordava. G.V.

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Renato Carosone con la sua Band. Sotto lo spartito di Maruzzella

Settembre 2022 10 Gente di Bracciano

Settembre 2022 11 Gente di Bracciano

Vuole ampliare i locali “per gli usi d’ufficio di questo municipio”.

Gandini, 11. Petrucci.Si tratta evidentemente delle famiglie più benestanti di Bracciano.La demolizione del “teatro popolare “ costituisce una perdita grave. Ma nessuno, a quanto pare, allora protestò. Niente del genere verrà più costruito e Bracciano ancora aspetta la realizzazione di un teatro che possa davvero definirsi tale. G.V.

Alcuni documenti d’archivio, già citati dall’archivista Massimo Giribono in un articolo pubblicato su Fuori dal Comune per la rubrica “L’Archivio Parlante”, carte alla mano, dà qualche indicazione. Édel 1754 un documento che riporta notevoli spese “ad uso di pittura” eseguiti da un certo Francesco Celoni”.

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Tra le motivazioni si parla anche di pericolo d’incendio poiché il teatro è costruito interamente in legno. Dal progetto di demolizione si evince che il teatro era dotato di palcoscenico, scenari, giro dei palchi, bancate della platea, pavimento inclinato di legname, bocca d’opera.

“Primaciascuno.diprocedere alla demolizionescrive Giribono nel citato articolo - il Comune sollecita i proprietari dei palchetti a cedere i propri diritti di proprietà assicurando che verranno rimborsati con un compenso in denaro stabilito in 80 lire o che avranno di nuovo i palchetti nel caso in cui si decida per la costruzione di un nuovo teatro”.

il “Teatro delle recite e delle commedie”

Interamente in legno si trovava nel Palazzo comunale. I palchi dei maggiorenti del paese

Alla rappresentazioni assisteva, in alcune occasioni, il duca. Oltre un secolo di attività fino al 1875 quando il Comune di Bracciano ne decide la demolizione.

Quelli del secondo ordine appartengono alle famiglie: 1. Bergodi, 2. Rubechi, 3. Cappellini, 4. Traversini, 5. Mozza, 6. Desantis, 7. Piva, 8. Piazza, 9. Casetti, 10.

Disponeva inoltre di quattro ordini con 11 palchi

1875: il Comune di Bracciano demolisce

Una struttura che conosce il suo periodo più fortunato tra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell’Ottocento.

Il teatro comunale di Bracciano “veniva chiamato - come scrive Angela Carlino Bandinelli - “teatro delle recite e delle commedie” ma anche “teatro popolare”.

Uno schizzo indica i nomi dei proprietari dei palchi centrali del primo ordine: 1. Comune, 2. Grillo, 3. Sabatucci, 4. Floridi, 5. Comune, 6. Comune, 7. Comune, 8. Quinti, 9. Tamburri, 10. Cini, 11. Nardelli.

“Altri interventi ragguardevoli sono poi segnalati - scrive Giribono - nel 1782 quando il sarto Giorgio Piccioni viene pagato per aver “riapezato il Sipario e le Scene” mentre sempre nello stesso anno il falegname Pietro Sarti riceve “scudo 1 moneta per coppie di quattro regoli novi per illuminare le scene trasparenti”.

ella foga demolitiva spesso si cancellano pezzi unici irripetibili. É successo anche nella Bracciano post unitaria che, con l’intento di ampliare gli spazi ad uso dell’amministrazione, ha smantellato un piccolo gioiello: il teatro comunale realizzato a partire dal 1701, con l’aiuto del principe Livio Odescalchi.

“Da sempre - sottolineano le due associazioni - sosteniamo che la formazione delle idee e la cultura siano alla base del progresso, soprattutto in ambito sociale, e crediamo che l’arte possa avere un ruolo importante in questo processo di evoluzione culturale con la sua immediatezza, specialmente dove la dialettica spesso non arriva. Già da molti anni lavoriamo ad un progetto che possa rappresentare, a Bracciano, un riferimento per l’espressione

12Settembre 2022 Gente di Bracciano

“Un Teatro per Bracciano”

artistica (musica, teatro, cinema, danza…) e culturale (dibattito, confronto, conferen ze…) dove poter fornire un’opportunità di crescita, di confronto e di collaborazione tra i singoli cittadini e le associazioni che nell’arte e nelle idee hanno il loro riferi mento. Questo progetto mira, attraverso un cartellone di eventi artistici di realizza re nel teatro “Charles De Foucauld” un centro culturale che, attraverso gli spetta coli proposti, sappia finanziare il miglioramento del teatro stesso (già realizzati sipario, tende, camerini, etc ) rendendolo sempre più fruibile e artisticamente ade guato”Centro culturale ma anche tanta soli darietà. “In questi anni precisano le due associazioni - abbiamo destinato il ricava to di alcuni spettacoli a progetti di solida rietà e beneficenza contribuendo a soste nere iniziative benefiche come, ad esem pio: l’acquisto di un sollevatore da piscina per rendere fruibile l’attività ludica e ria bilitativa di chi ha disabilità fisiche; il

Passione ed impegno delle associazioni Generazione Musica e Fa.Ro’. Tra spettacoli, dibattiti e solidarietà

Giunto alla quinta edizione, il progetto ha permesso al teatro “Charles de Foucauld” di via delle Palme di proporre un cartellone artistico che da ottobre a giugno vede l’alternarsi di eventi musicali, teatrali e culturali che rispondono ad una precisa esigenza del territorio.

Quinta edizione del grande progetto

sostegno alla Caritas e all’associazione Auxilium che, in collaborazione coi servi zi sociali del locale distretto socio sanitario Asl Roma 4, forniscono aiuti alimenta ri e generi di prima necessità alle famiglie disagiate; il sostegno a progetti di psicon cologia a favore della Fondazione Pro meteus e dell’associazione “Uno Spazio Per Te”; progetti di prevenzione e infor mazione nell’ambito della violenza contro le donne; la destinazione, da febbraio 2022, di parte del ricavato degli spettaco li in favore della comunità ucraina presen te nel territorio.

Associazione Culturale Generazione Musica e l’Associazione Fa.Rò. Onlus col sostegno e l’ospitalità della Parrocchia del Santissimo Salvatore protagoniste ormai da anni del progetto “Un Teatro per Bracciano”.

Abbiamo inoltre dedicato alcuni even ti alle associazioni HEAL e Fa.Rò che si occupano di sostegno alla ricerca e alle necessità dei piccoli pazienti in oncologia pediatrica”.Malanuova stagione teatrale è alle porte. “Per la stagione 2022/23 abbiamo realizzato un programma artistico di even ti che saprà regalare a tutti la possibilità di trovare qualcosa che risponda ai propri

rappresentazione

Una teatrale

L’

Duo Carta Bianca

Nella scelta dei materiali si è tenuto conto del contesto della campagna romana: cotto per il pavimento a terra, travertino classico per le finiture e legno per le coperture, per gli arredi e per i poli liturgici”.

Si tratta di “Siamo Positivi” del duo comico “I Carta Bianca”, reduci da una fortunata e acclamata tournée estiva lungo tutta la penisola. Avremo il privilegio di vedere in anteprima lo spettacolo che a dicembre approda al Teatro Brancaccio di Roma. Ringraziamo - sottolineano ancora le associazioni Generazione Musica e Fa.Ro’ - il parroco don Fernando Ferreira Cruz, per il sostegno al progetto e auspichiamo che questo sforzo, artistico, tecnico ed organizzativo realizzi quello che è il nostro obiettivo principale: riavvicinare i cittadini ad una dialettica basata sullo scambio culturale che possa rendere completo il nostro percorso di crescita umana e civile”.

Al piano terra di un casale realizzato nel 1930 dai Patrizi si trova la Cappella della Natività della Vergine che fa capo alla Parrocchia di San Filippo Neri e alla Diocesi di Porto Santa Rufina, diocesi retta oggi dal vescovo illuminato Gianrico Ruzza. Espropriata dall’Ente Maremma e passata all’Arsial, è stata ceduta alla parrocchia di San Filippo Neri nel 2015.

Fin dalla sua fondazione la struttura è stata luogo di culto sussidiario della parrocchia. I fondi per l’8 per mille alla chiesa cattolica hanno consentito il completo restauro della struttura ecclesiale con lo stanziamento di 300mila euro. La cappella oggi - riporta la scheda relativa del sito chieseitaliane - “all’interno presenta un’aula unica separata dall’abside da un arco a sesto ribassato e soffitto piano. La decorazione interna è minimale e contemporaneo: pareti a tinta unita color crema e arredi sacri in legno. “A causa di cedimenti strutturali sulle fondazioni, sulle murature e sulla copertura - riporta un articolo di Simone Ciampanella - con la supervisione della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio sono state eseguite opere radicali di consolidamento.

Salvatore Passarelli ringrazia il cardinale Tisserant per una sua visita. «Eminenza reverendissima, a nome di tutti gli assegnatari del Sambuco vorrei dimostrarle tutta la nostra riconoscenza e la nostra gioia provata per la sua venuta fino al Sambuco. Non ci sognavamo neppure tutto questo e siamo rimasti veramente commossi nel vederla fra noi contadini. Non sono capace di manifestarle tutto quello che abbiamo provato però vorrei almeno chiederle ancora una volta qualche altro giorno di gioia.

La Cappella della Natività della Vergine

Il primo evento, in programma il 1° e 2 ottobre, costituisce una “prima” assoluta.

elle campagne del Sambuco che furono dell’Ente Maremma il 17 febbraio del 2019, si è tenuta la cerimonia di riapertura della chiesa della zona.

130Settembre 2022 Gente di Bracciano

La Cappella della Natività della Vergine al Sambuco

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gusti e alla propria sensibilità. Il cartellone artistico verrà presentato al pubblico il 24 settembre alle 18 al teatro “Charles De Foucauld”, evento nel corso del quale gli stessi artisti illustreranno gli spettacoli e gli eventi di questa stagione.

Completamente rifatti tutti gli impianti:

elettrico e di allarme, idrico, termico-sanitario e per la depurazione biologica.

I lavori hanno riguardato il miglioramento sismico intervenendo sulla fondazione con la posa di micropali, adottando anche soluzioni per evitare la risalita dell’umidità. Effettuata la placcatura con doppia armatura delle murature e realizzata una copertura lignea a capriata.

Anche per le finiture interne ed esterne sono state eseguite opere radicali: dall’intonacatura alle pavimentazioni, con serramenti dotati di dispositivi per la sicurezza.

Lo stesso Ciampanella, assistente stampa del vescovo, riporta nell’articolo anche una lettera del 29 marzo 1955 con la quale

L’attendiamo ancora fra noi e le esprimiamo tutto il nostro affetto».

I ristoranti hanno lucidato le stoviglie. Un mazzetto di fiori sopra la tovaglia. Un parapiglia in cucina, due Qualcheolivette,polpetta nel piatto di portata. Ride e chiacchiera un’allegra brigata.

S’è acceso un lume, la luna a spicchio, dondola sul campanile di Santa Maria Novella.

Riccini, Pedaletti, Fausti, Di Benedetto. Un mucchietto di vite spese così, senza tanta gloria, date alle patria e alla memoria.

Ancora di vento una folata. Il Soratte sull’attenti, ombroso e severo. Dietro, i Reatini, qualche volta con la cima innevata. Bracciano ormai è in piedi, bella che vestita.

Buona notte Bracciano bella, sogna la sua favola passata, ma pure quella che verrà.

Eppoi quei nomi stampati nella pietra. Lì vicino in piazza del Comune. Davanti ad un elmetto. Non li legge più nessuno. Ormai è acqua passata.

Vien dal Duomo antico appeso lassù sopra la gradinata porta il nome di Stefano, Santo impresso col suo martirio in fondo alla navata.

Simonetta De Giovanni

Persone a passeggio nel borgo (2021) Opere di Giuseppe Cocco

Sotto la cupetta che porta al castello Uno scalpitio di cavalli cavalieri armati e un corteo di dame velate una soltanto s’allontana. Nasconde una chiave dorata tra le pieghe della sottana. Chissà quale amore, quale intrigo complicato magari finito in un duello.

Passeggiata in versi per le vie di Bracciano

Filastrocca poverella

Fai due passi, quattro scalini, piazza Padella, e sei arrivato al Belvedere. Fà la Sentinella che nessuno porti via la gemma turchese del lago, lo zaffiro, tra i monti, incastonata.

Il sogno è svanito. I bar sono pieni di gente.

Il Sabazio poi è sempre affollato. Panna e cioccolato. Coi tavolini sulla passeggiata.

Bracciano si sveglia con le campane uno sbadiglio, il caffè appena uscito una folata di vento profumata.

La messa è finita. Escono due devote. Con la coroncina dentro la borsetta. Vicine vicine. Parlano stretto. Con il loro credo semplice ed imperfetto.

Scorcio del paese con torre campanile (2021)

La passione non è finita. Mattone su mattone a tirar su quel muro comune fino al tetto con la bandiera della pace e della libertà.

14Settembre 2022 Gente di Bracciano

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priva di illuminazione pubblica. La cosa rende molto pericoloso il transito anche perché spesso mi imbatto in pedoni, ragazzi che vanno probabilmente al Mac Donald. Vorrei chiedere perchè nessuno interviene? Cosa dice la polizia Letteralocale?firmata

Tutta la cittadinanza verrà coinvolta nell’evento: oltre ai premi della giuria tecnica ci sarà, infatti, anche il Premio assegnato dalla Giuria Giovani, composta dagli studenti e dalle studentesse dei licei di zona, e il Premio della Giuria Popolare.

15Settembre 2022 Gente di Bracciano

L’ingresso alla Mostra è gratuito fino a esaurimento posti. Info: https://mostracinemabracciano.com/

n evento da non perdere a Bracciano il 10 e 11 settembre con la Mostra Internazionale del Cinema di Bracciano che apre una finestra sulla cinematografia mondiale.

Basta Braccianese al buio tra Rinascente e Padre Pio

film sembrino comunicare segretamente tra di loro, come due amanti adolescenti che si fissano da palazzi lontanissimi”.

La cinematografia emergente mondiale si incontra a Bracciano

Una manifestazione inedita per il territorio organizzata dall’associazione di promozione sociale Gasp, dal collettivo Papermoon -0 cinema dalla carta alla luna e da Cultura Movens, patrocinata dai Comuni di Bracciano e di Oriolo Romano. Tre i luoghi che ospitano l’evento: il Teatro del Lago, il Chiostro Degli Agostiniani e l’Archivio Storico. Sono 24 le opere selezionate, tra animazione, sperimentale, finzione, documentario e videoclip musicali, su 509 film arrivati da 45 Paesi. Una selezione internazionale che ha coinvolto Stati Uniti, Italia, Germania, Spagna, Brasile, Cina, Egitto, Iran, Taiwan, Libano, Regno Unito, Portogallo

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Nella due giorni si alterneranno proiezioni e incontri con gli autori e le autrici delle opere selezionate. In particolare, i pomeriggi (dalle 17 alle 19) saranno dedicati ai film sperimentali e di animazione, le serate (dalle 21 alle 24) vedranno protagoniste le opere di finzione e documentari. Le opere in concorso saranno valutate da una giuria composta da Stefania Parigi, docente di Storia, teoria e critica del cinema presso l’Università degli Studi Roma Tre, Edgardo Pistone, regista e sceneggiatore, e Gianluca Abbate, artista e regista di film sperimentali.

“I film che proporremo hanno in comune la dote di saper dire con poco, di toccare l’assoluto partendo dal piccolo” sottolineano gli organizzatori. “È stato bello rendersi conto della poesia che contenevano questi film, delle novità linguistiche e degli scarti tematici, del coraggio di certi autori e autrici, del fatto che questi

Il 10 e 11 Settembre 2022 la prima mostra internazionale. Proiezioni e incontri con gli autori. Ad ingresso libero.

entile redazione, vi scrivo per parlare di un grave disagio. Mio marito spesso è ricoverato in ospedale e mi capita molte volte di andare a tardo pomeriggio sera a trovarlo ma devo constatare che, per un lungo tratto, la Braccianese, in particolare dalla rotatoria della Rinascente all’ospedale è

Su commissione del Pontefice disegnò fortezze e porti dello Stato della Chiesa. Salvato dalla distruzione il disegno è custodito al Museo Civico di Carpi

Il pittore di Benedetto XIII Girolamo Dosi: “Veduta del Castello di Bracciano”

Piazza animata di passanti, cavalli e carrozza. Su tutto domina la mole turrita del castello di Bracciano”. Nella scheda si specifica che “Pur non essendo firmato, le caratteristiche tecniche e stilistiche, simili agli esemplari precedenti firmati, lo fanno attribuire, senza dubbio, a Girolamo Dosi. Si tratta di attribuzione dello scrivente (A. Garuti ndr), essendo prima considerato di anonimo autore seicentesco”. Dosi lavorò a stretto contatto con l’architetto

Carlo Fontana. “La protezione influente di Carlo Fontana - scrive la Treccani su di lui - gli permise di ottenere i favori della Curia romana per cui durante il pontificato di Benedetto XIII redasse una Descrizione in prospettiva di tutte le fortezze e porti dello Stato della Chiesa, raccolta imponente dì disegni che andò perduta durante il viaggio di ritorno a Carpi. A questa serie apparteneva, con ogni probabilità, la superstite Veduta del castello di Bracciano (Carpi, Museo civico; disegno acquerellato su pergamena), resa con immediato e oggettivo realismo”.

I disegni di Dosi sui territori pontifici dovevano essere molto belli ed efficaci. Dosi non volle privarsene ma in gran parte andarono“Perdistrutti.ordine di Benedetto XIII - si legge in Notizie de’ pittori, scultori, incisori e architetti natii degli stati del Serenissimo Signor Duca di Modena di Girolamo Tiraboschi (1786) - visitò le fortezze tutte e i Porti dello Stato Ecclesiastico e in quell’occasione ne fe la Descrizione disegnandole in prospettiva con tale eccellenza, che il cardinal (Domenico ndr) Passionei per averla offerse a Dosi un’annua pensione. Egli non volle accettarla; ma ebbe il dispiacere negli ultimi suoi anni di vedersela involata, e di non poterne più avere contezza”. G.V.

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na grande carrozza tirata da sei cavalli, un basamentogiardino per il torrioncino e soprattutto molti piccoli locali a schiera con piccole porte, forse scuderie, appoggiate al bastione oggi non più in loco. Mette in evidenza elementi architettonici inediti dell’attuale piazza Mazzini di Bracciano, il disegno, già anonimo, ora attribuito con certezza a Girolamo Dosi. Un disegno non molto conosciuto che è scampato probabilmente alla distruzione dell’intera collezione di disegni che l’artista realizzò su commissione di papa Benedetto XIII che regnò dal 1724 al 1730. Si tratta di disegno acquarellato. Il disegno fa ora parte della collezione del Museo Civico di Carpi (Modena), città natale di Dosi. La scheda del Ministero della Cultura che identifica l’opera ne dà una descrizione dettagliata. “Segno ad inchiostro color ruggine, acquerellato a monocromo grigio, con tocchi di verde.

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