Not giu lug 2014 low

Page 19

cultura

Adelmo Cervi

- Io che conosco il tuo cuore Storia di un padre partigiano raccontata dal figlio -

Adelmo Cervi a colloquio con Anna Parigi negli uffici dell’ANPI durante l’intervista (foto Glauco Bertani)

La recensione di Antonio Zambonelli

Q

ADELMO CERVI CON GIOVANNI ZUCCA, “Io che conosco il tuo cuore. Storia di un padre partigiano raccontata da un figlio”, Piemme voci, 2014, 433 pp., € 16,90

uesto è l’appassionato e appassionante viaggio di un figlio, Adelmo, per incontrare il padre mai conosciuto. Infatti quando Aldo Cervi venne fucilato coi suoi sei fratelli e Quarto Camurri, nel dicembre 1943, Adelmo aveva soltanto quattro mesi. Lungo questo viaggio Adelmo si dibatte per distaccare dal marmo monumentale che fa dei FRATELLICERVI un blocco unico, la figura del padre, per identificalo nella sua individualità e per cercare di restituire anche a ciascuno degli altri sei fratelli, suoi zii, una fisionomia personale. Rivisitando anche quelle degli altri, tanti personaggi, che hanno incrociato la vicenda dei Cervi: don Pasquino, Castellucci, Otello Sarzi… E con emozione particolare, con tremore e pudore, l’incontro e l’unione del padre con Verina Castagnetti, la mamma di Adelmo. Il tutto è frutto dello straordinario lavoro di Zucca, che in copertina si colloca con apprezzabile ma forse eccessivo understatement, in secondo piano come nome, con caratteri ridotti a un terzo rispetto a quelli del nome di Adelmo. Il quale Adelmo, comunque, c’è tutto in-

… Si dà il caso che il padre sia Aldo Cervi, uno dei 7 Fratelli diventati mito, ed il figlio sia Adelmo Cervi attivista di lungo corso. L’idea del libro nasce dall’incontro di Adelmo con il vignettista Vauro, in occasione della scomparsa di Don Gallo nel maggio del 2013. Vauro contatta la casa editrice Piemme e racconta di Adelmo, della sua vita normale da figlio di “un mito”, della sua esperienza di bambino rimasto senza padre e li nasce l’idea del libro, lontano dalla terra dei Cervi, conferendogli quindi una rilevanza di carattere nazionale. Lo scritto interpreta il pensiero di Aldo, attraverso i sentimenti del figlio Adelmo, rimasto orfano del padre quando era ancora un bambino. Adelmo ha compiuto dentro di sé una profonda analisi che lo ha portato a capire ed interpretare il mito dei 7 fratelli Cervi, partendo dalla totale consapevolezza di non essere figlio del “monumento”, un tutt’uno indistinto composto da 7 uomini caduti, ma figlio di Aldo, un solo uomo, un contadino appassionato di politica e di lettura. Secondo Adelmo Cervi, la vera bellezza e grandiosità della storia della sua famiglia, sta nell’unità della stessa, che copriva uno o due fratelli che partivano per la montagna con altri resistenti, occupandosi della casa e dei doveri imposti dalla campagna in loro assenza. Adelmo ci confida che questa sua introspezione gli ha lasciato la capacità di esternare il suo pensiero e di rivendicare le sue idee, libertà che suo padre Aldo ed i suoi zii pagarono con la vita. (Anna Parigi) tero nel libro, con le sue sofferenze, con le sue rabbie, con le sue forti attese. “Un ex ragazzo di oggi, scrive Zucca nel risvolto di copertina, figlio di un padre strappato alla vita, racconta quel padre, Aldo […] per rivendicare la sua storia e, al tempo stesso, per rivendicare di essere figlio di un uomo, non di un mito pietrificato dal tempo e dalle ideologie”. Ed in effetti il libro scorre come un romanzo narrato in prima persona da Adelmo: “Intanto il tempo passa – leggiamo per es. a pag. 76 –, nel chiuso della vecchia fortezza di Gaeta, dove mio padre non farà neppure tutti e tre gli anni. Anche qui ne ho sentite di ogni: chi dice che il suo caso fu rivisto e riesaminato e la pena fu abbreviata per buona condotta, qualcun altro suggerisce che il merito fu del prete di Campegine.”. Fino a raggiungiugno-luglio 2014

notiziario anpi

19


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.