4 Ottobre-Novembre 2010
Cronaca. 1978 Il sedicenne Paolo Giorgetti, sequestrato in una via centrale m
PAOLO, LA RABB
Figlio di un mobiliere, il giovan viene sequestrato da tre persone i vedono la scena e danno l’allarme. La sera stessa, quando i carabi Limbiate, dentro un’auto che sta bruciando : i rapitori l’avevano so
MEDA 1978
R
ipassava i compiti mentalmente. Paolo, quella mattina, si era incamminato per corso Francia. Salutata la nonna Pierina, detto un ciao veloce a sua sorella Roberta, si era avviato verso la scuola, il liceo Marie Curie di Meda. Sferzato dalla tramontana che arrivava giù dalla Grigna e che prendeva d’infilata le case medesi, alle 8 di quel mattino del 9 novembre 1978, Paolo aveva sulle spalle lo zaino e il peso leggerissimo dei suoi 16 anni. Ripeteva la lezione camminando su quella strada che costeggia il binario delle Nord: un percorso fatto ogni giorno, da qualche anno. E quante volte, a quell’ora, aveva visto passare il regionale della Canzo-Asso, con le sue carrozze grigeverdi e blu? Uno scenario che stava compiendosi, anche quel giorno: il locomotore con i fari bianchi accesi, lo sferragliare del vecchio treno sulla rotaia. Ormai un particolare solito, familare, delle sue mattine. Ma quel mattino di trentadue anni fa, per Paolo Giorgetti, classe 1962, il figlio secondogenito di Carlo e della signora Augusta Orsenigo, si stava compiendo un destino tragico: tre uomini, in piedi vicino a un’Alfetta bianca, fermi a chiacchierare, appena il giovane gli sfila accanto, lo agguantano brutalmente e lo trascinano verso l’auto. Paolo si dimena, cerca di sfilarsi, di sottrarsi a quella morsa, disperatamente, fino a scagliare contro gli aggressori i libri di scuola, fin quando l’odore infernale del cloroformio di cui è imbevuto il tampone che gli premono alla faccia lo vince, i miasmi gli fanno perdere i sensi e cade disteso nel sedile posteriore dell’auto. In un attimo il motore dell’auto, forse tenuto acceso, romba via. Nella strada rimane solo il vento freddo che scende dai monti. Poche decine di metri più avanti, al passaggio a livello nessuno s’è accorto di niente. Solo i macchinisti delle Nord, dalla loro cabina, forse parlottando del più o del meno, di calcio o di politica come accadeva in quegli anni, hanno visto la scena, notato la mossa, guardato la macchina sgommare. Sono loro che danno l’allarme, con la voce rotta dall’emozione: hanno rapito un ragazzo, per strada, a poche decine di metri dalla stazione di Meda. La notizia non ci mette molto ad arrivare a casa Giorgetti. Forse la portano i carabinieri, che hanno verificato con la scuola: Paolo non è arrivato al Marie Curie, Paolo è stato sequestrato. Sequestrare, un verbo che oggi, nel primo decennio degli anni 2000, si usa per le merci false o rubate o per
la droga. Allora, nella Brianza degli anni 70, ancora piegata dalla crisi e dall’inflazione, ancora segnata dalla paura della diossina, si sequestravano le persone. E non solo in Brianza. Per soldi. Cristiani contro soldi; figli, mariti, mogli, contro danaro,
in un feroce baratto. Pochi anni prima, era successo a Cristina Mazzotti, diciottenne di Eupilio, rapita in una sera di giugno, mentre tornava a casa con gli amici. Alla famiglia erano arrivate richie-
ste miliardarie, che il padre della giovane, anche volendo, non sarebbe riuscito a soddisfare. Poi, i rapitori s’erano accontentati di meno e avevano incassato i danari. Ma la giovane a casa non era tornata: avvelenata dai sonniferi che i suoi car-
Corte d’Assise TRENT’ANNI ALLA BANDA DI VENEGONO Un caso giudiziario lampo: due anni fra indagini e giudizio, in Tribunale a Monza, dove il 5 marzo 1979 si pronunciano molte sentenze di condanna. Tutti italiani, residenti a Venegono e zone limitrofe. I fratelli G.,V. e G. L. sono condannati a 30 anni per il sequestro, l’uccisione e l’occultamento di cadavere. Con loro S. I., A. B. e A. M. Pene inferiori, per G. M., 24enne, condannati a 24 anni, e per il ventunenne A. L., fratello dei principali imputati, e R. S. Era stato proprio A., il più giovane dei quattro fratelli L., a raccontare tutto ai carabienieri che avevano fermato il gruppo. Completamente assolto, invece, il decimo imputato: G. M. Ma è a Milano, durante il processo di appello che, come riporta il 24 novembre del 1981,
l’Ordine della Brianza, viene introdotto un fatto nuovo. Durante il dibattimento, che uno dei sequestratori, forse per alleggerire la posizione degli incarcerati, fa il nome dell’uomo cui, nel pomeriggio di quel 9 novembre, avrebbe tenuto sequestrato Paolo in un garage alla periferia di Meda: si tratta di S.A.,detto Sasa, latitante. Il carceriere aveva infatti dato il cambio a G. L., che aveva custodito il giovane per tutta la mattina ma, «al suo ritorno al box, nel pomeriggio, lo stesso A. gli avrebbe detto che Giorgetti era morto, dopo che gli era stato somministrato un secondo tampone di etere». Il processo d’appello si conclude il 1 dicembre 1981. Confermate le pene dei tre fratelli L.. Assoluzione con furmla piena per G.M. che, in primo grado, aveva avuto 30 anni.