Ritratti all'Esquilino

Atelier di Public Design II Grafica per il Public Design II Prof.ssa Elena Ippoliti Tutors arch. Emiliano Quaresima dott. Talin Talin dott. Stefano Volante Corso di Laurea Magistrale in Design, Comunicazione Visiva e Multimediale FacoltĂ di Architettura Anno Accademico 2018/2019 Studenti Jianxun Pan Gianpio Predoti Marco Sirchia

Indice

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Premessa

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1. Analisi del territorio

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2. I cinesi all’Esquilino

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3. Ritratti all’Esquilino

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3.1. Concept

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3.2. Il Sedicesimo

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3.3. Moodboard

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3.4. Realizzazione

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3.5. Backstage

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3.6. Il Video

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3.7. Soggetto e Sceneggiatura

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3.8. Storyboard

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3.9. Montaggio

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4. Reference

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Conclusioni

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Premessa

3 La città è un punto d’incontro per culture provenienti da ogni parte del mondo, culture molto diverse tra di loro, ma per alcuni aspetti molto simili, a tratti uguali. In un periodo storico in cui assistiamo a porti chiusi, discriminazioni di ogni tipo e focolai di razzismo sparsi un po’ dovunque, dalle nostre piazze ai social network, alla portata di tutti.

A Roma esiste un posto, un quartiere, dove si assiste ad uno degli incontri multiculturali più grandi di sempre, e ciò aviene quotidianamente, da anni e anni. Nel quartiere Esquilino convivono culture di ogni genere, capaci di attraversare il globo terrestre e tornare indietro. Culture che condividono gli stessi spazi, le stesse strade, le stesse scuole, le stesse palazzine.

Qui abbiamo svolto la nostra ricerca e abbiamo cercato di raccontare, attraverso un racconto multimediale, la vita all’interno di questo quartiere e la sua essenza. Abbiamo cercato di raccontare come la cultura non conosca bandiera, lingua, colore della pelle, fede religiosa.

La cultura è un linguaggio universale.

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Analisi del territorio eventuale sottotitolo

5 Il nostro viaggio alla scoperta dell’Esquilino (quartiere che non conoscevamo affatto bene) iniziò un pomeriggio, con una semplice camminata alla scoperta della zona. Non avevamo le idee chiare su che tipo di progetto svolgere, su che tipo di ricerca svolgere nè chi effettivamente ci vivesse all’interno.

Volevamo, in questa prima fase di sopralluogo, conoscere meglio la zona, visitare e conoscere i luoghi d’interesse, le strade, le piazze, le attività commerciali e tutto quanto riguardasse il quartiere. Dopo aver quindi, come letto nel capitolo precedente, svolto una ricerca sull’Esquilino, abbiamo iniziato il nostro primo sopralluogo, partito da uno dei luoghi di maggior interesse della zona, ovvero la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, con la relativa piazza dell’Esquilino.

Abbiamo dunque, perlustrato in lungo e in largo la zona muovendoci quasi come dei turisti alla scoperta di un posto nuovo. Armati di fotocamera, ci siamo dapprima concentrati sui posti di interesse turistico nella zona.

Quella che segue è una galleria fotografica dei luoghi di maggiore interesse della zona, che abbiamo realizzato durante i nostri sopralluoghi.

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Mappa dei trasporti pubblici e delle attrazioni turistiche del quartiere Esquilino.

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I cinesi all’Esquilino

19 I cinesi in Italia sono diventati tantissimi, soprattutto nelle grandi città quali Milano e Roma.

In queste città esistono quartieri esclusivamente abitati da persone di origine cinese, pieni di attività commerciali, residenze, ristoranti, eccetera. Emblematici sono i casi di via Paolo Sarpi a Milano oppure i dintorni di Piazza Vittorio a Roma, nei quali è possibile osservare una moltitudine di persone cinesi lavorare, camminare freneticamente, consegnare pacchi talvolta enormi in sella alle loro biciclette o su carrelli più o meno di fortuna. Parlando un po’ di numeri, secondo dati ISTAT al 31 dicembre 2010 i cinesi residenti in Italia erano 209.934, pari allo 0,34% della popolazione italiana. Ovviamente non sono conteggiati i cinesi che si trovano in Italia illegalmente. Il 90% di queste persone proviene dalla provincia dello Zhejiang, una regione a sud di Shanghai, e specialmente dalla città di Wenzhou e zone limitrofe. A cosa è dovuto questo fenomeno?

Perché così tante persone provenienti da un paese così lontano si trovano, tutte insieme, a migliaia di chilometri di distanza?

Dobbiamo considerare la situazione politica e sociale cinese alla fine degli anni ’80 e gli anni ’90, quando la maggior parte della popolazione cinese presente attualmente in Italia è emigrata dalla città di Wenzhou e dalle zone limitrofe.

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Come possiamo vedere nella mapa sopra riportata e in quella nella pagina seguente, vi sono numerose attivitĂ commerciali, concentrate nel quartiere Esquilino, di proprietĂ cinese. Come raffigurato sulla mappa, tali attivitĂ trovano una maggiore concentrazione nelle zone limitrofe a Piazza Vittorio Emanuele, snodo centrale di tutto il quartiere.

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Mappa delle attività commerciali gestite da persone di nazionalità cinese, presenti all’Esquilino.

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23 Mappa della Zhejiang, regione cinese dalla quale arrivano la stragrande maggioranza di migranti cinesi in Italia e in particolare a Roma.

Grazie a queste informazioni possiamo tracciare una sorta di profilo del cinese emigrato in Italia. Negli anni ’70 e ’80 la Cina è ancora lontana dall’essere quella potenza economica in grado di rivaleggiare con il potere degli Stati Uniti che è oggi; ai tempi la maggior parte della popolazione viveva ancora in condizione precarie dal punto di vista economico e sociale. Famiglie con due o tre bambini facevano fatica a sbarcare il lunario. Spesso solamente il padre di famiglia lavorava e la madre rimaneva a casa ad accudire i figli. Le abitazioni non avevano acqua corrente, elettricità oppure gas per cucinare e bisognava arrangiarsi andando a prendere l’acqua in pozzi usati dalla comunità o usando carbone e altri tipi di combustibile per poter cucinare. La sera i bambini si radunavo nei cortili per guardare le stelle oppure per raccontarsi storie e barzellette, data l’assenza di televisori. Era un paese estremamente arretrato.

Nelle città più arretrate, come lo era Wenzhou, gli scenari erano peggiori. Se pensiamo che anche ai giorni nostri Wenzhou è considerata una città di terza fascia, possiamo bene immaginare il divario che vi era nei confronti di città quali Pechino e Shanghai.

In questi casi, c’è sempre qualcuno che ha un desiderio di riscatto maggiore dei propri parenti o dei propri concittadini. E

24 questo qualcuno è quello che decide di emigrare all’estero, con la speranza di dare un futuro migliore alla propria famiglia e ai propri cari. Se ci pensiamo bene molte ondate migratorie sono dovute a condizioni economiche precarie nel paese di origine.

E’ un caso molto simile al flusso migratorio italiano verso il continente americano all’inizio del Ventesimo secolo.

Siccome tra i valori culturali e sociali cinesi vi è un forte senso di comunità, una predisposizione quasi naturale ad aiutare persone dello stesso paese o della stessa città, è probabile che si vada alla ricerca di conoscenti e/o parenti già emigrati all’estero che possano fornire aiuto con l’emigrazione. La scelta in questo caso ricadde sull’Italia, paese in cui erano già presenti cinesi a causa di flussi migratori nei primi anni del 1900 e durante gli anni ’50. In Italia, per uno straniero che possedeva una bottega, un laboratorio o un ristorante, vi era un sistema per cui era possibile richiedere l’arrivo dalla Cina di un operaio specializzato da inserire nel proprio organico. In questo modo era possibile chiamare legalmente un parente o un amico cinese per andare a lavorare in Italia. Con questo sistema era possibile realizzare il desiderio di emigrare nel giovane ragazzo cinese ansioso di rivalsa economica e sociale. Molti di questi ragazzi risultavano già sposati o con figli al momento

25 dell’emigrazione. Ma non era la famiglia intera ad emigrare, la norma voleva che fosse il capofamiglia a farlo.

Dopo un periodo di lavoro in Italia, vi era la possibilità di avviare le procedure per il ricongiungimento familiare e a quel punto il resto della famiglia poteva raggiungere il parente in Italia, a volte emigrando tutti assieme e a volte emigrando uno a uno. Tra l’emigrazione del capofamiglia e il completo ricongiungimento familiare potevano passare anche molti anni.

Questi sistemi erano adottati anche in altri paesi europei. Per esempio ad oggi abbiamo una forte comunità cinese in Francia, segno che non solamente l’Italia è stata meta di emigrazioni da parte di persone cinesi. In Cina, le persone dello Zhejiang, e specialmente quelle provenienti da Wenzhou, sono viste come persone molto intraprendenti, dedite al commercio e agli affari.

Non c’è da stupirsi se sono loro che costituiscono il grosso dell’emigrazione cinese in Italia. C’è da dire che gli emigrati da città ai tempi più ricche di Wenzhou, quali Shanghai e Pechino, si contano sulla dita di una mano. Probabilmente perché in tali città si respirava già un po’ la sensazione di quello che sarebbe accaduto pochi anni dopo.

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27 Mi Le Fo, divinità in tempio cinese nei pressi di Piazza Vittorio Emanuele.

Come si mantengono i cinesi in Italia? I cinesi che erano riusciti ad emigrare in Italia, lo dovevano soprattutto a parenti e conoscenti già presenti in loco. Tale presenza era dovuta soprattutto ad ondate migratorie precedenti. Questo fatto aveva dato loro la possibilità di aprire ristoranti, laboratori, botteghe e di poter chiamare un parente in qualità di specialista per andare in Italia. Per un paese come la Cina, il senso di comunità è un concetto molto importante perché fondato su basi culturali solide tramandate di millenni. Se nella cultura e nella letteratura europea è presente la figura dell’eroe, che da solo combatte e vince le guerre, o sconfigge miriadi di nemici, nella cultura orientale questa figura non è presente. Nella letteratura cinese non ci sono casi di figure solitarie che decidono le sorti del paese da soli; al contrario, ci sono esempi di comunità, gruppi o squadre che si muovono quasi all’unisono per portare a termine il proprio compito o la propria missione. Un esempio è il famoso “Viaggio verso Ovest”, un popolare racconto risalente al 1600 circa nel quale i protagonisti sono quattro, e non uno solo, e si uniscono per compiere un viaggio verso l’India. Per questo motivo la comunità cinese all’estero è una comunità molto legata e molto forte e per lo stesso motivo, in Cina, a livello sociale, il bene della comunità viene prima di quello individuale.

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Lo si evince dall’organizzazione delle aziende cinesi, dal modo di trattare i dipendenti, dal modo di ragionare e di relazionarsi con le leggi e con il governo (ma queste sono altre storie).

Questo forte senso di comunità si traduce, per l’emigrato in Italia, in una fortissima rete di relazioni composta da parenti, amici, conoscenti, che permette a una persona appena giunta in una città come Milano per esempio, di aver subito possibilità di ambientarsi e di trovare subito supporto in attività quali trovare alloggio, trovare lavoro, eccetera. All’inizio si tratta spesso di alloggi provvisori, magari in appartamenti assieme ad altri emigrati e con scarse condizioni di igiene generali. Anche se probabilmente si tratta di condizioni sicuramente migliori di quelle da cui si proviene. Anche la questione del lavoro è simile, la maggior parte delle volte ci si ritrova a lavorare nel ristorante del parente oppure in qualche laboratorio tessile gestito da amici o conoscenti. Questo perché il cinese emigrato in Italia negli anni ’80 probabilmente non è laureato. Sono gli anni in cui la rivoluzione culturale cinese è appena terminata, molti ragazzi di quella generazione non hanno avuto la possibilità di frequentare l’università e hanno cominciato a lavorare molto presto. Inoltre molti di questi provengono dalle campagne e quindi hanno probabilmente un livello di istruzione molto basso.

Un cliente seduto presso un bar a gestione cinese.

Una dipendente intenta a compilare dei documenti in una farmacia cinese.

Dopo qualche anno di duro lavoro e sacrificio e dopo aver accumulato qualche risparmio, vi è la possibilità di iniziare le pratiche per il ricongiungimento familiare, in modo da dare la possibilità ad un parente cinese (di solito il coniuge o il figlio maggiore) di venire in Italia. Dopodiché, sempre grazie al duro lavoro, ai sacrifici e al ricongiungimento di un familiare, molti cinesi in Italia decidono che è il momento di aprire una propria attività, in modo da essere più autonomi dal punto di vista economico e per accelerare anche il processo di ricongiungimento di eventuali figli o genitori rimasti in patria.

E’ a questo punto che rientra in gioco ancora una volta il forte senso di comunità. Molti italiani si chiedono spesso da dove provengono i fondi per poter aprire così tante attività commerciali e in molti presuppongono ingerenze da parte della mafia cinese o di altri tipi di attività illecite. La verità è molto semplice. Dato il forte senso di comunità e l’ampiezza della rete di conoscenze e di amicizie che il giovane cinese emigrato in Italia avrà stretto durante il periodo di permanenza nel paese, non sarà difficile per lui ottenere tutta una serie di prestiti che gli permetteranno di aprire l’attività commerciale da lui desiderata. Tale somma in prestito sarà restituita a tempo debito una volta che l’attività commerciale in questione sarà

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diventata stabile oppure se qualche altro conoscente o parente avrà bisogna di aiuto per aprire un’attività a sua volta. Il tutto è basato sulla fiducia e sul legame di amicizia dovuto al fatto di essere nella stessa situazione e al fatto di provenire tutti dallo stesso paese se non dalla stessa città o dallo stesso quartiere.Ovviamente aprire una propria attività e mettere assieme una certa somma di denaro non è possibile solamente grazie ai prestiti degli amici, bisogna aggiungere anche una buona quantità di sacrifici personali e lavorativi. Questi sacrifici consistono, per esempio, nel non andare in vacanza durante l’estate e nel lavorare ogni giorno della settimana per tutto l’anno, nel mangiare il minimo indispensabile senza concedersi troppi vizi, nel dormire in qualche appartamento condiviso con altri cinesi invece che affittare un appartamento da soli, nello spostarsi a piedi rinunciando a comperarsi un mezzo a motore, nel comprare indumenti a basso prezzo, e così via.

Tenendo conto che la maggior parte dei cinesi emigrati in Italia ha fatto sacrifici simili, se non peggiori, non diventa difficile credere al fatto di poter mettere da parte qualche risparmio dopo qualche anno di lavoro. Ovviamente i cinesi non sono dei santi: non mancano infatti i casi di cinesi che riuscivano a radunare una buona somma grazie a questo sistema e che poi

Sotto, ornamenti sacri. A destra, un altare presente in un tempio cinese nei pressi di Piazza Vittorio Emanuele.

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sparivano con tutto il denaro. Una volta accumulata la somma necessaria ad aprire la propria attività, si presenta l’inevitabile domanda: “Apro un ristorante, un laboratorio tessile oppure un altro tipo di attività commerciale?” La risposta a questo quesito arrivava molto spesso dalla comunità stessa. Siccome quella cinese è una comunità molto legata, le varie storie del successo imprenditoriale di alcuni dei suoi componenti venivano facilmente trasmesse ad ogni suo membro. E così era possibile sapere che in una certa zona, un certo tipo di attività commerciale dava buoni se non ottimi risultati. Con in mano questa informazione diventava allora facile stabilire il tipo di attività da iniziare. Durante gli ultimi due decenni ci sono stati tutta una serie di periodi in cui la maggior parte degli imprenditori cinesi apriva la stessa tipologia di attività.

C’è stato il periodo del laboratorio tessile vestiario, il periodo del laboratorio nel settore della pelletteria, il periodo dei ristoranti cinesi, il periodo dei ristoranti giapponesi (perché tanto cinesi e giapponesi non sono distinguibili, se non ai più esperti), il periodo delle calzature, il periodo dei bar, il periodo del commercio all’ingrosso. A differenza dell’imprenditore italiano che ha molte più spese vive (quali il mutuo, le vacanze, la famiglia, l’auto, eccetera), l’immigrato cinese ha

Vedute esterne di vetrine e insegne di attività commerciali cinesi. Interessante notare come in diverse insegne è possibile trovare la doppia traduzione, come anche nelle etichette poste sotto i prodotti in vendita negli alimentari cinesi (sotto).

un infinitesimo di quelle spese e quindi può permettersi prezzi più concorrenziali e una maniera di gestione più spregiudicata della sua attività. Questo, unito al fatto che nello stesso lasso di tempo, molti altri cinesi probabilmente hanno aperto o apriranno lo stesso tipo di attività commerciale, porta conseguentemente a tutta una serie di problemi. Primo fra tutti l’inesorabile calo dei prezzi per quel determinato prodotto o servizio dovuto alla tanta concorrenza. A lungo andare questo declino porta alla chiusura di qualche attività commerciale e alla svalutazione di quel tipo di servizio o prodotto. Bisogna anche ricordare che l’immigrato cinese proviene da una realtà diversa dal commerciante italiano, una realtà fatta da merci di qualità inferiore o da prezzi totalmente diversi da quelli del mercato locale. Questo perché negli anni ’90 la Cina era uno dei paesi in cui la produzione in serie di vari merci era uno dei traini dell’economia (e lo è ancora oggi). Nel momento in cui, per il calo dei prezzi, diventa difficile tenere aperta la suddetta attività, il cinese chiude l’attività, si guarda in giro per cercarne un’altra più redditizia e nel giro di poco tempo ne apre un’altra.

E’ per questo motivo che negli ultimi anni l’imprenditoria cinese si è mossa per compartimenti e a blocchi.

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34 Futuro e figli: qual è la strada giusta per loro?

A lungo andare con il lavoro e con i sacrifici è possibile che il tenore di vita dei cinesi immigrati possa salire e che i figli raggiungano la famiglia arrivando anche loro in Italia oppure, nel caso di persone giovani, che decidano di avere figli in Italia. Avere un figlio è sempre una grossa responsabilità, soprattutto quando non si vive nel proprio paese di origine. E’ sempre presente la paura che i figli non capiscano il pensiero dei genitori e che prendano strade troppo diverse dalle loro. Soprattutto considerando la cultura cinese in cui il genitore e la famiglia sono sempre una presenza importante nella vita di ciascuno. Lo si evince dal fatto che fin da piccoli, in Cina, si venga educati al rispetto delle persone anziane, al lasciargli il posto da sedere sui mezzi pubblici e sul come prendersi cura di loro.

Un’altra paura è anche quella legata alla lingua, data la complessità della lingua cinese i genitori hanno paura che il futuro figlio avrà difficoltà a comunicare con loro.

In ogni caso, dopo l’arrivo di un figlio, le strade prese

Una bambina gioca con il suo monopattino all’interno di una Chiesa riservata ai fedeli cinesi.

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37 Piccolo parco giochi a Piazza Vittorio Emanuele II dove trovano intrattenimento bambini di ogni nazionalità, in particolare quelli cinesi e le relative famiglie.

dagli immigrati cinesi sono facilmente elencabili.

Siccome molti immigrati non hanno un background culturale elevato, arrivando magari dalla campagna oppure non avendo lauree o diplomi, i figli sono visti in quel caso come risorsa dal punto di vista lavorativo.

Essi sono utili per dare una mano nell’attività commerciale dei genitori e per prenderne le redini una volta un’età più consapevole. In questo modo i genitori si assicurano un futuro in cui hanno i figli al proprio fianco e in cui possano essere supportati da persone fidate. Seguendo questo tipo di strada, i figli sono molto spesso allevati nell’attività commerciale dei genitori. Tutti noi hanno probabilmente visto qualche attività commerciale cinese in cui erano presenti uno o due figli che scorazzavano all’interno dei locali. Questi figli vengono mandati alla scuola dell’obbligo ma, non appena terminata essa, smettono di frequentare e cominciano ad aiutare i genitori nelle loro attività commerciali.

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In questo modo, molti ragazzi di quattordici o quindici anni si ritrovano a lavorare per aiutare i propri genitori, mentre i propri coetanei italiani continuano gli studi.

Questo modo di fare e pensare è dovuto al fatto che molti giovani genitori cinesi sono cresciuti nella povertà e senza istruzione, con la consapevolezza che il duro lavoro fosse più importante dell’apprendimento scolastico. Molti di questi genitori cresciuti nei campi in Cina, sono stati allevati probabilmente nello stesso modo, in un paese, quello cinese, che riversava in stato di grande povertà in quegli anni. Da questo, la loro convinzione nel fatto che il lavoro manuale e il guadagno immediato sia più importante dello studio e della tipologia del “lavoro di ufficio”. I cinesi di seconda generazione cresciuti in questo modo hanno quindi l’occasione di imparare fin da giovani il valore del lavoro e del denaro, di avere più consapevolezza della durezza del mondo. Molti di loro, non appena raggiunta un’età attorno ai vent’anni, si sposano a loro volta e in questo modo portano avanti questa sorta di tradizione.

Alcuni adolescenti di origini cinesi, si intrattengono giocando una partita di basket in un piccolo campo allestito a Piazza Vittorio Emanuele II.

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Questo avviene perché da una parte vi sono pressioni da parte dei genitori per sposarsi presto, dato che era un’usanza in voga ai loro tempi e in ambienti contadini, dall’altra parte questi ragazzi all’età di vent’anni hanno già raggiunto uno status oltre il cui non c’è altro. E’ differente dal ragazzo che frequenta l’università e che vuole rimandare il matrimonio perché successivamente dovrà cercare lavoro. I figli ventenni dell’immigrato cinese lavorano già da molti anni e quindi non hanno necessità di rimandare il matrimonio perché lavorano già da molti anni. Nonostante lavorino da anni, però non hanno la possibilità economica di vivere per conto loro e quindi, una volta sposati, si ritrovano a vivere con la propria famiglia, a casa dei propri genitori. In questo modo il nucleo familiare originale rimane unito sotto lo stesso tetto. L’altra prerogativa dello sposarsi presto è quella di avere figli presto, in modo da soddisfare il desiderio dei propri genitori di diventare nonni.

I ragazzi, dopo le attività scolastiche, si ritrovano insieme in luoghi

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La nostra ricerca si è soffermata su un interessante saggio di Daniele Corbo intitolato “Dal Zejiang all’Esquilino”. In questo saggio è riportato il risultato della sua ricerca e del suo viaggio alla scoperta della migrazione del popolo cinese in Italia.

L’autore riporta: “Ho scoperto Roma attraverso l’Esquilino e l’Esquilino attraverso la Cina. Può sembrare paradossale, ma l’affermazione non suona poi così strana se si pensa che, proprio nel quartiere del melting pot capitolino, si trova la facoltà di studi orientali de “La Sapienza”. La mia esperienza romana è innanzitutto l’esperienza di uno studente.

Per quattro anni ho approfondito la conoscenza della storia, della lingua e della cultura cinese, finchè i testi universitari non mi sono più bastati. Per tanto tempo mi sono appassionato ai pensieri e alle imprese dei grandi personaggi della storia cinese, ma quelli erano pur sempre fantasmi di carta. Ho studiato la loro lingua sui manuali, ma una lingua che non è usata nella vita quotidiana lentamente muore. Era giunto il momento di conoscere i cinesi in carne e ossa, volevo parlare con loro, capire chi fossero e cosa facessero nella vita di tutti i giorni. E la realtà che mi interessava era proprio lì, a due passi, non avevo bisogno di partire per Pechino, la Cina era a portata di mano.

Così è iniziato il mio viaggio

Agenzia viaggi di proprietà cinese all’Esquilino

alla scoperta della comunità cinese romana. Ho conosciuto commercianti, ristoratori, baristi, giornalisti, studenti e alcuni di loro sono diventati miei amici. Ho scoperto nuovi aspetti di questo popolo lontano e affascinante. Mi sono accorto ad esempio che la maggior parte dei cinesi di Roma è originaria della provincia dello Zhejiang, e in particolare dei distretti che circondano la città costiera di Wenzhou.

Ho capito quanto siano infondati gli stereotipi sui cinesi e false le storie che circolano fra gli italiani attraverso i mass media.

Soprattutto mi sono reso conto che, al di là delle differenze innegabili, fra cinesi ed italiani esistono somiglianze e punti di contatto insospettabili, fra cui spicca la centralità della famiglia.

Da qui nasce l’idea di un documentario che possa far avvicinare gli italiani alla cultura del dragone. Il 2011 è l’anno della cultura cinese in Italia, e sarebbe interessante offrire un piccolo contributo al processo di integrazione fra questi due popoli dalla storia millenaria.

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Ritratti all’Esquilino

47 Il nostro modo di raccontare questo quartiere di Roma è un po’ distante da tutto ciò che può essere definito un “ritratto” di un quartiere, sebbene il nome del progetto contenga proprio la medesima parola all’interno. Abbiamo dapprima studiato il quartiere camminandoci, successivamente ne abbiamo colto un particolare, qualcosa che colpisce immediatamente agli occhi. Abbiamo osservato i passanti, le persone comuni, la gente che camminava lungo le strade e nelle piazze, le persone sui mezzi pubblici. Di loro, hanno catturato la nostra attenzione i cinesi. Essi costituiscono parte integrante della popolazione all’Esquilino e della vita all’interno di esso. I cinesi muovono l’economia del quartiere, popolano le strade e le piazze.

Possiamo tranquillamente dire che i cinesi sono integrati con il quartiere, ma anche con la città in generale. Alcuni di loro sono immigrati nei decenni passati altri si sono spostati per motivi di studio, altri ancora ci sono nati e vi hanno stabilito la propria discendenza. Il passo successivo è stato quello di chiederci in che modo poter raccontare questo aspetto dell’Esquilino. Quale linguaggio avremmo dovuto utilizzare per raccontare la vita dei cinesi all’Esquilino? Quale messaggio avremmo potuto veicolare all’interno del nostro progetto?

3.1

Concept

48 Come abbiamo anticipato nella premessa e poi proseguito nell’introduzione a questo capitolo, il nostro intento, in questo progetto, è stato quello di raccontare al meglio, utilizzando principalmente due prodotti, l’integrazione culturale della popolazione cinese all’interno dell’Esquilino, a Roma.

Per far questo, abbiamo svolto le dovute ricerche e la raccolta di dati necessari a procedere con i lavori di realizzazione del progetto. Nelle nostre ricerche abbiamo indagato su come, tra la popolazione cinese, vi è una crescente integrazione, anche dal punto di vista artistico. Molto spesso, abbiamo riscontrato dei gusti molto simili ai nostri in ambito di conocenze artistiche Così, dopo le raccolte dei dati, abbiamo elaborato una selezione di dipinti artistici provenienti dalla cultura artistica del rinascimento occidentale, e abbiamo pensato a come confrontarli con la cultura cinese.

3.2

Il Sedicesimo

49 In questo prodotto abbiamo cercato di rappresentare visivamente, con l’ausilio della fotografia come mezzo di comunicazione, l’integrazione artistico/culturale della popolazione di origine cinese all’Esquilino. Abbiamo pensato di rappresentare alcune delle più celebri opere d’arte (ritratti, per la precisione) utilizzando come soggetti ritratti, appunto, i cinesi. Abbiamo, quindi, reinterpretato alcuni tra i più famosi ritratti in chiave moderna, urbana, all’interno dei quali trovano spazio sia i cinesi, che in qualche modo “rimpiazzano” le figure ritratte originariamente, sia il quartiere stesso che, attraverso gli scatti dei luoghi più significativi, funge da sfondo alle figure ritratte in primo piano. I soggetti sono ritratti nella medesima posa dei soggetti delle opere originali, rivisti però in chiave contemporanea, ambientati nell’epoca in cui viviamo.

Cosa vogliamo rappresentare, in sostanza?

Vogliamo far vedere che i cinesi all’Esquilino sono parte integrante della cultura occidentale, che non esiste diversità quando si parla di cultura o arte.

3.3 50

Moodboard

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3.4

La realizzazione

52 Per realizzare tale progetto è stato necessario visualizzare e studiare le opere di riferimento. Le nostre non vogliono essere delle mere copie di esse, ma delle reinterpretazioni.

Per fare ciò alcuni ragazzi si sono gentilmente prestati a questa “impresa”, concedendo di farsi fotografare e riprendere nei luoghi che praticano quotidianamente, ma in una veste insolita.

Essi hanno assunto le pose delle opere di riferimento che gli sono state assegnate; nella fase di selezione dei soggetti da ritrarre, ci siamo accorti dell’incredibile somiglianza tra loro e le opere d’arte in esame. Ciò ha reso più semplice l’adattamento delle figure. Incredibile è stata la volontà dei ragazzi che, per diverse volte e in più riprese, hanno concesso il loro tempo a noi prestandosi per questo progetto.

Nella gallery che segue abbiamo modo di visualizzare quali sono le opere d’arte selezionate per essere prima comparate e, a lato, reinterpretate per il nostro progetto. Le opere che seguono sono dei ritratti, appunto, in relazione al nostro concept progettuale: ritrarre l’Esquilino attraverso le persone che vi abitano. Abbiamo selezionato alcuni tra i ritratti più celebri della Storia dell’Arte, di fattura prettamente italiana ed europea, da contrapporre quindi alle sembianze fisiche dei nostri “modelli”.

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Leonardo Da Vinci - Gioconda, 1503–1504 circa - Parigi, Museo del Louvre.

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Michelangelo Merisi da Caravaggio - Fanciullo con canestro di frutta - 1593-1594 - Roma, Galleria Borghese.

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Raffaello Sanzio, Ritratto di Agnolo Doni - 1506 - Firenze, Galleria degli Uffizi.

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Raffaello Sanzio, Ritratto di Fedra Inghirami - 1514 - 1516 - Firenze, Galleria Palatina.

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Hans Holbein - Ritratto di Enrico VIII - 1537 - Roma, Palazzo Barberini.

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Piero della Francesca, Ritratto dei Duchi di Urbino - 1465-1472 circa - Firenze, Galleria degli Uffizi.

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Jan Vermeer - Ragazza col turbante - 1665-1666 circa - L’Aia , Mauritshuis

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Leonardo da Vinci, Dama con l’ermellino - 1488-1490 - Cracovia, Museo Nazionale di Cracovia.

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Backstage

70 All’inizio la nostra idea era quella di ricostruire le opere d’arte utilizzando, appunto, i nostri modelli di origine cinese all’Esquilino. Durante una fase di evoluzione del progetto, abbiamo constatato che avremmo ottenuto un risultato più in linea con il nostro concept, utilizzando dei costumi contemporanei, quindi annullando ogni elemento appartenente al passato, molto simili ai costumi utilizzati nelle opere originali.

In questo modo abbiamo ottenuto degli scatti fedeli all’epoca in cui viviamo, ma che allo stesso tempo rimandano alle opere originali. Il processo di realizzazione è stato tutt’altro che breve e semplice. Le sessioni di shooting fotografico sono state molteplici, era necessario coordinare la disponibilità dei vari modelli con le nostre. Durante ogni shooting abbiamo effettuato un piccolo sopralluogo per capire bene dove e come posizionare il modello. Una volta individuato il set adatto, abbiamo scattato diverse fotografie in modo da garantirci il giusto scatto. Come dicevamo prima, abbiamo scattato le fotografie in diverse session e, in ognuna di esse, abbiamo utilizzato costumi e ambientazioni differenti fin quando non abbiamo trovato la giusta combinazione. Nella gallery che segue possiamo notare i cambiamenti apportati durante i primi shooting.

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3.6

Il Video In relazione a quanto elaborato durante la progettazione del Sedicesimo, abbiamo “convertito” il medesimo progetto in versione video. Osservando gli scatti fotografici che avevamo realizzato da inserire nel Sedicesimo, abbiamo pensato di realizzarne, appunto, una versione video, una versione “animata”, nella quale i personaggi ritratti prendono vita, si animano appunto, e rompono la rigidità imposta dal ritratto statico dovuto alla tecnica fotografica, dimostrando quindi la realtà della ripresa, della posa e del quartiere che fa da sfondo.

Il concept centrale di quest’opera è lo stesso che abbiamo descritto precedentemente per il sedicesimo. Il valore aggiunto, dovuto all’utilizzo della tecnica video, sta nel confrontare le opere d’arte con i ritratti in movimento realizzati da noi.

Soggetto e Sceneggiatura Soggetto.

Il video racconta l’Esquilino attraverso i suoi abitanti di origine cinese. Essi vengono raffigurati nelle pose di alcuni dei più celebri ritratti della Storia dell’Arte. In questo modo vogliamo comunicare che non esiste disuguaglianza quando si parla di cultura e arte, e che, al contrario di quello che si possa pensare basandosi anche sui luoghi comuni, i cinesi sono parte integrante dell’Esquilino.

Sceneggiatura.

smartphone” e “Ragazza col turbante”

01. EST. GIORNO.

07. EST. P.ZZA VITTORIO

Una serie di carrellate laterali illustrano i luoghi tipici del quartiere Esquilino.

Confronto tra “Ritratto di Fei Yun” e “Ritratto di Hans Holbein”.

02. S.TA MARIA MAGGIORE EST. GIORNO Confronto tra la Gioconda e Gemma.

03. P.ZZA VITTORIO Confronto tra “Ragazzo con notebook” e “Ragazo con canestro di frutta”.

08. EST. STAZ.NE TERMINI Confronto tra “Ritratto dei fidanzati a Termini” e “Ritratto dei Duchi di Urbino.

09. EST. VIA URBANO RATTAZZI

04. EST. RISTORANTE CINESE KAIYUE

Confronto tra “Dama con felino” e “Dama con l’ermellino”

Confronto tra “Ritratto di Ke” e “Ritratto di Agnolo Doni”.

10. Titolo del progetto e titoli di coda.

05. EST. VIA C. ALBERTO

FINE.

Confronto tra “Ritratto di Yi Lei” e “Ritratto di Fedra Inghirami.

06. EST. P.ZZA DELL’ESQUILINO Confronto tra “Ragazza con lo

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3.7 78

Storyboard

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3.8

Montaggio

80 Il montaggio effettuato per questo progetto video è stato realizzato grazie all’utilizzo del software Adobe Premiere Pro. Quello che si può constatare già dai primi momenti del filmato è che, di fondamentale importanza è stato l’uso della tecnica split screen, ovvero lo schermo suddiviso in due parti: in una possiamo ammirare i ritratti artistici originali, nell’altra invece troviamo i nostri modelli cinesi in posa. Tale tecnica ci ha permesso di mettere a confronto sia i dipinti per intero che analizzarli e confontarli nel dettaglio, con altrettanti dettagli delle nostre riprese. Tutto il montaggio video è sincronizzato con un sottofondo musicale che ne scandisce i tempi e le battute, a volte più lenti, a volte più veloci. Abbiamo scelto un tipo di musica che potesse accompagnare nel modo giusto le immagini, senza rubare troppo la scena ai protagonisti nè distrarre molto gli utenti. Alla fine del video possiamo leggere il nostro titolo, verso il quale vertono le immagini.

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Reference

83 Durante la fase esecutiva del nostro progetto, abbiamo tratto ispirazione dalla campagna ideata dal Ministero dei beni e delle attività culturali (Mibact), intitolata “L’arte ti somiglia” . La campagna di comunicazione, lanciata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per promuovere i Musei Italiani, realizzata in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia con la regia di Paolo Santamaria. “Vive accanto a te”, lo spot realizzato dal Ministero dei beni e delle Attività culturali e del Turismo per promuovere le collezioni dei musei italiani. Protagonisti, questa volta, gli animali ritratti nelle opere esposte nei nostri musei: lo sguardo di cani, gatti e cavalli, il volo degli uccelli e poi leoni, pesci, pecore e conigli in dipinti, sculture, affreschi e nella vita reale. L’obiettivo è quello di coinvolgere e avvicinare al mondo dei musei un pubblico sempre più ampio, celebrando l’affinità tra i visitatori e le opere d’arte, attraverso una nuova chiave e una nuova corrispondenza.

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4.1

Bibliografia e Sitografia

85 Pedone V., Il vicino cinese. La comunitĂ cinese a Roma, Nuove Edizioni Romane, Roma, 2015.

Scianguetta Nicola. Dal Zejiang all’Esquilino. A cura di Daniele Corbo. Roma www.archeoroma.it www.associna.com www.beniculturali.it www.corriere.it www.esquilino-oggi.it www.ilmessaggero.it www.romasegreta.it www.saporedicina.it www.wikipedia.it

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Conclusioni

87 Questo che abbiamo appena visto è stato un progetto che ci ha visti entrare a far parte, in un certo senso, di una comunità ben consolidata all’Esquilino: la comunità cinese. A loro dobbiamo molto, e soprattutto ai modelli che si sono prestati volentieri a questo progetto. La realizzazione di questo progetto ha richiesto parecchio tempo e impegno, diverse sessioni di shooting all’aperto, ore di postproduzione e montaggio.

Un progetto completo che ci ha portato alla realizzazione di prodotti che ci hanno permesso di esprimere la nostra idea iniziale. Abbiamo provato a dare una prova concreta che, come dicevamo all’inizio, non esiste differenza quando si parla di cultura e arte.