Le montagne sono gli imperituri monumenti della terra» riconobbe già nell’Ottocento lo scrittore americano Nathaniel Hawthorne. Le maestose vette hanno sempre esercitato un immenso fascino su di me. Nei mesi invernali –che trascorro nella mia città natale Amburgo, nel Nord della Germania, dove la neve è un ospite raro – mi sento attratto dai monti e dalle piste da sci. Uno dei miei luoghi prediletti è sempre stato Sankt Moritz e ancora oggi amo andarci, anche perché è uno dei comprensori sciistici più impegnativi che abbia mai frequentato. Il piccolo comune svizzero è da tempo una rinomata località turistica, tanto lussuosa quanto cosmopolita, e questo non solo d’inverno. Anche Gstaad è uno dei luoghi che amo visitare, visto che molti dei miei amici ci hanno acquistato i loro chalet. Ogni anno, parto dopo Natale per trascorre con la mia famiglia il Capodanno a Kitzbühel, godendomi sulle Alpi austriache una settimana bianca in compagnia di figli e amici. Riunirsi davanti al fuoco del camino di una baita è sempre uno dei momenti più belli dell’inverno. Anche oltre Kitzbühel, il mercato immobiliare in alta montagna è caratterizzato da prezzi particolarmente elevati e dalla tipica architettura tradizionale, immersa in uno scenario alpino. A causa dei prezzi molto alti per i terreni, esclusivi immobili con un costo milionario a due cifre non sono una rarità. Il segmento premium, ben rappresentato in queste aree, registra una forte domanda, attraendo acquirenti da tutto il mondo. Nel distretto di Kitzbühel, i prezzi al metro quadro si aggirano intorno a una media di oltre 8.000 euro. Per potenziali acquirenti vale la pena dare un’occhiata anche a sobborghi e paesini nel circondario delle località turistiche più famose: così, i prezzi per appartamenti e case nelle vicinanze di Gstaad, come per esempio a Rougemont e Gsteig, sono notevolmente inferiori. Chi intende comprare una casa in Svizzera, deve tener conto della legge federale Lex Koller, applicata in alcuni cantoni per regolare l’acquisto di immobili destinati a residenza secondaria da parte di cittadini stranieri, possibile solo rispettando alcune particolari condizioni. Non importa qual è la vostra regione di montagna preferita, che sia in Europa o da un’altra parte del mondo: siamo certi che questa edizione dedicata alle icone della montagna vi farà venire voglia di respirare l’aria fresca dei monti. Vi auguro una piacevole lettura!
Cordialmente
Christian Völkers
Aria di montagna…
Poche altre regioni hanno vissuto negli ultimi anni un revival paragonabile a quello dei paesaggi alpini sul nostro meraviglioso pianeta. Di colpo, alberghi e ristoranti sono aperti tutto l’anno, a prescindere dalle stagioni. Non importa se l’aspetto è fiabesco, verde e fiorito come in estate, oppure ricoperto con un romantico strato di neve, come ora. In inverno, i paesaggi montani esercitano comunque una magica attrazione su noi umani. Motivo per cui abbiamo scelto di focalizzare questa edizione su persone e prodotti originari di questo universo, nonché caratterizzati da valori e funzionalità determinati dalla presenza della montagna. In copertina, un iconico scatto della celebre fotografa Annie Leibovitz, realizzato nel 1997 in occasione di un servizio dedicato ad Arnold Schwarzenegger sulle piste di Sun Valley, in Idaho. Il politico, attore e culturista è cresciuto a Thal vicino a Graz, un paesino austriaco di 2.500 abitanti. Contestualmente alla pubblicazione del gigantesco libro, intitolato Arnold, l’autrice Dian Hanson ricorda per GG la collaborazione particolarmente intensa con il divo. Grazie a lei ho scoperto alcuni sorprendenti dettagli sulla star, che ho avuto la fortuna di conoscere oltre vent’anni fa a L.A. nel suo ristorante di allora Schatzi on Main, in compagnia del comico tedesco Otto Waalkes. Nel nostro Special dedicato agli orologi, vi presentiamo alcuni tra i più preziosi marchi, diventati oramai ambiti beni di lusso grazie alla lunga tradizione e la proverbiale precisione dell’artigianato svizzero. Infine, vi portiamo con noi in Namibia, dove Markus Friesacher, proprietario della Gmundner Keramik Manufaktur, ha creato un eco-lodge unico nel suo genere.
Vi auguro una piacevole lettura!
Un grande ringraziamento ai gioiellieri Becker e Cabochon, per il prezioso aiuto dato nella realizzazione dello Special orologi Il mio orologio prediletto è il Baignoire de Cartier (a destra). Un regalo di Natale per i fan di Arnold: l’Art edition di Taschen.
Michaela Cordes
Bernd Ebsen
Lo shooting per il nostro Special orologi (pagina 48) ha avuto luogo in uno studio fotografico amburghese con vista sull’acqua. Il fotografo still life Bernd Ebsen ha oscurato l’ambiente, creando dei mini-set illuminati con precisione millimetrica: trattandosi di orologi molto preziosi, andava prestata grande attenzione al fatto di non graffiarli. Il fotografo aveva preparato una selezione di materiali (diverse tipologie di pietra e sabbia), adatti a simulare le montagne della Svizzera, patria di questi orologi.
Sven Müller
Sven Müller è il responsabile vendite di Engel & Völkers Kitzbühel, nonché consulente di Private Office. A Jochberg, non lontano dalla sua casa, si trova la tradizionale tenuta tirolese Obertalhof (pagina 70). «Non esiste nulla di paragonabile» afferma Müller. «Un immobile del genere approda sul mercato una volta ogni dieci anni. Avere il privilegio di poterlo vendere, è sensazionale».
Dian Hanson
Dian Hanson vive a Los Angeles, dove lavora come redattrice e autrice per l’editore Taschen. Nel corso della sua lunga carriera, ha pubblicato oltre 50 libri. Con Arnold Schwarzenegger ha collaborato per dieci anni per realizzare il volume fotografico Arnold, un progetto mastodontico dal quale è nata un’amicizia (storia di copertina, pagina 30).
Costas Dambassinas
La spettacolare villa Les Tourelles sul lago Lemàno (For Sale, vedi pagina 76), viene commercializzata dal direttore di Engel & Völkers Ginevra, Costas Dambassinas MRICS. Il maratoneta, laureato alla London School of Economics, ha cominciato la propria carriera nel settore immobiliare nel 2010 in Svizzera.
Goodbye Standby
Smart and intelligent use of energy with the JUNG HOME SCHUKO ® Socket Energy.
Arnold Schwarzenegger
PLAYGROUND
14 COOL CITY Paradiso invernale nello charme di una piccola città: Aspen è una delle più ambite aree sciistiche al mondo.
16 HOUSE Favolosi divani, originali poltrone, raffinati tessili: ispirazioni per rendere più accoglienti le vostre case.
18 INTERVIEW Guido Terreni, CEO del marchio svizzero di orologi Parmigiani Fleurier, parla di alta arte orologiera.
20 ENGEL & VÖLKERS NEWS Focus sui trend del mercato immobiliare: le migliori aree sciistiche, da Gstaad a Whistler.
22 WOMAN Quando i colori scacciano la tristezza invernale.
24 MAN Qualche tocco di grigio lo conferma: less is more!
26 BOOKS Tre libri che invogliano a respirare aria di alta quota.
194 PERSONAL Piatti gourmet in mezzo a un fiordo norvegese.
AT HOME
30 ARNOLD SCHWARZENEGGER L’autrice Dian Hanson racconta la propria collaborazione con il celebre divo.
38 HAJAR ALI L’artista che usa l’intelligenza artificiale per trasformare le proprie fantasie in luoghi nostalgici
New Home
Man
48 SPECIAL OROLOGI Da diversi secoli, gli orologi più preziosi vengono fabbricati in Svizzera.
58 GMUNDNER LODGE Una manifattura di ceramiche austriaca cambia strada e apre un eco-lodge in Namibia.
FOR SALE INSERZIONI
70 NEW HOME Una storica tenuta tirolese – a Jochberg vicino a Kitzbühel – racconta la storia di diverse generazioni.
76 NEW HOME Extralusso in Svizzera: villa Les Tourelles, un capolavoro architettonico sulle sponde di lago Lemàno.
82 RESIDENTIAL & COMMERCIAL Ville, case signorili e spazi commerciali: gli immobili più prestigiosi.
ALWAYS
6
8
FOREWORD Introduzione al nuovo numero.
EDITORIAL Aria di montagna
192 ADDRESSES Nomi, punti vendita e produttori.
193 STAFF Colophon.
PLAYGROUND
Neve farinosa e paesaggi sconfinati: Aspen in Colorado fa parte dei comprensori sciistici più ambiti ed esclusivi al mondo.
Neve fenomenale!
La località turistica di Aspen, nel cuore delle Montagne Rocciose, è un lussuoso paradiso per gli sport invernali: atmosfera cosmopolita, charme da piccola città e quasi tutto raggiungibile a piedi.
TESTO: Merle Wilkening ILLUSTRAZIONI: Asia Orlando
Una scappata ad Aspen
1 UN’ISTITUZIONE L’elegante Hotel Jerome è considerato fin dalla sua inaugurazione nel 1889 il simbolo della città 2 VARIETÀ Sci da fondo, pesca sul ghiaccio, trekking con le ciaspole: d’inverno, ci si diverte anche lontano dalle piste. 3 ACCOGLIENTE Il French Alpine Bistro emana un’atmosfera romantica, accompagnata da fonduta di formaggio, zuppa di cipolla o crepe Suzette. 4 CATTURA SGUARDI Il Far West incontra l’alta moda: il marchio texano Miron Crosby vende stivali da cowboy fabbricati a mano.
urante i mesi invernali, Aspen, situata in Colorado negli Stati Uniti, si trasforma in un paese incantato, spolverato di bianco. Con complessivi 300 giorni di sole l’anno, le condizioni per le attività all’aria aperta sono perfette sia d’estate che d’inverno. Lì, dove oggi gli sciatori schizzano lunghe le piste – da un’altezza di 2.400 metri fino al centro della cittadina –, si trovava in passato un accampamento estivo degli Ute, un popolo di nativi americani. Poi, ad Aspen sono arrivati i coloni alla ricerca di argento, seguiti nel XIX secolo dal boom della miniera d’argento locale, una tra le più ricche al mondo. La piccola città viene inondata dal denaro, finché il governo non ferma l’estrazione dell’argento.
Lo sci mette fine alla tranquillità degli anni successivi alla chiusura della miniera. A fine anni ’40, viene fondata la Aspen Skiing Corporation, rinominata poi Aspen Skiing Company. Contestualmente viene inaugurata ad Aspen Mountain la più lunga seggiovia al mondo. Nel 1950, la piccola città ospita il primo campionato di sci alpino fuori dall’Europa. Oggi, Aspen comprende quattro zone sciistiche: l’impegnativo monte sopra l’abitato, l’Aspen Mountain con favolosa vista; il Buttermilk (perfetto per principianti e famiglie); le Aspen Highlands (con ripide discese più adatte ad esperti) e lo Snowmass (più grande delle altre tre montagne messe insieme). Aspen Mountain, soprannominato dalle persone del posto Ajax, è collegato al centro dalla funivia Silver Queen. Oggi, il turismo è il motore principale dell’economia locale. Aspen è una delle località sciistiche più ambite e più costose dell’America Settentrionale e attrae amanti dello sport e avventurieri da tutto il mondo. Soprattutto tra Natale e Capodanno, molte celebrità visitano l’esclusiva cittadina di 7.000 abitanti. Li attende un’ampia offerta culturale di altissimo livel-
lo, nonché un’ottantina di locali, tra ristoranti e bar, con piatti gourmet, come quelli serviti nel ristorante Bosq, o cucina rustica, perfetta dopo una giornata sulle piste.
D’inverno, le ghirlande di luce brillano sopra la Main Street, il cuore del comune. La strada è bordata da case in mattone, una lunga fila di marchi di lusso e piccole boutique. Alcuni edifici testimoniano il ricco passato della città mineraria. Fino ad oggi, la Wheeler Opera House, costruita nel 1889, offre un fitto calendario di concerti, balletti e intrattenimenti, costituendosi a tutti gli effetti come il centro artistico della città. La Aspen Historical Society offre visite guidate attraverso i tre piani dell’edificio. Nello stesso anno del teatro d’opera è stato inaugurato l’Hotel Jerome, oggi parte del gruppo Auberge Resorts Collection. Un’altra lussuosa icona dell’albergheria è The Little Nell, un albergo cinque stelle situato ai piedi dell’Aspen Mountain con accesso diretto alle piste. Sulla terrazza dell’Ajax Tavern si incontra l’alta società per l’aprés-ski. Il menu franco-americano promette patatine fritte al tartufo, ostriche e champagne. Quest’ultimo, non senza buoni motivi: sulle Montagne Rocciose, la formidabile neve fresca, particolarmente morbida e farinosa, è soprannominata champagne powder snow
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Aspen Highlands
Aspen Institute
Hotel Jerome
Aspen Mountain
Aspen Art Museum
Wheeler Opera House
Buttermilk
ASSENZA DI GRAVITÀ Sul divano Balaao di Bretz vi sentirete come su una nuvola, oppure come seduti su dei palloni gonfiati. Infatti, il nome deriva dalla parola portoghese per pallone. Divano e poltrona girevole sono disponibili con vari rivestimenti.
PULITO Aria fresca per un respiro profondo: il purificatore Dyson Big+Quiet Formaldehyde assorbe, grazie al filtro HEPA 13 e al filtro a carboni attivi, particelle microscopiche, odori e gas, purificando uniformemente ambienti fino a 100 metri quadri.
Addio tristezza invernale
Nuovo anno, nuova felicità! Ispirazioni per la vostra casa.
MUTEVOLE Il marchio tedesco Freifrau è sinonimo di sedute confortevoli, spesso con forme femminili. Così, le singole collezioni portano nomi di donna. Il modello Amelie, disegnato da Birgit Hoffmann e Christoph Kahleyss, è la prima sedia realizzata da Freifrau, ancora oggi parte della collezione. La nota distintiva: ogni singolo esemplare è un pezzo unico, personalizzabile tramite la scelta dei rivestimenti e dei colori della struttura di supporto.
VIVACE La designer Alex Proba punta su forme molto espressive, colori forti e texture elaborate. La collezione Proba Home trasforma questo peculiare linguaggio visivo in oggetti ben strutturati, tra cui tappeti con disegni e cuscini. Dalle bozze di elementi geometrici astratti nascono tessili e altri oggetti di uso quotidiano.
DISCRETO Savoir vivre per la casa: la collezione Love of Life di CARLUCCI ci porta sulla Riviera francese. Superfici morbide dalla texture delicata, nelle tonalità della salvia, del bambù e della lavanda, raccontano di una giornata in Costa Azzurra. Il finissaggio dei tessili è stato ispirato dai morbidi riflessi della luce sull’acqua. Per la serie EcoProtect, realizzato con tessuti di altissima qualità prodotti con materiali naturali, ecologici o riciclati, il focus è stato posto sulla natura.
Un’arte a sé
Per condurre nel futuro il marchio svizzero di orologi Parmigiani Fleurier, il CEO Guido Terreni punta su raffinatezza e purismo.
In Svizzera, gli orologi girano diversamente? Definitivamente! Hanno anima, cuore ed emozioni. Gli orologi non sono solo oggetti funzionali, nella loro produzione si investe molto amore. Qui, lavorano persone che dedicano la propria vita a questo piccolo mondo, grande solo qualche centimetro. Una dimensione impregnata di passione e abbinata a uno stile che deve essere coerente col marchio.
La manifattura si trova a Val-de-Travers, nella frazione di Fleurier, integrata nel nome del marchio. Quale ruolo hanno l’origine e il circondario? Il fondatore Michel Parmigiani è nato a Couvet, un paese a pochi chilometri da Fleurier. Fin dalla sua infanzia trascorsa in questa valle, ha osservato la natura, reinterpretando oggi le sue bellezze nella decorazione e nella meccanica dei suoi orologi. In questa zona, l’orologeria ha una tradizione secolare ed è profondamente radicata nella cultura di tutta la regione. Per noi è importante, riuscire a rispettare la tradizionale qualità artigianale e le origini del marchio.
A che tipo di cliente si rivolgono i vostri orologi? I nostri clienti sono veri intenditori. Persone esigenti, ben informati sui beni di lusso. Cercano marchi meno indirizzati al mainstream e più soggetti ai gusti personali. I nostri modelli sono la quintessenza dell’alta orologeria, ma lo stile rimane sobrio, senza esaltazioni. Chi acquista un orologio di Parmigiani Fleurier, sa apprezzare queste caratteristiche e conosce bene il settore.
La prima pietra miliare sotto la sua guida è stata la collezione Tonda PF, creata nel 2021 in occasione del 25° anniversario della manifattura. Quali sono i progetti per il futuro? Il Tonda PF è stato lanciato nel 2021. Nell’industria orologiera un prodotto di due anni è molto giovane. Vorremmo che quest’orologio dal design senza tempo diventasse un’icona. Solo il tempo ci dirà se l’idea funziona. In ogni caso, non vogliamo essere un marchio monoprodotto, abbiamo tante altre idee in testa.
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L’orologio Parmigiani Fleurier preferito di Terreni: il Tonda PF Micro-Rotor Steel Platinum.
Comprensori sciistici da vivere tutto l’anno
Sono passati i giorni in cui gli chalet sulle piste erano considerati esclusivamente case vacanze invernali. Oramai, sia gli appartamenti di proprietà che le case di lusso sono utilizzati in tutte le stagioni, alcuni come domicili secondari, altri come residenze principali. Per investitori, soprattutto nel segmento premium, questo comporta introiti continui, senza fluttuazioni stagionali.
Uno dei principali argomenti di vendita per una casa in montagna è sempre stato la presenza di ottime piste da sci, ma negli ultimi anni le esigenze sono cambiate in modo incisivo. Oggi, acquirenti di immobili non sono attratti solo dai pendii innevati. A suscitare l’interesse fuori dalla stagione sciistica, sono il legame con la natura, gli idilliaci paesaggi di montagna e la sfaccettata offerta per il tempo libero. In estate c’è il golf, l’escursionismo e il mountain biking, mentre eventi culturali e prelibatezze culinarie vengono proposti in tutte le stagioni. Per di più, la pandemia ha cambiato in modo decisivo la nostra percezione dell’importanza della natura come spazio vitale e luogo di rigenerazione. Da allora, i confini tra prima e seconda casa si sono ulteriormente assottigliati. Anche la flessibilità dovuta allo smart working ha rinforzato questa tendenza. Uno stile di vita che ha cambiato anche le esigenze legate all’immobile di per sé: locali aggiuntivi, utilizzabili come studio, hanno un particolare valore. Per molti, un’altra condizione per l’acquisto è una località facilmente raggiungibile.
Soprattutto nel segmento lusso, la domanda supera di gran lunga l’offerta, specialmente per quanto riguarda gli chalet indipendenti, posizionati su un pendio o con vista panoramica sui monti. Mentre, ancora nel 2020, per lo chalet più caro offerto da Engel & Völkers nella località sciistica svizzera Sankt Moritz la richiesta era di 47,6 milioni di euro, nel 2022 i prezzi per chalet paragonabili, situati in posizioni top del paese, hanno raggiunto i 72 milioni di euro. A conquistare regolarmente un posto nella top ten europea dei comprensori sciistici più esclusivi, vi sono Sankt Moritz, Gstaad e Davos in Svizzera, Kitzbühel in Austria, nonché Cortina d’Ampezzo e Courmayeur in Italia. Un’evoluzione riscontrabile non solo sulle
Alpi. America ed Europa si alternano ai primi posti dei ranking globali dei migliori comprensori sciistici, un trend destinato a durare. Non è un segreto che alcuni degli immobili più costosi sulle piste da sci si trovano in Colorado, negli Stati Uniti. Nel ranking 2022/23 dei comprensori sciistici di Engel & Völkers, Aspen si è posizionato al primo posto delle zone di montagna più esclusive al mondo, seguito da vicino da Vail. L’eccezionale qualità di queste proprietà si riflette nei prezzi top al metro quadro che si aggirano intorno ai 76 mila euro, sia per chalet che per appartamenti. Per i prezzi finali di vendita si registra un valore medio di 10 milioni di euro circa. A Vail, i prezzi raggiungono 72 mila euro al metro quadro. Vail Village e l’adiacente Beaver Creek Village fanno parte delle migliori posizioni immobiliari a livello mondiale. Anche in Canada stiamo osservando la stessa evoluzione. Whistler, situato nella provincia della Columbia Britannica, fa parte dei più esclusivi comprensori sciistici al mondo ma offre attività turistiche anche nelle altre stagioni. A Whistler si trovano alcuni campi da golf con panorami mozzafiato. Sulle rive dei laghi Green Lake, Lost Lake e Atla Lake è possibile trascorre dei bei momenti estivi, ma anche trekking e mountain biking fanno parte dell’offerta quando la neve sui monti si è sciolta. Altri vantaggi di Whistler sono la vicinanza dell’oceano Pacifico e della metropoli Vancouver. Nell’insieme, condizioni ideali sia per pendolari che per sciatori e amanti della natura. Anche se l’estate in montagna è molto rilassante, è pur sempre la stagione invernale a richiamare ogni anno i numerosi appassionati dello sci sulle piste, offrendo anche ai meno sportivi un fantastico programma invernale, come lo spettacolare trofeo Hahnenkamm sulla pista Streif a Kitzbühel.
Continua la grande domanda di case di lusso nei comprensori sciistici. Ad Aspen, un metro quadro vale fino a 76 mila euro.
Fonte: www.fis-ski.com
I 10 COMPRENSORI SCIISTICI PIÙ GRANDI
1 LES TROIS VALLÉES, FR (600 KM)
2 LES PORTES DU SOLEIL, FR/CH (580 KM)
3 4 VALLÉES, CH (412 KM)
4 VIA LATTEA, IT/FR (400 KM)
5 MATTERHORN/CERVINO, CH/IT (322 KM)
6 LES SYBELLES, FR (310 KM)
7 SKI ARLBERG, AT (302 KM)
8 TIGNES/ VAL D’ISÈRE, FR (300 KM)
9/10 SKIWELT WILDER KAISER–BRIXENTAL, AT, E SAALBACH HINTERGLEMM LEOGANG FIEBERBRUNN, AT (ENTRAMBI 270 KM)
Skiresort Service International è il più grande portale al mondo per il test delle aree sciistiche e comprende l’elenco di 6.143 località in tutto il mondo, ordinate per grandezza (cioè per lunghezza di piste). In aggiunta, dettagli sulla difficoltà delle piste, altezze, prezzi e numero di skilift: www.skiresort.de
E&V, THE PLACE TO BE(E)
Florian Hofer lavora da 17 anni per Engel & Völkers, combinando mare e monti, estate e inverno. Non importa se si tratta di Kitzbühel o di Port d’Andratx: come partner affiliato, responsabile per la regione alpina Tirolo & Zell am See e le isole Baleari, è sempre felice ad offrire la propria expertise. La sua passione per lo sci, lo ha portato fino al Giappone e in Alaska, ma l’offerta complessiva del Tirolo rimane per Florian imbattibile.
SEGUICI SU
@engelvoelkers.global @evamericas
Da maggio 2022, circa 100 mila api vivono sul tetto del quartier generale di E&V ad Amburgo, dando un prezioso contributo alla biodiversità. Con l’aiuto della start up PLACE4BEES stiamo contribuendo attivamente alla protezione dell’ambiente. I ricavi della vendita dell’ottimo miele vengono devoluti alla E&V Charity. Be(e) inspired ! Date anche voi un vostro contributo alla sostenibilità, dando una mano alle api: offritele una casa!
Al momento, i Caraibi, il Messico e l’America centrale stanno vivendo una fase di crescita molto dinamica, un fatto che ha trasformato queste regioni in alcune tra le più ambite mete di viaggio. Per ora, siamo presenti sul territorio con 10 agenzie Engel & Völkers, animate da grande passione. Gli immobili più cari venduti quest’anno nell’intera regione si trovano a Los Cabos, in Bassa California.
Un esclusivo consiglio di viaggio, per chi cerca uno stile di vita sensazionale: scoprite i paradisiaci scenari delle isole di Saint Vincent e Grenadine!
WOMAN
Vitamine à gogò
Il nuovo anno comincia pieno di energia e allegria: il colore albicocca riempie la casa di buon umore.
1 MADE IN ITALY Diverse tonalità di albicocca mettono in scena la femminilità: cappotto doppiopetto e pantaloni con paillettes, di Luisa Spagnoli, p. s. r. 2 CORDIALE Uno specchio che evoca un sorriso: Look At Me Mirror di Gaetano Pesce per Fish Design. Tramite Coming Soon NY, € 545 ca. 3 CATTURA SGUARDI Il divano tre posti Cosy Jewel della designer Ulrike Krages riempie il salone di comfort vellutato. UK5 Urban Col -
lections, da € 7.813. 4 OPERE D’ARTE Fin dal 1743, la più antica gioielleria tedesca, Brahmfeld & Gutruf, offre creazioni di alta qualità. Orecchini con nappe e granati arancioni selezionati a mano, p. s. r. 5 UNA DELIZIA Bastano poche gocce dello sciroppo Orange Whisper, prodotto con arance maiorchine, per nobilitare qualsiasi aperitivo. Tramite Laux Deli, € 9 ca. 6 DOLCE VITA Il vaso Sicilian Mandarin Orange, composto da piccoli
frutti in ceramica, diffonde un soleggiato senso di vacanza in tutte le stagioni. Thehouseful, € 185 ca. 7 NON SOLO PER LA PARETE L’arazzo Angel Forever Swirl Bespoke, creato da Alfie’s Fuzzy Friends per Objects with Narratives, è fatto per essere toccato. € 3.570. 8 PIEDI COLORATI Luminosi sandali di Bottega Veneta in cuoio intrecciato e imbottito: Mule Flat Patch, tramite www.bottegaveneta.com, € 1.100.
La malìa del grigio
Elegante, con una nota metallizzata. Vi riveliamo perché un tocco di grigio è sempre di grande impatto.
1 SENZA TEMPO Ben protetto dal freddo con l’abito coordinato in lana di Giorgio Armani. Collezione autunno/inverno 2023/2024, p. s. r.
2 A PROVA DI BOMBA Completa il look in modo elegante: fermacravatta con logo. Dolce & Gabbana, € 325 ca. 3 ILLUMINANTE Omaggio alla Città Eterna: la lampada a sospensione Cupolone Quarantacinque (grigio) è una riproduzione iperrealistica della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Seletti, € 647. 4 EFFETTO DI PROFONDITÀ Da fogli di carta di cotone, tinti con inchiostro, strappati e rimodellati a mano, nasce l’opera d’arte tridimensionale Slalom della collezione Edgescapes di Moss & Lam. Tramite Holly Hunt, p. s. r. 5 ARMONIOSI Jaime Hayon ha progettato per Cassina degli oggetti d’arredo funzionali, come questo tavolino in frassino tinto a poro aperto. Collezione Réaction Poétique, da € 547 ca.
6 NOBILI Bacchette in ebano con punta in platino, per un pasto perfetto. L’Objet, € 195. 7 STIMOLANTE Allenarsi con stile: set di manubri cromati, in legno e pelle color crema. Giobagnara, tramite Mr. Porter, € 4.598. 8 INNOVATIVO Stampato in 3D: l’anello d’argento Foliate Double Leaf di Ross Lovegrove, € 745 ca. 9 UNICO Un design minimalista, capace di coniugare suono e forma: l’altoparlante Beosound A9 di Bang & Olufsen, € 3.599.
Berg
Paesaggi frastagliati, crepacci e creste a perdita d’occhio, cime che vanno a braccetto con le nuvole. Il fotografo tedesco Uli Wiesmeier segue da oltre 40 anni la propria passione per i monti. Nato ai piedi dello Zugspitze, vive oggi in Alto Adige, a un’altezza di 1.360 metri. Questo volume è il più importante progetto fotografico della sua carriera. In collaborazione con lo scrittore Stefan König – che vive sui pendii settentrionali delle Alpi – è nato un libro con immagini mozzafiato, capace di reinterpretare tutte le parole tedesche contenti il termine Berg (montagna): un ritratto delle Alpi, da Bergbahn (treno a cremagliera), a Bergbauer (contadino) e Bergsee (lago alpino).
Uli Wiesmeier, Stefan König, Knesebeck, € 75
The Alps 1900
Uno sguardo su un secolo in cui il tempo scorreva lentamente, un nostalgico viaggio in un mondo senza tecnologie moderne: questo volume XXL raccoglie fotocromie, fotografie, cartoline d’epoca colorate a mano, manifesti e brochure di viaggio fine ’800, inizi ’900, un insieme capace di documentare l’intramontabile bellezza naturale delle Alpi. Citazioni di scrittori di viaggio accompagnano escursioni alpine, dalle alture del Monte Bianco alle Dolomiti e il Cervino, attraversando Svizzera, Italia, Germania, Francia e Slovenia. Come scrisse già nel 1868 il grande storico francese Jules Michelet: «Niente è paragonabile alle Alpi».
Mountain Escapes
Esistono una serie di ottimi motivi per visitare un albergo di montagna. Il più importante: il panorama! A volte verso il basso, sul fondovalle, altre, sopra i monti, fino alle colline, o semplicemente sul rigoglioso verde di un paesaggio. In oltre 250 pagine, l’autore Martin N. Kunz presenta una ricercata collezione di straordinari rifugi e alberghi. Le immagini ci portano nei luoghi più disparati, immersi in scenari spettacolari: dall’eco-resort composto da chalet nascosti sotto la neve, al tempio benessere scolpito nella roccia, al campo naturalistico adagiato sul cratere. Comodo per chiunque voglia prenotare subito: i codici QR, linkati ai siti web delle strutture.
Martin
N. Kunz, TeNeues, € 60
Agnès Couzy, Sabine Arqué, Taschen, € 150
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Brilliant Achievements from Glashütte
Founded in the watchmaking stronghold of Saxony in 1927, Tutima has been represented by its own manufacture in Glashütte since 2008 and continues to cultivate the brand’s rich heritage with high-quality timepieces.
Tutima’s good name has been a trusted guarantee of fine watchmaking for over ninety years. In an era when watches were worn only in pockets, Tutima’s visionary founder Dr Ernst Kurtz saw the future in wristwatches, which he serially manufactured for the first time in Germany. He gave his best examples the name “Tutima”, derived from the Latin word tutus, which means “safe” or “protected”. As the first watch
with a Tempostopp (flyback) function, the Tutima Pilot’s Chronograph from the 1940s became a legend. During the decades of divided Germany, Tutima transferred its production to Lower Saxony, where it raised another milestone with the debut of the Tutima NATO Chronograph in 1984. The historical successes continue today with four watch lines: first and foremost, the exquisite manufacture
calibre models Patria, Tempostopp, and the queen of complications, the Minute Repeater Hommage; robust titanium mission watches such as the M2 and the M2 Seven Seas, which is pressure-tested to fifty atmospheres; pilot’s watches such as the Grand Flieger; and, last but not least, the Saxon One family with distinctive chronographs and three-handed watches “made in Glashütte”.
PEZZI GROSSI
Non è chiaro se dipenda dall’aria pulita, dai valori genuini oppure da un’innata lungimiranza, ma è certo che i monti definiscano il carattere. Da Arnold Schwarzenegger, nato nel comune austriaco di Thal, ai preziosi orologi, creati a mano da artigiani svizzeri.
Dall’Austria a Washington, D. C.: Arnold Schwarzenegger, nel 2009, davanti al Lincoln Memorial.
«Adoro girare spot pubblicitari in Giappone» dice Schwarzenegger. Questa danza con bollitori per Nissin Cup Noodles risale al 1989.
Sogna in grande!
Campione del mondo di culturismo, star hollywoodiana più pagata, ex governatore della California: Arnold Schwarzenegger è un fuoriclasse. Per il libro Arnold, l‘autrice Dian Hanson lo ha seguito per dieci anni. In questa edizione di GG racconta, non solo la storia del gigantesco progetto editoriale ma anche la nascita di un‘amicizia.
A cura di Michaela Cordes Fotografie: TASCHEN
La troupe di Conan il barbaro, durante le preparazioni per la riprese della crocifissione di Conan all’Albero del dolore.
«Cosa mi ha sorpreso? L’atteggiamento autocritico messo in campo da Arnold». DIAN HANSON
«Fino ad oggi, i valori della sua patria austriaca sono molto presenti nella vita di Arnold». DIAN HANSON
Tutto ha inizio nel 2012 con un‘e-mail di Benedikt Taschen, fondatore della casa editrice TASCHEN, il mio capo. Mi chiede di incontrarlo in giornata sul rooftop della sua libreria a Beverly Hills, senza anticipare il motivo. Ci sediamo e vedo dal suo sguardo che ha in mente qualcosa di grande. Non ci vuole molto, prima che la sorpresa si presenti davanti ai miei occhi: Arnold Schwarzenegger!
Il leggendario uomo si accomoda accanto a me, mentre Benedikt inizia a spiegare le proprie intenzioni: intende pubblicare un grande volume illustrato sulla vita di Arnold e le sue varie carriere professionali.
Inizialmente sono un po’ sorpresa di essere stata scelta per scrivere questo libro, ma poi ne capisco il motivo, in quanto Benedikt sa che da trent’anni faccio allenamenti con i pesi. Quel che non sa è che fu proprio Arnold a svegliare il mio interesse per il culturismo.
psicologico. Una notte, mentre stavo camminando in città, sentii due uomini alle mie spalle, evidentemente in procinto di aggredirmi. Finché uno dei due disse: «Scordatelo! Guarda un po’ i muscoli che ha. Questa ci farà fuori!» Arnold mi aveva salvato, mostrandomi come potessi farlo da sola. In una delle prime interviste per il libro, mi ha raccontato che il suo obiettivo è sempre stato di creare un mondo dove le palestre prevalgono numericamente sui supermercati, una meta pressoché raggiunta. Nonostante l’ampio consenso pubblico, c’è voluto parecchio tempo affinché Hollywood ne captasse il potenziale. All’inizio si sentì dire: «Nessuno si interessa più ai muscoli, quest’epoca è finita con John Wayne. Oramai, gli uomini sono definiti da intelletto e sensibilità». Era gente incapace di vedere oltre i muscoli e il pesante accento austriaco, per riconoscere che Arnold possedeva anche le giuste qualità intellettive.
All’epoca – era il 1981 e stavo lavorando per la rivista OUI –, proposi un reportage su Mr. Olympia, una manifestazione internazionale di culturismo, consapevole del forte coinvolgimento di Arnold in quel contesto. Nel 1977, l’uscita del suo film Uomo d’acciaio suscitò un interesse crescente per muscoli e fitness, gli uomini imitarono Arnold, le donne ne furono affascinate. Ricordo ancora con precisone, il modo in cui mi feci spazio attraverso la folla per farmi fotografare con lui. Era cortese, anche se non proprio entusiasta, armato di forte carisma e sorrisi gentili. Quel che mi impressionò di più, vedendolo da vicino, era la sua pella immacolata, la pelle più perfetta mai vista su un corpo maschile! Stavo per compiere trent’anni ed ero decisa di sperimentare se questo effetto straordinario del culturismo su un corpo fosse replicabile. Rientrata a New York, mi iscrissi in una palestra femminile di culturismo. Da allora, mi sono sempre allenata. Negli anni a seguire, ho visto evolversi la seconda carriera di Arnold come attore. Alla pari di tutti i miei coetanei, vidi all’epoca Conan il barbaro e i vari film della saga Terminator, ma personalmente trovai impressionante il modo in cui promosse il tema del fitness. Da giovane donna residente a New York City, mi sono spesso sentita vulnerabile, ma con il graduale aumento della mia massa muscolare crebbe anche la mia autostima, sia sul piano fisico che
Ma ritorniamo al nostro incontro sul rooftop. Fu deciso di cominciare il lavoro sul libro un anno dopo, perché in quel momento Arnold stava scrivendo un’autobiografia, ma non volevo attendere così a lungo e mi lanciai, non appena rientrata in ufficio, nella ricerca di immagini. Raccolsi tutte le riviste che avevano trattato in qualche modo il fenomeno Arnold Schwarzenegger. Undici mesi dopo, ci siamo incontrati a casa sua per una prima intervista. Fui introdotta al suo cospetto da un assistente. Mi avvertì subito del tempo limitato a nostra disposizione, soltanto un paio d’ore. Ma appena arrivato, Arnold iniziò i suoi racconti. È un narratore e un interprete favoloso, sempre intento a mettere in scena i propri discorsi, effetti sonori e una buona dose di umorismo compresi. I suoi assistenti ci interruppero più volte, lanciando sguardi ai loro orologi: «Arnold, Arnold, dobbiamo andare!» Li mandò via con un gesto – non ancora –, per poi riprendere il racconto. Infine, alzandomi, mi resi conto di aver parlato con lui per ben cinque ore.
Nei dieci anni della nostra collaborazione, Arnold mi ha raccontato i dettagli dei suoi trionfi, rivelandomi nel corso del tempo anche le difficoltà vissute durante l’infanzia. Un’esperienza dolorosa, condivisa con il grande pubblico nel documentario Arnold, prodotto da Netflix: dal fatto di essere il secondogenito, nato alla fine della Seconda guerra mondiale, quando in Austria nessuno poteva permettersi un secondo figlio, fino a ricordare la sensazione di crescere in un villaggio dove tutti apparivano vinti e senza speranza. Dice di non essersi mai sentito a suo agio in quel contesto, desiderando da sempre qualcosa di più grande. Il fratello maggiore era il beniamino di suo padre e con i pochi risparmi della famiglia, a Natale compravano un nuovo giocatolo solo per il fratello, mentre Arnold riceveva i giochi
A sinistra: Arnold a casa con il suo asino sardo Lulu, fotografato nel 2021 per il New York Times. Sopra: ARNOLD, versione con cofanetto, titolo impresso in foglia d’oro e fotografia di Andy Warhol.
rotti dell’anno precedente. In casa non c’era acqua corrente e per riempire la vasca al centro della cucina per il bagno settimanale andava presa con i secchi. Tutti usavano la stessa acqua, prima la madre, poi il padre, il fratello maggiore e infine Arnold.
Oggi, parla apertamente del fatto che suo padre arrivava spesso a casa ubriaco, un uomo difficile da accontentare. I suoi genitori non sono mai venuti a vedere una delle sue gare di culturismo. Parla meno di sua madre, anche se era lei il perno che teneva insieme la famiglia. Negli anni difficile del dopoguerra, andava da fattoria in fattoria per elemosinare cibo per i figli. Per Arnold, la madre è stata la colonna portante della sua vita, un’ispirazione per la sua forza. Pensando ad Arnold Schwarzenegger, immaginiamo una figura ipermascolina ma, in realtà, ha avuto accanto, per tutta la sua vita, solo donne forti. In una delle prime interviste pubblicata su una rivista, disse: «La donna che per me, su una scala da uno a dieci, merita un dieci, potrebbe ottenere benissimo un cinque da altri uomini». Aggiunge, a mo’ di spiegazione: «Perché ciò che mi attrae di più in una donna è la sua intelligenza, poter imparare qualcosa da lei. L’aspetto esteriore è secondario».
Testimonianza di questo atteggiamento è il periodo in cui è stato governatore, nominando più donne nel suo gabinetto di qualsiasi altro predecessore alla guida della California. Erano donne con caratteri forti, simile al suo, soprattutto persone capaci di lavorare duramente, senza per questo perdere la capacità di scherzare e chiacchierare. Così, Arnold sorprese tutti quando nominò Susan Kennedy (nessuna parentela con sua moglie Maria) capo del personale. Iscritta nel partito democratico, era tosta, dichiaratamente lesbica e capace di intimidire gran parte dei membri maschili del governo. Per Arnold, la persona giusta al suo fianco, trattata da pari. Nonostante l’appartenenza a partiti politici differenti, riuscirono a instaurare un rapporto di rispetto reciproco, lottando insieme per risolvere i problemi dello Stato. Per di più, fumavano sigari insieme, un aspetto importante!
L’ex moglie Maria è pure una donna forte, come Heather Milligan, da tanti anni sua compagna, fisioterapista di successo con un proprio studio, indipendente, non è certo un trofeo hollywoodiano.
Questo background, ci ha aiutato a diventare amici molto velocemente. Durante la prima, lunga intervista a casa sua, abbiamo riso e scherzato tanto, e dopo la seconda intervista mi disse: «Dian, inutile che vieni qui solo per le interviste. Quando vuoi, passa per trascorre un po’ di tempo insieme». È stato il più grande complimento che mi poteva fare. Il secondo complimento, in ordine di impor-
tanza, me lo fece in occasione della presentazione del favoloso libro TASCHEN, davanti a un pubblico di 1.000 persone, nel Geffen Theater – il teatro più grande, più sontuoso e più bello di Los Angeles – all’interno dell’Academy Museum of Motion Pictures. Poco prima di salire sul palco, Arnold mi confidò: «Non mi sono per nulla preparato. Tu mi conosci meglio di chiunque altro, meglio di quanto non mi conosca io stesso. Io posso parlare, ma tu devi guidarmi dove vuoi andare a parare». Heather, seduta accanto a lui, si mise a ridere e disse: „Per Arnold, essere guidato da un gruppo di donne, è il culmine della felicità». E così, svanita la febbre della ribalta, salimmo sul palco, parlando e scherzando esattamente come eravamo abituati a casa sua. Invece di un discorso sterile e rigido, il pubblico poté godersi un’esperienza molto personale.
Per quanto riguarda l’affermazione che lo conoscessi molto bene, Arnold aveva ragione. Nel corso degli anni sono diventata una sua studiosa, ho letto tutte le sue interviste, fin da quelle iniziali del 1967. Ci sono dei libri per i quali, più si conosce il soggetto meno lo si apprezza, un’esperienza fatta da qualsiasi editore. Con il progetto ARNOLD è accaduto l’esatto contrario. Più cose ho saputo di lui, più ho apprezzato ciò che ha realizzato.
Le sue caratteristiche più belle sono la franchezza, la conoscenza di sé stesso e la sua capacità di introspezione. Non ha paura a esaminare ogni parte della propria persona, anche se ammette di non essere troppo felice a soffermarsi sui propri addominali all’età di 76 anni, un aspetto che a 71 anni comprendo assai bene. La più grande vulnerabilità di Arnold è di carattere fisico: il suo tallone d’Achille è un difetto cardiaco congenito. Fino ad oggi, ha subito tre interventi a cuore aperto, per sostituire le valvole cardiache malfunzionanti, uno nel 1997, seguito da altri due nel 2018 e 2020. Molti amano associare questo tipo di problema all’assunzione di steroidi diffusa tra culturisti, ma lo stesso difetto cardiaco ha già ucciso sua nonna e sua madre. Tragedia nella tragedia: dopo il primo intervento, Arnold tentò a convincere sua madre a operarsi, ma lei si rifiutò, morendo un dopo. La consapevolezza di dover sottoporsi a ulteriori interventi, visto che queste valvole vanno sostituite ogni dieci anni, gli rammenta costantemente la propria mortalità, incentivandolo a godersi ogni singolo momento della vita.
Arnold sa come godersi la vita, è una persona molto positiva. Ammette, però, di aver pensato nei primi tempi, dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, soprattutto a sé stesso e a come raggiungere i propri obiettivi. Fino all’età di 30 anni, quando iniziò a utilizzare la propria forza per aiutare i più deboli.
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DIAN HANSON
«Può sembrare sorprendente, ma Arnold ha sempre amato circondarsi di donne forti».
L’aureola: scattata nel 1975 attraverso un’apertura nel sipario della California Hall a San Francisco, la fotografia fa parte della collezione del Museum of Modern Art di New York.
LA MAGIA DEI MONDI ARTIFICIALI
L’intelligenza artificiale può cambiare anche il nostro rapporto con l’architettura. Hajar Ali ha colto l’occasione: la designer nata a Singapore inventa luoghi nostalgici, completamente arredati, esistenti fino ad ora soltanto nella sua fantasia. TESTO: Martin
Tschechne FOTOGRAFIE: Hajar Ali
Regolarmente qualcuno chiede a Hajar Ali su Instagram quale sia l’albergo o il resort nell’immagine, anche se fino ad ora questi luoghi esistono solo nella sua fantasia.
«Ho dovuto scavare molto a fondo, prima che il computer mi restituisse qualcosa di inatteso».
HAJAR ALI
«Dei progetti commerciali parlerò soltanto, quando i miei clienti li avranno resi pubblici».
HAJAR ALI
Come artista, Ali è autodidatta. Non ha mai frequentato una facoltà di architettura o scuole di Belle Arti, ma si è diplomata all’Istituto per gli Studi strategici a Singapore.
«Collaboro con gli architetti. I miei clienti sono sia proprietari privati che promotori immobiliari». HAJAR ALI
Ha attraversato a piedi il Rub' al-Khali, la prima donna ad avventurarsi da sola nel «Quarto vuoto», il deserto che si estende tra Riad in Arabia Saudita e lo Yemen: mille chilometri di sabbia e torrido caldo. Ha commercializzato alberghi di lusso internazionali, negoziato criptovalute in borsa, esplorato i fronti della guerra in Afganistan, fondato in Patagonia un’agenzia per viaggi d’avventura e pubblicato nella sua patria Singapore la newsletter di Mensa, un’associazione di super intelligenti di cui fa parte anche lei. Poi è arrivato il Covid, bloccandola in casa con tutte le sue curiosità.
Ma è impossibile fermarla. Quando si trova confinata dalla quarantena nello studio di casa, Hajar Ali, nata nel 1979, si rifugia negli spazi virtuali dell’intelligenza artificiale. Comincia a sperimentare con le varie forme di IA e vive la stessa stravolgente sensazione di tante altre persone che osano lanciarsi nelle profondità del sapere globale, dove la regia è nelle mani di
programmi e algoritmi, mentre gli umani sono relegati al ruolo di puro osservatore: stupore allo stato puro! Rimane affascinata dalle apparentemente infinite possibilità di creare nuove forme e decide di svilupparle. In un primo momento nascono composizioni surrealiste, ancora visibilmente caratterizzate dal moto frenetico di un sistema che crea legami fortuiti: persone, spazi, strutture, allegramente mescolati, il tutto molto colorato. Un po’ assomiglia alle opere di Max Ernst, un po’ a un videogioco. Una specie di viaggio d’avventura di cui Ali mantiene il controllo. Molto presto, capisce il meccanismo: «L’intelligenza artificiale si basa sempre sull’input umano, non avendo né una volontà propria, né la capacità di sviluppare dei concetti nuovi».
Ed è proprio questo limite a rendere il metodo lo strumento perfetto per la sua immaginazione. «Ho dovuto scavare molto a fondo, prima di ricevere dal computer qualcosa di inaspettato» racconta l’artista. D’altronde, Ali non mette mai in dubbio che, benché l’intelligenza artificiale sia il prodotto di un’immensa massa amorfa di dati – da immagini a testi e formule –, non smette mai di essere il riflesso dell’intelligenza naturale di chi la gestisce e domina. Cioé della persona che la lascia procedere a zigzag, per poi valutare e ordinare i risultati, reindirizzandola con nuove direttive. «Ci vuole una trattiva approfondita, prima di ottenere dall’IA qualcosa che corrisponde alle proprie in-
«Ci vuole una dura trattativa, prima che l’IA produca qualcosa che corrisponda alle proprie intenzioni».
HAJAR ALI
Interni ed esterni si fondono: le immagini di Ali sintetizzano i sogni, trasformandoli in architettura.
tenzioni» racconta Ali.
Nascono così i suoi luoghi magici. Con fare da romanziere, invita il proprio pubblico su Instagram ad accomodarsi su morbidi cuscini di seta, a sedersi sotto i portici dei loggiati o a ritirarsi in una grotta, mentre lo sguardo vaga sopra le acque di un torrente fino alle profondità di una maestosa giungla o su una luccicante pianura. In lontananza si delinea nella foschia una ruvida catena montuosa. Il calore del giorno cede alla frescura bluastra della notte. Un pianoforte nero a coda si staglia davanti a una parete di roccia calcarea. Le nuvole si specchiano sulla superficie di un bacino d’acqua, da una patera si innalzano lingue di fuoco. A volte, l’osservatore è colpito da un senso di sacralità.
Programmi di IA, come Midjourney o Stable Diffusion, offrono un’ampia base di dati per questo tipo di racconti, ma solo una trattativa intransigente permette a Hajar Ali a trasformare le proprie intenzioni in un progetto che porti la sua calligrafia. Le sue immagini comprimono i suoi sogni, condensandoli in forme architettoniche, sublimi e quieti come dei luoghi di culto e al contempo familiari, come un dejà vu: non ci siamo già stati, qui? È questo il luogo da dove siamo venuti? Sarà la meta del nostro viaggio? Ma appena un battito di ciglia più tardi, la nostra routine percettiva si inceppa: qual è l’orizzonte che si apre qui? Come fa una massa d’acqua a rimanere sospesa sopra l’abisso di un canyon? Possibile che l’architetto Frank Lloyd Wright avesse in mente qualcosa del genere, quando ha costruito la celebre Casa sulla cascata – la Fallingwater – nei boschi della Pennsylvania? E dopo la Staffa nelle nuvole del rivoluzionario artista russo El Lissitzky, chi altro è riuscito a ignorare con la stessa nonchalance le leggi della gravità?
Hajar Ali mi ferma con un cenno. Quando le chiedo un modello nel mondo dell’architettura, mi cita senza esitare Zaha Hadid. Il suo rispetto per la grande architetta, morta nel 2016, non si basa solo sulle sue pionieristiche capacità di tecnica costruttiva. No, più di tutto Ali ammira Hadid – originaria dall’Iran, nonché la prima donna a essere insignita nel 2004 con il premio Pritzker – per la fermezza con la quale ha lottato per realizzare i volumi irregolari e le sporgenti curvature dei propri progetti. Certamente, le conoscenze matematiche di Hadid saranno state di aiuto, ma si parla anche di «intrepidezza», un termine in cui Ali si riconosce. Perché in quanto artista, lei è autodidatta. Non ha mai frequentato una facoltà di architettura o un’Accademia di Belle Arti, ma si è diplomata all’Istituto internazionale per gli Studi Strategici di Singapore. È capace di analizzare sistemi complessi e di programmare in modo mirato. Ha studiato i post-strutturalisti francesi, da Foucault a Baudrillard e Deleuze, ha letto
Theodor Adorno e gli scritti del marxista italiano Antonio Gramsci. Ripetutamente fa riferimento all’opera di Edward Said, uno scrittore statunitense di origine palestinese, autore del saggio Orientalismo, un’ardente critica agli atteggiamenti colonialisti sopravvissuti fino ad oggi: un occidente borioso, freddo ed arrogante nei confronti delle culture asiatiche e orientali. Hajar Ali professa la fede islamica.
Da poco, si è trasferita dalla sua città natale a Dubai, una mossa puramente strategica: vuole avvicinarsi fisicamente ai realizzatori, cioè a tutti coloro che dopo la dovuta analisi del discorso e i vari passaggi di decostruzione riescono realmente a costruire. Per farlo, è disponibile a integrare le proprie visioni nei processi di sviluppo architettonico, studiando planimetrie e piani di costruzione. Prende nota delle assi visive desiderate, annota la posizione delle pareti e inserisce il tutto nel ciclo iterativo della sua IA. «In questo caso, i risultati sono molto differenti da quello che racconto normalmente sui social media» ammette Ali. Ma è un intervento al servizio dell’architettura, un’evoluzione che vuole condividere, rendendola più sostenibile, più coraggiosa e più spirituale di tutto quello offerto attualmente dal mercato. Nuove forme, nuovi materiali e una nuova comunità. Non c’è dubbio che Ali abbia visto abbastanza alberghi di lusso, da dominare appieno l’arte della seduzione.
Ali difficilmente rivela informazioni sullo stato di trasposizione delle proprie visioni. L’unica notizia che vuole darci è il fatto di aver ricevuto l’incarico dalla stilista Diane Goldstein di sviluppare un concept per il design di una boutique a Los Angeles. Di altri progetti commerciali parlerà soltanto quando i suoi clienti li avranno resi pubblici. Un’anticipazione: «Chi ha realmente riconosciuto il potenziale dell’intelligenza artificiale nella tecnologia costruttiva sono i qatarioti. La velocità con la quale costruiscono è già ora senza pari».
Quasi cent’anni fa, Rosita Forbes, cittadina britannica, è stata la prima donna occidentale ad attraversare il Sahara. I suoi contemporanei la ammiravano, si entusiasmavano, alcuni si indignavano. Qualche anno dopo, ha raccolto i suoi incontri con donne coraggiose in tutto il mondo nella pubblicazione Women Called Wild, quelle donne classificate come selvagge. Già il titolo rivela che qui c’è qualcuno intento a ribellarsi ai cliché quotidiani. Anche il dominio, attraverso il quale si raggiunge Hajar Ali in rete, si chiama womancalledwild. Perché lei cerca proprio questo, quando avvia la sua IA con la richiesta di sviluppare nuovi spazi vitali: una risposta all’orientalismo praticato in occidente, l’affermazione della propria cultura e dei diritti delle donne. In fin dei conti, è un discorso sul rispetto.
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Preziosi e inarrestabili
Fin dal XVI secolo, la Svizzera e i suoi orologi sono un tutt’uno. All’epoca, sotto l’influenza del riformatore Giovanni Calvino, la città di Ginevra vietò di indossare gioielli. Gli orafi della regione convertirono le proprie botteghe in orologerie, oggi un’importante economia del paese alpino: nel 2022, un totale di circa 700 aziende ha esportato orologi per un valore di quasi 25 miliardi di franchi. Un record storico!
Il Tank Must nella versione nera è una leggenda. Si dice, che Louis Cartier l’abbia regalato nel 1918 al generale statunitense John Pershing, come ringraziamento per la liberazione della Francia dall’occupazione tedesca. La forma rettangolare, all’epoca una novità e oggi amata ugualmente da uomini e donne, è ispirata dai carri armati americani. Il nuovo modello conquista per il quadrante laccato nero, il movimento al quarzo, la cassa in acciaio inossidabile e il cinturino in pelle d’alligatore. Di particolare rilevanza: la tipica corona con spinello cabochon blu.
Il Mille Miglia nero di Chopard risplende nel colore Nero Corsa, ottenuto mediante trattamento galvanico. Fin dal 1988, la maison non solo sponsorizza la celebre omonima gara italiana di auto d’epoca, ma ne è anche il cronometrista ufficiale. Ispirato alle carrozzerie classiche delle automobili, le funzioni del nuovo Mille Miglia Classic Chronograph comprendono data, ore e minuti, i piccoli secondi, contatori di 12 ore e di 30 minuti, nonché una lancetta dei secondi cronografici. Per sviluppare la rivoluzionaria cassa in Lucent Steel™, un acciaio particolarmente robusto e sostenibile, ci sono voluti ben quattro anni. Chopard è uno degli ultimi produttori di orologi e gioielli a conduzione familiare. Il vicepresidente tedesco Karl-Friedrich Scheufele partecipa ogni anno alla gara in Italia, sua sorella Caroline dirige il reparto gioielleria di Chopard.
ZENITH Quando, nel 1969, la manifattura di Le Locle riesce a lanciare El Primero, il primo calibro cronografico ad alta frequenza automatico e integrato, piazza un’importante pietra miliare per l’arte orologiera svizzera. Il primo orologio dotato di questo rivoluzionario meccanismo è lo Zenith A386. Il nuovo Chronomaster Original è un omaggio a questo primo modello, molto di più di una semplice riedizione dell’A386. Mantenendo lo straordinario design del suo predecessore – ancora oggi assolutamente contemporaneo –, il nuovo Zenith monta una versione evoluta di El Primero, un calibro con una precisione al decimo di secondo, uno standard di misurazione del tempo in linea con le esigenze del XXI secolo. Il calibro El Primero 3600 batte a una frequenza di 5 Hertz, dispone di una funzione cronografica con precisione di lettura a un decimo di secondo e di una riserva di carica di 60 ore.
BREITLING
Il nuovo Super Chronomat trae ispirazione dal modello originale degli anni ‘80, creato da Breitling per i piloti della squadriglia acrobatica delle Frecce Tricolori. Per la prima volta, un Chronomat si presenta con i caratteristici inserti in ceramica, presenti su lunetta, pulsanti del cronografo e corona. Il Super Chronomat B01 44 è azionato dal calibro di manifattura Breitling 01 44, un cronometro certificato dal Bureau di controllo svizzero COSC. Fin dal 1884, il fondatore dell’azienda Léon Breitling ha promosso tecnologie rivoluzionarie e brevettato numerose innovazioni, facendosi velocemente un nome tra le manifatture orologiere svizzere. Nel 1939, il Ministero britannico per l’aviazione (Air Ministry) commissionò un mega ordine di orologi da bordo per gli aerei della Royal Air Force. Altre forze armate seguirono l’esempio. Da allora, il nome della manifattura svizzera, con una grande B alata nel logo, ha un legame indissolubile con il mondo dell’aviazione.
FRANCK MULLER
Dall’aria all’acqua: il Vanguard Yachting Chronograph punta su un aspetto marittimo. Il vistoso quadrante color ultramarino e il cinturino in pelle d’alligatore sono la prova tangibile dell’ottimo design e dell’alta qualità tecnologica. La manifattura di orologi con sede a Ginevra, fondata nel 1991, è una delle giovani realtà del settore di maggiore successo. Già negli anni ‘80, l’italo-svizzero Franck Muller, nato nel 1958, cominciò a sfidare il mondo conservatore dell’alta orologeria con debutti tecnologici a livello mondiale, associati a un design originale. Le casse con il caratteristico corpo tonneau curvo e l’eccezionale design dei numeri slanciati sono diventati i tratti distintivi del marchio.
OMEGA
Nel 1969, sono arrivati sulla luna i primi Speedmaster, indossati dagli astronauti dell’Apollo 11. Da allora, questo orologio è uno dei modelli più famosi della tradizionale azienda svizzera. Il nuovo Speedmaster 38 si presenta con un design freddo e lineare, il quadrante risplende di un blu glaciale. Il cuore del cronometro è lo scappamento Co-Axial, introdotto nel 1999, all’epoca considerato una rivoluzione tecnologica dell’orologeria. La riduzione dell’attrito che viene a manifestarsi tra i vari ingranaggi del movimento, garantisce maggiore precisione e una riserva di carica più stabile, riducendo gli interventi di lubrificazione. Accanto al calibro Co-Axial 3330 con riserva di carica di 52 ore, questo modello dispone di cassa in acciaio inossidabile. La sezione interna della lunetta ha una scala tachimetrica su un anello in alluminio blu, mentre l’esterno è tempestato di diamanti. Il tocco finale: il medaglione con ippocampo sul fondello.
Il calendario perpetuo è una delle complicazioni più complesse dell’alta orologeria. Nei primi anni ‘80, Kurt Klaus, all’epoca capo orologiaio di IWC, riesce a trasporre le irregolarità del calendario gregoriano in un programma meccanico adatto a un orologio da polso. Ora, questa complicazione è stata integrata per la prima volta in un orologio di manifattura del gruppo calibro 82. Il Portugieser Perpetual Calendar 42 mostra data, mese e giorno della settimana su tre contatori supplementari, inseriti nel quadrante principale. L’indicazione delle fasi lunari è talmente precisa, da impiegare 577,5 anni per discostarsi di un solo giorno dalla reale orbita del satellite terrestre.
EBEL La cittadina La Chaux-de-Fonds, non solo costituisce il cuore dell’industria orologiera svizzera ma è anche la patria del celebre architetto Le Corbusier. La manifattura Ebel ha sede in una delle sue prime opere, Villa Schwob, in pieno centro. Alice Lévy, cofondatrice dell’azienda, è stata nel 1911 una delle prime donne di successo nel mondo dell’orologeria svizzera. Con la linea Sport Classic, Ebel ha lanciato nel 1977 un nuovo trend, lo sport chic, disponibile sia per uomini che per donne. Lo Sport Classic Lady, prodotto in edizione limitata di 200 pezzi, è la versione lussuosa: la cassa e le iconiche maglie a onda del bracciale sono bicolore, la lunetta intorno alla cassa è in acciaio inossidabile e oro giallo 18 carati, tempestata di 47 diamanti. Il quadrante in lapislazzuli azzurro è decorato con numeri romani e otto diamanti, per un totale di 0,358 carati. La cassa resiste all’acqua fino a 5 bar, il movimento al quarzo svizzero garantisce la massima precisione.
JAEGER-LECOULTRE
Per la sua incoronazione nel 1953, la regina d’Inghilterra, Elisabetta II, aveva al polso un Jaeger-LeCoultre 101. Storicamente, i primi a indossare orologi da polso erano le donne della nobiltà, mentre gli uomini preferirono a lungo gli orologi da taschino con catenella. Edmond Jaeger e Jacques-David LeCoultre riconobbero il potenziale degli orologi da polso, creando a partire dal 1900 calibri estremamente piccoli, adatti soprattutto agli orologi da donna. Fin dal 2012, i modelli della collezione Rendez-Vous danno continuità alla tradizionale linea d’ispirazione femminile della maison.
BLANCPAIN
70 anni fa, il più antico marchio di orologi al mondo – fondato nel 1735 – produsse uno dei primi moderni orologi subacquei, il Fifty Fathoms, che deve il proprio nome alla resistenza alla pressione dell’acqua fino a una profondità di 50 fathom, un’unità di misura nautica, corrispondente a circa 90 metri. Grazie al rinomato oceanografo Jacques-Yves Cousteau, l’orologio divenne il modello più famoso della maison. Il quadrante con grandi lancette e indicazioni luminescenti, l’elevata impermeabilità, il movimento protetto da una gabbia antimagnetica e la ghiera girevole sulla lunetta divennero presto il nuovo standard per gli orologi subacquei. Il Fifty Fathoms Automatique 45 mm conquista per il robusto ma leggero bracciale in titanio, un materiale innovativo già utilizzato nel campo dell’aviazione e dell’astronautica, introdotto negli anni ‘60 da Blancpain nel mondo dell’alta orologeria.
Dalle Alpi alla savana
Affascinato dalla bellezza selvaggia della Namibia, un produttore austriaco di ceramica si avvia verso nuove avventure. Il Gmundner Lodge, nei pressi di Windhoek, punta su ecologia e sostenibilità.
TESTO: Steffi Kammerer FOTOGRAFIE: Gmundner Lodge
«Per noi è molto importante, offrire agli ospiti un’esperienza personalizzata ogni giorno».
MARKUS FRIESACHER
Dopo lunghe giornate in giro con il fuoristrada o a cavallo, la piscina offre una favolosa vista panoramica.
Il Gmundner Lodge comprende 6.000 ettari di terreno. Con un po’ di fortuna, dal letto si vedono le antilopi.
«Sono affascinato dalla grande varietà culturale della Namibia e dal caloroso senso di ospitalità dei diversi gruppi etnici».
MARKUS FRIESACHER
Friesacher, ex pilota automobilistico, non era abituato a posticipare decisioni. Quindi, a febbraio 2021 si recò in Namibia, alla ricerca di un manager capace di pianificare e realizzare la sua idea in loco. L’industria alberghiera non era del tutto nuova per lui, veniva da una famiglia di albergatori. Gli fu consigliato Pierre Germishuizen, un trentatreenne, fino a poco tempo prima impegnato a dirigere un proprio lodge. Bastò un primo incontro di dieci minuti per mettersi d’accordo. Friesacher non volle neanche vedere il curriculum.
Presto, trovarono il terreno giusto, distante una buona mezz’ora d’auto da Windhoek, 6.000 ettari di terra sui quali sorgeva soltanto una vecchia fattoria, costruita un centinaio di anni prima da coloni tedeschi. Il seguito fu velocissimo: a giugno 2021 iniziarono a costruire, sei mesi dopo furono terminati ben quarantotto edifici, giusto in tempo per il primo Natale di Friesacher al lodge. Un anno fa in autunno, il Gmundner Lodge ha aperto ufficialmente le porte, presentando ambienti che sembrano uscire da un romanzo di Karen Blixen. Il cuore del resort è costituito da un bar rotondo con pannellature in cuoio e vista sulla savana. A fare da cornice, arredi in legno, poltrone di pelle e oggetti decorativi, come vecchi cannocchiali e mappamondi.
Diversi edifici indipendenti ospitano un totale di dodici ampie suite, valorizzate da dettagli ricercati. Così, su ogni terrazzo si trova una vasca da bagno freestanding , da dove godersi la magnifica vista del leggendario cielo stellato, riposandosi da tutte le attività offerte dal lodge: equitazione, uscite con le moto da cross elettriche, voli panoramici in elicottero, tiro con l’arco lungo e, ovviamente, i safari, particolarmente comodi perché organizzati all’interno dell’immenso terreno appartenente al lodge.
Con un po’ di fortuna, basta affacciarsi alla finestra per osservare a distanza ravvicinata zebre, antilopi o giraffe. I leoni non possono avvicinarsi tanto, perché il loro territorio è racchiuso da diverse recinzioni. Al momento,
sulle terre del lodge vivono qualche centinaio di animali selvatici, destinati a diventare tra mille e millecinquecento in futuro. Pierre li acquista tramite aste speciali. «Cent’anni fa, questo territorio era la loro casa» racconta l’imprenditore. «Poi sono stati cacciati via dagli allevatori, perché mangiavano l’erba dei loro bovini. Noi non facciamo altro che riportarli nel loro habitat naturale». Non vengono foraggiati, sarebbe dannoso per l’ecosistema. «Quel che gli serve è acqua ed erba».
Per gli ospiti, il lodge organizza qualsiasi attività immaginabile, dall’aperitivo al tramonto in cima alla montagna più alta della zona, al volo sopra il deserto in mongolfiera. Fa parte dell’offerta, anche un atelier di ceramica con forno, una proposta strettamente legata alla personalità di Markus Friesacher. Tre anni prima di aprire il lodge, divenne proprietario della più grande manifattura di ceramica dell’Europa centrale: la Gmundner Keramik, da oltre 530 anni attiva sulle Alpi austriache. Dalla Namibia ha ricevuto ispirazioni per ben due nuove collezioni, Afrika e San. La serie San nasce da un progetto di aiuto rivolto ad artiste indigene, la serie Africa, caratterizzata da disegni color terra, è un omaggio alla Namibia. Come da tradizione, anche queste ceramiche di Gmundner vengono realizzate a mano, ogni pezzo necessità di sessanta mosse di lavorazione.
Il Gmundner Lodge adotta un suo concept di sostenibilità, per Friesacher – che vive con la sua famiglia in una fattoria autosufficiente vicino a Salisburgo – un obiettivo di fondamentale importanza. Inutile cercare qui Moët & Chandon o Veuve Clicquot, quel che si serve a tavola proviene dall’immediato circondario. Il lodge gestisce una fattoria con maiali, mucche e galline; non solo si mangiano uova fresche ma anche burro e formaggi prodotti in casa. Il menu cambia quotidianamente, per ospiti e dipendenti si cucina quanto offre la terra in quel momento. Il team di Gmundner comprende cinquanta indigeni, i loro figli frequentano la scuola aziendale.
«In tutta la Namibia non esiste un lodge paragonabile» racconta Friesacher. Niente che operi secondo criteri altrettanto ecologici con una cucina a chilometro zero. «Inoltre, collaboriamo con imprenditori locali, utilizzando materiali edili in armonia con la natura del circondario». Il lodge consuma solo energia solare, l’acqua proviene da un pozzo nel terreno. Per quanto riguarda ulteriori strategie per il futuro, Friesacher è ottimista, senza svelare troppo: «Al momento, siamo presi totalmente dallo sviluppo e dalla gestione del Gmundner Lodge. Progetti futuri, per la costruzione di altri lodge, non sono al momento tangibili ma è un’idea che non escluderei del tutto».
er oltre vent’anni, il suo amore continuò a crescere, riportandolo sempre di nuovo in questo paese, animato da una natura mozzafiato e da persone accoglienti. Qui, si sentiva libero! Una sensazione che gli venne a mancare con il Covid, bloccato in casa dal lockdown. Così, l’imprenditore Markus Friesacher si convinse a correre il rischio: aprire un lodge in Namibia. Voglia di saperne di più su questo tema?
Con la serie Afrika, la Gmundner Keramik porta un pezzo di Namibia sulle tavole austriache.
ARNOLD SCHWARZENEGGER
Dopo aver girato l’Uomo d’acciaio, fu invitato dall’Università del Wisconsin per insegnare a persone con disturbi cognitivi le basi degli allenamenti di forza, con l’obiettivo di migliorarne salute e incrementare la propria autostima. Racconta che, dopo una giornata di lavoro, ha vissuto una sensazione mai prima sperimentata, una gioia sconosciuta; la gioia di dare aiuto ad altri.
Iniziò a collaborare con gli Special Olympics e nel 1990, il suo amico ed ex presidente degli Stati Uniti George Bush sen., lo nominò direttore del Consiglio presidenziale per il fitness e lo sport. Nel libro c’è una fotografia di Arnold in prigione, dove segue i detenuti negli allenamenti di forza: aveva sentito che detenuti abituati ad allenarsi regolarmente con i pesi si comportavano meglio. Decise di aiutare anche lì. Ancora oggi, riempie per il Ringraziamento un camion con tacchini per distribuirli in un centro per adolescenti a Los Angeles, ritornandovi poi a Natale con altri regali. È convinto di aver ricevuto talmente tante cose buone nella vita, da doverne restituire in misura uguale. Questo mi ricorda due grandi fraintendimenti in materia Schwarzenegger, sentiti ripetutamente in giro mentre stavo lavorando al libro. Il primo: che fosse un macho dall’indole egoistica. Certo, a prima vista può apparire
tale, è quello che si percepisce dall’aspetto esteriore. Ma più a fondo lo ho conosciuto, più ho visto la sua autoironia, l’approccio critico alla propria persona, la capacità di ridere di sé stesso, l’incessante lavoro per migliorarsi. È così che ha raggiunto l’apice, diventando il miglior culturista in assoluto. A prescindere di quanto meraviglioso potesse sembrare il suo corpo guardandolo allo specchio, lui ha notato sempre le imperfezioni sulle quali c’era ancora da lavorare. In tutta la sua carriera di culturista, attore o politico, non ha mai raggiunto un punto in cui si fosse sentito il migliore che sapeva già tutto. Ha sempre avuto la sensazione di poter fare ancora di meglio, fissandosi un obiettivo più avanzato.
Il secondo fraintendimento riguarda la sua attività politica. Lui è un Repubblicano – vincendo per due volte le elezioni di governatore con questo partito –, e quindi in molti lo considerano un conservatore, mentre altri sostengono che oggi parla piuttosto come un Democratico. In realtà, lui è un vero centrista, una persona che vede il bene e il male da entrambi i lati, rifiutandosi di seguire la linea prestabilita di un partito. Mi ha spiegato, come ha raggiunto questa posizione: «Sono un americano, ma prima di diventarlo ero un austriaco, e per tanti aspetti lo sono ancora oggi». Lui ha origini in una cultura che prende molto sul serio
la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, un paese che considera il diritto umano all’assistenza sanitaria un dato di fatto, dove esiste un sistema sociale capace di sostenere la parte più svantaggiata della società. Tutte queste influenze continuano a determinare le sue azioni e il suo pensiero.
Ancora oggi, Arnold si impegna fortemente nella politica. Gli ho chiesto perché non avesse mai mirato ad altre cariche politiche, dopo la fine del suo mandato come governatore. La sua risposta: «Molte persone vengono coinvolte nella politica, perché mirano davvero a servire la comunità per migliorare la vita della gente. Ma poi, quando hanno conquistato una certa posizione, si rendono conto quanto la carica politica migliori la propria vita e quanto cose possono fare grazie a questo potere. Si rischia di diventarne dipendenti, e non si riesce più a farne a meno. Farebbero di tutto per essere rieletti. Non era questo quello che volevo io». Così Arnold si ingegna a trovare soluzioni per i problemi del mondo tramite il suo Arnold Schwarzenegger Institute for State and Global Policy e la Schwarzenegger Climate Initiative. Un ulteriore impegno, altrettanto importante, riguarda la realizzazione di videoclip, focalizzati su problematiche globali e immediatamente fruibili da un ampio pubblico: messi a disposizione su YouTube, X (in passato Twitter) e Instagram, dove ha più follower dell’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Biden, dell’ultimo, Donald Trump, e di tutti i capi di Stato viventi, con solo tre eccezioni.
Ovviamente, Arnold continua a fare film. A 76 anni, conduce una serie action di successo per Netflix, organizza concorsi di culturismo e fitness in tutto il mondo e mi propone di continuare la nostra collaborazione con un libro sui sigari. Si potrebbe pensare che tutto questo fosse abbastanza per occupare il suo tempo, ma le radici austriache da terminator chiedono ancora di più.
Arnold Schwarzenegger conserva tutt’ora l’amore di un ragazzo di campagna per gli animali. Pur vivendo in una zona esclusiva di Los Angeles, continua a mantenere una fattoria in miniatura nelle immediate vicinanze. Al momento possiede un cavallo nano di nome Whiskey, l’asino sardo Lulu e, da poco, anche un maialino che si chiama Schnelly (velocino in tedesco), perché corre molto velocemente. Il campione di culturismo, star hollywoodiana, ex governatore della quinta economia al mondo e attivista climatico di punta, si alza ogni mattina all’alba per prendersi cura degli animali. Dopo aver pulito le stalle, li porta a giocare sul prato, tenendo la porta della cucina aperta, in modo da condividere con loro la propria colazione, fatta di biscotti d’avena appena sfornati.
FOTOGRAFIA: MICHAEL MULLER, 2023 / TASCHEN
Segue da pagina 37
Schwarzenegger nella palestra privata della sua casa con l’edizione Capitello del libro ARNOLD. Il volume 1 è poggiato su un leggio realizzato ad hoc dal fabbricante di mobili Gufram. Riferimento per il design è la poltrona Capitello.
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A cura di Inken Becker e Merle Wilkening. Presentato da . Inserzioni pagine 70 - 190.
Accogliente chalet, completamente arredato, in posizione top: l’Obertalhof a Jochberg è in vendita.
Il cuore della casa, non solo d’inverno: l’accogliente soggiorno, dominato da un imponente camino a legna.
Tradizionale tenuta tirolese
Questa casa racconta la storia di diverse generazioni. L’Obertalhof, un’antica fattoria nel paesino Jochberg, è una vera rarità, grazie alla vista sui monti del circondario e l’eccezionale posizione, una delle migliori del mercato immobiliare di Kitzbühel. TESTO: Merle Wilkening FOTOGRAFIE: Christoph Vögele | Vogography
Le tradizionali finiture in legno, i colori e i disegni tipicamente tirolesi, riflettono l’eredità culturale della regione.
ENGEL & VÖLKERS Kitzbühel (AT)
Tel. +43 5356 716 15
E-Mail tirol@engelvoelkers.com
Grazie a tenute come questa, l’eredità culturale della regione Kitzbühel si è conservata fino ai giorni nostri. Il villaggio di montagna Jochberg, immerso in un paesaggio incontaminato, è un luogo perfetto per rallentare, mentre l’animata vita di Kitzbühel si trova a soli dieci chilometri più a Nord. Una location top del mercato immobiliare, non solo situata all’interno di uno delle aree sciistiche più amate e cosmopolite dell’Austria ma, da tempo, anche un’ambita destinazione alpina per tutte le stagioni. L’Obertalhof sorge sul lato soleggiato di Jochberg, ai piedi dello Schützkogel, la montagna del paese. Accanto alla casa passa uno dei più bei sentieri panoramici della zona, con vista sul monte Wilder Kaiser e sulle vette degli Alti Tauri.
Il comune ospita tante altre fattorie storiche, costruite oltre cent’anni fa, proprietà delle stesse famiglie da generazioni. Anche l’Obertalhof è un edificio intriso di storia. L’ex fattoria fu eretta nel XVII secolo nel vicino comune di Saalbach-Hinterglemm e, successivamente, smontata trave per trave, restaurata professionalmente e riassemblata nella posizione odierna, utilizzando metodologie edilizie ultramoderne e dotandola di tecnologie di ultima generazione. Di particolare nota: tutta l’area intorno al terreno di 1.600 metri quadri è soggetta a un divieto di costruzione, la vista panoramica assicurata per sempre. Il viale d’accesso in sampietrino con riscaldamento sottostante rende facile l’arrivo anche d’inverno.
Per tutelare l’identità culturale e lo stile tipicamente tirolese della casa, il proprietario ha collaborato con diverse aziende locali di arre -
do e design. Per la costruzione dell’edificio è stato impiegato quasi esclusivamente legname locale, per di più proveniente da vecchi casolari abbandonati, situati nelle vicinanze. Alcune travi portanti della fattoria risalgono al XV e al XVI secolo, testimonianze storiche che raccontano di altri tempi e di altre generazioni vissute in questa casa, autentici gioielli capaci di far palpitare i cuori degli amanti dell’artigianato tirolese. Il raffinato galletto segnavento sul tetto è considerato uno dei simboli tradizionali di questa regione, presente anche su molte altre case, in quanto emblema del legame con la natura e della devozione al tradizionale stile di vita rurale.
La tenuta si sviluppa su una superficie abitabile di quasi 800 metri quadri, distribuita su quattro livelli. Diverse ampie zone pranzo/ soggiorno con camini a fuoco aperto e soffitti a cassettoni si alternano ad antichi salottini in pino cembro (Zirbenstuben), dando vita a un’atmosfera abitativa particolarmente accogliente. Le due balconate donano ampiezza ai locali e creano, insieme all’imponente capriata a vista realizzato con legname di recupero, un ambiente dal fascino alpino. La casa vanta una grande quantità di legni accuratamente selezionati, nonché pezzi unici realizzati su misura e materiali di pregio, tra cui pavimentazioni storiche piallate a mano, marmi, pavimenti in terracotta e antichi mattoni bollati.
L’Obertalhof dispone di nove ampie camere, tutte con bagno en suite, balcone privato o terrazzo con vista sulle Alpi tirolesi. Un’area benessere con vasca idromassaggio, sauna, bagno turco e palestra, completa l’insieme.
Kitzbühel, Austria
Prezzo EUR 25 Mio.
Superficie abitabile ca 796 m²
Superficie terreno ca 1.654 m²
E&V ID W-02RP5Q
Scintillante scultura sul lago
Questo capolavoro architettonico riflette appieno la bellezza del circondario. Villa Les Tourelles sorge sulle sponde del lago Lemàno, il terreno confina direttamente con le acque, offrendo il meglio dello stile di vita svizzero.
TESTO: Merle Wilkening
Villa Les Tourelles, situata nelle vicinanze di Ginevra, combina una scintillante facciata argentata con vetro e calcare.
Colazione a bordo piscina o un tuffo nel lago?
Qui, le opzioni non mancano mai! Il terreno comprende uno storico padiglione balneare.
Chi si sveglia qui di mattina, viene salutato dal profondo blu delle acque lacustri. Pochi passi più in basso, ai vostri piedi, si estende il lago Lemàno; in lontananza si innalzano le vette del Monte Bianco e del Cervino. Già gli esterni di villa Les Tourelles, situata a meno di dieci chilometri da Ginevra nel comune di Genthod, stupiscono per la presenza scenografica: una spettacolare visione d’insieme, illuminata da una luccicante facciata argentata in vetro e pietra calcarea chiara. La residenza, dotata di ampie vetrate orientate verso il lago, appare grazie alle forme ben definite come un’immensa scultura immersa nel rigoglioso verde del giardino. Costruita su un terreno di quasi 6.000 metri quadri, la tenuta è stata costruita nel 2011 da SAOTA, un rinomato studio d’architettura con sede a Città del Capo in Sudafrica, attivo globalmente in tutti i sei continenti.
Accanto all’ingresso principale, dotato di un’imponente porta in acciaio inox martellato, si trova una rampa che scende verso il garage. L’ingresso a pianta aperta è il punto cardine della villa, aperto sulla zona giorno, composta da due ampi soggiorni con vetrate a tutt’altezza affacciate sul lago, dotati di soffitti particolarmente alti capaci di valorizzare ulteriormente il panorama. Una delle note salienti della zona giorno è il camino sospeso, un’imponente colonna nera appesa al soffitto. La cucina si sviluppa parallelamente alla sala da pranzo, dotata di una lunga vetrata. Le due aree sono separate da una parete divisoria in legno e vetro, una soluzione elegante per non schermare del tutto la visuale. Un bar e i bagni per gli
ospiti completano il piano. Un ascensore in vetro collega i tre piani della casa, offrendo accesso alle aree private situate all’ultimo piano: due camere e una suite padronale con bagno privato, colorato con una luminosa tinta giallo-limone e dotato di una vasca in marmo nero con vista sul lago. Il piano superiore è caratterizzato da pannellature in legno di noce che fanno da elegante copertura agli armadi su misura. Al momento, una parte del piano inferiore è adibita a ufficio, un’altra ospita un’ulteriore camera con angolo cucina e bagno con doccia, mentre la parte rimanente è destinata al relax, dotata di piscina coperta, sauna e hammam. Un edificio a sé stante ospita la dépendance con zona notte, soggiorno, bagno e soleggiata terrazza, un confortevole rifugio per gli ospiti.
Il giardino, esteso fino alle rive del lago, conquista per gli alberi secolari, le soleggiate terrazze e la piscina all’aperto. Un gioiello di particolare nota è lo storico padiglione a uso balneare, risalente al XIX secolo, situato in riva al lago: con le sue due torrette in pietra ricorda un fortino. Infatti, villa Les Tourelles (francese per torrette) deve il proprio nome a questa costruzione.
L’immobile è servito da pompe geotermiche, adibite alla produzione di acqua calda e all’alimentazione dell’impianto di riscaldamento. Un grande locale ospita le installazioni tecnologiche della proprietà. Per ottimizzare il comfort abitativo, la villa è stata dotata di un impianto di raffrescamento ad aria e di un sistema di domotica. Un garage sotterraneo e diversi altri parcheggi all’aperto offrono un totale di dieci posti auto.
Ginevra, Svizzera
Prezzo CHF 57 Mio.
Superficie abitabile ca 1.134 m²
E-mail geneva@engelvoelkers.com
Superficie terreno ca 5.980 m² E&V ID W-02SXCG
Basilea
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Sup. terreno ca 1.609 m²
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ISSN 0941-5203, GG · n. 1/24 · 36° anno
AMMINISTRAZIONE
Principessa Bettina Wittgenstein
Il prossimo numero di GG sarà pubblicato il 1° marzo del 2024 www.gg-magazine.com
Avventura culinaria
Il ristorante Iris, all’interno dello spettacolare padiglione Salmon Eye, offre un viaggio alla scoperta dei cibi dei fiordi norvegesi.
Avvolta da un luccicante riverbero argentato, la sfera sembra librarsi appena sopra le acque del fiordo di Hardanger. Già il nome lo rivela: il design del Salmon Eye è ispirato alla forma di un occhio di pesce. Il progetto, realizzato alle porte di Rosendal, un comune della Norvegia occidentale, è stato avviato nel 2019 da Eide Fjordbruk, allevatore certificato di salmone a impatto zero di carbonio, impegnato nella lotta per una produzione sostenibile e innovativa di frutti di mare. Ad agosto 2022, la spettacolare costruzione è stata portata a termine: 9.250 scaglie di acciaio compongono la facciata della sfera argentata, la superficie interna di circa 1.000 metri quadri è distribuita su quattro livelli, di cui uno sotto il livello del mare. Una barca elettrica porta i visitatori al Salmon Eye. All’interno si nasconde un centro esperienziale che promuove un approccio sostenibile alla vita marina e avveniristici modelli di acquacoltura. Il clou culinario: il ristorante Iris, con vista panoramica sopra il fiordo, il ghiacciaio e i monti. Expedition dining, un menu di 18 portate, è un’eccitante esperienza di sei ore, focalizzato sulla ricerca di materie prime sostenibili e le sfide lanciate dal sistema alimentare globale. La cuoca danese Anika Madsen, prima chef del rinomato ristorante Fasangården a Copenaghen, porta sotto i riflettori diversi ingredienti di provenienza regionale, poco conosciuti altrove: dai ricci di mare rossi, alle alghe del fiordo, la selvaggina e il sidro (menu degustazione a partire da 3.200 corone norvegesi a persona).
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La chef Anika Madsen punta su innovativi ingredienti marini.