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IL GIARDINO GLOBALE
L’Arte per la sua carica di resilienza sia esecutiva che ideale crea opere che onorano i principi cardini della sostenibilità dell’ambiente perché da sempre ha a cuore la sinergia tra uomo e natura, dedicandosi sul piano iconografico ad atti contemplativi o di denuncia sociale per ispirare il sentimento di tutela e cambiamento culturale.
L’artista planetario non può esimersi dal promuovere la cura della biodiversità perchè gli echi del cosmo lo attraggono e lo interrogano sulle essenze degli elementi primigeni alla base di ogni creazione artistica figurativa o astratta in dialogo con l’imperversare della tecnologia. La fisionomia del pianeta è in continuo divenire, dinnanzi a importanticriticità da fronteggiare: dal surriscaldamento climaticoalla deforestazione, dagli eccessi dei consumi di massa nel mancato riciclo alla difficile gestione delle risorse energetiche, dai fenomeni dell’inquinamento dell’aria a quello degli oceani nell’estinzione progressiva delle specie animali. Tali sfide globali rappresentano motivi ispiratori per recuperare uno sguardo educativo sul reale che si esplicita nella visionarietà dell’artista che, con la sua tensione estetica nell’universo delle forme, intende amplificare le energie armoniche nel rispetto della salvaguardia degli ecosistemi,assumendo il ruolo di “green influencer” verso un nuovo modello di sviluppo ecologico.
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Gilles Clément, agronomo, biologo, entomologo, scrittore è un noto paesaggista di fama europea, insegnante all’Ecole nationaledupaysage di Versailles, teorizzatore del “Giardino planetario”, del “Giardino in movimento”(2011) e delManifesto di“Terzo paesaggio”(2005):egli individua nei luoghi abbandonati dall’uomo, riserve naturali, grandi aree disabitate del pianeta, aree industriali dismesse, la crescita spontanea di rovi, sterpaglie, erbacce che attestano il trionfo di una natura che sa riscattarsi e riaffiorare in una sorta di“Elogio delle vagabonde: erbe, arbusti e fiori alla conquista del mondo”( 2010).
La sua filosofia evolutiva della Natura, nell’analizzare lo scontro-incontro tra civiltà e ambiente, inneggia allaBiosfera che, nonostante sia sottoposta a emergenze climati- che, risponde con la resilienza delle specie botaniche in luoghi incolti, laddove labiodiversita’ avanza seguendo un“caos poetico” da osservare e tutelare. L’artista, seguendo gli input emozionali e cognitivi di uno sguardo che non sa prescindere dall’unicità fenomenicadel reale nelle diverse epoche storiche, in sintonia con le corrispondenze stilistiche abbracciate, alternando processi esecutivi ora tradizionali ora avanguardistici (Land Art - Arte povera -Wind Art), mette in opera iconografie rispondenti alla diversificazione della cultura del paesaggiosecondo i riverberi della coscienza nella pluralita’ dei climi estetici. L’iconologia del “giardino”sul piano interculturaletra “sacro e profano” ha acquistato le valenze etiche di luogo paradisiaco e rifugio spirituale per recuperare il rapporto simbiotico con Madre Natura e tornare in contatto con il tempo reale dei cicli stagionali. Grazie ad una sharyng economy, occorre trasformare il pianeta in un giardino inclusivo e vitale che si integri con le aree abitate e quelle industriali nel rispetto dei ritmi biologici, oasi mutevole e cangiante in cui permanga la cura dell’ambiente, allegoria della corrispondenza fra il nostro esistere ed il ciclo universale della vita: seminazione, nascita, sviluppo, maturazione quale specchio dell’anima che sfocia nel simbolismo onirico : “Luogo della crescita, della coltivazione dei fenomeni interiori della vita”( ErnstAeppli)
SILVIA RANZI