GIORNALE D'ISTITUTO del Liceo Scientifico "G. Galilei" di Lanciano - n.1 aprile 23

Page 1

REDAZIONE GIORNALINO SCOLASTICO DEL L.

SCIENTIFICO “G. GALILEI”:

Marchetti Luna (Capo Redattrice)

Gaeta Nicole (Segreteria di redazione)

Valentino Stampone (Caporedattori-Cronista)

Marchetti Luna (Caporedattori)

Kamberaj Benedetta (Correttore di bozze-Recensore)

Ciarla Alessia (Correttore di bozze)

D’Angelo Alisia (Correttore di bozze)

D’Ettore Aurora (Correttore di bozze-Recensore)

Simone Libera (Correttore di bozze)

Alessandrelli Enrico (Grafico)

Fanci Matteo (Grafico)

Di Matteo Benedetta (Cronista)

Cicchetti Mario Niccolò (Cronista-Fotografo)

Biondi Maria (Cronista)

Di Marcangelo Sara (Cronista-Recensore)

Colantuono Giulia (Cronista-Recensore)

Valentino Stampone (Cronista)

Azzarà Giorgia (Fotografo)

D’Orisio Mariacristina (Fotografo)

Verì Romeo (Intervistatore)

Di Matteo Benedetta (Intervistatore)

Della Penna Lia (Rubriche)

Nasuti Solima (Rubriche)

Odio la guerra

Odio i miei occhi, che solo orrore vedono Le mie mani, che morte seminano Detesto la mia bocca, che nel dolore può solo urlare I miei piedi, che i corpi dei miei compagni devono calpestare Aborrisco le mie braccia, che nessun amico posson raccogliere Le mie membra, che davanti alla morte si senton sciogliere Abomino la mia mente, in cui ricordi felici è impossibile ritrovare Le mie gambe, che sempre avanti micostringono ad andare Dolorose son le mie ferite, che tanto sangue perdono E le mie orecchie che solo grida sentono Odio la mia gola, ove l'aria comincia a mancare Disprezzo il mio corpo, che man mano la mia anima inizia a lasciare. Ma ora

Felici i miei occhi, che la luce iniziano a scorgere Le mie mani, che fiori colorati possono porgere Libera la mia bocca, che di gioia può gridare Veloci i miei piedi, con cui

allegramente posso ballare Fragili son ora le mie braccia, che calore fraterno possono sentire Forti son le mie membra, che davanti alla speranza sento rinvigorire Giovane è la mia mente, che i volti amati riesce a rimembrare Le mie gambe, che la strada di casa mi fanno ritrovare Rimembranti son le mie ferite, che gli stessi errori non mi faranno più commettere Le mie orecchie, che ora le risate non vogliono sentir smettere Adoro la mia gola, che canti di vittoria comincia ad intonare Amo il mio cuore, che con voglia di vivere ricomincia ad amare

Assemblea del 18/11/2022 – liceo scientifico Galileo Galilei Lanciano.

“Fatti non parole e Lista Be Real…” sono i 2 nomi delle due liste che nell’anno scolastico

2022/23 hanno presentato la loro candidatura alla rappresentanza studentesca della nostra scuola. Nel giorno di venerdì 18 novembre infatti si è tenuta la prima delle 2 giornate più importanti: quella dell’assemblea dove entrambe le candidature si sono presentate ufficialmente agli studenti attraverso proposte e dibattiti molto interessanti.

Tante infatti, sono state le idee per la nostra scuola - a partire dagli

Armadietti nelle classi, fino ad arrivare ai bidoni per rifiuti lungo tutto il perimetro scolastico - che hanno presentato

candidati:

- Stanziani Antonio

- Borrelli Federico

- Angelucci Lorenza Per la lista 1.

- Fratini Daniele

- Tucci Giulia

- Cericola Monica

- Ceroli marco Per la lista 2.

Sentiamoli adesso ai nostri microfoni:

(INTERVISTA 1)

Lista FATTI NON PAROLE

Federico: fisica

Antonio: disegno tecnico

- Ricoprire la carica di rappresentanti d’istituto è un ruolo molto importante in quanto andrete a rappresentare, attraverso le vostre idee e progetti, centinaia di studenti. Che tipo di valore ha per voi quest’incarico? Cosa vi ha spinto a candidarvi e, soprattutto, cos’avete in mente di realizzare durante lo svolgimento di questo nuovo anno scolastico?

- Buongiorno ragazzi, presentatevi…

Buongiorno, sono Angelucci Lorenza, classe IV l, di Lanciano, ho 17 anni

Federico Borrelli, VA, San Vito Chietino, io ho 18 anni

Antonio Stanziani, IIIA, di Lanciano, 16 anni.

- Qual è la vostra materia preferita?

Lorenza: fisica ed educazione fisica

Lorenza: mi sono candidata perché negli anni passati non mi sono mai sentita rappresentata in quanto gli altri rappresentanti hanno promesso cose che non sono mai state effettivamente realizzate, soprattutto per l’indirizzo sportivo. Voglio creare una comunità dove riunirci per svolgere assieme delle attività extrascolastiche, anche attraverso personaggi esterni.

Federico: cercherò di essere breve; sono qui dentro da 5 anni, anche

io non mi sono mai sentito rappresentato e ne parte di una vera famiglia di studenti uniti, progetto che la nostra lista, tra i vari punti, ha intenzione di creare.

Antonio: anche io come studente del biennio, l’anno scorso non mi sono mai sentito rappresentato…nella benché minima maniera…il mio percorso inizia l’anno scorso, anche quest’anno mi sono sentito in dovere di creare una scuola a misura di studente e adatta a tutti quanti. Ci sono dei problemi che vogliamo risolvere.

- Ogni ragazzo ha una o più ambizioni per il proprio futuro. Quali sono le vostre? Credete che questa esperienza possa esservi d’aiuto per la vostra formazione personale e, allo stesso tempo, darvi qualche spunto di riflessione? Un domani vi piacerebbe entrare a far parte del mondo della politica?

Lorenza: mi piacerebbe entrare a far parte del mondo della politica

anche se punto in una carriera diversa, credo che comunque questa carriera mi aiuterà molto in un futuro, mi farà crescere, conoscere tante persone nella scuola con le quali confrontarmi.

Federico: questa esperienza sicuramente mi darà degli spunti per il futuro, non è certo facile discutere davanti tutti questi studenti; per quanto riguarda il mondo della politica, non credo di voler entrare a farne parte, sono maggiormente orientato per facoltà scientifiche e medicosanitarie…ma non si sa mai.

Antonio. Al contrario degli altri invece, io ho intrapreso questa esperienza perché il mio sogno è quello di buttarmi nel mondo della politica. Il nostro mondo ha parecchi problemi dove all’atto pratico poco viene a galla realmente. Questa carica sarebbe una piattaforma di lancio verso orizzonti politici diversi. Grazie a questa esperienza sono diventato più sciolto ed

ho avuto l’opportunità di conoscere molte più persone.

- Conoscevate la redazione de “Il cannocchiale”? In che modo vi farete conoscere meglio e pubblicizzerete le vostre idee? Credete che l’utilizzo dei social media sia valido tanto quanto il contatto diretto con i ragazzi? Quale preferite?

Lorenza: io personalmente, preferisco il contatto diretto, indubbiamente capisco che nell’epoca in cui ci troviamo sia molto importante avere una pagina social che funzioni perché non sempre è possibile incontrarsi con le persone…specialmente in questo periodo di pandemia che ci ha condizionati molto.

Federico: io non sono molto convinto dell’efficienza dei social; sono sicuramente molto importanti al giorno d’oggi ma sono comunque una persona molto sociale e per come sono fatto preferisco sempre il contratto

diretto.

Antonio: io conoscevo la redazione del cannocchiale, alcuni miei amici ne fanno parte e ho sempre piacere nel leggere i loro articoli. Il principale mezzo di propaganda è stato l’utilizzo dei social perché non avendo avuta l’autorizzazione per girare per le classi non ne abbiamo potuto fare a meno…è già tanto se siamo riusciti ad organizzare questa assemblea. Comunque anche io, nonostante creda molto nel contatto diretto, penso che al giorno d’oggi i social creino una comunità molto bella se trattata bene, specialmente tramite Instagram: un po’ quello che vogliamo fare noi con la nostra scuola.

-Siete mai stati rappresentanti di classe o d’istituto durante il vostro percorso scolastico qui al liceo scientifico? Se sì, quando? Consigliereste ad un vostro compagno/a di intraprendere quest’esperienza?

Lorenza: Sì, io sono stata rappresentante di classe per i primi 3 anni di scuola, mi è servita molto a crescere, la reputo molto importante; Lo consiglio molto a chiunque voglia mettersi un po’ in gioco.

Federico: sono stato rappresentante di classe al secondo anno, è un’esperienza che consiglio vivamente a tutti, aiuta a formarti e a crescere.

Antonio: io mi sono candidato alla rappresentanza d’istituto ben 2 anni e sono stato rappresentate di classe per 2 anni consecutivi, è un’esperienza che consiglio anche io, grazie.

(INTERVISTA 2)

Lista BE REAL

e frequento la classe VB

Mi chiamo Monica

Cericola, vengo da Paglieta, ho 17 anni e anch’io frequento la VB Ciao, sono Daniele Fratini, vengo da Lanciano, ho 17 anni e frequento la classe VC

- Qual è la vostra materia preferita?

Giulia: Biologia e inglese Monica: Scienze

Daniele: Inglese

- Ricoprire la carica di rappresentanti d’istituto è un ruolo molto importante in quanto andrete a rappresentare, attraverso le vostre idee e progetti, centinaia di studenti. Che tipo di valore ha per voi quest’incarico? Cosa vi ha spinto a candidarvi e, soprattutto, cos’avete in mente di realizzare durante lo svolgimento di questo nuovo anno scolastico?

- Buongiorno ragazzi, presentatevi…

Buongiorno a tutti. io sono Giulia Tucci, vengo da Lanciano, ho 18 anni

Giulia: Penso che ricoprire la carica di rappresentante d’istituto sia un ruolo molto importante. Se devo essere sincera durante questi cinque anni non mi sono mai

sentita realmente rappresentata; per questo ho intenzione di volerlo fare nel miglior modo possibile, tenendo conto delle esigenze di ciascuno studente.

Reputo che questa sia una bella esperienza da cui potrò trarre vari insegnamenti per la vita.

Monica: Anch’io la penso come Giulia.

Aggiungerei, inoltre, che per noi è fondamentale conoscere, ascoltare e instaurare un rapporto di fiducia con i ragazzi, così da poter crescere insieme passo dopo passo e migliorare il nostro liceo.

Daniele: Dalle parole di Giulia e Monica si può evincere un grande senso di responsabilità e, allo stesso tempo, di appartenenza. Ci sentiamo parte di un gruppo unito e coeso, legato dai nostri mezzi, dalle nostre forze e dai desideri degli alunni. Insieme cercheremo di fare il possibile per migliorare la nostra scuola!

- Ogni ragazzo ha una o più ambizioni per il proprio futuro. Quali

sono le vostre? Credete che questa esperienza possa esservi d’aiuto per la vostra formazione personale e, allo stesso tempo, darvi qualche spunto di riflessione? Un domani vi piacerebbe entrare a far parte del mondo della politica?

Giulia: Un domani vorrei diventare psicologa. Quest’esperienza, quindi, potrebbe rivelarsi un punto di partenza in quanto mi permetterebbe di conoscere nuove realtà, stare a contatto con i ragazzi e fare di tutto per aiutarli a realizzare i propri progetti.

Monica: Io un domani vorrei intraprendere la professione da medico. Entrare a contatto con nuove persone potrebbe aiutarmi a realizzare questo desiderio.

Daniele: Penso che nella vita qualsiasi esperienza possa rivelarsi formativa e arricchire la cultura di una persona. Spero che quest’ultima possa essere d’esempio per noi e per tutti coloro che ci sono vicini. Ogni occasione va accolta come un’opportunità di crescita.

- Conoscevate la redazione de “Il cannocchiale”? In che modo vi farete conoscere meglio e pubblicizzerete le vostre idee? Credete che l’utilizzo dei social media sia valido tanto quanto il contatto diretto con i ragazzi? Quale preferite?

Giulia: conoscevo già la redazione del “Cannocchiale” perché un mio compagno di classe ne fa parte e sono molto contenta del vostro impegno. Da una parte preferisco il contatto diretto col ragazzo, in quanto ci si può conoscere meglio e instaurare un vero e proprio dialogo; allo stesso tempo, però, dall’altra i social non sono da escludere in quanto possono pur sempre rivelarsi una fonte di aiuto.

Monica: conoscevo anch’io il giornalino d’istituto. Penso che sia più efficace instaurare un approccio diretto con i ragazzi, anche se al giorno d’oggi reputo importante riuscire a stabilire un tipo di comunicazione anche

online.

Daniele: si, anch’io come Monica e Giulia conoscevo già la redazione del “Cannocchiale” e penso oltretutto che sia un valido mezzo per divulgare e rendere partecipi i ragazzi delle nostre idee. Non ho preferenze al riguardo… secondo me ogni mezzo può ritenersi efficace per diffondere i nostri progetti.

-Siete mai stati rappresentanti di classe o d’istituto durante il vostro percorso scolastico qui al liceo scientifico? Se sì, quando? Consigliereste ad un vostro compagno/a di intraprendere quest’esperienza?

Giulia: Sono stata rappresentante di classe durante il primo anno ed è stata un’esperienza che porto tutt’ora nel cuore. La consiglierei vivamente a tutti in quanto può aiutare a formarsi sia sotto il punto di vista personale, sia a curare il proprio rapporto con altre

persone

Monica: Questa è la prima volta che intraprendo un’esperienza simile, poiché non sono mai stata né rappresentante di classe né d’istituto. Mi sono trovata molto bene con i miei compagni e per questo, anch’io, la proporrei a tutti.

Daniele: anch’io sono stato rappresentante di classe. Penso sia un’opportunità che tutti quanti potrebbero intraprendere. Per fare ciò, ovviamente, ci vuole tanta personalità mista a un po’ di spirito d’iniziativa. Tutti quanti possono provarci. Penso che, soprattutto per quanto riguarda noi ragazzi, nella vita dovremmo osare e provare a fare di tutto; ognuno di noi, infatti, possiede tante capacità da sviluppare e sfruttare nel miglior modo possibile. Alla luce delle votazioni invece che, si sono tenute lunedì 21 novembre ’22 (la seconda giornata più importante per i ragazzi) vediamo ufficialmente rappresentanti Antonio,

Lorenza, Daniele e Giulia con la vittoria della Lista 1 la quale, nei prossimi mesi, ci rappresenterà facendoci da portavoce nei confronti della dirigenza…

“fu’ vera gloria? ai posteri l’ardua sentenza…” (A. Manzoni)

Grazie.

(Cicchetti Mario Niccolò IIB Mariacristina D’Orisio IIIH)

L’ISTRUZIONE UCCIDE?

Il primo febbraio del 2023 è stato condiviso dall’ Università Iulm di Milano un avvenimento tragico.

Una ragazza di 19 anni frequentante il primo anno di studi si è tolta la vita nel bagno dell’ateneo in via Carlo Bo, lasciando dietro a sé solo un biglietto d’addio nel quale si definiva ‘’fallimentare’’. Se si ritrova sotto gli occhi una vita spezzata così prematuramente e con queste modalità sorge spontaneo fermarsi a riflettere.

Il nostro sistema di istruzione ci spinge all’eccellenza, demonizzando, però, frequentemente gli errori e umiliando chi non riesce a stare al passo con i ritmi sempre

più incalzanti. Fingere che si possa arrivare a degli obiettivi importanti senza sacrifici e rinunce sarebbe da ipocriti, ma al tempo stesso sarebbe importante che, parallelamente all’istruzione, venisse valorizzata la crescita personale, che non riguarda esclusivamente l’imparare a stare con gli altri, bensì sviluppare le capacità fondamentali per trascorrere una vita serena come, per esempio, riuscire ad accogliere le critiche, imparare a reagire a rifiuti e tentativi fallimentari, fare chiarezza su ciò che realmente appassiona il singolo per poi farne una futura professione, capire qual è il modo migliore per esternare le emozioni negative senza venirne danneggiati. Prima di essere studenti, si è ragazzi e persone che stanno imparando a scoprirsi giorno per giorno, e fornirei un aiuto concreto è il punto di partenza per non

leggere mai più notizie tanto agghiaccianti (Alessia Ciarla 2H)

OROSCOPO DEL GALILEI ARIETE

Cari Ariete, c’è una bella concentrazione di pianeti che orbita nel vostro segno. Da lunedì 6 marzo Marte tornerà favorevole e vi darà la giusta carica di energia per affrontare tutte le interrogazioni di chimica. Attenzione! Non è da escludere un 6.

Fair enough.

GEMELLI

Periodo confuso. Dal 15 marzo meglio non essere troppo istintivi e frettolosi. Venere è favorevole: i prossimi incontri nei corridoi possono portare a qualcosa di più!

Love and pollution are in the air.

INQUINANTI CHIMICI: IL MONOSSIDO DI CARBONIO

e di morte da intossicazione nella società moderna. Per questo motivo la progettazione e la manutenzione dei sistemi di combustione devono rispettare ed essere regolamentate da quanto previsto dalle disposizioni legislative.

INTRODUZIONE:

Cosa è, come si genera, rischi e prevenzione

ABSTRACT

Il monossido di carbonio (CO) è un gas, altamente tossico, prodotto dalla combustione incompleta dei combustibili organici. Le fonti più comuni di inquinamento sono i sistemi di riscaldamento, i gas di scarico dei veicoli a motore, e la più alta percentuale di esposizione si verifica durante i mesi invernali. L’intossicazione da monossido di carbonio, il quale impedisce il normale trasporto dell’ossigeno ai tessuti periferici, determinando effetti tossicologici di diversa entità, è oggi una delle principali cause di avvelenamento

COSA SONO E COME SI

GENERANO:

Il monossido di carbonio (CO) è un gas incolore, inodore, insapore, non irritante e non infiammabile, altamente tossico, prodotto dalla combustione incompleta dei combustibili organici quali olio, legno, gas, nafta, benzina, carta, carburanti. Le fonti più comuni di inquinamento sono i sistemi di riscaldamento (16,4%)

seguiti dai gas di scarico dei veicoli a motore (8,1%), e la più alta percentuale di e la più alta percentuale si verifica durante i mesi invernali, da dicembre a febbraio.

RISCHI

Il monossido di carbonio

(CO) inalato si lega con l’emoglobina, una proteina presente a livello dei globuli rossi e deputata al trasporto dell’ossigeno, formando la carbossiemoglobina (COHb). Tale legame è molto più stabile (circa 200-300 volte) di quello formato tra emoglobina ed ossigeno, in questo modo il CO impedisce il normale trasporto dell’ossigeno ai tessuti periferici, determinando effetti tossicologici di diversa entità. Per concentrazioni ambientali di CO inferiori a 5 mg/m3, corrispondenti a concentrazioni di COHb inferiori al 3%, non si hanno effetti apprezzabili sulla salute, negli individui sani, mentre in pazienti con affezioni cardiache, anche basse concentrazioni possono provocare una crisi anginosa. A concentrazioni maggiori si verificano cefalea, confusione, disorientamento, capogiri, visione alterata e nausea.

Concentrazioni particolarmente elevate

possono causare coma e morte per asfissia. L’intossicazione da monossido di carbonio rappresenta una delle principali cause di avvelenamento e di morte da intossicazione nella società moderna. La severità delle manifestazioni cliniche da intossicazione da CO dipende dalla sua concentrazione nell’aria inspirata, dalla durata dell’esposizione e dalle condizioni di salute delle persone coinvolte. Circa l’80% dei casi di avvelenamento da CO rilevati dai Pronto Soccorso, si verifica tra le mura domestiche, in Italia le statistiche ufficiali più recenti riportano 500-600 morti l’anno.

La corretta informazione della popolazione generale sulla pericolosità del monossido di carbonio rappresenta il punto centrale nella prevenzione degli effetti dannosi causati da questo pericoloso agente tossico, soprattutto nei periodi a maggiore rischio, come durante i mesi invernali.

Ecco alcuni esempi:

• Gli impianti di riscaldamento devono essere sottoposti ad una regolare manutenzione da parte di personale specializzato.

• I motori degli autoveicoli vanno tenuti spenti negli spazi chiusi.

• I sistemi di cottura, progettati per l’utilizzo all’aria aperta non devono essere usati all’interno di spazi chiusi.

• L’uso di apparecchiature rivelatrici della presenza di CO può essere incoraggiato, ma non deve essere considerato una alternativa ad una appropriata manutenzione degli impianti.

• La classe medica deve essere sensibilizzata in modo particolare al problema, affinché nella diagnosi etiologica non trascuri di valutare il monossido di carbonio come probabile agente eziologico in presenza di quadri clinici compatibili.

• Inoltre la progettazione, la

installazione, la manutenzione ed il collaudo del sistema di combustione devono rispettare quanto previsto dalle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia di sicurezza degli impianti.

(Libera

Simone 5G)

OROSCOPO DEL GALILEI

CANCRO

Cari Cancro, di solito siete razionali, ma ora non riuscite ad essere rigorosi come al solito. Attenzione alle ore di religione: non mancheranno le polemiche. Il consiglio è di mantenere la calma. No panic, only attacks.

NEL CAMMIN DI DANTE

Se Dante fosse nato negli anni duemila, sarebbe ora un influencer? Se fosse nato qualche anno prima, sarebbe stato un hippy? È divertente immaginarlo come un paninaro o su una cabriolet con i capelli e l’alloro al vento. Sono espressioni blasfeme, non è vero? Dante è morto da sette secoli, me le sue opere lo hanno reso immortale. È eterno perché il suo tempo non ha lancette e ticchettii, non necessita di batterie per funzionare. Poeta, linguista, teorico politico e filosofo, “padre della lingua italiana”, tuttavia il suo curriculum è destinato ad ampliarsi.

La modernità e il cambiamento ci hanno travolti: gli abbiamo aperto la porta, fatti accomodare e offerto del caffè. Dalla moka sgorgano l’arte del banale e della dozzinalità, o quello che forse pensiamo tale, perché è più facile e perché le aspettative sono alte e il confronto con quello che è stato è doloroso. In questo vortice abbiamo, in modo megalomane, semplificato anche Il Poeta, riducendolo ad un “Dante cult, gag, ciak, brand, quiz, gulp, game, young” (da Il Dante di tutti: un’icona pop, Giuseppe Antonelli, 2022). Ma non è un male: è la dimostrazione dell’estrema attualità della sua persona e dei suoi - Divini - capolavori. Già a partire dal XIV secolo, la Divina Commedia riscosse un forte apprezzamento dal pubblico, influenzando da nord a sud tutti gli Stati italiani. Dal 1596 al 1702 ci furono solo tre edizioni della Commedia e nessun commento.

Dante subì poi una serie di censure, per i toni

anticlericali all’interno soprattutto del De Monarchia, durante il periodo della Controriforma. Al sorgere dell’età moderna il culto dantesco raggiunse anche gli altri Paesi europei. E, ad oggi, la popolazione mondiale associa il suo nome e il suo naso aquilino all’Italia. Che, tra qualche anno, il “mandolino” sarà rimpiazzato? Pizza, mafia e Dante. Speriamo sostituirà l’altro termine. Continuerà ad essere programma di studio nei licei italiani e immagine da francobollo, se non saranno questi ad estinguersi… In tal caso diventerà icona di qualche app di messaggi. Lo troveremo sui muri e nei musei, perché è Musa. Non ci sarà mai nessuno in grado di sostare sullo stesso gradino, in grado di far assaporare realtà distanti e - forseimmaginarie, di lasciare tale eredità culturale e di entrare nella società sotto forma di proverbi e simbolismi. Qualora

esistesse il destino, il suo e il nostro si incontrerannoscontreranno sempre. Non ci sarà libreria e biblioteca spoglia alla lettera “D”. Useremo il suo volto dipinto su scatole di pizza e pubblicità di dentifrici. Uscirà il sequel di molti videogiochi e, forse, sapremo cosa viene dopo “L’amor che move il sole e l’altre stelle.”

Non assisteremo ad uno scemare della parabola dantesca, ma ad un convergere con gli interessi della società che non smette di aggiungere ed abbondare, di trasformare. Non è un male. Forse. Il vortice diventerà un tornado e dovremmo scappare. Ci ritroveremo per una selva oscura?

(Solima Nasuti 5G)

OROSCOPO DEL GALILEI VERGINE

nella tua vita. Broke 'gurls'.

SAGGITTARIO

Rimboccatevi subito le maniche! Da questo mese, a complicare la situazione tra pianeti e stelle, ci sarà anche il corso sulla sicurezza da completare! Si consiglia di non bere troppo il weekend.

Save fusilli, eat fusella.

SCORPIONE

Sagittari non vi abbattete, Giove sarà sempre in compagnia di pianeti benefici! Gli impegni quotidiani possono affaticarvi. Consigliata tecnica del pomodoro e musica classica per studiare. Stay zen.

Occhi aperti! E occhi al portafoglio: ultimamente spendete troppo al bar, basta con i cornetti, concentratevi sullo studio. Questo nuovo quadrimestre porterà qualcosa di interessante

’Beatrice, ti amo. Dante.’’Dalle biblioteche ai muri delle città’’ .

Molte volte, le conversazioni sentite o a cui si partecipa lasciano un segno più profondo delle frasi sottolineate in un libro. Questo è un destino del quale sono schiavi tutti i temi e gli ambiti culturali.

Giuseppe Antonelli, linguista italiano, lo testimonia attraverso ‘’Il Dante di Tutti’’ (Einaudi Editore, 2022) ,il quale, più che essere un libro, è uno scambio vocale di considerazioni sulla figura dell’inventore delle parole, Dante.

Antonelli parla del ‘’boom’’ sociale che la sagoma di quest’uomo dal naso aquilino ha creato in tutte le sedi accademiche mondiali dal suo tempo fino al nostro. Parlare del Dante che popola l'odierno immaginario, per lo scrittore, significa, però, associare a lui attributi moderni come medaglie di bronzo assegnate ad un Generale. ‘’Il Dante di Tutti’’ è diviso in 9 parti, otto delle quali sono la

rapida argomentazione su una faccia diversa dell’Alighieri: c’è il Dante popolare, il Dante pop-orale e la multimedialità dei suoi versi oppure il Dante non-pedante e il suo libertinismo.’’ Lo conosce il Convivio?’’’’ Lo conosco benissimo, probabilmente lo conosco a modo mio.’’

(Pag. 26)

Ci sono tanti Dante quanti i gusti del gelato; Dante cult, Dante brand, Dante gag, Dante game. Dante con o senza barba? Esistono perfino i critici stilistici di Dante come l’incontentabile Ricciardi oppure uomini che ,invece, hanno sacrificato il loro nome per essere accostati a quello di Dante come l'immortale Gustave Doré al quale è dedicato un intero capitolo affianco ai cineasti che hanno cucito sulle pellicole e le lenti la Comedìa. ‘’Tutti l’hanno

con l’Inferno!... Anche gli Americani! Se lo tengano in America se a loro piace.’’ (Pag. 42)

Antonelli costruisce una piramide e mette al vertice il Dante young, il giovane Dante, quello rinato e, facendo dei passi indietro per guardare la sua costruzione, si accorge che questa si conclude con un interrogativo: fino a quanto può essere sintetizzato Dante? E’ giusto sacrificare l’analisi della Divina Commedia ai fini dello storytelling? ‘’ Cos’è la gloria di Dante affianco a quella degli spaghetti?’’(Giuseppe Prezzolini)

Pape Satan, pape Satan aleppe!

Il trattato di Antonelli non riesce a toccare ogni aspetto delle leggende create attorno al padre della lingua italiana, limitandosi solamente a citarle, proprio come in una discussione. Questa è una delle ragioni della brevità del saggio e, allo stesso momento, della sua unicità: non sempre si riesce a cogliere

l’essenza degli uomini in poche frasi. ‘’Il Dante di Tutti’’ non è, perciò, un libro di facile comprensione o adatto a chiunque: esso è rapido, che non è un sinonimo di scorrevole, ricco di riferimenti e molto concentrato. Nonostante ciò, rimane ammirevole l’abilità dello scrittore nel non aver mai perso la tesi della sua esposizione, la quale, alla fine, è la testimonianza del fatto che il progresso può abbracciarsi alla tradizione e, quando ciò accade, la storia riesce a diventare uomo. In questo caso, Dante.

OROSCOPO DEL GALILEI PESCI

di tranquillità. Per quanto riguarda la scuola, ci può essere tensione e ansia per una verifica di matematica in vista.

You have Limits.

LEONE

Cari Pesci, siete a secco di acqua, bevete almeno 2 L di acqua al giorno e non solo estathé a 1,20€. Saturno ha in serbo per voi grandi novità: nuove opportunità e nuove sfide busseranno alla vostra porta. Apritegli, non sono i Testimoni di Geova. Toc toc splash.

TORO

Quante novità ultimamente, eh! Dopo quasi due anni Saturno sta uscendo dal vostro segno regalandovi un po’

Leone, la pazienza ha un limite e voi ci siete arrivati. Il Leone ruggisce, le cose non le manda a dire ed esprime in maniera diretta e schietta quello che pensa. I litigi sono all’ordine del giorno e non solo tra compagni di classe.

Got to keep an eye out for Ersilia-ers.

Caffè,

cinefilia e Letterboxd

Nasce nel 2011 il sito network di Matthew

Buchanan e Karl von Randow e, assieme a lui, l'abitudine di parlare online di film. Quando venne chiesto il perché del nome Letterboxd, si sentì solo: ‘’È chiamato così per via del nostro amore verso il ‘’big screen’’. Non ha niente a che fare con quella cosa in Stand By Me (1986).’’ Infatti l’interpretazione etimologica del termine letterboxing è la pratica di trasferire tapes girati in proporzioni widescreen a formati video di larghezza standard preservando le proporzioni originali. O almeno, questo afferma WikiPedia. Per tutti gli altri, Letterboxd è l’app ‘’dei film’’ dove si entra con Tarantino come regista preferito e si esce con il poster di C’era una volta il West (1968) a cui Quentin deve dei ringraziamenti. Le persone si riuniscono sotto un titolo comune per dare un voto da 1 a 5

alle pellicole e recensirle condividendo opinioni sulle scene, sugli attori, citando parti del film o sbizzarrendosi nelle interpretazioni di certi nastri o di una certa battuta. Letterboxd è un diario, per questo venne definito il ‘’Goodreads dei film’’ dove gli utenti possono registrare la data nella quale hanno visto un certo film, selezionare i loro film preferiti, creare o visitare liste di determinati argomenti. Esempi di liste sono: ‘’All Oscars 2023 nominated.’’‘’movie it should be illegal to watch before 9PM’’, ‘’The Female Gaze: 100 overlooked films directed by women.’’,’’ worst movies i’ve watched prove that i’m wrong to win a box of candy’’. Accedendo a Letterboxd, si viene bombardati con una quantità di opinioni e contenuti multimediali che, nell’eventualità del non sapere cosa effettivamente cercare, porta velocemente alla confusione, determinata dalla contrastante opinione pubblica o

dalla quantità di film di Legally Blonde. L’app ha reso l’accessibilità alla settima arte un’impresa quotidiana e facile come bere una tazza di caffè. Letterboxd è il ‘’Cafè del Flore’’ parigino e i nuovi de Beauvoir e Sartre sono i cinefili che rendono la cinematografia un lavoro fisico e mentale. E’ semplice comunicare in un’epoca come la nostra, ma appare complicato connettersi empaticamente con gli altri; un traguardo che l’app ha superato da tempo. Il cinema è, infatti, il grande ritratto del malessere e del suo superamento, l’unico degli strumenti che riesce a cogliere contemporaneamente tutte le sfumature della vita. E se pensate che la mania di opinione sia un male, esiste sicuramente già un film anche per quello.

(Benedeta Kamberai 4D)

Come e con quali ragioni nasce una Settimana dello Studente?

Giovedì, ore 23. I sette computer si spengono definitivamente e le roventi coperte del letto sono pronte a ricaricare le batterie dei ragazzi come ogni sera. Anche la lunga giornata di oggi è giunta al termine, e la fine della settimana scolastica è quasi vicina, resta solo il venerdì. Non è però una settimana qualunque per gli studenti del Galilei di Lanciano, sta per concludersi infatti la Settimana dello

Studente: per molti sono stati cinque giorni di pausa e di relax, per altri di divertimento e svago. Per i sette ragazzi che hanno appena spento i loro computer, sta per concludersi una settimana piuttosto

ardua: la preparazione dell'evento li ha tenuti occupati per circa una quindicina di giorni. Il primo periodo di lavoro, precedente alla settimana, è stato dedicato in gran parte alla programmazione: lo studio della capienza

delle classi, il numero esatto dei corsi necessari al corretto funzionamento dell’evento, il servizio d'ordine, la scansione oraria dei turni, l'organizzazione dei tornei, la partecipazione degli esterni e dei professori ai corsi di potenziamento, il loro calendario, e infine, ultima ma non non per importanza, la destinazione di ogni aula ad un corso. Durante la settimana dello studente invece, il lavoro è stato ancora più estenuante: il pomeriggio precedente vengono ricontrollati tutti i corsi presentati, eventualmente modificati in caso di attività di progetti scolastici, PCTO, oppure di assenza di relatori e altri, classici, cambi dell'ultima ora.

Trasferito l'elenco dei corsi su un modulo informatico di risposte, che viene presentato agli studenti giornalmente, ognuno è tenuto a scegliere il corso a cui parteciperà il giorno successivo. Nel mentre vengono

corrette le postazioni del servizio d'ordine che in mattinata avevano già riscontrato notevoli criticità. In serata, dopo aver chiuso il modulo, dal foglio risposte vengono prese le registrazioni e trasferite su un altro file, dal quale si divideranno gli alunni in base ai corsi scelti e organizzati da loro. Circa trentacinque elenchi per turno, vale a dire una settantina al giorno, pronti in un paio d'ore, da mandare alla Dirigente a notte inoltrata. Tutto ripetuto ininterrottamente per i cinque giorni dell’evento. La settimana volge al termine, e lavorare in modo così consistente non è stato facile, la preparazione è costata qualche pomeriggio da passare in libertà nelle ultime due settimane. È doveroso dire che in tanti l'hanno vista come perdita di tempo o come momento di svago e spensieratezza, ma il fatto è che per molti altri sia stata l'occasione per mettersi in gioco e per tenere al corrente altri coetanei su una tematica

o un film che si distacca dallo "scolasticamente canonico”. È uno di quei casi in cui i numeri parlano da soli: 155 i corsi organizzati nell'arco dei cinque giorni, da ben 218 ragazzi, circa uno studente su cinque di tutta la comunità scolastica. Non si era mai verificato un evento in autonomia degli studenti di tali portate, ma i sette ragazzi sono convinti che ne sia valsa la pena, per dimostrare che anche la nuova generazione, su cui ormai si riversano tanti, o forse anche troppi sentimenti di sfiducia degli adulti, compresi alcuni docenti, è capace di organizzare, anzi, organizzarsi al meglio, e soprattutto nel dovuto rispetto delle regole.

Dare la possibilità agli alunni di sentirsi liberi, di parlare di ciò che loro credono che la scuola del futuro abbia davvero bisogno, che viene spesso messo da parte nel resto dell’anno, e sentirsi a tutti gli effetti una vera comunità scolastica e non l’aggregazione di classi,

sono stati i motivi per cui tutti gli sforzi e la stanchezza si sono rivelati utili, dando ottimi risultati nonostante gli scetticismi di partenza. Il buio ha visto la sua luce, ragione per cui ci si augura che non sarà l’ultima occasione.

(Valentino Stampone 5A)

OROSCOPO DEL GALILEI BILANCIA

e nuotate verso una nuova via d’uscita. Dedicate più tempo ad attività extracurricolari: non impazzite sul libro di filosofia.

Don’t study hard, study Marx.

Carissimi, presto la Luna sarà in opposizione e potrebbe farvi commettere qualche errore (relativo o assoluto? Chiedete alla prof di fisica.) Alla fine della scuola manca poco, siete malinconici: vi siete affezionati troppo.

Awww

AQUARIO

É in arrivo un periodo di turbolenza, indossate il giubbotto di salvataggio

CAPRICORNO

Non fatevi influenzare. Conoscete il vostro valore e condividetelo con gli altri. Cercate di resistere il martedì pomeriggio, non fate arrabbiare le bidelle con i permessi di uscita. A fine mese le stelle si allineeranno per offrirvi ciò che meritate. Another day another slay.

La violenza è fragilità

Come tutti sanno, il 25 novembre si celebra la giornata contro la violenza sulle donne e il femminicidio; ne sentiamo parlare alla TV, sui giornali e, negli ultimi anni, anche sui social. Tutto questo non serve solamente a sensibilizzare grandi e piccoli, ma anche a ricordare l’evento che si cela dietro questa data che, purtroppo, non molti conoscono. Il 25 novembre 1960 furono brutalmente uccise tre sorelle nella Repubblica Domenicana a causa del loro coraggio e dalla loro voglia di cambiamento, ribellandosi alla dittatura di Trujillo (ricordando che fu uno dei regimi più violenti e duri dell’America Latina) in nome di un intero popolo. Proprio per questo motivo, l’ONU scelse di dedicare proprio questa giornata alla memoria delle donne vittime di abusi e alla sensibilizzazione contro la violenza su di esse. Quello delle tre sorelle, però, è uno dei

moltissimi casi che vedono come protagoniste donne uccise o abusate come vittime di violenza fisica e psicologica.

Donne senza voce, spogliate della loro dignità, scambiate come pazze o bugiarde a causa della codardia intrinseca dell’uomo e del sistema patriarcale fallimentare che ha provato in tutti i modi di proteggere il predatore, invece che la vittima. Sembrano eventi lontani dalla nostra piccola realtà, qualcosa che sentiamo solo alla televisione e che non ci riguarda troppo da vicino. Diamo quasi per scontato che intorno a noi tutto vada bene ma, come ricorda il caro Leopardi, dovremmo smettere di aggrapparci al buio delle illusioni e iniziare ad accendere la luce della realtà. Infatti solo nel 2022 in Italia, il numero delle donne vittime di omicidi in

ambito familiare è 82, tra cui dalle 42 e 52 ad opera di partner o ex. Sono numeri in calo rispetto agli anni passati le uccisioni e i fenomeni di stalking: aumentano, invece, le violenze sessuali nei confronti sia di ragazze che di donne adulte e il, cosiddetto, revenge porn. Si nota un incremento di questi fenomeni in relazione alla pandemia da coronavirus: l’ISTAT ha registrato un aumento vertiginoso dei fenomeni di violenza, le telefonate al 1522 durante il lookdown sono 2.013 (le chiamate sono state incrementate anche dalla sensibilizzazione). L’ aumentare delle telefonate al numero verde si è verificato anche in Abruzzo, solo nel 2020 sono state 43 donne su 100000 a chiedere aiuto, classificando la regione in quinto posto in Italia per chiamate ricevute dopo il Lazio, Piemonte, Campania e Lombardia. Nel 2021 si è avuto un aumento dell’8% di donne vittime di violenza in Abruzzo,

nonostante le diverse associazioni antiviolenza presenti sul territorio e le campagne di sensibilizzazione messe in atto dalla regione. A partire dalle strutture situate nelle province, troviamo dei centri più piccoli collocati omogeneamente in tutto l’Abruzzo: Centro

Antiviolenza La Fenice (Teramo TE), Centro Antiviolenza Dafne (Lanciano CH), Associazione Donn-E’ (Ortona CH), Sportello

Antiviolenza Frida (San Salvo CH), Donatella Tellini (l’Aquila AQ) e Centro Antiviolenza Ananke (Pescara PE).

La terra natia del D’Annunzio, oltre ad essere un piacere per gli occhi, è ed è stata scenario di femminicidi e violenze. Ricordiamo un doppio femminicidio ad Ortona: nel 2017 un uomo di 50, ha ucciso a coltellate prima la moglie e poi la sua amica in via Zara e la causa del folle gesto, probabilmente, è stata la separazione dalla donna. A Pescara invece, una ragazza di ventisei

anni è stata accoltellata dall’ex ragazzo dopo aver posto fine alla relazione.

L’avvenimento è accaduto nei pressi dell’aeroporto, davanti gli occhi della madre di lei il 2 dicembre 2016. Questi sono solo due dei tanti episodi accaduti in Abruzzo, episodi che rendono chiaro il quadro e che permettono di riflettere sulla gravità della situazione, delle tragedie che si possono avere se non si chiede aiuto. Anche molte ragazze minorenni o neomaggiorenni sono vittime di violenza, molte volte subita da coetanei che, afflitti da insicurezze o non sapendo affrontare le situazioni in modo logico e civile, ricorrono alle mani zittendo così la persona che hanno davanti con la forza dimostrando la loro piccolezza d’animo. Lasciano segni indelebili gli schiaffi e le parole, il

senso di inadeguatezza persiste nel tempo e non basterà cambiare ragazzo o città per cancellare il ricordo che, qualvolta passi nella testa, sembrerà così reale da togliere il respiro. La violenza contro le donne va combattuta tutti i giorni, in tutte le ore e in ogni luogo, incoraggiando le donne ad alzare la testa e a denunciare anche la minima azione perpetrata ai loro danni (Desiree Di Giulio 5G)

I DIRITTI UMANI VIOLATI

Ogni giorno, ogni ora, ogni momento, alla tv, alla radio, al telegiornale, sui libri, sui giornali, sui muri, sui cartelloni… In ogni dove, sempre, continuiamo a sentir ripetere due parole: DIRITTI UMANI.

Vengono nominate costantemente, poi ascoltate, percepite e infine dimenticate. Vengono citate, come se fossero prive di peso, leggere come piume che cadono in una voragine di nulla per mezzo di fiocchi di neve in inverno. Vengono pronunciate da miliardi di bocche e si annientano, sparendo in fretta, dissolvendosi nell’aria. Si pronunciano così facilmente, accompagnate da pensieri che si desiderano far sparire all’istante, pensieri terribili, cruciali, profondi, che

aumentano l’omertoso silenzio, rendendo indirettamente tutti complici. Il silenzio come un’arma a doppio taglio, fatale nella coscienza del popolo. Anno 2023, tecnologie avanzate, costosissimi robot sui posti di lavoro, mezzi di trasporto immediati, macchine ultra sviluppate e soprattutto la falsa e ipocrita certezza di aver raggiunto stabilità e benessere sociale. Si ha la conveniente convinzione di essere riusciti a trasformare il mondo in un posto migliore, ci si sente appagati e soddisfatti perché continuando a sprofondare nell’egoismo, si riesce ad essere sempre più ciechi e sordi, mettendo incessantemente al primo posto la propria quiete, vivendo in una malsana tranquillità in cui sono nascoste urla, sofferenze e proteste. Si vive nella convinzione di essere sul podio di una battaglia, di essere riusciti a conquistare i nostri totali diritti umani, essendo consapevoli però, che la

coscienza è al corrente della grande bugia in cui tutti vivono. Si preferisce vivere così perché è conveniente, comodo e tranquillo; si fa finta di non sentire quando ogni giorno ci comunicano che i diritti umani vengono profondamente lacerati e distrutti da egoisti, da persone che pensano solamente alla loro libertà o da associazioni governative di grande potere che non ascoltano le grida del loro popolo, mettendo così, in grave pericolo le vite altrui. Ogni giorno si sentono spregevoli notizie che pian piano, lentamente, mettono a rischio i diritti di tutti se non ascoltate. Le più attuali: il processo di Sarah Mardini e Seàn Binder, due giovani operatori umanitari di ventotto e ventisette anni, macchiati ormai da quattro anni, da un processo in cui vengono accusati dalle autorità Greche per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, appartenenza ad organizzazione

criminale e frode, solo per aver contribuito a soccorrere immigrati in mare, bisognosi di aiuto. È il caso delle donne e delle bambine in Afghanistan, soffocate dalla repressione dei talebani, dal momento in cui hanno assunto il controllo del territorio nell’agosto del 2021 negandogli così, il diritto all’istruzione, al lavoro e alla libertà di movimento.

Sono continuamente perseguitate, torturate o arrestate poiché prendono parte a manifestazioni pacifiche. Inoltre, le bambine, sono costrette in primo luogo al lavoro e vengono sfruttate e forzate per matrimoni infantili e precoci.

Infine, i casi in cui la polizia usa violenza in modo illegale, mostrando la sua forza e utilizzando il suo potere per causare del male. In Perù, durante le manifestazioni di massa, iniziate lo scorso

dicembre dalla destituzione dell’ex presidente Castillo, e legate alla profonda crisi politica e sociale del paese, l’esercito e le forze di polizia peruviane, hanno utilizzato illegalmente e in modo indiscriminato armi letali nei confronti della popolazione, soprattutto contro i nativi e i contadini, causando 52 morti e diversi feriti. In soli tre casi di cronaca, è presente la violazione di moltissimi diritti, citati all’interno della dichiarazione universale di diritti umani, approvata da 192 paesi, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a Parigi, il 10 dicembre del 1948, dopo la fine della Seconda guerra Mondiale. Il processo di distruzione di questi ultimi è quasi impercettibile, si sviluppa e si accresce a causa di questi avvenimenti, si cerca di contrastarlo, combatterlo e proteggerne la parte sana, affinché non venga completamente contaminata da quella

malvagia, così da consentire la formazione di un percorso adibito alla tutela dei diritti di tutti. Essi sono inalienabili e tutti ne hanno accesso per il solo motivo di appartenere al genere umano. Collaborando a piccoli passi, insieme, come una vera e propria comunità, si riuscirà un giorno a raggiungere un equilibrio e un benessere che ad oggi è reputato come impossibile o addirittura utopico. Gli ostacoli saranno sempre molteplici, ma le alte e tortuose montagne, possono essere scalate insieme, e alla fine si riuscirà sempre a raggiungere il proprio obbiettivo se il percorso si affronta dalla giusta parte senza coprire occhi, orecchie, bocca e cuore.

(Giulia Colantuono 2C)

Assassinio del nucleare; un’altra vittima dell’ignoranza. Il 13 dicembre del 2022 il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha affermato di aver riprodotto per la prima volta nella storia una reazione di fusione nucleare. In tutto il mondo, i giornali non hanno perso l’occasione di chiamarla la scoperta in grado di stravolgere il consumismo moderno. Ma quanto è vero?

prodotto, è inerte ed è proprio per questo che la fissione è definita un ‘’processo pulito’’; essa non produce scorie radioattive, ma anzi le ricicla per utilizzarle sotto forma di energia. Il problema tecnico sta nella quantità di energia utilizzata per riscaldare il plasma degli isotopi la quale, affinché la fissione sia efficiente, deve essere minore dell’energia effettiva prodotta dal processo. Per molti anni tutto questo era impossibile.

2. Le prime volte

atomi minori ed è usata principalmente dalle odierne centrali nucleari, mentre la fusione produce energia fondendo due atomi leggeri come il deuterio e il trizio, due isotopi dell’idrogeno, in uno più massiccio, ovvero l’elio. Il trizio è un materiale fortemente radioattivo mentre l’elio, l’elemento

Non sono stati gli americani i primi a ‘’riuscire’’ nell’impresa, non questa volta. Se si parla di fissione nucleare, si devono citare i successi compiuti dai macchinari cinesi dopo aver applicato l’intuizione di scaldare il plasma utilizzando le onde elettromagnetiche e riuscire a raggiungere

temperature di 126 milioni di gradi Fahrenheit per ben 17 minuti. Le persone hanno riprodotto un secondo sole. I reattori di Sushuyan sono un esempio già più recente di azioni nucleare; il JET (Joint European Torus) nel 1997 segnava 21,7 MJ di energia per un impulso di 5 secondi validando il modello a ‘’energia elettromagnetica’’ tutt’oggi utilizzato. Non finisce qui: il progresso di questo contributo si è rivelato il 21 dicembre del 2021 con la registrazione di 59 MJ nello stesso lasso di tempo grazie ai tokamak, potenti combustibili deuteriotrizio che cercano di confinare gli atomi con potenti campi

elettromagnetici e geometrie tali da mantenere il plasma

riscaldato

costantemente nelle temperature richieste. L’ingegneria dei tokamak è inquartata, totalmente fuori dall’immaginario comune.

1. Rapido confronto

La maggioranza dei giornali non riporta che il metodo utilizzato da questi macchinari non permetta di bilanciare l’energia emessa con quella prodotta e non funziona quindi mediante ITER ma con l’utilizzo di una fusione a confinamento inerziale del, cosiddetto per l’utilizzo dei laser, sistema NIF (National Ignition Facility). Come funziona? Si prende una capsula di deuterio e di trizio, la si posiziona in un cilindro metallico forato alle estremità che assorbe ultravioletti ed emette raggi X per poi direzionare 192 laser verso la lamina; i laser fanno collassare la capsula scaldando l’interno del cilindro per poi coprire gli isotopi fino alla loro totale fusione e il successivo rilascio di energia. Il processo impiega un tempo di quasi 10 nanosecondi; scattante ma estremamente

complesso. La reazione di fusione nucleare, al NIF, ha rilasciato il 150% dell’energia ricevuta dalla capsula, più precisamente, da 2,05 MJ di energia impiegati sono stati emessi 3,15 MJ. Una vera rivoluzione nel campo della ricerca nucleare! Quello che non viene mai citato, però, è il fatto che la fusione ha prodotto più energia di quella fornita alla capsula, non di quella spesa dal sistema. Infatti, data la bassa efficienza dei laser, per far arrivare 2,05 MJ alla capsula, in totale si sono consumati oltre 300 MJ con proporzioni assurde. Risorge il problema: come si può mantenere la fusione solo col calore generato all’interno della capsula? Oggi non si può.

Questo rinvenimento del NIF ha, sicuramente, una

valenza straordinaria, ma il focus della fusione inerziale non è mai stato la produzione di energia, ma bensì quello di migliorare la produzione di ordigni termonucleari. Cosa significa questo traguardo allora? Rappresenta un passo enorme nel gap tecnologico con l’aggiunta del miglioramento dei laser (ad oggi giganti) o lo studio del sistema di asporto e conversione del calore, ma non rende certi della sua utilità ‘’civile’’. Se mai si riuscisse a produrre elettricità dalla fusione, non sarebbe certo adoperata per caricare i nuovi smartphone; si pensa sia più adatta per la propulsione spaziale e rendere l’universo più vicino e accessibile. L’energia prodotta dalla fusione nucleare genera scorie e radiazioni come i materiali raggianti con neutroni da classificare come radioattivi di medio livello e non è, di certo, pulita. Non si conosce, infatti, un generatore del genere funzionante ed è

4. Il vero lato della luna

impossibile analizzare la vita di una tecnologia ancora esistente. La fusione non salverà il mondo dal climate change, il quale può essere affrontato solo con energie a disposizione come quelle rinnovabili o a fissione nucleare. Essa non è nemmeno economica, soltanto il trizio costa circa 30.000 $ al grammo...

5. «I primi passi verso una fonte di energia pulita che potrebbe rivoluzionare il mondo»: questa è l’illusione. La disinformazione non è più gradita poiché crea false aspettative e scredita le procedure già esistenti e pienamente utilizzabili: due fattori estremamente dolenti in un’epoca come questa. Rimanere, poi, all’oscuro di innovazioni del genere è una scelta, in quanto più della metà della popolazione mondiale ha accesso a internet; basta un click per scoprire che i laboratori statunitensi non hanno ottenuto niente, a parte

l’esplosione dell’inconsapevolezza.
(Kamberaj Benedeta 4D.)

L'8 Marzo è la festa delle donne, anche di quelle di cui non conosciamo la storia.

L' 8 marzo è la giornata in cui celebriamo le donne, istituita solo nel 1975 dopo le numerose rivolte, e gli scontri di ragazze convinte che le donne avessero gli stessi diritti degli uomini, e che davanti ad un mondo fortemente maschilista non sono state in silenzio. Naturalmente sono molti, ancora oggi, i campi in cui le donne vengono considerate inferiori, basti pensare che ci sono paesi in cui vengono vendute come merce di scambio, ma se vogliamo guardare ad una realtà più vicina alla nostra, possiamo pensare alle numerose aziende in cui le donne vengono pagate di meno ripetto agli uomini nonostante svolgano lo stesso lavoro.

Due mondi, che però non sono mai andati d'accordo, sono quelli delle Donne nella Scienza. Se ci riflettiamo, sono pochissimi i nomi di donne che ricordiamo

e che troviamo sui libri, messi in proporione a quelli degli uomini, che invece sono molto più numerosi. Al giorno d'oggi, è vero che le donne nella scienza, sono sempre in aumento, specialmente dagli inizi del 1800, ma oggettivamente, quante donne di cui non conosciamo le storie, sono state brillanti nella scienza, ma che non sono mai emerse perché donne?

Prima dell'800, le donne che intraprendevano percorsi scientifici, erano veramente poche, e una di quelle da ricordare è sicuramente Faustina Pignatelli, che agli inizi del 1700 è stata la seconda donna ad essersi laureata all’università di Bologna in materie scientifiche.

Subito dopo di lei, un’altra italiana che merita di essere conosciuta è sicuramente Anna Morandi Mazzolini, anche lei studentessa dell’università di Bologna, diventata famosa per aver creato i più verosimili modello

atomici in caro plastica dell’epoca.

Se volessimo scavare ancora più affondo, potremo citare sicuramente Jeanne

Dumèe, astronoma e fisica francese, vissuta intorno agli anni 70 del 1600 che ha scritto di donne impegnate in ambito scientifico cercando di abbattere gli stereotipi e le convinzioni di quel periodo.

Potremmo parlare di donne brillanti, di tutte le epoche, persino dell’antica Grecia, portando l’esempio di Ipazia, una delle prime donne ad interessarsi alla matematica e alla fisica, che è stata uccisa in modo brutale da dai monaci, solo perché ritenuta “troppo intelligente”

Questi sono solo alcuni nomi, di donne che meritano di essere ricordate per i loro sforzi, le loro ricerche, è la voglia di fare, ma chissà quante altre ancora hanno provato a far sentire la loro voce in una società che non andava a loro favore, di

cui però non conosciamo la storia.
(Giorgia Azzarà)

Intervista all’on. Rosa D’Amato: nata a Taranto nel 1969, dottoressa in scienze motorie, osteopata, insegnante di educazione fisica, europarlamentare dal 2014.

Ospite del nostro istituto il 24 febbraio 2023, ha concesso un’intervista al nostro giornale.

Non si può non iniziare a parlare dalla guerra in Ucraina, visto che proprio oggi (il 24 febbraio, n.d.r.) si ricorda un anno dall’invasione russa. La posizione dell’Europa è unita sul sostegno a Kiev. Crede che sia un ottimo punto di partenza in un’ottica di politica estera e di difesa comune per tutta la UE?

Ci sono anche delle voci di dissenso nel Parlamento Europeo, ma la maggioranza intende spendersi e lo ha anche

fatto stanziando dei soldi sia per gli aiuti ma anche purtroppo per una politica di difesa comunitaria, si pensa addirittura ad un esercito europeo. Certo è che così facendo, il rischio di escalation è sempre maggiore e la parola “pace” purtroppo è scomparsa dal dibattito politico, anche all’interno del Parlamento Europeo. Specialmente oggi, a un anno dall’inizio dell’invasione russa, fa specie che non si parla più di alcun tipo di negoziato, o di tentativo di compromesso, né dall’una né dall’altra parte. Io personalmente mi sarei aspettata dall’Europa una posizione più neutrale, avrebbe potuto essere veramente l’ago della bilancia in un contesto geopolitico che è spaccato in due, ed essere quindi parte integrante e attiva di una riappacificazione, che non ci sarà purtroppo, né un vincitore né un vinto. Saremo tutti quanti sconfitti, come in ogni guerra del resto.

Rimanendo in politica estera, lei fa parte della delegazione del Parlamento Europeo per le relazioni con la Palestina. Cosa sta facendo la vostra delegazione per cercare di calmare le acque e che posizione ha sulla soluzione politica a quest’altro confitto, ormai ultra decennale?

La proposta è sempre la stessa: due popoli in due Stati. In Parlamento Europeo c’è una cosa che io trovo assurda, ovvero due delegazioni, una per la Palestina e una per Israele, che non si parlano, nemmeno noi all’interno del Parlamento Europeo. Noi, come delegazione Palestina, organizziamo visite e vere e proprie missioni, ma ultimamente è stato impedito l’ingresso al Presidente della Delegazione Palestinese da Israele, democraticamente scelto da noi parlamentari, perché considerata una persona sgradita, troppo proPalestina. Ci tengo anche a ricordare che l’Unione

Europea investe soldi per aiutare le ONG in Palestina nelle infrastrutture, anche nell’istruzione e spesso succede che queste vengano poi demolite, costituendo un vero e proprio danno all’erario europeo. In più l’UE ha riconosciuto lo Stato della Palestina, e quindi ritiene che bisogna continuare verso la strada dei due popoli in due Stati.

Il punto è che con questo nuovo governo israeliano, particolarmente estremista, che parla esplicitamente di continuare l’invasione della Palestina, diventa più complicato ottenere risultati, dovrebbe esserci una voce unanime di riconoscimento della Palestina da parte di tutti i Paesi del mondo, non solo europei, ed un intervento maggiore dell’ONU, che deve riuscire ad ottenere più risultati in conflitti come questo, ma non solo questo; penso anche alla Siria o altri conflitti civili che ci sono in Africa. Dobbiamo

ricominciare a parlare di geopolitica e non è facile; spesso ci si ferma alle situazioni contingenti, emergenziali. Restando alla sua attività in Parlamento, fa anche parte della commissione per lo sviluppo regionale. Allora scatta automatica la domanda di attualità politica. Come giudica i primi passi del governo in materia di autonomia?

Sono assolutamente contraria. Stiamo organizzando insieme al Comitato Nazionale che è nato sull’autonomia differenziata di una petizione alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, alla quale può accedere qualsiasi cittadino, a maggior ragione un’organizzazione così. Per sottolineare come questo decreto vada contro i trattati sul funzionamento dell’Unione Europea, in particolare i due articoli che parlano di coesione economica, sociale e

territoriale, che questo decreto andrebbe completamente a smantellare, facendo anche notare come i soldi della politica di coesione e dei fondi strutturali europei che sono ben il 30% del bilancio europeo andrebbero persi, in quanto questo decreto, invece di accorciare le distanze tra le Regioni meno sviluppate e più sviluppate, le aumenterebbe, quando l’Europa dedica un terzo del bilancio per eliminare questo gap di sviluppo, quindi io parlerei proprio di danno erariale all’Europa se questo decreto dovesse essere approvato, anche se c’è la promessa dei Livelli Essenziali di Prestazione, subordinati all’approvazione di questa legge, ma bisognerà vedere in cosa consisteranno, e faremo anche presente che se non superiamo il metro della spesa corrente, il Mezzogiorno non avrà mai uno sviluppo e non riuscirà mai a superare questo gap.

Eventuali controproposte sue o del suo partito su questa tematica, invece?

Come ecologisti, sicuramente dobbiamo approfittare dei soldi del PNRR che ci sono su questo ambito, perché la transizione ecologica ed energetica sono fondamentali, sono un volano di sviluppo, anche per il Mezzogiorno. Non solo, ciò che voglio dire è che non è la mancanza di soldi la questione, perché tra i fondi strutturali europei c’è il PNRR e il Just Transition Fund, i fondi per l’innovazione… Insomma ce ne sono talmente tanti che bisogna essere bravi a utilizzarli e spenderli bene e che diano poi uno sviluppo lungimirante, duraturo e che non vadano spesi per ‘’dimostrare’’ all’Europa per poi non produrre posti di lavoro duraturi, non a tempo determinato. (Co.Co.Co., parziali, eccetera.)

Questo è quello che dobbiamo cercare di fare. La controproposta

è che bisogna rispettare il principio di addizionalità, cioè l’Europa dice: “Io ti do questi soldi, però tu devi dimostrarmi di spendere i tuoi già per bene e quindi superare questo gap di sviluppo, se non lo fai non ti toccano nemmeno i miei”, altrimenti sarebbe un controsenso. Quindi ho preparato un’interrogazione al Parlamento Europeo e sto aiutando il comitato affinché presenti questa petizione alla commissione, che “tiri le orecchie” al governo italiano, e sentire anche la Commissione Europea che cosa ne pensa, ed informarla, perché molto spesso gli Stati membri la informano in maniera corretta.

La crisi energetica ha riacceso il dibattito sulle fonti di energia alternative, e il Governo, secondo il programma elettorale della coalizione, “valuta anche il ricorso al nucleare sicuro e pulito”. Qual è la sua posizione a riguardo?

Sul nucleare la ricerca va avanti, non poniamo limiti, anzi dobbiamo incentivare la ricerca aumentando il budget. Il punto è che, ad oggi, il nucleare non è affatto sicuro, quindi se ne riparla tra 10 o 15 anni, pertanto spendere denaro o addirittura ipotizzare, alla luce dei referendum che hanno detto qual è la volontà della popolazione su un ritorno al nucleare, non è assolutamente cosa fattibile e né conveniente economicamente. Anche il nucleare non è fonte rinnovabile a parere nostro, sono fonti rinnovabili l’eolico e il solare. Siamo nel paese del Sole, dobbiamo cercare di togliere tutti quei paletti burocratici che impediscono lo sviluppo dell’energia rinnovabile. Io sono sempre più promotrice di quella che è la figura del prosumer, ossia ogni cittadino deve essere produttore e consumatore della propria energia elettrica, quindi riuscire ad autoprodursela, rendendosi autonomo

anche dalle compagnie elettriche, ed è più consapevole dei propri consumi. Per incentivare l’uso delle pompe di calore piuttosto che delle caldaie a gas, naturalmente serve incentivare i cittadini, soprattutto per quelli a basso ceto sociale che non hanno economicamente le possibilità di farlo, ma i soldi ci sono, i knowhow li abbiamo, la tecnologia va avanti, quindi bisogna spingere per quello, piuttosto che sperare che tra 10, 15 o 20 anni ci siano innovazioni anche nel campo del nucleare.

Cosa ha insegnato il periodo dell’attuale legislatura del Parlamento Europeo (dal 2019), tra pandemia e guerra alle porte, l’Europa uscirà rafforzata rispetto a quattro anni fa oppure indebolita?

Il Covid ha fatto notare come l’unione fa la forza, penso per esempio all’acquisto comune dei vaccini, fatto insieme, ha

reso possibile affrontare la pandemia. Certo è che ha scoperchiato anche tutti i nostri difetti, però dall’altro lato, anche il Recovery and Resilience Fund è nato a causa della pandemia e ha messo insieme fondi, a seconda della capacità fiscale dei vari Paesi, e li redistribuisce a seconda dei bisogni, ed è proprio questo il concetto di un’Europa unita, va da se che poi bisogna controllare come tutto ciò viene speso e di base ci deve essere la “rule of law”, ossia uno Stato di diritto. I diritti fondamentali non devono essere toccati perché succede: la base per ottenere un’Europa unita e ottenere dei finanziamenti deve essere quella. Se tu vuoi far parte dell’Europa, l’Europa sì diversa ma unita, diversa tra i vari Paesi, parlo di lingue, parlo di culture, parlo di storia, di archeologia, ma unita nello Stato di diritto. Abbiamo una carta dei diritti fondamentali che non deve essere assolutamente toccata, e io vedo qualche pericolo

soprattutto visto l’orientamento che molti Stati membri stanno avendo verso l’oppressione del dissenso, l’oppressione dei diritti fondamentali, penso all’immigrazione, penso ai diritti LGBT+, è un pericolo che dobbiamo tenere fermo perché noi abbiamo scritto dei trattati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, nero su bianco, che questi diritti vanno tutelati.

Concludiamo con una domanda più personale. I cittadini sentono le istituzioni politiche sempre più lontane e i dati delle ultime due elezioni europee, 2014 e 2019, ci mostrano un’affluenza sotto il 60% che confermano che per le istituzioni europee il sentimento di disaffezione è ancora più importante. Sa spiegarsi i motivi?

Bruxelles è vista lontana, iniziative come questa nelle scuole, nelle classi quarte e quinte soprattutto ha

anche questo significato. È vero che la legge elettorale italiana rende responsabile un parlamentare europeo di un’intera circoscrizione. Faccio l’esempio: io sono responsabile dell’intera circoscrizione Sud, sono ben sei Regioni, è quindi difficile coprirle e sentire tutte quante le esigenze, però si richiede una partecipazione attiva dei cittadini affinché conoscano meglio quali sono gli strumenti, parlavo prima dello strumento della petizione, non è quella classica in cui bisogna raccogliere un numero di firme; basta, infatti, un solo cittadino che ritiene di essere leso oppure che nel proprio Stato, nella propria Regione, nel proprio comune, non siano rispettati i diritti europei, le direttive europee o i regolamenti europei. Ci sono vari strumenti di partecipazione attiva che non conosciamo, che i cittadini non conoscono, e che invece sono a disposizione di

tutti. Ci sono Paesi, soprattutto nel Nord Europa, che invece li usano tanto, e noi dobbiamo imparare ad usarli, e anche attraverso il parlamentare europeo, con iniziative nelle scuole, ma anche nei circoli, nelle associazioni culturali, ha il compito di informare. Ci sono poi gli sportelli, ci sono gli euro direct, gli Eurodesk, che informano sui progetti Erasmus, e anche di quelli ci sono più punti della stessa Regione, ma devono essere inondati da richieste di informazioni. Quindi sta a voi che adesso smanettate benissimo a livello di internet o sul web, di diffondere queste informazioni.

MOGADISCIO, 20 MARZO 1994

Che cos’è la libertà? È una domanda che mi pongo sin da quando ero bambina. Ricordo ancora quando mio padre mi prendeva fra le sue possenti braccia e mi sollevava in aria dandomi la sensazione di volare. Allora io gli chiedevo cosa fosse la libertà e a quel punto lui mi rispondeva “La libertà è quando senti di poter volare, ma senza mai sollevare i piedi da terra”.

Adesso che sono cresciuta ripenso sempre alle sue parole. Fino ad oggi, io ho lottato contro tutto e tutti, procurandomi graffi e ferite per trovare la mia libertà, ma quando sentivo di sfiorarla con la punta delle dita ed ero pronta ad afferrarla, questa mi sfuggiva, ed io restavo

con quella sensazione di amarezza, che ormai era diventata familiare e che avevo imparato ad accogliere ogni volta come una vecchia amica. Qualche anno fa, stanca di rimanere incatenata nel mio piccolo paese, decisi di spiccare il volo e di andare alla ricerca di un luogo pieno di nuove opportunità. La mia città era come un porto sicuro, ma non era il luogo adatto per poter sbocciare come i fiori rari ed esternare tutte le mie potenzialità. Non ero, però, consapevole che il mondo al di fuori del mio piccolo universo alle volte potesse trasformarsi in una trappola mortale. Decisi così di recarmi nella capitale del nostro paese: Roma, città d’arte e di opportunità.

Lì intrapresi gli studi di lingua e letteratura araba: avevo pensato che se non riuscivo a sentirmi libera, avrei desiderato rendere liberi gli altri attraverso l’informazione, così mi laureai.

Amavo i paesi arabi, i loro usi e costumi, la religione, lo stile di vita

e in particolare i segreti che celavano.

Vinsi in seguito un concorso per giornalisti e subito mi spedirono in Somalia.

Tutte le volte che viaggiavo in elicottero mi assaliva lo strano terrore del vuoto che si manifestava in me come una forte pressione sul mio petto e ogni volta credevo di precipitare, credevo di non riuscire a respirare, ma poi tutto finiva quando l’elicottero atterrava e, come ogni volta, mi ritenevo una sciocca per aver avuto un timore così irrilevante.

Arrivati in Somalia risiedemmo a Bosaso e vidi per la prima volta con i miei occhi quanto il mondo possa essere crudele. I bambini correvano per le strade seminudi, coperti da indumenti troppo grandi o troppo piccoli, i più fortunati avevano una scarpa, ma dovevano custodirla come un tesoro, altrimenti gli veniva rubata. Uomini e donne erano ridotti a lavori troppo pesanti ed erano troppo poco pagati. La

guerriglia locale aveva ridotto quel popolo alla fame e alla disperazione, costringendoli ad arrancare sulla lunga strada della vita come meglio potevano.

Quanta costrizione leggevo tra le righe di un paese apparentemente così libero. Ciò che mi stupì di più, però, fu la gioia con la quale gli abitanti di Bosaso ci accolsero: i bambini gridavano e cantavano mentre ci correvano attorno, le donne ci porgevano pezzi di stoffa e del pane come segno di ospitalità e gli uomini ci osservavano rispettosi, con una celata e silenziosa gioia nel petto. Dagli occhi di ognuno si leggeva la felicità e la spensieratezza, nonostante le loro dure condizioni di vita.

Questo in uno strano modo mi spaventava: sarei riuscita anche io a comportarmi come loro se mi fossi trovata nelle loro condizioni, oppure l’istinto di sopravvivenza avrebbe preso il sopravvento?

Capii immediatamente che loro erano ormai

abituati e, in un modo o nell’altro, rassegnati alle loro condizioni... si può essere avvezzi all’inferno?

Il mio collega mi risvegliò dal torpore dei miei pensieri, riportandomi alla realtà e mi ricordò di avere un appuntamento. Così trascorse il mio primo viaggio in Somalia e ,come questo ne seguirono molti altri. Ogni volta, appena arrivata sul luogo mi colpiva il mio solito uragano di pensieri e di timori, ma cosa avevo da temere realmente? Non ancora riuscivo a rendermi conto che il peggio dovesse ancora arrivare.

Nel 1994 tornai a Bosaso con il mio collega cineoperatore per portare a termine un compito molto più importante dei precedenti: un’intervista. È incredibile come un termine del genere possa sembrare così innocuo pronunciato da alcuni, ma così letale contestualizzato in maniera differente. Mentre ci recavamo dal

nostro intervistato, camminando ero quasi sul punto di cadere dato il persistente tremore delle mie gambe. L’ansia aumentava e diventava come un pugno d’acciaio che mi stritolava i polmoni, impedendomi quasi di respirare in maniera efficiente e regolare. Avevo, però, una capacità innata nel celare le mie emozioni e i miei sentimenti, quindi nessuno si accorse della mia condizione, tantomeno il sultano di Bosaso, che ero prossima ad intervistare. Una volta seduta di fronte a lui, indossai la mia solita maschera di imperturbabilità, adottai un tono grave e autoritario, sfoderai il mio taccuino e la mia fedele penna e iniziai a porre delle domande al mio interlocutore. Il tempo scorreva e il ritmo dell’intervista diventava sempre più incalzante, ad ogni domanda riguardo il traffico d’armi ero sempre più vicina a scoprire il tassello mancante e il sultano non mostrava nessuna

reticenza nel rispondere alle mie domande, nonostante la mole degliargomenti che stavo sfiorando con una cautela chirurgica. Dopo due lunghe ore di domande e risposte, finalmente l’intervista fu conclusa e un senso di sollievo mi pervase, spazzando via ogni timore precedente. Mentre facevo ritorno all’albergo, però, un senso di terrore nuovo mi impedì di camminare e mi immobilizzò sul lastricato: che cosa sarebbe successo dopo? È tutto finito, o dietro l’angolo ci sono sventure che mi attendono guardinghe? Non pensavo che l’avrei scoperto quanto prima. Arrivati al nostro alloggio, il mio collega ricevette una telefonata e vidi le sue sopracciglia incurvarsi in un’espressione stupita, ma quando lo osservai non riuscii a scorgere il terrore che velava i suoi occhi. Gli chiesi cosa fosse successo e lui mi spiegò che c’era stato un cambio di programma: avremmo dovuto alloggiare in un altro

hotel. Inizialmente il mio unico timore era quello di arrivare in ritardo allo studio televisivo in cui eravamo ospiti... non avrei mai potuto immaginare che cosa stava per accadermi. Con una camminata frettolosa ci dirigemmo al nostro mezzo di trasporto dove ci aspettava l’autista, che però non si girò a guardarci e non mostrò il suo volto. L’uomo accese il motore della macchina e le ruote iniziarono a mangiare la strada in un modo inaspettatamente veloce. Nella mia mente iniziava a radicarsi uno strano e drammatico presagio. L’autista svoltò in un vicolo in ombra e fermò bruscamente la macchina. Non ebbi il tempo di chiedere spiegazioni che una mano di ferro aprì la portiera della macchina e si posizionò insolentemente sulla mia bocca, facendomi rientrare le parole direttamente nei polmoni.

Sentii la testa farmi male

e capii che mi stavano trascinando dai capelli. Nonostante la vista offuscata dalle lacrime riuscii a capire che ci trovavamo in luogo dimenticato dagli uomini e mi rassegnai al fatto che nessuno avrebbe sentito le nostre grida. Mi girai. Vidi il mio collega. I colori dei suoi vestiti, qualche momento prima smaglianti, erano tinti dal rosso del sangue e il suo viso era sfregiato da una serie di ferite.

Arrivò un uomo che iniziò a gridare comandi in una lingua a me sconosciuta. Mi infilarono le mani nelle tasche, nella borsa, mi strapparono dal collo la collana d’oro che mi era stata regalata da mia nonna da bambina e mi privarono di tutto ciò che possedevo e che poco prima avrei dato per scontato.

Le ginocchia mi cedettero e io caddi a terra. Per quanto tempo ancora avrei potuto resistere?

Vidi passare davanti a me la mia valigia che conteneva il lavoro di una vita. La aprirono e

distrussero tutte le prove compromettenti che ero riuscita ad ottenere. Un uomo iniziò ad urlare verso il mio collega, ma io non ebbi la forza di girarmi e osservare ciò che stava accadendo. Un urlo.

Uno sparo. Un tonfo sul pavimento. Mi girai.

A pochi passi di distanza da me giaceva un corpo senza vita Capii. Cercai di divincolarmi con tutte le mie forze dal mio aggressore, ma ormai la vita stava abbandonando anche me. L’assassino mi si avvicinò. Io sarei stata la prossima a morire. Non gridai.

Non mi dimenai. Semplicemente accettai. Aprii le braccia per accogliere il proiettile che mi avrebbe annullata.

Uno sparo.

Vidi mio padre, le sue braccia possenti che mi facevano volare.

Sentii la mia voce ...

“Papà, cos’è la libertà?”

Sentii la sua voce... “La libertà è quando senti di poter volare, ma senza mai sollevare i piedi

da terra... Ricorda però di non limitare mai il volo degli altri”

E poi il buio. Con la leggerezza di una farfalla mi libero nel cielo. Sto volando, sono aria, sono nuvola, sono tempesta... Chiunque vorrà, potrà ascoltare la mia voce attraverso il dolce soffio del vento, il tamburellare della pioggia, il fruscio dell’acqua nei fiumi... senza censure, senza costrizioni... Io, Ilaria Alpi, sono finalmente ‘’libera’’.

INTERVISTA ALLA PRESIDE SULLA SETTIMANA DELLO STUDENTE

Il giovedì del 23 febbraio siamo stati accolti in presidenza dalla Dirigente d’Istituto, Monica de Rosa, per porle alcune questioni sulla leggendaria settimana dello studente e rilasciare un’altra versione e un nuovo punto di vista su questa attività.

“Come si sente riguardo il modo in cui è stata gestita la settimana dello studente da parte dei rappresentanti d’istituto, dal servizio d’ordine e dagli studenti?”

La settimana dello studente è stata gestita molto bene dai rappresentanti d’istituto ma anche da tutta l’organizzazione e dal servizio d’ordine. La parte logistica è stata molto efficace, purtroppo c’è sempre qualche ragazzo o ragazza che di sua sponte, rispettavano meno le regole, magari

facendo spostamenti fra corsi non previsti, tuttavia sono stati, questi, gli unici disguidi che hanno provocato solo un po’ di disordine, prontamente gestito dal servizio d’ordine e da noi docenti… in linea di massima però mi sembra sia stata un’attività ben gestita e soprattutto ben riuscita, malgrado i tempi ristretti. Ero, personalmente, sempre in contatto con i rappresentanti ai quali vanno i miei complimenti perché sono stati straordinari. Ringrazio pubblicamente tutti coloro che si sono impegnati durante la settimana dello studente, compresi i ragazzi che si sono impegnati a rispettare le regole e frequentare correttamente i corsi perché la buona riuscita dell’evento è chiaramente dovuta a tutti! Anche per quanto riguarda i disguidi, perché le criticità ci sono sempre e sta lì nello studiarle ed affrontarle correttamente, come è

avvenuto nel nostro caso. Credo che queste attività quindi, possano essere ripetute anche l’anno prossimo, magari lavorando sulle criticità venute fuori quest’anno e gestendo meglio i tempi di organizzazione.

“Cosa ne pensa dell’inserimento di attività sportive all’interno della settimana dello studente?”

Per quanto riguarda l’inserimento dello sport nella settimana dello studente, credo che sia sempre un’ottima idea e soprattutto una bellissima iniziativa. Purtroppo è venuto fuori che per mancanza di tempo gestionale e quindi per motivi di sicurezza alcuni sport proposti inizialmente come il torneo di calcio e pallacanestro non si sarebbero potuti fare, si è optato però di procedere con il torneo di pallavolo che comunque ha riscosso molto successo (vedendo per altro una squadra vincitrice)… fermo restando che in

un futuro, organizzando meglio i tempi, possano volentieri essere organizzati più tornei di diversi sport, in sicurezza e magari usufruendo anche dell’area sportiva fuori, nel cortile della scuola, il campetto.

Qual è la sua posizione sui corsi organizzati e sull’impegno degli studenti?

Per quanto riguarda i corsi invece, credo che in alcuni casi ci sia stato anche un lavoro e una preparazione, anche in questo caso però si è vista notevolmente la mancanza di tempi organizzativi e che quindi si è provveduto all’inserimento di corsi “tappabuchi” come film, attività individuali… per questa volta però non ci è sembrato un grande problema autorizzandoli comunque perché magari anche molto interessanti e sempre utili.

Durante la settimana dello studente, tenutasi dal 13 al 17 febbraio, i redattori del giornale del Galilei hanno avuto l’occasione di intervistare alcuni ragazzi come i rappresentanti d’istituto, gli alunni, i vincitori dei vari tornei e gli esterni che hanno fornito una testimonianza piacevolissima sul percorso teatrale. Ecco le loro risposte alle domande.

Intervista a Giulia Tucci, rappresentante d’istituto

I: Qual è il consiglio che vorreste dare ai vostri compagni in occasione della settimana dello studente?

G: Il consiglio che voglio dare ai miei compagni è di godersi ogni corso, magari di non giudicare a primo impatto le attività proposte. Il corso che si è tenuto in palestra sulla gestione dell’ansia ne è un esempio. Io sono in questa scuola da ormai cinque anni e ho imparato che parlare e

confrontarsi con altre persone è molto d’aiuto poiché apre la mente. Quindi sinceramente io consiglio questo: essere leggermente più responsabili e non giudicare sempre, perché è facile giudicare soprattutto quando non si vede il lavoro che c’è dietro.

Intervista a Daniele Fratini, rappresentante d’istituto

I: Com’è nata quest’idea?

D: L’idea è nata in comune con gli altri rappresentanti perché entrambe le liste avevano proposto questa iniziativa. Di conseguenza, una volta eletti, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo progettato questa settimana dello studente. Ci siamo tutti impegnati molto e questo è il risultato: sta andando bene.

Intervista ad Antonio Stanziani, rappresentante d’istituto

I: Secondo voi sarà possibile riproporre

questa attività nel corso dei prossimi anni?

A: Secondo noi, non solo sarà possibile riproporre questa attività nel corso dei prossimi anni, ma il nostro obiettivo dichiarato è renderla parte del piano triennale dell’offerta formativa della nostra scuola. Tuttavia per fare ciò abbiamo bisogno di costruire delle fondamenta solide ed è ciò che speriamo di star facendo con questa prima edizione della settimana dello studente.

Intervista a Lorenza Angelucci, rappresentante d’istituto

I: Come vi sentite dopo essere riusciti a realizzare questo punto della vostra lista?

Quali sono le vostre aspettative?

L: Oltre a quello che hanno già detto i miei compagni aggiungerei che la soddisfazione più grande ricevuta durante

lo svolgimento di questa settimana è stato riuscire a organizzarla in così breve tempo. Riserviamo tanta fiducia in ogni singolo studente frequentante questa scuola. La nostra aspettativa è quella di riuscire ad assicurare ad alunni e professori un buon anno scolastico. Intervista ad Alessandro Moretti, vincitore del torneo di scacchi

I: TI aspettavi di riportare a casa questa vittoria? Cosa ti appassiona di questa disciplina? Per vincere negli scacchi è importante solamente la logica oppure bisogna avere anche fortuna?

A: Questa passione è nata durante il lungo periodo di lockdown, tra didattica a distanza e l’eccessivo tempo libero. Nonostante mi sentissi incoraggiato dai miei compagni devo ammettere che non è stato affatto semplice riportare a casa questa vittoria. Gli scacchi sono un gioco meritocratico: nulla è lasciato al caso o

alla fortuna, ogni singola mossa richiede logica e memoria.

Intervista agli esterni del corso di recitazionemartedì, secondo turno.

I: Come vi chiamate e di quale compagnia teatrale fate parte?

A: Io sono Alessia e faccio parte della Compagnia dell’Alba di Ortona, la quale porta in scena prevalentemente musical. Insegno teatro all’Accademia dello spettacolo di Ortona, una scuola polivalente di musica, teatro, canto, danza, tip tap, strumenti ed è anch’essa indirizzata ai musical.

E: Io mi chiamo Emanuele e anch’io mi sono formato inizialmente all’Accademia dello spettacolo di Ortona. Tre anni fa mi sono trasferito a Roma, mi sono laureato

all’Accademia

Internazionale di Teatro e da quest’anno lavoro al teatro San Carlino di Villa Borghese, dove facciamo teatro di figura

con i burattini e pupazzi. Ogni tanto mi piace tornare a Ortona sia per altri lavori che sto portando avanti che per dare una mano in Accademia: insegnare è un’altra cosa che mi piace fare.

A: Adesso con la Compagnia abbiamo uno spettacolo in programma, “Piccole

donne”, e giriamo nei teatri. Infatti io sono qui, ma devo ripartire perché siamo in tournée e io mi occupo dei costumi.

I: A che età avete iniziato a fare teatro?

A: Dopo la maturità per quanto mi riguarda. Prima mi piaceva solo guardare. Poi all’università ho scelto di fare il DAMS, Disciplina dell’Arte, Musica e Spettacolo a Bologna e lì mi si è aperto un mondo perché Bologna è la città perfetta per gli universitari.

E: Io mi sono approcciato abbastanza

tardi al teatro. In realtà da piccolo facevo le suore e a Natale o a fine anno mettevamo in scena dei racconti tratti dalle Sacre Scritture: la Genesi, la Creazione, ecc. Mi piaceva tanto, però questa cosa è rimasta chiusa nel cassetto per diversi anni. Una volta diplomato mi sono immatricolato all’università di psicologia, ma al secondo anno - più per gioco che per altro – mi sono iscritto all’Accademia dello Spettacolo. Grazie ad un nuovo lavoro potevo seguire questo corso di teatro e in quell’occasione tutto ciò che avevo dentro è riuscito a prendere forma. Da lì è stato un crescendo, mi sono appassionato sempre di più e ho deciso che volevo diventare un attore. A 21 anni mi sono iscritto all’Accademia, a 25 anni mi sono trasferito a Roma e a 28 anni adesso mi sono laureato.

I: Che esercizi o attività avete proposto ai

ragazzi che si sono iscritti al corso e perché?

A: Chiaramente nel poco tempo che avevamo abbiamo cercato di dare un piccolo assaggio degli esercizi che si fanno quando ci si approccia al teatro. Ci siamo indirizzati prevalentemente sull’uso e sulla conoscenza del corpo, quindi abbiamo fatto fare degli esercizi di consapevolezza, di ascolto, di relazione e di fiducia.

E: Diciamo che chiaramente non si poteva lavorare su un testo, perché non c’era abbastanza tempo. Abbiamo puntato un po’ di più sul creare delle relazioni tra i ragazzi e stimolare l’ascolto reciproco tra di loro. L’ascolto è uno degli elementi fondamentali del teatro, se non il più importante. Serve per interagire con il compagno, con lo spazio in cui ci troviamo, ma soprattutto per creare delle relazioni che poi funzionino in scena.

A: Il teatro fondamentalmente è accoglienza. Il teatro non rifiuta, non giudica. In questo senso ha sempre una valenza attuale. E poi è utile a chiunque, anche a chi non vorrà fare l’attore nella vita; io ad esempio non faccio l’attrice, sto dietro le quinte, ho trovato la mia dimensione dietro le quinte: partecipo alla creazione di uno spettacolo dall’allestimento fino alla messa in scena. Emanuele invece è un attore, sta sul palco. Però al di là di questo, il teatro serve essenzialmente a dare fiducia e ad acquisire fiducia; nella vita potrà sempre essere utile. Io racconto sempre che ai primi esami dell’università me la sono cavata perché quando non sapevo qualcosa in qualche modo vincevo la paura. Un’altra funzione importantissima del teatro è la socializzazione, non a caso ci sono molti corsi di teatro per bambini e ragazzi. Prima avevo

come allievi proprio i bambini, ora invece seguo gli adolescenti. Il teatro serve anche e soprattutto a superare le timidezze.

I: Quali sono le emozioni che si provano sul palco?

A: Penso che ognuno abbia le sue, però sono sicura che lo stomaco stretto e il batticuore è comune per tutti. È proprio l’incontro con il pubblico ad essere emozionante. Hai tanti occhi puntati addosso, tu sei lì per dare qualcosa.

E: Io ti posso rispondere con “tutto”, perché nel momento in cui il teatro è un campo in cui lavori con delle persone, con materiale umano, è chiaro che lo spettro emotivo che vai a coprire è quello

completo: provi rabbia, provi paura, provi tristezza, provi gioia, provi tutti i colori dello spettro delle emozioni ed è questa la cosa bella del teatro. Diceva

Vittorio Gassman - faccio un po’ una parafrasiche l’attore è un onesto

bugiardo. Tu non sei veramente un maggiordomo, un re, una dama, un poliziotto, tuttavia quando ti trovi sul palco lo sei davvero; devi essere estremamente onesto in quello che fai, anche se non sei veramente quello che fai: in quel momento tu lo diventi. E le emozioni che provi sono davvero reali.

A: Altrimenti il pubblico se ne accorge e diventa finzione pura.

E: Sì, diventa amatoriale. Essere un onesto bugiardo è il colmo di ogni attore. Il teatro poi è un mondo estremamente variegato, estremamente colorato. Ed è per questo che non c’è un’emozione che prevale sull’altra. Le provi tutte: questa è la cosa più bella del teatro.

A: Anche perché ogni volta vesti i panni di qualcuno di diverso da te: puoi essere un personaggio tragico, comico, tragicomico, un clown, puoi essere quello che vuoi.

I: Per chi vuole intraprendere o vorrà intraprendere questa carriera cosa vi sentireste di consigliare?

A: Sicuramente finché siete al liceo ci sono tante realtà locali in cui cominciare a prepararsi. Se poi l’attitudine resta allora alla fine del diploma bisogna prepararsi un provino nelle varie accademie; ce ne sono tante, però bisogna scegliere qualcuna di valida. Non dovete affidarvi assolutamente a realtà non professionali.

E: Se lo volete fare, fatelo bene. Ma soprattutto una cosa che vi posso dire è di andare a teatro: vedete tanti spettacoli.

A: Anche perché comunque ci sono sempre delle riduzioni per voi.

E: Ragazzi approfittatene. L’ammirazione verso qualcosa ti fa dire: “ci voglio provare anche io”.

È quello il fuoco che si deve accendere, il

desiderio di voler raccontare una storia, di voler fare qualcosa, di voler essere chi non si è. Ma lo puoi fare solo se si guarda e guardare è studiare di fatto, è formarsi, è sviluppare un senso critico.

Rubare con gli occhi; si ruba tantissimo a teatro, in senso buono ovviamente.

È ovvio che poi andando in un’accademia cambierà tutto quanto. Ad esempio i corsi che si fanno nelle scuole sono settimanali, si seguono lezioni una o due volte a settimana per poche ore.

Io, invece, andando in Accademia a Roma avevo lezione tutti i giorni 7 o 8 ore, come accade in un’altra qualunque università. Si studiano ovviamente tante materie: la dizione, il movimento, l’uso della voce, l’interpretazione, la caratterizzazione, le maschere, ecc.

A: E poi una volta laureati vi consiglio di fare tanti provini, corsi di aggiornamento,

workshop e creazioni di spettacoli propri.

E: Dal piccolo si può partire ragazzi. Un conto è fare grandi produzioni di musical, lì ovviamente non si può partire da zero. Però niente vi vieta di formare una compagnia di 4 persone, prendere un testo che conoscete e mettere in scena una vostra riduzione o rappresentazione. Ad esempio al terzo anno in Accademia c’era un esame di regia dove eravamo noi a scegliere il nostro cast tra i nostri compagni di classe. Avevamo tre registi a settimana ed eravamo autonomi, non c’erano insegnanti, creavamo noi la nostra regia e la presentavamo al resto dell’Accademia.

Siamo stati forse 10 giorni a fare solo questo, tutto il giorno. Assieme al mio cast ho prodotto una riduzione del Re Lear, un testo di Shakespeare. Tuttavia l’abbiamo modificato: io ero regista e ho costruito il teatrino dei pupi, le marionette siciliane;

il puparo si portava la famiglia sulle spalle e la dinamica familiare di Shakespeare era narrata così. Ciò che intendo dire è che siete voi che dovete superare il limite e romperlo.

A: Se lo volete fare non fatevi fermare da niente. Mantenete sempre i piedi per terra perché è ovvio che quello dell’attore non è un mestiere semplice. Io ad esempio ho la valigia fissa in camera in questo periodo, cambiano solo le cose che ci sono dentro.

È sicuramente una vita un po’ da nomade: ci sono delle scelte da fare e a volte anche delle rinunce, però il teatro ti dà tanto e vi assicuro che ne vale la pena.

Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.