Free Brindisi n.26 - La città cancellata

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MAGAZINE SETTIMANALE FREE-PRESS 1 • numero 26 • 4 MAG 2012 anno

la città cancellata www.freebrindisi.it ATTUALITà E PROMOZIONE DELLA TERRA DI BRINDISI

FOCUS del VENERDì errori del passato

SPECIALE archeologia Salviamo le torri costiere

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FEDE RA

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ROBERTO FUSCO

SINDACO


brindisi free-press del venerdì

In ogni città ci sono monumenti e quartieri che ne ricordano più di altri la storia. Un passato marchiato a fuoco nella pietra, nelle stradine, nelle case basse, nei vicoli. Scorci difficili da ritrovare nelle odierne metropoli. Perché se la modernità è sinonimo del divenire, del nuovo che avanza, del progresso, implica spesso la rottura netta, lacerante con il passato e con la storia. Brindisi porta ancora addosso le cicatrici di scelte che ne hanno cambiato il volto. E non sempre in meglio. Il canonico don Pasquale Camassa - raccontano le cronache - si oppose con coraggio e determinazione all’abbattimento di porta Mesagne che gli amministratori del tempo volevano sostituire con un nuovo, “decoroso accesso” alla città. A suo rischio, Papa Pascalino si piazzò sotto l’antica porta impedendo agli operai di procedere alla demolizione. Ma un uomo, se lasciato solo, non può vincere. Così negli anni tante, troppe testimonianze della storia di questa città sono state cancellate con fretta e leggerezza nell’indifferenza generale. Alti palazzoni multipiano hanno preso il posto di storici monumenti, delle basse case a cannizzi, delle antiche botteghe. Si iniziò durante il ventennio fascista quando il popolare quartiere delle Sciabiche venne sventrato per far spazio alla Fontana del duce e al Monumento ai caduti. La fine del regime non arrestò il piccone che si abbatté inesorabile fin quasi tutta la seconda metà del XX secolo. Venne completato l’abbattimento delle case dei pescatori, demoliti la settecentesca Torre dell’Orologio, il Teatro Verdi e il Banco di Napoli, cancellata buona parte del Parco della Rimembranza. La logica del moderno che va a sostituire il vecchio non ha risparmiato un'edilizia a torto considerata “minore”: il palazzo dei Leanza, il quartiere di San Pietro degli Schiavoni, gli Scavi di via Cappuccini, il convento della Maddalena, il cinquecentesco arco dei Sala di piazza Matteotti, Santa Maria del Ponte, la basilica di San Leucio, Ponte Grande, il Bastione San Giorgio, il teatro Mazari, Porta Reale. La lista è lunga. A motivare questo scempio insensate scelte politiche, una squallida speculazione edilizia, pura e semplice ignoranza. Perché ricordarlo? Perché dagli errori passati, si dice, si impara. Perché recuperare la memoria di quel che è stato equivale a comprendere e ritrovare una matrice comune, un valore condivisibile. Perché a breve verrà eletto un nuovo sindaco al quale, ci auguriamo, le pagine più riposte della storia di Brindisi servano da monito a non sacrificare, ancora una volta, in nome della modernità l’identità della nostra città. alessandra.caputo@freebrindisi.it

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ANNO 1 - numero 26 del 4 maggio 2012

in abbinamento gratuito con il quotidiano Senzacolonne

Registrazione Tribunale di Brindisi n. 8/11 Reg. Stampa del 04/11/2011

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per non dimenticare

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salviamo le torri costiere

il vecchio teatro verdi

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manifesto della cultura

In questo numero comunicati 5

ATTUALITà - POLITICA - INCONTRI - BENESSERE - SPORT focus DEL VENERDì 14

errori del passato DIARIO DI BORDO 19 archeologia 20 APPUNTAMENTI 22 free style 27 IN EVIDENZA 33 POSTA 34

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Pubblicità e Stampa Pubblidea di Perchinenna Alessandro - Stampa Sud SpA Hanno collaborato Francesco Marchionna_Simone Aretano_Vincenzo Maggiore_Michele Lamacchia Giuseppe Rollo_Danny Vitale_Antonio Mingolla_Giampietro Guido Copertina Cartolina tratta dal volume di Giuseppe Candilera'Parliamo di Brindisi con le cartoline'

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Le immagini all'interno di questo numero sono tratte dal volume di Giuseppe Candilera 'Parliamo di Brindisi con le cartoline' e dalla pagina facebook del gruppo 'Brindisini la mia gente'.



il PUNTO DI VISTA

NEWSweek FASANO: PRIMA PER QUALITà DELL’AMBIENTE

domenico mennitti

Il Comune di Fasano ha ricevuto due comunicazioni ufficiali: quella dell’ottenimento della Bandiera blu e quella dell’ottenimento delle “Vele” di Legambiente. La Bandiera blu verrà consegnata nelle mani del sindaco Lello Di Bari, a Roma, il prossimo 14 maggio, mentre le “Vele” di Legambiente saranno consegnate il prossimo 14 giugno. “Una giornata davvero storica per la nostra città - afferma il sindaco Lello Di Bari - in un sol colpo abbiamo ottenuto i massimi riconoscimenti, internazionale il primo, nazionale il secondo, sulla qualità dell’ambiente nel nostro territorio. E tutto questo grazie al lavoro compiuto dall’Amministrazione comunale sul fronte ambientale. Il nostro ufficio comunale al Turismo ha lavorato sodo alla predisposizione di tutti gli atti necessari a presentare la richiesta per l’ottenimento, da un lato, della Bandiera blu e, dall’altro, per le “Vele” di Legambiente. Due faldoni di atti e documentazione formali inviati da noi a Legambiente e alla Fee (Fondazione per l’educazione ambientale) che testimoniano l’impegno convinto, e su più fronti relativi alla tutela e valorizzazione dell’ambiente, profuso dall’Amministrazione comunale che mi onoro di guidare. V’è da dire, peraltro - aggiunge Di Bari - che sono particolarmente orgoglioso dei due riconoscimenti ottenuti dal Comune di Fasano, non a caso entrambi grazie al lavoro della mia Amministrazione: vorrei ricordare che la Bandiera blu l’abbiamo ottenuta per la prima volta lo scorso anno e che, quindi, in questo 2012, ci viene riconosciuta per la seconda volta consecutiva, a dimostrazione del fatto che tutto il discorso avviato e realizzato sul fronte della raccolta differenziata dei rifiuti porta-a-porta che ci ha visti attivi negli ultimi tre anni, ha funzionato e dovrà essere ulteriormente consolidato nei prossimi mesi. Da sottolineare il contributo dato in questo senso dai miei concittadini che, dopo le nostre diverse campagne informative volte alla sensibilizzazione della raccolta differenziata porta-a-porta, hanno compreso che occorre farla e farla con cura e attenzione, tanto da far raggiungere quota 33% di differenziata: un risultato di tutto rispetto dal quale bisognerà partire per allargare ulteriormente l’orizzonte; non è un caso che abbiamo programmato l’estendimento graduale del servizio di raccolta porta-a-porta all’intero territorio comunale. Per quel che riguarda le “Vele”, sono particolarmente soddisfatto dell’ottenimento di questo prestigioso riconoscimento da parte di Legambiente, tanto più che si tratta della prima volta nella storia di questa sorta di premialità ambientalista che il Comune di Fasano si vede riconosciuto il lavoro svolto sul fronte della piena funzionalità dell’impianto di depurazione sul trattamento delle acque. Che dire - commenta il primo cittadino - se non che l’aver puntato molto a livello di programmi realizzati, da parte della mia Amministrazione comunale, sul fronte dell’ambiente, ci ripaga dell’impegno profuso e ripaga un territorio, come quello nostro che, dal riconoscimento dei due più importanti vessilli di qualità ambientale, sta ottenendo anche un boom sul piano turistico. Vorrei ricordare che nel 2011 siamo risultati il primo Comune dell’intera provincia brindisina per numero di arrivi e partenze e, addirittura, il nono, in tutta la nostra regione: due successi certamente ascrivibili all’operato della mia Amministrazione comunale e di quegl’imprenditori turistici coi quali abbiamo lavorato in sinergia”.

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Il recupero della memoria storica deve rappresentare il momento fondamentale di ogni esperienza civica. La consapevolezza del nostro passato qualifica il rapporto con la città e lo riporta in un’ottica di evoluzione dei modelli culturali di società. Il corredo di testimonianze a noi vicine, alcune ritrovate, altre perdute o recuperate, sono tratti di una identità alle quali una comunità e i suoi luoghi hanno il dovere di conformarsi allorché progettano il loro futuro. Tratto da ‘La Torre dell’Orologio'. Come recuperare una memoria, 2005.

sondaggio su freebrindisi.it

chi sarà il sindaco di Brindisi? Brigante

fusco

consales

rossi

d'attis

ni Ogni settimana Free Brindisi dedica un piccolo spazio del giornale a un’adozione. Uno dei tanti cani del Canile di Brindisi a cui dare visibilità, sperando nel buon cuore dei nostri lettori!

www. caniledibrindisi.it

Parco Culturale Brindisino Foto di Vita Falcone

EAR Ear è una simil pitbull. Bella e giovane, ha appena tre anni. È veramente buona e affettuosa, capace di camminare al guinzaglio e di farsi coccolare per ore. Ha una curiosa e simpatica caratteristica: quando ti guarda al di là delle sbarre, drizza le orecchie che diventano dritte dritte come missili. È veramente un gran bel cane, che non merita di stare dietro le sbarre.

Nel numero sul verde pubblico abbiamo proposto a voi lettori un’idea di parco culturale. Il progetto, realizzato a titolo gratuito dall’architetto Vladmir Fillioux, propone di trasformare l’ex Caserma Ederle in via Castello, 8.000 metri quadri completamente abbandonati all’incuria e al degrado, in un’area verde in cui convivono spazi per i più piccoli e per i nostri amici a quattro zampe, luoghi dedicati all’arte, un’area ristoro, parcheggi. Lo abbiamo chiamato Parco Culturale Brindisino (Pa.Cu.B.). Questa la nostra idea, a voi aiutarci a realizzarla. Inviateci proposte, suggerimenti, non risparmiate critiche. Grazie a partner commerciali e sponsor privati il Pa.Cu.B. potrebbe diventare realtà. Attendiamo considerazioni e dettagli tecnici anche dai dirigenti del Comune di Brindisi e dai futuri amministratori della città. redazione@freebrindisi.it

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4 maggio 2012


news WEEK comunicati SALVARE IL COMMERCIO CITTADINO

La campagna di sensibilizzazione della cittadinanza sulla situazione del commercio cittadino “Ora Basta!” si avvia alla conclusione e, come nostra abitudine, alla denuncia e alla sensibilizzazione ora segue la proposta. Il momento che vive la città di Brindisi, con le proprie contraddizioni e l’assenza di progettualità, acuisce una situazione complessa del commercio cittadino, schiacciato tra la grande distribuzione organizzata e una politica sul commercio incerta, su cui bisogna intervenire in modo rapido e deciso. Tremila cittadini hanno condiviso questa necessità, tremila cittadini hanno chiesto a gran voce un intervento risolutore su questa situazione, tremila cittadini hanno condiviso la preoccupazione che il collasso del commercio non rappresenti più una “visione” di là da venire, ma un futuro ormai prossimo. Condividendo l’assunto di base che il commercio produce reddito e posti di lavoro, i cittadini hanno condiviso la richiesta di un intervento urgente da parte di chi può fare qualcosa ma nel passato è restato immobile, sordo e muto davanti agli appelli, alle proposte e, infine, alle chiusure di centinaia di attività commerciali: la politica tutta. Le Associazioni CONFESERCENTI e CONFCOMMERCIO proporranno soluzioni alla politica: cinque punti che costituiranno una utile base su cui fondare il rilancio del settore; cinque punti che provengono dall’elaborazione di centinaia di proposte raccolte tra gli addetti del settore ed i cittadini, cinque punti presentati alla politica per essere condivisi e messi in agenda. Le proposte per il commercio sono state consegnate a tutti i candidati Sindaco durante un incontro tenutosi lunedì 30 aprile presso la Camera di Commercio di Brindisi, un primo passo verso un nuovo modello di commercio, un incontro per non dover più dire “Ora Basta!”. COMUNICATO CONFESERCENTI - CONFCOMMERCIO

OSTUNI: RIAPRE RADIOLOGIA

GIVOVA SCAFATI – ENEL BRINDISI

SABATO 5 MAGGIO 2012 ORE 21 PALAMANGANO – SCAFATI (SA)

Fosse ancora in vita, Émile Durkheim, noto sociologo e antropologo dei primi del Novecento, dedicherebbe un capitolo del suo celebre ‘Il Suicidio’ all’Enel Brindisi intitolandolo al ‘suicidio sportivo’. Suicidio che si reifica nel momento in cui i biancoazzurri decidono di non difendere più e di lasciare in panchina il giocatore che fino ad allora era riuscito a tenere viva la partita. Nello scorso match di campionato, coach Bucchi e i suoi hanno difatti permesso a una pallida Conad Bologna di sbancare nel finale il PalaPentassuglia, vincendo di tre punti e garantendosi la salvezza. E Brindisi, nonostante l’ottimo esordio di Charalampidis (17 punti) e il rientro del capitano Ndoja (6 punti) riesce a perdere l’ennesima importante occasione per i playoff, deludendo i propri tifosi e gli appassionati di basket in generale. Tatticamente, sembrerebbe che Bucchi non riesca a concepire una difesa contro i lunghi atipici e ad attaccare il canestro dal pitturato. Per non parlare dei copiosi errori ai liberi. Fatto sta che adesso l’Enel Brindisi è seconda, assieme a Pistoia e Scafati ed è proprio contro quest’ultima che se la dovrà vedere nell’ultima partita in calendario sabato in prima serata. La Givova Scafati in casa è praticamente imbattibile e Brindisi è proprio qui che si dovrà giocare la seconda posizione in campionato, per godere del fattore campo durante i playoff. Anche Scafati viene da una pessima sconfitta, subita contro Brescia, e giocherà con il coltello tra i denti. All’andata finì 100-71 per Brindisi. I nostri non sono materialmente più gli stessi però e ci sarà da lottare. Ci sarà quasi sicuramente Gibson. Ah, ReggioEmilia è promossa in Lega A.

Comm. Resp.: il candidato

L’Azienda Sanitaria Locale di Brindisi comunica che il 28 aprile 2012 riapre la Radiologia tradizionale dell’Ospedale di Ostuni. La chiusura temporanea si era resa necessaria al fine di consentire i necessari lavori per l’allocazione della Risonanza Magnetica Artroscan. La celerità delle operazioni tecniche effettuate ha consentito di evitare disagi all’utenza. Comunicato Stampa a cura della Struttura di Informazione e Comunicazione Istituzionale ( S.I.C.I. ) della ASL BR.

basket

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Passeggiando al corso tra presente e passato

cybercittadino IPAD al posto deI MENU IL CIBO SI ORDINa IN MODO INTERATTIVO Simone Aretano

http://youtu.be/jTmKp-vWxdU

BENESSERE CANI ANTI-DIABETE A SCUOLA A scuola in compagnia del proprio cane: per molti bambini è un sogno, per Rebecca Farrar una necessità. La ragazzina di sette anni, affetta da una grave forma di diabete di tipo 1, ha infatti bisogno dell’ausilio costante di Shirley, la sua cagnetta labrador, per evitare le crisi glicemiche. Tre anni fa, Rebecca ha scoperto che il suo organismo non produce insulina, e, da quel momento, per otto volte ha avuto bisogno di cure ospedaliere. Ogni giorno, Rebecca rischia di subire fino a cinque attacchi di iper o ipoglicemia che, se non tempestivamente individuati, potrebbero farla entrare in coma. Per proteggerla, Shirley è stata addestrata dagli esperti del Medical Detection Dogs a controllare l’alito della bimba e ad avvertire nel caso in cui il livello di glicemia nel sangue salga o scenda più del dovuto. Rebecca viene pertanto accompagnata a scuola dalla cagnetta che, in caso di pericolo, lecca la bambina finché lei o la sua insegnante si rendono conto del rischio imminente. Ma non è tutto: nel caso in cui Shirley non ottenga risposta, la cagnetta è stata addestrata a sedersi sulla bimba o a prendere direttamente il kit medico per l’esame della glicemia presente in classe. Una volta dato l’allarme, l’assistente scolastica esegue il test e, in base alla circostanza, somministra l’insulina o dà un po’ di zucchero alla ragazzina, che grazie alla sua cagnetta può frequentare la scuola esattamente come tutti i suoi compagni. (Fonte: Salute24) ALIMENTI ANTI-CANCRO PER BAMBINI La salute passa dal cibo, persino nei primissimi anni di vita. L’Istituto Europeo di Oncologia di Umberto Veronesi si è appena alleato con Heinz, proprietaria del marchio Plasmon, per progettare alimenti e molecole funzionali capaci di stimolare le difese immunitarie dei bambini, con lo scopo di ridurre il rischio di malattie immunitarie come allergie, patologie infiammatorie, morbo celiaco e alcuni tumori. L’accordo è stato sottoscritto attraverso la società di Trasferimento Tecnologico ‘TTFactor’ e gli studi saranno condotti da un gruppo di ricercatori guidati da Maria Rescigno, esperta di immunoterapia antitumorale. Gli scienziati si focalizzeranno sugli alimenti funzionali, quei cibi cioè che, oltre ad avere un valore nutrizionale, agiscono positivamente su una o più funzioni dell’organismo, e sono quindi in grado di migliorare lo stato di salute e di ridurre il rischio di malattie. “Tali effetti - commentano i responsabili dell’accordo - sono di particolare interesse in età pediatrica, quando l’organismo non è ancora completamente maturo, perché possono aiutare il corretto sviluppo del bambino fornendo benefici sia a breve che a lungo termine. Le aspettative sono notevoli: si aprono infatti le porte alla possibilità di sviluppare prodotti innovativi in grado di supportare il particolare momento della crescita, attraverso alimenti della dieta quotidiana in modo naturale senza pillole o capsule’’. (Fonte: Ansa)

Dalla sua uscita sul mercato, l’iPad si è inserito autorevolmente in numerose realtà industriali cambiando l’approccio al lavoro e rendendolo, spesso, più semplice e interattivo. Negli ultimi tempi, l’utilizzo dei tablet ha preso piede in un settore particolare: quello della ristorazione. Sono sempre più, infatti, i proprietari di attività nel settore che decidono di installare sistemi di ordinazione basati su iPad agevolando il proprio lavoro e la scelta dei clienti. Con MenuPad, ad esempio, si può impostare un sistema di ordinazione su misura. La possibilità di scorrere con le dita sullo schermo le immagini dei piatti e le informazioni aggiuntive su di essi, comprese quelle sulla tipologia dei vini e del loro miglior abbinamento con le portate scelte, oltre a rendere divertente il momento del pranzo e della cena, può indurre i clienti a ordinare più cibo e bevande, contribuendo ad aumentare le entrate economiche del ristorante. Poter utilizzare internet gratuitamente navigando direttamente dal tablet offre poi un utile servizio a valore aggiunto. Per non parlare della soddisfazione dei clienti. MenuPad non solo permette di visualizzare il cibo da vicino, ma implementa anche un sistema per chiamare i camerieri o ordinare semplicemente toccando lo schermo. Con la “funzione di chiamata del cameriere”, infatti, i clienti possono chiamare quando lo desiderano un addetto al tavolo e inoltrare un ordine in autonomia, utilizzando la tecnologia interattiva di MenuPad. Questa funzione diminuisce notevolemente il margine di errore negli ordini, comportando una riduzione dei costi e maggiore soddisfazione da parte dei clienti. E riguardo la composizione del menu? Niente di più facile per gestori e personale di servizio. Impostare MenuPad per il primo utilizzo, effettuare cambiamenti ai menu o inserire altri dettagli, è facile con il sistema di amministrazione intuitivo attraverso il browser web. È sufficiente effettuare il log-in e utilizzare la funzionalità “drag and drop” per trascinare e rilasciare gli oggetti nella posizione desiderata e creare così le categorie, impostare gli oggetti del menu e aggiungere campi come immagini e descrizioni. Una volta effettuati gli aggiornamenti tutti gli iPad si sincronizzano automaticamente, con la possibilità di impostare anche un orario in cui i cambiamenti avranno effetto. MenuPad si integra facilmente tramite wireless ai POS e ai dispositivi di stampa di ricevute e scontrini. Sono sempre più gli sviluppatori che si stanno concentrando in questo settore, ChowNow, ad esempio, offre un servizio simile, e si prevede nell’immediato futuro un proliferare di applicazioni che consentiranno ai clienti di ordinare il cibo in modo interattivo sfruttando al massimo la tecnologia. www.menupad.com; www.chownow.com

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Vincenzo Maggiore

per non dimenticare

IL PASSATO INSEGNA

Porta Mesagne destinata dagli amministratori del tempo alla demolizione, fu salvata grazie all'intervento del camonico Pasquale Camassa


I

l passato ritorna ma non si può cambiare. Ritorna nella memoria dei tempi che furono condita sempre e comunque con un pizzico di nostalgia. Ritorna nello sguardo di chi ha visto con i propri occhi il cambiamento della città sul piano sociale, nei costumi, negli avvicendamenti politici, nelle contraddizioni più profonde dello stesso mare che ci circonda. Ritorna negli scavi emersi dai lavori di riqualificazione del lungomare Regina Margherita, per ricordarci quello che siamo stati. Ritorna nei discorsi nei bar come in quelli fatti attorno ai tavoli che contano e che possono cambiare la sorte delle nostre vite. Ritorna nelle immagini dei monumenti di ieri che avrebbero costituito un valore aggiunto per la Brindisi di oggi. Così dovrebbe essere, ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Le scelte politico-amministrative che hanno scandito alcuni momenti della storia della città di Brindisi ne hanno piegato inesorabilmente il profilo più bello. Parlare di “scempio” quando si ricordano alcune volgari misure che hanno privato la città di prestigiosi pezzi di storia come il vecchio Teatro Verdi o la Torre dell’Orologio può risultare decisivo quanto, allo stesso tempo, banale. Non si dovrebbe correre il rischio di cadere nella manifestazione dei sintomi del vittimismo congenito che il più delle volte attanaglia il nostro ego e lo spirito campanilista da quattro soldi. Le bellezze architettoniche a cui Brindisi ha dovuto per forza di cosa rinunciare non torneranno più. Ricordarne la storia, l’importanza che hanno avuto per la nostra comunità sposa la causa del romanticismo nostalgico, ma allo stesso tempo può rappresentare il giusto monito per la rinascita civica tanto auspicata da più parti. Brindisi si affaccia alle prossime elezioni con il solito, presunto rinnovato spirito di crescita, di migliorarsi. La mobilitazione sociale di questi tempi ricalca copioni già visti o, forse, qualcosa davvero sta cambiando? Qualche giorno fa è stato presentato pubblicamente il Manifesto per la Cultura, un’iniziativa lodevole che testimonia l’aumento di persone che trovano (o pretendono di trovare) collocazione professionale e di spirito in questo settore. L’auspicio è che la riconsiderazione della scelleratezza del passato possa costituire il presupposto principale nell’impegno futuro che attende istituzioni e cittadini.

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abbattuto neGLI ANNI '40

LE SCIABICHE

"LUCISCENDU PRUVVITENDU"

Sequenza fotografica della demolizione del quartiere. Foto di Cosimo Prudentino

P

rovate a immaginare la prima luce del giorno riflessa sull’appena increspata superficie dell’acqua e un rasserenante silenzio gentilmente interrotto da qualche onda mattiniera. Sul piazzale, tra i cavalletti e le reti da pesca da riparare, il curiosare di un

gatto. È questa una delle possibili cartoline del quartiere più antico e popolare della città di Brindisi: le Sciabiche. Un villaggio di semplici pescatori arroccato sulla riva di un porto generoso, un labirinto di vicoli, scalini e porte, dimora di celebri storie e indimenticabili personaggi. Gente caratteristica, nel fisico e nella parlata. Il dialetto ‘sciabbicotu’ è infatti quello originario, ai brindisini quasi sconosciuto, molto lontano dall’italianodialettale che parliamo correntemente oggi. Lontano, dimenticato come quella contrada, quel quartiere che oggi non c’è più, dopo l’abbattimento del primi del Novecento. Un piccone che si è portato via una generazione di ricordi, stretti ancora al calore di memorie popolate da ‘la tintora’, ‘Rashcaporti’, ‘Settigiacchetti’, ‘lu Strueppiu’, la cantina di Navi e il ristorante di Checca. Una Brindisi lontana nel tempo e nei modi, i modi di una piccola cittadina di provincia legata alle proprie tradizioni. All’origine del nome ‘Sciabiche’, la parola di origine araba ‘sciabbach’ che indicava la rete da pesca che si soleva mettere ad asciugare sul piazzale, stesa sopra lunghi pennoni sostenuti da forchetti infissi al suolo. E proprio come una rete, il quartiere si articolava tra stradette e vicoli, lungo i quali si aprivano casupole modeste ma linde, su piani di varia altezza degradanti. Via Pompeo Azzolino, vico Capozziello e via Lucio Scarano, da piazza Santa Teresa e Largo San Paolo fino a sfiorare il mare. Quel mare che ha unito per secoli storie, razze, culture e colori, quasi un palcoscenico calcato da infiniti avvenimenti, frivoli e storici, lieti e nefasti. Un mare che si levò contro il malgoverno dei dominatori spagnoli e che ebbe la prima onda propria a Brindisi. Fu proprio tra i vicoli delle Scabiche, il 5 giugno del 1647, che scoppiò la prima sommossa rivoluzionaria dei pescatori, che diede vita, un mese dopo, alla più nota e incisiva rivolta di Masaniello nel napoletano. La ‘Cronaca dei Sindaci di Brindisi’ di Cagnes e Scalese racconta che “[…] fu la rivoluzione nel Regno di Napoli, e precise in questa città, e il detto sindico (Ferrante Glianes) fu lapidato dal popolo, e fu pigliato da casa sua, e portato carcerato in una casa sotto la marina, dove lo trattennero tutto il giorno, e poi la sera lo mandarono libero in casa sua, e il capopopolo, o vero capopopoli, furono Donato, e Teodoro Marinazzo, e levarono le gabelle, non facendoli osservare come era di solito”. Non solo miti pescatori, dunque. Quello a cui questi mestieranti del mare, un migliaio circa, non poterono opporsi fu la demolizione del loro quartiere. Nel 1927 Brindisi diventa Capoluogo di Provincia. Urgeva di conseguenza un centro direzionale e la necessità di trovare una sede adeguata per gli uffici collegati alle nuove funzioni amministrative. Giunge così, nel 1934, il nuovo Piano Regolatore, il quale sanciva lo sventramento del tessuto più antico della città: i quartieri Sciabiche e San Pietro degli Schiavoni, le vie San Benedetto, San Nicolicchio, Santa Chiara, Anime, Annunziata, Mattonelle e Lata (le demolizioni riguardarono però solo i primi due). Oggi via Sciabiche, via Forno Sciabiche, vico I, II e III Sciabiche (sostituiti con via Lenio Flacco, via Sciabiche, vico Cannavese, vico dè Mezzacapo e vico Candilera, e poi ancora sostituiti con altri toponimi) rendono leggermente l’idea del quartiere e della sua consistenza. Così come una volta i più in gamba riuscivano a buttarsi in mare e nuotare fino alla banchina del Casale, così lo storico quartiere viene trasferito sulla sponda opposta del porto agli inizi del secolo. Un cambiamento radicale, quasi come quello del vento. Quel vento di maestrale, col quale non si va in mare e si approfitta per riposare e per sperare in una nuova alba, in un nuovo inizio. “Luciscendu pruvvitendu” direbbe la nostra cartolina.

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Francesco Marchionna

VIA SCIABBICHI NUMBRU CINCU Vecchi ricuerdi mi vennu alla menti, campaunu li nonni, iu era vagnoni ti la casa non è rumastu cchiù nienti ti loru la làpita e li nomi. La funtana minava e no bbincia, tuccava a ci prima ‘rrivvava, la menza e nu sìcchiu la vota s’anchia cchiui ti nu viaggiu a tutti tuccava. Alli Sciàbbichi non c’erunu ricchi sulu pasta e pani si sce ‘ccattava, pròvula e furmaggiu ndi vindia picchi Lucia Raŝcaporti la putiàra. La caràtizza passava ogne tantu, la tanfa ntra li casi cu no si sintia a mari si sce vacava lu cantru, si sciacquava comu megghiu si putia. La strettula, Via Sciàbbichi ti nomi, terzu purtoni manu mancina novi scaluni, la porta senza varròni na cambra facia ti liettu e cucina. Lu cielu a cannìzzu Ti nu buscìcchiu lu soli spiava Li pariti erunu a cubbìzzu Sobbr’alli chianchi si caminava. Nu stiponi, lu cunsolu, lu liettu e na banca La lampadina ti quattru candeli a furfei facia luci alla cambra, si mpicciava e stutava cu do’ peri. Ti la purticedda assivi allu uertu La finistrodda rispundia alla strata, la puddastra e lu iaddu crisciunu all’apiertu , ntra lu quaturu si facia la ucata. Iu tuzzava alla porta e la nonna m’apria mi uardava contenta e nu vasu mi tava lu vangarieddu mi tirava e ticia “ beddu mia vieni lu nonnu sta spetta” e la manu mi tava. Franco Libardo

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abbattuta nel1956

torre dell'orologio

L’AMICO PERDUTO E MAI DIMENTICATO

http://youtu.be/3-pQVGhedvQ

Lu tirlòci di la chiazza No’ sta ssona pì lla bili, Pirc’è persu lu cumpagnu, Ch’er’appuntu lu Sitili. Amicuni di tant’anni, Notti e giurnu sempri uniti Nd’annu vistu contrabbandi, ‘Ntrighi e uerri ti partiti! No’ vi dicu e no’ vi contu Ti li schaffi e scurfigghiuni, Quando Brindisi ubbitia Alli Nobili marpiuni! Nd’hanno vistu carciarati, Propria quasi fin’a ieri, A ddo’ sta mo’ lu saluni Ti Brancasi lu varvieri! Mo’ è rimastu sulu sulu, E di cchiù senza ‘nu razzu, Pi llu povuru Tirloci, Veramenti è ‘nnu mbarazzu! E di cchiù Don Pietru Ntoniu, Ca ddà ‘ncucchiu è Frabicatu, Senza tanta cumprimenti, L’uecchi drittu l’è cicatu, Mestru Pè, uè ssient’à mmei? Chianu chianu e doci doci, Pi nò ffarli tanta mali, Mena an terra lu Tirloci. Senza uecchi e senza razzu, E di cchiù senza l’amicu, Mestru Pè, no’ ffa lu tuestu, So do’ voti ci lu dicu. Nollu vi ca no potimu suppurtari cchiù sta croci! Mestru Pè vatt'a ffa iongiri mena an terra lu tirlòci.

Agostino Chimienti

Elegante nel colore della pietra locale e nello stile neo-classico, la Torre era composta da quattro ordini delimitati da alti marcapiani modanati. La ridotta superfice, quattro metri per quattro, ne accentuava l’altezza. Al piano terra, affiancato da due ambienti posti ai lati specularmente, destinati in origine a celle di detenzione (quelle femminili su via Rubini, le maschili su piazza Sedile), vi era una cameretta adibita a bottega di orologiaio. Sul portone d’accesso, sollevato su due gradini, in stile baroccheggiante e chiuso dentro strette e alte lesene, era esposta l’arme araldica della Città a rilievo in pietra leccese, sormontata dalla corona. Al primo livello spiccava un’epigrafe marmorea a memoria di Giuseppe Mazzini, fatta apporre dalla massoneria locale il 10 marzo 1889, nel 17° anniversario della sua morte. Recitava: “Giuseppe Mazzini/ la riconoscenza dell’umanità e della patria/la famiglia brindisina/ testimoniava/ A X Marzo MDCCCLXXXIX”. Al secondo livello, sormontato dalla maschera di Crono e rivolto verso piazza Sedile, vi era il quadrante dell’orologio, a due sfere grandi come lance e le cifre riportate a numeri romani. La sera e per tutta la notte il quadrante diventava luminescente. All’ultimo livello, un corpo circolare con monofore aperte entro volute, che lo percorrevano in tutta l’altezza, faceva da sostegno alla cella campanaria sormontata dalla tipica cupoletta a fastigio e sovrastata da una esile banderuola. All’interno, a scandire il tempo, due campane bronzee sulle quali battevano, uno per ciascuna campana, due battagli a martello azionati da tiranti collegati con il sistema di orologeria. fonte ‘La Torre dell’Orologio. Come recuperare una memoria’, 2005

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Alessandra Caputo

Sequenza fotografica della demolizione della torre. Archivio Romeo Tepore

“Gli accaniti congiurati, che impuniti imperversarono sotto il segno della bruttezza contro le nostre belle città, hanno dannato alla demolizione la interessante barocca torre dell’orologio, poiché per loro è più facile demolire che creare opere che possono reggere il confronto con quelle, pur modeste del passato”. Nicola Vacca, 1956

L

a giornata iniziava al calar del sole. L’orologio cominciava il suo giro battendo un rintocco alla prima ora della sera. Nella Brindisi chiusa e contadina di fine XVIII secolo il tempo veniva scandito dal suono metallico delle campane. Quelle “ti lu tirloci ti la chiazza”. La Torre dell’Orologio sorgeva nella piazza principale, la piazza dei nobili, in prossimità del Palazzo Sedile (il palazzo comunale) e della Pretura. Di linea barocca, in carparo, realizzata su quattro livelli, appariva più alta di quanto non fosse realmente, sovrastando i modesti e bassi fabbricati che si affacciavano sulla piazza. Fu voluta, raccontano le cronache, in sostituzione di una precedente torre danneggiata dal terremoto del 20 febbraio 1743. Fu eretta in un anno appena. I lavori ebbero inizio il 20 settembre 1763 e furono ultimati nell’aprile dell’anno successivo. Muta testimone del trascorrere del tempo, delle mode, dell’evolversi del centro urbano, per due secoli rappresentò il simbolo di un territorio, l’espressione dell’identità della comunità. Ai suoi piedi i brindisini esultarono per la liberazione del Mezzogiorno ad opera di Garibaldi e festeggiarono l’elevazione a Capoluogo di Provincia della loro città. Nel Risorgimento, nei locali addossati ai fianchi e destinati a carceri distrettuali, furono rinchiusi molti patrioti cittadini. Alcuni noti. In quelle maschili, racconta il Vacca, nel 1853 fu “confinato a domicilio forzoso” l’oritano Camillo Monaco reo di aver lasciato il teatro in segno di protesta “con audacia e temerarietà mazziniana accompagnata da disprezzo” all’intonarsi dell’inno borbonico. Dismesse le funzioni carcerarie quando l’Italia divenne una, le celle sottane furono adibite a locali. La Torre divenne così il fulcro del centro merceologico della città. Al pianterreno si trovavano le botteghe artigiane con i barbieri Soppressa e Andriola e i sarti Bianchi, D’Alò e Spagnolo. Vi era anche la fornitissima merceria Brunetti e poco distante la rinomata maglieria Battaglia. Le

campane bronzee parlavano degli eventi della vita, i rintocchi regolari dell’orologio ritmavano lo scorrere delle giornate. Quando il meccanismo si inceppava a rimetterlo a posto ci pensava il custode, il signor Madonna, che nel minuscolo locale alla base della torre assegnatogli dal Comune, si adoperava a riparare in conto terzi i più inimmaginabili oggetti a funzionamento meccanico. Simbolo di un certo modo di intendere la vita comune, per i brindisini la Torre dell’Orologio non era semplicemente un monumento di pietra, sembrava possedere un’anima, amica, compagna anche nei momenti difficili. Durante la guerra, al rientro mattutino dai luoghi in cui si era sfollati, giunti a piazza Vittoria lo sguardo correva in alto. Se il campanile ti lu tirlòci era in piedi la casa era salva. Quando si sparse la voce che con i vecchi e fatiscenti caseggiati in piazza Vittoria sarebbe stata demolita anche la Torre dell'Orologio per fare spazio all’edificio della Previdenza sociale, nessuno volle crederci. In posizione ad angolo nel quadrilatero di piazza Sedile, tra le vie Rubino e Filomeno Consiglio, lo storico monumento non avrebbe ostacolato la costruzione del nuovo edificio. Poteva, doveva essere risparmiato. Così non fu. La decisione era presa ed era irremovibile. Ci fu chi, come Giuseppe Roma sulla Gazzetta di Brindisi e Antonio Frascaro e Jefferson Chelotti sul Meridione, propose che il monumento venisse almeno incastonato con accorgimenti architettonici nella costruzione del palazzo che avrebbe preso il suo posto. Appelli rimasti inascoltati. La mattina del 13 febbraio del 1956 i rintocchi delle campane che per 200 anni avevano scandito il tempo, smisero di suonare. Per sempre. Il piccone demolitore iniziò ad affondare i suoi colpi sulla cupola a fastigio tra l’incredulità e lo sdegno generali. I brindisini protestarono vivacemente. Invano. Gli interventi dell’opinione pubblica e della stampa si rivelarono tardivi.

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DEMOLIto nel1960

Francesco Marchionna

IL VECCHIO TEATRO VERDI

ANTICA DIMORA DI CULTURA

È

uno dei monumenti più rappresentativi della Brindisi del passato. Una cupola che svetta sul quel corso in bianco e nero così immortalato in centinaia di foto e cartoline. Il teatro della città, un vanto per i brindisini colti ed eleganti dell’epoca, ma anche per tutti quei ragazzi che potevano divertirsi durante le varie feste, fiere e veglioni. Il vecchio teatro comunale dedicato a Giuseppe Verdi, compositore scomparso nel febbraio 1901, si trovava sul corso Umberto, proprio all’angolo con piazza Cairoli, confinando con via Mazzini e via Masaniello. 1300 metri quadrati di cultura per una città ancora vergine. Costato 257mila lire dell’epoca, fu costruito in nove anni, dal marzo 1892 al marzo del 1901, dopo diversi avvicendamenti di ingegneri. Al milanese Achille Sfondrini, succedette l’ingegner Corrado Pergolesi di Ancona, fino alla conclusione dei lavori con gli ingegneri brindisini Rubini, D’Ippolito e Calabrese. Maestoso nell'architettura esterna e sobrio nelle linee armoniche, il Verdi portava alla memoria "La Scala" di Milano, in piccolo, ed era gemello al "Regio" di Parma. Un grande salone, in grado di ospitare conferenze e balli si aggiungeva a diverse sale più piccole. 1300 persone di capacità, che potevano trovare posto in platea, in galleria, nel popolare loggione o nel palco reale. Parimenti alla costruzione, travagliata fu la scelta del nome. Il primo teatro della città non poteva non essere intitolato a un grandissimo uomo. E si pensò allora di farlo in grande stile, dedicandolo a Dante, padre della lingua italiana. Baldassarre Terribile, studioso di storia locale, optò per una soluzione leggermente più campanilista, proponendo il nome del grande musicista e compositore di San Vito dei Normanni, Leonardo Leo. La spuntò il giornalista Edoardo Pedio che propose di dedicare l’edificio a Giuseppe Verdi, appena scomparso. Deciso il nome, il 24 marzo del 1901, si procedette all’inaugurazione. Un bagno di folla, battezzò il primo spettacolo, che fu, ovviamente, un concerto di musiche di Verdi. L’inaugurazione della prima stagione lirica avvenne invece il 17 ottobre del 1903 con la rappresentazione de “La Traviata”. Da allora, per i cinquantacinque anni successivi, il Teatro Verdi ha ospitato soprattutto cinema, prosa, operette, comizi, fiere, adunanze, conferenze e feste. È dunque stato uno dei luoghi d’incontro principali per i brindisini, nonché simbolo di forte identità locale. Danneggiato durante l’ultima guerra mondiale, il Verdi fu oggetto, il 21 luglio del 1951, di una commissione di cui facevano parte tecnici del Genio Civile, della Provincia e dell’Ordine degli Ingegneri, la quale sentenziò l’abbattimento del Teatro Comunale in quanto “[... ] non rispondeva più alle esigenze per le quali era stato costruito, non era un monumento degno di essere conservato, e l’area di grande valore in cui si trovava poteva essere meglio utilizzata”. Per altri cinque anni, il Verdi venne utilizzato come cinema. Poi più niente. Il 23 agosto del 1956 si spense tutto e si chiuse. Dopo la Torre dell’Orologio, venne abbattuto, nel 1960, il primo teatro comunale della città di Brindisi, tra il malcontento dei cittadini che, nonostante tutto, si aspettavano la conservazione e la restaurazione di quel pezzo di storia della città. Ma non era un monumento degno di essere conservato e si poteva utilizzare meglio quell’area. E fu così che il teatro fece spazio al palazzo poi occupato dall’Upim, che versa oggi in stato di abbandono. Ci avevano visto lungo.

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http://youtu.be/Crv9DNibgoE


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eliminato nel1954

PARCO DELLA RIMEMBRANZA

OASI VERDE E SANTUARIO COMMEMORATIVO

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all’altezza di via Federico II di Svevia si spingeva a gradoni fino al limite di via Bastioni San Giacomo, ampio lussureggiante orgoglio cittadino. Fu sventrato ad appena ventisette anni dall’inaugurazione per far spazio al cemento degli Uffici delle Finanze. Il Parco della Rimembranza, a detta dei nostalgici l’unico vero parco che Brindisi abbia mai avuto, non è mai stato dimenticato. A volerlo fu il Duce. I principi nazionalistici e patriottici della propaganda fascista trovarono espressione nell’iniziativa del Ministero della Pubblica Istruzione di istituire, in ogni città, un parco della rimembranza, luoghi della memoria civile creati per mantenere vivo il ricordo dei caduti nella Grande Guerra e celebrare la grandezza della Patria. Idee, ragioni e sentimenti prendevano forma in piante della memoria e simboli di rinascita. Anche Brindisi aveva pagato un generoso tributo di sangue e suoi figli meritavano degno riconoscimento. Il comitato Pro Parco della Rimembranza, attivo dal 1922, individuò nella zona compresa tra via Bastioni San Giacomo e Porta Lecce l’area più idonea, per posizione e ampiezza, ad accogliere gli oltre 300 alberi commemorativi degli “eroi che Brindisi si gloriava di aver dato alla Patria”. Il 14 marzo 1924, il Consiglio comunale presieduto dal sindaco Serafino Giannelli, deliberò l’acquisto del terreno su cui far sorgere il parco. L’area designata, di proprietà dei coniugi Giudice - D’Amelio, si estendeva tra i rioni Cristo e Pietà. 20.000 lire il prezzo pattuito. A causa delle difficoltà economiche in cui si dibatteva l’Amministrazione, la realizzazione del parco fu condotta in economia. Il Consiglio comunale, che nella seduta del 12 luglio

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1924 aveva ritenuto inopportuna la spesa di 250.000 lire prevista dal progetto presentato dall’Ufficio tecnico, approvò con delibera del 24 ottobre dello stesso anno solo i lavori di sistemazione del terreno adiacente via Bastioni con una spesa di lire 6.000. Furono poi messi a dimora alberi e piante fornite anche da privati (il conte Balsamo ne donò circa 500) e delineati i viali interni intitolati al re, a Thaon de Revel, Cadorna e Diaz. Pur necessitando di ulteriori interventi nelle opere murarie e idrauliche, deliberati negli anni successivi, il Parco della Rimembranza fu inaugurato il 9 novembre 1927, con rito semplice e austero, alla presenza delle massime Autorità locali. Oasi verde nel cuore della città, da marzo a ottobre veniva frequentato giornalmente dai brindisini, luogo di ritrovo e svago per gli adulti, parco dei divertimenti per i più piccoli. Rigogliosa oasi verde, ma anche santuario commemorativo. Per la creazione dei viali e parchi della rimembranza il Ministero della Pubblica Istruzione aveva stabilito precise norme riguardanti la tipologia di alberi da piantumare a seconda della zona, il mettere a dimora le piante, come provvedere alla potatura e alla concimazione durante l’anno. I ripari dei singoli alberi (uguali in tutta Italia) dovevano avere la forma piramidale, tre regoli di legno dei colori della bandiera nazionale tenuti fissi da sottili traversine di ferro. Al regolo color bianco doveva essere affissa, a 10 cm dalla estremità superiore, una targhetta di ferro smaltato con incisi nome, cognome e grado del soldato caduto e il nome del battaglione. Piantare un albero assurgeva così ad atto pieno di significati per dare un senso alla scomparsa prematura di migliaia di giovani soldati italiani e trovare una ragione alla tragedia della


Alessandra Caputo

Un momento dell'inaugurazione del Parco della Rimembranza

Nel limite opposto del parco osserviamo la sagoma della palestra già E. Galiano, e, sullo sfondo, l'Istituto Tecnico Commerciale

guerra. E di alberi il grande parco brindisino ne aveva a centinaia, tombe vive a testimoniare che la vita di quei soldati morti per la Patria aveva assunto un aspetto nuovo. Non era inusuale vedere fiori deposti da mano pietose ai piedi dei tronchi o sistemati con cura intorno alle targhette onomastiche. Al centro del mare verde, il monumento celebrativo ai caduti della prima guerra mondiale, realizzato nel 1927. Opera bronzea, raffigurava un milite in cima a una rupe nell’atto di incedere risoluto impugnando con la sinistra una bandiera. Purtroppo né il significato evocativo né la bellezza salvarono il Parco della Rimembranza. A metà degli anni Cinquanta parte dell’oasi verde venne destinata alla costruzione del palazzo degli Uffici Finanziari. L’area in un primo momento designata, compresa tra via Pacuvio, Largo Concordia, via S. Ippolito e via Lauro, fu

dichiarata non idonea dall’allora dirigente del Genio Civili, l’ing. Travaglini, in quanto nelle case soggette a demolizione vivevano 49 famiglie. La non disponibilità di alloggi popolari e la necessità di stipulare il contratto di appalto con l’impresa aggiudicatrice, orientarono la scelta verso il Parco. Il 25 ottobre 1954 il Consiglio Comunale deliberò la cessione del terreno a favore del Ministero delle Finanza per la somma di 4.000 lire. Il 19 aprile 1960 il Comune cedette gratuitamente alla Croce Rossa la restante area per costruire la sede provinciale. Del rigoglioso parco voluto per commemorare la memoria di giovani soldati brindisini caduti in guerra oggi non è rimasto che qualche albero che costeggia via Nazario Sauro. “Le città - scriveva Baudelaire - cambiano più velocemente del cuore di un uomo”.

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Comm. Resp.: il candidato


Diario di bordo

Michele Lamacchia

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g i u ' il s i p a r i o

Q

uando lessi il decreto di Sua Eccellenza il Commissario Straordinario che ne ordinava la demolizione mi stropicciai le maniche sugli occhi non potendo credere alla pesante leggerezza con la quale UNO, sentendosi sollevato da qualsiasi oggettiva responsabilità e allo stesso tempo investito di super-poteri, rivestito, glassato di arrogante superbia, con una firma su un foglio decretava la fine, la distruzione, l’abbattimento dell’ultimo simbolo dell’indirizzo culturale dell’intera città. Quel gesto (simbolico) rappresentava quella che, a tempo indeterminato , sarebbe stato l’indirizzo (politico) della sua deriva. Non sapendo tenermi un cecio in bocca, andai in fretta a parlarne con il Prefetto, quale autorità sostitutiva del Governo, che però mi respinse in pochi, freddi, minuti, che non fecero altro che avvallare le mie ipotesi circa un “piano di ri-distruzione” globale. «Maestro» mi disse guardando attraverso i vetri i cantieri dei brutti palazzi nuovi del centro, orrendi simboli della speculazione «Il Verdi è morto, se ne faccia una ragione! Come è morta l’arte, la cultura, il teatro!» non era un uomo di Governo a parlare, bensì un servo dei poteri forti, del disinteresse, dell’ignoranza «L’abbiamo detto, a suo tempo: questa città non necessità di una struttura come quella, non abbisogna di un teatro, di una scatola vuota. E non abbisogna di monumenti da conservare» E quando mi parlava di un’area che poteva essere “meglio utilizzata” potevo aspettarmi che si volesse intendere “costruire uffici e grandi magazzini”? Era proprio questo di cui necessitavamo? Misi insieme le compagnie più vivaci in attività, coordinai la realizzazione di una giornata a favore del teatro, occupandolo di forza! studiando la messa in scena di un Riccardo Terzo nuovo, con musiche eseguite dai Maestri più pregiati, molti dei quali già al servizio dei Teatri di Milano, Vienna, Parigi… Avrebbe potuto essere l’ultima fiammata con cui salutare con onore il Verdi, oppure la prima, grande messa in scena, della sua nuova vita. Tutti gli artisti accorsero con entusiasmo, rabbia e preoccupazione per fermare l’assurda distruzione del nostro ultimo baluardo culturale. Lavorammo insieme e provammo ogni giorno, per tutto l’inverno del ‘59. Mi bruciavano gli occhi, mi sembrava di non dormire da mesi. Mettemmo a punto ogni cosa con determinata passione. Pronti per andare in scena, quella sera alla fine di un caldo aprile del ‘60, quando arrivammo in piazza Cairoli, l’unica cosa che trovammo sul posto fu una spianata desolata. Niente. Terra liscia schiacciata. Ci abbracciamo piangendo in silenzio. I musicisti provarono a suonare qualcosa, un brano leggero. “Nel blu dipinto di blu” riempì dolce e allegra la piazza e le strade vicine. Cominciammo a sorridere e a ridere, rassegnati più che disperati. La gente si avvicinava incuriosita, battendo le mani e salutando. In pochi minuti lo spazio davanti a noi era invaso di persone! Dovetti salire su un furgone per farmi vedere e poter dire a tutti “Tra poco cominciamo! Prendete posto!” e non c’erano posti, perché il teatro non c’era più! «Cosa fate? Cosa fate?» «Cosa fanno? Cosa fanno?» «Shakespeare» «Shakespeare, Riccardo Terzo» Allora dalle case vicine cominciavano ad uscire sedie e sgabelli, e si spargeva la voce e cominciava ad arrivare gente dagli altri quartieri già con la sedia sotto il braccio! Qualcuno portò dei panini, altri arrostivano salsicce. «Allora? Signori! Allora?» gridai ai palazzi «Che cosa volete farne di questo posto? Pensate davvero che la città non abbisogni davvero di una scatola da riempire?» E quando la piazza era piena, colma, calò il silenzio per un minuto. Su il sipario. E apparve, maestoso, il Re Riccardo.

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archeologia

Danny Vitale, Antonio Mingolla, Giuseppe Rollo

SALVIAMO LE TORRI COSTIERE Torri costiere pugliesi I Baluardi Dell’Occidente

http://youtu.be/-FpCMPN0mwg

I

componenti del G.A.B da più di due anni si adoperano affinché la cittadinanza tutta conosca o non dimentichi la storia delle torre costiere, baluardi del nostro passato, e perché chi gestisce la cosa pubblica intervenga con solerzia prima che il tempo e l’incuria espletino la loro opera distruttrice. A tal fine sono stati realizzati incontri, conferenze, articoli divulgativi via internet e su giornali, visite guidate e un documentario (visibile sul sito www.archeobrindisi.it). Attualmente Torre di Punta Penne è in totale stato di abbandono ed esposta a reiterati atti vandalici. Senza alcuna protezione rappresenta anche un pericolo per l’incolumità pubblica e in particolare dei giovanissimi che spesso la frequentano. Riteniamo necessario che venga preservata nell’immediato attraverso il posizionamento di cancelli e recinzioni.

Nel 2011 Torre Testa è stata finalmente messa in sicurezza con interventi però, che ne hanno semplicemente scongiurato l’immediato crollo. I membri del G.A.B. pertanto, sollecitano chi di competenza affinché si attuino progetti volti alla completa rivalutazione della torre e dell’importante area prospiciente.

Purtroppo ben poco si potrà fare per torre Mattarelle in quanto l’erosione della costa ne ha causato un quasi totale crollo.

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A questo punto il visitatore può scegliere di tornare in bici oppure con una navetta via terra o via mare o in alternativa può scegliere di proseguire l’itinerario ciclo turistico che porta al Castello Alfonsino e successivamente al Monumento al Marinaio d’Italia, alla chiesa di S. Maria del Casale e poi ritornare a Torre Testa. Un altro itinerario potrebbe svilupparsi nel senso opposto, in direzione Nord, attraverso altri itinerari ciclo-pedonali che includono la visita delle fornaci e il viadotto di Apani, la Chiesa di Jaddico, il Bosco del Compare, ed eventualmente potrebbe condurre, per i più audaci, fino a Torre Guaceto.

Sul promontorio sorge una torre di avvistamento facente parte del sistema difensivo costiero e risalente al XIV secolo. Tale torre, conosciuta come Torre Testa di Gallico, potrebbe essere sfruttata come centro informazioni e punto di partenza per il noleggio di bici, tandem e quadricicli a pedale. Tali veicoli potrebbero essere sfruttati per percorrere un itinerario ciclo-pedonale, segnalato da una passerella in legno, che partirebbe proprio da quel punto in direzione Torre Punta Penne. Lungo tale percorso potrebbero essere installati dei simboli rappresentativi dei punti salienti della storia brindisina (completati da pannelli illustrativi): una punta in selce gigante a celebrare le origini preistoriche di Brindisi, una trozzella messapica per ricordare la prima popolazione brindisina, un busto di Virgilio per commemorare il sommo poeta che qui morì nel 19 a.C., uno scudo con la croce nel ricordo dell’importanza di Brindisi nel periodo delle crociate e via via fino ad arrivare ad i giorni d’oggi . Il percorso potrebbe essere attrezzato con bar o punti di ristoro utilizzando le batterie militari che, vista la grandezza di alcune di esse, potrebbero permettere anche la realizzazione di un una struttura che offra la possibilità di alloggio.

IPOTESI DI UTILIZZO E VALORIZZAZIONE DELL’AREA DI GIANCOLA Per ironia della sorte oggi ci ritroviamo a difendere delle costruzioni che furono edificate per difendere in nostri avi e riteniamo che il primo passo al fine di valorizzare gli importanti monumenti sia quello di condividere la storia e le vicende che essi hanno da raccontare. Di seguito abbiamo voluto immaginare come potrebbero essere valorizzate le torri e le aree ad esse prospicienti. Il progetto prevede la realizzazione di un parcheggio nell’entroterra in località Giancola, nel quale i visitatori hanno accesso alla vista dell’area archeologica delle famose fornaci romane e della villa romana. Il parcheggio potrebbe essere utilizzato anche da chi intende recarsi nelle spiagge limitrofe. La ricostruzione di un villaggio preistorico dovrebbe sorgere lungo il margine del canale Giancola, che fu realmente occupato da uomini del Paleolitico superiore e che ancora conserva alcuni antichi ripari lungo i margini del canale. Tale piccolo villaggio dovrebbe ritrarre un tipico “accampamento” del paleolitico con capanne, fornaci e manufatti al fine di mostrare al visitatore come si svolgeva la vita in tale periodo. Tale struttura, inoltre, potrebbe essere utilizzata come un centro per l’archeologia sperimentale, nella quale gli alunni delle scolaresche, sotto la guida di esperti, possono rivivere i momenti salienti della giornata di un uomo preistorico, ovvero la creazione degli utensili in selce, della ceramica e la vita quotidiana. Nell’area prospiciente al villaggio vi è un canalone naturale di origine erosiva attraversato da un corso d’acqua a regime torrentizio. Un importante area naturale nella quale il visitatore può osservare una testimonianza dell’ecosistema che in passato caratterizzava la zona, ammirare esemplari di tartaruga palustre e altre specie di animali. Inoltre, sarebbero di facile realizzazione un area picnic-parco giochi, o addirittura un campeggio. Non molto lontano il visitatore potrebbe ammirare le famose e ben conservate fornaci romane (scavi archeologici attualmente interrati a causa dell’abbandono dell’area) e i resti di una villa romana.

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APPUNTAMENTI venerdì 4 maggio Torre S. Susanna DIRITTI PER RESISTERE

La manifestazione, organizzata dal Gruppo Territoriale Emergency della Provincia di Brindisi, e dall’Associazione di volontariato Adelante, dall’Associazione Teatro e Vita e dall’Associazione La Manovella, vuole essere non soltanto una preziosa occasione di memoria collettiva, ma soprattutto un momento di riflessione affinché non si perdano di vista i valori di libertà, solidarietà, uguaglianza, rispetto dei diritti, legalità, pace. Valori, nati dalla lotta di liberazione che trovano piena espressione nella Costituzione della Repubblica Italiana, ma poco nella nostra società. Un modo per riflettere sulla quotidiana azione di resistenza per il rispetto dei diritti umani, contro le misure xenofobe e razziste, per la libertà di azione, contro l’illegalità, per la pace contro qualsiasi guerra…per il futuro! Presso il Teatro Comunale di Torre Santa Susanna a partire dalle ore 19. Ingresso libero.

le segnalazioni vanno inviate a redazione@freebrindisi.it regista, che oltre ad interpretare magistralmente Cyrano, il famoso spadaccino dal lunghissimo naso, ha curato anche l’adattamento e la regia della celebre commedia teatrale. Teatro Comunale Paolo Grassi, ore 20.45, ingresso con prenotazione. Info. 3293424371/0804446974.

venerdì 4 e sabato 5 maggio S. Vito dei N.nni KINDER LEO FESTIVAL 2012

Al via il “Kinder Leo Festival”, il primo festival di musica antica per ragazzi. Musicisti in erba si presenteranno al pubblico per offrire le loro genuine emozioni e performance. L’ideazione e la progettazione artistica di questo nuovo ed intrigante Accendi il appuntamento è a firma di Cosimo Prontera che lancia, così, una nuova sfida in campo culturale e musicale: “È il primo festival di musica antica in Italia dedicato ai ragazzi 2012 Il Festival di musica antica per ragazzi - afferma il maestro - e questo permetterà di porre l’attenzione su i nuovi talenti oltre 4, e 5 Maggio Nor manni 3, San Vito dei che far conoscere, ad una fascia di pubblico molto giovane, la figura di Leonardo Leo, utilizzando linguaggi appropriati al pubblico di riferimento”. L’idea è stata immediatamente condivisa e fatta propria R dal sindaco di San Vito dei Normanni, Alberto Magli, e dal suo delegato alla Cultura, l’assessore Vincenzo Nigro, impegnati nella promozione della figura di Leonardo Leo. I “kinder musicisti” si cimenteranno in brani tratti dal repertorio Rinascimentale, Barocco e Preclassico Provincia di Brindisi Assessorato alla Cultura

Città di San Vito dei N.nni Assessorato alla Cultura

a cura del Centro Studi e Documentazione - Leonardo Leo | Ideazione e progettazione artistica Cosimo Prontera

“Il Teatro delle Daniela Nisi voce narrante:

Pietre”

Info 0831 955212 - 338 6689451

venerdì 4 maggio Cisternino CYRANO DE BERGERAC

IN PRIMO PIANO

La compagnia “Felici &Contorti” di Roma porta in scena un classico intramontabile. A dirigere la compagnia è la giovanissima Antonella Bagorda originaria proprio di Cisternino, una emergente attrice/

Torno subito il teatro che emoziona

Il teatro di cui intendo parlare è quello in grado di presentare spettacoli che si vorrebbero non mancassero mai, così da sconfiggere in un soffio grandi fratelli, isole, amici, fattorie e i quotidiani e frustri teatrini della politica. È in questa accezione di teatro, per di più giovane e sperimentale, che si colloca la pièce “Torno subito”, il terzo di quattro spettacoli che la Fondazione Nuovo Teatro Verdi ha inserito nella mini-rassegna “Attimi di scena”, uno spazio-vetrina dedicato ai “talenti da esportazione”. A rappresentarla è stata l’Associazione Meridiani Perduti. “Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia” gridò Karl Kraus disperato dal fatto che, dinanzi all’indicibile orrore della I Guerra Mondiale, alla gente non si fosse paralizzata la lingua. Al contrario, gli si era sciolta, creando tutto attorno un assurdo chiacchierio. Allo stesso modo si è sciolta la lingua dei sessanta e passa nonni brindisini che hanno raccontato le loro storie di sofferenze, paure, umiliazioni; storie che sono diventate Storia, oltre che filo conduttore della pièce scritta da Emiliano Poddi. Storia dunque, non epica. Ché l’epica a Brindisi non si può fare, mette subito in chiaro Sara Bevilacqua, l’io narrante. L’epica no, ma una favola forse sì, aggiunge. E lieve come una favola si snoda il racconto, tanto che lo spettatore finisce (quasi) per perdonare la codardia di un Re che scappa da Roma per rifugiarsi nell’unico lembo d’Italia non occupato dai tedeschi e nemmeno dagli angloamericani. Così come rinuncia a infierire contro l’irresponsabilità di un Badoglio che lascia vacante la sede del Governo allo stesso modo d’un barbiere che, per andare al bar, appende il cartello “Torno subito”. Ma Poddi riesce anche a fare sorridere. Con la notizia che il primo provvedimento ufficiale del novello Regno del Sud abbia riguardato l’acquisto di mutande e altra biancheria intima per il Sovrano e la sua corte. E che il primo atto del Ministro degli Esteri sia stato quello di affiggere un avviso di “Mancia generosissima a chi riporterà un cocker nero di nome Pequenito, smarrito ieri in piazza Mercato”… Capite? Si ricercava Pequenito (forse finito, dati i tempi, in brasciòli e purpètti) mentre, a Cefalonia, i nostri

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marzo2012 2012 430 maggio

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soldati morivano al grido di “W l’Italia, W il Re”! Purtroppo, come canta il “marinaio” Daniele Guarini, accompagnato al piano dall’“aviatore” Daniele Bove, “sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al Re…”. Con un sapiente dosaggio dei ritmi e dei registri, i momenti della recriminazione si alternano a quelli poetici. E qui emerge tutta la bravura dell’attrice-regista Sara nell’interpretare con veloci cambi d’abito gli amarcord brindisini. La bugia, per i bambini, è la verità vestita di maschera. E piene di amorose bugie sono le parole con cui i genitori spiegano alla loro piccina il significato delle strisce di carta colorata da incollare ai vetri delle finestre o quelle sui palloni frenati “appesi lassù per decorare il cielo”. Ma è la storia della modista Gheisha Parigino, una ragazza brindisina “di una bellezza complessa e sofisticata” a conquistare il cuore degli spettatori. Nomen omen! In questo caso il nome, voluto da un padre innamorato del Giappone, è più d’un presagio perché dà alla giovane, oltre alla pazienza delle geishe, l’arte del sapere attendere e quella del pensare in anticipo. Ed è grazie a queste doti insieme alle conoscenze derivatele da foto e filmati Luce, che i suoi bellissimi cappelli non solo incontreranno i gusti dell’augusta cliente, ma terranno anche conto delle circostanze in cui sarebbero stati indossati. In modo che, nelle visite agli orfani e ai feriti di guerra, la Sovrana apparisse “consapevole ma non afflitta, comprensiva ma non luttuosa”. Intanto nei momenti in cui le note delle melodie di quegli anni si perdono lassù, nello spazio magico del boccascena fatto di graticcia, funi, bilance, paranchi, cavi e luci, io penso. Penso che un dvd dello spettacolo, a cura del neo Sindaco, dovrebbe essere fatto recapitare al Presidente Napolitano, unitamente a un biglietto di questo tenore: “Al Signor Presidente, da parte della città di Brindisi, già Capitale d’Italia”. E, chissà, dove non sono riusciti Mennitti, Ferrarese e Senzacolonne potrebbe essere “Torno subito” a fargli comprendere che ha sbagliato a non fare includere Brindisi (ma anche Salerno) nel programma dei festeggiamenti per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia! Nel finale, insieme alle testimonianze dei nonni, scorrono sullo schermo i volti dei brindisini di quel periodo. Quelli che agli occhi del Re Sciaboletta apparivano come la gente più strana del mondo. Gente che non aveva timori reverenziali, non rispettava le distanze, non sapeva tenere a freno la lingua… Fino al punto che, in occasione d’un ricevimento al Comando Marina, uno degli invitati, vedendolo preoccupato, gli aveva gridato “Maestà, penza alla salùti!”. Infine gli applausi, prolungati, non sono solo per l’autore, gli interpreti e i tecnici, ma per tutti i brindisini, d’allora e di oggi. Mi faccio strada nella ressa di mani che si stringono e di complimenti che rimbalzano come palline di gomma. Finalmente raggiungo Sara. Ha gli occhi lucidi. Anzi no. Sono lacrime vere, non di scena, quelle che le rigano le gote. E questo la dice tutta sul pathos se non proprio sulla sofferenza fisica che spende quando è sul palcoscenico. Mi allontano augurandomi che il “Torno subito” valga anche per loro. Che cioè, dopo aver portato in tournée questo lavoro, tornino tra noi per proporcene un altro. Magari toccante quanto questo. Giampietro Guido


con uno sguardo particolare alla figura di Leonardo Leo (elemento, questo, ovviamente imprescindibile), eseguendo questa letteratura con organici variabili, non avendo alcun vincolo. Negli appuntamenti previsti, l’attrice Daniela Nisi (anche lei in erba, nata all’interno del laboratorio teatrale “Le pietre che cantano”), proporrà la biografia di Leo con un linguaggio adatto a far intuire e veicolare ad un pubblico giovane la potenza artistica di Don Lionardo. La Giovane orchestra da camera “Leonardo Leo” - dir. Didi Tartari; la “Giustino Durano” Orchestra – Brindisi, dir. Antonio Bagnato e Maria Antonietta Epifani; l’ensemble Trio & Quartet Pacuvio-Frescobaldi, dir. Arturo Xerai, Nevila Cobo; la pianista Antonia De Pasquale; la Scuola di Musica Lucia Iurleo, dir. Vito Carrone; i Cisternino Brass ensemble - dir. Donato Semeraro, sono i nomi degli ensemble e dei solisti che si avvicenderanno in questi tre appuntamenti. Ore 19.30, nel salone della Civica Biblioteca “Giovanni XXIII” di San Vito dei Normanni, in via Mazzini.

Sabato 5 maggio Torre S. Susanna RESISTENZA. LA BANDA TOM E ALTRE STORIE PARTIGIANE

Concerto e spettacolo di lettura scenica dedicato alla Resistenza e alla Liberazione., ideato, realizzato e interpretato da Yo Yo Mundi. Paolo Enrico - chitarre, voce; Eugenio Merico - batteria; Fabio Martino fisarmonica, pianoforte e tastiere; Andrea Cavalieri - basso elettrico, contrabbasso e voce; Fabrizio Barale - chitarre e percussioni. Con loro sul palco Gino Cesaria - voce recitante; Luca Olivieri - pianoforte, tastiere e programmazioni. Regia Laura Bombonato. Lo spettacolo è incentrato sul possibile incontro tra nuove composizioni sul tema della Resistenza e l’attenzione rinnovata nei confronti della memoria storica e collettiva. Un ventaglio e una scelta di canzoni, musiche, letture, racconti, immagini della Resistenza, della guerra e del dopoguerra, ma anche testimonianze di chi ha vissuto quegli anni di “lotta e speranza”, per un viaggio unico ed emozionante nella memoria e nella storia. La scaletta è composta da un mix di canzoni tradizionali, canzoni sul tema storia e resistenza e brani originali, da alcune letture tratte dalle opere di Beppe Fenoglio, Wu Ming, Levi e testi di testimonianze orali, elaborati a cura di Fabrizio Meni (responsabile della supervisione storica) e con la collaborazione

Comm. Resp.: il candidato

AL COMUNE di brindisi IL 6 E IL 7 maggio

Mingolla Sergio

di Giovanna Jo Carboni e da immagini d›epoca rielaborate graficamente da Ivano Ant Antonazzo proiettate sulla scenografia durante lo spettacolo. Uno spettacolo capace di commuovere ed emozionare e di attirare sempre un pubblico estremamente eterogeneo, ma anche e soprattutto di portatore di una formula vincente che ha contribuito a ri-avvicinare davvero tanti giovani a queste tematiche. Teatro Comunale, apertura porte ore 20.30, inizio spettacolo ore 21. Ingresso a pagamento 8 euro, posti non numerati. Info. 339.4244600.

domenica 6 maggio San Michele Salentino MOSTRA DI RITA FASANO

Ultimo giorno per visitare la mostra, presso le sale espositive della Pinacoteca Comunale “Salvatore Cavallo” di San Michele Salentino, la mostra personale d’Arte Contemporanea dell’Artista mesagnese Rita Fasano dal titolo “Tracce”. La mostra, patrocinata dall’Amministrazione Comunale-Assessorato alla Cultura, è inserita nell’ambito degli eventi della XIV Settimana della Cultura. Ingresso libero. Orari di apertura: 16.30/19.30. Per info tel. 0831.966026 / 0831.771568 / pinacoteca.cavallo@libero.it.

mercoledì 9 maggio Oria LOW FOUR QUARTET IN CONCERTO

La formazione musicale è composta da: Giuseppe A. Mazza (tromba), Peppe Chiaradia (chitarra), Antonio Cascarano (basso elettrico), Mino Inglese (batteria). Il repertorio spazia da funk alla bossa al jazz. Presso il The Medieval Inn, ore 21.30, ingresso libero. Info. 0831 840359 – 3493754942.

giovedì 10 maggio Cisternino APLUVIA SMALL ORCHESTRA EXPLAINS BEETHOVEN

A distanza di circa cinquant’ anni da quando Leonard Bernstein realizzò un ciclo di registrazione video dal titolo “ Bernstein explains Beethoven” rimaste celebri nella storia della musica, l’Apluvia Small Orchestra ripete la medesima operazione suonando alcuni dei tempi più celebri delle Sinfonie di Beethoven. Voce Narrante Amalia Di Leo, Direttore e trascrittore M° Silvestro Sabatelli. Teatro Comunale Paolo Grassi, ore 20.30, ingresso a pagamento 6 euro. Info. 339.6388670.

Più di seicento candidati alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale. Una domanda è d’obbligo: chi gliel’ha fatto fare? Rispondo adattando una celebre frase di John Kennedy: non chiederti cosa la città può fare per te ma cosa tu puoi fare per la città! Arriva un momento nella vita in cui non puoi più solo lamentarti o delegare ad altri, e pensi che sia giunto il tempo di scendere in campo direttamente! Cosa si aspettano i cittadini dalla prossima Amministrazione Comunale e da Sergio Mingolla? Nella mia vita ho svolto molte attività e tutte a stretto contatto con la gente: dall’editore di Studio Smile, una delle prime radio libere locali, alla mia attuale professione di promotore finanziario. L’esperienza mi permette di comprendere meglio i bisogni dei cittadini, di quella moltitudine di persone che paga regolarmente le tasse e pretende servizi efficienti come: scuole dignitose e con un buon livello didattico, strade nuove e sicure, verde pubblico curato, ciclo di raccolta rifiuti adeguato, strutture d’incontro per giovani e anziani, sicurezza e servizi sanitari all’avanguardia. In poche parole, una città vivibile e a misura d’uomo. Penso sia una legittima pretesa, giacché Brindisi ha l’addizionale IRPEF più alta d’Italia. Che cosa rimprovera all’Amministrazione uscente? Di essere stata troppo distante dai problemi reali della gente. Parlare di “Brindisi Città d’Acqua”, o di “un nuovo modello di sviluppo”, o ancora di “città post industriale”, ha significato solo far leva su slogan accattivanti ma senza alcun fatto concreto. Quale sarà il problema più grave che la prossima Amministrazione dovrà affrontare? Il lavoro in genere con un’attenzione particolare a quello giovanile. Non è chiaramente compito dell’Amministrazione Comunale dare occupazione, ma creare le migliori condizioni di sviluppo certamente sì. Dobbiamo passare dalla cultura del NO a ogni tipo d’iniziativa a un’efficace politica di attrazione degli investimenti, utilizzando al meglio le tante infrastrutture esistenti a Brindisi: porto, aeroporto, scalo intermodale. Inoltre si dovranno valorizzare le vocazioni naturali della nostra città quali: l’agricoltura, la pesca, il turismo. Più lavoro significa maggiore capacita di spesa e, quindi, una boccata di ossigeno anche per i nostri commercianti. Perché la decisione di candidarsi con Alleanza per l’Italia e sostenere Mimmo Consales? API ha creato una lista fatta di gente che si propone per la prima volta nel mondo della politica. Non compaiono consiglieri uscenti, ad eccezione di Cannalire, che peraltro ha ricoperto questo ruolo per soli due anni, e attualmente è il giovanissimo Segretario Provinciale. Lo slogan scelto per queste elezioni: “Idee e facce nuove per Brindisi” rispecchia lo spirito che ci anima. Difficilmente vi può essere rinnovamento se non cambiano gli attori della politica brindisina, e noi vogliamo essere nuovi anche nei metodi: abbiamo tutti sottoscritto un patto etico con i brindisini improntato alla trasparenza e alla correttezza amministrativa. Idee e facce nuove, trasparenza amministrativa, difesa della legalità sono premesse essenziali per lo sviluppo. Il resto lo farà Mimmo Consales con la sua profonda conoscenza della città e dei suoi problemi e che può rappresentare davvero il Sindaco della svolta, dopo una transizione durata troppo a lungo.

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4 maggio 2012


adesso Brindisi Chiusura CaMPaGNa ELETTOraLE

Mimmo

CONSALES 0 0 : 0 2 E r O

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Comm. Resp.: il candidato

ĂŹ D R E VEN

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CENTRO

Piazza Vittoria mimmoconsales.it


Vincenzo Maggiore

cultura

PRESENTATO IL MANIFESTO DELLA CULTURA

CARTA DI IDENTITà COLLETTIVA

N

el momento più caldo della campagna elettorale si fa spazio la cultura, o meglio, la necessità per un folto gruppo di interessati, di scandire alcune tappe di un processo che possa consegnare a Brindisi una seria progettualità in merito allo stesso settore. Tutto quello che la cultura dovrebbe rappresentare per la nostra comunità è contenuto in un manifesto che è stato presentato pubblicamente il 28 aprile 2012 presso la sala della Colonna del Palazzo GranafeiNervegna. Il sociologo Emanuele Amoruso ha dato il via alla stesura collettiva di un documento che ha riscontrato grande consenso non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche da parte di una buona fetta della cittadinanza, quella che, solitamente, viene definita “cittadinanza attiva”, ispirata dal più profondo senso civico e dalla volontà di riqualificare degnamente Brindisi. Non a caso si è parlato per lungo tempo della candidatura della nostra città a Capitale Europea della Cultura nel 2019, una suggestiva ambizione che potrebbe diventare un obiettivo da conseguire con maggiore determinazione. A pochi giorni dalle elezioni si è voluto procedere ad un incontro, un momento di condivisione lontano dalle bandiere, dalle barriere e dalla propaganda politica per capire se gli intenti comuni possono diventare qualcosa di più. La cultura dovrebbe essere, nelle intenzioni degli organizzatori, il volano di uno sviluppo territoriale che fino ad ora è in qualche modo mancato, come è mancata una dimensione “partecipata”. Il Manifesto per la cultura è una sorta di carta d’identità collettiva in cui tutti si dovrebbero rispecchiare, a cui la futura amministrazione dovrebbe fare riferimento. Nel documento spiccano parole e concetti come “città multiculturale, creatività, valore collettivo, inclusione sociale, democrazia urbana, dialogo, economia”, capisaldi di una rinnovata mentalità costruttiva che si sta facendo largo a Brindisi (o almeno così sembra). L’obiettivo primario è la costituzione di una Consulta Permanete della Cultura e di un Osservatorio per monitorare andamenti e variazioni quantitative e qualitative. Lo slogan “Ascolta il tuo cuore, città” riflette il senso di appartenenza e l’amore incondizionato che conduce a un ripensamento delle dinamiche che fino ad ora hanno costretto alla solitudine molte delle persone che “fanno cultura” in città. Al di là dell’entusiasmo e delle più rosee aspettative che un manifestazione corale ben riuscita può stimolare nei partecipanti, è importante che il Manifesto non sia solo un momento sporadico di esaltazione, ma che diventi il presupposto di un impegno costante da parte di tutti coloro che credono incondizionatamente e senza secondi fini in questa iniziativa. Altrimenti tutto resterà, come già accaduto in passato, solo una bella favola.

presentazione "manifesto per la cultura"

http://youtu.be/06K58sWgE

PROSSIMO INCONTRO: Sabato 12 maggio ore 17:00 C.A.G. Centro Aggregazione Giovanile - Quartiere Paradiso (nei pressi del Comando Polizia Municipale)

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4 maggio 2012


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LU CAVADDU PARATU Lucia Tramonte, brindisina di nascita, insegnante in pensione, è da sempre appassionata cultrice della storia, delle tradizioni e del dialetto della nostra città. Lo scorso anno ha pubblicato un libro di poesie in vernacolo dal titolo “Piccola raccolta di versi dialettali”. Brindisinu ca sta uardi lu cavaddu a n’prucissioni, mi sa tiri ti ddo’ veni quest’antica tradizioni?

Ma cchiù assai pi la calera quiddu re si llicrinìa pi quedd’Ostia Consacrata, ntra cè mani scè finìa!?

Federicu, sprisciulatu, alla borsa mesi manu: - No sia mai stu sacrileggiu: l’Ostia a manu allu Surtanu!

Ma nu vientu ti maestrali, quedda varca benedetta, cu gran forza scè ‘nsabbiau ntra na secca malitetta.

Ci ti ssietti picca picca ti la contu cu la rima, cussì viti quant’è ricca la leggenda brindisina.

Lu feroci Salatinu, livantinu e scangiargientu, ddurau subbutu l’affari: nu riscattu a pacamentu -Ci vuè andretu l’Ostia Santa nu miglioni a rimitiari. Puè turnari a casa tua, scuti t’oru m’ha purtari!

Alla Zecca brindisina ntra nu niente feci fari trentamila scuti t’oru, trentamila piezzi rari

Fora tristi di mumenti! A ci cchiù si manisciava! Pi sarvà cristiani e cosi nsarti e veli nturtigghiava.

Alla tretta stava l’Ostia a nu calici ppuggiata, all’ambersa l’aquila sveva cu la capu mpirnacchiata.

Mienzu a totta da muina, mienzu a tuttu du rrivuetu quarchetunu sce chiamau l’Arcivescuvu e lu seguitu;

Quando veddi li turnisi Salatinu rrumaniu, all’onori e alla feti ti Luviggi s’inchinau.

alli mani consacrati ti lu vecchiu monsignori pi puteri cunsignari sanu e sarvu lu Signori. Si furmau na zacalonga, nu spunderiu ti cristiani, mentre all’aria si spandìa nu rintoccu ti campani.

Mo ti portu manu manu a ddi tiempi ormai passati ca contr’a li mussurmani ‘nci mandaumu li Cruciati. Conti, vescuvi e rignanti, ci pi sordi, ci pi feti, si partiunu luenghi luenghi ci an’ cavaddu, ci all’ ampeti. Conquistari lu Sepolcru, era questa la mintìa. Liberà Gerusalemmi, sulu quistu si vulìa. Cussì puru re Luviggi, ti la feti difensori, cu la croci e cu la spata, si partìu contr’alli Mori, Propria mmienzu a na battaglia ntra stritori, sangu e morti, re Luviggi fo ‘tterratu e ‘nsirratu ntra nu forti.

Mo’, lu povuru Luviggi, ca era re, ma no a denari: -‘Ddo’ li trovo tanta sordi, ti ‘ddo’ l’aggia scè pigghiari? Lu Signori però è grandi e no ‘nserra mai li porti: quando a Brindisi sbarcau, ‘nci truvau na bona sorti. Comu messi peti a nterra, nienti menu scè ccuntrau Federicu imperatori ca soccorsu li purtau. Sullivatu ti lu viaggiu, rrifinatu ti l’arsura: - Federì, m’ha da’ na manu, m’ha f’assì ti sta svintura!

-Pi la feti adamantina, pi lu pattu c’ha onoratu, stu tesoru mancu toccu: torna a casa scuscitatu! Toci, toci, mmienzu a mari si ndi scia lu bastimentu, re Luviggi ringraziava lu Divinu Sacramentu; già luntanu vitìa terra, sintìa l’affutu ti casa; doppu tanta patimenti finarmenti va’ riposa.

Nanti nanti Monsignori cu li santi paramenti stava n’sella a nu cavaddu cu preziosi uarnamienti. Pi purtari lu Signori dignamenti scia paratu, ti broccatu e ti villutu cu oru finu ricamatu All’ampeti, penitenti, re Luviggi e Federicu cu li retini alli mani camminaunu fiancu a fiancu. Sanu sanu lu Capitulu cu dalmatiche e pianeti ntra lu fumu ti l’aggienzu sicutava peti peti E po’ prieviti e arciprieviti suori, muenici e picuezzi, ti signuri e signuruni staunu ddà li megghiu piezzi Tuttu tretu e pi’ la strata tantu populu pizzenti: ci scazatu, ci strazzatu, ci ddisciunu e ci murenti. Disperati ti la vita, l’uecchi fissi all’Ostia Santa pi’ circari a Gesù Cristu nu signali ti speranza!

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4 maggio 2012


AL COMUNE di brindisi

IL 6 E IL 7 maggio

Comm. Resp.: il candidato

CON CONSALES SINDACO

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HUNGER GAMES Ogni anno, tra le rovine di quello che fu il Nord America, lo stato di Panem obbliga ognuno dei suoi dodici distretti a mandare un ragazzo e una ragazza a competere agli Hunger Games, un evento televisivo nazionale nel quale bisogna combattere gli uni con gli altri per la sopravvivenza. Per tornare a casa al Distretto 12, Katniss dovrà fare scelte impossibili nell’arena, che metteranno sulla bilancia la sopravvivenza contro l’umanità e la vita e contro l’amore.

THE AVENGERS 3D I supereroi più famosi si riuniscono: Iron Man, l’incredibile Hulk, Thor, Capitan America, Occhio di Falco e Vedova Nera. Quando la comparsa di un nemico inatteso minaccia la tranquillità e la sicurezza del mondo, Nick Fury, direttore dell’agenzia S.H.I.E.L.D., si trova ad aver bisogno di una squadra che salvi il pianeta dall’orlo del disastro.

TO ROME WITH LOVE Woody Allen continua il suo omaggio all’Europa e, per la prima volta, gira un film interamente ambientato a Roma, dirigendo un cast d’eccezione. Un architetto americano molto noto che rivive la sua gioventù. Un borghese romano qualunque che all’improvviso si trova ad essere la massima celebrità di Roma. Una giovane coppia provinciale e un regista americano di Opera lirica che tenta di far salire sul palcoscenico un impresario di pompe funebri cantante.

BATTLESHIP Battleship è un epico film di azione e avventura che si svolge in mare, in cielo e sulla terraferma e che narra della lotta per la sopravvivenza da parte degli umani contro una forza aliena superiore. Basato sul classico gioco Hasbro, il film segue una flotta di navi costretta a intraprendere una battaglia con un’armata di origine sconosciuta. Dovrà scoprire e contrastare i suoi obiettivi distruttivi. Un concentrato di azione con un interessante cast.

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FILM d'autore REQUIEM FOR A DREAM Regia Darren Aronofsky Ispirato al romanzo (1978) di Hubert Selby Jr., il film è suddiviso in tre sezioni riferibili alle tre stagioni: Estate, Autunno e Inverno, corrispondenti all’ascesa, al declino e alla caduta dei protagonisti. Sarah, matura vedova (Burstyn) videointossicata che esce dal suo stato letargico soltanto quando le promettono un’apparizione nel suo quiz TV preferito; Harry, suo figlio tossico (Leto), che sogna di diventare uno spacciatore d’alto bordo con l’amico Tyrone (Wayans), e Marion, fidanzata di Harry (Connelly), operatrice disoccupata di abbigliamento che si prostituisce. Dopo l’esordio con il film Pi Greco, Darren Aronofsky fa di nuovo centro con un altro film che riguarda le paranoie e le allucinazioni, in questo caso provocate dalle droghe. Al contrario del suo primo lavoro, qui i protagonisti non stanno cercando sistemi rivoluzionari per capire il mondo ma cercano di sopravvivere sognando un futuro migliore. Se il tema dell’eroina è una tema già toccato da altri film, (Trainspotting, Christian F.) il tema della solitudine, così come ne è stato parlato, è cosa assai rara. Interessante lo stile del montaggio, in cui il regista esprime, con una serie di rapidi immagini, l’assunzione di droghe e il modo in cui le persone si rapportano alla tossicodipendenza. Particolare drammaticità è l’assenza nel film della quarta stagione. Con la mancanza della Primavera, il regista fa intendere che non c’è speranza per i quattro protagonisti.

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L'IMPORTANZA DELLO SPAZZOLINO La placca è la principale causa di carie e disturbi gengivali. Essa si presenta come una pellicola bianco-giallastra composta da batteri e residui di cibo e saliva, che si attacca ai denti, soprattutto nei punti in cui la pulizia risulta più difficile, cioè solchi dentali della superficie masticatoria e spazi tra dente e dente e bordo gengivale. Se per rimuovere la placca e le particelle di cibo dalla superficie dei denti è sufficiente usare lo spazzolino, per la pulizia tra dente e dente è necessario usare il filo interdentale. Quando non si pulisce regolarmente con lo spazzolino e filo interdentale, la placca solidifica formando il tartaro. Placca e tartaro non rimossi possono irritare e infiammare le gengive. Questa è la fase iniziale e reversibile dei disturbi gengivali (Gengivite), che se non curata, può aggravarsi (Parodontite) provocando danni irreversibili al tessuto osseo di sostegno con possibile perdita di denti. Per mantenere sani denti e gengive, è importante spazzolare i denti dopo ogni pasto, con maggiore attenzione la sera, prima di coricarsi. Normalmente, lo spazzolino deve avere setole morbide e arrotondate e non essere troppo grande, in modo da poter raggiungere agevolmente tutte le superfici dei denti. Spazzolini consumati, oltre a non permettere un'igiene corretta, possono danneggiare le gengive; lo spazzolino dovrebbe quindi essere cambiato ogni due o tre mesi o, appena le setole sono consumate o piegate. Per esigenze particolari il vostro dentista potrebbe consigliarvi uno spazzolino specifico adatto al caso. L'uso di un dentifricio contenente fluoro aiuta a proteggere i denti dalla carie. Quali sono i movimenti giusti per una corretta pulizia dei denti? “È importante spazzolare i denti accuratamente, ma con delicatezza: movimenti troppo energici, spazzolini con setole troppo dure o consumate possono provocare irritazioni, recessioni gengivali e abrasioni dentali”.

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@ Gabriele d’Amelj Melodia A volte sono proprio le cose che abbiamo sotto al naso a sfuggirci. È questo il caso della statua di San Pio collocata sul sagrato della Chiesa Ave Maris Stella del quartiere Casale, da anni incomprensibilmente priva di una decorosa epigrafe. Possibile che i tanti fedeli che frequentano la Parrocchia, e gli stessi Padri Cappuccini cui è affidato l’intero complesso, non si siano accorti della mancanza di numerose lettere in metallo che tramutano la semplice scritta dedicatoria in un rebus da decrittare come un reperto archeologico? Eppure basterebbero solo un po’ di buona volontà e poche decine di euro per ridare dignità al povero Santo trascurato e al quartiere che lo ospita così poco devotamente. @ Forum ambiente salute e sviluppo Con un’ordinanza del 2008 e successivi provvedimenti il Comune di Brindisi disponeva la “destinazione transitoria dell’immobile sito in via Provinciale per S. Vito a luogo di accoglienza minima, nella forma di ricovero notturno, di immigrati stranieri presenti sul territorio comunale, con oggettiva necessità di accoglienza e assistenza” e affidava la gestione del dormitorio alla “Caritas diocesana col sostegno economico del Comune”. Apprendiamo in questi giorni da notizie rese di pubblica ragione che la citata “gestione provvisoria” si è protratta fino a oggi, che

il dormitorio ospita 200 immigrati in condizioni di bisogno, che la Caritas diocesana da qualche tempo non opera più all’interno del dormitorio e che il Commissario prefettizio del Comune di Brindisi ha disposto lo sgombero dell’immobile avendo i tecnici verificato “una grave situazione di pericolo per la integrità fisica delle persone... tanto da integrare concrete e attuali minacce per la incolumità” nonché “una grave e compromessa situazione igienico-sanitaria”. Un caso quindi incredibile che presenta aspetti contraddittori e allarmanti tali da giustificare alcune domande. Come mai per tanti anni la soluzione “provvisoria” non è stata trasformata in una adeguata e regolamentata soluzione definitiva? Per quali motivi la Caritas diocesana avrebbe da tempo smesso di gestire la struttura? Chi è responsabile oggi della gestione del dormitorio? Che fine dovrebbero fare i 200 immigrati che dormono nella struttura ai quali non sembra riservata altra sorte se non quella o di essere ospitati in un luogo ritenuto gravemente pericoloso ovvero di essere messi da un momento all’altro in mezzo a una strada? Cosa aspettano i poteri pubblici locali a intervenire per dare al problema, in collaborazione col volontariato interessato, immediate risposte di civiltà e di solidarietà? Appaiono invero poco coerenti e scarsamente convincenti certi generici discorsi su una graduale attuazione dello

sgombero e su fumose ospitalità affidate ad atti di generosità personali o di qualche parrocchia. Il caso del dormitorio per gli immigrati offende la sensibilità di una città che si è sempre distinta per la generosa accoglienza di persone in difficoltà. Si tratta di un problema, verosimilmente aggravato da errori e inerzie, che interpella la responsabilità delle competenti istituzioni le quali hanno il dovere di adoperarsi o per mettere rapidamente in sicurezza il dormitorio affidandolo a una gestione responsabile ovvero per fare in modo che il disposto sgombero e un’adeguata sistemazione delle persone ospitate siano urgentemente effettuati con assoluta e rigorosa contestualità. E ciò perché la prima operazione, in mancanza della seconda, potrebbe apparire finalizzata solo a “sistemare le carte” per evitare possibili responsabilità e risulterebbe comunque in contrasto con le più elementari esigenze di giustizia e gravemente lesiva di diritti fondamentali costituzionalmente tutelati. Il Parroco della Parrocchia S.Vito Martire, Don Peppino Apruzzi, sulla questione del dormitorio si è di recente così espresso sul bollettino domenicale: “Noi tutti abbiamo un compito supremo: custodire delle vite con la nostra vita. Guai a noi se non troviamo quelli che dobbiamo custodire, guai a noi se dopo averli trovati li custodiamo male”. Parole condivisibili che andrebbero tradotte in impegni immediati e concreti.

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Comm. Resp.: il candidato

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Ho 42 anni, sono sposato e padre di un bimbo. Sono un imprenditore del settore turistico, proprio quel settore di cui tutti parlano senza averci mai creduto. Sono stato vicepresidente di Confindustria Brindisi, Presidente dei Giovani e della Sezione Turismo, poi responsabile del gruppo attività produttive nel Partito Democratico, perché credo sia importante partecipare attivamente alla vita della nostra comunità. Amo BrindiSi e Chiedo il voStro SoStegno PerChé Sogno di vederlA CreSCere.



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