LA TORE 24

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SEMPRE FIUMANI

Documenti inediti sulla costruzione = di Ilaria Rocchi

Novant'anni fa

C

nasceva una nuova chiesa

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Conoscere aspetti che si ignoravano, approfondire, o semplicemente rispolverare nozioni già acquisite precedentemente, riflettere su diverse chiavi di lettura, e soprattutto ricordare. Nasce su questi presupposti il convegno intessuto attorno al 90.esimo della fondazione della Parrocchia di Cosala, il 15 giugno scorso. Una giornata dedicata ad aspetti specifici di vita artistica, religiosa, culturale e politica della Fiume tra le due guerre mondiali, cui hanno aderito diverse istituzioni: Comunità degli Italiani di Palazzo Modello, Associazione Libero Comune di Fiume in Esilio, Società di Studi Fiumani a Roma, Città, Centro di Ricerche storiche di Rovigno, Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Filosofia dell’Ateneo fiumano, editrice EDIT, Museo d’Arte moderna e contemporanea. Organizzato nel contesto della Settimana della Cultura fiumana, il convegno ha visto la partecipazione di studiosi e ricercatori di vari profili, a partire da don Ivan Milardović, dalla cui tesi di laurea sulla Chiesa di San Romualdo e Ognissanti, basata su una serie di documenti inediti, ha preso spunto il tutto. Lo storico fiumano William Klinger (ricercatore del CRS di Rovigno) e il dott. Amleto Ballarini (presidente della Società di Studi Fiumani a Roma), hanno analizzato la situazione a Fiume tra il 1918 e il 1924, rispettivamente tra le due guerre mondiali. Don Ivan Milardović, oggi in servizio presso la parrocchia di Jelenje, ha parlato del suo ritrovamento; Erna Toncinich (Comunità degli Italiani di Fiume) si è soffermata sulla figura e sull’opera di Romolo Venucci, autore delle due sculture collocate sulla facciata del Tempio votivo; Daina Glavočić (Museo d’Arte moderna e contemporanea di Fiume) ha preso in esame l’architettura del rione di Cosala e il contributo del fiumano Bruno Angheben; Gianna Mazzieri Sanković e Corinna Gerbaz Giuliano (Dipartimento di Italianistica dell’Università di Fiume) hanno ripercorso le relazioni culturali e voci letterarie nella Fiume degli Anni

Venti-Trenta; Gianfranco Miksa (“La Voce del Popolo”, EDIT), ha parlato dei giornali dell’epoca e di come questi hanno seguito la costruzione della Chiesa di Cosala. UN COMPLESSO DOPOGUERRA

L’iniziativa della costruzione della Chiesa di Cosala risale agli inizi degli anni Venti del secolo scorso, dopo che la città era stata annessa al Regno d’Italia. Un passaggio, quest’ultimo, costato immani sforzi ed estenuanti trattative politiche, diverse vittime, momenti torbidi e di profonda crisi, ma anche di esaltazione (ed esasperazione) degli animi, grandi entusiasmi e ideali, azioni decise e avventurose che si erano susseguite all’indomani della fine della Grande guerra. Parlando del periodo 1918 – 1924, Klinger ha inserito la questione di Fiume in un’ampia cornice internazionale, collegandola a quella Orientale, e agli interessi delle grande potenze. Alla fine della Prima guerra mondiale la vecchia Austria-Ungheria si era sgretolata ed era così venuto meno quel corollario politico-territoriale nel quale Fiume, da “corpus separatum” gelosamente ancorata ai suoi privilegi storici, era prosperata economicamente e culturalmente, soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento. All’indomani del conflitto si accesero le rivendicazioni nazionali italiane e soprattutto croate, articolate dai rispettivi Comitati Nazionali, sorti appunto per "gestire" il passaggio della città. Il 29 ottobre 1918 il governatore ungherese Zoltan Jekel-Falussy consegnò formalmente i pieni poteri al podestà Antonio Vio, con l’intesa che questi li avrebbe poi trasmessi al Comitato Nazionale Croato di Sussak. Il Consiglio Nazionale Italiano, con a capo Antonio Grossich, cercò di opporsi all’azione dell’omologo croato, che aveva fatto occupare quello stesso giorno il Palazzo del Governo da alcuni militi e vi aveva insediato l’avvocato Riccardo Lenac in qualità di Conte supremo di Fiume. Il 30 ottobre si verificò un vero e proprio plebiscito: i fiumani salutarono il Proclama di annessione di Fiume

all’Italia, compilato dal dr. Lionello Lenaz, approvato da Antonio Grossich e da Giovanni Rubinich e dal Consiglio Nazionale. E mentre alla Conferenza della Pace di Parigi, aperta il 18 gennaio 1919, la delegazione italiana non pareva in grado di spuntarla, Fiume subiva l’occupazione interalleata, si verificavano incidenti tra militari francesi e italiani, e una commissione d’inchiesta il 10 settembre deliberava, tra le altre cose, lo scioglimento del Consiglio Nazionale Italiano, da sostituirsi con un nuovo consiglio comunale, la riduzione del contingente militare italiano, l’affidamento dell’ordine pubblico alla polizia inglese e americana. In questo contesto di instabilità e di incertezze, sull’onda del mito della “vittoria mutilata”, Gabriele D’Annunzio, poeta ed eroico combattente nella Grande Guerra, noto per i suoi raid aerei su Vienna e Trieste, nonché per la cosiddetta Beffa di Buccari, si pose allora alla testa di un movimento di opinione che, contestando l’eccessiva arrendevolezza del governo italiano nei tavoli della pace, decise, con un migliaio di soldati di occupare Fiume. Nella notte tra l’11 settembre e il 12 settembre 1919 partirono da Ronchi per Fiume e vennero accolti in città con onori militari e festa. Il primo passo che fece appena giunto in città, fu quello di recarsi al Palazzo del Governatore e quindi, affacciato dal balcone principale, chiedere alla folla la conferma del famoso proclama di annessione del 30 ottobre 1918. D’Annunzio non aveva Roma alle spalle e il Vate, dopo una serie di trattative fallite con il governo italiano, optò per la costituzione della Reggenza Italiana del Carnaro, proclamata solennemente l’8 settembre 1920. Seguirà l’emanazione di una carta costituzionale. D’Annunzio dovrà misurarsi in quei concitati frangenti non solo con l’incomprensione e l’inerzia dei politici italiani, ma anche con l’autonomismo fiumano, capeggiato da Riccardo Zanella, che a Roma si vede rafforzare la sua credibilità, e ottenere la fiducia di Giovanni Giolitti, allora capo del


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