SEMPRE FIUMANI
Proposte per future iniziative
Tavola rotonda sulla fiumanità che unisce
M 24
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Mattinata campale anche domenica, 16 giugno. Di buon mattino ha preso il via la tavola rotonda intitolata “La fiumanità che unisce, proposte per future iniziative e collaborazioni” dedicata alle seconde e terze generazioni di esuli e rimasti. Alla presenza dei fiumani del mondo interessati all’argomento, a esponenti della scena intellettuale della CNI e a un buon numero di giovani delle famiglie dei rimasti si sono esposti idee e piani su come mantenere vive iniziative e collaborazioni tra esuli e rimasti. Mentre a Palazzo Modello si parlava di futuro, per quanti, tra gli esuli erano interessati a rivedere, alcuni a scoprire per la prima volta, gli angoli più caratteristici della città, la prof. Giulia Šantić ha stilato il programma di una visita guidata che ha entusiasmato tutti i partecipanti. Alle ore 12 un pullman ha accolto in piazza Palazzo Modello chi non usufruiva di mezzi propri e li ha sbarcati a Cosala per la messa solenne celebrata nella chiesa di San Romualdo e Ognissanti. A celebrare il rito litur-
Una bellissima panoramica del Salone delle feste nel corso dei lavori sui futuri progetti.
gico è stato mons. Egidio Crisman, figura di spicco tra gli esuli fiumani che nell’omelia ha invitato i fedeli a mettersi in stretta relazione con Dio e “quindi fra noi, uomini”. Alla formula finale “La messa è finita” ha voluto aggiungere “Andate veramente in pace.” È stata una messa impregnata di commozione, resa più solenne dai canti liturgici del Coro Fedeli Fiumani, dal coretto di voci bianche della Scuola di musica classica “Luigi Dallapiccola”, Sezione di Fiume e dalla toccante e emozionante preghiera dei fedeli a Dio, composta in fiumano e letta con commozione da Fulvio Mohoratz. La corale di chiesa della Comunità degli Italiani ha accompagnato pure la suggestiva cerimonia svoltasi nella Cripta della chiesa di Cosala con la deposizione di una ghirlanda da parte di una delegazione di Alpini di Trieste sotto il sacello di Mario Angheben, caduto per quegli ideali italiani in cui aveva creduto.