Potenziometro4_bis

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Bollettino d'informazione delle sezioni sindacali dellalES A"

CONTRATTO E RIFORME La lotta unitaria che la nostra categoria ha condotto nei mesi scorsi è stata coronata dal successo che meritava. I risultati del rinnovo contrattuale, confermano questo giudizio. L'aumento uguale per tutti era un obiettivo della categoria, le 40 ore nel contratto pure, la

parità normativa dell'istituto della malattia anche, così i diritti sindacali. Sono rimasti scoperti alcuni dettagli che avremmo voluto risolti, dato la forza che abbiamo espresso, questo però non va ad offuscare il successo dei punti raggiunti per i quali il movimen-

to operaio da decenni si batte. La stampa padronale sta drammatizzando la situazione eèonomica del Paese per questi nostri risultati. Il grande padronato tenta così di recuperare la simpatia dell'opinione pubblica che la lotta dei% metalmeccanici si è conquistata. Si tenta di far passare una vecchia e falsa teoria « se aumentano i salari per forza devono segue in r

":1"111111.111, am. ra S mem

FIDAI - CGIL FIM CISL -UIL I


Dalla prima aumentare i prezzi ». I lavoratori con la loro lotta, accanto al contratto hanno posto l'esigenza di affrontare alcune riforme, per evitare che le conquiste del contratto non fossero vanificate, come quella della casa, quella tributaria, quella sanitaria, le quali devono trovare pratica soluzione in un arco di tempo breve. Se si modifica la distribuzione del reddito è vero che si modifiLano certi equilibri, ma per migliorare tutto l'assetto sociale certi equilibri devono modificarsi, come attraverso le riforme di struttura si deve cambiare politica, colpire gli evasori fiscali, gli speculatori delle aree, quelli che portano i capitali all'estero. Se non si percorrerà questa strada, saranno i lavoratori stessi con la lotta ad imporla al Paese. I lavoratori sono consapevoli che la battaglia deve continuare per gli obiettivi delle riforme. La Con-

findustria e tutti i benpensanti, devono sapere che un altro successo di questa lotta contrattuale è che non l'abbiamo finita in ginocchio, le nostre forze sono rimaste intatte, la nostra unità si è rafforzata. I lavoratori, seppure con giudizi diversi, hanno approvato il contratto; essi sanno che se facessero un passo falso il padronato non gli perdonerebbe questa debolezza e la sua rivincita sarebbe inesorabile. Dunque siamo consapevoli che gli strumenti che ci siamo dati durante la lotta vanno difesi e rafforzati. Oggi siamo più forti dí ieri. Il diritto di assemblea acquisito attraverso il contratto è una garanzia di nuovi successi, i delegati devono essere strumenti di allargamento della democrazia operaia, queste conquiste segnano un'epoca nuova, lo devono capire tutti, padroni e governo, che da questi risultati non si torna indietro.

Potenziare il " POTENZIOMETRO „ Un valido strumento per collegare le esperienze, le necessità, i problemi dei lavoratori all'interno degli stabilimenti LESA, è il giornale di fabbrica; anche per essere informati delle iniziative che nelle diverse sedi della ditta si intraprendono. Questo è vero per noi, come per tutte le altre ditte metalmeccaniche nelle quali è uno strumento diffuso già da tempo. Anche « 11 Potenziometro » deve assumere la funzione di collegamento fra il singolo e tutti gli altri lavoratori della LESA. A questo giornale possono rivolgersi tutti, magari per criticare e dare suggerimenti, scrivere su questa o su quella impostazione di lavoro, rendere pubbliche le esperienze del singolo o del reparto al fine di facilitare la soluzione, tutti possono e devono col-

laborare coi lavoratori della LESA che si occupano della redazione del « Potenziometro ». Un esempio suggeritore può essere rappresentato dall' articolo che ci ha mandato, dimostrando una buona dose di responsabilità e di intelligenza, la compagna di lavoro della sede di Saronno, che a parte riportiamo. Gli articoli. del giornale sono scritti da operai e impiegati della Lesa.

Scrivere: Redazione de « 11 Potenziometro » C/0 FIOM Lambrate - Via Saccardo, 39 - 20134 Milano; FIM-CISL - Via Massarani, 5 - oppure imbucate i vostri contributi di idee d'esperienze nella cassetta della Commissione Interna.

TESSERAMENTO Vogliamo parlare del tesseramento di quest'anno in LESA perchè esso rappresenta un'avanzata nella sindacalizzazione in generale ed un forte contributo all'unificazione dei sindacati. Ai primi di gennaio 430 lavoratori della LESA dei due stabilimenti di Milano e Saronno (i dati di Tradate non ci sono ancora pervenuti al momento di andare in macchina), hanno aderito ai sindacati FIOM e FIM. Rispetto all'anno scorso vi sono stati per la FIM 110 nuovi tesserati e per la FIOM 119 nuovi tesserati. Da questi dati ricaviamo alcuni giudizi: primo: dopo gli scioperi dello scorso autunno, serpeggiava nei lavoratori un certo disagio: taluni volevano far ricadere sul sindacato, responsabilità che erano solamente dovute alla intransigenza della classe padronale. La verità si è fatta strada e la risposta più significativa è venuta dagli impiegati e dagli operai che in così grosso numero hanno aderito ai sindacati; — secondo: l'incremento della sindacalizzazione, in questo ultimo anno, dimostra che l'agire unitariamente dei sindacati è di stimolo ad una maggiore adesione dei lavoratori; seguendo questo filo unitario crediamo isa divenuto maturo anche alla LESA, per le prossime elezioni degli organismi aziendali, il problema delle liste unitarie. I padrone ha paura dell'unità dei lavoratori nei sindacati. Questo maggior numero di iscritti, quindi, non solo rafforzerà l'unità dei lavoratori della LESA, ma darà una maggiore forza a chi li rappresenta nella fabbrica.


REPRESSIONE O RIFORME? Chi detiene il privilegio ed esige un sempre maggior profitto, non può contare sulla collaborazione dei lavoratori; i quali vengono considerati alla stessa stregu a delle cose e cioè hanno un prezzo di « mercato ».

l'interno dalle fabbriche vi è un regolamento non scritto, ma che tutti i lavoratori conoscono a memoria perchè imparato sulla propria pelle sin dai primi anni di attività, esso si può condensare in poche parole:

Lí si utilizza e li si spreme senza che essi possano in alcun modo contare sulle decisioni imprenditoriali, e cercando di dar loro quel tanto che basta per vederseli ricomparire davanti a timbrare il cartellino.

il tuo capo-ufficio, il tuo capoofficina, può tutto. Da lui dipendono carriera, aumenti, mantenimento del posto;

Quando diciamo quel tanto che è sufficiente per vivere, intendiamo quel tanto che basta per risolvere a stento e, nella maggior parte dei casi, col concorso di più membri della stessa famiglia, le esigenze più elementari, quali: l'alloggio, il vitto, il vestiario, i trasporti. Quindi per il padrone si rende necessario ed indispensabile, onde evitare ribellioni, disporre di una organizzazione all' interno della fabbrica; una organizzazione fondata essenzialmente sull'autoritarismo, esercitato attraverso una struttura gerarchica ben più pesante di quella militare. Se infatti per i militari vi è un regolamento scritto che regola i rapporti tra superiore ed inferiore, che codifica il passaggio a gradi superiori. per i lavoratori al-

stai attento ad esprimere un parere, un'idea personale, lo potresti contrariare; fatti i « fatti » tuoi, cerca di essere, o almeno apparire, zelante; da lui dipendono l'avvenire tuo, della tua famiglia, dei tuoi figli. Poi noi comprendiamo che anche il nostro diretto superiore è solo uno strumento della macchina repressiva, che anche lui ha un capo dal quale dipendono ecc. ecc. ecc., e che il motore di quella macchina va ricercato nella volontà e nelle decisioni di chi pos-. siede la fabbrica. Alcuni però cadono nel trabocchetto astuto, e sbagliano obiettivo, infatti ci sentiamo dire dal compagno di lavoro che nel reparto o ufficio la vita è impossibile, i ritmi estenuanti, le prepotenze e le angherie del superiore insopportabili e che quindi si rende indispensabile un'azione nei

suoi confronti. Questo è 'in errore perchè il « capo » — salvo rari casi di sadismo congenito — non fa altro che applicare le direttive che il padrone gli ha imposto di dare, in cambio di una categoria e di un grado (stipendio) più elevati. Ma se il padrone possedesse solo quest'arma dell'autoritarismo gerarchico, i nostri problemi sarebbero già risolti da un pezzo, perchè alla classe lavoratrice non mancano volontà, coraggio ed intelligenza, ed anche una dirittura morale assai superiore a quella di chi sfrutta; e lo abbiamo visto durante le lotte d'autunno quando gli operai e gli impiegati (anche alla Lesa) hanno sostenuto duri sacrifici senza cedere all'esasperazione ed hanno vinto, spostando così i vecchi equilibri esistenti in fabbrica con l'assemblea, ecc. Perciò, visto che i lavoratori hanno vinto, al padrone si rende necessaria la repressione allo scopo di neutralizzare le conquiste così duramente ottenute. Questo apparato repressivo esterno alla fabbrica è costituito: 1) Dalla Magistratura che è espressione della classe che comanda, la quale nel peggiore dei

Colpito durante la carica della polizia in via Laghetto, un giovane viene fermato dagli agenti.


casi applica, per chi più forte ha chiesto libertà e migliori condizioni di vita, leggi che risalgono all'epoca fascista, oggi in aperto contrasto colle norme costituzionali repubblicane; e nel migliore dei casi norme che vengono applicate molto spesso a senso unico, e cioè denunce e pesanti condanne per chi ha portato un sindacalista a discutere in fabbrica ha reagito ad un comportamento volutamente provocatorio della polizia; ma impunità per i poliziotti resisi responsabili di vere proprie aggressioni, o lievissime condanne come nel caso del Vajont, di Felice Riva e la libertà provvisoria per il padrone che ha sparato sugli operai. Da una classe dirigente politica corrotta e asservita al grande capitale nazionale ed internazionale, la quale esercita il potere con strumenti che la nostra Costituzione non prevede, quali ad esempio i prefetti, le clientele, gli intrighi di « cadreghino », il mantenimento del cosiddetto « ordine pubblico » (quanti significati può assumere tale espressione!) raggiunto attraverso s ere e proprie provocazioni poliziesche, le quali hanno in dotazione un apparato offensivo (SIFAR compreso) che ha permesso nel giro di vent'anni l'assassinio di cento lavoratori, il ferimento di altri 760 attraverso l'uso delle armi da fuoco.

E tutto ciò perchè i padroni possano riprendersi con la mano sinistra, quello che con la mano destra sono stati costretti a dare. Allora si capisce che è negli intendimenti della classe imprenditoriale, colpire in modo deciso il movimento operaio e la sua organizzazione allo scopo di impedire la lotta per le grandi riforme necessarie ai lavoratori (assistenza, trattenute sulle buste paga da ridurre, e cioè riforma fiscale... che i soldi vadano a prenderseli dove ce ne sono tanti e non dove ce ne sono po^hi; riforma urbanistica, vale a dire case per lavoratori, ospedali, scuole ed i così necessari asili nido), colpire quindi il movimento operaio per garantirsi la « pace sociale » buona solo, e la storia passata e recente lo insegna, a moltiplicare i profitti e ridurre i costi di fabbrica e sociali.

Questo intendimento è però una pia illusione. Perchè si fanno i conti senza l'oste. Il movimento operaio è troppo forte, organizzato e compatto perchè questo disegno repressivo possa passare. Per vincere, noi lavoratori, dobbiamo aver ben chiari i motivi che stanno alla base della necessità di lottare per le suddette riforme; dobbiamo convincerci di aver ragione perchè tali motivi sono alla base di una avanzata reale del nostro livello di vita. Oggi, lottare per le riforme significa sconfiggere la repressione in atto nelle fabbriche e fuori di esse; ed impedire il riassorbimento da parte del padronato delle conquiste che abbiamo ottenuto con le grandi lotte dell'autunno.

Della scuola, che seleziona in base alla condizione sociale ed esclude 1'87 % dei figli dei lavoratori in modo da impedire un ricambio qualitativo della classe dirigente (il padrone sa 1000 parole. l'operaio 100; per questo è lui il padrone). Dalla TV, dalle grandi catene dei giornali che distorcono tacciono notizie, tentando di infondere tra i lavoratori una « cultura » che li convinca all'obbedienza ed alla rassegnazione. Di tutte queste armi si sono serviti e si servono contro i lavoratori, e fors'anche — oltre alle migliaia di denunce, arresti e condanne — si sono serviti o tentano di servirsi più o meno direttamente (è quello che resta da scoprire) anche di vili attentati dinamitardi per fomentare la reazione di destra contro i lavoratori.

Gli operai condannati lasciano l'aula,


- E' ~PRI° SiCuR9

Dallo stabilimento di Saronno

In questi giorni si parla di: Una nuova ::cala per ritornare a casa più in fretta Con l'imminente uscita del nostro giornale si presenta, nel migliore dei modi, l'occasione per poter trattare una volta per sempre, ed in modo aperto, un problema assai penoso ed attuale che da giorni angustia e tormenta i nostri colleghi o per essere più precisi le nostre colleghe e compagne di lavoro. Lo spettacolo che si presenta a mezzogiorno quando queste ragazze, lasciati i propri reparti di lavoro, si presentano all'imboccatura della tanto discussa scaletta che dà accesso agli spogliatoi è più unico che raro, forse ci si comprende meglio dicendo che è semplicemente disgustoso e riprovevole andare avanti così. Vi immaginate un assembramento di 500 persone con pochissimi minuti a loro disposizione per poter giungere, a tempo debito, alle partenze dei vari autobus che li porteranno nei propri paesi ónde poter consumare iY

RAGIONEVOLE OUESrO DI L Alf7R0 2

CHE SIA RITMO

pranzo dopo 4 lunghe ore di lavoro, costrette a passare su una scaletta larga poco più di un metro e per lo più costrette a fare uso della stessa sia per recarsi allo spogliatGio e successivamente per lasciarlo, dopo le consuete operazioni di cambio d'abito? Il caos regna in modo assoluto a dir poco. À questo punto ci si domanda se non è umano chiedere una sistemazione più adeguata; in fondo anche se siamo solo dei poveri operai il fatto non toglie che restiamo sempre degli esseri umani, con i propri bisogni. Una nuova scala, dunque, per evitare bolge ed incidenti inutili che certamente non giovano sia da una parte che dall'altra.

- E' UNA PROPOSTA aVESTA,. ....OPPURE CENO CHIAMARE IL DELEGATO 5141134CAIE

Dopo tanto dire, anche se problemi ne esistono ancora, vorrei chiudere. Quello che rimane ancora della lunga storia della scaletta tutti la conoscete. Quindi ognuno di noi deve sentirsi impegnato per porre fine alla fiera del mezzogiorno. Un'operaia di Saronno

Puttane. ELEktrona,

.t

umeris..

Dallo stabilimento di Milano

CAPI Ci sono pervenute delle segnalazioni, dallo stabilimento di Milano, sul comportamento di certi

funzione del capo è di un assistente al lavoro non di un guardiano, oltre tutto vi è una difesa della dignità e della valorizzazio-

capi e chi ha buone orecchie in-

ne delle persone, invitiamo quindi

tenda; non siamo per l'attacco

i capi a respingeke qualsiasi stru-

delle persone, ma per la difesa

mentalizzazione che la direzione

degli interessi dei lavoratori. La

intendesse fare della loro persona.


I RISULTATI DEL REFERENDUM Un più completo esame di tutti i dati risultanti sarà pubblicato nel prossimo numero del « rlometro », anticipiamo alcune considerazioni. E' interessante notare, ad esempio, come fra gli impiegati ci sia una maggiore presenza di giovani Ira i 21 e 25 anni; e come gran parte di questi duri poco tempo in LESA, dato che vi è un grosso abbassamento di percentuale di lavoratori fra i 26 e 30 anni ed ancor più fra i 31 e 35. Ciò è dovuto, riteniamo, principalmente ai bassi stipendi esistenti nell'azienda che si aggirano circa, in percentuale, sulle 80-90.000 lire mensili; ed anche alle poche possibilità di carriera nell'azienda. Mentre la possibilità di spostarsi per migliorare, cioè la mobilità degli operai, si arresta nella LESA in maggioranza, verso i 45 ± 50 anni; è l'età cioè in cui ci si accontenta anche del basso salario (70-80.000 lire) pur di avere un posto fisso in previsione della pensione.

Poten-

Un'altra interessante considerazione quanto incidono le spese d'affitto sugli stipendi medi della LESA: prendendo come base lo stipendio medio di L. 75.000 mensili per gli impiegati e di L. 65.000 per gli operai notiamo che le spese per l'affitto incidono per il 35 --•r- 40 % sullo stipendio medio. Un altro risultato di estremo interesse è dato dalle risposte alla domanda: « Cosa chiedono i lavoratori della LESA? », una sintesi delle richieste è raffigurabile nella seguente scala di priorità: revisione delle qualifiche; aumento del premio di produzione; 14" mensilità; miglioramento della mensa; maggiore democrazia nei rapporti fra capi e subal terní ; agevolazioni ai lavoratori-studenti.

notare

DIAMO DI SEGUITO LE TABELLE ANALITICHE DELLE PERCENTUALI RISULTANTI.

1 Domanda - Anno di età 18

80 anni

35 %

21 .± 25 26

30

13 %

h

16 %

31=35

8 %

36 ÷ 40

4 %

50

9 %

51 in avanti

3%

Senza risposta

12%

41

OPERAI

IMPIEGATI

OPERAI

[IMPIEGATI

6' Domanda - Tempo per recarsi al lavoro

15% 18-20 anni 21-25 " 13% 11% 26-30 I 31 -35 " 6% I/ 11% 36-40 25% 41 -50 51 in avanti 11% Senza rispos. 8%

media

112 minuti

114 minuti

media

7" -Domanda - Mezzo di trasporto 31 % 63 % 6%

Pubblico Privato A piedi

Pubblico Privato A piedi

26 % 69 % 5 0/0

8" Domanda - Spese di trasporto 2" Domanda - Sesso Donne Uomini

52 ° 48 %

Donne Uomini

40 °o 60 %

3" Domanda - StwoCivile Sposati Non sposati

48 Ozo 52 %

Sposati Non sposati

46 % 55%

4" Domanda - Figli Donne Uomini

12 % 22 %

Donne Uomini

43 % 42 % 15 %

A Milano Fuori Milano Senza risposta

22 % 41 % 20 % 6% 11 %

Meno di 5.000 L. alle Dalle 5.000 10.000 L. Dalle 10. 000 alle 20.000 L. Oltre le 20.000 L. Senza risposta

32 % 31 % 22 % 1% 14 0/o

9" Domanda - Spese di affitto 18 % 23 %

5" Domanda - Abitazione A Milano Fuori Milano Senza risposta

Meno di 5.000 L. alle Dalle 5.000 10.000 L. Dalle10.000 alle 20.000 L. Oltre le 20.000 L. Senza risposta

38 cyo 34 % 28 %

Meno di 30.000 L. Dalle 30.000 alle 40.000 L. Dalle 50.000 alle 60.000 L. Oltre le 60.000 L. Senza risposta

1% 58 % 11 % — 30 %

Meno di 30.000 L. Dalle 30.000 alle 40.000 L. Dalle 50.000 alle 60.000 L. Oltre le 60.000 L. Senza risposta

16 % 47 go 1 0a l °o 35 °o


IMPIEGATI

OPERAI

IMPIEGATI

10" Domanda - Titolo di studio 5' Element. più attestato profession. 1 Media inferiore più attestato profess. 41 Media super. 41 — Laurea 1 0/0 Senza risposta 16 °/o

19" Domanda

— 5' Element. più attestato profession. 50 — Media inferiore più attestato profess. 25 0/0 — Medie super. 1% — Laurea — Senza risposta 24 %

Mai Saltuariamente Regolarmente

5% 24% 25% 26 % 16 % 4%

Categoria

Categ. spec. 11 0/0 89 %

Frequentano 20 % Non frequentano 80 %

12" Domanda - Corso di frequentaz. serale Istituto comm. Istituto industr. Lingue

3% 5% 3%

Media inferiore Istituto industr. Lingue Operatori meccanografici

1% 16 % 1% 2 °/o

13' Domanda - Permessi scolastici Sì No

1% 99 %

Sì No

2% 98 %

100 %

Sì No

100 %

Mai Saltuariamente Regolarmente

75 0, 0 20 0/0 5%

1' Categoria » 2' 3' » 4' » Apprendisti

24 % 28 % 15 % 30 3%

21' Domanda - Stipendio o salario 50.000 L. 60.000 L. Da 70.000 a 80.000 L. Da 90.000 a 100.000 L. Da 110.000 a 130.000 L. Più di 150.000 L. Più di 250.000 L. Senza risposta

3% 5% 30 % 22 % 23 14 % 1% 2%

50.000 L. 60.000 L. Da 70.000 a 80.000 L. Da 90.000 a 100.000 L. Da 110.000 a Più di 150.000 L. Più di 250.000 L. Senza risposta

8% 42 23 % 13% 2% 2%

22° Domanda - Aumenti

14" Domanda - Rimborso spese scolastiche Sì No

80 % 17% 3%

Straordinario

20` Domanda - Categorie

11" Domanda - Frequentaz. scuole serali Frequentano Non frequentano

OPERAI

Nessuno Da I a 3 Più di 3 Senza risposta

36 % 51% 12 % 1%

Nessuno Da 1 a 3 Più di 3 Senza risposta

26 % 58 % 14 % 1%

15" Domanda - Possibilità carriera a fine studi 23" Domanda - Anno ultimo aumento 40 % 60%

Sì No

Sì No

50 % 50 %

16' Domanda - Eventuale cambio ditta a fine studi Sì No Non lo so

70 % 17 % 13 0/0

Sì No Non lo so

80 % 20 %

1969 1968 1966 ± 1967 1963 ± 1965 Prima del 1963 Senza risposta

20% 17 % 7% 2% 2% 16 %

1969 1968 1966 ÷ 1967 1963_1965 Prima del 1963 Senza risposta

16% 20 % 10% 3% 8% 16 %

24' Domanda - Aumento (quantità mensile) 17" Domanda - Curriculum professionale 1° impiego r impiego 3° impiego Oltre il 3" imp.

39 % 24 % 23 % 14 0/ó

1° impiego 2" impiego 3° impiego Oltre il 3" imp.

30 % 18 % 17 % 35 %

18' Domanda - Quanto tempo lavori alla LESA Pochi mesi Un anno Da 2 a 5 anni Da 5 a 10 anni Oltre i 10 anni Senza risposta

6% 11 % 22 % 41 % 19 1%

Pochi mesi Un anno Da 2 a 5 anni Da 5 a 10 anni Oltre i 10 anni Senza risposta

15 % 10 % 22 0/0 22 % 30 % I%

3.000 L. 5.000 L. 10.000 L. 20.000 L. Oltre Senza risposta

10% 20 % 20 % 8% 1% 5%

3.000 L. 5.000 L. 10.000 L. 20.000 L. Oltre Senza risposta

54 % 10% 1% 8%

25' Domanda - Tempo libero Un'altra attività Sport Divertim. vari Niente Lavori domestici Senza risposta

13 % 14 % 42 % — 8% 23 %

Un'altra attività Sport Divertim. vari Niente Lavori domestici Senza risposta

20 0/0 16 % 26 % 21 % 5% 12%


IMPIEGATI

OPERAI

IMPIEGATI

26" Domanda - Usufruisci mensa? 73 oó 27 °o

Sì No

Sì No

OPERAI

31' Domanda - Sei iscritto al sindacato? 76"v 24°o

Sì No

22°' 78 °o

Sì No

30 "n 70 °o

27" Domanda - Sei soddisfatto delle mense? Sì No Indifferenti

20 % 74 % 6%

No Indifferenti

9 04, 90 0 I °o

32' Domanda - Conosci il contratto? Sì No Senza risposta

28" Domanda - Chi dovrebbe gestire la mensa? — Gestita dai di42 0 'o pendenti — Gestita dalla 18°o direzione — Gestita dalla direzione col controllo di una commiss. sione dipend. 40 %

Gestita dai dipendenti 58 °o Gestita dalla direzione 6% — Gestita dalla direzione col controllo di una commiss. sione dipend. 36 °

29" Domanda - Ti interessi dei problemi dei lavoratori? Sì 60 % No o senza risp. 40 %

70 % Sì No o senza risp. 30 °o

30" Domanda - Se sì, in che modo ti interessi dei problemi dei lavoratori? Attivamente Passivamente

15 % 45 %

Attivamente' Passivamente

Eleggere democraticamente e unitariamente i delegati sindacali Una delle conquiste contrattuali più avanzate e più importanti e stata certamente quella dei delegati sindacali di reparto, di piano o di ufficio alla LESA. Si sono svolte delle riunioni nelle quali si è discusso sul modo di procedere alla loro nomina. L'opinione della Sezione Sindacale delta FIOM così come della Sezione Sindacale della FIM è che i delegati di Reparto devono essere eletti democraticamente e direttamente dai lavoratori in modo unitario per essere degnamente rappresentati nelle future trattative

64 % 25 % 11 %

Sì No Senza risposta

42 % 39 0/ 19%

33" Domanda - Sei disposto a collaborare con la C.I.? Sì No

72 % 28 %

Sì No

75 °o 25 °o

34" Domanda - Con quali mezzi deve agire il sindacato per ottenere quanto richiesto? Rinunciare Trattare Sciopero a singhiozzo Sciopero continuato Altre forme Senza risp.

28 °/o 14 % 20 % 30 % 8%

Rinunciare Trattare 25 00 Sciopero a singhiozzo 23 °o Sciopero con30 0 o tinuato 17 °0 Altre forme 5 oo Senza risp.

22 °ó 48 °o

con la Direzione. In questo modo i delegati che vengono eletti, non rappresentano questa a quella organizzazione sindacale ma sono una prefigurazione del sindacato unitario. Essi, assieme alle Sezioni sindacali di Fabbrica e alla Commissione Interna, costituiscono il Consiglio Sindacale di Fabbrica. Ci pare che questo sia il modo migliore per dare seguito e per portare ad un livello più avanzato l'esperienza di democrazia sindacale e di partecipazione che abbiamo costruito e vissuto, durante la battaglia contrattuale. Quello è il modo migliore inbltre per dare forza e prestigio a questa nuova struttura sindacale che dovrà affrontare, con grande impegno, i problemi delle condizioni di lavoro che alla LESA non sono nè pochi nè semplici.

Significato dell' assemblea Il diritto all'assemblea è stata una delle maggiori conquiste realizzate con l'ultimo contratto di lavoro, ma la semplice conquista non significa che abbiamo risolto il problema della partecipazione dei lavoratori. Nell'ultima assemblea abbiamo notato alcune deficienze e se vogliamo, una certa immaturità da parte di buona parte delle maestranze. Certo noi non pretendiamo che di punto in bianco si trovi la capacità dell'intervento, ma invitiamo tutti i lavoratori ad un atto di coraggio intervenendo col proprio contributo alla discussione. Non dobbiamo lasciare che siano sempre i pochi soliti a prendere la parola, poichè in questo modo le decisioni rischierebbero di essere quelle di pochi e non la volontà della fabbrica.


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