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Si è aperta la campagna di tesseramento dei partiti

Quale interesse per la politica a 18 anni?

Intervista al responsabile politico della FGCI di zona

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Malgrado la buona riuscita di assemblee degli studenti, manifestazioni internazionaliste ecc., c'è difficoltà nel portare i giovani all'impegno politico e sociale; come mai?

Una certa difficoltà ovviamente esiste; le cause sono molteplici e tutte complesse. Direi che la causa più rilevante è la crisi del Paese che produce' immediatamente nella psicologia del giovane una sorta di repulsione verso la politica — quelle con la P maiuscola — intesa nel senso dei vertici dei partiti, dei rapporti tra essi, delle opere di "ingegneria politica" che portano alla formazione di delicati equilibri. C'è poi tutta una propaganda, a volte sottile a volte rozza, — tipo Montanelli, per intenderci — che agita lo spauracchio dei partiti e teorizza il disimpegno ed in sostanza l'indifferenza.

I giovani ovviamente sono il bersaglio privilegiato ed al tempo stesso più vulnerabile di tale propaganda. Diamo soltanto una occhiata al fenomeno che è stato definito "travoltismo". Al di sotto di questa ondata "febbrile" per il ballo sulle note dei Bee Gees, vi è proprio il tentativo da parte dei paesi capitalistici di recuperare un certo potere ormai perduto; e lo recupera tra i giovani appunto attraverso l'ideologia della "Brillantina".

Tutto ciò come si può ben capire pone molti ostacoli all'iniziativa di forze politiche giovanili come la FGCI.

Che spazio ha la FGCI in Zona 9 in confronto anche agli altri movimenti giovanili?

Il nostro spazio nella zona c'è. Lo stiamo guadagnando giorno per giorno. Nell'ultimo periodo poi, l'iniziativa dei tre circoli si è notevolmente sviluppata e questo è sintomo di un risveglio della FGCI nella zona 9 dopo un lungo periodo nel quale esso viveva alla giornata, il che ha in alcuni casi voluto dire non vivere.

Per quanto ne so, forti organizzazioni politiche giovanili non ce ne sono, tranne forse la Gioventù Aclista e il Movimento dei Lavoratori per il Socialismo, credo che però anch'essi abbiano incontrato gravi difficoltà. É vero che c'è un ritardo della FGCI nell' affrontare i problemi del tempo libero, della cultura, i problemi materiali dei giovani ecc.; che la FGCI è troppo seria, troppo "inquadrata"?

Festa, partecipazione, lotta: un modo diverso di vivere la vita politica

Festa del Tesseramento della Sezione Mandelli di Pratocentenaro

Si è vero. Ed è proprio in base a questa consapevolezza che la FGCI dall'ultimo Congresso di Firenze (dell'anno scorso), sta cercando di cambiare molto. Vedi, credo che lo sbaglio più grave commesso da noi nel passato, sia stato quello di pensare al momento giovanile come ad un mondo unitario e nel credere che il compito nostro fosse quello di spostare tutto questo mondo a sinistra, facendolo magari iscrivere al PCI. Oggi abbiamo capito che il "mondo dei giovani", vuoi a causa della crisi, vuoi per la stessa natura del giovane, è estremamente frantumato, tra le stesse forze politiche vi sono diversità profonde ed il problema non è più quello di mettere tutto in un unico calderone sacrificando le proprie "ORIGINALITÀ", nel nome di un incompreso senso dell'unità che tutto appiattisce.

Tra le altre cose, credo che proprio un malinteso senso della politica, dell'unità abbia provocato problemi importanti anche all'interno dello stesso PCI. In questo senso, la "vecchia" FGCI era troppo "inquadrata", e "seria" come tu dici. Una volta al quindicenne offrivamo soprattutto fumose quanto noiose riunioni nelle quali si discuteva dei "massimi sistemi"

Oggi ci siamo convinti che l'approccio del quindicenne alla politica dei comunisti non avviene attraverso la lettura dei classici del marxismo, ma al limite anche solo per un fatto di simpatia; ed è giusto che sia così.

Ecco dunque che bisogna cambiare modo di discutere, lasciando spazio alla fantasia ed alle creatività di tutti i compagni, facendo in modo che si possa discutere seriamente, appassionatamente e anche ridere. Ma non possiamo offrire solo occasioni di dibattito; organizzeremo feste, spettacoli, gite e molte altre cose del genere.

E non ci credo che ciò corrisponda ad una spolicitizzazione della FGCI, anzi, direi che si tratta proprio dell'esatto contrario; vuol dire costruire una organizzazione politica davvero legata ai bisogni ed alle aspirazioni delle nuove generazioni; una FGCI più matura, più giovane e perciò anche più spregiudicata e più viva.

Intervista a cura di

Kristina Robinson

Alla fine del "Mese del Partito" la Sezione Mandelli ha organizzato la tradizionale Festa del Tesseramento, che ha avuto come iniziativa centrale, la premiazione di tutti quei compagni anziani iscritti al partito durante il periodo fascista, con la consegna di una medaglia d'oro e un attestato. Un doveroso riconoscimento del Partito Comunista per l'attività da loro svolta durante il fascismo. Attività che portava ad agire con grandi sacrifici e rischi per la loro vita.

La cerimonia di premiazione si è svolta sabato 25/11 al Circolo l'Ancora di Via Moncalieri alla presenza di decine di compagni, giovani e anziani, resi particolarmente sensibili e attenti dall'indubbio valore non retorico connessi alla vicenda umana e politica di questi militanti comunisti.

Prima della premiazione è stato proiettato un documentario che rievocava i fatti più salienti della storia del Partito Comunista; dalle figure più conosciute e stimate, da Gramsci e Togliatti a Longo, tino a un proilio sintetico ma efficace delle battaglie politiche e ideali fino ai nostri giorni, con una sintesi dei discorsi di Berlinguer. Finito il filmato e lette alcune poesie sulla Resistenza, giunti al momento più emozionante, belli il Segretario che emozionato lo era già ...da un po' di tempo non trovava più l'elenco. Superato in breve ...l'incidente, il Segretario ha consegnato a ogni premiato la medaglia e l'at- testato invitandoli a portare il contributo delle loro esperienze personali nella lotta di classe, che è la bandiera della ideologia marxista e leninista.

Sono stati così raccontati, con semplicità, episodi che non devono assolutamente apparire retorici del passato ma che invece furono causa, per chi li visse in prima persona, di rischi e di sofferenze personali e familiari, illuminando con la lotta e gli ideali un periodo buio e amaro della storia italiana.

Un compagno, quasi schermendosi perché a lui il fatto sembrava marginale, racconta che in periodo di guerra, lui primo segretario e uno dei fondatori della sezione Mandelli (in quei tempi di clandestinità le riunioni si tenevano in tutta segretezza in casa dei compagni) aveva in casa gli schedari con i nomi degli iscritti e documenti politici.

Avvisato un giorno che nella zona si stava effettuando un restrellamento casa per casa di "sovversivi comunisti" decise di portare in un posto più sicuro quel materiale scottante.

Uscendo in strada si imbattè però in una pattuglia della milizia fascista; senza farsi prendere dal panico e fuggire, il compagno, visto sopraggiungere un tram, corse verso un milite fascista e fingendo una fretta notevole gli chiese: "Mi scusi, chel tram chi el va alla stasiun centrai?"

"Sì!" rispose il milite. "Allura curri subit a chapal perché se no perdi el tren!"

ATTIVITÀ CULTURALI NELLA NOSTRA ZONA Incontri con la pittura e la fotografia

Due interessanti iniziative del Circolo Ghiglione

Con questo gesto di freddezza e coraggio, il compagno ingannò la canaglia fascista riuscendo a salvare preziosi documenti e la vita di decine di compagni.

Un altro compagno ha ricordato come nel 1922, dopo uno sciopero organizzato al deposito ferroviario di Milano Lambrate il capo di allora, fascista, lo fece licenziare in tronco con la motivazione "licenziato politico" in un periodo in cui le prospettive di un altro lavoro erano difficili in quanto schedati dalla polizia segreta. Altri compagni sono stati deportati in Germania nei campi di lavoro e alcuni nei campi di concentramento nazisti.

E' attraverso queste "memorie" che si ristabilisce la saldatura tra i promotori di tante dure battaglie della classe operaia e le nuove generazioni perchè questo patrimonio storico e ideale possa forgiare il loro carattere e la loro coscienza sulla strada difficile ma gloriosa di una Italia socialista.

Alla fine dei festeggiamenti non poteva mancare il brindisi con una fetta di torta e un caloroso applauso a questi anziani militanti, veri protagonisti della giornata e della storia.

Nel prossimo numero intervista ai partiti sul ruolo del Consiglio di Zona

Il Circolo GHIGLIONE in collaborazione con alcuni pittori appartenenti al gruppo "SIRIO" organizza una mostra collettiva di pittura nella quale si avrà modo di ammirare (ed anche acquistare) quadri ed opere grafiche.

La mostra si aprirà il giorno 16 dicembre alle ore 18 e resterà aperta fino a Natale. Al "Vernissage" del 16 dicembre sarà offerto un rinfresco ed inoltre tra gli intervenuti verrà sorteggiato un fortunato che avrà diritto a farsi ritrarre ad olio dal pittore Segabrugo.

Nel frattempo il Circolo Ghiglione ha in cantiere un'altra importante iniziativa, rivolta questa volta ad un'altra arte figurativa: la fotografia. Pubblichiamo di seguito il programma.

RICORDANDO MAURO BRUTTO

La sera di sabato 25 novembre è morto Mauro Brutto, ucciso in via Murat pochi minuti dopo essere uscito dal giornale, da un'automobile pirata che fino a questo momento non è stata possibile individuare. Mauro era uno dei giornalisti più conosciuti e più capaci de l'Unità. Lo conoscono bene i compagni, i lettori del nostro giornale che hanno seguito in questi otto anni le vicende della mafia nel nord, dei sequestri di persona, del traffico di armi, dell'intreccio profondo tra mafia e terrorismo dai suoi articoli.

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Aveva solo 32 anni ed era arrivato al giornale nel 1970 trovando nel settore della grande cronaca la sua naturale collocazione.

Quello che forse i lettori non sapevano era il sacrificio, l'abnegazione, la dedizione che contraddistinguevano il lavoro di Mauro e che ne avevano fatto uno dei giornalisti più conosciuti e stimati anche tra i colleghi e tra i funzionari di polizia, i carabinieri, gli agenti della Guardia di finanza. Perché anche questo era il suo lavoro, saper stabilire contatti umani di fiducia e di stima con forze con le quali non sempre nel passato i nostri rapporti erano stati facili. Mauro ci era riuscito per la schiettezza e la convinzione delle sue posizioni di comunista e insieme per le sue capacità professionali e le sue conoscenze tecniche.

In questi giorni dopo la sua merte a l'Unità ci rendiamo conto che Mauro è uno dei pochissimi insostituibili nel nostro lavoro. Sembra retorica, ma chi lo ha conosciuto sa che è la verità nuda e cruda.

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Quasi quarant'anni di blocco dei fitti, quasi quarant'anni di speculazioni, intrallazzi, provvedimenti insulsi e clientelari, hanno fatto della questione casa, un groviglio assurdo di individualismi, di saccheggio delle città e delle campagne, di basso sottogoverno, di sperpero scriteriato delle ricchezze nazionali.

Non può stupire, pertanto, se il cosidetto bene rifugio, governato con tale politica, ha influito sul tasso d'inflazione per circa un terzo del totale. Se poi vi aggiungiamo la distruzione ecologica che la politica urbanistica dissennata ha prodotto (non dimentichiamoci del Seveso), il costo pagato da tutti, dalla collettività intera, è molto più alto.

Quest'anno sono uscite due leggi, a distanza di pochi mesi una dall'altra: l'equo canone e quella sul Piano decennale per il finanziamento dell'edilizia residenziale, (n. 457), che iniziano a fare chiarezza ed ordine. È. solo la partenza per un modo più ordinato e trasparente di fare la politica della casa; è il primo tentativo serio di cambiare, dopo il disastroso fallimento di una politica fatta prevalentemente per scopi elettorali e clientelari.

Per la prima volta in Italia si varano leggi per.bloccare la speculazione selvaggia e lo "sciopero degli investimenti".

Pur non nascondendoci che queste leggi non sono il meglio e presentano ancora gravi carenze esse sono purtuttavia un fatto positivo.

Partendo da questa nuova realtà si è svolto nei giorni 3 e 4 novembre, qua a Milano, il secondo Congresso dell'ALCAB (Associazione Lombarda delle Cooperative di Abitazione). Un dato inequivocabile ed irreversabile è emerso da quel congresso; le cooperative di abitazione sono, e saranno sempre di più per il futuro, un fattore di elaborazione e di gestione della politica della casa nella nostra regione.

Le cooperative di abitazione, in particolare quelle a proprietà indivisa, inventate quasi un secolo fa dal proletariato milanese, non vogliono più avere un ruolo subalterno nella gestione della politica della casa, bensì avere un ruolo a pari dignità e responsabilità con gli altri due operatori fondamentali, l'edilizia pubblica e quella privata. Fino a ieri, attraverso lo sforzo, il sacrificio e la passione di migliaia di lavoratori, avevano costruito case superando mille difficoltà e mille inceppi, riuscendo ad assicurare a gruppi esigui di lavoratori una casa dignitosa ed accessibile, ma dovevano comunque subire le conseguenze nefaste di una politica che si manifestava in una sempre maggiore divaricazione tra costo della casa e reddito dei lavoratori. La casa è un servizio sociale e non può assorbire circa 1 /3 del reddito del lavoro.

Su questi punti centrali, si è svolto il dibattito congressuale: far uscire la cooperazione di abitazione dal ghetto della subalternità e dare case ai lavoratori che siano dignitose, a misura dell'uomo, ed economiche. La legge 457, per l'edilizia residenziale offre finalmente questo sbocco e le cooperative di abitazione intendono assumere con piena responsabilità il ruolo di protagoniste.

Nel biennio 1978 - 1979 circa 100 miliardi saranno distribuiti dalla Regione Lombardia, per costruire case. È denaro pubblico che deve servire al pubblico e non più sperperato nelle speculazioni o investito a casaccio, come capita, senza tenere conto delle priorità e delle maggiori esigenze.

All'uso di questo danaro concorreranno enti pubblici, privati e le cooperative, ma solo per costruire case che siano accessibili ai redditi di lavoro. Queste le condizioni della legge e questo controlleranno le cooperative di abitazione nella loro nuova funzione.

Le cooperative milanesi, hanno una lunga tradizione di gestione corretta e trasparente, poichè hanno sempre gestito soldi dei soci e dei lavoratori, soldi puliti, e nel loro congresso esse hanno riaffermato questo loro merito che dà diritto e la garanzia di gestire anche il denaro pubblico sempre con quella correttezza e competenza così in disuso presso gli altri operatori del mercato casa.

Tra i gestori della politica della casa non vi saranno, d ora in avanti solo i carrozzoni governativi che hanno creato sacche ingovenabili di corporativismo, o gli speculatori selvaggi, ma vi si affianca anche la cooperazione di abitazione, cosciente delle sue tradizioni, della sua forza e delle sue capacità. Sono centinaia di migliaia di soci, migliaia di consiglieri, di amministratori, decine e decine di cooperative, e nessuno può pensare di strumentalizzare simile forza. L'autogestione delle cooperative, la loro vita democratica è la garanzia che per la politica della casa sono cambiati i tempi, che ci si avvia verso una politica seria, oculata, che privilegia il momento sociale, collettivo e non più quello privatistico, egoistico, individuale. Non si capisce perchè coi soldi di tutti si debbano privilegiare interessi e scopi personali. Questo l'inizio di un nuovo indirizzo della casa. Inizio, che non sarà sempre facile, ma come dice la saggezza popolare, l'importante è cominciare, ed avere gli strumenti e le forze perchè questo processo non si fermi. Il movimento cooperativo di abitazione è questo strumento, è resta forza; e il congresso delI ALCAB ne ha espresso la piena coscienza e volontà. Ma il congresso non si è limitato a queste affermazioni e prese di principio. La casa urge e non si può attendere.

Per questo le cooperative hanno lanciato il loro piano triennale.

Tra il 1979 e 1982 le cooperative della Associazione si impegnano a costruire in Lombardia 2000 alloggi nuovi ed a risanare altri 1200 per una spesa preventivata superiore ai 60 miliardi; di questi nuovi alloggi 500 saranno costruiti nella sola Milano.

Certo, la fame di case è grande, più grande di queste cifre, ma la cooperazione non può e non è giusto che debba fare tutto lei; con questo piano casa dimostra di fare il suo dovere, ed anche gli altri operatori dovranno fare il loro.

Giancarlo Zinoni

Salvaguardiamo il patrimonio delle case popolari delle Vie Ciriè - Di Monte - Racconigi

Tra i numerosi e gravi problemi che nel corso degli ultimi anni hanno interessato ed interessano tuttora la zona Pratocentenaro-Cà Granda Nord: dalle inondazioni del torrente Seveso alla diossina, dai vandalismi alla droga, per citarne alcuni, il solo ad essere costante elemento di discussione tra la popolazione del quartiere è stato ed è quello relativo alle manutenioni dello I.A.C.P., con particolare riferimento alle vie De Monte, Ciriè, Racconigi. Le manutenzioni riguardanti le case popolari della nostra zona hanno avuto il loro inizio l'anno scorso, ormai, e da allora fino ad oggi sono rimaste localizzate nei soli stabili di via De Monte lasciando i palazzi di via Ciriè e Racconigi 19 in uno stato di lenta ma progressiva decadenza. Non può non lasciare colpiti la considerazione del fatto che tali lavori di manutenzione non furono iniziati per una precisa volontà dello I.A.C.P. di salvaguardare il proprio patrimonio edilizio, patrimonio di tutta la popolazione (almeno di quella ivi residente), bensì grazie ad un energico intervento delle forze politiche della zona e del Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari (S.U.N.I.A.) che con la forza di una pressione congiunta riuscirono ad ottenere un primo stanziamento di 355 milioni.

Cifra di per sè non molto consistente è vero, ma pur sempre sintomo se non altro del Fatto chè si era riusciti a produrre una breccia nel muro di indifferenza costruito intorno alla questione dell'edilizia popolare da parte di un ente (Autonomo Case Popolari) retto da una gestione il cui principale interesse è stato per lunghi anni quello dello sviluppo sempre maggiore di fasce clientelari.

(Ho usato la parola sintomo, ciò non significa che nulla è stato fatto). Qualcosa in realtà è stato compiuto grazie soprattutto alla vigilanza delle forze politiche e del S.U.N.I.A., ma ciò che è stato fatto non basta, non è soddisfacente sia da un punto di vista quantitativo sia da un punto di vista qualitativo.

Tutto ciò crea nuovi ordini di problematiche al di là di quelle strettamente tecniche relative alle disfunzioni edilizie. I nuovi problemi nati sono essenzialmente questi: occorre dare maggiore forza alle orga- nizzazioni politiche e sindacali, bisogna essere in grado di gestire direttamente i fondi che si è riusciti a strappare per le manutenzioni. O per lo meno riuscire a controllarne l'esecuzione. Questo potrebbe sembrare uno dei soliti discorsi che sì è abituati a leggere e rimasti incompiuti come tanti bei propositi se non fosse invece che, grazie ad un numero purtroppo non molto ampio ma bene organizzato nel Sindacato Inquilini, si è riusciti ad ottenere già prima delle ferie estive un nuovo stanziamento di 500 milioni per continuare ad ampliare le manutenzioni. È opportuno qui anche un ringraziamento per l'interessamento dimostrato dall'assessore responsabile della Commissione Bilancio del Comune di Milano Camagni, del Partito Comunista.

La lotta quindi è vincente là dove esiste la volontà di vincere. Bisogna aggiungere però che ancora una volta l'Istituto Autonomo Case Popolari, in un momento di allentamento del controllo popolare, e cioè proprio durante le ferie estive, sui soldi strappati alle manutenzioni, ha agito in modo dannoso agli interessi del patrimonio edilizio pubblico utilizzando una parte degli stanziamenti previsti per andare a coprire una piccola parte dell'indebitamento a carattere passivo nei confronti delle banche che esso ha accumulato in lunghi anni di gestione di tipo burocratico e non aziendale.

È stato accertato che l'Istituto Case Popolari ha appaltato un'impresa per opere di manutenzione del costo totale di 376 milioni; sono così 174 i milioni andati praticamente perduti. Questo non deve significare un riflusso della lotta, bensì un punto di base per la sua intensificazione, coscienti del fatto che senza manutenzioni le nostre case, come tutti gli elementi fisici, si deteriorano, che per eliminare i deterioramenti si deve operare mediante le manutenzioni, che per ottenere che le manutenzioni si facciano occorre lottare contro le passività dello I.A.C.P. e che uniti si vince.

Stare chiusi nel proprio mondo casalingo cercando di tar;,:ire i buchi da cui piove da soli non riesce ad impedire che prima o poi il tetto ci cada addosso se siamo al piano più alto, e se anche fossimo al piano inferiore una volta che il tetto è caduto saremmo rimasti perlomeno senza casa (non considerando inondazioni del Seveso e simili!).

La soluzione non può essere che una: rafforzare con la propria presenza, con la propria solidarietà, con la propria partecipazione le organizzazioni che rappresentano gli interessi degli inquilini, in questo caso delle case popolari, prima fra tutte il S.U.N.I.A., i cui obiettivi immediati sono il recupero dei 174 milioni mancanti dei 500 milioni ottenuti, l'inizio delle manutenzioni più urgenti in via Ciriè e Racconigi, la partecipazione popolare alla gestione dei servizi primari delle abitazioni: pulizie, portierato, riscaldamento.

Anche questi ultimi non sono obiettivi impossibili da raggiungere se si pensa che nelle case di recente fabbricazione in via Val Maira e Cà Granda ciò è di normale amministrazione. In queste case sono gli inquilini a decidere le modalità di riscaldamento, le modalità dei rapporti da mantenere con gli addetti alle pulizie. In queste condizioni anche l'inquilino delle case popolari diventa propriamente padrone della propria casa venendo meno uno dei fattori principali di alienazione: l'impossibilità di poter disporre di proprie scelte personali. Fabio Cristina

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