Il Consiglio di fabbrica_Asgen7

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Bollettino unitario ASGEN

IL CONSIGLIO DI FABBRICA

RICONOSCIMENTO DEL "Consiglio di Fabbrica"

Le lunghe lotte sindacali del dopoguerra, con le loro alterne vicende non avevano mai modificato la struttura rappresentativa del Sindacato » in azienda e l'unico organismo riconosciuto era la Commissione Interna.

Riconoscimeniò del "Consiglio di Fabbrica.

Un impegno aui-ocrilico

L'indifferenza

scuoia,Fabbrica,9uarl-iere: una lol1 comune

Crisi del dollaro

Periscopio

La grande lotta per il rinnovo del Contratto di Lavoro dei metalmeccanici nel 1969 creò nuovi legami tra il Sindacato ed i lavoratori con la costituizione dei Delegati di Reparto e di ufficio che avevano il compito di gestire la lotta programmando gli scioperi, le manifestazioni ed organizzando le assemblee dei lavoratori.

Le grandiose lotte che interessarono oltre un milione di metalmeccanici, svoltesi nell'autunno del 1969, rimaste nella storia del movimento sindacale italiano come l'autunno caldo, furono condotte e vinte dalla nuova struttura sindacale sorta dalla base e divenuta struttura portante del Sindacato.

Questa nuova struttura sindacale diede origine al Consiglio di Fabbrica che divenne l'organo rappresentativo del Sindacato nella azienda. Il ruolo del Consiglio di Fabbrica è diventato, nella maggioranza delle aziende, quello di unico rappresentante dei lavoratori e quindi gestore delle rivendicazioni e delle vertenze.

Il Consiglio di Fabbrica è inteso

dai lavoratori come l'espressione di tutti i reparti e di tutti gli uffici i quali devono essere adeguatamente rappresentati affinchè tutte le contraddizioni aziendali trovino la loro giusta collocazione e valutazione in sede sindacale. E' questa l'espressione più altamente democratica e matura con cui guidare e gestire tutti i problen.' e l'attività sindacale.

Il riconoscimento del Consiglio di Fabbrica è dunque un problema che dovrà essere acquisito ai più presto per garantire funzionalità ed autonomia alla rappresentanza sindacale in azienda; in particolare la gestione del piano professionale comporterà al Sindacato in azienda nuovi grossi problemi di verifica e di dibattito a tutti i livelli.

Il dilazionare la soluzione di questo problema non giova a nessuno perchè solo tra due controparti autorevoli e qualificate sono possibili nuovi e validi accordi reciprocamente rispettati con chiarezza e lealtà.

SOM MA RIO
DICEMBRE 1971

UN IMPEGNO AUTOCRITICO

II primo elemento che viene indicato come la causa maggiore del ritardo esistente nel processo di sindacalizzazione degli impiegati è il loro assenteismo, il loro porsi a rimorchio delle lotte operaie. Questo accade anche perchè la classe padronale ha avuto sempre interesse q non responsabilizzarli, a farli diventare merce - lavoro.

Infatti gli impiegatisono sempre stati la fonte che ha alimentato la élite del potere, ín mezzo a loro il padronato hasempre trovato gli elementi più fidati, più sottomessi, pronti ad aiutarlo ed a favorirlo.

Eppure tutti sanno che i gradini più alti della gerarchia aziendale sano accesibili praticamente solo ad una minoranza di « laureati », per gli altri si delinea, non tanto una identità di mansioni con gli operai, quanto una serie di questioni concrete, tipo: la dequalificazione, la parcellizzazione del lavoro, la totale mancanza di autonomia, gli sbarramenti di carriera, che rendono le condizioni di lavoro degli impiegati mito simili a quelle degli operai.

Bisogna aprire un discorso nuovo su una diversa valutazione e collocazione da lavoratore, sulla necessità di modificare il rapporto tra lavoratori e Direzione, sulla esigenza di garantire al lavoratore uno sviluppo professionale continuo che consenta di non più accettare supinamente l'organizzazione del lavoro ma, al contrario, attraverso nuovi istituti, creare in azienda una conflittualità dialettica permanente in grado di modificare l'organizzazione del lavoro partendo dalla valorizzazione del patrimonio umano e professionale presente in Azienda.

A questo si può arrivare adottando il sistema della valutazione della professionalità; cioè valutare il lavoratore non per il posto che occupa o per il lavoro assegnato che svolge, non già sulla base di una serie di componenti fattoriali in cui si giunge a monetizzare le condizioni ambientali o la nocivii?, ma sulla 'base di un giudizio sintetico che si trovi il lavoratore, nel momento in cui si valuta, in un rapporto di equilibrio tra capacità professionale e mansione svolta.

L'obiettivo è importante: si tratta, attraverso il riconoscimento della professionalità, di riprodurre un nuovo piano d'inquadramento che aggredisca l'attuale organizzazione del lavoro modificandola sostanzialmente.

Riconoscere la professionalità significa promuoverla e mettere in movimento un meccanismo che intervenga nell'attuale situazione, modificandone ed invertendone la tendenza.

La orofellonalità riconosciuta in fabbrica, sganciata dalle mansioni ma collegata alla crescita con tempi fissi, il diritto ai corsi di formazione durante le ore di lavoro, significano sviluppo verticale, retribuzioni più adeguate e quindi la esigenza di una suddivisione mondiale del lavoro diversa da quella attuale, che vede nell'Italia un paese dai bassi salari e perciò arretrato dal punto di vista tecnologico.

Pagare di più il tecnico ed il lavoratore in genere vuoi dire obbligare il padrone alla ricerca e alla progettazione.

Tale traguardo sarà pienamente raggiunto se l'obiettivo principale di riferimento resterà quello di incidere profondamente nell'organizzazione del lavoro per modificare, una volta per tutte, il tradizionale rapporto autoritario padrone-lavoratore.

Sono questioni grosse che richiedono un ulteriore sforzo di discussione e di elaborazione, che bisogna però riuscire a portare avanti per entrare nella realtà viva della fabbrica. Questo deve essere l'impegno di tutti: dei Sindacati, ma anche il nostro di impiegati.

D'altra parte nemmeno la job evaluation » è servita a superare questi aspetti negativi che compaiono oggi, ma anzi, legando la qualifica al posto di lavoro ed alla manione, invece che alle capacità reali dell'individuo, tende a rafforzarli ed acuirli.

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Scuola, Fabbrica, Quartiere: UNA LOTTA COMUNE

La fase che si apre nella scuola appare caratterizzata dall'intreccio di due linee della classiedominante: da un lato i tentativi di riorganizzazione del governo il cui scopo fondamentale è quello di rimettere ordine in un edificio traballante, prevenendo e contribuendo a smorzare ogni ripresa di un movimento politico di massa che parta dalla scuola e stabilisca profonde e vaste alleanze sociali.

Dall'altro lato si va delineando un fronte reazionario, che tende a fare leva su posizioni di privilegio minacciate (presidi, ecc.) e sul malcontento diffuso di vaste categorie (per esempio: insegnanti disoccupati), per produrre anche nella scuola un arretramento generale dello scontro ed una restaurazione dell'ordine sociale, innanzitutto come ordine scolastico.

Il legame di queta dinamica dello scontro a livello di scuola con quello generale del paese è evidente.

Riformismo e reazione, che cerca una base di massa, si intrecciano ed operano come parti di un unico disegno che mira a riconquistare una egemonia che negli anni dal 1968 al 1970 pareva perduta.

Il problema non è dunque certa-

mente quello di appoggiare il riformismo contro la reazione: tale linea di condizionamento sarebbe oltretutto illusoria, perchè le più timide riforme si scontrano oggi con un intreccio di problemi ai quali governo e classe dominante non sono in grado di dare una risposta.

La politica governativa riguardo alla scuola è stata orientata verso un contenimento della spesa: fondi non spesi per la scuola materna statale, per l'edilizia scolastica, mancati stanziamenti per la gratuità, per ridurre il numero degli alunni per classe (mancanza di aule, doppi turni, resistenze di ispettori ministeriali).

Ogni ipotesi di riforma complessiva della scuola, da ottenersi attraverso un condizionamento degli equilibri governativi, od una contrattazione di vertice, è sbagliata, perchè parte dalla errata convinzione che « questa scuola » nella fase attuale dello scontro di classe, possa essere « riformata »; riportata al di fuori delle contraddizioni sociali, laddove si rivela sempre di più come un edificio ingovernabile dalla stessa classe dominante, ed incapace di dare spazio alle esigenze del proletariato in movimento.

Il problema è dunque di inserirsi in queste contraddizioni della scuola con una forte e qualificata iniziativa politica, che corrisponda ai profondi bisogni delle masse, rimettendo in moto le forze sociali interessate (studenti e settori di insegnanti) ed unificandole Sotto l'egemonia della classe lavoratrice.

Le lotte operaie hanno affermato un processo di unificazione attraverso la contestazione della divisione capitalistica del lavoro e del criterio meritocratico. La scuola, come è stato molte volte affermato, è basata sul principio della compe tività, della selezione, dell'autoritarismo.

Di qui la necessità di una lotta per la scuola che affermi la continuità e validità delle lotte operaie; necessità di un intervento della classe lavoratrice e di tutte le altre forze interessate, nei vari momenti in cui opera la selezione di classe e la divisione del lavoro, per contestarla e svilupparne le contraddizioni. Questo siunifica creare un movimento per l'attuazione e generalizzazione della scuola materna, per una Scuola dell'obbligo gratuita ed a tempo pieno, per un controllo dei contenuti e di ogni aspetto della vita

MAESTRO-\
DICE CHE NON SI
SCIOPERARE \ È VERO CHE E' UN FASCISTA? 3
SIGNOR
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ZITTO! D'Ami LA POESIA ! BRAVO! lo r _ A POSTO E L ZITTO! LA VISPA TERESA GRIDAVA L' HO PRESA L' HO PRESA ' •

Scolastica, per la realizzazione di una scuola aperta alle lotte sociali. Ma occorre anche collegare le rivendicazioni dei lavoratori della scuola agli interessi generali di clan: la lotta per il diritto allo studio va strettamente legata a quella per il diritto al lavoro e la battaglia contro le strutture autoritarie della scuola va legata alla richiesta di una maggiore libertà

di intervento nella scuola (assemblea aperta).

Si tratta in particolare di contribuire alla ripresa unitaria di un movimento studentesco di massa, capace d'impostare dentro la scuola la sua battaglia, impedendo la restaurazione dell'ordine e la coagulazione delle componenti reazionarie. Si tratta d'inserire nel malcontento di alcune categorie

L'INDIFFERENZA

A chi si crede « fuori dalla mischia »; a chi sostiene che il pericolo fascista non Io riguardi; a tutti gli assenteisti, dedichiamo queste pagine di Antonio Gramsci, scritte nel carcere fascista ove fu fatto morire.

E' invero la molla più forte della storia. Ma a rovescio. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto di valore generale può generare non è tutto dovuto all'iniziativa dei pochi che fanno, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perchè alcuni vogliono che avvenga, quanto perchè la massa dei cittadini abdica alla sua volontà e lascia fare, e lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada può tagliare, e lascia salire al potere degli uomini che poi solo un ammutinamento può rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia è appunto l'apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fàtti maturano nell'ombra, perchè mani non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora. I destini di una epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati di piccoli gruppi attivi, e la massa dei cittadini ianora. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare, ma la tela tessuta nell'ombra arriva a comnimento, e allora sembra che la fatalità travolga tutto

e tutti, che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, una eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto, e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo, chi indifferente. E quest'ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi al` ,nseguenze, vorrebbe che apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli è irresponsabile. E alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno, o pochi, si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere di uomo: se avessi cercato di far valere la mia voce, il mio parere; la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno, o pochi, si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro appoggio morale e materiale a quei gruppi politici ed economici, che, appunto per evitare quel male, combattevano, di procurare quel tal bene si rroponevano. Costoro invece preferiscono parlare di fallimenti di idee, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Continuano nella loro indifferenza, nel loro scetticismo. Domani ricominceranno nella loro vita di assenteismo da ogni responsabilità diretta o indiretta. E non è a dire che non vedano chiaro nelle cose, che non siano rapaci di prospettarci delle bellissime soluzioni dei problemi più attualmente urgenti, o di quelli che vogliono più ampia preparazione, e

(come gl'insegnanti) una chiara proposta politica di trasformazione complessiva della società, impedendone lo sbandamento corporativo. Infine lavorare nel tessuto sociale, a partire dalla fabbrica e dai quartieri, per costruire forme di lotta e di stabilire alleanza tra la classe operaia e le forze sociali che sperimentano nellaTuola l'oppressione e la mancanza di sbocchi.

più tempo, ma che sono altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è conseguenza di una curiosità intellettuale, non di pungente senso d'azione, che non ammette agnosticismi ed indifferenze di nessun genere. E bisogna perciò educare questa sensibilità nuova, bisogna farla finita con i piagnistei inconcludenti degli eterni innocenti. Bisogna domandar conto a ognuno di come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. Bisogna che la catena sociale non pesi solo su pochi, ma che ogni cosa che succede non sembri dovuta al caso, alla fatalità, ma sia intelligente opera degli uomini. E perciò è necessario che spariscano gli indifferenti, gli scettici, quelli che usufruiscono del poco bene che l'attività di pochi procura, e non vogliono prendersi la responsabilità del molto male che la loro assenza dalla lotta lascia preparare a succedere.

ANTONIO GRAMSCI

La politica nord-americana, nel corso di molti anni, imponendo la circolazione di dollari privi della necessaria copertura aurea, ha esportato all'estero inflazione, si è impadronita di settori industriali, ha creato le condizioni per movimenti speculativi.

Questa politica monetaria è la espressione della strategia delle grandi imprese multinazionali statunitensi ed uno degliStrumenti dell'imperialismo americano. Quando le contraddizioni interne del sistema si manifestano in tutta la loro gravità, specialmente con l'aggravarsi fuor di misura del deficit della bilancia dei pagamenti, per le conseguenze della feroce e fallimentare guerra di aggressione al Vietnam, per l'inasprirsi dalla crisi civile americana, la Casa Bianca, compie una serie di scelte dirette a scaricare, sui paesi alleati commercialmente e politicamente, il prezzo dí una ristrutturazione dell'economia e della politica americana ed a salvaguardare così la funzione c,:ominante del dollaro.

Gli Stati Uniti, e con essi il resto del mondo capitalistico, si trovano quindi in una seria crisi politico-sociale: non si tratta tanto di perfezionare tecnicamente la strategia antinfgazinistica, ma di regolare all'interno i rapporti con ì lavoratori, con tutti gli strati già in agitazione e, all'esterno, di trovare un nuovo regolamento dei rapporti con i partners capitalistici. Ma oltre a questo effetto generale l'inflazione americana sta Producendo conseguenze specifiche sul terreno sociale. Innanzitutto la sua « cura » colpisce i livelli di occupazione e, come sempre, a esserne maggiormente colpiti sono i lavoratori.

Crisi del Dollaro

Questa è la logica dei grandi monopoli capitalisti che dominano il mondo: far pagare al popolo le crisi che loro hanno prodotto. I governi europei hanno fatto molte proteste formali, ma alla fine hanno accettato più o meno integralmente l'imposizione di Nixon. Queto significa riduzione dei posti di lavoro e blocco dei salari anche per i lavoratori europei.

La Confindustria, attraverso il suo giornale « 24 Ore » ha dichiarato: « Deve essere innanzitutto respinta ogni pressione nazionalistica ed egoistica... lo scoglio potrà essere superato se vi sarà sufficiente spirito di collaborazione tra sindacati ed imprenditori ».

Lo stesso ministro delle Finanze, Preti, ha detto che « in nome della civiltà, bisogna fare il blocco con il governo americano » e « s'impone l'imperativo di allentare la tensione sociale all'interno del Paese ».

Il risultato di questo allineamento totale a difesa della politica americana è l'inizio già concreto di una nuova ondata di licenziamenti nelle fabbriche tessili, fra i calzaturieri, nell'industria degli elettrodomestici, e la messa in cassa integrazione di molti lavoratori dell'industria automobilistica.

E' inaccettabile che i lavoratori, dopo aver subito nel costo della vita i danni dell'esportazione dell'inflazione degli Stati Uniti, siano chiamati a pagare, anche in termini di occupazione, dí salari, di condizioni di lavoro, il prezzo della crisi ed il progetto politico del governo americano.

Bisogna perciò respingere qualsiasi interpretazione tendente a decrivere le decisioni degli• Stati Uniti come corpguenza di eventi esterni, quando invece si è trattato di una scelta direttamente finalizzata a conseguire precisi risultati economici, politici, militari.

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LA CARRIERA

Per fare carriera il piu delle volte non occorre essere degli ottimi operai od impiegati, si deve solo osservare alcuni comandamenti padronali:

1 - Non contraddire mai il superiore

2 - Fare lo straordinario quando viene comandato

3 - Non scioperare

4 - Essere sempre zelanti e solerti.

SCUOLA: ANNO NERO

Mancano le aule, in molti casi quindici alunni in più di quanti ne ammetta il Ministero. Molte scolaresche sono state sfrattate perchè il comune non ha pagato lo affitto dell'edificio.

I prezzi dei libri sono stati maggiorati nonostante le tassative disposizioni al riguardo.

Le riforme sono ferme e se ne riparlerà nella primavera del 1972.

ASILI NIDO

E' ora di fare luce sul velo di omertà che nasconde colossali interessi e guadagni dietro la « carità » che frutta soprattutto ai caritatevoli.

L'ASSEDIO FANTASMA

Ecco l'ultima proposta del prefetto di Milano: l'invio permanente in Lombardia di 10 mila nuovi agenti e carabinieri in pianta stabile per tutto il 1972, a partire dal 12 Dicembre, giornata di manifestazione popolare per l'assassinio di Saverio Saltarelli.

Ma 9ià oggi Milano è una città presitinta dalla polizia.

DALLA FABBRICA

LUNITA SINDACALE

DALLE LOTTE

IL POTERE

LAVORATORI

BUON GloRNo,iN6EGNERE! HO QUALCOSA Ecco L'ULTIMO GRIDO

M NUOVO PER LEI : HE,HE,...ARTIcoLl IN FATTO DI .. ) CONTRO LO SCIOPERO _5- ..-'

PILLOLE r-GlovavoTToYoH,oH

A wriCoNcETTIVE, Voui Am o INGEGNE RE SCHERZARE?

INGEGNERE

MENO BAMBINI'OGGI, MENO OPERAI DOMANI!

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PERISCOPIO
AUGURANO BUONE FESTE
DEI
La Redazione del Giornale ed Il Consiglio di Fabbrica

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