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from Orientamenti2
C-3an Freince PerZ"kíni
i La vicenda dell'autoridu- energetica miope che rischia ti il contenuto positivo e coi'. zione delle tariffe elettri- 'oggi di lasciare senza energia struttivo della lotta che imche e clamore che essa ha sufficiente la parte meri) pegneva i braccianti, i contasuscitato per il suo 'carattere :naie del paese e il suo già fra- dini, i dise.ccppati.' Così come, di. novità rispetto -alle -forme gile apparato industriale. De- . per altro verso, l'occupazioeli i lotta tradizionalmente u- ve la classe operaia, in quan- ' ne delle fabbriche contro le tilizzate dalla classe operaia to classe dirigente nazionale, smobilitazioni, i consigli di geitaliana hanno contribuito a classe rivoluzionaria, assume- stione e le conferenze dí proriaprire, nell'ambito ., del, mo- re come propri questi proble- duzione rendevano evidente il vimento operaio, il dibattito 'mi (del bilancio Enel. della fatto che la classe operaia sulle forme di lotta, politica energetica, delle pic- non lottava soltanto per se -Quali forme di lotta utiliz- cole utenze)" oppure deve di- stessa ma che, nel momento zare e quali no, e in base a • sinteressarsene ,e badare sol- La cui, all'alterno della fabbriquali 'criteri 'operare questa tanto a se stessa? ca, si niaureea con i comeleseccita? Da parte di alcuni si Dalla forma di lotta cha si si problemi dallo sviluppo è sostenuto é - si sostiene che sceglie dipende, lo si voglia o dustrtale e cercava di contrai), criterio fondamentale deve no, la risposta a questo dile- stare, su mesto terreno, l'irtiessere quello della efficacia e sito. Una classe operaia cor- ziativa unilaterale del onde°. della incisività: ossia quello porativa, chiusa in se stessa, nato, essa difendeva, in recite, della massima funzionalità preoccupata soltanto di difen- l'intero paese e il suo diritto delle forme di lotta rispetto dere il rronrio selario è evi- ad uno svilttemo economico e all'obiettivo particolare che ci dente che sceglierà l'autoridu- industriale ectuilibrato. Vi era dunaue una profonda. coe'enza fra le ferme dí lotta utilizzate e l'obiettivo generale clic il movimento perseguiva (il Piano del lavorò), così co rie, una ano loca coerenza vi e oggi frr le forme di lotta utilizzate . nel corso delle uliirne vertenze contrattuali e aziendali e l'obiettivo di un diverso svilurmo economice., e sociale che il movimento sindacale italiano persegue uniteriamante.
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si propone dì raggiungere. Da questo punto di vista, cosa c'è di più funzionale, rispetto all'obiettivo della riduzione delle tariffe elettriche, che non pagaregli aumenti richiesti? Questa formulazione, però, è ambigua e non convince non solo perché la forma dì lotta presceltà,per la sua stessa natura, è fatalmente destinata a restare minoritaria (come ha del resto rilevato lo stesso consiglio generale della Cgil) ma anche per un'altra ragione, e più di fondo. E cioè per il fatto che questa forma di lotta, la quale è certamente funzionale rispetto all'obiettivo prescelto ed è quanto mai incisiva, non corrisponde però, ecco il punto!, al ruolo di classe dirigente nazionale che la classe operaia assolve nella società italiana.
E' questa, pare a noi, la questione fondamentale che si pone a proposito delle forme di lotta, ed è questo il criterio in base al quale si deve scegliere l'una anziché l'altra: rione perché questa è la forma di lotte più efficace e incisiva, ed è quella che paga subito. Una classe operaia che voglia invece eastre classe dirigente nazionale, classe rivolti-Aeluda, che non si limiti cioè a combattere soltanto per se stessa ma che voglia rinnovare l'intera economia e il paese, non potrà che scegliere altre forme di lotte: lo sciopero, la manifestazione di puzza, il piccnettaggio deIi'Enel, e lavorare per convogliare in questo movimento gli artigiani, i contadini, le piccole utenze fernieliari e industriali: in una parola tutte le forze inte-essate non solo ad un diverso sistema tariffario ma anche ad una diversa politica • energetica. r,.l5 II carattere di classe o colo " porativo di una determinata forma di lotta non dipende dunque dalla sua particolare efficacia o incisività (né tanto meno dalla sua asnrezza). Esso dipende invece dalla capacità che, quella forma di lotta, ha di rendere evidente il contenuto poritivo della lotta stessa e di garantire il massimo di unità possibile dei lavoratori conquistando alla loro battaglia la simpatia e la solidarietà attiva delle altre forze sociali e politiche. In altre parole dipende dal fatto che la forma di lotta e-
Nel caso specifico delle tariffe elettriche (ci riferiamo qui non tanto all'esperienza torinese, quanto piuttosto alla teorizzazione che ne hanno fatto alcuni gruppi estremistici e certi settori del movimento sindacale) scegliere l'autoriduzione significa nei fatti affermare che l'unico obiettivo che la classe operaia persegue è quello di non pa- salti davvero e sino in fongare gli aumenti richiestigli. do il carettere di classe dMa la struttura delle tariffe gente nazionale che la classe oneraia ha nella società italiana. il movimento sindacale, nel corso di questi ultimi trent'anni, ha sempre cercato di adottare ferme di lotta coeren- elettriche non è ingiusta soltanto nei confronti degli operai: essa è ingiusta anche nei confronti dei contadini, degli artigiani, delle piccole utense famigliari, dei lavoratori au- tonomi e delle piccole e medie ti con questa collo rione del- utenze industriali. Non solo: la classe operaia. L'occupeziola iniqua struttura delle tarif- ne delle tarre e lo sciopero fe elettriche nasconde in real- alla rovescia, ad esempio, pur tà una gestione fìneueiaria essendo forme di lotta addi- dell'Enel quanto mai discuti- rttura illegali e molto aspre, bile, e fa velo ad una politica T—Mettano però evidente a tut-
Basti pensare, a sele titolo di esempio, ella pratica ormai diffusa dì effiancare allo sciopero .gassemblea aperta; agli scioperi per inmorre a; grandi erunpi industriali una politica di investimenti c1e.2 privilegi il Mezzoeiceno; alle manirestazioni del tipo dí quella che si è svolta a Reggio Calabria; agli scioperi intercategoriali per imporre certe scelte di sviluppo (ultimo lo sciopero congiunto dei telefonici e degli operai della Pirelli, della Sit-Sieraens e della Face-Standard); alle assemblee comuni fra operai chimici e contadini; agli incontri con le Regioni e' gli enti locali; alla ricerca di un rapporto organico con gli insegnanti e con gli studenti per la utilizzazione delle 150 ore, ecc.
La classe operaia cioè ha abilmente combinato forme di lotta dirette e forme di lotta indirette graduando le une e le altre al fine di isolare il padronato e di fare emergere il contenuto reale, la portata politica generale delle sue lotte. Essa non si è chiusa :n fabbriea, ne è ricorsa a forme di lotta volte unicamente ad incidere sulla eroduzione o spettacolari, ma ha teso a conqiustarsi la simpatia e l'appoggio di altre forze sociali e dei più alto numero possibile di. forze poetiche.
La - ragione di ciò è n'erto semplice: per strappare un eurreeto salariale o un miglio- ramento normativo non è essenziale disporre di una grande forza contrattuale. E' sufficiente, a tale fine, l'unità degli operai di quella fabbrica e la volontà di lottare sino alla vittoria, magari ricorrendo allo sciopero ad oltranza. Ma s-.-. il fine delle lotte non è soltanto questo, se ciò che ci si propone è di modificare la logica stessa dello sviluppo industriale e di affermare nuovi indirizzi produttivi, allora bisogna disporre dí un grande potere contrattuale e la classe operaia da sola questo potere non ce l'ha. Essa, se lo vuole esercitare,: se lo deve costruire portando dalla sua parte altre forze sociali, le forze politiche.. le istituzioni e, a tale fine, le forme di lotta che si scelgono sono decisive. la-. questione non è puramente teorica ma è invece d'attualità: è una questione dell'oggi. La crisi economica spinge i grandi gruppi monopolistici ad avviare proc ssi dì ristrutturazione e di riconversione produttiva destinata a ripercuotesi negativamente sull'intera struttura industriale del paese. E' questa la loro risposta alla crisi! e questa risposta essi la danno sulla base dei loro esclusivi interessi di profitto e con l'intento (questo sì illusorio) di rilanciare il vecchio meccanismo di sviluppo.
Se la classe operaia non vuole subire nassivamente l'iniziativa unilaterale del padronato, essa ha una sola via da percorrer-: quella di proporre ristrutturazioni e riconversione industriali alternative rispetto a quelle volute dai gruppi monopolistici e finalizzate all'avvio di un diverso sviluppo economico e sociale e alla risoluzione della que- stione meridionale. Per -vincere in questa lotta, però, la classe operaia ha bisogno di costruirsi, il più rapidam"nte possibile, un grande potete contrattuale sommando alla sua propria forza quella delle altre forze sociali (comprese quella della piccola e media industria e dell'artigianato), delle istituzioni e dei partiti. Ciò richiede una giusta combinazione fra la lotta nella fabbrica e l'iniziativa a livello della società. In altre parole, richiede che si dia il massimo di articolazione possibile alla lotta per un diverso sviluppo economico e sociale del paese non limitandola alla sola iniziativa nella fabbrica ma estendendola anche a livello della società.

L'articolazione è senza dixbbio la forma di lotta più nuova e originale che il movimento sindacale italiano abbia individuato e sperimentato nel corso: di questi ultimi anni. Essa ha consentito di superare, come osserva acutamente Aris Accornero in un suo scritto recente, la scissione che per anni è stata operata fra difesa della classe operaia e difesa della forza-lavoro. Ha cioè consentito di uscire fuori da quella situazione, per così dire schizoide, nella ouale si è trovata costretta ad operare nel corso degli anni '50 e a seguito della sconfitta subita nel '48 e nel '54, la classe operaia italiana: e in forza della quale mentre sul piano politico generale essa riusciva a difendere le proprie conquiste fondam..ntali (il regime e le libertà democratiche)', dall'assalto delle forze conservatrici e reazionarie, in fabbrica non riusciva, a causa =della sua debolezza organizzativa e politica, ad opporre una valida resistenza ai processi di ri- strutturazione e di riorganizzazione del lavoro. .L'artIcèdàzione (i consigli di fabi-Jri-a e i delegati) ha posto fi , a questa situazione e ha ricorraposto questi due aspetti 'saldando-organicamente l'una all'altra la difesa degli ititeres-: si generali della classe ope- ' raia e quella degli interessi immediati della forza-lavoro.
Proprio per que:Aa ragione però l'articolazione è una forma di lotta che può essere efficacemente utilizzata soltanto da un movimento sindacale il quale non e.sakírisca nella fabbrica la propria cílane, ma combatta invece nun rinnovamento gener2e della società.
Un sindacato il quale si disinteressasse dei ploble:ri dello sviluppo economico.;1,51(0 paese, non onesse in Alcug, conto la questione met-4409ale o ignorasse i probletn^s,..01l'occupazione non avrebt:e in realtà molto da contrattare al livello della fabbrica: esso limiterebbe la propria azione; alle questioni più direttamente collegate alla condizione operaia senza però dire una sola parola (non ritenendolo un suo compito specillco) in merito al problema degli investimenti, delle scelte produttive o, come è il caso di oggi, delle ristrutturazioni aziendali. Viceversa, l'articolazione diventa un fatto reale (e davvero incisivo) soltanto nel momento in cui il consiglio di fabbrica si sente ed è parte organica di un movimento piu genefale che combatte per modificare gli indirizzi: stessi dello SVilUprc). De qui quel consiglio di labbrica pilò trarre l'alimento necessario (come dimostra anche _la recente vicenda Fial per .:sviluppare una reale in:ziatiya articolata che contrasti = passo a passo — padronale. Ecco perché il vero pericolo che la contrattazione aziendale (cioè l'articolazione della lotta per un nuovo sviluppo) corre oggi non è tanto quello di es.; 're soffocata dall'iniziativa confederale ma, al contrario, è quello di non ricevere dalle confederazioni (così come dai consigli di zona e dalle camere del lavoro) tutto l'aiuto necessario per potersi davvero sviluppare. In questo senso i nemici peggiori dell'articolazione e dell'autonoma rivendicazione dei consigli dì fabbrica sono proprio quei teorici del i'industrialisrrò e dell'aziendalismo (per tacere dei teorici della cosiddetta estraneità dell'operaio alla produzione) ì quali si vantano
(e non sempre a torto) di essere gli inventori di questa particolare forma di lotta, ma che però — per il fatto di essere organicamente incapaci di varcare i cancelli della fabbrica finiscono per condannarla a morte per asfissia. In realtà i consigli di fabbrica possono sviluppare una effettiva contrattazione soltanto se nella loro azione quotidiana vive ed è operante il nesso . tra lotta in fabbrica, sui problemi dell'organizzazione del lavoro, e quella per un diverso sviluppo della società.
In altre parole: soltanto se ì consigli di fabbrica — oltre' a far discendere ogni loro rivendicazione particolare dalle scelte generali che il movimento ha fatto, sanno sviluppare davvero una molteplice iniziativa che li ponga a contatto con tutte le forze che sono, in un modo o nell'altro, interessate alla loro lotta o che, a quel'hi lotta, possono essere utili- Si muove in Questa direzione, del resto, l'iniziativa che i consigli di fabbrica delle più importanti industrie chimiche hanno preso di indire ass-mblee e manifestazioni comuni con i contadini (all'Anic di Ravenna e alla Simcat dì Siracusa) così come si muove in pesta direzione la apertura, in Emilia, di una vertenza tra la Regione (affiancata dai consigli di fabbrica, dalle confederazioni sindacali e dagli enti locali) e la Fiat sui problemi delle scelte di investimento e sulla loro dislocazione territoriale. •
4 Un problema analogo si pone oggi nei servizi e nel pubblico impiego. L'affermar- si, all'interno di questi settori, di piattaforme rivendicative sempre più finalizzate alla ristrutturazione dei servizi e alla riforma democratica della pubblica amministrazione rende impraticabili e controproducenti le vecchie forme di lotta (blocco totale dei servizi e scioperi ad oltranza) e stimola a ricercarne di nuove e più coerenti con le finalità riformatrici della lotta stessa.

Lo sciopero dei bigliettai dei tram e l'astensione dal la-' voro solo M determinati orari; lo sciopero alla domenica nelle ferrovie; lo sciopero nei momenti di minor consumo dell'energia elettrica da parte dei dipendenti dell'Enel; il blocco degli straordinari e la applicazione letterale dei regolamenti nelle poste; il sempre più frequente ricorso alle assemblee comuni con altri lavoratori e alla propaganda attiva dei veri contenuti delle piattaforme rivendicative, sono tutte forme di lotta, queste, finalizzate all'isolamento dell'azienda e alla conquista della simpatia e dell'appoggio degli* altri lavoratori e della opinione pubblica.
L'abbandono, in questi settori, delle forme di lotta più tradizionali e la ricerca di nuove forme di lotta non segnala affatto una diminuita combattività da parte di questi lavoratori ma, al contrario, testimonia della maturazione della loro coscienza di classe e del declino del sindacalismo autonomo e corporativo (al quale non basta per sopravvivere l'aiuto che ad esso cercano di dare certi gruppi estremistici come Avanguardia operaia). Ci vuole, in realtà molta più coscienza di classe e combattività a scioperare solo la domenica e a fare brevi fermate che non a lasciare deserte, per giorni e giorni, le stazioni ferroviarie.
Il terreno sul quale però la ricerca e la sperimentazione di nuove forme di lotta deve oggi svilupparsi ulteriormente è quello territoriale. Se, come è stato detto al direttDo della Federazione sindacale unitaria, l'avvenire della battaglia per un diverso sviluppo economico e sociale dipende interamente dalla capacità del movimento sindacale di dare a questa lotta il massimo dì articolazione possibile, allora diventa decisiva la creazione dì una fitta rete di consigli di zona. Ai consigli di zona spetta, in questa fase, il compito di costruire lo schieramento di forze sociali, politiche, istituzionali, sul quale il movimento sindacale possa poi fare leva per imporre determinate scelte. Ciò comporta però che si chiarisca bene la natura di queste strutture e il loro ruolo. Debbono i consigli di zona essere la somma - dei consigli di fabbrica e limitarsi a difendere, dall'ester- no delle aziende, il salario dei lavoratori occupati, oppure debbono essere, nelle nuove e più avanzate condizioni di oggi, quello che furono nel passato le Camere del lavoro e le leghe: cioè centri di aggregazione di diverse forze sociali, di occupati e disoccupati, di operai e braccianti, di lavoratori dell'industria e del terziario? Se è quest'ultima la risposta giusta al quesito po'sto allora è evidente che i consigli di zona non possono limitarsi, per fare un solo esempio, a raccogliere le bol-j lette dell'Enel per ridurne la entità a vantaggio dei loro soli organizzati, ma che il loro compito è ouello di sviluppare una iniziativa che unisca tutte le forze interessate alla lotta per una diversa struttura delle tariffe e per una nuova politica energetica. Il consiglio di zona deve cioè impegnarsi per dare unità al movimento dei lavoratori, per aggregare le forze non organizzzte (i disoccupati, gli stu.denti) e per promuovere iniziative volte a risolvere, nell'interesse di tutti, i più acuti problemi sociali ed economi= ci della zona in cui opera. Ciò' comporta che allo sciopero si affianchino altre iniziative, altre forme di lotta; che si lavori di più insomma per dare vita a uno schieramento, il più ampio possibile, a sostegno di determinate rivendicazioni. r ori basta più dire che il movimento sindacale vuole la riforma agraria: bisogna che dai consigli di zona parta una reale iniziativa verso il mondo contadino; cosi come non basta più dire che si vuole la riforma della scuola, ma bisogna che gli insegnanti e il movimento degli studenti o trovino davvero nei consigli di zona dei reali interlocutori: Anche la lotta per l'occupazione non la si può condurre avanti se non si sviluppa una concreta iniziativa volta ad organizzare i giovani disoccupati e le donne. Sono insomma gli obiettivi • stesi che il sindacato si è dat::‘, che impongono lo sviluppo di una iniziativa articolata volta a conquistare correnso e sostegno in altre fprze sociali, nelle istituzioni e-**,aelle forze politiche. L'incòntro con il consiglio comunale o di quartiere; l'assemblea comune con i contadini; il dibattito con le forze politiche; le manifestazioni di piazza, ecc., divengono forme di lotta altrettanto e forse più efficaci dello sciopero stesso, proprio perché la vittoria, nella battaglia in cui il movimento dei lavoratori è oggi impegnato, dipende sempre di meno dalla sola combattività della classe operaia e sempre di più invece dalla sua capacità di costruire, attorno alla sua lotta, uno schieramento che sposti davvero, e a suo vantaT,io, i rapporti di forza nel