11 minute read

Intervista doppia

Onorevole Marco Osnato

Presidente della Commissione Finanze della Camera

Come ritiene possa essere riqualificato il patrimonio immobiliare delle Aziende Casa?

«Liberando risorse finanziarie e investendole in altre iniziative che creino valore: occorre lavorare per rendere “caldo”, cioè finanziariamente sostenibile, un settore che di per sé tende a essere “freddo”, in quanto gli obiettivi sociali vengono prima della redditività. La fine del PNRR nel 2026 rappresenterà uno spartiacque: già quest’anno il Governo Meloni ha tracciato la rotta, lanciando il Piano Casa Italia con la legge di bilancio 2025. C’è poi un tema legato alla fiscalità, su cui giustamente Federcasa insiste da tempo e che ho cercato di affrontare nella mia attività istituzionale. Intervenendo su questi fronti, nonché grazie a strumenti quali il partenariato pubblico-privato e il project financing, le Aziende Casa possono ottenere risorse ingenti, da destinare in primo luogo alla riqualificazione del patrimonio immobiliare. A beneficio di tutti: individui, famiglie, comunità locali».

La stagione dei bonus a pioggia va verso il definitivo accantonamento. Quali misure, secondo lei, dovrebbero essere messe in campo per garantire la sostenibilità delle aziende che gestiscono l’edilizia residenziale pubblica?

«A mio avviso, prima ancora di pensare a misure specifiche, servirebbe un cambio di mentalità nell’intero sistema istituzionale: i bonus a pioggia erano una scelta politica e ideologica, ispirata da una visione assistenzialista nemica della crescita, oltre che il maldestro tentativo di conquistare consenso elettorale. Lo Stato non deve distribuire soldi come se li lanciasse da un elicottero: deve assumere iniziative che siano in grado di far affluire capitali ai progetti migliori, in grado il più possibile di stare in piedi da sé ma orientati a generare “impatto” tangibile, a beneficio di persone e territori. Ogni altro approccio genera risultati effimeri o danneggia l’equilibrio dei conti pubblici, rivelandosi controproducente per tutti a partire dai più fragili».

Ritiene attuabile una politica di riduzione delle imposte sugli enti ERP così da dar loro modo di riuscire a liberare risorse da impegnare nella ristrutturazione e nell’efficientamento degli immobili di edilizia residenziale pubblica?

«Certo che sì: è assolutamente quello cui mi riferivo parlando di fiscalità. Se consideriamo le occasioni perdute per la riqualificazione del patrimonio ERP/ERS, un incentivo come il Superbonus è stato non soltanto dannoso e “radioattivo” ma anche ab - continua a pagina 26

Onorevole Toni Ricciardi

Vice Presidente del Gruppo PD

Come ritiene possa essere riqualificato il patrimonio immobiliare delle Aziende Casa?

«Partendo dall’individuazione dei soggetti verso i quali queste misure sono destinati: le persone. Purtroppo, nonostante sia stato annunciato il piano Casa dal governo Meloni, questo stenta a partire. Diciamo che servirebbe un piano Fanfani, che abbia chiaro l’obiettivo dell’aspetto sociale dell’abitare, della riqualificazione territoriale e urbanistica che sappia, però, anche coniugare il fattore economico. Detto in altri termini, è necessario prevedere un impatto sociale d’impresa».

La stagione dei bonus a pioggia va verso il definitivo accantonamento. Quali misure, secondo lei, dovrebbero essere messe in campo per garantire la sostenibilità delle aziende che gestiscono l’edilizia residenziale pubblica?

«Serve un piano programmatico a medio e lungo termine che faccia delle strategie e delle politiche d’investimento nella casa una priorità per il Paese. Programmazione significa allocazione certa delle risorse, regole chiare in grado di garantire investitori e creditori. Il superbonus è stato e resta una grande intuizione, la sua applicazione e gestione, meno. Andava programmato, pensato e gestito diversa - continua a pagina 27 mente. Nonostante questo, ha dato una indubbia spinta a tutto il settore. Tuttavia, come sempre, se si erogano finanziamenti cambiando in corsa le regole del gioco, non si pensa preventivamente al controllo dei prezzi delle materie prime che servono e ci si ritrova con speculazioni fuori controllo. Infine, qualsiasi strategia, inevitabilmente, passa attraverso una riforma del catasto non più procrastinabile. Anche in questo caso, come già detto, serve individuare il punto di equilibrio e la funzione. Probabilmente, necessitiamo intanto di avviare un grande piano di ristrutturazione del patrimonio esistente in tutto il Paese, che genererebbe investimenti e lavoro, ma che sia – ripeto – di medio e lungo periodo. La logica dei bonus – che non ho mai condiviso, che fossero di destra o di sinistra – crea una discriminazione di fatto. Non è più accettabile ».

Ritiene attuabile una politica di riduzione delle imposte sugli enti ERP così da dar loro modo di riuscire a liberare risorse da impegnare nella ristrutturazione e nell’efficientamento degli immobili di edilizia residenziale pubblica?

«Sì, credo che ridurre le tasse sugli enti ERP sia necessario. Queste imposte attualmente bloccano risorse preziose che potrebbero essere utilizzate

Onorevole Marco Osnato

Presidente della Commissione Finanze della Camera bastanza inutile. Oggi la sfida è quella di ripensare il trattamento fiscale del comparto, riconoscendo che è “strategico” per il progresso economico, la rigenerazione urbana e tanti altri obiettivi meritevoli di essere perseguiti. Ci sono vari esempi di agevolazioni sui tributi per finalità ecologiche, il primo pilastro del paradigma ESG: perché allora non pensare anche al secondo pilastro, quello sociale? Esistono tanti modi intelligenti per rimodulare il carico tributario in tal senso, e partire dalle Aziende Casa sarebbe particolarmente utile».

È favorevole ad introdurre meccanismi che vadano a premiare chi reinveste gli utili in manutenzione, efficientamento energetico e costruzione di nuovi alloggi?

«Assolutamente sì, perché è la strada che il Governo Meloni ha indicato con chiarezza di voler seguire: ci sono già varie forme di incentivazione degli investimenti “qualificati”, a elevata intensità di capitale fisico e umano. Si tratta di applicare un principio che, peraltro, è sancito con grande forza nella riforma fiscale del 2023: il prelievo tributario non deve risultare vessatorio, né consistere in un mero drenaggio della ricchezza prodotta; ma, al contrario, stimolare comportamenti virtuosi. Compatibilmente con i pressanti vincoli di bilancio, sta al legislatore immaginare un percorso in grado di valorizzare il moto spontaneo delle Aziende Casa - che hanno investito molto, spesso trovando le risorse nei loro bilanci - e, soprattutto, indurre gli enti gestori di edilizia residenziale a fare ancora di più, ancora meglio. Servono misure in grado di premiare le Aziende più dedicate e lungimiranti».

Nel corso dei suoi mandati da parlamentare ha in più occasioni sostenuto l’esenzione IMU sugli alloggi ERP, definendo l’imposta un “salasso” per gli Enti gestori che svolgono anche un importante ruolo sociale. Recentemente la Commissione Finanze della Camera, da lei presieduta, ha approvato un parere favorevole con osservazioni sullo schema di decreto legislativo in materia di Terzo settore, crisi d’impresa, sport e imposta sul valore aggiunto in cui si chiede al Governo di “chiarire la portata delle agevolazioni IRES o introdurne di nuove, in favore degli enti di gestione delle case popolari, valutando altresì la possibilità di ricomprendere anche i soggetti costituiti in forma societaria, tenuto conto della natura sociale dell’attività da essi svolta”. Ritiene che esiste una concreta possibilità di riduzione dell’IRES per le nostre aziende?

«Federcasa fa bene a evidenziare le dissonanze della fiscalità degli enti ex IACP. Continuo a perorare l’idea che gli alloggi ERP/ERS non dovrebbero essere assoggettati a IMU; così come credo che le Aziende Casa non siano trader immobiliari e non debbano pagare un’aliquota IRES come se lo fossero: dovrebbero versare quell’imposta, invece, in una misura agevolata e che non disincentivi le transazioni immobiliari. Inoltre, come la Commis -

Onorevole Riccardo Ricciardi

Vice Presidente del Gruppo PD per ristrutturare e rendere più efficienti le case popolari, molte in condizioni di degrado. Liberando questi fondi, senza gravare sui Comuni, si potrebbero finanziare interventi di manutenzione, ammodernamento e risparmio energetico, in linea con programmi europei come InvestEU e RepowerEU. Non solo ciò migliorerebbe la qualità degli alloggi pubblici, ma risponderebbe anche alla crescente domanda di abitazioni accessibili, contrastando il disagio economico e sociale. Noi vogliamo dare priorità alla politica della casa, rompendo con l’idea che non sia una questione urgente e favorendo una gestione più virtuosa del patrimonio ERP, come già dimostrato da alcuni esempi positivi sul territorio nazionale».

È favorevole ad introdurre meccanismi che vadano a premiare chi reinveste gli utili in manutenzione, efficientamento energetico e costruzione di nuovi alloggi?

«Assolutamente sì. In questo Paese deve essere chiaro che la riqualificazione del patrimonio esistente va messa in primo piano rispetto a ogni nuova costruzione. Abbiamo un patrimonio abitativo enorme, in particolare nelle aree interne, che deve assolutamente tornare a vivere. Per fare questo, la politica ha il dovere di decentralizzare i luoghi della gestione pubblica. E, ci tengo a precisare, questo non ha nulla a che vedere con l’autonomia differenziata, ma con una struttura amministrativa e di controllo più capillare. Dobbiamo riempire,

Intervista doppia riqualificare e dare nuova vita a questo patrimonio. Solo successivamente, e dove strettamente necessario, potremo valutare nuove costruzioni. Siamo inoltre convinti che alcuni sgravi fiscali e crediti d’imposta per chi investe in manutenzione e soluzioni abitative sostenibili siano un modo per migliorare la qualità degli alloggi e aumentarne la disponibilità. È un modo concreto per dire al privato: “Aiutiamoci a vicenda”. Oggi, con la transizione ecologica, questa spinta è ancora più urgente perché dobbiamo ridurre l’impatto ambientale e, questione non meno importante, tagliare i costi in bolletta per i cittadini, che il governo non sta facendo. Premiare chi reinveste non solo risponde alla crescente domanda abitativa, ma rende le case più sostenibili e accessibili. Non dimentichiamo, infine, che il settore della casa è da sempre un elemento centrale e di spinta per la crescita e l’economia del nostro Paese. Per questo motivo, è fondamentale che gli incentivi siano semplici e facilmente accessibili. Ritengo quindi cruciale anche il coinvolgimento diretto nell’azione di Regioni e Comuni. Solamente così realizzeremo un modello abitativo più giusto ed equo, e veramente adeguato alle necessità delle famiglie e dei giovani».

Recentemente la Commissione Finanze della Camera, ha approvato un parere favorevole con osservazioni sullo schema di decreto legislativo in materia di Terzo settore, crisi d’impresa, sport e imposta sul valore aggiunto in cui si chiede al Gover-

Onorevole Marco Osnato

Presidente della Commissione Finanze della Camera sione da me presieduta ha sottolineato nel suo parere, con il quale, su mia iniziativa, è stata accolta l’istanza sulle agevolazioni IRES in favore degli enti di gestione delle case popolari anche costituiti in forma societaria, non andrebbero fatte discriminazioni sulla base della forma societaria. Conta che cosa un ente fa e come lo fa: perché mai il Fisco, quando è chiamato a valutare se riconoscere un beneficio ispirato a motivi sociali, dovrebbe guardare a come è registrata una persona giuridica? Io non sono in grado di dirvi se alla fine il buonsenso prevarrà; posso garantirvi, però, che il mio impegno non verrà mai meno».

È appena stata varata la manovra di bilancio 2026: ci saranno spazi, nel corso del suo iter parlamentare, per misure a favore dell’edilizia residenziale pubblica e dell’edilizia sociale? Se sì, in che direzione?

«Anche su questo non sono nella posizione di fare previsioni né tantomeno promesse: l’iter della legge di bilancio è appena iniziato, peraltro al Senato, e diverse questioni sono ovviamente sul tavolo. Ci sono “direzioni” che io personalmente auspico, e tutte convergono in un punto fondamentale: valorizzare fiscalmente il ruolo sociale delle Aziende Casa, al fine di incentivare nuovi importanti investimenti. Servono le risorse, certo, ma mi permetto di far notare che l’anno scorso - proprio durante l’esame della Manovra - siamo riusciti a trovare più di

1,3 miliardi per la casa e sono fiducioso che anche quest’anno il tema sarà al centro dell’impegno del Governo. E i risultati continueranno a vedersi». .

Onorevole Riccardo Ricciardi

Vice Presidente del Gruppo PD no di “chiarire la portata delle agevolazioni IRES o introdurne di nuove, in favore degli enti di gestione delle case popolari, valutando altresì la possibilità di ricomprendere anche i soggetti costituiti in forma societaria, tenuto conto della natura sociale dell’attività da essi svolta”. Ritiene che esista una concreta possibilità di riduzione dell’IRES per le nostre aziende?

«Guardi, il problema è: in che modo vengono utilizzati i soldi di quella tassa se la si elimina? Come si risolve la questione? In altre parole, se si viene esentati da una tassa o questa viene ridotta, liberando un margine di risorse, sono favorevole solo se obbligo a reinvestirla in ambiti specifici. Ovviamente, una riduzione o esenzione fiscale, come quella prospettata per l’IRES sugli enti di gestione delle case popolari, deve avere un impatto sociale positivo e non tradursi in un mero vantaggio economico per gli enti, specialmente se operano in forma societaria e potrebbero destinare i margini a profitti anziché a finalità sociali. Se diventa quindi un semplice taglio fiscale per fare maggiori utili, diciamo “non etici”, e quindi non redistribuiti alla collettività, allora mi pongo delle grandi domande. In caso contrario, sono favorevole».

È appena stata varata la manovra di bilancio 2026: ci saranno spazi, nel corso del suo iter parlamentare, per misure a favore dell’edilizia residenziale pubblica e dell’edilizia sociale? Se sì, in che direzione?

Intervista doppia

«La direzione non è chiara, visto che gli annunci al Meeting di Rimini sono rimasti in Romagna e non hanno varcato le porte del Parlamento. Diverse famiglie non ce la fanno: i mutui, quando garantiti, diventano insostenibili a fronte della diminuzione dei salari reali e dell’aumento sostanziale del prezzo degli affitti. Con il Governo Meloni non si vedono più forme di sostegno, e il Piano Casa, annunciato dalla stessa Presidente del Consiglio, non compare in nessuna bozza della manovra. Non ci sono risposte, se non i soliti condoni per i più furbi. Ed infine, il fondo affitti morosità incolpevole è stato cancellato, ergo, serve una inversione di rotta immediata».

This article is from: