l'Industria Meccanica 719 - gennaio-marzo 2019

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719 GENNAIO MARZO 2019

MAGAZINE UFFICIALE

IN QUESTO NUMERO ANCHE: dIRETTIVA rOHS, NUOVE REGOLE Iran e usa, l’export che non ti aspetti robot e nuovi processi industriali

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n.736 - Costo orario medio dell’operaio n.25 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2019




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DONA IL TUO 5x1000 A SOS VILLAGGI DEI BAMBINI CODICE FISCALE

8001 7510225

In Italia sono oltre 26.000 i bambini che crescono senza il sostegno dei genitori. Il tuo 5x1000 può restituire loro un luogo da chiamare casa. Li aiuterai a sentirsi amati e protetti. Grazie a te avranno al proprio fianco qualcuno che si prende cura di loro e, attraverso un sostegno psicologico costante e personalizzato, potranno superare i traumi subiti e ritrovare la fiducia in se stessi e negli altri. Il tuo 5x1000 a SOS Villaggi dei Bambini può fare qualcosa di straordinario. Come te! www.sositalia.it/5x1000


PERCHÉ DONARE IL 5x1000 A SOS VILLAGGI DEI BAMBINI Perché in Italia sono oltre 26.000 i bambini che crescono senza il sostegno dei loro genitori e una tua semplice firma può garantire a centinaia di questi bambini e ragazzi la presenza di qualcuno che si prende cura di loro. Che li ascolta, che chiede loro “Com’è andata la giornata?”, “Il compito in classe era difficile?”. Perché grazie al tuo 5 per mille questi bambini potranno sentirsi amati e protetti. E perché non ti costa nulla!

COME DONARE IL TUO 5x1000

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE SOSTEGNO DEL VOLONTARIATO E DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE DI UTILITÀ SOCIALE, DELLE ASSOCIAZIONI DI PROMOZIONE SOCIALE E DELLE ASSOCIAZIONI E FONDAZIONI RICONOSCIUTE CHE OPERANO NEI SETTORI DI CUI ALL’ART. 10, C. 1, LETT A), DEL D.LGS. N.460 DEL 1997

SEGUI QUESTI SEMPLICI PASSI

1

Metti la tua firma nella dichiarazione dei redditi* (CU, 730 o Unico) nel riquadro "Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative..."

2

Inserisci sotto la tua firma il codice fiscale di SOS Villaggi dei Bambini: 80017510225

FIRMA Codice Fiscale del Beneficiario (eventuale)

* Puoi donare il 5x1000 anche se non devi presentare la dichiarazione dei redditi. Per farlo basta recarsi presso gli uffici postali o a un CAF. Il servizio è gratuito.

la tua firma 8001 7510225

COME SI TRASFORMA IL TUO 5x1000 GUARDA QUANTO PUÒ ESSERE STRAORDINARIO IL TUO 5x1000 Reddito Lordo

Imposta Netta

Valore del tuo 5x1000 *

Supporto Scolastico

€ 15.000

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Sostegno Psicologico

€ 25.000

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€ 30,75

Cure Specialistiche

€ 40.000

€ 11.520

€ 57,50

* Valore indicativo basato sull'imposta netta del contribuente, al lordo di eventuali deduzioni, detrazioni, ritenute o crediti di imposta. Questi sono alcuni esempi di come SOS Villaggi dei Bambini utilizza i fondi raccolti.

INSIEME POSSIAMO FARE LA DIFFERENZA ANIMA Confindustria Meccanica Varia supporta SOS Villaggi dei Bambini, la più grande organizzazione a livello mondiale, impegnata nel sostegno di bambini privi di cure familiari o a rischio di perderle. È presente in 135 Paesi del mondo e in Italia opera dal 1963, dove accoglie nei suoi 6 Villaggi SOS (Trento, Ostuni, Vicenza, Saronno, Roma e Mantova) bambini che non possono più contare sul sostegno e il calore della loro famiglia. È in questi luoghi che le educatrici, con amore, affetto e professionalità accompagnano ogni giorno i bambini nel percorso di crescita e li aiutano a superare i traumi e le sofferenze che hanno subito. Grazie alla donazione del 5x1000 possiamo realizzare tanti progetti speciali per il futuro dei bambini. Per maggiori informazioni contattare SOS VILLAGGI DEI BAMBINI ONLUS Via Durazzo, 5 - 20134 Milano - Tel. 02.92870948 - Fax 02.56804567 - aziende@sositalia.it - www.sositalia.it


Iperannodamento L’Industria Meccanica - Pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N. 427 del 17.11.73

La copertina di questo numero parla da sola, i protagonisti sono i magazzini automatici autoportanti e l’iperammortamento. Ad agosto 2018 una improvvisa risoluzione dell’Agenzia delle Entrate eliminava questa tecnologia dall’ambito di applicazione degli incentivi 4.0. Creando un vero e proprio “Iperannodamento” o almeno così abbiamo voluto chiamarlo. Ma grazie al lavoro svolto da imprese e associazione in collaborazione con le istituzioni, a febbraio 2019 una nuova disposizione legislativa ha rivalutato la questione: le scaffalature autoportanti sono a tutti gli effetti iper-ammortizzabili. È un risultato importante, perché valorizza il lavoro dei costruttori di scaffalature e consente alle Pmi di avere accesso a una tecnologia non sempre alla portata. Una tecnologia che, nell’insieme dei sistemi intralogistici, rappresenta quella logistica 4.0 sempre più importante per far fronte alla domanda di mercati globali e dinamici. Non ci fermiamo all’industria 4.0 e all’automazione, che in queste pagine comunque prosegue con una vera e propria storia della robotica industriale – dai robot antropomorfi fino ai cobot integrati negli Agv. In questo numero dedichiamo, infatti, un focus importante all’ambiente e alla sicurezza, in particolare all’imminente cambio di paradigma nel campo di applicazione della direttiva Rohs. La direttiva, che istituisce norme riguardanti la restrizione dell’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, passerà al regime aperto (l’open scope) a luglio di quest’anno: per il produttore significa iniziare a verificare l’assenza di sostanze soggette a restrizione anche sulla catena di fornitura. Altra sezione importante è l’export. Ci focalizziamo in particolare su 3 mercati. Quello Giapponese, dove l’entrata in vigore dell’agreement siglato con l’Europa modifica molti aspetti doganali. E Iran e Usa, dove – dati alla mano – leggiamo movimenti inaspettati nonostante le sanzioni volute dal presidente Usa Donald Trump. E per tutto il resto del mondo segnaliamo le destinazioni delle più importanti missioni imprenditoriali in programma per il 2019. Approfondimenti tecnici e recensioni completano questo numero dell’Industria Meccanica. Che, a proposito, quest’anno compie 100 anni. E sul prossimo numero vi raccontiamo cosa abbiamo in mente.

Direttore responsabile Alessandro Durante - durante@anima.it Direttore editoriale Carlo Fumagalli - fumagalli@anima.it Comitato editoriale Michele Bendotti, Giuseppe Bonacina, Sandro Bonomi, Maurizio Brancaleoni, Alberto Caprari, Alessandro Durante, Paola Ferroli, Andrea Orlando, Mario Salvi Comitato tecnico-scientifico Pasquale Alfano, Mara Aversa, Luigi Barone, Riccardo Berardi, Franco Canna, Stefano Curcio, Paolo Galloso, Mauro Ippolito, Antonio Luparelli, Andrea Pasquini, Matilde Poidomani, Ubaldo Spina In redazione Laura Aldorisio - aldorisio@anima.it, Cinzia Alchieri (Segreteria di Redazione) - alchieri@anima.it Simone Gila - gila@anima.it Hanno collaborato a questo numero: Pasquale Alfano, Mara Aversa, Luigi Barone, Riccardo Berardi, Franco Canna, Stefano Curcio, Paolo Galloso, Simone Gila, Mauro Ippolito, Antonio Luparelli, Andrea Pasquini, Matilde Poidomani, Ubaldo Spina Impaginazione Abc Production Fabio Lunardon - lunardon@anima.it Raccolta pubblicitaria Mario Salvi, Simonetta Galletti, Mariarosa Morselli - redazione@anima.it Direzione e Redazione Anima Confindustria Meccanica Varia Via Scarsellini 13 - 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 - Fax 02 45418.545 www.anima.it - anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 13 - 20161 Milano - Tel. 02 45418.200 Abbonamento annuo Italia 80 euro - Estero 110 euro Si comunica ai Sigg. abbonati che, avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Stampa Bonazzi Grafica - Sondrio - www.bonazzi.it È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicato rimane degli autori stessi.

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397

La Redazione - @IndMeccanica

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10 EDITORIALE | Un settore che copre una Finanziaria. La “nuova” meccanica connette imprese e imprenditori 12 RUBRICA | Donne e uomini al timone 14 RUBRICA | i 400 caratteri

18 SICUREZZA&AMBIENTE 20 Rohs, si cambia di Andrea Pasquini

24 SOMMARIO N. 719

LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE 26 Fuori dall’iperammortamento. Anzi no. Il dramma a lieto fine delle scaffalature autoportanti di Franco Canna

“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.” (Andy Warhol)

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PROMOTER


66 Iran-Usa, palla al centro di Alessandro Durante

32

68 Uno sguardo all’export della meccanica nel 2018 71 Da qui al 2020: le tappe dell’export fra Medio Oriente, Messico, Marocco, Giappone e Russia 74 L’export italiano tra rallentamento mondiale e “cigni neri” di Mauro Ippolito

AUTOMAZIONE&PRODUZIONE 34 Robot e cobot: presente e futuro della robotica nell’industria di Franco Canna 42 L’Italia spende poco in ricerca e sviluppo, da aprile un servizio in aiuto delle aziende di Luigi Barone, Antonio Luparelli, Ubaldo Spina e Paolo Galloso

78 Unione europea e Giappone di Matilde Poidomani 82 Buyer di tutto il mondo a HostMilano 84 Dal contenitore al contenuto: un test per i materiali a contatto con gli alimenti di Pasquale Alfano e Riccardo Berardi, Mara Aversa e Stefano Curcio

86 RUBRICA | Recensioni

46 Tecnologia, novità da tenere d’occhio

88 ABBONAMENTI

58 LOG-IN | Anima connette la meccanica

89 TABELLE ANIMA - BIANCHE, BLU, ARANCIO

64 SOMMARIO N. 719

EXPORT&MERCATI

“Cerchiamo di non essere troppo esigenti: è meglio possedere diamanti di seconda scelta che non possederne affatto” (Mark Twain)

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EDITORIALE

Molte volte i numeri vengono letti senza coglierne il peso specifico, il significato oltre le cifre. Invece rappresentano una realtà ben definita, composta di persone, interazioni, attività e lavoro. Pensiamo alla realtà di Anima Confindustria Meccanica Varia: 1000 imprese attive in 60 settori merceologici, una produzione di 49 miliardi di euro con una quota export pari a 28 miliardi, un settore che nel suo complesso occupa 214 mila addetti. Basterebbe aumentare di poco il nostro export – con un adeguato sostegno – e in quattro anni produrremmo il valore equivalente per coprire un’intera Finanziaria. È quindi con entusiasmo che ricopro il ruolo di presidente di Anima, federazione che rappresenta un settore estremamente vivo e attivo e con buoni margini di crescita. Solamente vivendo il mondo associativo, un imprenditore ha la possibilità di tutelare e promuovere gli interessi del settore, e di conoscere e prevedere tutti quegli elementi fondamentali per definire la propria strategia aziendale. Attraverso un sistema di rappresentanza un imprenditore può interagire con le autorità che definiscono le regole di mercato ed essere protagonista dell’evoluzione del sistema sostenendo le proprie esigenze e quelle del settore nel quale opera. Il mio obiettivo è sicuramente sostenere l’importanza della meccanica e valorizzare tutti i settori che vi operano, ma ciò che ancora di più mi piacerebbe raggiungere è il coinvolgimento delle aziende all’interno dell’associazione, perché appartenere a un sistema di rappresentanza è un investimento per la propria azienda.

Un settore che copre una Finanziaria. La “nuova” meccanica connette imprese e imprenditori Marco Nocivelli è stato eletto presidente di Anima Confindustria il 5 marzo scorso

A “Log-In”, l’evento che abbiamo organizzato a valle dell’assemblea dei soci in cui sono stato eletto, abbiamo inaugurato un nuovo momento dedicato alle imprese, durante il quale abbiamo presentato dei casi di successo per i nostri settori insieme ad associati e istituzioni. Anima significa connettere le imprese della meccanica e favorire il dialogo. Lo abbiamo fatto il 5 marzo a Log-In, ora portiamo avanti questa connessione.

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Marco Nocivelli


MANCANZA LIQUIDI ROTTURA UTENSILE

Causali Fermo CAMBIO PREVENTIVO UTENSILE 400,22

Durata Min

GUASTO 6576,60

Durata Min

MANCANZA LIQUIDI

GUASTO

358,55

23,27K

Durata Min

Durata Min

MICRO FERMO 14358,97

Durata Min

MICRO FERMO

ROTTURA UTENSILE 1578,85

n° Commessa

comm3

comm1

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comm10

TORNITURA RETTIFICA FRESATURA

TRATTAMEN… TORNITURA

FRESATURA

Durata Min


Gilles Morel

Peter Walker

Whirlpool Corporation ha annunciato la nomina di Gilles Morel a presidente della regione Europa, Medio Oriente e Africa (Emea) e a vicepresidente esecutivo. In questo ruolo riporterà direttamente al presidente e Ceo Marc Bitzer. La sua nomina in Whirlpool Corporation sarà effettiva a partire dal 1° aprile 2019. «Gilles metterà a disposizione del nostro team Emea le sue spiccate doti manageriali, la sua grande capacità di leadership e una profonda conoscenza del mercato europeo» ha commentato Marc Bitzer.

Peter Walker da gennaio 2019 è il nuovo Ceo della divisione Thyssenkrupp Elevator, nominato dal board di Thyssenkrupp Elevator. Guido Kerkhoff, Ceo di Thyssenkrupp commenta «Peter Walker è l’uomo giusto per affrontare le sfide di Elevator». Peter Walker: «In Elevator abbiamo collaboratori eccezionali e innovazioni incredibili, abbiamo bisogno di ridurre ulteriormente i costi amministrativi e di aumentare l’efficienza. Il mio obiettivo è vincere queste sfide con i miei colleghi del board Ercan Keles e Detlef Hunsdiek e tutti i 53.000 dipendenti».

Thorsten Steinle

Sung Taek Lim

Thorsten Steinle ha assunto la responsabilità delle attività di service per la regione Europa, Medio Oriente e Africa (Emea) di Interroll. «Sono molto contento di poter collaborare con Thorsten Steinle. La sua profonda esperienza nel business dei servizi di assistenza a tutto tondo nel mondo delle macchine utensili è un ottimo presupposto per lo sviluppo e la corretta implementazione della strategia di espansione di Interroll nel settore», afferma Christoph Reinkemeier, executive vice president global sales and service del Gruppo Interroll.

La multinazionale coreana ha annunciato che Carlo Barlocco non è più il presidente di Samsung Italia: a succedergli è Sung Taek Lim e a lui riporteranno i responsabili di tutti i business dell’azienda. Più nel dettaglio, Carlo Carollo, che rientra in Italia in qualità di responsabile del business mobile, e – per la parte consumer electronics – Marco Hannappel, Daniele Grassi, Davide Corte e Dario Guido, rispettivamente responsabili delle divisioni audiovideo, home appliances, It e medicale.

RUBRICA | Donne e Uomini al timone

nuovo presidente di Whirlpool Corporation

nuovo responsabile Emea di Interroll

nominato Ceo di Thyssenkrupp Elevator

presidente di Samsung Electronics Italia

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Donne e Uomini

Lauro Prati

confermato presidente Aqua Italia In occasione dei festeggiamenti per il 40esimo anniversario di Aqua Italia (associazione costruttori trattamenti acque primarie federata Anima Confindustria) tenutosi lo scorso dicembre, si è tenuta l’assemblea generale dei soci durante la quale è stato eletto il nuovo consiglio direttivo per il biennio 2019-2020. All’evento è stato confermato il presidente Lauro Prati, dell’azienda Culligan Italiana SpA.

Martina Pietrobon

è il nuovo direttore marketing centrale di Microsoft Italia Microsoft ha annunciato la nuova nomina di Martina Pietrobon a direttore marketing centrale di Microsoft Italia. Nel suo nuovo ruolo, a diretto riporto di Barbara Cominelli, direttore marketing & operations, Martina Pietrobon ha il compito di coordinare le attività di marketing e le campagne di comunicazione della filiale rivolte alle organizzazioni italiane, pubbliche e private, incrementando il valore del brand delle soluzioni Microsoft. Martina Pietrobon ha inoltre la responsabilità di guidare le iniziative digital e social volte ad aumentare nel nostro paese la conoscenza dei vantaggi delle nuove tecnologie – come intelligenza artificiale e cloud computing – a vantaggio del business delle imprese del nostro paese.

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i 400 caratteri FIBRA OTTICA

Fibra ottica, un cavo fra Europa e Sud America Europa e sud America saranno collegate da un cavo in fibra ottica entro il 2021. Percorrerà circa 9.200 km sotto l’oceano Atlantico e servirà ad aumentare gli scambi di informazioni in ambito industriale e di ricerca scientifica, specie nei settori dell’high performance computing, della sanità e delle energie rinnovabili. Il progetto prende il nome di Bella (Building the Europe Link to Latin America) e costerà oltre 40 milioni di euro. L’Unione europea investirà 26,5 milioni, 15 la rete di centri di ricerca Latin America nren community. Le risorse per costruire l’opera sono attualmente gestite da EllaLink, che ha assegnato l’appalto alla Alcatel submarine networks – galassia Nokia – specializzata in cavi sottomarini. Tra gli sponsor dell’iniziativa compare il fondo europeo Marguerite, che finanzia reti ed energia verde ed è sostenuto, tra gli altri, dall’italiana Cassa depositi e prestiti.

ENERGIA

Eni acquisisce il 20% di Adnoc Refining Eni ha firmato un importante accordo con Adnoc, ad Abu Dhabi, con cui acquisisce la quota del 20% di Adnoc Refinining. La produzione sarà orientata a una tecnologia low carbon. «Si tratta dell’operazione più rilevante mai condotta in Eau da un investitore straniero in campo energetico» afferma il premier Giuseppe Conte, ad Abu Dhabi insieme all’ad di Eni Claudio Descalzi. Con questa operazione – sottolinea una nota del gruppo italiano – Eni potrà incrementare del 35% la propria capacità di raffinazione.

ABB

ACCUMULO RESIDENZIALE

Strade bianche a Los Angeles

Accumulo residenziale, l’Australia ora supera la Germania

Los Angeles sta rivestendo alcune strade di una speciale vernice CINA bianca per mantenere una temperatura più mite nella città. DipinCina, 25 milioni gere le strade di bianco può dimidi euro a Ansaldo nuire le temperature fino a 10°C Energia (l’asfalto assorbe calore e aumenta la temperatura). Questa vernice Ansaldo Energia ha firmato un può essere usata anche per i campi contratto del valore di circa 25 da basket, i marciapiedi e le piste milioni di euro per la fornitura di ciclabili, e – secondo la compagnia una turbina a gas con associato produttrice – migliorerebbe adun compressore Syngas. dirittura la visibilità notturna in Verranno installati per la centrale strada, comportando un risparelettrica a ciclo combinato di mio energetico nell’illuminazione Bengang, situata a Benxi, nel cittadina (stradale e non). Unico nord-est della Cina. La centrale intoppo: tale vernice costerebbe a ciclo combinato Bengang da 40.000 dollari per ogni miglio di 180 Mw opererà con una turbina strada (21.800 euro a km). a gas appositamente progettata per bruciare combustibile a basso potere calorifico.

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«Ora siamo non solo i leader mondiali nell’uso del solare sul tetto, ma anche primi al mondo, per capacità, nell’installazione di accumulatori residenziali», aveva commentato nel 2017 il ministro australiano all’energia Josh Frydenberg. Ora l’Australia ha superato definitivamente la Germania, diventando il più grande mercato al mondo per l’accumulo residenziale di energia elettrica. Il governo ha disposto oltre 147 milioni di dollari in sussidi statali per l’installazione di sistemi di accumulo domestico, oltre a prestiti a basso interesse.


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i 400 caratteri PRODUZIONE

FONTI RINNOVABILI

Enea fornisce assistenza tecnica in Algeria 2 miliardi Lo scorso 10 gennaio, l’Enea ha firmato un contratto con l’Algeria per di investimento favorire lo sviluppo di una produzione distribuita di energia elettrica in Italia per Edison

da fonti rinnovabili di piccola potenza sul territorio algerino. Altro settore prioritario sarà l’efficienza energetica, dall’isolamento termico al Edison prevede per il prossimo recupero energetico degli edifici esistenti. Le attività si svilupperanno triennio investimenti per 2 miliardi di euro in Italia. Il gruppo torna nell’arco di un triennio per un controvalore di 8,2 milioni di euro. all’utile dopo 4 anni, registrando un incremento dei ricavi (+9% a 6,1 miliardi di euro) nella filiera VIDEOWALL A DUBAI degli idrocarburi, grazie all’aumento dei prezzi e ai maggiori voVerso Expo Dubai 2020: schermi made in lumi delle produzioni estere. «Gli obiettivi sono molto chiari – spieItaly nella metro ga l’Ad Marc Benayoun – vogliamo La vicentina Global Display Solutions è diventata subfornitore del coconfermare il nostro ruolo nell’ilosso francese delle ferrovie Alstom per una fornitura di circa 10 miliodroelettrico e fare un altro passo ni di euro di display videowall lcd. Schermi che saranno installati nella importante nell’eolico, insieme ai nuova linea della metropolitana che collegherà il centro di Dubai con nostri partner F2I e Edf Renewail sito dove sorgerà l’Expo. In aiuto dell’azienda è intervenuta sia Sace, bles, per diventare il primo operache il gruppo Bnl – Bnp Paribas. tore in Italia». TECNOLOGIA

Tecnologia rilevamento tsunami

UE e KAZAKISTAN

L’Unione europea è il maggiore investitore straniero del Kazakistan L’Unione europea è il maggiore investitore straniero del Kazakistan: oltre 350 progetti finanziati dall’Ue per un totale di 180 milioni di euro. L’Ue e il Kazakistan hanno firmato il loro accordo rafforzato di partenariato e cooperazione (Epca) nel dicembre 2015. L’Epca è un cosiddetto accordo di nuova generazione, che funge anche da modello di cooperazione futura per altri paesi (anche Kirghizistan Uzbekistan vorrebbero seguire l’esempio kazako e firmare un accordo quadro simile con l’Ue).

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Mitsubishi Electric Corporation sta sviluppando una tecnologia radar per le superfici oceaniche che fornisce misurazioni dettagliate dei livelli del mare in presenza di tsunami e permette un rilevamento più preciso e tempestivo. Questa tecnologia sarebbe in grado di rilevare correttamente gli tsunami con una percentuale bassissima di falsi allarmi, pari allo 0,1%, e di stimare i livelli del mare con un miglioramento di oltre un metro di precisione rispetto alla tecnologia convenzionale.

Sulla rivista online puoi trovare altre notizie di impresa, economia e industria. Visita industriameccanica.it e seguici su Twitter @IndMeccanica


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ZA E IEN19 | GENNAIO MARZO 2019


SICUREZZA&AMBIENTE

ROHS, SI CAMBIA A partire da luglio 2019, molti prodotti meccanici, ai quali la direttiva Rohs non è mai stata applicabile, cominceranno a doverne rispettare i requisiti. Per il produttore significa iniziare a verificare l’assenza delle sostanze soggette a restrizione anche sulla catena di fornitura. E sarà sua la responsabilità di dichiarare la conformità alla direttiva europea

di Andrea Pasquini

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È

come l’anno scorso con lo smaltimento dei Raee. Ma forse più complicato. Ad agosto del 2018 l’open scope della direttiva Raee (2012/19/CE) aveva imposto ai produttori il rispetto dei requisiti di gestione del rifiuto da apparecchiature elettriche ed elettroniche, con i conseguenti oneri organizzativi. Ora gli sforzi organizzativi messi in campo dalle aziende dovranno essere in qualche modo replicati nel 2019, in vista dell’entrata in vigore dell’open scope anche per la direttiva Rohs (2011/65/CE) previsto per luglio 2019.

tilftalato (BBP), dibutilftalato (DBP), diisobutilftalato (DIBP). La concentrazione di cadmio, invece, non può superare lo 0,01%. Le concentrazioni massime ammesse non sono da valutare sull’intero prodotto finito, bensì sui singoli componenti non ulteriormente divisibili che lo costituiscono.

A partire da questa data, infatti, il costruttore di una qualsiasi apparecchiatura che dipende dall’energia elettrica per svolgere una delle proprie funzioni, dovrà attestare il rispetto della Rohs attraverso la marcatura Ce, a meno che il prodotto non ricada in una delle esclusioni o delle esenzioni previste.

Ad oggi la direttiva si applica a un elenco ben definito di apparecchiature: grandi elettrodomestici; piccoli elettrodomestici; apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni, apparecchiature di consumo; apparecchiature di illuminazione; strumenti elettrici ed elettronici; giocattoli e apparecchiature per il tempo libero e per lo sport; dispositivi medici; strumenti di monitoraggio e controllo, compresi gli strumenti di monitoraggio e controllo industriali; distributori automatici.

Il mancato rispetto delle prescrizioni determina sanzioni amministrative fino a 100.000 euro per il produttore, secondo quanto previsto dal decreto di recepimento italiano (Dlgs 4/3/2014 n°24).

La direttiva prevede una serie di esclusioni elencate nell’articolo 2 che sono in gran parte le stesse previste dalla direttiva Raee. Queste le principali esclusioni, potenzialmente applicabili a prodotti meccanici:

Il campo di applicazione e le responsabilità del produttore La direttiva Rohs restringe l’utilizzo di determinate sostanze ritenute pericolose per la salute umana nelle Aee. In particolare, non può superare il valore di 0,1% la concentrazione di piombo, mercurio, cromo esavalente, bifenili polibromurati (PBB), eteri di difenile polibromurato (PBDE), ftalato di bis (2-etilesile) (DEHP), benzilbu-

• apparecchiature progettate specificamente e da installare come parti di un’altra apparecchiatura che è esclusa o non rientra nell’ambito di applicazione della Rohs; • utensili industriali fissi di grandi dimensioni; • impianti industriali fissi di grandi dimensioni; • mezzi di trasporto di persone o di merci; • macchine mobili non stradali destinate a esclusivo uso professionale;

Cosa è Aee per la Raee e cosa è Aee per la Rohs?

Il campo di applicazione dell’open scope della direttiva Rohs si può considerare sicuramente più vasto di quello dalla direttiva Raee. La ragione sta proprio nella diversa definizione di apparecchiatura elettrica o elettronica (Aee) che danno le due direttive. Se la Raee parla di apparecchiature che per svolgere la propria funzione principale dipendono direttamente dalla corrente elettrica, la Rohs parla di apparecchiature che richiedono correnti elettriche o campi elettromagnetici per soddisfare una delle funzioni previste. Ad esempio una bambola parlante o un fornello a gas con un timer elettrico non sono considerati Aee ai fini della Raee ma lo sono ai sensi delle Rohs.

21 | GENNAIO MARZO 2019


Cosa si intende per utensile industriale fisso di grandi dimensioni?

Per essere considerato tale devono essere rispettate le seguenti condizioni: • il prodotto è immesso sul mercato come singolo utensile o come insieme di componenti che funzionano insieme per una specifica applicazione; • è installato (e disinstallato) esclusivamente da professionisti ,in un dato luogo, in modo permanente; • è di grandi dimensioni intese come peso maggiore di 2 tonnellate e volume di 15,625 m3 o superiore. Cosa si intende per impianto industriale fisso di grandi dimensioni? Per essere considerato tale deve essere rispettata una delle seguenti condizioni: • in fase di installazione o disinstallazione, è troppo grande per essere trasportato in un container ISO da 20 piedi o più perché le dimensioni del trasporto eccedono i 5,71m * 2,35 m * 2,39 m; • quando installato e disinstallato deve essere trasportata da un autoarticolato con capacità superiore alle 44 tonnellate; • per l’installazione o la disinstallazione è necessaria una gru pesante; • per l’installazione è necessario che siano apportate modifiche strutturali nell’ambiente in cui va inserito (ad esempio necessita di aree di accesso nuove, di fondamenta); • l’installazione ha bisogno di una potenza elettrica nominale uguale o superiore a 375 kW.

All’atto dell’immissione sul mercato il produttore, definito come il soggetto che fabbrica o commercializza apparecchiature recanti il suo nome o il suo marchio oppure che rivende sul mercato nazionale apparecchiature prodotte al di fuori dell’ Unione europea, deve adempiere a una serie di azioni richieste dalla Rohs. Se, da un lato, la direttiva Raee, prevede adempimenti di carattere amministrativo/finanziario legati al contributo per una corretta gestione dell’apparecchiatura a fine vita, la direttiva Rohs prevede adempimenti di carattere tecnico/documentale, assimilabili a quelli per esempio della Direttiva Macchine. Si richiede infatti di: • garantire che l’apparecchiatura sia stata progettata e fabbricata conformemente alle restrizioni sulle sostanze; • predisporre un’adeguata documentazione tecnica di supporto e attuare un’adeguata procedura di controllo della produzione;

• redigere una dichiarazione Ue di conformità alla direttiva Rohs e apporre la marcatura Ce sull’apparecchiatura. Con la redazione della dichiarazione Ce di conformità il fabbricante si assume la responsabilità della conformità dell’Aee ai requisiti della direttiva. È bene notare che, sebbene la direttiva parli direttamente al produttore dell’Aee finale, spesso la richiesta di fornire un prodotto conforme ai requisiti della Rohs venga avanzata a costruttori di componenti che di per sé non si classificano come Aee ma che sono destinati a diventare parte integrante di un’apparecchiatura inclusa nel campo di applicazione. È questo il motivo per cui spesso si commercializzano componenti “Rohs Compliant” che magari non sono marcati Ce. La direttiva include inoltre un elenco di casi specifici in cui si può beneficiare di deroghe sulle limitazioni impo-

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ste. Ciò significa che, in circostanze specifiche, è concessa un’esenzione per permettere l’immissione sul mercato di un Aee che contiene sostanze in concentrazioni formalmente vietate dalla Rohs. Tali esenzioni sono elencate agli allegati III e IV della direttiva. Le esenzioni hanno una validità massima di 5 anni rinnovabili e sono concesse a seguito dell’esame della domanda presentata da un operatore economico. Oltre a concedere e rinnovare le esenzioni, qualsiasi operatore economico della catena di fornitura può anche fare richiesta di revoca delle esenzioni esistenti. Un esempio di esenzione: nell’industria che utilizza ottoni è estremamente comune il ricorso all’esenzione “6 c” che permette l’utilizzo di leghe di rame contenenti fino al 4% del piombo in peso, concedendo dunque una deroga, per questa specifica applicazione, alla generale limitazione della concentrazione dello 0,1% del piombo.

to tramite l’implementazione di un serio controllo della propria catena di fornitura. Il produttore dovrà inoltre assumersi la responsabilità di dichiarare la conformità alla direttiva tramite la stesura della dichiarazione di conformità e l’apposizione della marcatura Ce. È però opportuno ricordare che le esclusioni e le esenzioni previste dalla Rohs rimarranno applicabili anche in seguito all’introduzione dell’open scope

Una direttiva a tutela dell’ambiente La direttiva Rohs fa parte di una serie di legislazioni comunitarie in materie ambientali che diventa sempre più fornita e strutturata, come ad esempio il Reach, la Raee o le direttive sullo smaltimento di rifiuti da batterie e pneumatici esausti. Con questa direttiva la Commissione europea si pone il duplice obiettivo di tutelare l’ambiente, limitando la presenza di sostanze dannose nel futuro rifiuto che si genererà alla fine della vita utile all’Aee, e di tutelare Il punto di svolta, da luglio parte l’open scope la salute umana limitando il rischio di esposizione a soA partire dal 22 luglio 2019 diventerà operativa anche stanze potenzialmente dannose per all’utilizzatore e per un’undicesima categoria denominata “Altre Aee non il personale addetto alla costruzione dell’Aee. comprese nelle categorie sopra elencate”. È chiaro che La direttiva ha dato, e darà sempre più nei prossimi anni, l’introduzione di una categoria così generica ha l’obietuna spinta significativa alla ricerca e allo sviluppo delle tivo di definire un momento temporale a partire dal aziende produttrici di Aee, perché indirizza i produttoquale un campo di applicazione ben circoscritto divenri verso l’abbandono di tecnologie e processi produttivi ti un campo di applicazione aperto (il cosiddetto “open consolidati ma non rispettosi dell’ambiente in favore di scope”) che include tutte le Aee. Si tratterà chiaramente altri economicamente ed ecologicamente più sostenibili. di un importante punto di svolta poiché, a partire dal Nel 2018 le associazioni di Anima hanno sviluppato un luglio 2019, molti prodotti meccanici, ai quali la diretgrosso lavoro di indirizzamento dei produttori a un’aptiva Rohs non è mai stata applicabile, cominceranno a plicazione corretta e uniforme a livello settoriale della doverne rispettare i requisiti. Per il produttore ciò vorrà direttiva Raee, producendo una lunga lista di guide e podire che sarà necessario cominciare a verificare l’assenza sition paper associativi. Un lavoro analogo dovrà necesdelle sostanze soggette a restrizione, anche e soprattutsariamente essere replicato nel 2019 per accompagnare le aziende verso l’introduzione dell’open scope della direttiva Rohs, e agevolarle nella corAl produttore è richiesto di costituire una pertinente documentazione retta comprensione e impletecnica che permetta di valutare la conformità del prodotto includenmentazione dei sempre nuovi done un’analisi e una valutazione adeguata dei rischi. Per redigere requisiti legislativi imposti la documentazione il produttore potrà utilizzare la norma EN 50581 dall’Unione europea.

Le norme di supporto

“Technical documentation for the assesment of electrical and electronical products with respect to the restriction of hazardous substances”. Un valido supporto alla valutazione del rischio per il prodotto di contenere sostanze soggette a restrizione è invece fornito dalla IEC/PAS 62596 “Electrotechnical products – Determination of restricted substances – Sampling Procedures – Guidelines”.

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LOGI CA & MOVI MENT l’industria meccanica 719 | 24


ISTI& ITA25 | GENNAIO MARZO 2019


LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

Fuori dall’iperammortamento. Anzi no. Il dramma a lieto fine delle scaffalature autoportanti

di Franco Canna

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Ad agosto 2018 una improvvisa risoluzione dell’Agenzia delle entrate eliminava i magazzini autoportanti dall’ambito di applicazione degli incentivi 4.0. Grazie al lavoro svolto da imprese e associazione in collaborazione con le istituzioni, a febbraio 2019 una nuova disposizione legislativa ha rivalutato la questione

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Con la pubblicazione di questo chiarimento definitivo anche le piccole e medie aziende avranno accesso a una tecnologia di svolta, come quella dello stoccaggio intensivo a grande altezza, indispensabile per coprire la domanda di mercati allargati e dinamici

A

nnus Domini 2019. Sono passati oltre due anni dalla pubblicazione dell’“allegato A”, il documento accluso alla legge di bilancio 2017 che contiene l’elenco dei beni materiali per i quali è possibile fruire dell’iperammortamento. Un elenco osannato e criticato, sul quale sono piovuti (e continuano a piovere) circolari e risoluzioni volte a confermare o smentire interpretazioni più o meno fantasiose della normativa. Ma una voce, più di tutte le altre, quella dedicata ai “magazzini automatizzati interconnessi ai sistemi gestionali di fabbrica”, ha fatto passare notti insonni a tecnici, periti e, soprattutto, alle aziende che avrebbero voluto semplicemente fruire del beneficio previsto dalla legge. Su questo punto, infatti, la burocrazia è riuscita a scatenare una tempesta perfetta, che si è risolta soltanto con l’intervento risolutivo del Legislatore. Ricostruiamo questa storia grottesca della quale possiamo sin d’ora anticiparvi il lieto fine. Che cosa dice la legge Al termine del capitolo dedicato ai “beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati e/o gestito tramite opportuni sensori e azionamenti” l’Allegato A della legge n. 232 dell’11 dicembre 2016 prevede una voce che consente specificamente di portare in iperammortamento gli investimenti in “magazzini automatizzati interconnessi ai sistemi gestionali di fabbrica”. Una previsione apparentemente chiara, che non prevede particolari limitazioni o vincoli se non quelli previsti per tutti i beni appartenenti a quel gruppo, cioè la necessità di dimostrare il rispetto dei cinque re-

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quisiti e delle due condizioni aggiuntive e di dimostrare l’interconnessione. Il primo documento interpretativo su questa legge è la circolare N.4/E del 30 marzo 2017, redatta in collaborazione tra il ministero dello Sviluppo economico e l’Agenzia delle entrate. In questa circolare, che riporta anche diversi esempi per le varie voci previste negli allegati, non si menziona alcuna limitazione né distinzione tra i magazzini cosiddetti autoportanti e i magazzini tradizionali che, sotto il profilo funzionale e tecnico, sono la stessa cosa. La circolare si limita a osservare che nella categoria rientrano, a titolo esemplificativo, “magazzini automatici asserviti da traslo-elevatori o mini-loaders e software Wms per la gestione delle missioni in/out; i sistemi di selezionamento, prelievo e deposito automatico controllati da software di gestione e/o il controllo delle scorte e dei punti di riordino”. Nemmeno nelle diverse tornate di Faq rilasciate dal ministero dello Sviluppo economico appaiono dubbi sull’inclusione di tutti i tipi di magazzini automatici nel beneficio. La circolare di agosto 2018 Il 9 agosto 2018 arriva il fulmine a ciel sereno: l’Agenzia delle Entrate pubblica la risoluzione n. 62/E che, dichiaratamente, intende offrire “ulteriori chiarimenti riguardanti il trattamento dei magazzini automatizzati autoportanti nell’ambito dell’agevolazione fiscale del super e iperammortamento”. Questo documento, piuttosto articolato e complesso, sostiene che, nel caso dei magazzini autoportanti, possono essere ammessi al beneficio dell’iperammortamento esclusivamente gli investimenti riguardanti le componenti impiantistiche annoverabili come “macchinari, congegni attrezzature e altri impianti funzionali allo specifico processo produttivo”, cioè quelle componenti che sono escluse dalla determinazione della rendita catastale. Viceversa l’incentivo non potrà essere applicato ai manufatti edilizi che assumono rilievo ai fini catastali. A conferma di questa tesi si riportano le circolari su super e iperammortamento che prevedono l’esclusione degli investimenti in “fabbricati e costruzioni” dalle agevolazioni. La circolare genera un vero e proprio terremoto tra gli addetti ai lavori, dal momento che, nel caso dei magazzini autoportanti, le scaffalature che sarebbero escluse dal computo rappresentano una quota rilevante dell’investimento. Inoltre la circolare arriva a 20 mesi di distanza

dalla legge, andando a incidere su investimenti già avviati se non addirittura conclusi l’anno precedente in base al dettato letterale della legge di bilancio e in assenza di qualsiasi altra limitazione. La perplessità del mondo imprenditoriale raggiunge il ministero, dove i tecnici ritengono necessario intervenire e si attivano per risolvere il problema. La svolta (inattesa) col decreto semplificazioni La soluzione per uscire dall’impasse arriva quando (e dove) meno te lo aspetti: il 12 febbraio 2019, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale la legge n. 12 dell’11/02/2019, che prevede la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 (cosiddetto decreto semplificazioni). Ma che c’entra il decreto semplificazioni con i magazzini autoportanti? Facciamo un passo indietro. Siamo a fine gennaio 2019 ed è in discussione in Parlamento la legge di conversione del decreto semplificazioni (un’altra storia, questa, ai limiti della telenovela). Nella “valanga” di emendamenti che passano in Commissione al Senato ce n’è uno, l’emendamento 3.0.1 a firma Patuanelli, Santillo, Gallicchio, Puglia e Marco Pellegrini, che prevede l’introduzione di un articolo 3-bis che, al comma 4, dispone quanto segue: “Ai soli fini dell’applicazione della disciplina di cui all’articolo 1, comma 9, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, il costo agevolabile dei “magazzini automatizzati interconnessi ai sistemi gestionali di fabbrica” di cui all’allegato A annesso alla suddetta legge, si intende comprensivo anche del costo attribuibile alla scaffalatura asservita dagli impianti automatici di movimentazione, che costituisce, al contempo, parte del sistema costruttivo dell’intero fabbricato; resta ferma la rilevanza di detta scaffalatura ai fini della determinazione della rendita catastale, in quanto elemento costruttivo dell’intero fabbricato”. Questa norma, che in realtà nasce proprio a seguito delle pressanti richieste delle imprese, passerà indenne il taglio degli emendamenti operato dalla presidenza del Senato e finirà nel testo definitivo della legge pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 12 febbraio 2019. L’introduzione di questo testo in una legge dello Stato mette la parola fine a questa storia: si tratta infatti di una interpretazione autentica del Legislatore, con rango di norma primaria all’interno della gerarchia delle fonti del diritto, che va di conseguenza a invalidare la previsione di segno contrario prevista dalla risoluzione 62/E dell’Agenzia delle entrate.

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A febbraio la svolta, il lavoro dietro le quinte L’interpretazione dell’Agenzia delle entrate, che con la risoluzione n. 62 del 9 agosto eliminava le scaffalature autoportanti dall’ambito di applicazione degli incentivi 4.0, aveva colto di sorpresa costruttori e utilizzatori. Il documento affermava, infatti, che le agevolazioni fiscali dell’iperammortamento potessero essere applicate solo a investimenti sulle componenti impiantistiche dei magazzini (i macchinari, i congegni, le attrezzature e tutti gli impianti funzionali allo specifico processo produttivo), e non ammetteva, al contrario, le strutture che assumono rilievo ai fini catastali. La reazione delle imprese è stata immediata. Il primo passo è stata la segnalazione della criticità all’interno dell’associazione Aisem, che raggruppa i costruttori di sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione all’interno di Anima Confindustria Meccanica. Da qui è iniziato un lavoro di intensa interlocuzione con il ministero dello Sviluppo economico, che ha raccolto le motivazioni e le proposte di Anima. Grazie a questa collaborazione, nella conversione in legge del decreto Semplificazioni (in Gazzetta ufficiale il 12 febbraio) è passato un emendamento che ristabilisce l’applicabilità degli incentivi ai magazzini autoportanti. Con la pubblicazione di questo chiarimento definitivo, anche le piccole e medie aziende avranno così accesso a una tecnologia ritenuta fuori della loro portata, ma che con l’iperammortamento avevano cominciato a pensare raggiungibile: una tecnologia di svolta, come quella dello stoccaggio intensivo a grande altezza, indispensabile per coprire la domanda di mercati allargati e dinamici. Realtà che dopo l’intervento dell’Agenzia delle Entrate avevano dovuto fermare tutti i progetti di sviluppo mirati all’espansione su mercati più ampi. La realizzazione di magazzini automatici, ora, potranno essere volano di una crescita evolutiva e di risultati. c.f.

Si ringraziano per le fotografie le aziende Aisem - Sezione Scaffalature CISI

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AUTO ZION PROD ZION l’industria meccanica 719 | 32


OMANE E DUNE


SPS Italia Hub

AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Robot e cobot: presente e futuro della robotica nell’industria Qual è il ruolo dei robot nell’Industria 4.0? Quali sono gli ambiti in cui la robotica tradizionale ha ancora margini di miglioramento? E quali sono invece i margini di crescita per i cobot e i robot mobili? Ne parliamo con Alessandro Gasparetto, docente della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Udine e membro del Comitato scientifico di Sps Italia. Intervista ad Alessandro Gasparetto, docente della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Udine e membro del Comitato scientifico di Sps Italia di Franco Canna

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Prima di industria 4.0 la robotica tradizionale era considerata un settore pienamente maturo per l’industria, sembrava impossibile ipotizzare l’avvento di innovazioni sostanziali

L

’avanzata dei robot nelle fabbriche sembra non conoscere sosta. Secondo i dati del World Robotics Report dell’Ifr, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2017 è stato registrato un incremento del 114% del volume annuale delle vendite di robot. Nel solo 2017 sono stati ben 381mila i nuovi robot industriali venduti, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. E secondo le stime dell’associazione, nel 2021 il numero annuale di robot forniti alle fabbriche di tutto il mondo raggiungerà le 630mila unità.

Anche in Italia i dati confermano una tendenza più che positiva, con una crescita del mercato del 19%, per un totale di 8 mila unità vendute. Grazie a questi numeri il Belpaese si attesta all’ottavo posto mondiale sia per vendite che per densità di robot. Gli analisti non hanno dubbi: tra i fattori trainanti dello sviluppo del mercato c’è la crescente adozione del paradigma di Industria 4.0, del quale i robot sono parte fondamentale. Il ruolo dei robot nell’Industria 4.0 «Industria 4.0 può essere vista come la definizione e il consolidamento di trend che si erano sviluppati da decenni», spiega Alessandro Gasparetto, docente della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Udine. «I concetti di connettività fra macchine e di linea di produzione flessibile erano già presenti all’epoca della prima robotizzazione dell’ambiente industriale, avvenuta a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. Tuttavia, la tecnologia di quei tempi, sia nell’ambito hardware che nell’ambito software, non era a livello tale da permettere un’implementazione efficiente e diffusa di questi concetti (si pensi solo al fatto che all’epoca non esistevano le con-

Comau ha sviluppato un robot dotato di una “pelle” sensibile. Sotto una schiuma protettiva sono installati dei sensori in grado di percepire l’intensità del contatto di una persona e di interagire. 35 | GENNAIO MARZO 2019


nessioni wireless). In ogni caso, nell’evoluzione dell’automazione industriale prima di Industria 4.0, i robot sono sempre stati i device che, per le loro caratteristiche intrinseche di versatilità e riprogrammabilità, potevano realizzare la connessione fisica fra parti della linea produttiva e conferire a quest’ultima una certa flessibilità». Il professor Gasparetto è anche membro del Comitato scientifico di Sps Italia ed è stato tra i principali sostenitori della necessità di portare anche i robot all’interno della fiera di riferimento dell’Automazione e del Digitale in Italia, la cui prossima edizione si terrà dal 28 al 30 maggio a Parma e che vedrà un intero padiglione dedicato proprio ai robot e alle soluzioni meccatroniche. «I robot sono stati in un certo senso i precursori di Industria 4.0. Ora che l’evoluzione tecnologica ha consentito lo sviluppo del paradigma Industria 4.0, i robot ne costituiscono, per così dire, il “braccio operativo”, ovvero quei device che, all’interno della Fabbrica intelligente (e quindi connessi con il resto della linea produttiva ed eventualmente con il cloud) svolgono fisicamente le operazioni connesse alla produzione stessa, oltre a costituire un veicolo di connettività fisica che si affianca alla connettività software tipica dei sistemi cyberfisici di Industria 4.0. Per questo i robot risultano essere totalmente integrati nel paradigma Industria 4.0, e la loro presenza a Sps Italia trova piena giustificazione». Una tecnologia in continuo sviluppo

Le prossime sfide: la piena integrabilità fra robot di produttori diversi e il miglioramento della capacità di auto-adattamento del robot a condizioni che variano in tempo reale La robotica “tradizionale”, cioè i robot industriali non collaborativi, prima dell’avvento di Industria 4.0 era considerata un settore pienamente maturo, nel quale sembrava impossibile ipotizzare l’avvento di innovazioni sostanziali. Le cose però stanno cambiando: Industria 4.0, con la connessa evoluzione tecnologica, a livello sia hardware che software, ha fornito nuova linfa e, per così dire, una seconda giovinezza alla robotica tradizionale, aprendole notevoli margini di miglioramento e consentendole di affrontare problemi e sfide che prima non erano nemmeno considerati. «Le aree in cui i robot hanno dimostrato di sapersi migliorare sono diverse», spiega Gasparetto. «Intanto

La multinazionale danese Trelleborg ha installato 42 cobot Universal Robot asserviti alle macchine: l’aumento di produttività ha portato all’assunzione di 50 nuovi dipendenti. l’industria meccanica 719 | 36


Quando uscĂŹ nel 2015, questo robot collaborativo di Fanuc era il primo al mondo ad avere una capacitĂ di carico di 35 kg.

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è migliorata l’efficienza energetica dei robot; poi sono state sviluppate nuove tecniche che consentono al robot di manipolare nuove tipologie di materiali; sono stati messi a punto nuovi sistemi di presa; sono state sviluppate nuove strutture che hanno permesso di migliorare il rapporto fra payload e peso proprio del robot, realizzando robot relativamente leggeri che sono in grado di gestire oggetti di peso rilevante; sono poi state significativamente migliorate le interfacce con l’operatore per rendere più facile e intuitiva la programmazione dei robot». Ma ci sono ancora due punti importanti: «La piena integrabilità fra robot di produttori diversi e il miglioramento della capacità di autoadattamento del robot a condizioni che variano in tempo reale». Un robot per ogni applicazione Nell’industria sono presenti diverse tipologie di robot, Scara, Delta, antropomorfi, ciascuna dotata di caratteristiche tali da renderla maggiormente adatta a una specifica applicazione. «Storicamente – ricorda Gasparetto – i robot antropomorfi sono stati i primi ad apparire, sin dagli anni ’60‘70 del secolo scorso. La loro caratteristica principale è quella di essere dotati di una catena cinematica seriale a 6 gradi di libertà, con 6 giunti rotoidali, il che conferisce

loro una manipolabilità completa (con ciò intendendo la capacità di muovere l’utensile e gli oggetti manipolati in una qualsiasi posizione dello spazio di lavoro, e orientarli a piacimento). Questa loro caratteristica ha reso i robot antropomorfi protagonisti indiscussi delle linee produttive caratterizzate dall’esecuzione di task complessi (come ad esempio la verniciatura o la saldatura lungo profili irregolari), per i quali l’utilizzo di robot antropomorfi è ancora oggi imprescindibile». Poi sono arrivati gli altri due tipi. «I robot Scara e i robot Delta sono comparsi più tardi, rispettivamente nel 1978 e nel 1992. Rispetto agli antropomorfi, si tratta di robot strutturalmente più semplici: gli Scara hanno una catena cinematica seriale a 4 gradi di libertà, il che da una parte ne limita la capacità di manipolazione, dall’altra però li rende più semplici da controllare, consentendo così l’esecuzione di operazioni ad alta velocità. Sono pertanto utilizzati in applicazioni relativamente semplici (es. assemblaggio), che non richiedono un orientamento completo del pezzo da manipolare. I robot Delta hanno invece una catena cinematica parallela anziché seriale, il che consente loro di avere una struttura più leggera, con conseguente aumento della velocità di esecuzione dei task, al prezzo però di una limitazione dello spazio di lavoro, oltre che della capacità di orientamento del pezzo e del carico massimo

Un robot leggero di Kuka direttamente integrato in una piattaforma onnidirezionale. Il sistema di navigazione è in grado di orientarsi in sicurezza, e condividere quindi spazi e percorsi comuni con gli operatori. l’industria meccanica 719 | 38


manipolabile (payload). Anch’essi sono quindi indicati per operazioni semplici (pick & place, per esempio) da eseguire ad alta velocità, in particolare su oggetti leggeri trasportati da un nastro (il che consente di superare la limitazione dello spazio di lavoro)».

Oggi i cobot si occupano in prevalenza di operazioni di assemblaggio, ma in futuro svolgeranno anche altre funzioni L’avvento dei cobot Da qualche anno sono arrivati sul mercato i robot collaborativi, in grado di vivere anche fuori dalla “gabbia” nella quale, per ragioni di sicurezza, sono sempre stati relegati i robot. La repentina evoluzione dei cobot, da una parte, e lo sviluppo di tecnologie, come le pelli sensorizzate, in grado di rendere collaborativi anche i robot tradizionali rendono però oggi difficile tracciare un netto confine tra robot e cobot. «Per stabilire in modo certo la differenza fra un robot e un cobot è opportuno fare riferimento alla struttura meccanica e alle caratteristiche del sistema di controllo. In altre parole, i veri cobot sono “nati” cobot, mentre i robot “cobotizzati” mantengono le caratteristiche degli originari robot come struttura meccanica e come nucleo del sistema di controllo, “travestendosi” da cobot grazie all’integrazione di componenti hardware (tipicamente sensori o rivestimenti) e software (moduli di controllo aggiuntivi) che ne permettono un utilizzo più collaborativo (anche se in genere non si possono definire – a differenza dei cobot – pienamente collaborativi)». D’altro canto, un cobot è, come struttura meccanica e come sistema di controllo, sin dall’origine progettato e costruito per un impiego pienamente collaborativo, cioè quello di lavorare accanto a un operatore umano. «Dal punto di vista del controllore, ad esempio, un cobot ha la gestione della sicurezza implementata nel nucleo del sistema, cioè a basso livello. Inoltre i cobot, a differenza dei robot, non sono progettati per svolgere task ripetitivi, ma sin dall’origine hanno spiccate caratteristiche di riprogrammabilità e di comportamento smart, oltre che “safe”».

Il nodo della sicurezza Quando si parla di macchine che condividono uno spazio di lavoro con l’uomo il pensiero corre subito al tema della sicurezza. Ma qual è oggi il quadro normativo? «I requisiti di sicurezza per i robot sono attualmente regolati dalle norme ISO 10218 (requisiti di sicurezza per i robot industriali), ISO 10218-1 (requisiti di sicurezza a cui devono attenersi i costruttori di robot) e ISO 102182 (requisiti di sicurezza per gli integratori di robot). Le ultime due, all’interno delle quali sono definiti i requisiti di sicurezza per i sistemi robotici collaborativi, sono tuttavia oggetto di revisione (la nuova versione di tali norme dovrebbe essere completata entro maggio 2021): una revisione necessaria per tenere dietro all’evoluzione tecnologica che vede tra l’altro, come si è già evidenziato in precedenza, una sfumatura della distinzione tra robot e cobot», rileva Gasparetto. «Si tratterà di meglio definire alcuni aspetti quali ad esempio: una più esplicita definizione delle funzioni di sicurezza implementate nei robot, una definizione di requisiti di sicurezza sia per device aggiuntivi (ad esempio pinze e gripper), sia per tipologie di robot sinora poco normata da questo punto di vista (ad esempio robot mobili). Si dovrà inoltre procedere alla rielaborazione dei valori limite biomeccanici per la limitazione di potenza e forza per contatti quasi-statici e transitori». La sicurezza nel senso di “safety” è un tema che si incrocia sempre più fortemente con l’altra parola che in italiano traduciamo con “sicurezza” e che in inglese è resa invece con “security”. «Il punto più critico per la sicurezza dei robot nel prossimo futuro è indubbiamente quello relativo alla cyber-security: la connettività estrema dei device (fra cui vi sono i robot) li espone a tentativi di hackeraggio da parte di agenti esterni. Ciò pone dei serissimi problemi in termini di sicurezza, in quanto un tentativo di hackeraggio andato a buon fine potrebbe provocare un’interazione violenta del robot con l’ambiente circostante, mettendo a repentaglio la sicurezza di persone, animali e cose che si venissero a trovare all’interno dello spazio di lavoro». Non solo assemblaggio Oggi i cobot si occupano in prevalenza di operazioni di assemblaggio. Ma non è l’unico ambito nel quale li troveremo in futuro. «Potenzialmente i cobot possono essere utilizzati anche per altre applicazioni, purché non richiedano livelli di accuratezza particolarmente elevati, per le quali i cobot non sono stati progettati. A titolo di esempio, possiamo citare operazioni di pallettizzazione

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Il maestro Andrea Colombini dell’Orchestra Filarmonica di Lucca ha “insegnato” a Yumi, il cobot di Abb, i movimenti e i gesti per dirigere un’orchestra. Il debutto del robot sul palco del teatro Verdi è avvenuto a settembre 2017

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e di packaging, lavorazioni di finitura quali lucidatura, rettifica e sbavatura (che possono risultare particolarmente pesanti per l’operatore umano nel caso di vibrazioni di notevole entità) e task inerenti al controllo di qualità dei prodotti (ad esempio mediante l’utilizzo di telecamere montate sui cobot stessi)». Ma non finisce qui: Gasparetto pensa che nel prossimo futuro i cobot possano diventare dei veri e propri guardiani della fabbrica. «In tale ruolo, i cobot potranno affiancare (o forse anche sostituire) l’operatore umano nello svolgimento di task che risultano tipicamente noiosi, ripetitivi e anche rischiosi per l’alta probabilità di distrazione dell’operatore (si pensi ad esempio a un operatore che deve rimanere seduto per lungo tempo di fronte a una macchina Cnc, effettuando solamente una breve e infrequente operazione, come ad esempio il cambio dell’utensile o la rimozione degli scarti)». Quando è giusto scegliere un cobot? I produttori di cobot sostengono che un robot collaborativo si ripaghi in pochi mesi: una tempistica che in Italia sarebbe poi ulteriormente ridotta grazie agli incentivi fiscali (ricordiamo infatti che robot e cobot possono fruire dell’iperammortamento). Gasparetto però non è iscritto al partito di chi ritiene che investire in un cobot sia sempre la scelta migliore. «È vero che i cobot sono quasi sempre meno costosi dei robot tradizionali, tuttavia le performance e i campi di applicazione sono diversi: non tutti i task attualmente svolti dai robot tradizionali possono essere eseguiti dai cobot, principalmente perché i cobot hanno prestazioni inferiori ai robot tradizionali in termini di accuratezza e velocità di esecuzione. Pertanto, l’introduzione di cobot in produzione si giustifica soprattutto nel caso di applicazioni a elevata complessità, per le quali un’automazione totale risulta impossibile, mentre una robotizzazzione parziale, con operatore umano e cobot che si interfacciano, è la soluzione ideale. Se invece il processo richiede velocità di esecuzione o precisione elevata, i robot tradizionali rimangono la scelta corretta», spiega. Queste considerazioni costituiscono probabilmente il motivo per cui la quota di mercato dei cobot è ancora piccola rispetto a quella dei robot tradizionali: non va comunque assolutamente trascurato il fatto che, in termini assoluti, la rapidità di diffusione dei cobot è molto elevata. La robotica mobile Un particolare tipo di robot collaborativo è il robot mo-

bile, evoluzione dell’Agv in grado di diventare il vero pivot di una fabbrica nella quale le stazioni di lavorazione non saranno più necessariamente sequenziali. «La robotica mobile all’interno degli ambienti di produzione non ha ancora sviluppato tutto il suo potenziale», rileva Gasparetto. «Solo negli ultimi anni, infatti, veri robot mobili si sono affiancati agli Agv che erano una presenza nelle fabbriche già da decenni. A differenza di un Agv, un robot mobile può gestire i percorsi in maniera molto più flessibile, anche se necessita di un sistema sensoristico e di controllo molto più avanzato, per poter gestire le problematiche di una navigazione realmente autonoma. Oltre alle classiche applicazioni di logistica di magazzino, i robot mobili possono avere un ruolo anche nelle aree di produzione e supply chain, con la possibilità di avere una flotta di robot mobili che collega la linea produttiva al magazzino, permettendo così di realizzare una produzione pienamente in logica “pull”. Inoltre, possono contribuire al superamento del vincolo della linea di produzione, o quantomeno al conferimento di maggiore flessibilità alla linea stessa: essi possono infatti essere utilizzati per il trasporto di pezzi, utensili o anche robot fra aree di lavoro diverse, consentendo di gestire la produzione in maniera modulare e rapidamente riconfigurabile».

Nuovi processi industriali alla fiera SPS Italia È a tutti gli effetti la fiera per l’industria intelligente, negli ultimi 9 anni ha seguito l’evoluzione tecnologia industriale del comparto manifatturiero in Italia. Torna Sps Italia, a Parma dal 28 al 30 maggio. L’edizione 2019 presenterà per la prima volta un percorso dedicato al rinnovamento dei processi industriali (si chiama “District 4.0”) suddiviso in tre aree tematiche: automazione avanzata, digital&software, robotica e meccatronica. Un intero padiglione dimostrativo dedicato alla robotica industriale ospiterà aziende del comparto con demo funzionanti e soluzioni meccatroniche articolate. Tema portante della manifestazione sarà la formazione con una vera e propria competence academy, in collaborazione con università, centri di ricerca, istituzioni, Digital innovation hub e Competence center.

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AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

L’Italia si colloca al 27esimo posto tra i paesi che spendono di più in ricerca in rapporto al prodotto interno lordo, lontana dall’obiettivo europeo che punta al 3% in tutta l’Ue entro il 2020

L’Italia spende poco in ricerca e sviluppo, da aprile un servizio L in aiuto delle aziende

’Italia vanta una grande storia di innovazione trainata dalla scienza e dalla tecnologia, e rappresenta sicuramente uno tra i paesi a maggiore vocazione industriale nel panorama comunitario e mondiale. Ciononostante, si colloca al 27esimo posto tra i paesi che spendono di più in ricerca in rapporto al prodotto interno lordo, classificandosi in una posizione che è ben lontana dall’obiettivo europeo che punta al 3% in tutta l’Ue entro il 2020. Questi dati indicano la presenza di criticità strutturali in riferimento all’accesso, utilizzo e investimento delle imprese in ricerca e sviluppo, soprattutto Pmi, che spesso si traduce in una condizione di debolezza da parte dell’Italia rispetto ad altri paesi europei ed extraeuropei. Essere tra le principali nazioni industrializzate con un investimento in ricerca e sviluppo molto basso diventa oggi molto rischioso, visti i processi crescenti di globalizzazione delle economie e l’importanza della collaborazione internazionale su temi scientifico-tecnologici che richiedono la mobilitazione di forti investimenti. Si tratta di evidenze la cui portata non può essere sottovalutata, soprattutto in considerazione degli effetti che le nuove tecnologie 4.0 producono sul tessuto produttivo italiano nel breve e nel lungo periodo.

Dall’accordo tra Anima e il Cetma, uno sportello a Milano dedicato alle aziende per potenziare i propri servizi di ricerca, sviluppo e innovazione. di Luigi Barone, Antonio Luparelli, Ubaldo Spina (Cetma) e Paolo Galloso (Anima)

La ricerca come driver di sviluppo delle tecnologie 4.0 L’industria è oggi caratterizzata sempre più da una profonda revisione delle modalità di produzione. In questo scenario infatti il settore manifatturiero è chiamato a reingegnerizzare i propri processi produttivi, integrando le diverse competenze e tecnologie che rientrano nell’ambito dell’industria 4.0. Da questo punto di vista, secondo una recente indagine dell’Osservatorio Mecspe,

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Quasi la metà degli imprenditori reputa talmente importanti le opportunità di sviluppo aperte dall’industria 4.0, da dichiarare che continuerebbe a investire in innovazione anche in assenza di agevolazioni la trasformazione in corso è ormai matura e sistematica e lo dimostra la tendenza agli investimenti delle imprese: quasi la metà (46,1%) reputa talmente importante le opportunità di sviluppo aperte dall’industria 4.0, da dichiarare che continuerebbe a destinare parte del fatturato in innovazione anche in assenza di agevolazioni. Ovviamente le agevolazioni giocano un ruolo fondamentale per la diffusione delle tecnologie abilitanti: il 66% degli imprenditori giudica positivamente gli effetti di tali misure sul settore, e tra quelle maggiormente apprezzate grande rilevanza è data all’iperammortamento per i macchinari funzionali alla digitalizzazione (69,7%), al credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo (57,4%), al miglioramento delle infrastrutture digitali abilitanti (54,6%) e alla defiscalizzazione dei premi di produzione (51,1%). È dunque evidente in che misura la ricerca sia percepita dalle imprese come un driver necessario per lo sviluppo e acquisizione di tecnologie abilitanti nell’ambito dell’industria 4.0: più della metà del campione reputa positivamente le agevolazioni del credito d’imposta alla ricerca, e almeno un quinto delle imprese (21,2%) dichiara di voler investire, entro il 2018, dal 10% al 20% del fatturato in ricerca e innovazione. Scendendo nel dettaglio degli investimenti effettuati in nuove tecnologie abilitanti dal comparto della meccanica – e subfornitura – si osserva che, soprattutto le piccole e medie imprese, hanno privilegiato soluzioni per la sicurezza informatica (89,2%) e la connettività (79,7%), il cloud

computing (67,1%), la robotica collaborativa (35,4%), la simulazione (31%), i big data (29,1%), la produzione additiva (28,5%) e l’internet of things (27,8%). Realtà aumentata e materiali intelligenti occupano il 15,2% degli investimenti, mentre le nanotecnologie raggiungono il 7%. Da un lato la sicurezza informatica rappresenta l’investimento privilegiato da parte delle imprese, tale da percepire la sicurezza dei dati e la possibilità di cyber attack tra gli ultimi dei principali fattori di rallentamento (4,8%). Nell’ambito delle tecnologie abilitanti 4.0 i principali fattori di rallentamento sono rappresentati da un rapporto incerto tra investimenti e benefici (per il 43,5% delle aziende), dagli investimenti richiesti troppo alti (35,7%), dalla mancanza di competenze interne (26,2%), dall’arretratezza delle imprese con cui si collabora (17,9%), nonché dall’assenza di un’infrastruttura tecnologica di base adeguata (14,3%), dalla mancanza di una chiara visione del top management (12,5%). In altre parole, le principali criticità hanno a che fare con la scarsa capacità di fare sistema tra i vari contesti della ricerca, a cui si aggiunge una cronica difficoltà di collaborare con il contesto industriale. Per qualsiasi impresa che vuole innovare i propri processi, prodotti e servizi, la sfida dell’innovazione è inevitabilmente giocata a livello di ecosistemi integrati. La presenza di una rete composta dai diversi attori della ricerca – enti di ricerca pubblico/ privati, Università, policy maker e aziende – rappresenta sicuramente un requisito essenziale per l’incubazione, lo sviluppo e la messa in opera di idee e processi innovativi. Non a caso, una delle tendenze nell’industria 4.0 è l’innovazione intesa come fattore in grado di favorire la nascita di sistemi e filiere specializzati intorno alle aziende. In termini più numerici, quasi un terzo del campione (30,9%) sta prendendo in considerazione l’opportunità di attivare delle partnership tecnologiche, mentre il 30,4% ha fiducia nel concetto di filiera e ha già puntato su queste collaborazioni per favorire lo sviluppo tecnologico della propria azienda. Nell’ambito dell’industria 4.0 quando si parla di ricerca si

Anima ha sottoscritto un accordo con il Cetma per offrire servizi di assistenza, ricerca, sviluppo e innovazione


parla soprattutto di innovazione, ovvero della parte applicativa della ricerca i cui risultati forniscono un chiaro vantaggio competitivo alle imprese. Fare ricerca vuol dire mettere al centro le imprese; ma la domanda d’innovazione della miriade di piccole e medie imprese che caratterizzano il tessuto produttivo italiano è spesso sottesa ad un bisogno latente che il più delle volte non riesce ad esprimersi. Creare un ecosistema della ricerca attorno alle esigenze d’innovazione delle imprese, con le sue reti “corte” e a forte “intensità”, risulta essere un aspetto centrale per il rilancio del settore industriale italiano nel panorama nazionale e internazionale, poiché vuol dire creare delle vere e proprie filiere capaci di mettere in pratica l’innovazione in modo efficiente ed efficace. Lo sportello Cetma presso la sede Anima di Milano In questo contesto (mancanza di competenze interne, arretratezza delle imprese con le quali si collabora, opportunità di valutare partnership tecnologiche) è nato un accordo fra Anima Confindustria e Cetma – Centro di ricerche europeo di tecnologie, design e materiali con sede a Brindisi. Obiettivo principale dell’accordo sarà quello di offrire una serie di servizi avanzati agli associati Anima mediante attivazione di uno sportello a Milano. L’a ato nel mese di aprile 2019 e sarà aperto, salvo particolari esigenze manifestate dai soci, bimestralmente con calendario che sarà reso pubblico sul sito Anima e mediante comunicazione diretta ai soci. In ogni caso, laddove ve ne fossero le condizioni, alcuni audit preliminari tra i ricercatori Cetma e i soci interessati saranno attivati mediante la prenotazione di una sessione con assistente virtuale. Sarà inoltre pubblicato un programma semestrale di interventi con alcuni focus tematici di interesse per i settori presidiati dai soci Anima.

Il Cetma è un consorzio con attività esterna tra enti pubblici di ricerca e aziende private. Svolge attività di ricerca applicata ed ingegneria industriale avanzata con competenze nel campo dell’ingegneria informatica, del design industriale e dell’ingegneria dei materiali. Finalizza i propri studi su materiali, processi, tecniche e materiali verso lo sviluppo e l’innovazione di prodotti per le esigenze dei settori industriali e dei servizi. Promuove e sviluppa, anche in collaborazione con altri attori pubblici e privati, progetti di formazione professionale ed alta formazione.

Come funziona lo sportello

Lo sportello sarà un front-office per servizi di innovazione erogati da Cetma agli associati Anima e mirati all’introduzione di nuove tecnologie, materiali avanzati, sviluppo prodotti e investimenti Industria 4.0. Gli associati Anima potranno godere di servizi di ricerca, sviluppo e innovazione, oltre a un’assistenza per elaborazione progettuale di proposte in programmi di ricerca o innovazione agevolati. Lo sportello Cetma sarà inaugurato nel mese di aprile 2019 e sarà aperto, salvo particolari esigenze manifestate dai soci, bimestralmente con calendario che sarà reso pubblico sul sito Anima e mediante comunicazione diretta ai soci per info e approfondimenti: sportelloinnovazione@anima.it +39 335 7431416 (Ubaldo Spina)

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ROBOT E SISTEMI ROBOTIZZATI PER AUTOMAZIONE INDUSTRIALE. DA OLTRE 40 ANNI Know how, solidità, flessibilità e ricerca: il partner ideale per l’industria 4.0

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www.tiesserobot.it


RUBRICA

Una selezione di soluzioni Tecnologia, per la meccanica novità esposte a Mecspe (Parma, 27-30 marzo) da tenere d’occhio

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LASER SCANNER Prestazioni anche in condizioni difficili MicroScan3 contiene l’innovativa tecnologia di scansione safeHddm, che combina un design compatto e una vasta gamma di scansione in un unico dispositivo. Il principio di misura brevettato mantiene una chiara lettura dei dati relativi a notevoli prestazioni anche in condizioni difficili. Il dispositivo ha un angolo di scansione di 275 gradi e il suo campo di protezione ha una distanza di scansione di 5,5 metri. Le sue interfacce standardizzate e la sua connessione intelligente consentono di risparmiare i costi di cablaggio. Utilizzando il nuovo software di progettazione per la sicurezza, microScan3 può essere intuitivamente configurato e messo in funzione facilmente. Inoltre, un display multicolore indica chiaramente il suo stato operativo. www.sick.com

A sinistra METROLOGIA Scansione laser di precisione Il dispositivo di scansione laser ModelMaker H120 di Leonardo 3D Metrology offre la massima precisione e produttività della scansione per applicazioni di ispezione 3D ed applicazioni di reverse engineering. ModelMaker H120 esegue la scansione di quasi tutte le superfici e la tecnologia della fotocamera presenta una velocità di fotogrammi estremamente rapida e una larghezza di banda fino a 120 mm combinata con la capacità di catturare in modo preciso i piccoli dettagli grazie all’ottica Nikon appositamente progettata. Dotato del brevetto Performance Enhanced Sensor Performance (ESP4) di ultima generazione per eliminare l’interazione con l’utente durante la scansione di diversi materiali di campionamento e finiture superficiali. Il braccio e la sonda laser Nikon comunicano direttamente con il software, che permette di fare le scansioni “nuvola di punti”, fare degli STL e soprattutto svolgere tutte le attività di collaudo con reportistica mappatura cromatica delle deviazioni. www.leonardo3dmetrology.com

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In alto AUTOMAZIONE L’evoluzione dei cilindri elettrici Il nuovo attuatore ad alte prestazioni Casm-100 rappresenta l’ultimo step evolutivo dei cilindri elettrici pensati per sostituire efficacemente le tradizionali soluzioni pneumatiche e idrauliche. Presentato da Skf Motion Technologies, questo prodotto combina un’ampia modularità a prestazioni importanti, come capacità di carico fino a 8 tonnellate, velocità fino a 890 mm/s, corse fino a 2 metri. www.skf.com

A destra STAMPANTI 3D Riutilizza l’80% dei materiali La stampante 3D Hp Jet Fusion 540 presentata da Nuovamacut si differenzia dalle altre stampanti presenti sul mercato per numerosi aspetti, primo tra tutti il costo competitivo e la sua capacità di realizzare parti funzionali resistenti in tutte le direzioni; la versione 540 grazie alla prototipazione rapida, esegue più iterazioni di prototipi nel tempo necessario per stampare una singola parte. Hp Jet Fusion è inoltre in grado di produrre parti accurate con dettagli complessi, tra le sue caratteristiche spicca anche la facilità di utilizzo e la capacità di riuso di materiali fino all’80%. www.nuovamacut.it

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COMPONENTI Stampaggio a iniezione automatico Fanuc presenta un’isola per lo stampaggio a iniezione elettrica composta da pressa Roboshot asservita da robot cartesiano per carico/scarico controllato da sistema Cnc Power Motion i-A. Questa soluzione di automazione su misura evidenzia Fanuc come interlocutore per quanto riguarda l’elettronica dell’intera soluzione e il controllo del processo. È dotata di touch panel e interfaccia intuitiva e utilizza la tecnologia di precisione Cnc per una maggiore accelerazione, massima precisione di movimento e tempi di ciclo estremamente brevi, per produrre grandi lotti con la miglior ripetibilità. Monitoraggio da remoto con il software Linki per mantenere sotto controllo la produttività e per la diagnostica avanzata. www.fanuc.eu

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TRATTAMENTO SUPERFICI Un nuovo granulo/chip dal Pet rigenerato Green Media è un nuovo granulo/chip presentato da Rösler Italiana la cui formulazione deriva dal riutilizzo del Pet opportunamente rigenerato. Le scaglie di plastica, correttamente lavorate e pulite, sono la materia prima del nuovo prodotto Rösler che così facendo attinge ad una fonte rigenerata, senza usare solventi, e che può assumere innumerevoli forme geometriche. Le prestazioni in produzione danno ottimi risultati per finitura, abrasione e taglio. www.rosler.com

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ROBOT Assemblaggio di componenti di piccola dimensione L’ultimo “nato” della famiglia Motoman di Yaskawa è il MotoMini con payload di 500g che, supportato dal controllo compatto Yrc1000micro (220V), offre alte prestazioni nella movimentazione e nell’assemblaggio di componenti di piccole dimensioni. Il suo peso leggero consente di cambiare la sua posizione di volta in volta, a seconda delle necessità di produzione. Tra le novità in ambito robotico firmate Yaskawa troviamo anche il nuovo Smart Pendant totalmente touch e il robot collaborativo Motoman Hc10. www.yaskawa.it

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SCANSIONE Sensori ad alta velocità Atos 5 e Atos 5X sono due nuovi sensori ad alta velocità della famiglia Atos: rappresentano l’High End a cui il mercato riconosce il riferimento in termini di qualità ed affidabilità della misura. L’ultima generazione di sistemi Atos propone la Blue Light Technology che rende il sistema indipendente dalle condizioni di luce ambiente, permettendo così di acquisire le aree dell’oggetto difficilmente accessibili, evidenziando la nitidezza dei dettagli. www.gom.com

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MOVIMENTAZIONE Stoccaggio e prelievo di componenti leggeri Il Vertical Buffer Module Lr 35 è un magazzino automatico firmato Kardex Remstar molto efficiente per lo stoccaggio e il prelievo di piccoli componenti leggeri, adatto a diversi settori. Il sistema migliora la produttività e l’efficienza energetica sia che venga utilizzato per rifornire la linea di produzione, sia che venga installato come magazzino buffer nell’area di assemblaggio o per il picking di parti a bassa rotazione nei centri di distribuzione. Il nuovo Kardex Remstar Lr 35 è il primo nella famiglia dei magazzini automatici verticali. È composto da stazioni che possono essere formate da uno o più magazzini automatici, all’interno dei quali si possono avere cassette e contenitori per ricevere materiali fino a quattro altezze differenti. I materiali possono essere riforniti simultaneamente tramite un collegamento diretto con un sistema di conveyor, aumentando ulteriormente l’efficienza dell’impianto. La sua efficienza energetica e la sua semplice integrazione nei sistemi esistenti lo rendono una soluzione di stoccaggio estremamente conveniente. www.kardex-remstar.it

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TRATTAMENTO SUPERFICI Una linea di lavaggio e finitura La linea Finep di Dollmar Meccanica comprende impianti di lavaggio e finitura per l’industria meccanica, tutti costruiti secondo le specifiche esigenze del cliente. Particolarmente apprezzato nel settore automotive è l’impianto Dollmar costituito da un tunnel di lavaggio a trasportatore rovesciato con maschere di spruzzatura mobili a getti mirati, che contempla due fasi di sgrassaggio, una di sgocciolamento, l’asciugatura e la soffiatura con aria compressa. www.dollmec.com

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ELETTRONICA Gestione termica aumentata e migliore In vista di una notevole crescita a livello di mobilitĂ , non solo come movimentazione terrestre ma anche come treni per linee elettrificate, automobili ibride, e-bike, scooter elettrici, segway e hoverboard, Piciesse risponde con i PCBs di potenza, perfezionando questa tipologia di prodotto. I materiali, garantendo la dissipazione del calore, arrivano ad elevati spessori di rame (da 105Âľm a 400Âľm) e spesso permettono collegamenti ad ulteriori dissipatori. Risultato? Una aumentata e migliore gestione termica. www.piciesse.it

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MOVIMENTAZIONE Magazzini automatici verticali Vertimag Ef è il magazzino automatico verticale di Ferretto Group che consente di massimizzare lo spazio a pavimento, minimizzare gli errori di prelievo, aumentare l’elaborazione degli ordini e la sicurezza degli operatori. Caratterizzato da un sistema protetto di vassoi disposti verticalmente e azionato da un meccanismo di prelievo interno, Vertimag Ef unisce ergonomicità ed efficienza grazie anche all’ausilio di un dispositivo di prelievo a laser che guida l’operatore nell’identificare la posizione esatta del componente richiesto. www.ferrettogroup.com

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MOBILE Trasforma il dato in informazione fruibile Myco 3 è la soluzione mobile di Ascom per rendere le fabbriche sempre più digitali e interconnesse. Si tratta di un dispositivo Android supportato da un software di orchestrazione che consente l’interoperabilità con le soluzioni Ehr (Electronic Health Record) e un’ampia gamma di sistemi di allerta, task e allarme. Myco 3 funziona con app e software per trasformare i dati frammentati in informazioni fruibili, quindi li mette nelle mani di personale altamente mobile per migliorare l’efficienza e la soddisfazione dei clienti. www.ascom.com

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Controllo di mercato, industria 4.0, efficienza energetica. Tre temi fondamentali per l’industria. Il 5 marzo gli imprenditori dell’industria meccanica si sono incontrati con le istituzioni e la Federazione Anima per “accedere” – come dice il titolo dell’evento – a un sistema di imprese dove cooperare, con l’obiettivo di fare crescere il settore. l’industria meccanica 719 | 58


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L

e novità della legge di bilancio sull’iperammortamento e l’introduzione della figura dell’innovation manager, problematiche di concorrenza sleale risolti grazie all’attività associativa, il controllo dei prodotti sul mercato e le prospettive del Piano energia e clima per il 2030. Sono tutti temi fondamentali per l’industria meccanica, e sono i temi trattati a Log-In, l’evento organizzato da Anima Confindustria rivolto agli imprenditori della meccanica. Dirigenti e rappresentanti di circa 100 aziende si sono incontrati il 5 marzo a Milano, insieme a esponenti del mondo istituzionale. Un evento per mettere in connessione le imprese della filiera meccanica, con lo scopo di approfondire temi attuali per le aziende, condividere testimonianze, comprendere meglio la realtà di Anima Confindustria e il concreto valore associativo, e di instaurare un dialogo preferenziale con le istituzioni. Log-In (che come dice il termine significa “accedere” e “connettersi”) per entrare nel mondo di Anima e avere accesso ai tavoli tecnici e istituzionali, connettersi per fare parte di un sistema dove fare impresa in modo sinergico e rappresentativo. Industria 4.0: l’innovation manager in legge di bilancio Fra i grandi temi in cui l’associazione e le istituzioni hanno lavorato insieme in questi anni c’è il piano Industria, e poi Impresa, 4.0. «La legge di bilancio 2019 ha una certa continuità con la precedente, con lo scopo di sostenere le imprese negli investimenti e facilitare l’introduzione di nuove competenze in azienda», ha detto Marco Calabrò, della Direzione generale per la Politica Industriale al ministero dello Sviluppo economico. La prima novità sull’iperammortamento è pensata per favorire le piccole e medie aziende nell’utilizzo dell’incentivo: «Sono stati stabiliti tre scaglioni» ha continuato Calabrò, «fino a 2,5 milioni di euro di investimento, l’agevolazione è aumentata al 150% ; fino a 10milioni, la maggiorazione è stata ridotta dal 150% al 100%; fino a 20milioni, dal 150% al 50%. Sui primi 2,5mln richiesti, si può quindi applicare una maggiorazione del 150%». Ma la novità più discussa è probabilmente l’introduzione dell’innovation manager, legato al credito d’imposta per la formazione 4.0 (rinnovato per un anno). «Dall’Osservatorio si è analizzato che I4.0 e iperammortamento funzionassero più come leva fiscale che come spinta per un’innovazione nei processi produttivi e di formazione, fatto dovuto probabilmente a deficit manageriali» ha spiegato Marco Calabrò, «Il ministero ha allora deciso di erogare un’agevolazione del 50% sul costo della consulenza a un manager (o ad altre società), rivolto alle Pmi che volessero procedere a una trasformazione 4.0. Le piccole imprese saranno più agevolate delle medie. Ma manca ancora il decreto, che deve essere pubblicato entro il 31 marzo». A seguire gli interventi del Cdo di Ansaldo Energia Luca

Manuelli, che ha seguito lo sviluppo del primo “lighthouse project” italiano. Di Luca Pettinaroli e Marco Pettinaroli della F.lli Pettinaroli SpA: «Abbiamo investito circa il doppio di quello che investiamo normalmente nel 4.0. Siamo stati seguiti da Icim e Anima e, in tempi brevi, abbiamo implementato i macchinari». Infine l’amministratore delegato di Modulblok, Maurizio Santon, che ha visto reinseriti i magazzini autoportanti nel piano 4.0. Controllo di mercato e competitività La seconda tavola rotonda ha visto alternarsi gli interventi dell’Inail, rappresentato da Luigi Monica, Mario Zucco della Imit Control System, Maurizio Tansini del Gruppo Konecranes e Andrea Salati Chiodini, presidente Assofoodtec e titolare della Minerva Omega Group. «Abbiamo sviluppato varie iniziative con Anima – afferma Luigi Monica, Inail - come la sorveglianza in fiera: consiste nel monitoraggio delle macchine nelle fiere in modo da individuare eventuali difetti o possibili problematiche prima della diffusione sul mercato ». Mario Zucco ha invece raccontato di un «problema di concorrenza sleale su prodotti che arrivano dall’estero», risolto grazie alla collaborazione con la Federazione Anima, mentre Andrea Salati Chiodini ha parlato di sicurezza e controllo dei prodotti legati al mondo delle affettatrici, tritacarni e frullatori. Efficienza energetica: il piano energia e clima 2030 nuovo punto di riferimento per lo sviluppo delle tecnologie «Da qui al 2030, le emissioni inquinanti devono passare da 528 a 330 milioni di tonnellate». Introduce così il suo intervento Massimo Beccarello di Confindustria, che prosegue: «Dal 2021 al 2030, sono necessari investimenti tra i 300 e i 400 miliardi di euro. Tolti 70 miliardi per l’energia elettrica, la fetta maggiore è data dalle tecnologie per l’efficienza energetica. Quanto può produrre il nostro sistema? Se tutto fosse prodotto in Italia, il Pil potrebbe crescere dell’1% annuo. Evangela Apostolidis di Baltur afferma: «Per la nostra filiera sono cambiati i riferimenti e dobbiamo assicurarci che tutti gli operatori siano allineati sulle tecnologie più innovative. L’associazione Assotermica in questo ci ha fornito un supporto fondamentale». Il direttore commerciale di Aermec, Luigi Zucchi, ha parlato della «pompa di calore inserita nella lista dei prodotti come possibile soluzione nei sistemi di riscaldamento, in seguito all’attività associativa». «In Italia siamo indietro e mancano le leggi, ci sono troppi “stop&go”. Gli investitori hanno bisogno di certezze – conclude Marco Golinelli, Wärtsilä – ci sono troppi dubbi nel nostro Paese. Ma c’è spazio per gli investimenti anche in Italia e soprattutto nell’efficienza energetica, s.g. per un sistema energetico sostenibile».

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Marco Nocivelli alla guida della meccanica italiana L’Assemblea generale Ordinaria dei Soci del 5 marzo ha eletto Marco Nocivelli come nuovo presidente di Anima Confindustria. Sono stati designati anche i quattro vicepresidenti che vanno a completare la struttura del Comitato di Presidenza per i prossimi quattro anni. Bruno Fierro ha la delega all’internazionalizzazione, Alberto Montanini alla politica industriale, Pietro Almici seguirà l’organizzazione e lo sviluppo associativo mentre Roberto Saccone ha la delega alle relazioni esterne e al centro studi. «Vogliamo sostenere l’attività di tutela e promozione dei nostri settori. – afferma il neopresidente Anima Marco Nocivelli – Continueremo a realizzare iniziative per diffondere la conoscenza di quello che facciamo e le esigenze dei nostri settori incrementando anche la nostra presenza a Roma e Bruxelles. Partendo dal successo di Industry 4.0 abbiamo alcuni obiettivi urgenti da raggiungere entro il 2030 per supportare efficacemente un mondo industriale che mai come in questi anni sta cambiando tutti i suoi parametri acquisiti. In particolare, parliamo della spinta al rinnovamento dei sistemi infrastrutturali che devono diventare più efficienti, meno inquinanti e più produttivi. Per quanto riguarda il mercato, l›export rappresenta circa il 60% del fatturato totale della meccanica italiana, con i paesi dell›Unione europea che rimangono la destinazione principale. Dovremmo riuscire a essere più presenti anche nei paesi extra Ue». Marco Nocivelli inizia la sua carriera in Accenture. Dopo un’esperienza in Francia, entra nel 2000 nell’azienda di famiglia come amministratore delegato di Costan, brand di Epta, gruppo multinazionale specializzato nella refrigerazione commerciale. Successivamente, ricopre ruoli strategici per l’internazionalizzazione del Gruppo Epta, di cui è oggi presidente e amministratore delegato. Marco Nocivelli è stato presidente di Assofoodtec e vicepresidente di Anima con delega ai rapporti economici.

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ORT ERI 65 | GENNAIO MARZO 2019


EXPORT&MERCATI

Iran-Usa, palla al centro Nonostante le sanzioni di Donald Trump aumenta l’export italiano in Iran, allo stesso tempo sembra crescere il local content negli Usa

di Alessandro Durante

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I

ncredibile ma vero: le sanzioni messe da Trump all’Iran rallentano il nostro export verso gli Usa (-0,3% la stima secondo i dati Istat aggiornati a ottobre 2018) e aumentano il flusso di tecnologie Anima verso Teheran (+25%), raggiungendo il massimo valore assoluto dal 2011 a questa parte. Nel contempo, le fiere Oil&gas di riferimento per i due paesi che si svolgono a cavallo tra aprile e maggio, a una settimana di distanza l’una dall’altra (Otc a Houston e Iran oil show a Teheran), assistono a un forte ridimensionamento nella partecipazione di Pmi italiane alle collettive Ice, tipicamente entrambe molto richieste. Leggere ciò che sta dietro a questi fatti non è immediato, né può essere semplificato troppo, ma certamente se aumenta il fatturato verso l’Iran significa che le transazioni finanziarie sono possibili e che le aziende italiane presenti sul mercato sono apprezzate. Imprese che probabilmente beneficiano anche della minore presenza di competitor, data dall’incertezza che blocca chi conosce poco il Paese e non ha ancora un parco clienti consolidato. In sintesi, i pochi che conoscono il mercato iraniano e come operare al suo interno stanno vivendo un momento d’oro. Dall’altro lato gli Stati Uniti risultano “stabili”, nel senso che l’export non è cresciuto nel 2018, ma incuriosiscono moltissime aziende italiane – come testimonia il successo degli incontri organizzati da Ambasciata e Consolato Usa tra il 20 e il 22 marzo scorso a Milano, Vicenza e Roma per far conoscere le tante opportunità che offrono gli Stati della fascia centrale degli Usa dall’area degli Appalachi all’Iowa, al Nebraska, oltre a Maine e New Jersey a est e New Mexico a sud-ovest. Pur presentando standard produttivi assai diversi dagli europei, le agevolazioni per aprire anche un solo ufficio di rappresentanza negli Usa sono davvero tante e vantaggiose. In questo caso la stabilizzazione dell’export italiano verso gli Stati Uniti potrebbe voler dire che stiamo iniziando a produrre di più direttamente sul territorio americano, o forse che le aziende stanno iniziando a fare una scelta di campo evitando di stabilirsi in Iran, o Sudan. Il dato veramente nuovo, e importante, sembra essere più che altro il fatto che le aziende che scelgono di percorrere una strada o l’altra siano decise a farlo fino in fondo, con una visione di lungo periodo. E per una Pmi significa esprimere una cultura imprenditoriale di chi vuol diventare grande. Non male per un’industria fatta di Pmi come quella italiana.

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Uno sguardo all’export della meccanica nel 2018 Obiettivo per la crescita: oltre a Usa, Ue e Cina, le Pmi italiane dovranno aumentare la propria presenza in paesi come l’India, l’area Asean, e il Nord Africa

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Le economie europee mostrano segni di concreti incrementi nella richiesta di tecnologie meccaniche italiane. In particolare, Romania, Polonia e Paesi Bassi

L

’ultimo report dell’Ufficio studi Anima indica che, in generale, i comparti della meccanica hanno ottenuto dei risultati positivi. Stiamo parlando dei settori delle food technology, delle tecnologie per l’acqua, delle tecnologie a alta efficienza per il settore edilizia e in generale le tecnologie per l’industria come sollevamento, movimentazione, carrelli, magazzini automatici, finitura, saldatura e taglio, solo per fare qualche esempio. Osservando i dati si nota che la politica di Trump non ha inciso particolarmente sulle nostre esportazioni. Gli Usa continuano a essere il nostro primo partner commerciale, pur segnando una lieve battuta d’arresto (–0,3%). Allo stesso modo neanche i timori della Brexit hanno (per ora) minato le esportazioni italiane verso lo Uk (–0,2%), che rappresenta la quarta destinazione del nostro ex-


PRODUZIONE EXPORT -

milioni euro

milioni euro

Quota Export

INVESTIMENTI -

milioni euro

OCCUPAZIONE -

numero di addetti

2017

2018

2019*

18/17 %

19/18 %

47.398

48.536

49.057

+2,4%

+1,1%

27.601

28.231

28.605

+2,3%

+1,3%

58,2%

58,2%

58,3%

1.094

1.166

1.194

+6,9%

+2,1%

213.897

214.072

214.238

+0,1%

+0,1%

*Elaborazione UFFICIO STUDI ANIMA - Dicembre 2018

Produzione, investimenti, export e occupazione secondo i dati di preconsuntivo 2017-2018 e previsioni 2019 dell’Ufficio studi Anima. Bene l’export e gli investimenti, in continua crescita dal 2017, così come la produzione. Cambia di solo 0,1% il numero degli occupati negli ultimi due anni, con un aumento di 350 unità su 214.000 addetti. port. In controtendenza l’Iran che nel 2018 ha segnato un +25% circa, raggiungendo una quota export mai toccata negli ultimi 7 anni. Certamente si tratta di un dato da monitorare con attenzione per decifrarne il significato nei prossimi mesi. Non sappiamo per quanto tempo proseguirà questa “tenuta”, ma il timore era che già oggi risentissimo delle politiche internazionali che limitano il libero scambio delle merci. La situazione di stallo del Wto, oramai da qualche anno, rappresenta un ulteriore ostacolo alla risoluzione delle controversie commerciali che oggi sono gestite attraverso rapporti esclusivamente bilaterali. Note positive dall’Europa in generale, dove tutte le economie mostrano segni di concreti incrementi nella richiesta di tecnologie meccaniche italiane. In particolare, Romania (+ 19%), Polonia e Paesi Bassi (+11% in entrambi i casi) stanno marcando incrementi veramente notevoli. Seguono la Spagna con +8,2%, Belgio e Svizzera con +6% e Repubblica Ceca con +3,5%. In sintesi l’Europa sembra assorbire il drastico calo della Federazione Russa, che negli ultimi 5 anni ha ridotto di circa 500 milioni l’importazione di nostre tecnologie. Non sono solo le

sanzioni Ue e Usa a provocare questo arretramento, grande parte dei motivi risiedono nella messa a regime del piano nazionale di sostituzione all’import che coinvolge molte nostre produzioni. L’incertezza politica, le difficoltà da un punto di vista finanziario, un’inflazione ancora elevata, tassi in crescita, Pil in contrazione che la Turchia sta attraversando in questi ultimi anni, hanno portato a un dato export 2018 che rappresenta il minimo storico dal 2011. In calo Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, bene India e Cina Per quanto riguarda l’area mediorientale il calo dell’Arabia Saudita è notevole (–19%) e l’incontro del 9 e 10 aprile a Milano con i rappresentanti di Saudi Aramco (compagnia nazionale saudita di idrocarburi) sarà un’ottima occasione per comprenderne meglio le motivazioni. Stesso discorso per gli Emirati Arabi Uniti, verso i quali il calo di export Anima è del 33% rispetto al 2017. Anche l’Egitto mostra un primo importante calo (–23%) dopo 5 anni di crescita intensa. Infine, per l’Asia rileviamo una costante crescita della Cina (+5,9%) e

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un recupero dell’India (+9,3%), così come per l’Australia (+4,8%). I prossimi obiettivi Per aumentare la presenza delle aziende della meccanica all’estero, Anima si è posta alcuni paesi/aree target con differenti tempistiche. Oltre ai grandi mercati industrializzati (Usa, Ue, Cina), sarà importante sviluppare relazioni importanti con l’India che nel medio-lungo periodo potrà diventare un grande mercato per le aziende italiane. È indubbiamente complesso e non è alla portata di tutti, ma ci sono sicuramente moltissime opportunità per le Pmi, anche per accedere più facilmente ai mercati limitrofi. Già nel breve periodo l’intera area Asean diventerà un ulteriore tassello per il nostro export. Indonesia, Malesia, Filippine, Vietnam offrono già concrete opportunità, ma l’intero sud-est asiatico, caratterizzato da grande dinamicità e da un’eccezionale velocità di adattamento ai cambiamenti, sarà certamente una delle grandi mete di destinazione delle nostre tecnologie. Allo stesso modo l’Africa subsahariana, il nord Africa e il vicino Medio Oriente dovranno necessariamente


TOTALE EXPORT

28.231 Mln

47% UE 28 9% Paesi europei non UE 21% Asia 11% America settentrionale 4% Centro e sud America 6% Africa 2% Oceania e altri territori Elaborazione Ufficio studi Anima su dati Istat - dicembre 2018

La meccanica italiana rappresentata da Anima esporta 28.231 milioni di euro, circa il 60% del fatturato totale. I paesi dell’Unione europea continuano a essere l’area di destinazione principale dell’export, mentre l’Asia costituisce la seconda fetta di mercato più grande (Dati Ufficio Studi Anima). tornare nel raggio d’azione delle Pmi. Il processo di pacificazione in Siria e in Libia – nonostante le tensioni in Algeria dell’ultimo periodo – e la relativa calma dei paesi centroafricani, prefigurano all’Italia una maggiore

facilità di accesso al continente, con la speranza che lo sviluppo di un settore industriale possa contribuire a una pace sociale più stabile e duratura di quanto visto negli ultimi 50 anni. Pace sociale che porterebbe indubbi

vantaggi anche in termini di riduzione del processo migratorio, che vede spesso coinvolta l’Italia quale ideale piattaforma di accesso all’Europa dal a.d. Mediterraneo.

Cresce costantemente dal 2014 l’export della meccanica italiana verso Germania, Francia (oltre due miliardi di euro) e Cina, dove il fatturato delle esportazioni supera il miliardo di euro da oltre due anni. Nonostante una piccola battuta d’arresto nel 2018, gli Stati Uniti rimangono il primo paese importatore per la meccanica italiana. Bene Polonia e Paesi Bassi, in crescita lo scorso anno (Dati Ufficio Studi Anima).

Stati Uniti 2.900

Germania Francia

2400

Regno Unito 1900

Spagna 1400

Cina Polonia

900

Paesi Bassi 400 2014

2015

2016

l’industria meccanica 719 | 70

2017

2018


Da qui al 2020: le tappe dell’export fra Medio Oriente, Messico, Marocco, Giappone e Russia

La prima tappa: Emirati Arabi Uniti

Dal 14 al 17 aprile si svolge una missione governativa di sistema negli Emirati Arabi Uniti con tappe a Dubai e Abu Dhabi. L’incontro, guidato dal ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, rappresenta un’importante occasione per approfondire le possibilità di partenariato industriale, commerciale e di investimento per le imprese italiane. L’appuntamento è quanto mai opportuno in un paese che riveste un ruolo di primaria importanza nella regione, ma che vede l’export della meccanica di Anima ridotto a circa 430 milioni di euro, quasi la metà dei 784 milioni del 2011. La missione ha come focus i settori: infrastrutture; energia, acqua e ambiente; agribusiness e food processing (in particolare fattorie verticali, serre, soluzioni a risparmio idrico per l’agricoltura); information communication technology. Il livello degli scambi commerciali con gli Emirati Arabi Uniti sta subendo una flessione negli ultimi anni per una serie di motivi, riconducibili principalmente al calo del prezzo del petrolio, allo sviluppo di nuovi centri manifatturieri nei paesi del Golfo Persico (Arabia Saudita in primis), alla recente introduzione dell’In Country Value (Icv). L’Icv è un nuovo sistema di valutazione della creazione di valore delle aziende straniere negli Eau, che spingerà ulteriormente le imprese a investire nel territorio per continuare a lavorare efficacemente utilizzando gli Emirati come base per i paesi del Golfo Persico.

Expo 2020 Dubai

La missione riveste anche impor-

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tante valenza politica in vista di Expo 2020 Dubai, che si appresta a diventare un vero e proprio Hub per migliorare ulteriormente il livello di interazione con gli Emirati per il presidio dell’intero medio Oriente. A metà marzo, inoltre, è stato assegnato il bando per la realizzazione del Padiglione italiano, che rende l’appuntamento di metà aprile ancora più interessante e concreto. Il Padiglione che rappresenterà l’Italia alla prossima Esposizione universale prevista nel 2020 a Dubai sul tema “Connecting Minds, Creating the Future”, è un’architettura che mette in scena con creatività e innovazione la “bellezza che unisce le persone”, la bellezza italiana da sempre elemento di connessione tra popoli, talenti e ingegno, eredità culturale mediterranea e ponte verso il futuro.

Secondo semestre 2019: sono previsti quattro appuntamenti in Paesi dalla grande prospettiva economica

In Messico per consolidare i rapporti

In Messico è in programma una missione plurisettoriale che ha l’obiettivo di sviluppare i rapporti con la “fabbrica” degli Stati Uniti su molti fronti, dall’energia all’agribusiness, dall’efficientamento energetico alle infrastrutture, fino alla manifattura in generale. Un paese con una grande vocazione alla trasformazione e alla produzione di manufatti. Le tecnologie italiane di Anima, infatti, esportano stabilmente dal 2013 almeno 300 milioni di euro di prodotti e impianti.

Marocco over 100

Dopo l’America latina ci spostiamo in nord Africa, approdando in Marocco con un’altra missione plurisettoriale. L’export Anima verso l’economia più stabile della regione oscilla tra i 100 e i 120 milioni di euro negli ultimi 8 anni, con l’unica eccezione del 2014 dove sono stati registrati solo 95 milioni di esportazioni.

Il Giappone dopo l’accordo con l’Europa

Tappa anche in far East in Giappone per spingere il nostro agroalimentare anche grazie al traino del settore della moda italiana, da sempre ammira-

l’industria meccanica 719 | 72

ta e richiesta. L’export Anima in questo caso è sopra i 250 milioni di euro da 3 anni consecutivi e il nuovo Free Trade Agreement (Eujepa) siglato dal Giappone con l’Unione europea fa ben sperare per un ulteriore sviluppo e apprezzamento delle nostre tecnologie nel paese del sol levante, così come il Ceta sta facendo per il Canada verso il quale per le tecnologie Anima viene stimato un 2018 a +25%.

Risollevare l’export in Russia

Infine, è prevista una visita Confindustriale in Russia dove l’export Anima è pari a poco più di 700 milioni, il 40% in meno degli 1,25 miliardi di euro del 2013. Il piano russo di sostituzione all’import, unito al deprezzamento del rublo e al calo del greggio di qualche anno fa, sta ridisegnando profondamente la mappa delle nostre esportazioni verso i paesi della Csi, la Comunità degli Stati Indipendenti di cui la Russia è principale protagonista. Per riuscire a presidiare quest’area del mondo è ormai indispensabile avere una presenza aziendale nel territorio che deve necessariamente prevedere una visione di lungo periodo per essere in grado di sfruttare tutte le opportunità date, paradossalmente, proprio dalla chiusura di questo mercato di 21 milioni di km quadrati e quasi 300 a.d. milioni di abitanti.


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73 | GENNAIO MARZO 2019

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L’export italiano tra rallentamento mondiale e “cigni neri” Usa-Cina, Brexit: un’economia in calo e indirizzata all’export come quella italiana, potrebbe accusare i colpi di eventi internazionali attualmente difficili da prevedere

di Mauro Ippolito, Wings Partners

l’industria meccanica 719 | 74


Così come le economie asiatiche, l’Italia ha sfruttato la debolezza della lira per ampliare la propria bilancia commerciale. Con l’avvento dell’euro, gli esportatori italiani hanno iniziato a puntare maggiormente sulla qualità del prodotto piuttosto che sulla convenienza del prezzo

L

’economia mondiale è sempre più export-oriented, grazie alla globalizzazione che ha reso accessibile in tutto il mondo beni prodotti fuori dal proprio territorio. La base di questa scelta economica trova i suoi fondamenti circa cinquanta anni fa, quando nel 1970 venne messa in contrapposizione la teoria Eoi (Export Oriented Industrialization) a quella Isi (Import Substitution Industrialization). Il fallimento di quest’ultima scuola di pensiero, complice anche la caduta dell’Unione Sovietica e quindi dell’idea di economia chiusa, ha spinto sempre più i mercati a guardare oltre i propri confini nazionali portando alcune economie a prediligere l’opzione di aprirsi completamente al commercio estero, grazie anche all’avallo delle istituzioni internazionali – Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale in primis – in quello che è stato denominato Washington consensus (nell’eccezione più ampia di quella pensata dal suo ideatore John Williamson).

Nel ventennio successivo alla formazione dell’Eoi o Eli (Export Led Industrialization) l’economia mondiale ha visto l’esplosione di economie sconosciute fino a quel momento, denominate “tigri asiatiche” (rappresentate inizialmente da Corea del Sud, Singapore, Hong Kong e Taiwan) a cui si sono aggiunte Filippine, Indonesia, Malesia e Tailandia, e in fasi alterne anche Cambogia e Vietnam. Queste economie, sfruttando il Washington consensus nell’eccezione del laisser faire, hanno sfruttato la debolezza della propria valuta per poter competere sui mercati internazionali portando la propria bilancia commerciale in netto aumento anche grazie alle limitate importazioni di materie prime. I cambiamenti dalla lira all’euro e il valore dell’export L’economia italiana ha visto un cambiamento a partire dal dopoguerra, e successivamente negli anni del boom economico degli anni cinquanta-settanta ha fondato le basi per un mutamento da economia agraria a economia industriale e di conseguenza a economia volta all’export. I principali partners industriali sono stati da subito i paesi limitrofi: Francia e Germania erano infatti i principali importatori di prodotti italiani. Così come per le economie asiatiche, l’Italia ha sfruttato la debolezza della lira nei confronti del marco tedesco o del franco francese, ampliando la propria bilancia commerciale che nel 1992 (con la doppia svalutazione della lira da parte dell’allora governo Amato) raggiunse il suo picco. L’unificazione dell’Europa sotto un’unica valuta ha spinto i produttori italiani a dover mutare il modo di competere con l’estero. Con il venir meno del vantaggio competitivo in termini valutari e soprattutto con l’Europa in possesso di una valuta forte, gli esportatori italiani hanno iniziato a puntare maggiormente sulla qualità del prodotto piuttosto che sulla convenienza del prezzo. Negli anni successivi, grazie anche all’esplosione del “Made in Italy” l’economia italiana ha vissuto una nuova fase dell’export nazionale divenendo un vero e proprio marchio spendibile all’estero. Le relazioni commerciali si sono intensificate portando l’Italia ad essere un partner commerciale importante, soprattutto in alcuni settori quale l’agroalimentare e la meccanica di precisione, e ha aumentato gli scambi commerciali con Cina, Stati Uniti e Russia nei paesi extra Europa. Tuttavia, l’economia italiana nell’ultimo anno ha vissuto una serie di difficoltà che hanno limitato l’export con conseguente rallentamento del prodotto interno lordo. Non a caso il rallentamento del settore export frena la

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L’economia italiana potrebbe essere colpita da una leggera recessione nel 2019. A questo si aggiungono il possibile rallentamento dell’economia cinese e l’impatto atteso dalla Brexit sull’export italiano crescita dell’economia italiana, pur mantenendo valori positivi in termini di surplus commerciale grazie anche al calo delle importazioni. L’export nel 2018 ha segnato, infatti, una crescita dell’1,7% rispetto al +8,2% del 2017, mentre la crescita economica è stata pari allo 0,8% su base annua con un rallentamento rispetto all’1,6% dello scorso anno, registrando però una recessione tecnica avendo segnato una flessione dello 0,2% (t/t) nel quarto trimestre e dello 0,1% (t/t) nel terzo trimestre. Il calo dell’export impatta negativamente e in modo diretto sulla crescita del Pil, confermando come il rallentamento a livello mondiale si ripercuota sull’economia italiana evidenziando una fragilità esogena della crescita economica. L’export ricopre uno dei principali fattori di crescita del paese, ed uno dei fattori su cui puntare soprattutto in caso di rallentamento della domanda interna. Italia, come affronterà la frenata della crescita? L’economia italiana potrebbe essere colpita da una recessione mite nel 2019, come evidenziato dalla rivisitazione al ribasso della crescita attesa sia da parte del Fondo monetario internazionale che dalla Banca d’Italia allo 0,6% annuo. L’Italia, tuttavia, potrebbe trovarsi impreparata nell’affrontare la frenata della crescita anche a causa dell’assenza di azioni atte a stimolare la crescita,

come avvenne un decennio fa (grazie al contributo delle banche centrali e dei programmi di quantitative easing). Inoltre, il Bel Paese si potrebbe trovare a dover fronteggiare quello che gli economisti chiamano “cigni neri”, ovvero quegli eventi improvvisi, difficili da ipotizzare e sui quali è difficile poter fare delle previsioni. Tra questi, quello che preoccupa maggiormente e che potrebbe segnare la recessione per l’economica italiana nel corso del 2019 è il rallentamento cinese, complice la presenza di dazi doganali imposti dagli Stati Uniti nei confronti della Cina (e non solo) al fine di ridurre il deficit commerciale con il principale esportatore di prodotti finiti e semilavorati nel paese a stelle e strisce. Se i colloqui tra Usa e Cina dovessero non risolvere le attuali dispute commerciali, allora si potrebbe verificare un rallentamento globale dell’economia con conseguente frenata del commercio estero. Per l’Italia questo evento sarebbe un duro colpo per le velleità di crescita. A questo si aggiunge anche l’oscuro impatto della Brexit sull’export italiano, nonché un eventuale inasprimento delle tensioni con la Russia (ancora oggetto di sanzioni europee ed americane) che potrebbe sottrarre circa 6 miliardi di export italiano e che ad oggi ha portato ad una contrazione di un quarto degli scambi con il paese a partire dal 2014. Washington consensus: 10 direttive di politica economica che l’economista John Williamson considerava fondamentali al fine di ricreare condizioni favorevoli nei paesi meno industrializzati, per ottenere stabilità e crescita economica nel breve termine. Indica un paradigma di sviluppo imposto dalle istituzioni di Bretton Woods ai paesi debitori, che prevede l’adozione delle seguenti riforme: stabilizzazione macroeconomica, liberalizzazione (dei commerci, degli investimenti e finanziaria), privatizzazione e deregolamentazione. Per il tipo di riforme invocate, il termine è gradualmente divenuto sinonimo di neoliberismo e laisser faire all’interno dei dibattiti politici e accademici.

l’industria meccanica 719 | 76


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Unione europea e Giappone L’accordo in vigore da febbraio liberalizza circa il 97% dei prodotti dai dazi doganali

EXPORT&MERCATI

di Matilde Poidomani, team Ricerca e Sviluppo Easyfrontier

l’industria meccanica 719 | 78


Scambi con il Giappone: per rilasciare dichiarazioni di origine preferenziale su fattura, è necessario registrarsi al sistema Rex

I

l 1° febbraio 2019 è entrato in vigore l’Eujepa – l’Economic Partnership Agreement tra Unione europea e Giappone. Circa il 97% dei prodotti esportati dall’Ue al Giappone sarà liberalizzato, e godrà di dazio nullo. Dal 1° febbraio, i dazi all’import nelle due parti sono dunque abbattuti, immediatamente per alcuni prodotti, gradualmente per altri. Il trattamento preferenziale, è però, accordato solo ai prodotti di origine preferenziale Ue e Giappone, ossia ai prodotti che rispettano le regole di origine preferenziale contenute nell’accordo; i prodotti che non rispettano tali regole scontano dazio pieno. La richiesta di trattamento preferenziale L’Eujepa rappresenta un’innovazione nella storia degli accordi di libero scambio conclusi dall’Unione europea con paesi terzi. Le maggiori novità introdotte riguar-

dano proprio la tematica dell’origine preferenziale, nello specifico la prova e il processo di verifica dell’origine dei prodotti scambiati tra le due parti. Il trattamento preferenziale all’import in Ue e in Giappone è accordato sulla base del “claim for preferential treatment”, ossia una richiesta di trattamento preferenziale che deve essere presentata dall’importatore alle autorità doganali di importazione e della cui correttezza è pienamente responsabile l’importatore medesimo (articolo 3.16, EuJepa). L’Eujepa è il primo accordo a prevedere espressamente tale modalità. Pertanto, il 22 gennaio 2019, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) ha pubblicato la circolare 1/D con le indicazioni e modalità applicative dell’accordo. L’agenzia della Dogane ha specificato che per richiedere il trattamento daziario preferenziale, l’importatore deve inserire specifici codici – riportati nella circolare 1/D – nella dichiarazione di immissione in libera pratica relativa ai prodotti di origine preferenziale importati dal Giappone. La richiesta di trattamento preferenziale presentata dall’importatore si può basare, alternativamente, su una “dichiarazione di origine su fattura” (o altro documento commerciale) rilasciata dall’esportatore; o sulla conoscenza del carattere originario del prodotto da parte dell’importatore. Per gli esportatori dell’Unione europea Analogamente a quanto già avviene nell’ambito degli scambi preferenziali tra Ue e Canada, gli esportatori italiani (e dell’Unione, in generale) che intendono rilasciare dichiarazioni di origine preferenziale su fattura nell’ambito degli scambi con il Giappone devono registrarsi al sistema Rex (Registered Exporter), presentan-

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do domanda di registrazione – il cui modulo è contenuto nell’allegato 2206bis del Regolamento di esecuzione 2015/2447 (Re), modificato dal Regolamento di Esecuzione 2018/604 – all’ufficio doganale competente sul territorio. Gli operatori italiani che sono, invece, già registrati al sistema Rex nell’ambito dell’accordo tra Canada e Ue (Ceta) o nell’ambito del Sistema delle Preferenze generalizzate (Spg), potranno utilizzare automaticamente il proprio numero Rex anche per la compilazione di dichiarazioni di origine in ambito Eujepa. Tuttavia, qualora i prodotti esportati verso il Giappone siano diversi da quelli indicati nella richiesta di registrazione già presentata, gli operatori dovranno richiedere una modifica della registrazione, al fine di aggiungere i codici doganali dei prodotti esportati verso il Giappone. Resta ferma, anche nell’ambito dell’accordo tra Ue e Giappone, la possibilità per gli esportatori unionali non registrati al Rex di compilare dichiarazioni di origine su fattura per merce originaria il cui valore non superi 6.000 euro. È opportuno specificare che il sistema Rex non è condiviso dal Giappone: gli esportatori giapponesi che intendono rilasciare una dichiarazione di origine su fattura devono indicare il proprio corporate number. L’origine della merce Una particolarità introdotta dall’Eujepa sta nell’introduzione di un nuovo campo nel testo della dichiarazione di origine (il campo 4), in corrispondenza del quale l’esportatore deve indicare il/i criterio/i di origine sulla base del/dei quale/i il prodotto oggetto della dichiarazione di origine acquisisce il carattere originario. In alternativa alla dichiarazione di origine, l’importatore può fare ri-


chiesta di trattamento preferenziale sulla base della propria conoscenza del carattere originario del prodotto (importer’s knowledge). La conoscenza dell’importatore si deve basare su informazioni contenute nella documentazione giustificativa fornita dall’esportatore o dal produttore. Nello specifico, tali informazioni - che potranno essere richieste dalle autorità doganali all’importatore in sede di verifica - dipendono dal criterio di origine sulla base del quale i prodotti hanno ottenuto l’origine preferenziale: per esempio, se il prodotto ottiene l’origine preferenziale in forza di una regola di origine basata sul valore, l’importatore potrebbe dover fornire alla dogana informazioni concernenti il valore dei materiali originari e dei materiali non originari impiegati dal produttore nella fabbricazione del prodotto. Se, invece, il prodotto ha ottenuto l’origine preferenziale sulla base di una lavorazione specifica, le autorità doganali potrebbero richiedere in sede di verifica informazioni approfondite sul processo produttivo a cui il bene è stato sottoposto nell’altra parte contraente. Pertanto, se l’operatore intende avvalersi della sua conoscenza sul carattere originario del prodotto importato per fare richiesta di trattamento preferenziale, deve assicurarsi di poter ottenere tali informazioni dall’esportatore/produttore dei beni originari. L’Eujepa apporta una novità anche in materia di regole di origine: alcune regole, infatti, sono espresse in termini di regional value content (Rvc), ossia il contenuto di valore regionale minimo di un prodotto. In altre parole, il Rvc esprime il valore aggiunto nel paese (o gruppo di paesi) di esportazione, inteso come il valore di tutto ciò che non è materiale non originario rispetto al prezzo.

In alternativa alla dichiarazione di origine, l’importatore può fare richiesta di trattamento preferenziale sulla base della propria conoscenza del carattere originario del prodotto Le regole di origine relative ai prodotti del comparto della meccanica (Capitoli 84 e 85) prevedono l’utilizzo di tale principio, in alternativa al salto di voce doganale (Cth) e al valore massimo di materiali non originari. Mentre il valore massimo di materiali non originari (MaxNom) è calcolato in relazione al prezzo Exw del prodotto finito (analogamente a quanto previsto dagli altri accordi di libero scambio dell’Ue), il regional value content è calcolato sulla base del prezzo Fob del bene, ossia del prezzo franco a bordo comprensivo del valore di tutti i materiali utilizzati, dei costi sostenuti per la produzione e del trasporto del prodotto fino al porto di esportazione nel territorio della parte esportatrice. Il rispetto delle regole di origine, come già detto, garantisce il trattamento daziario agevolato all’import nelle due parti contraenti. L’Eujepa prevede, per alcuni prodotti originari, l’abbattimento totale ed immediato dei dazi mentre per altri una riduzione progressiva in tappe annuali. I dazi per la meccanica Per i prodotti della meccanica originari del Giappone e importati in Ue, sono previste riduzioni daziarie in periodi di tempo che vanno dai 4 agli 8 anni. Al termine di questa fase, i dazi per i prodotti originari saranno nulli. All’importazione in Giappone, in-

l’industria meccanica 719 | 80

vece, i prodotti dei Capitoli 84 e 85 del Sistema Armonizzato scontano già dazio Mfn (Most Favored Nation) nullo, a prescindere dal trattamento preferenziale. Tuttavia, l’ottenimento dell’origine preferenziale per tali prodotti esportati verso il Giappone, seppur non rilevante dal punto di vista daziario, può essere importante ai fini dell’applicazione del cumulo dei materiali originari, previsto dall’articolo 3.5 dell’accordo. Un produttore italiano di valvole può esportare verso il Giappone il proprio prodotto di origine preferenziale Ue con dazio Mfn nullo; il bene, impiegato come componente nel processo di fabbricazione di un altro prodotto in Giappone, può essere considerato come se fosse originario del Giappone proprio in forza del cumulo, contribuendo così al raggiungimento dell’origine preferenziale del prodotto finito. Tale prodotto finito potrà poi essere esportato verso l’Ue godendo del trattamento preferenziale. Il progetto Dogana Facile è a disposizione delle imprese associate per supportarle nelle questioni legate all’Eujepa e all’origine preferenziale.


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La meccanica italiana esporta più della moda e del design, anche se con molto meno clamore

EXPORT&MERCATI

C

Buyer di tutto il mondo a HostMilano Macchine per caffè, forni per pane, frigoriferi, macchine per pastifici e tanto altro. A Fieramilano Rho il principale evento in Italia rivolto alla meccanica del settore alimentare

l’industria meccanica 719 | 82

’è un paese che esporta macchine per caffè in centro e sud America (per 20,45 milioni di euro nel 2018, +58,7% sull’anno precedente), forni per pane in Asia (104,90 milioni di export, +13,4% sul 2017), frigoriferi in Oceania (19,47 milioni, +32%) e macchine per pastifici in Africa (50,3 milioni, +55,2%). La meccanica italiana esporta più della moda e del design, anche se con molto meno clamore. In particolare, le tecnologie e attrezzature per prodotti alimentari sono un’eccellenza che nel 2018 ha esportato beni per 3,52 miliardi di euro a fronte di una produzione di 5,31 miliardi. E prevede nel 2019 un’ulteriore crescita a 5,40 miliardi, trascinata dall’export. Il settore ha una sua fiera di riferimento internazionale: HostMilano, manifestazione biennale giunta alla quarantunesima edizione, dal 18 al 22 ottobre a Fieramilano Rho. Innovazione, design e tecnologia nei macchinari per l’industria alimentare. Saranno presenti 1500 buyer da 80 paesi e visitatori professionali in cerca di innovazione e qualità made in Italy nel settore food. Con un respiro decisamente globale: a meno di un anno dall’inaugurazione, delle 1.653 aziende da 50 Paesi che hanno già confermato la partecipazione 704 sono estere, più di quattro su dieci (il 42,59%). Tra le nazioni più rappresentate si segnalano Ger-


A meno di un anno dall’inaugurazione, 1.653 aziende da 50 paesi hanno già confermato la partecipazione. 704 sono estere mania, Spagna, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi e Portogallo. Ma non mancano le new entry: Albania, Lettonia e Colombia. Una grande opportunità per le aziende in cerca di visibilità sui mercati esteri viene dagli oltre 1.500 hosted buyer, selezionati in collaborazione con Ice Agenzia. Con l’80% di turnover rispetto alla passata edizione giungeranno a Milano da 80 paesi, ma principalmente da Usa, Canada, medio Oriente, Uae, Cina e Russia. Buyer e visitatori sono attirati anche dalle sinergie tra filiere affini attuate tra le tre macroaree. La ristorazione professionale che comprende anche Pane, Pizza e Pasta, dialoga costantemente con l’altro storico punto di forza della manifestazione, l’area

dedicata a Bar, Macchine caffè, Vending, Caffè, Tea, Gelato, Pastry, con Arredo e Tavola in costante crescita. Succede a HostMilano HostMilano sarà animata da oltre 500 eventi fra seminari, workshop, gare, campionati, show-cooking, degustazioni e performance di elevato contenuto innovativo e artistico. Tra questi sono già confermati Restaurant engineering - Evoluzione del mondo del Fuoricasa vista da dietro le quinte, a cura di Apci - Associazione Professionale Cuochi Italiani, l’approfondimento sulla ristorazione a impatto sostenibile a cura di Chic - Charming Italian Chef e la prima academy della Federazione Italiana Cuochi. Ma anche due grandi ritorni:

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il Campionato europeo della pizza e i Cake designers World championship e World trophy of Pastry, Ice Cream and Chocolate a cura di Fipgc - Federazione Internazionale Pasticceria Gelateria Cioccolateria. Non mancherà la Food-Technology Lounge a cura di Anima e delle sue associazioni Assofoodtec, Fiac, Aqua Italia e Uida, insieme a Efcem Italia. Uno spazio dove conoscere, incontrare e aggiornarsi: un ricco calendario di incontri, con aggiornamenti tecnico-normativi, appuntamenti business e approfondimenti sui trend di mercato.

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Dal contenitore al contenuto: un test per i materiali a contatto con gli alimenti Lo sviluppo di un modello di simulazione matematica può sostituire o affiancare i test analitici, previsti dalle normative, in maniera efficiente

di Pasquale Alfano e Riccardo Berardi, TifqLab, Mara Aversa e Stefano Curcio, Università della Calabria

L’aggressività di alimenti e bevande verso i materiali con cui vengono a contatto è paragonabile a quella dei solventi usati nei laboratori chimici.

L’

alimento viene a contatto con diversi materiali lungo il ciclo di produzione: dalla manifattura al trasporto, fino allo stoccaggio, alla preparazione e al confezionamento. E i materiali coinvolti sono molteplici. Per controllare i fenomeni di migrazione dei materiali a contatto con alimenti si eseguono test di migrazione globale e specifica. Servono a determinare i quantitativi migrati e il successivo controllo di rientro nei limiti imposti dalle normative. Si tratta di test descritti dalle stesse normative, ma che richiedono tempo e risorse economiche. Per questo è possibile sostituire o affiancare i test analitici in maniera efficiente tramite lo sviluppo di un modello di simulazione matematica. Test che possono, eventualmente, fornire gli stessi risultati di quelli analitici, e che permettono di effettuare simulazioni sul materiale in molteplici condizioni operative, ottimizzando anche le risorse economiche.

Ogni materiale lascia una traccia Nessun materiale che venga a contatto con gli alimenti è inerte: vetro, ceramica, metalli, plastica, carta. L’aggressività del contatto con alimenti e bevande è paragonabile, sui materiali, a quella dei solventi usati nei laboratori chimici. Gli acidi contenuti negli alimenti, per esempio, possono corrodere i metalli; grassi e oli possono interagire in diversi modi con le plastiche; stesso discorso per le bevande se i contenitori (spesso cartacei) non sono opportunamente protetti. I principali fattori che controllano la migrazione sono: il meccanismo di trasporto, la composizione del materiale a contatto con l’alimento, la temperatura, la durata del contatto e la mobilità delle sostanze nel materiale – generalmente classificato come permeabile, impermeabile o poroso. I test sperimentali utilizzati sono semplici da effettuare seguendo i procedimenti descritti dalle normative. Come tutti i test sperimentali richiedono, tuttavia, tempo e risorse economiche e possono non essere esaustive per tutte le condizioni di utilizzo dell’oggetto sottoposto ad analisi.

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Le modellazioni matematiche hanno attualmente una problematica non irrilevante, dovuta alla limitazione delle soluzioni analitiche a casi molto semplificati e ancora lontani dai processi reali La modellazione matematica, una volta implementato il modello, risulta molto veloce da adoperare e porta quindi a un’ottimizzazione del processo analitico e delle risorse economiche. Tale ambito soffre attualmente di una problematica non irrilevante, dovuta alla limitazione delle soluzioni analitiche dei modelli matematici a casi molto semplificati e ancora lontani dai processi reali. Infatti, nelle normative europee più recenti sono riportati modelli matematici risolti analiticamente, per i quali è concesso l’utilizzo soltanto in alcuni ambiti semplificativi. Un passo importante e risolutivo in questa direzione è quello di creare un modello che possa simulare la complessità dei fenomeni che realmente si innescano durante il rilascio di sostanze in matrici organiche complesse come gli alimenti. Una soluzione a queste problematiche prevede un approccio puramente computazionale: adotta metodi numerici che permettono di risolvere svariati modelli di calcolo anche per situazioni complesse by-passando la limitazione delle soluzioni analitiche.

Dalle simulazioni all’utilizzatore finale Tali simulazioni possono essere implementate in diversi ambienti di calcolo numerico di tipo Fem (Finite Element Method) e, se opportunamente pensate per una maggiore flessibilità, è possibile estrapolarne vere e proprie App che mostrano all’utilizzatore finale un’interfaccia molto semplificata nella quale si può scegliere

la geometria del sistema, i migranti e i materiali interessati. È inoltre possibile decidere tutti i parametri operativi (come la temperatura, il tempo o un set di tempi ai quali bisogna restituire le soluzioni), e tanto altro ancora a seconda della tipologia di applicazione che si vuole implementare. Infine, ad esempio, è possibile scaricare un file che contenga tutte le informazioni della simulazione. Tali metodiche sono del tutto flessibili, e dalle potenzialità elevate per risolvere svariati problemi altrimenti complessi da analizzare sperimentalmente. In tal modo si porta un livello di innovazione non indifferente alle metodiche operative dell’azienda, che può effettuare dei test in modo semplice ed economico in previsione della realizzazione di un imballo piuttosto che dell’applicazione di una nuova linea di trattamento degli alimenti a contatto con determinati materiali lungo il processo produttivo. Le applicazioni computazionali in ambito alimentare possono essere le più svariate, dall’influenza diretta del packaging alla verifica dello stato igienico dei materiali costituenti una macchina alimentare, oltre che essere del tutto adattabili a qualsivoglia contesto produttivo.

L’azienda può effettuare dei test in modo semplice ed economico in previsione della realizzazione di un imballo, piuttosto che dell’applicazione di una nuova linea di trattamento degli alimenti a contatto con determinati materiali lungo il processo produttivo.

Un esempio di approccio computazionale su un componente Moca: dal calcolo della geometria del componente alla simulazione del fenomeno di migrazione.

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recensioni Molti inconsci per un cervello

Perché crediamo di sapere quello che non sappiamo Paolo Legrenzi, Carlo Umiltà Ed. Il Mulino www.mulino.it Euro 15,00 Per secoli, la mente umana è sembrata trasparente. Si sapeva che qualcosa sfuggiva al controllo della coscienza. Poi, tutto cambia. Con Freud è l’inconscio che spiega l’origine e il significato dei sogni, ma anche le sviste e i lapsus della vita quotidiana. Un inconscio che tutti noi conosciamo, ma che non è l’unico. Incontreremo qui altri inconsci; quello, pervasivo, che chiamiamo cognitivo e che è l’esito dell’evoluzione naturale del cervello. E ancora: la mole enorme di informazioni che ci sommerge attraverso gli schermi dei nostri computer ha creato una sorta d’inconscio artificiale, fonte di trappole insidiose per il nostro giudizio. Conoscere i molteplici inconsci e capire come interagiscono significa smascherare i meccanismi che ci possono ingannare.

RUBRICA | Recensioni

Manuale di acustica applicata all’edilizia

Linee guida per la progettazione e l’esecuzione di edifici acusticamente efficienti Emiliano Convito - Cristiano Vassanelli Ed. Dario Flaccovio Editore www.darioflaccovio.it - Euro 48,00 L’acustica applicata all’edilizia è una materia complessa e ancora poco conosciuta che richiede impegno nella valutazione delle soluzioni e cura del dettaglio durante l’applicazione delle soluzioni tecniche. Il presente testo, si pone come un valido ausilio alla progettazione e all’esecuzione di opere edili acusticamente efficienti. Vengono analizzate le tecniche per l’isolamento acustico dai rumori di calpestio dei solai di nuova costruzione, lasciando ampio spazio alla caratterizzazione acustica degli isolanti, alla loro selezione e alle modalità di posa in diverse condizioni e con diverse tipologie di strutture. Ampio spazio viene dedicato all’isolamento dai rumori di tipo aereo, nonché all’isolamento delle porzioni di facciata dai rumori provenienti dall’esterno e agli impianti tecnologici.

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Da George Washington a Donald Trump Giuseppe Mammarella Ed. Il Mulino www.mulino.it Euro 14,00

Slogan dell’isolazionismo americano, una corrente che percorre fin dalle origini la storia degli Usa, «America First» è stato ripreso da Donald Trump che, nel rovesciare gli ultimi settant’anni di politica estera statunitense, ha voluto affermare la priorità dell’interesse nazionale e la piena sovranità del paese al di là degli impegni, dei trattati e delle istituzioni internazionali. Mettendo in prospettiva la rivoluzione di Trump, il libro offre un ritratto inatteso dell’America di oggi: un paese che, se sembra aver perso le coordinate della sua azione politica, dimostra però di avere un’eccezionale vitalità e grandi capacità di ripresa.

I sistemi di gestione integrati SICUREZZA QUALITÀ – AMBIENTE

Guida operativa aggiornata con la UNI ISO 45001:2018 Documenti disponibili in download A. Foti, R.M. Ceserani, F. De Bartolomeis, L. Rissotti Ed. EPC Editore - www.epc.it Euro 33,00 Dal 2012 i sistemi di gestione hanno conosciuto una profonda rivisitazione che ha coinciso con l’emissione dell’High Level Structure dell’ISO, avente l’intento di uniformare le diverse norme volontarie al fine di facilitarne la costituzione di un unico Sistema di Gestione aziendale. Intento del volume è quello facilitare i Datori di Lavoro, i Responsabili e gli Addetti al servizio di prevenzione e protezione, i responsabili dei sistemi di gestione all’interno dell’Azienda, nel mantenimento e garanzia di attuazione di un Sistema di Gestione Integrato. Il volume prende a riferimento la norma UNI ISO 45001:2018, la norma UNI EN ISO 14001:2015 oltre al Regolamento EMAS, la norma UNI EN ISO 9001:2015 ed i Modelli Organizzativi di Gestione e Controllo ex D.Lgs. n. 231/01 e s.m.i. Si è voluto dare al volume uno stampo di tipo operativo con esempi pratici di facile ed immediata comprensione.

La manutenzione antincendio a regola d’arte

II volume Sandro Marinelli, Giuseppe Macchi, MarcoMetti Ed. EPC Editore www.epc.it Euro 39,00 Il secondo volume relativo alla manutenzione dei presidi antincendio completa lo scenario delle varie tipologie impiantistiche ad un programma di manutenzione “a regola d’arte”, secondo quanto previsto dalla legislazione vigente ed in particolare dal D.M. 20/12/2012. Nonostante la legislazione sia chiara ed inequivocabile, sussistono numerosi titolari di attività che non conoscono tale obbligo di legge e le conseguenti responsabilità penali e civili. Il secondo volume è il completamento di quell’approccio assolutamente innovativo e rivoluzionario nella materia delle manutenzioni dei presidi antincendio. Il lettore trova pertanto una guida completa che parte da un aggiornato prontuario, per arrivare ad un “tempario”, che riporta con grande precisione, i tempi medi di esecuzione delle operazioni di manutenzione a “regola d’arte”.

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INSERTI ECONOMICI 717 COME CONTROLLARE LE ATTIVITÀ COMMERCIALI NEI PAESI CRITICI UN PIANO PER LE

SETTEMBRE OTTOBRE 2018

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(disponibili anche in inglese) Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia | Tabella arancio ultimo aggiornamento n. 736 - 1^ Quindicina di marzo 2019 - pubblicata su questo numero Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale | Tabella azzurra ultimo aggiornamento n. 25 - 31 gennaio 2019 - pubblicata su questo numero | Tabella bianca 1° gennaio 2019 “Settore industria meccanica varia ed affine” e “Settore impianti e componenti di grande dimensione per la produzione di energia” - pubblicata su questo numero


TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

IN ITALIA

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2019

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services in Italy Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

ALL’ESTERO

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2019

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services abroad Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale all’estero


TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

nei Paesi europei ed extra europei

SETTORE IMPIANTI E COMPONENTI DI GRANDE DIMENSIONE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA January 2019 Statistical survey on average tariff quotation for staff services in Europe and outside Europe Sector energy generation plants and large components

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TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei


TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

Janvier 2019

Enero 2019

Relevés statistiques des cotations moyennes des tarifs pour les prestations du personnel en europe et en dehors de l’europe Secteur installations et composants de grandes dimensions pour la production d’energie Estudio estadìstico de las cotizaciones medias de las tarifas por prestaciones del personal en europa y fuera de europa Sector instalacionesy grandes componentes para la producción de energía

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TABELLA N. 25 - 31 GENNAIO Costo| orario di un operaio del settore della meccanica generale TABELLA N. 25 - 2019 GENNAIO| 2019 Costo medio orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLA N. 25 - GENNAIO 2019 | Costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLE 1^ QUINDICINA DI DIMARZO 2019| Listino | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 736 (Piazza di Milano) TABELLE 1^ QUINDICINA MARZO 2019 Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 736 (Piazza di Milano)

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