l'Industria Meccanica 736 - numero 4/2023

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736 NUMERO 4 2023

EPTA

DESTINAZIONE SOSTENIBILITÀ

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n. 782 - Costo orario medio dell’operaio n.29 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2023

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L’Industria Meccanica – pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N.427 del 17.11.73 Direttore responsabile Alessandro Durante – durante@anima.it Direttrice editoriale Lucrezia Benedetti – benedetti@anima.it Comitato tecnico-scientifico Pierangelo Andreini, Antonio Calabrese, Roberto Camporese, Alessandro Clerici, Rodolfo De Santis, Marco Fortis, Ennio Macchi, Giovanni Riva, Pietro Torretta, Giuseppe Zampini In redazione Elena Prous – prous@anima.it Simone Gila – gila@anima.it Antonio Passarelli – passarelli@anima.it Federica Dellisanti (segreteria di redazione) – dellisanti@anima.it Hanno collaborato a questo numero Pasquale Alfano, Pierangelo Andreini, Daniele Bettini, Dana Carniti, Mauro Ippolito, Fulvio Liberatore, Giacomo Pomati In copertina Serena Gianoli - srngianoli@gmail.com Impaginazione Alessio Monzani – alessio.monzani@gmail.com Raccolta pubblicitaria Simonetta Galletti – adv@anima.it Direzione e redazione Anima Confindustria Meccanica Varia Via Scarsellini 11 – 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 – Fax 02 45418.545 www.anima.it – anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica | Instagram: @industriameccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 11 – 20161 Milano – Tel. 02 45418.500 Abbonamento annuo Italia 80 euro – Estero 110 euro Avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Stampa Aziende Grafiche Printing via Milano, 5 – Peschiera Borromeo (MI) www.agprinting.it È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori e delle autrici non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicatorimane delle autrici e degli autori stessi. Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397

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10 Donne e Uomini al timone

40 Rubrica Sostenibilità

12 RUBRICA | i 400 caratteri 14 Non esiste un pianeta B di Pierangelo Andreini — Vicepresidente ATI

16 Passi indietro per la parità di genere di Lucrezia Benedetti

18

42 LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE 44 Intralogistica sostenibile: come il comparto sta recependo i criteri ESG di Elena Prous

EXPORT&MERCATI 20 Prodotti associati alla deforestazione e al degrado forestale di Fulvio Liberatore — Team Ricerca Easyfrontier Technologies

50

26 La Green Economy è veramente sostenibile? di Mauro Ippolito — iBan First

32 Dotare l’azienda di un cruscotto di controllo: ora è un obbligo di legge di Giacomo Pomati — Studio Associato PSM

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GREAT TECH FOR GREAT FOOD 52 La sicurezza alimentare nella progettazione delle tecnologie per il food di Dana Carniti — Area tecnica e relazioni istituzionali Anima

56 L’acciaio inox nell’industria food&beverage di Pasquale Alfano — General Manager TIFQlab, ICIM Group

59 Il valore dell’acqua di Elena Prous

SOMMARIO N. 736

60 RUBRICA | i 400 caratteri EFFICIENZA&ENERGIA 36 Destinazione sostenibilità di Daniele Bettini

62 RUBRICA | Tecnologia, novità da tenere d'occhio 81 Tabelle ANIMA - Bianche, Blu, Arancio

SOMMARIO N. 736 In copertina Serena Gianoli


RUBRICA | Donne e Uomini al timone

Donne e Uomini

Alex Chriss

Yosr Allouche

nuovo presidente e ceo di Paypal

direttrice generale dell’Istituto Internazionale del Freddo

Matteo Del Fante

Andrea Mangoni

resta al vertice di Poste Italiane

è amministratore delegato di Mundys

Allouche assumerà la guida dell’IIR nel secondo semestre del 2024. È stata nominata dalla Norvegia ed eletta tramite votazione alla vigilia del 26° Congresso Internazionale della Refrigerazione dell’IIR a Parigi, superando il candidato avversario Yannick Mathieu, proposto dall’Associazione Francese della Refrigerazione (Association Française du Froid).

Del Fante, amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane dal 2017, rimane alla guida della realtà mentre la presidenza andrà a Silvia Rovere. Consiglieri Wanda Ternau, Matteo Petrella, Paolo Marchioni, Valentina Gemignani.

dopo i ruoli in Acea, in Telecom Italia Mangoni ha lavorato come cfo e general manager delle attività internazionali del gruppo. Ha inoltre ricoperto l’incarico di ceo di Sorgenia e, da aprile a dicembre 2022, ha fatto parte del board di Atlantia, in qualità di consigliere indipendente.

Marco Ghirardello

Claudio Descalzi

Antonella Beltrame

Andrea Colombo

nuovo ceo e presidente di Fanuc Europe

amministratore delegato Eni

eletta presidente Cortilia

è il nuovo ceo Cortilia

dal 1994 Ghirardello fa parte del gruppo e negli ultimi anni ha ricoperto il ruolo di Amministratore delegato di Fanuc Italia, avendo anche un ruolo di primo piano nell’espansione dell’azienda nel nostro mercato. Alla guida del gruppo europeo, Ghirardello succede a Shinichi Tanzawa che rientrerà alla sede centrale del Gruppo per un nuovo incarico.

classe 1955, laureato in Fisica al timone dell’azienda dal 2014, ha iniziato la carriera in Eni nel 1981 come ingegnere di giacimento. Sotto la sua gestione la strategia di transizione verso le rinnovabili prosegue e il 19 febbraio 2021 Descalzi ha annunciato l’impegno di Eni nel raggiungere la decarbonizzazione di tutti i prodotti e processi aziendali entro il 2050.

laureata nel 1990 in Economia Aziendale presso l’Università Luigi Bocconi di Milano, Antonella Beltrame è partner e co-founder di Indaco Venture Partners e membro del Consiglio di Amministrazione di Cortilia da aprile 2021.

la food-tech company specialista della spesa online e di qualità in Italia ha un nuovo ceo. Laureato nel 1990 in Business Administration, Marketing and Advertising all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Andrea Colombo ha alle spalle un’esperienza trentennale in diverse realtà del settore.

Chriss subentrerà al ceo Dan Shulmann, il manager proviene dalla società di software finanziario Intuit, dove ha lavorato per quasi 20 anni. Da gennaio 2019, ha ricoperto il ruolo di executive vice president e general manager del gruppo Small Business and Self-Employed di Intuit, responsabile di oltre la metà delle entrate di Intuit.

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i 400 caratteri ACQUA

RIFIUTI

Sensori a fibra ottica contro gli sprechi idrici

Ispra: aumentano i rifiuti industriali

Da una sperimentazione del Politecnico di Milano che punta a ottimizzare la rete idrica, arrivano i sensori a fibra ottica per monitorare le reti idriche contro gli sprechi. I ricercatori del dipartimento di ingegneria civile e ambientale hanno sperimentato l’uso di sensori distribuiti in fibra ottica (Dfos) basati sulla tecnologia stimulated brillouin scattering (Sbs) per il monitoraggio delle reti di condotte idriche su lunghe distanze. Alla base di questa tecnologia c’è la comune ed economica fibra ottica per le telecomunicazioni.

Dopo il fermo delle attività economiche dovuto alla crisi pandemica, nel 2021 si registra una crescita significativa nella produzione dei rifiuti speciali, che raggiunge 165 milioni di tonnellate. L’aumento del 12,2% corrisponde a circa 18 milioni di tonnellate. Quasi la metà (47,7%) proviene dalle attività di costruzione e demolizione (78,7 milioni di tonnellate). Per questa tipologia di rifiuti risulta significativa la percentuale di riciclo (80,1%) superando ampiamente l’obiettivo del 70% fissato dalla normativa al 2020.

RICICLAGGIO

ECONOMIA

Il packaging segna dati positivi

Prende piede il re-commerce

Il “Global Paper & Packaging Report” di Bain & Company evidenzia che il tasso di crescita più rilevante nel settore packaging è atteso nel segmento della carta rigida, che potrebbe superare quello della plastica entro il 2026. Oltre alla crescita di settore si segnala un’attenzione crescente verso i processi di decarbonizzazione: il numero di aziende produttrici di carta e imballaggi che si sono impegnate a raggiungere obiettivi di decarbonizzazione è passato da 5 (2019) a 164 (2022).

Il re-commerce è sempre più al centro degli interessi del mondo del commercio al dettaglio, dove i consumatori tendono a cercare opzioni di acquisto sempre più convenienti e sostenibili. In particolare, secondo i dati del sondaggio recentemente riportato da TechCrunch, circa l’82% dei consumatori a livello globale vende e/o acquista prodotti di seconda mano. Per Gen Z (13%) e Millennial (19%), oltretutto, il re-commerce è diventato una fonte di reddito primaria o secondaria (30% per entrambi).

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Non esiste un di Pierangelo Andreini – Vicepresidente ATI

PIANETA B

Portare il pensiero vicino a ciò che è da pensarsi, raccomandava Martin Heidegger (1889-1976), filosofo, pensatore dell'Essere, secondo il quale la tecnologia ha sradicato l'uomo dalla natura e non vi è nulla che possa porvi rimedio, nemmeno la scienza, perché essa non pensa e opera come una macchina. Un esercizio arduo e ingrato, quello che ci suggerisce, visto il peggioramento delle varie situazioni cui stiamo assistendo, purtroppo non solo dell'ambiente. C'è da chiedersi, dunque, in quale misura il progresso e la diffusione esponenziale delle nuove tecnologie trasformeranno la società e il mondo. Quale sarà l'impatto della digitalizzazione, dell'intelligenza artificiale, dell'automazione, della robotica, delle nano e biotecnologie sull’economia, sul lavoro, sulla vita, sull'ecosistema? Quanto i Big Data si convertiranno utilmente in informazione organizzata e conoscenza e questa in sapere e saggezza? Come muteranno le regole di governo della politica e della convivenza civile? Difficile rispondere, stante la complessità del groviglio di cambiamenti che pone l’umanità di fronte all’incognita di una rivoluzione epocale determinata dall’interazione tra circostanze e tendenze, vecchie e nuove: La crescente pressione demografica, l’invecchiamento della popolazione, il riscaldamento globale, la disomogenea e dirompente innovazione tecnica nell’industria, nell’agricoltura, nei servizi. Fattori che potenziano i flussi migratori, la diseguaglianza, i perduranti, deleteri effetti della crisi economica e finanziaria, il morso della stagflazione, infiammando tensioni geopolitiche e sociali che deteriorano il contesto internazionale e minano la sicurezza, evocando lo spettro di un conflitto nucleare. Una transizione che stiamo governando con strumenti inadeguati. Il futuro, già di per sé imprevedibile, è talmente oscurato dall'inviluppo di questi fenomeni da apparire ancor più imponderabile, scoraggiando la messa a punto dei mezzi che sono necessari e inibendo e differendo l’adozione di misure vincolanti.

S

iamo davanti alla conseguenza dell’improvvida gestione del mondo, all’indomani delle due guerre mondiali che hanno funestato la prima metà del ’900, che non ha saputo trarre pienamente lezione dall’immane tragedia, generando un nuovo accumulo di problemi e dimostrandosi incapace di innovare i modelli di crescita e convivenza, comprendendo e anticipando il nuovo che avanza. Dato certo è che là dove c'è cultura – quell’insieme di nozioni alimentate dal progresso umanistico e scientifico, che si traducono in formazione e innovazione, in ultima analisi, in un sapere consapevole che promuove e assicura sobrietà, equità, solidarietà e libertà – vi è maggiore sostenibilità ambientale, economica, sociale e istituzionale, che si traduce con una migliore qualità della vita, individuale e collettiva.

Un tradimento dell'uomo verso se stesso, il quale sa chiaramente e nel dettaglio quello che si dovrebbe fare. È sufficiente scorrere l’Agenda 2030 "Trasformare il nostro mondo", predisposta provvidamente dall’ONU. Un piano programmatico, sottoscritto dai 193 stati facenti parte dell’Organizzazione nell'Assemblea Generale del 25 settembre 2015, che indica con precisione i provvedimenti che si devono adottare affinché lo sviluppo sia sostenibile. Lo dice fissando 169 target da raggiungere entro il 2030, raggruppati in 17 “Sustainable Development Goals”, coinvolgendo ogni paese e le varie componenti della società, in primis gli operatori dell’informazione e della cultura. Nel loro insieme i 17 “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” mirano a porre fine alla povertà e alla fame, a lottare contro

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l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani e altro. Questo commisurando in modo equilibrato le varie dimensioni della sostenibilità, ambientale, sociale, economica e delle istituzioni, riconoscendo la stretta correlazione che sussiste tra la salute dei sistemi naturali, il benessere dell'uomo e la necessità di affrontare le sfide congiuntamente e giuridicamente. Dove stiamo andando Bollati cinicamente al loro esordio, otto anni fa, dagli osservatori più critici come un esercizio di pura fantasia, i 17 Obiettivi sono purtroppo ben lontani dall’essere raggiunti. A pochi anni dalla data stabilita di fine decade segnano, in certi casi, addirittura un regresso con quasi 260 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo, 122 in più rispetto al 2019, secondo l’ultimo rapporto della FAO. Ciò a seguito della pandemia, del cambiamento climatico e dei conflitti in corso, che vedono attualmente coinvolti in qualche forma di guerra verso l'esterno 91 paesi, rispetto ai 58 del 2008. In tal modo ad oggi oltre 13,5 milioni di minori con meno di 5 anni sono in pericolo di vita per malnutrizione acuta, e mediamente ogni anno 1 milione non sopravvive. Misura e conseguenza emblematica dell’arretramento dell'ultimo obiettivo, il 17° che chiede di rinforzare il partenariato globale, invitando gli stati a collaborare. Una cooperazione che palesemente non avviene o avviene in misura insufficiente, nonostante stia crescendo la consapevolezza nella società civile della necessità di adottare un approccio integrato con misure comuni che attuino risolutamente un drastico cambio di paradigma socio-economico che possa guidare il nuovo corso. E se è irrealistico, allo stato attuale, immaginare che sia possibile reperire le enormi risorse finanziarie che richiede la piena attuazione dell'Agenda, pari a vari punti percentuali annui del pil mondiale secondo il Fondo Monetario Internazionale, c'è però da ricordare che Ban Ki-Moon, Segretario Generale dell’ONU all'epoca dell'adozione del programma, disse «Non abbiamo un piano B, perché non esiste un pianeta B». Imperativi, retrocessioni, incongruenze e responsabilità che mettono alla prova il mondo che, tra l'altro, deve confrontarsi con la quarta rivoluzione industriale.

Cambiare è possibile Uno degli obiettivi è quello di assecondare un salto tecnologico e intellettuale capace di riflettersi positivamente sull'economia, sull'ambiente, sulla formazione degli operatori e sulla loro motivazione, in un contesto che non lasci indietro nessuno e contrasti il persistente fenomeno della Great Resignation (grandi dimissioni) che affligge quote crescenti di lavoratori nei paesi occidentali. Si deve adottare e rafforzare un approccio diverso, che coordini in modo strettamente correlato le esigenze della nuova manifattura con quelle dell’efficienza energetica, dell’economia circolare, della tutela dell'ecosistema, riconoscendo maggiormente a questo scopo la priorità della conoscenza e dell'educazione. C'è bisogno di una politica che innovi profondamente il mondo perché non bastano gli investimenti e l’implementazione di infrastrutture materiali e immateriali adeguate, deve cambiare anche la mentalità, a partire da una maggior collaborazione tra gli stati, dalla capacità di fare squadra tra le diverse economie e tra le imprese, di far leva sull’innovazione, rivedendone i principi organizzativi per favorire l’assorbimento di nozioni e tecnologie rilevanti, riformando a tal fine coerentemente e costantemente il sistema dell'istruzione. È la questione di fondo: una debolezza della visione acuita dal progresso esponenziale del sapere, di cui quello tecnico, raddoppia nel tempo di una generazione con effetti difficilmente valutabili, specie se le cognizioni non sono condivise e rimangono ristrette all’interno di esigue minoranze che non diffondono i nuovi trovati scientifici e tecnologici, rallentando processi e percorsi di assimilazione consapevole. Così non riducendo il gap tra chi crea e chi usa la conoscenza e mancando di estendere, nel contempo, la percezione del miglioramento della qualità del vivere che si consegue rendendo sostenibile lo sviluppo, per infondere nella società la fiducia che legittima i modelli e i sistemi che si dimostrano più efficaci. Ogni ritardo per difendere egoisticamente un passato che protegge interessi a breve termine e non riconosce il primato dell'istruzione è dunque ingiustificato e irresponsabile, e in ogni caso, difficile da capire. Perché non possiamo aspettare e, nonostante la difficoltà di valutare con precisione ciò che ci aspetta, si deve in ogni caso agire e avere il coraggio di assumere decisioni appropriate per avvicinare con determinazione il traguardo della sostenibilità.

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Passi indietro per la parità di genere di Lucrezia Benedetti

Nel report “Global Gender Gap Index” del World Economic Forum, che mostra l’ampiezza della portata del divario di genere a livello globale, con voti che vanno da 0 (assenza di parità) e 1 (totale parità) e misura il gender gap in termini di partecipazione economica, politica, sanitaria e formativa, l’Italia occupava da un paio d’anni il 63esimo posto. Una posizione vicinissima a Uganda e Zambia, al 61esimo e 62esimo posto, ma quest’anno, nel 2023 è scivolata di 16 posizioni più in basso finendo così al 79esimo posto su 146 paesi.

I

dati parlano chiaro e davanti ai numeri c’è poco scampo, la partecipazione e la rappresentanza delle donne in politica è drasticamente peggiorata e dal 40esimo posto nella classifica generale siamo finiti al 64esimo posto. Da considerare che la classifica tiene conto sia della percentuale di donne in Parlamento sia di quella nel governo, nelle posizioni di ministri. Tiene anche in considerazione per quanti anni abbiamo avuto un capo di governo donna, ma in quest’ultimo caso possiamo vantare negli ultimi 50 anni (tempo preso in considerazione dall’indice) solo pochi mesi del 2022, decisamente non sufficienti a farci fare qualche gradino verso l’alto. A che punto siamo? Se prendiamo in considerazione lo spaccato della partecipazione e delle opportunità economiche che le donne hanno

in Italia, si ha un lieve miglioramento rispetto ai dati precedenti: dalla centodecima posizione saliamo al 104° posto; un bicchiere comunque mezzo vuoto, visto che siamo nella parte inferiore della classifica. Invariata invece la collocazione dell’Italia nel ranking relativo all’accesso all’educazione, anche se non ci sono, anche in questo caso, note positive. Dal 59° posto si è passati al 60°, mentre è in miglioramento, sempre però nella parte bassa della classifica, il posizionamento nel settore salute e prospettive di vita: dalla posizione 108 l’Italia è salita al 95esimo posto. Insomma, a conti fatti, non si può proprio dire che l’Italia stia facendo dei passi avanti in tema di parità di genere, ma il trend si rivede anche nel contesto globale che non sta certo andando in questa direzione.

La causa potrebbe trovarsi nelle crisi che rallentano i progressi, sempre stando al Global Gender Gap Index 2023. Dal rapporto si vede però che il divario complessivo tra i sessi si è ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto all’edizione 2022, ma l’anno di raggiungimento dell'uguaglianza di genere previsto rimane il medesimo dell'edizione dello scorso anno: il 2154. Il progresso complessivo nel 2023 è in parte dovuto alla riduzione del divario nel livello di istruzione, con 117 Paesi su 146 indicizzati che hanno colmato almeno il 95% di tale divario. Nel frattempo, il divario nella partecipazione economica e nelle opportunità si è ridotto del 60,1% e quello dell'emancipazione politica solo del 22,1%. L’uguaglianza di genere è ancora in stallo e i cambiamenti non si avvertono né percepiscono fuori o dentro le statistiche.

Un lavoro non per tutt* Trend negativo anche quello che riguarda la rappresentazione femminile all’interno della forza lavoro delle materie STEM. Nel 2023, a livello globale le donne sono solo il 29% della forza e 8 ruoli di leadership su 10 sono occupati da uomini. Tuttavia la richiesta di ruoli STEM è in forte crescita e richiesta, nel mondo ci sono più laureate in queste materie, anche se poi non altrettante entrano effettivamente nella forza lavoro per cui hanno studiato.

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Global Gender Gap Report 2023

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EXPORT & MERCATI


PRODOTTI ASSOCIATI ALLA DEFORESTAZIONE E AL DEGRADO FORESTALE di Fulvio Liberatore – Team Ricerca Easyfrontier Technologies

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Secondo le stime della FAO, tra il 1990 e il 2020 sono scomparsi 420 milioni di ettari di foreste, ovvero il 10% del totale di quelle presenti sul pianeta (pari a una superficie maggiore di quella della UE), con effetti catastrofici sul riscaldamento globale e sulla biodiversità. Nonostante le preoccupazioni sul climate change siano sempre più sentite (anche se non da tutti), ogni anno il mondo continua a perdere 10 milioni di ettari di foreste (circa 1/3 della superficie dell’Italia). Il notevole impatto che il “consumo dell’Unione” ha sulla deforestazione (e sul degrado forestale) ha portato negli ultimi anni all’adozione, da parte degli organi dell’Unione, di numerosi atti e dichiarazioni tra cui, in particolare, la Comunicazione della Commissione del 23 luglio 2019 “sull’intensificazione dell’azione dell’ Unione per proteggere e ripristinare le foreste del pianeta”, che anticipava la dichiarazione di emergenza climatica da parte del Parlamento nel novembre dello stesso anno.

I

n questo contesto interviene il Reg. (UE) 2023/1115 del Parlamento europeo e del Consiglio del 31 maggio 2023, “relativo alla messa a disposizione sul mercato dell'Unione e all'esportazione dall'Unione di determinati prodotti associati alla deforestazione e al degrado forestale”. Il Regolamento si inserisce nel quadro delle iniziative, con impatto diretto sul commercio internazionale, assunte dall’Unione per tentare di fronteggiare il cambiamento climatico, tra le quali va ricordato il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), sul quale torneremo nel prossimo numero di L'Industria Meccanica. Il Reg. (UE) 2023/1115 regola il consumo e la produzione in UE delle sei “materie prime” (cacao, caffè, bovini, soia, legno e palma d’olio, elencate nell’All. 1 Reg. (UE) 2023/1115) che, da sole, potrebbero incidere sulla deforestazione per 248.000 ettari l’anno entro il 2030. Un rischio che non ci si può permettere, considerato anche l’obiettivo del “Fit for 55” di ridurre le emissioni del 55% proprio entro lo stesso 2030. Di specifica rilevanza per il nostro settore sono sicuramente

gomma, legno e alcuni dei prodotti realizzati con tali materiali: i beni classificati nei capitoli 40 e 41 del Sistema Armonizzato (HS) – gomma indurita e altri lavori in gomma – prodotti in legno, pannelli, legno grezzo, lavori di falegnameria (capitolo 44) e tutti i mobili in legno (capitolo 94). Il Reg. (UE) 2023/1115 regola l’immissione sul mercato e l’esportazione dei prodotti “bloccandone” la circolazione quando non rispettino i seguenti requisiti: • essere a deforestazione zero (ossia prodotti che consistano o siano stati fabbricati usando materie prime prodotte su terreni che non sono stati “soggetto di deforestazione o causa di degrado forestale” dopo il 31 dicembre 2020) • essere realizzati nel rispetto della legislazione del paese di produzione • essere oggetto di dichiarazione di due diligence (art.3 Reg. (UE) 2023/1115).

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Quali autorità competenti?

EXPORT&MERCATI

L’obbligo di due diligence Gli operatori hanno l’obbligo, sotto la propria responsabilità, di effettuare una vera e propria due diligence sui propri fornitori, comprensiva di valutazione del rischio e oggetto di una specifica dichiarazione formalizzata (artt. 10-11). Le dichiarazioni di due diligence verranno inizialmente (a partire dal 30 dicembre 2024) messe a disposizione delle autorità doganali tramite un apposito “information system” allestito dalla Commissione; a partire dal 30 giugno 2028, le dichiarazioni di due diligence verranno acquisite utilizzando l’ambiente dello sportello unico dell’UE per le dogane (EU Single Window Environment for Customs - Reg. (UE) 2022/2399). È bene tenere a mente che i concetti di dichiarazione e di due diligence non coincidono. Mentre la due diligence è un processo di verifica finalizzato a validare o smentire dei dati forniti, ad esempio in occasione di una cessione di azienda, la dichiarazione è la presentazione dei dati collazionati del risultato della due diligence e non rappresenta altro che il risultato del processo di due diligence. Le dichiarazioni di due diligence dovranno contenere, infatti, solo le informazioni specificate nell’allegato 2 (art. 4) del Reg. (UE) 2023/1115 (oltre al nome e indirizzo dell’operatore e al suo codice EORI, il codice di Sistema Armonizzato dei prodotti oggetto della due diligence e una serie di informazioni molto dettagliate in ordine alla localizzazione degli stabilimenti produttivi, dei luoghi di raccolta e dei processi di produzione). Gli operatori dovranno, poi, conservare la dichiarazione per un periodo di 5 anni dalla data di presentazione. Nel caso delle PMI, l’operatore è esentato dalla due diligence nel caso in cui i prodotti siano già stati oggetto di “dovuta diligenza” e dovrà limitarsi a comunicare alle autorità competenti il numero di riferimento della dichiarazione di due diligence presentata. L’art.13, poi, introduce una forma di due diligence semplificata: l’operatore potrà valutare la complessità della supply chain e il rischio dell’elusione o di utilizzo, nella catena di approvvigionamento, di prodotti di origine sconosciuta o provenienti da paesi ad alto rischio e, nel caso in cui ritenesse che il rischio sia basso (conformemente all’art.29), può non procedere alla valutazione del rischio presentando, se richiesto dall’autorità competente, documentazione comprovante tale rischio basso o nullo. I paesi, infatti, vengono categorizzati in rischio alto, basso e standard, e tale elenco verrà pubblicato entro il 30 dicembre 2024.

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Entro il 30 dicembre 2023 ogni stato membro (SM) comunicherà alla Commissione le autorità competenti designate ai fini del Reg. (UE) 2023/1115 e la Commissione ne pubblicherà a seguire l’elenco. Le autorità competenti opereranno i controlli adottando un approccio risk-based, basato su criteri nazionali. Fondamentale è, come sempre, la cooperazione e lo scambio di informazioni tra gli SM (e, se del caso, con paesi terzi). Ogni SM pubblicherà, entro il 30 aprile di ogni anno, un report sull’applicazione del Regolamento. Gli obblighi per operatori e autorità definiti al Reg. (UE) 2023/1115 saranno applicati a partire dal 30 dicembre 2024, mentre per le micro e piccole imprese al 31 dicembre 2020 (come da Direttiva 2013/34/UE), i medesimi obblighi entreranno in vigore a partire dal 30 giugno 2025, eccezion fatta per il legno e i prodotti derivanti dal legno che erano, per la maggior parte, già inclusi nel Reg. (UE) 995/2010 “che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati”. Pertanto, anche le piccole e microimprese già adempivano alla due diligence necessaria e non commercializzavano prodotti in legno di provenienza illegale.

DATA DI APPLICAZIONE

TIPOLOGIA DI IMPRESA

30 dicembre 2024

Medie imprese, piccoli gruppi, gruppi di dimensioni medie, grandi gruppi (Direttiva 2013/34/UE)

30 giugno 2025

Microimprese e piccole imprese (Direttiva 2013/34/UE)

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EXPORT&MERCATI

ll Reg. (UE) 2023/1115 regola il consumo e la produzione in UE delle sei “materie prime” (cacao, caffè, bovini, soia, legno e palma d’olio, elencate nell’All. 1 Reg. (UE) 2023/1115) che, da sole, potrebbero incidere sulla deforestazione per 248.000 ettari l’anno entro il 2030. Un rischio che non ci si può permettere, considerato anche l’obiettivo del “Fit for 55” di ridurre le emissioni del 55% proprio entro lo stesso 2030

In caso di possibile non conformità, gli SM potranno adottare misure provvisorie, come il sequestro delle merci o la sospensione dell’immissione in libera pratica o dell’esportazione. Gli SM, ai sensi dell’articolo 25 del Regolamento, dovranno adottare sanzioni “effettive, proporzionate e dissuasive” che potranno comprendere, oltre alla confisca dei prodotti e all’esclusione dai pubblici appalti, sanzioni pecuniarie che potranno arrivare anche oltre il 4% del fatturato totale annuo, ferme restando le sanzioni penali richiamate dalla Direttiva 2008/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, sulla tutela penale dell’ambiente (GU L 328 del 6.12.2008, pag. 28).

Il Reg. (UE) 2023/1115 se da un lato comporterà per le imprese la necessità di adottare procedure e strumenti di controllo della filiera talora onerosi, dall’altro costituirà anche una prima opportunità per evitare l’immissione sul mercato di prodotti e materie prime che possono contribuire alla distruzione di ecosistemi, foreste, biodiversità. Le misure contro la deforestazione e il degrado forestale devono essere interpretate, da operatori e cittadini, non come fastidiose limitazioni, bensì come strumenti per una lotta più consapevole contro il cambiamento climatico, poiché ormai, citando il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, “the climate crisis is a code red for humanity”.

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La Green Economy è una concezione economica che promuove la sostenibilità ambientale come obiettivo principale andando a ridurre l’impatto ambientale delle attività umane (carbon footprint) e allo stesso tempo creare un nuovo sistema economico basato sul benessere sociale. Questo si traduce in una serie di pratiche e politiche volte a ridurre l'inquinamento, il consumo di risorse naturali e l'uso di energie non rinnovabili. La Green Economy è ormai entrata nelle nostre case ed è sempre più presente nella vita politica europea con il Green New Deal, che ha dato il via ad una serie di progetti incentrati sulla mobilità e l’efficienza energetica.

La Green Economy è veramente sostenibile?

S

ul tema delle energie rinnovabili si è lungamente parlato, sia per i benefici legati allo sfruttamento delle caratteristiche morfologiche del territorio che per le ricadute economiche che il ricorso alle rinnovabili ha sul territorio, come la creazione di nuovi posti di lavoro o gli incentivi economici che si possono ottenere in cambio di installazione di impianti eolici o solari, ad esempio. Sul tema della sostenibilità, invece, la minor emissione di gas serra potrebbe contribuire a combattere il cambiamento climatico e a limitare gli impatti atmosferici catastrofici come quelli che si sono verificati in Italia nel corso del mese di luglio. Le macchine del futuro sono green? Uno dei temi principali su cui l’Europa sta puntando riguarda la mobilità

di Mauro Ippolito – iBan First

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elettrica, al netto delle problematiche riguardanti le infrastrutture pubbliche ancora carenti in Italia e in Europa. Il dubbio che però continua ad attanagliare una buona platea di potenziali acquirenti di questi nuovi veicoli è lo smaltimento delle batterie esauste e l’impatto reale sull’ambiente. Il riciclo delle batterie delle auto elettriche è ancora un processo lungo e costoso, perché la catena di riciclo è ancora molto rarefatta e il costo è elevato, compreso tra i 500 ed i mille dollari per tonnellata. A questo si aggiunge l’eccesso produttivo in Cina, dove si produce la maggior parte di auto elettriche o ibride elettriche al mondo. La quota di mercato è cresciuta notevolmente ed ora è pari al 33% del totale delle auto prodotte nel paese, dove la domanda, tuttavia, sembra aver frenato.

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Il riciclo delle batterie delle auto elettriche è ancora un processo lungo e costoso, perché la catena di riciclo è ancora molto rarefatta e il costo è elevato, compreso tra i 500 e i 1000 dollari per tonnellata.

EXPORT&MERCATI

Un sistema in crisi Un allarme lanciato anche da una recente indagine condotta da Bloomberg che, grazie ad immagini satellitari, all’uso di droni e testimonianze, ha portato alla luce una serie di aree adibite al parcheggio di auto elettriche abbandonate. Il motivo è da cercare nel fallimento a causa della contrazione del settore di diverse società locali legate al mercato del car sharing, mercato sul quale le case produttrici di auto elettriche avevano puntato fortemente. Il noleggio temporaneo e condiviso dell’auto, secondo alcune ipotesi, sarebbe dovuto esplodere negli anni, complice l’alto costo di mantenimento di auto in Cina (tra costi diretti e costi indiretti, tra cui quello legato al ricovero notturno). La creazione di migliaia di società di car sharing in tutto il paese, favorita da forti incentivi statali, ha avuto come effetto quello di aumentare a dismisura le auto disponibili rispetto agli utenti, che si sono imbattuti nello stesso problema del singolo utilizzatore di auto, ovvero l’assenza di parcheggi gratuiti. Questo ha spinto molte start-up al fallimento con conseguente abbandono di auto in aree cittadine o appena fuori dalle città. Quel che rimane di un business Il declino di questo modello di business ripercorre in parte la caduta delle attività di sharing di biciclette, ma allo stesso tempo ha consentito di ridurre il numero di società attive passando da oltre 500 a circa 100 nella sola Cina,

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confermando che il mercato è maturato e solo le società più attrezzate riescono a restare in attività. Tutto questo però non è avvenuto a costo zero. Il fallimento delle società ha lasciato sul campo un problema enorme, ovvero la gestione e lo smaltimento di queste auto, nonché il recupero delle batterie elettriche. Quando si parla di sostenibilità, si deve pensare obbligatoriamente anche agli effetti di strategie industriali fallimentari, che impattano sull’intero sistema economico riducendo la disponibilità di materia prima aumentandone i costi. Il tema dei costi è anche il punto di scontro tra Europa e Cina, con la seconda accusata dall’Unione europea di praticare un dumping nei confronti degli operatori europei. L’UE, infatti, ha aperto un’indagine sui sussidi cinesi per la produzione di auto elettriche ritenute illegali, che potrebbe portare ad un’ondata di importazioni di auto cinesi a basso costo, sulla scia di quanto già visto per il mercato dei pannelli solari. La motivazione riportata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è quella di proteggere il mercato europeo dell’auto e i suoi produttori da politiche di sovvenzioni statali cinesi al fine di ampliare la propria quota di mercato in Europa. Una politica di questo genere, infatti, pone in serie difficoltà i produttori di auto europei che stanno investendo ingenti capitali, al fine di rendere più ecologico il traffico su ruota.

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La quota di mercato delle auto elettriche è cresciuta notevolmente e ora è pari al 33% del totale delle auto prodotte in Cina, dove la domanda, tuttavia, sembra aver frenato.

EXPORT&MERCATI

Previsioni di crisi Nel numero 734 de L'Industria Meccanica avevo sottolineato come il mercato europeo delle auto elettriche (EV) avrebbe avuto un “problema cinese” alla luce dell’incapacità di ingresso nel principale mercato mondiale di auto elettriche, ovvero la Cina. L’impossibilità di competere con produttori locali aveva già portato a perdite di quote di mercato in Cina da parte dei produttori tedeschi di auto. Adesso potremmo assistere a perdite di quote anche in Europa, dove i prezzi medi delle auto elettriche (EV) supera di gran lunga i prezzi delle concorrenti cinesi (49mila euro in Europa rispetto ai 32mila euro in Cina). Quando si parla mobilità elettrica e di sostenibilità, appare evidente che la competizione tra Occidente e Cina è alla base di questa discussione. I produttori cinesi possono godere infatti di una serie di benefici, tra cui i già citati incentivi statali, ma anche più bassi costi di produzione nonché una maggiore competizione locale tra produttori di batterie e prodotti ad essi collegati, che favorisce un minor costo del prodotto finito.

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La creazione di migliaia di società di car sharing in tutto il paese, favorita da forti incentivi statali, ha avuto come effetto quello di aumentare a dismisura le auto disponibili rispetto agli utenti, che si sono imbattuti nello stesso problema del singolo utilizzatore di auto, ovvero l’assenza di parcheggi gratuiti.

Un sottile equilibrio A questo si aggiunge anche un approccio differente alle auto elettriche, con l’Occidente che preferisce il segmento più lussuoso nonché auto che favoriscano grandi tragitti, e quindi con batterie più grandi, il che implica un maggiore costo del prodotto, mentre gli utenti cinesi sono più propensi all’acquisto di auto “utilitarie”. Se l’Europa non ricorrerà ad una politica di sostegno a favore delle auto elettriche potremo trovarci a dover assistere ad una netta perdita di quote di mercato dei brand europei a favore di quelli cinesi. Al momento la quota di marchi cinesi di veicoli elettrici in Europa è pari all’8% (secondo i dati del 2022). Con i modelli cinesi circa il 20% più economici rispetto alle offerte nazionali, l'aspettativa è che i brand cinesi controlleranno il 15% del mercato europeo entro il 2025. Il rischio di non riuscire a contrastare questo trend è elevato. Infatti, i produttori di auto europei acquistano le batterie da produttori cinesi, con quote che vanno dal 32,7% della BMW, 30,1% di Porsche, 26,2% di Volkswagen e al 22,6% di Mercedes, secondo un report redatto da Citigroup.

Contrastare le vendite di auto cinesi, pertanto, potrebbe portare ad un blocco dell’export di batterie dalla Cina con conseguente stallo del progetto di elettrificazione della mobilità su ruote da parte dell’Unione europea e quindi un fallimento delle politiche ecologiche del Green New Deal. Di fatto, la mobilità elettrica non sarebbe assolutamente sostenibile. La soluzione possibile è lo sviluppo interno di un mercato delle batterie elettriche in modo da sostenere il mercato delle auto ricaricabili, ma questo è un processo che non è assolutamente praticabile in pochi mesi e gli investimenti sarebbero importanti (uno studio di McKinsey ha stimato in 3,5 trilioni di

dollari di investimento per arrivare ad emissioni zero entro il 2050). Inoltre, bisognerà anche superare le reticenze interne, considerando i dubbi e le proteste delle popolazioni interessate (come già visto in Portogallo con la cittadinanza di Covas do Barroso in rivolta contro l’apertura della miniera per l’estrazione del litio). L’obiettivo dell’Unione europea è nobile, ma è ricco di insidie e di problematiche a diverse latitudini non semplici da superare e la “guerra” con il principale fornitore di batterie elettriche non è forse la scelta più giusta. Presumibilmente, sarebbe preferibile rivedere i piani del programma green rendendolo sostenibile per l’Europa.

L’UE ha aperto un’indagine sui sussidi cinesi per la produzione di auto elettriche ritenute illegali che potrebbe portare a un’ondata di importazioni di auto cinesi a basso costo, sulla scia di quanto già visto per il mercato dei pannelli solari.

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Dotare l’azienda di un cruscotto di controllo:ora è un obbligo di legge di Giacomo Pomati - Studio Associato PSM Immaginate di entrare nella cabina di pilotaggio di un jet e vedere sul cruscotto un unico strumento di controllo. Ve la sentireste di salire a bordo dopo la conversazione che segue con il pilota? Passeggero: «Mi stupisce vederti pilotare l’aereo con un solo strumento a disposizione. Che cosa misura?» Pilota: «La velocità. In effetti in questo volo sto lavorando sulla velocità»

EXPORT&MERCATI

Passeggero: «Ben detto. La velocità si direbbe certo importante. E l’altezza? Un altimetro non aiuterebbe?»

Pilota: «Ho lavorato sull’altezza negli ultimi voli e sono diventato abbastanza bravo. Adesso devo concentrarmi sulla velocità» Passeggero: «Ma ho notato che non c’è nemmeno la spia del carburante. Non sarebbe utile?»

del carburante è significativo, ma non posso concentrarmi a far bene troppe cose nello stesso tempo. Quindi in questo volo mi concentrerò sulla velocità. Appena sarò bravo nel controllo della velocità, così come lo sono diventato con l’altezza, mi concentrerò sul consumo di carburante».

Pilota: «Certo, ha ragione: il livello

Nessuna persona di buon senso si imbarcherebbe dopo una discussione del genere. Anche se il pilota facesse un lavoro eccezionale sulla velocità, viaggeremmo con il terrore di scontrarci contro le cime delle montagne o di restare senza carburante. Nessun pilota si sognerebbe di guidare un veicolo complesso come un aereo in un cielo sempre più trafficato, usando un unico strumento. I piloti esperti sono in grado di assumere informazioni da un gran numero di indicatori quando conducono i loro apparecchi.

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ra condurre le aziende dei nostri giorni nell’ambito di scenari competitivi e complessi è complicato almeno quanto guidare un aereo. Quindi perché dovremmo pensare che imprenditori e manager abbiano bisogno di un cruscotto meno accessoriato per guidare le loro aziende? Così come un pilota di aereo, chi guida un’azienda ha bisogno di strumenti relativi a svariati aspetti dell’ambiente e delle performance, per monitorare il viaggio verso buoni risultati, che siano in linea con le aspettative di chi “viaggia” con l’azienda. Secondo Robert Kaplan e David Norton, autori della Balanced Score Card (da cui è tratto l’esempio del pilota qui sopra) un’adeguata dotazione di strumenti di indagine messi a disposizione dell’imprenditore e del manager consente di guidare la gestione corrente e di conseguire gli obiettivi futuri, utilizzando le opportune misurazioni nelle quattro categorie: • Conoscenza dei clienti e del loro grado di soddisfazione • Clima aziendale e processi interni • Formazione per l’innovazione e la crescita • Aspetti patrimoniali, economici e finanziari È possibile inoltre allineare le azioni individuali e aziendali ed identificare nuovi processi per soddisfare gli obiettivi di tutti gli stakeholder. Quanto rappresentato sinora è la descrizione dei sistemi di gestio-

ne aziendale adottati da numerose grandi aziende, già a partire dal secolo scorso. L’evoluzione dei sistemi di gestione è stata generata sia dalla crescente complessità delle organizzazioni aziendali, sia dalla velocità di crociera che le aziende devono mantenere. Ma anche dall’ambiente competitivo in cui le aziende sono costrette ad operare, nel quale l’evoluzione tecnologica e la presenza di concorrenti sempre più agguerriti rendono le scelte difficili da adottare, in assenza delle informazioni chiave. La situazione italiana Contrariamente a ciò che avviene nelle economie in cui la cultura manageriale è maggiormente sviluppata, in Italia la gestione di buona parte delle imprese, anche di dimensioni di rilievo, viene condotta e monitorata utilizzando il modello contabile. Ma se la parabola del pilota ha un senso, è proprio quello che nel mondo di oggi, per pilotare con coscienza sia un Jumbo, sia un aereo da turismo, occorre dotarsi di adeguati strumenti che forniscano ad ogni istante l’informazione alla quale sono preposti. Questo poiché la velocità di movimento non permette di aspettare mesi per sapere se occorre tirare la cloche per non scontrarsi contro la montagna o fermarsi all’autogrill se la spia della benzina è accesa o se l’aeroporto di arrivo è chiuso e si deve invertire la rotta. La strumentazione a disposizione dell’imprenditore italiano, sem-

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pre per fare un paragone, è ancora nella sostanza quella che consentiva di muoversi a piedi sulla terra ferma, cioè con mappe vecchie, in cui i punti di riferimento erano stabili, i concorrenti ben localizzati e conosciuti e l’ambiente circostante, col suo sistema di vincoli, si muoveva lentamente. Volendo usare un’iperbole invece, nel nostro paese, che nel 1445 diede i natali a fra Luca Pacioli, l’inventore della partita doppia, il legame altezzoso ed accidioso col passato e con uno strumento adatto a quei tempi danneggia gravemente l’operatività delle nostre aziende, cioè del vero cardine della nostra società. L’intervento del legislatore Sospinto dall’obiettivo di stimolare l’utilizzo nella gestione aziendale di strumenti al passo con i tempi, sfruttando la necessità di colmare un vuoto nel codice civile che indeboliva la costruzione del nuovo Codice della Crisi in fase di emanazione, il legislatore italiano operava una revisione radicale dell’art. 2086 del Codice civile. Nella versione precedente l’art. 2086 così disponeva «L’imprenditore è il capo dell’impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori» Nella versione attuale, in vigore dal 16 marzo 2019, la norma così dispone: «L’imprenditore è il capo dell’impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori. L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale». Con la nuova norma il legislatore ha definitivamente sancito come gli strumenti oggi utilizzati nelle aziende, sia dagli amministratori, sia dai loro controllori, ovvero sindaci e revisori, per gestire l’azienda e monitorare l’eventuale insorgere di segnali di crisi, sono inadeguati sia per gestire l’azienda, sia per segnalare precocemente situazioni prodromiche alla crisi, sia per garantire che l’operato degli amministratori preservi al meglio la continuità aziendale. Il bilancio e i suoi corollari, afferma quindi il legislatore, non sono lo strumento adatto per governare l’azienda e garantirne la continuità, perché contengono dati riferiti al passato, che non intercettano elementi attuali in grado di ipotizzare il futuro ed assumere decisioni in tempo reale per correggere la rotta. Gli amministratori e i loro controllori non possono dirsi adempienti rispetto al nuovo dettato dell’artico 2086 se continuano ad utilizzare bilanci e situazioni contabili per giudicare l’andamento aziendale e prendere decisioni sul futuro, inerenti operazioni sia di ordinaria amministrazione, sia di più ampia portata. Per un governo corretto dell’azienda occorre dotarsi di strumenti che consentano continuativamente di monitorare l’andamento, in quanto, anche in presenza di ottimi risultati dei trimestri precedenti, situazioni aziendali come:

• un clima aziendale ostile o non collaborativo • liti o rivalità eccessivamente accese tra soci o tra amministratori • scarsa innovazione • scarsa attività di formazione sia dell’imprenditore sia dei collaboratori • assenza di feedback circa il grado di soddisfazione dei clienti • forte incidenza sul fatturato di servizi o prodotti non innovativi o in fase di decadimento • mutamenti repentini dello scenario in cui l’azienda si muove pongono le decisioni ordinarie o strategiche a rischio di insuccesso, in quanto assunte alla cieca. Proprio come il pilota del jumbo, che pilotando l’aereo in assenza di tutte le informazioni pone sé stesso e i passeggeri a rischio ogni volta che si alza o si abbassa di quota, o come se guidassimo l’automobile guardando soltanto il retrovisore, cioè alla strada già percorsa; così basandosi su bilanci, indici e loro conseguenti strumenti, gli amministratori prendono decisioni affidandosi al caso. Una spinta dalla giurisprudenza Nel nuovo Codice della Crisi d'Impresa si trova la norma di collegamento con l’art. 2086, che se da un lato conferisce contenuto concreto alla definizione degli assetti, dall’altro sembra generare un alibi agli imprenditori, amministratori e sindaci, che intendono procrastinarne l’adozione. Il titolo stesso dell’art.3 «Adeguatezza delle misure e degli assetti in funzione della rilevazione tempestiva della crisi d’impresa» e la lettera del comma 2 «L’imprenditore collettivo deve istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato ai sensi dell’art. 2086 del Codice civile ai fini della tempestiva rilevazione dello stato di crisi e dell’assunzione di idonee iniziative» portano l’interpretazione maggioritaria della norma, che stiamo esaminando, a gettare un salvagente all’imprenditore, agli amministratori e ai sindaci. Siccome la mia azienda è florida e nessuna avvisaglia di crisi, nemmeno passeggera, è ipotizzabile ragionevolmente, non vi è alcuna urgenza per dotarla degli assetti previsti dalla norma. Ma a sconfessare un atteggiamento attendista, si è già formata velocemente e inaspettatamente una giurisprudenza di merito e anche della Corte di Cassazione, che trova una efficace sintesi nella seguente massima del Tribunale di Cagliari (sentenza 188/2021): «La violazione dell’obbligo di predisporre adeguati assetti è più grave quando la società non si trova in crisi, poiché in tale momento essa dispone di risorse, anche economiche, per predisporre con efficacia le misure organizzative, contabili e amministrative». La giurisprudenza di merito conferisce a varie categorie di stakeholder, come creditori e soci di minoranza, il potere di chiedere al Tribunale la nomina di un amministratore giudiziario, che introduca nell’azienda, ancorché sana, o proprio perché sana, quegli assetti gestionali che gli attuali amministratori non hanno ancora adottato. Non è chi non veda l’effetto dirompente di tale prospettiva.

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Destinazione sostenibilità di Daniele Bettini

La transizione ecologica che stiamo vivendo rappresenta una grande trasformazione, tanto ineludibile quanto dirompente, e come tutti i grandi cambiamenti lascerà delle macerie dietro il suo passaggio. Pensare che le nuove competenze siano immediatamente trasferite e comprese da tutti è utopico; così come è scontato che i nuovi modelli di business o le “nuove imprese” prenderanno il posto di alcune non più in grado di confrontarsi in un mercato in continua evoluzione. Detto questo, tra i compiti delle istituzioni c’è anche quello di disegnare dei percorsi e progettare una serie di “paracaduti” che garantiscano a tutti una dignitosa traversata del deserto. Partendo dal presupposto che è meglio investire per costruire un futuro migliore, anziché progettare le ricostruzioni. Con queste premesse e dando per scontato un mondo in radicale cambiamento, che spaventa, qui vogliamo evidenziare alcune idee, messe in campo da giovani imprese, che puntano a valorizzare le opportunità che questa grande trasformazione offre a chi sappia coglierle. Molti dei casi qui presentati sono stati raccolti nel corso di due edizioni del 4E, engineering, energy, ecology, ethics, evento annuale organizzato da Jacobacci & Partners che il prossimo 20 ottobre si terrà a Bologna presso la Fondazione Golinelli.

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Quella verso lo spazio è una tensione naturale, ma anche uno sbocco considerato interessante per tutte quelle imprese della metalmeccanica che si stanno riconvertendo dal settore automotive

L’energia entra nel mondo dei materiali

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i parla molto di materiali perché uno dei grandi problemi da risolvere è quello di utilizzare meglio le risorse che abbiamo e soprattutto consumarne meno. Un problema sentito in un paese come l’Italia, privo di materie prime, che storicamente, anche per questo, lavora molto su riciclo e chimica bio. Basta pensare a Enimont e a Novamont e all’eccellenza mondiale del Mater Bi: un brevetto lungimirante e un’idea, quella della plastica bio, che ha anticipato i tempi e che oggi riscuote grande successo. L’energia è l’altro grande asset su cui si sta lavorando, non solo per riuscire a produrla verde (decarbonizzazione è la parola d’ordine) e in grande quantità, ma anche per conservarla o risparmiarla. Su questo intervengono i nuovi materiali sempre più utili e critici e, soprattutto, sempre più richiesti, in concorrenza con gli storici settori di difesa, automotive e ICT. Anche qui una grande esperienza nella ricerca costituisce un substrato culturale davvero importante. Si torna nello spazio Un esempio, apparentemente assurdo e fuori contesto, ma che evidenzia quanto si stia lavorando proprio sul confine, è Microlith: il progetto che RINA ha coordinato, su finanziamento di ESA, per studiare se sia possibile sfruttare materiali già presenti sulla Luna (regolite) per facilitare la realizzazione di installazioni lunari per la vita umana, nonché per l’installazione di attrezzature. Si sta lavorando in infinite direzioni, questo lo dimostra anche il fatto che non mancano studi e startup (tra le tante, la bolognese Nautilus) impegnate a capire come raggiungere satelliti ricchi di materie prime per utilizzarle direttamente nello spazio o addirittura portarle sulla Terra, e a definire rotte extra lunari per i futuri viaggi privati. Quella verso lo spazio è una tensione naturale, ma anche uno sbocco considerato interessante per tutte quelle imprese della metalmeccanica che si stanno riconvertendo dal settore automotive. Sono abituate a lavorare con i nuovi materiali, lottano per alleggerire continuamente i mezzi mantenendo la sicurezza e sono vicine al mondo del racing. Non è un caso che le regioni più coinvolte siano quelle più legate al settore dell’automobile: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Campania.

Materiali a cambio di fase Tornando sulla Terra e a progetti già sul mercato, dopo anni di ricerca nel mondo accademico Michele Santovito e Noemi Muscarà hanno deciso di investire nelle loro competenze e, in particolare, sui materiali a cambio di fase. Per far questo hanno fondato, insieme a Roberto Semino, i-TES – dove TES sta per Thermal Energy Storage. Alcuni dei problemi legati all’energia e in particolare al calore sono riuscire a non disperderlo, cioè recuperarlo evitando gli sprechi, e ottimizzarne la produzione. i-TES coglie queste esigenze decidendo di lavorare con materiali che, messi a contatto con una fonte di calore, fondono dallo stato solido raccogliendo un’energia potenziale che sono in grado di liberare successivamente, una volta entrati in contatto con un fluido freddo. Materiali, quelli a cambiamento di fase, che sono il cuore pulsante di quelle batterie termiche che, integrate a sistemi più convenzionali, riescono a dare una flessibilità strutturale molto importante. Infatti la capacità di produrre picchi di energia delle batterie termiche permette di progettare le caldaie tradizionali tarandole su picchi di potenza minori con maggior efficienza, by design. Inoltre, se integrate con le pompe di calore, le batterie termiche riescono a riprodurre anche in ambito industriale i benefici che portano in ambito residenziale. Convertendo il consumo di gas metano in energia elettrica, consentono a molte imprese di disinnescare il meccanismo, molto oneroso, dell’ETS (Emission Trading System) short trading, ovvero il

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L’energia è l’altro grande asset su cui si sta lavorando,

Al momento, in Italia, la cellulosa come materia prima

non solo per riuscire a produrla verde e in grande

praticamente non esiste, quindi o si ricicla o si importa

quantità, ma anche per conservarla o risparmiarla

con costi ambientali ed economici importanti

pagamento delle quote di CO2 emesse. Come ci ha ben spiegato Michele Santovito, i materiali a cambio di fase non solo conservano l’energia (fondendosi), ma sono in grado di restituirla offrendo ottime prestazioni in termini di potenza di carica e di scarica di energia, il tutto utilizzando fonti rinnovabili. Raggiunti questi risultati il team non finisce di studiare, infatti, in virtù dell’aumento di capitale recentemente effettuato, i-TES sta lavorando a diversi upgrade connessi all’utilizzo di materiali termochimici da cui il team si aspetta prestazioni ancora migliori.

EFFICIENZA&ENERGIA

I supercap Un altro esempio che coniuga ricerca, nuovi materiali ed energia è la start-up emiliana Novac, invitata anche a Huston, Texas, per la prima edizione di Space it Up, il programma di accelerazione creato da ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e da ASI (Agenzia Spaziale Italiana) in collaborazione con la Space Foundation, una delle principali associazioni americane che riuniscono vari stakeholder del settore aerospaziale. Novac ha progettato dei supercondensatori solidi, malleabili e quindi in grado di ricoprire le parti funzionali dei veicoli elettrici integrando le batterie e garantendo boost di potenza. I supercondensatori tipicamente danno un boost di energia o aiutano le batterie, ma occupano spazio e sono delicati perché hanno una parte liquida che li espone al rischio di sversamento, esplosione, evaporazione o congelamento. Caratteristiche che li rendono difficilmente utilizzabili, se non con molte precauzioni, su automobili, scooter, motorini, ma anche droni o satelliti. I supercap di Novac, invece, sono completamente solidi e possono lavorare in un ampio range di temperature. Dal punto di vista del volume sono addirittura modellabili, come già scritto, potendosi adattare alle linee dell’ospite e diventandone una parte strutturale. Tra l’altro, i materiali con cui sono progettati sono facilmente reperibili e non sono tossici, peculiarità essenziale non solamente per motivi economici, ma anche per la possibilità di inserirli in oggetti usati e maneggiati nella quotidianità (dagli scooter, ai monopattini, ai droni). Se nello spazio il supercap solido non corre il rischio di congelarsi, nell’automotive porta vantaggi altrettanto interessanti: per esempio, rende più facile il superamento dei test di sicu-

vista del mercato non si vedono problemi, sta crescendo il riciclo della carta, ma al contempo anche la domanda che non si limiterà alla produzione della stessa, dal momento che in Bi-Rex si sta ragionando sulla valorizzazione della cellulosa anche nel mondo del design e dell’arredamento. rezza. Eliminando gli elettroliti liquidi, si integra nel veicolo funzionalizzando parti preesistenti (evitando di dovere inserire nuovi “congegni” o nuovo peso all’interno dell’auto) e in virtù dell’elevata densità di potenza riduce drasticamente i tempi di ricarica. Tutte caratteristiche utili anche per scooter o monopattini elettrici dove, oltretutto, i supercap contribuiscono ad allungare la vita delle batterie. Nelle presentazioni della start-up non è stato inserito il caso magazzini, ma anche i carrelli elevatori sono dei potenziali utilizzatori con il vantaggio di poter contenere più livelli di supercap sovrapposti, visto che il peso rappresenta un elemento funzionale chiave. Il riciclo della fibra di carbonio Materie prime ed energia, un connubio che si presenta sotto forme sempre diverse. Abbattere l’impronta della propria produzione vuol dire anche approvvigionarsi da fornitori che possano certificare il proprio impatto ambientale, sempre tenendo conto dei costi di produzione. Lavora in questa direzione la start-up varesotta ReCarbon che si occupa di dare nuova vita agli scarti di fibre di carbonio, trasformandoli in prodotti intermedi che designer e ingegneri possono riutilizzare. In termini di CO2 il riuso garantisce un risparmio importante dal momento che il processo di riciclo inquina 5 volte meno rispetto alla creazione di fibra di carbonio vergine, senza contare la forte riduzione dei costi a fronte di prestazioni del tutto simili. Il mercato costituisce inoltre un elemento importante perché abbassando i prezzi e mantenendo inalterate le prestazioni, la fibra di carbonio diventa appetibile anche per componenti attualmente realizzate con altri materiali. Fibra di vetro, legno o sandwich possono infatti essere sostituiti con un materiale più performante (soprattutto nel rapporto resistenza/peso) e meno impattante. Dal punto di vista del reperimento della materia prima basta pensare che il 30% della fibra prodotta diventa scarto e che ad oggi se ne recupera solo il 10%. ReCarbon, inoltre, punta anche sulla produzione di pannelli e sandwich con l’inserimento di altre basi riciclate o di resine bio, diventando così fornitore diretto e accorciando la filiera.

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Nel complesso rappresenta la dimostrazione che se la cultura di un’economia circolare si accompagna all’uso di materiali più economici e performanti la transizione ecologica non può che essere più facile e vicina. Discariche: miniere del futuro? L’impressione è che rifiuti e scarti, quando e se ben gestiti, diventeranno ben presto delle importanti miniere. Oggi siamo ancora al punto di valorizzare solo quelli più nobili, ma ben presto, con l’evoluzione di competenze e tecnologie, arriveremo ad apprezzare anche gli scarti meno pregiati. Molte startup e centri di ricerca stanno lavorando in questa direzione, per ora ci sono solo tante idee, ma l’impressione è che presto avremo nuove soluzioni intelligenti. Nel frattempo, se è inutile soffermarsi ancora sul caso di Orange Fiber (tessuti dagli scarti degli agrumi) o delle varie declinazioni legate all’uso di scarti alimentari (come pellemela), può essere interessante descrivere il caso di Bi-Rex, una nuova realtà nata da due ricercatrici (Monica Ferro e Greta Colombo Dugoni) del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano. Il progetto, che è già stato messo a terra e prevede una prossima importante validazione in una cartiera, punta a estrarre cellulosa dagli scarti della filiera agroalimentare (come quelli della catena di caffè o birra). Allo stato dell’arte la cellulosa in Italia come materia prima praticamente non esiste quindi o si ricicla o viene importata con costi ambientali ed economici importanti. Le ricercatrici di Bi-Rex grazie alle loro competenze su solventi e cellulosa sono riuscite a inventare un processo (che è stato brevettato) che impiega come solventi acqua, etanolo e solventi eutettici (DES, solventi eco-friendly), raggiunge massimo gli 80° e necessita dalle 2 alle 15 ore di lavoro. Il risultato è evidente: non solo si utilizzano come materie prime degli scarti, ma confrontando il consumo di acqua per kg di cellulosa prodotta, se il processo standard ne utilizza 23 litri a Bi-Rex ne bastano 1,3. Dal punto di

Il retrofitting L’attuale transizione ecologica può essere interpretata in molti modi e può rappresentare un’importante opportunità. Alcuni limiti stringenti mettono fuori gioco alcune tecnologie, come i motori diesel, che però al momento non hanno dei veri e propri sostituti in alcune loro funzioni (basta pensare ai truck, alle macchine per il movimento terra, ad alcuni generatori). Partendo da questo presupposto, alcuni ingegneri che studiano e lavorano nella Motor Valley hanno brevettato un kit che può essere installato su qualsiasi veicolo diesel (anche sui generatori) per trasformarlo in un veicolo che vada subito al 100% a biodiesel. Un’operazione che dura un solo giorno e che se oggi agisce sui truck, tra poco funzionerà anche su trattori, treni e barche. Una soluzione che a livello mondiale ha un mercato infinito, ma che forse è destinata ancora a soffrire per la scarsa diffusione dei biofuel. Le regole imposte dall’Europa rendono ReFuel, questo il nome della start-up, molto ambita dagli investitori. «La nostra tecnologia» ci ha spiegato Federico De Pietri, cofondatore e direttore tecnico di reFuel «ha una base che possiamo definire “universale” poiché, non lavorando direttamente sul motore, è adattabile a qualsiasi sistema diesel. BiodieselKit è un vero e proprio kit di conversione, come quelli che siamo abituati a vedere sulle auto a GPL. Il meccanismo consiste nell’aggiungere un secondo serbatoio ausiliario di piccole dimensioni, contenente diesel, che servirà per l’accensione, mentre in quello principale del mezzo si farà rifornimento con biodiesel. Si installano, poi, tutte le componenti idrauliche per la gestione dei due carburanti e la centralina che comanda ogni processo. In particolare grazie all’uso di biodiesel e specifici accorgimenti sulle mappe motore, saremmo in grado di abbattere tutte le emissioni, sia di particolato sia di ossidi di azoto, rendendo di fatto inutile il catalizzatore SCR».

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CONDIZIONATORI:

«L’Europa rischia di spararsi su un piede da sola» ha dichiarato lo scorso 7 settembre il Direttore Generale di EPEE Russell Patten riferendosi alla proposta del Parlamento Europeo di bandire completamente i gas fluorurati (F-gas). Una dichiarazione, quella di Patten, che rompendo il tradizionale aplomb delle negoziazioni europee offre un’esatta misura di quanto sia intenso e vivace il dibattito sui gas fluorurati. « Qualcu-

Cosa accadrà con la rottamazione dei vecchi apparecchi?

no crede che gli F-gas possano essere completamente sostituiti con i cosiddetti refrigeranti naturali, ossia i gas non fluorurati. Ma questi, sebbene possano contribuire all’eliminazione graduale degli HFC, che sono i gas fluorurati più impattanti, non sono da soli sufficienti a soddisfare il bisogno di mercato, e inoltre presentano delle criticità sul piano della sicurezza, della performance e della convenienza». EPEE (European Partnership for Energy and the Environment) rappresenta oltre 200.000 addetti del settore europeo del condizionamento, del riscaldamento e delle pompe di calore.

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RUBRICA SOSTENIBILITÀ

l terzo e ultimo “trilogo” tra Consiglio, Parlamento e Commissione Europea per accordarsi sulla bozza finale della norma F-gas è fallito e le negoziazioni hanno ripreso il 29 agosto. Il testo finale del regolamento, perché si rispetti l’obiettivo di farlo entrare in vigore da gennaio 2024, dovrebbe essere pronto entro gli ultimi giorni di settembre. Ma indipendentemente dal contenuto del nuovo regolamento e dai suoi dettagli, è facile prevedere che a partire dal 2024 e per gli anni successivi un'enorme massa di apparecchiature dovrà essere rottamata. Di fatti le istituzioni e le industrie europee, nonostante propongano soluzioni di tipo diverso, concordano sulla necessità di un phase down delle vecchie apparecchiature. E sul piatto della bilancia, per valutare l’impatto globale della transizione, andrà messo anche il modo di trattare questa ondata anomala di rifiuti. Dall’ultimo bilancio ambientale di Ridomus, consorzio per il riciclo dei condizionatori arrivano notizie confortanti. I dati 2021 mostrano che i rifiuti da apparecchi domestici del raggruppamento 1 presi in carico dal consorzio sono stati trattati in sicurezza da impianti autorizzati con codice R1, e l’85% del materiale risultante è stato riciclato (includendo il recupero dopo trattamento). Ma ai condizionatori, ossia il tipo di apparato che maggiormente subirà gli effetti del phase down voluto dalle istituzioni e dalla industrie europee cosa succederà? Secondo le stime di Ridomus i metalli (sopratutto ferrosi) avranno un’incidenza predominante nel volume riciclato (al netto di una quota di smaltimento dove la termodistruzione ha un peso maggiore rispetto alla media del non recuperato).

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«Il processo di separazione e recupero delle materie riciclabili non è affatto semplice» , riferisce Marco Ferracin di Ridomus. «Innanzitutto vanno estratti dal circuito di refrigeramento il gas e l’olio. Alcune tipologie di gas avremmo la possibilità di rigenerarle, ma purtroppo gli impianti di trattamento non sono ancora organizzati per recuperarli separatamente e al momento vengono mischiati; stiamo però lavorando per fare in modo che la situazione cambi. Gli oli bonificati dai gas sono consegnati ai consorzi che si incaricano del recupero degli oli esausti. Il resto va in macinazione e le distinte frazioni vengono separate grazie a specifici processi meccanici-fisici. Il ferro viene captato e separato con magneti. Le plastiche vengono separate dai metalli non ferrosi grazie a macchine che sfruttano il principio delle correnti parassite di Foucault. Successivamente tramite tavole densimetriche ad aria vengono separati il rame e l’ottone dall’alluminio in base al loro peso specifico. In merito alla plastica, siamo molto orgogliosi dei processi implementati: grazie alla presenza di Stena Recycling nel nostro circuito, infatti, abbiamo la possibilità di recuperare gran parte della plastica, sottoponendola ad una serie di altri processi. Quello di Stena è l’unico impianto in Italia in grado di ricavare materia prima seconda post consumo dalla plastica dei RAEE. Fino ad ora, ordinariamente, riciclo e riutilizzo erano applicati solo alla plastica risultante dagli scarti di produzione o al PET delle bottiglie. Recuperare e riutilizzare la plastica postconsumo degli apparecchi elettrici ed elettronici è estremamente complesso, e in Italia è possibile solo da novembre 2022, quando Stena ha inaugurato il suo nuovo impianto».

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LOGISTICA & MOVIMENTAZIONE l’INDUSTRIA MECCANICA 736 | 42

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INTRALOGISTICA SOSTENIBILE:

«Il sondaggio promosso da Aisem evidenzia la tendenza del settore ad avvicinarsi alla dimensione sociale, ambientale e governance, pilastri da cui ormai non si può più prescindere per incrementare il proprio valore aggiunto» Roberta Togni

COME IL COMPARTO STA RECEPENDO I CRITERI ESG di Elena Prous

ASPETTANDO INTRALOGISTICA ITALIA

Aisem ha diffuso un questionario per indagare quanto e con quali strumenti le imprese del comparto intralogistico stiano adottando pratiche riconducibili alle politiche di sostenibilità, tra efficientamento energetico, impatto ambientale, sostenibilità sociale e di governance.

Il sondaggio sul gruppo Sistemi Intralogistici

N

ell’era della sostenibilità, l’urgenza di salvaguardare la salute precaria del nostro pianeta e di tutelare il benessere delle persone ha imposto la necessità di rivedere il modo di vivere e agire. Una causa a cui sono chiamate anche le forze produttive, le cui responsabilità travalicano i confini meramente economici e si estendono anche sul tessuto ambientale e sociale in cui sono inserite. Per questo sono stati definiti i parametri che fanno capo all’acronimo ESG – Environmental, Social, Governance –, che valutano il grado di impegno ambientale, di rispetto dei valori sociali e di trasparenza di un’azienda. Tre pilastri che, con sempre più evidenza, sono strettamente connessi con la performance finanziaria e la creazione di valore di un’impresa, e che oggi ne determinano fortemente il posizionamento sul mercato.

Come nasce la logistica green «Accogliere la sfida della transizione da un modello industriale che sfrutta e consuma risorse a un modello che le trasforma, aprendo nuove opportunità di sviluppo per le aziende e nuovi modelli di business: questo è un processo a cui concorre anche il comparto della logistica, uno degli anelli fondamentali della supply chain industriale» commenta Massimiliano Bariola, presidente di Aisem, l’associazione che in Anima Confindustria rappresenta il settore dei sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione.

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«Il mondo della logistica si è mosso in anticipo su questo fronte, iniziando ormai anni fa a muoversi nella direzione di uno sviluppo improntato alla sostenibilità, quando la decarbonizzazione si è imposta come l’obiettivo a cui tutta l’industria deve tendere. Grazie alla con-

tinua ricerca, si è arrivati a ripensare il modo di produrre in ogni suo aspetto: a partire dall’efficientamento delle sedi di produzione, fino a tutti gli aspetti legati al prodotto come ecodesign, economia circolare, riciclabilità e sostenibilità dei materiali. Ma il cambiamento ha

riguardato anche l’organizzazione del lavoro, per esempio pianificando efficacemente la domanda e l’offerta per ridurre la sovrapproduzione». Insomma, una rivoluzione copernicana a cui il comparto ha assistito e partecipato. «Quello che purtroppo alcuni attori del mondo industriale ancora non hanno realizzato – conclude Bariola – è che passare a un’industria improntata ai principi della sostenibilità non è solo una necessità inevitabile per garantire un futuro al pianeta e alle future generazioni, ma apre anche nuove opportunità di sviluppo per le aziende e nuovi modelli di business. Spesso lo sviluppo sostenibile diventa un vero e proprio catalizzatore per l’innovazione».

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Per comprendere quale sia effettivamente il grado di avanzamento nel comparto, Aisem ha diffuso un sondaggio tra gli associati del gruppo Sistemi Intralogistici con l’obiettivo di vagliare quanto e in quale modo le pratiche riconducibili all’innovazione sostenibile siano presenti nelle imprese, e quali siano le esigenze specifiche delle aziende rispetto a questi temi. «La sostenibilità sta assumendo sempre più rilevanza nel settore dell’intralogistica: tale tendenza è confermata dal sondaggio promosso da Aisem e sottoposto alle aziende associate». A commentare è Roberta Togni, vicepresidente di Aisem e capogruppo Sistemi Intralogistici. «L’indagine evidenzia la tendenza del settore ad avvicinarsi alla dimensione sociale, ambientale e governance, pilastri da cui ormai non si può più prescindere per incrementare il proprio valore aggiunto. Le aziende stanno infatti sempre più integrando i principi di sostenibilità all’interno del proprio business, adottando il modello di governance della sostenibilità: le misure di sostenibilità sono viste come un investimento per il futuro piuttosto che come un costo».


«Grazie alla continua ricerca, si è arrivati a ripensare il modo di produrre in ogni suo aspetto: a partire dall’efficientamento delle sedi di produzione, fino a tutti gli aspetti legati al prodotto come ecodesign, economia circolare, riciclabilità e sostenibilità dei materiali» Massimiliano Bariola

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Reduce, Reuse, Recycle I primi aspetti vagliati sono quelli riconducibili al miglioramento dell’impronta ambientale. Dal sondaggio è emerso che tra le buone pratiche più diffuse nelle aziende intervistate vi è la gestione del packing e dei rifiuti, che si realizza nell’adesione a iniziative per il recupero dei rifiuti industriali e adottando politiche per massimizzare la riutilizzabilità o la riciclabilità degli imballaggi. In ottica di economia circolare, la maggioranza del campione considera prioritario recuperare e ridurre le materie prime, nonché migliorare le prestazioni ambientali di prodotti e servizi. Non altrettanti player dichiarano di avere implementato il Life Cycle Assessment di prodotto, ossia quella metodologia analitica e sistematica che valuta l'impronta ambientale di un prodotto o di un servizio lungo il suo intero ciclo di vita. Efficientare le sedi produttive Un aspetto talvolta sottovalutato è quanto la transizione verso una produzione sostenibile non possa prescindere dalla raccolta dei dati, da una misurazione rigorosa e armonizzata che consenta di agire e orientarsi in modo strutturato. Abbiamo chiesto alle imprese quali azioni compiano per misu-

rare l’impronta carbonica e la riduzione delle emissioni prodotte. Dal sondaggio risulta che tendenzialmente venga dedicata più attenzione all’impronta della sede produttiva, piuttosto che a quella del prodotto. Infatti, la maggioranza delle aziende è intervenuta sulla propria sede con interventi di efficientamento energetico, siglando contratti di fornitura elettrica da fonti rinnovabili o installando impianti di produzione di energia. Un’azienda su due ha implementato il calcolo della CO2 emessa dalla sede produttiva, mentre risulta poco diffuso il calcolo della CO2 legata al singolo prodotto. Investire sul capitale umano Arriviamo al secondo punto dell’acronimo ESG: al centro delle tre lettere, la “S” sta a significare la sostenibilità nella sua dimensione prettamente sociale. I

criteri collegati a questa componente esaminano l’impatto sociale, la relazione con il territorio, con le persone, con i dipendenti, i fornitori, i clienti e in generale con le comunità con cui un’azienda è in relazione. Infine, la “G” di governance rimanda all’idea di una gestione aziendale ispirata a buone pratiche e a principi etici, comprese la trasparenza delle scelte aziendali e la tutela delle minoranze. Rispondendo al sondaggio, molte aziende hanno assegnato il massimo grado di importanza («Estremamente importante: ha un impatto critico

sull’organizzazione e sugli stakeholder») al fattore “Formazione e sviluppo del capitale umano”. Una risposta in cui riecheggia il problema della difficoltà a reperire personale qualificato che sta affliggendo molti comparti industriali in Italia, in particolare in ambito manifatturiero. Quasi tutti gli intervistati hanno dichiarato di svolgere attività come l’elaborazione di programmi di formazione ad hoc e la collaborazione con università e istituti tecnici per attivare programmi di crescita per gli studenti. E ancora, molte aziende hanno implementato la valutazione dei lavoratori attraverso il monitoraggio delle competenze raggiunte e attivato

percorsi di alternanza scuola-lavoro. Questi risultati dimostrano un interesse da parte delle aziende sia rispetto allo sviluppo professionale e umano dei propri lavoratori, sia rispetto alla formazione degli studenti al fine di promuovere lo sviluppo delle competenze già durante il percorso scolastico. Un altro capitolo importante riguarda la gestione delle diversità e dell’inclusione (D&I). Un aspetto delicato e quanto mai attuale, che un quarto del campione ha giudicato poco importante, attribuendogli un basso impatto sull’organizzazione e sugli stakeholder. Solo un terzo degli intervistati ha implementato la definizione di una politica in materia di diversità e pari opportunità o la definizione di programmi di talent management. Per contro, la quasi totalità del campione dichiara di avere implementato misure a sostegno della leadership femminile e il principio di equità nelle opportunità retributive.

Una governance sostenibile Con le parole di Roberta Togni, «L’approccio sostenibile è strettamente legato al tema dell’innovazione del prodotto: da un lato è necessario introdurre la sostenibilità nei propri processi di innovazione, dall’altro è necessario utilizzare l’innovazione per diventare sostenibili. È qui che troviamo la difficoltà maggiore: integrare la sostenibilità nei processi di progettazione, di produzione, di distribuzione e nei servizi post-vendita in modo coordinato e integrato. La sfida è quella di instaurare un processo virtuoso, guidato dalla governance, in cui tutte le azioni rivolte a generare innovazione siano basate su scelte consapevoli in termini di impatto sociale e ambientale». Il cambiamento deve quindi essere innanzitutto insito nel metodo e nella struttura organizzativa di un’impresa, affinché possa realizzarsi in ogni declinazione. Da parte degli intervistati, è ritenuto «estremamente importante» anche il principio di trasparenza e integrità di business: nel concreto, la quasi totalità degli associati ha realizzato la definizione di un codice etico interno all’impresa; altre iniziative attivate sono la forma-

«La raccolta dei dati, la definizione di indicatori e il loro monitoraggio costituiscono uno strumento di supporto alla definizione della propria strategia di impresa, ma costituiscono anche uno strumento di connessione con gli stakeholder permettendo di avere un feedback esterno» Roberta Togni

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zione ai dipendenti in materia di contrasto alla corruzione e reati finanziari e l’introduzione di procedure di whistleblowing per la segnalazione anonima di comportamenti contrari alla normativa o al codice etico. Nella direzione di una governance della sostenibilità, la pratica più diffusa è la definizione di un piano strategico di sostenibilità all’interno del piano strategico aziendale.

ambientali sull’intera catena di fornitura. Tutte le aziende del gruppo Sistemi Intralogistici hanno dichiarato di svolgere procedure di selezione e monitoraggio dei fornitori, in molti casi verificando se questi possiedano o meno certificazioni in materia ambientale. Molto meno diffusa (solo in un caso su dieci) la pratica di monitorare il possesso, da parte dei fornitori, di certificazioni in materia sociale.

L’importanza del monitoraggio

Come garantire la circolazione del know-how

Come ogni buona pratica, affinché i comportamenti sostenibili inneschino un reale circolo virtuoso, vanno necessariamente inseriti in un’ottica, appunto, di circolarità, per alimentare uno scambio reciproco di know-how. È quanto sostiene anche Roberta Togni, secondo cui «Risulta di fondamentale importanza comunicare al mercato e ai portatori di interesse le proprie azioni, non soltanto attraverso la diffusione dei propri principi e valori, ma soprattutto attraverso la rendicontazione e la comunicazione dei risultati raggiunti». Non solo garantire la circolazione di conoscenze e competenze «La raccolta dei dati, – prosegue Togni – la definizione di indicatori e il loro monitoraggio costituiscono uno strumento di supporto alla definizione della propria strategia di impresa, ma costituiscono anche uno strumento di connessione con gli stakeholder permettendo di avere un feedback esterno». In merito a questo aspetto, il 75% degli intervistati valuta «estremamente» o «molto» importante l’impegno a favorire e diffondere le strategie aziendali in materia di buone pratiche sociali e

È interessante notare che, se tutti ritengono importante affidarsi a fornitori che sposino intenti e pratiche sostenibili, non altrettanti si occupano di monitorare le proprie performance, un passaggio fondamentale per comunicare in modo trasparente verso l’esterno i passi avanti che si stanno compiendo. Infatti, solo un’azienda su due ha definito gli indicatori per monitorare le proprie performance di sostenibilità. Poche anche le imprese che redigono un report sui risultati raggiunti in materia di sostenibilità sociale o ambientale e altrettante, anche se alcuni lo dichiarano in fase di elaborazione, quelle che hanno già pubblicato un Bilancio di Sostenibilità. «Per le imprese del comparto logistico, il bagaglio di conoscenze costruito negli anni rappresenta la più grande ricchez-

za e il tratto distintivo» commenta il presidente Bariola. «Generazione dopo generazione, la manifattura italiana ha saputo preservare e coltivare un knowhow unico al mondo, con lo sguardo sempre aperto al futuro. Per far fronte alle nuove sfide, infatti, occorre sapersi adattare alle nuove esigenze, proiettando le conoscenze costruite nel tempo in una dimensione di costante rinnovamento. Una realtà associativa come Aisem può svolgere un ruolo prezioso sia nel guidare le aziende verso il progresso, sia nel valorizzare la cultura di un settore, creando occasioni di incontro e di scambio con gli stakeholder. Un’occasione offerta anche dalla partecipazione agli eventi fieristici: in particolare, come Aisem parteciperemoe all’edizione 2025 di Intralogistica Italia, la più grande manifestazione fieristica per il settore, che avrà un focus particolare sull’innovazione tecnologica e sulla sostenibilità. Una preziosa opportunità per incontrare i migliori player del settore e conoscere le ultime novità del mercato».

Tutte le aziende del gruppo Sistemi Intralogistici hanno dichiarato di svolgere procedure di selezione e monitoraggio dei fornitori, in molti casi verificando se questi possiedano o meno certificazioni in materia ambientale

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ANIMA PER IL FOOD

I nostri appuntamenti a Host 2023:

GREAT TECH FOR GREAT FOOD

Venerdì 13 13:00 – 15:00

ANIMA - ICIM Group: Innovazione e sostenibilità nel settore delle tecnologie per la produzione alimentare

15.30 – 16.30

CONFIDA e TECNOLOGIE VENDING : I consumi di caffè e alimenti sul luogo di lavoro e nel percorso casa-lavoro

Sabato 14 e Domenica 15 FEDERATA

Venite a trovarci al Food Technology Lounge di Anima. Pad. 10 A90-A98

Lunedì 16 10:00 –11:00

AQUA ITALIA - Il trattamento acqua nel mondo Ho.Re.Ca.: benefici e vantaggi di una svolta green

11:00 – 13:00

ANIMA-ICIM - Sei sicuro che sia MOCA? Le industrie dell’HORECA e del food contact a 50 anni dal decreto 21/03/73

14:00 – 15:00

ASSOCOLD ed EUROVENT: Nuovo Regolamento F-GAS, sfide e opportunità nel mondo della refrigerazione

15:00 – 17:00

ASSOCOLD, EFCEM ITALIA, TECNOLOGIE VENDING, in collaborazione con Camera di Commercio ed Enea Etichettatura Energetica ed ecodesign per la refrigerazione: novità, norme europee, vigilanza sul mercato

Martedì 17 10:00 –11:00

UCIMAC - Macchine da caffè e macina caffè: nuove norme per sicurezza, igiene e consumi energetici

CMYK RGB PANTONE B/N 11:00 – 12:00 EFCEM: Consuntivi e prospettive delle attrezzature professionali Made in Italy TECPROFOOD:0Elementi perEC utilizzatori di affettatrici, tritacarne 51 98 di sicurezza 2955 nero 100% ed altre macchine per la lavorazione degli alimenti

100 60 0 56 12:00 – 13:00 0 0 0 70

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LA SICUREZZA ALIMENTARE NELLA PROGETTAZIONE DELLE TECNOLOGIE PER IL FOOD GREAT TECH FOR GREAT FOOD

di Dana Carniti – Area tecnica e relazioni istituzionali Anima

L’importanza del monitoraggio

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e macchine e le tecnologie professionali utilizzate nelle fasi di produzione, trasformazione e confezionamento degli alimenti comprendono una vasta gamma di apparecchiature, come per esempio macchine per caffè, macchine e impianti per la lavorazione delle carni, tecnologie per la lavorazione di pasta, pane e pasticceria e sistemi di refrigerazione industriale e commerciale. Questi macchinari devono rispettare rigorosi standard di igiene e sicurezza alimentare ed essere progettati rispettando molteplici fattori che permettono di minimizzare il rischio di contaminazione e garantire la conformità alle normative igieniche. Tra questi fattori rientrano:

degli operatori che potrebbero, altrimenti, compromettere la sicurezza alimentare. Le aziende associate Assofoodtec (Associazione Italiana Costruttori Macchine, Impianti, Attrezzature per la Produzione, la Lavorazione e la Conservazione Alimentare) da sempre affrontano queste sfide con impegno per promuovere lo sviluppo di una cultura sulla sicurezza alimentare, offrendo ai produttori supporto tecnico-normativo completo per il raggiungimento della conformità.

La conformità MOCA

• la compatibilità con gli alimenti con cui vengono a contatto • l’aspetto igienico • la facilità d’uso e manutenzione

Ogni fase della filiera alimentare, dalla produzione, alla distribuzione, al consumo finale (‘From Farm To Fork’), deve essere attentamente monitorata per garantire che il cibo che raggiunge le nostre tavole sia sicuro da consumare. L’industria alimentare è un settore in costante crescita e l’igiene e la sicurezza non vanno perseguite solo con controlli sulle materie prime e sui processi produttivi, ma anche a livello di attrezzature e macchinari per la produzione e la trasformazione di alimenti. L’evoluzione delle tecnologie di produzione ha reso fondamentale assicurare che le macchine alimentari siano progettate e utilizzate in modo sicuro per prevenire contaminazioni, garantire la qualità del prodotto e proteggere i consumatori da potenziali rischi per la salute. In questo contesto la progettazione delle macchine utilizzate nella produzione e nella preparazione degli alimenti gioca un ruolo cruciale.

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La progettazione delle macchine alimentari presenta però diverse sfide. Prima tra tutti è l’utilizzo di materiali sicuri per il contatto alimentare che non reagiscano chimicamente con gli alimenti, evitando così modifiche delle caratteristiche organolettiche e contaminazioni. Il design igienico prevede che le macchine debbano essere progettate in modo tale da garantire la protezione da contaminazioni esterne e da cessione di sostanze indesiderate da parte dei macchinari stessi. Superfici lisce, design privi di sporgenze e accesso facilitato alle parti interne per le operazioni di manutenzione, sono aspetti chiave del design igienico. Anche la facilità d’uso è un aspetto che dev’essere considerato in fase di progettazione in quanto un utilizzo corretto ed efficiente delle macchine permette di evitare errori da parte

La scelta dei materiali e la progettazione dei componenti (superfici, coperchi, pannelli, guarnizioni, angoli e spigoli interni, strumenti di controllo e punti morti) dev’essere finalizzata alla riduzione dei pericoli igienici che possono derivare da diverse cause. Queste cause possono essere di tipo microbiologico, come la proliferazione di agenti patogeni, virus e muffe; cause di tipo chimico come detergenti e disinfettanti e cause che derivano dalle materie prime alimentari, dalla macchina stessa o da altre fonti come la presenza di corpi estranei.

Design per la sicurezza del prodotto Per ‘Hygenic Design’, o design igienico, si intende la progettazione di apparecchiature e impianti che rispettano i requisiti di igiene dettati da normative, standard di qualità e linee guida, che hanno l'obiettivo di garantire livelli sempre più elevati di igiene e sicurezza alimentare, evitando la contaminazione dei prodotti. La progettazione igienica delle attrezzature e impianti nelle industrie alimentari rappresenta un criterio base cogente in ambito europeo, anche secondo il nuovo Regolamento Macchine (Reg UE/2023/1230), entrato in vigore lo scorso 19 luglio 2023 e che abrogherà l’attuale Direttiva Macchine.

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Dal momento che l’alimento è esposto a una pluralità di rischi in relazione del tipo di materiale con cui entra in contatto e alle condizioni con il quale questo contatto si realizza, oltre a garantire la conformità della progettazione delle macchine è necessario applicare la legislazione relativa ai MOCA. L’acronimo MOCA indica Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti, ossia, tutti quei materiali ed oggetti che entrano o si prevede possano entrare a contatto diretto o indiretto con gli alimenti in qualunque fase del loro ciclo vitale, dal processo di produzione, alla conservazione e distribuzione fino alla somministrazione. Tra questi rientrano quindi tutti quei materiali che vengono utilizzati per la fabbricazione di macchine e attrezzature utilizzate nelle industrie alimentari per la lavorazione e trasformazione degli alimenti: gli utensili da cucina e da tavola, gli oggetti per la cottura, i contenitori, le pellicole, gli imballaggi e i sistemi di confezionamento. Tali materiali e oggetti devono rispettare requisiti specifici ed essere prodotti conformemente alle normative vigenti. Questo serve affinché, in condizioni di impiego normali o prevedibili, essi non trasferiscano ai prodotti alimentari componenti in quantità tali da costituire un pericolo per la sicurezza e


GREAT TECH FOR GREAT FOOD

la salute dei consumatori e/o comportare una modifica inaccettabile della composizione e/o un deterioramento delle caratteristiche organolettiche dei prodotti alimentari. Tale trasferimento viene definito “migrazione” e poiché esiste un numero molto grande di sostanze alimentari e di loro possibili combinazioni, la dimostrazione dell’idoneità dei prodotti al contatto con gli alimenti è un processo che richiede competenza e impegno. L’idoneità dei materiali e oggetti destinati al contatto con gli alimenti viene quindi valutata sia dal punto di vista funzionale (il materiale dev’essere adatto a svolgere la funzione per la quale viene scelto) che dal punto di vista alimentare: deve rispettare requisiti di sicurezza che garantiscano l’aspetto igienico e l’assenza di contaminanti. Il quadro regolatorio dei materiali e oggetti a contatto con alimenti è complesso e basato su provvedimenti emanati dalla Comunità europea ai quali si affiancano documenti normativi comunitari o nazionali che definiscono requisiti specifici per i singoli materiali. Pertanto, i soggetti responsabili della corretta conformità dei requisiti normativi, dell’adozione di buone pratiche di fabbricazione e del rispetto dei requisiti di sicurezza, sia in termini di prodotto che di processo, sono molteplici. Dai produttori di macchine destinate alla produzione di alimenti, agli operatori del settore alimentare fino alle aziende che operano nell’ambito delle Vending Machines e dell’Ho.Re.Ca tutti sono accumunati da un unico obiettivo: garantire la conformità dei propri prodotti. Ai produttori e trasformatori di MOCA spetta quindi il compito di verificare e comunicare la conformità dei propri materiali e oggetti lungo tutta la filiera alimentare. L’immissione sul mercato di prodotti non conformi, infatti, non solo rappresenta un rischio inammissibile per la

salute dei consumatori ma determina anche pesanti azioni sanzionatorie che comportano ritiri, richiami e gravi perdite finanziarie oltre che d’immagine. Macchine per il caffè Le macchine del caffè sono passate da semplici dispositivi di filtraggio a complesse macchine in grado di preparare una vasta gamma di bevande. Questa evoluzione ha portato ad una maggior attenzione verso la sicurezza alimentare e qualità dei materiali utilizzati. La capacità produttiva italiana di macchine per caffè espresso professionali e semiprofessionali è composta da realtà aziendali che pongono costante impegno nella ricerca di soluzioni tecnologiche appropriate che rispondono al meglio ai requisiti di sicurezza alimentare e conformità MOCA dei loro componenti interni In Assofoodtec, Ucimac rappresenta e tutela il settore delle macchine e attrezzature per caffè, professionali e semi professionali promuovendo gli interessi in ambito nazionale ed internazionale e ponendosi come punto di riferimento per il supporto tecnico-normativo per le esigenze del settore. Tecnologie per “arte bianca”, industria molitoria, pane, pasta e pasticceria L’arte bianca è l’arte di panificare ed utilizzare la farina per prodotti dolciari, da forno e per la pasta. Dalle materie prime, come farina e lievito, alle macchine impastatrici e forni tutto viene realizzato all’insegna della qualità e dell’innovazione nel rispetto della sicurezza alimentare. L’Italia rappresenta il punto di riferimento per quanto riguarda i macchinari tecnologicamente avanzati progettati per la panificazione e per l’industria dolciaria e della pasta. Ucma (Associazione appartenente ad Assofoodtec) rappresenta una realtà merceologicamente

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articolata in quanto le produzioni delle aziende associate fanno riferimento ad ambiti produttivi delle tecnologie per “arte bianca”, industria molitoria, pane, pasta e pasticceria. Ucma è un importante punto di riferimento per il monitoraggio dell'attività tecnico-normativa, attraverso la partecipazione attiva degli esperti del settore ai tavoli tecnici di lavoro nazionale ed internazionale.

le macchine tritacarne e affettatrici. Tecprofood ha sviluppato, in collaborazione con ICIM Group (Ente di certificazione proprietario dello schema di certificazione MOCA accreditato), un Vademecum MOCA per i costruttori di tritacarne e affettatrici. Questo documento ha lo scopo di offrire supporto alle organizzazioni del settore a comprendere e soddisfare i requisiti correlati alla progettazione, produzione e vendita di prodotti che vanno a contatto con alimenti, ponendosi come riferimento fondamentale per indicazioni pratiche per accedere ai percorsi di verifica, prova e certificazione dei prodotti avendo come riferimento la legislazione europea e nazionale in ambito MOCA.

e temperatura alle quali questi oggetti vengono a contatto con il prodotto alimentare. L’impegno e l’attenzione verso la conformità di questi oggetti è un segno distintivo delle aziende associate Fiac (Associazione Fabbricanti Italiani Articoli per la casa, la tavola ed affini) che continuano ad innovare ed investire per migliorare la qualità e la sicurezza dei propri prodotti. La conformità non è solo un requisito legislativo/normativo ma un valore fondamentale che pone l’attenzione alla qualità dei prodotti, alla sicurezza alimentare e alla salute delle persone.

Refrigerazione industriale e commerciale

Tecnologie Professionali: affettatrici, tritacarne ed affini Quando si parla di attrezzature professionali come affettatrici e tritacarne la corretta progettazione igienica delle macchine risulta un requisito imprescindibile per assicurare la sicurezza e la qualità del prodotto alimentare. Questo aspetto richiede peculiari competenze, costante impegno e attenzione, tutte qualità che le aziende associate Tecprofood (Associazione Costruttori di Macchine e Tecnologie Professionali per la Lavorazione e la Conservazione degli Alimenti), hanno da sempre condiviso e messo in gioco in prima persona con l’obiettivo comune di garantire la conformità dei propri prodotti. In particolare a partire dal 2018 è stato avviato un progetto MOCA con l’obiettivo di chiarire l’applicazione dei requisiti di legge per

La catena del freddo è fondamentale per la conservazione di alimenti facilmente deperibili. Le aziende associate Assocold (Costruttori Tecnologie per il Freddo) hanno investito e continuano ad investire notevoli risorse nella progettazione di sistemi di refrigerazione che rispettano la conformità MOCA e la sicurezza alimentare dei propri prodotti. Stoviglie e Utensili Oltre alle macchine alimentari anche le stoviglie e gli utensili devono rispettare la conformità MOCA. La sicurezza di questi oggetti viene valutata sulla base delle tracce di sostanze chimiche che possono migrare dai materiali agli alimenti e bevande destinati al consumo. I MOCA possono rilasciare sostanze chimiche, la corretta progettazione e formulazione di questi oggetti prevede attente valutazioni in relazione alla composizione specifica dell’alimento con cui si prevede che questi materiali e oggetti possano entrare in contatto (ad esempio alimenti acidi, grassi, secchi) ma anche alle condizioni di tempo

I vantaggi derivanti dalle certificazioni: un valore aggiunto per i prodotti La certificazione accreditata riveste un ruolo importante perché rappresenta il mezzo e il fine per dare valore ai propri prodotti in termini di qualità

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e sicurezza alimentando la fiducia nel mercato e promuovendo la competitività delle imprese. Lo schema di certificazione MOCA di ICIM consente di dimostrare al mercato, grazie a verifiche svolte da un ente terzo indipendente, l’adozione di buone pratiche di fabbricazione e il rispetto dei requisiti di sicurezza e conformità dei materiali. È un valido strumento di sviluppo e consente alle aziende di disporre di documentazione aggiornata e periodicamente verificata per rispondere in modo adeguato ai controlli delle autorità preposte o alle richieste dei propri clienti, differenziandosi sui mercati di riferimento ed esponendo un marchio che sottolinea la loro serietà e affidabilità. La partnership tra Assofoodtec (federata Anima) ed ICIM SpA – organismo di certificazione – ha permesso di sviluppare un servizio volontario in grado di definire le migliori procedure che le aziende devono percorrere per ottenere la certificazione dei prodotti MOCA. Il servizio ha lo scopo di comprendere lo status quo relativo ad un prodotto o ad una famiglia omogenea di prodotti e di definire gli step che l’azienda deve percorrere per ottenere la certificazione del prodotto in esame. Questa collaborazione nasce dalla necessità di fare chiarezza tra legislazione vigente e certificazione, sostenendo e supportando le aziende che investono costantemente nello sviluppo della sicurezza. Le innovazioni tecnologiche, le normative vigenti e la consapevolezza crescente dell'importanza della sicurezza alimentare stanno spingendo l'industria a migliorare costantemente le proprie pratiche. Tuttavia, il lavoro nella progettazione delle macchine per la sicurezza alimentare deve continuare ad essere il punto di partenza della collaborazione tra industria, governi e organizzazioni internazionali per affrontare queste sfide e garantire un futuro più sicuro per il nostro approvvigionamento alimentare globale.


Acciao inox nell’Unione europea Tutte le famiglie di acciai inossidabili possono essere utilizzate come materiali a contatto con gli alimenti. Gli acciai inossidabili non sono, infatti, limitati a una composizione chimica specifica o a una specifica famiglia di acciai. Alcuni paesi, come Francia e Italia, hanno tuttavia i loro requisiti legislativi specifici. • In Francia, gli acciai inossidabili per prodotti a contatto con gli alimenti devono contenere almeno il 13% di cromo e possono contenere nichel e manganese. Inoltre sono imposti limiti massimi per alcuni altri elementi di lega (4% per Mo, Ti, Al e Cu; 1% per Ta, Nb e Zr).

GREAT TECH FOR GREAT FOOD

• In Italia esiste un elenco positivo di gradi di acciaio inossidabile approvati per i materiali a contatto con gli alimenti. Questi gradi devono superare test di idoneità in condizioni specificate e in vari simulanti quali acqua distillata, olio d'oliva, una soluzione acquosa di etanolo e acido acetico al 3% in acqua. Nuove leghe inox possono essere aggiunte all'elenco positivo se superano il test. • Germania e Regno Unito hanno invece una legislazione specifica per un'ampia gamma di applicazioni a contatto con gli alimenti. I requisiti vanno verificati volta per volta a livello nazionale.

L’ACCIAIO INOX nell’industria Food&Beverage

di Pasquale Alfano, General Manager TIFQlab, ICIM Group

L

'acciaio inossidabile è una lega a base di ferro con un minimo dell'11% di cromo: la lega comprende altri metalli, in particolare il nichel, e altri elementi come il carbonio. È la composizione elementare specifica e varia che conferisce all'acciaio inossidabile le proprietà che lo rendono eccellente in molteplici settori, in particolare quelli in cui il metallo viene esposto a situazioni ambientali difficili. Nell'industria alimentare l'acciaio inossidabile è esposto a

differenti condizioni di contatto quali calore, acque di differenti tipologie e prodotti chimici, in particolare i detergenti aggressivi. In queste condizioni, l’acciaio inossidabile per uso alimentare deve mantenere le caratteristiche meccaniche, cioè non essere soggetto a fenomeni di corrosione e deve essere altresì facile da igienizzare, includendo la resistenza alla vaiolatura, che conserva le superfici facili da pulire e mantenere.

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Esistono anche standard europei per alcuni tipi di applicazioni in acciaio inossidabile. I limiti di composizione dell'acciaio inossidabile per le posate da tavola, ad esempio, sono specificati nella norma EN ISO 8442-2. Cosa succede in Italia L’Italia ha cambiato i propri requisiti per gli acciai inossidabili a contatto con gli alimenti con una modifica entrata in vigore il 3 febbraio 2023. Il 19 gennaio 2023, invece, l'Italia ha emanato il Decreto del Ministro della Salute 25 novembre 2022, n. 208, che modifica il Decreto del Ministro della Salute del 21 marzo 1973 recante "Norme igieniche per gli imballaggi, i contenitori e gli utensili destinati a entrare in contatto con alimenti o prodotti di uso personale” in relazione agli acciai inossidabili.

• Aggiunge una voce che specifica l'elenco degli elementi aggiunti consentiti negli acciai inossidabili a contatto con gli alimenti che non sono nell'elenco positivo, a condizione che siano esclusivamente per la produzione di stoviglie e stoviglie destinate all'uso ripetuto di breve durata a temperature calde o ambiente (voce n della parte B dell'emendamento). Rischi di corrosione per gli acciai inossidabili nella lavorazione alimentare La finitura e le condizioni di contatto in superficie sono molto importanti per l'applicazione degli acciai inossidabili. Le superfici lisce non solo favoriscono una buona pulibilità, ma riducono anche il rischio di fenomeni di corrosione cui possono essere soggetti gli acciai inossidabili. • Le corrosioni per vaiolatura si verificano più facilmente nelle soluzioni acquose contenenti cloruro. Sebbene l'attacco possa verificarsi in condizioni neutre, le condizioni acide e l'aumento della temperatura favoriscono la vaiolatura e la corrosione interstiziale. • La corrosione interstiziale si verifica in fessure strette contenenti soluzioni o in elementi rientranti taglienti in una struttura. Esempi di potenziali siti di corrosione interstiziale sono sotto rondelle, flange e depositi o escrescenze di terreno sulla superficie dell'acciaio inossidabile. • La tensocorrosione è una forma localizzata di corrosione caratterizzata dalla comparsa di crepe nei materiali soggetti sia a stress sia a un ambiente corrosivo. Si manifesta solitamente in presenza di cloruri a temperature generalmente superiori a 50°C. • La corrosione intergranulare 'IGC' o 'ICC' (conosciuta in passato come 'decadimento della saldatura') è il risultato di un attacco localizzato, generalmente in una fascia stretta attorno alle zone delle saldature interessate dal calore. La corretta pulizia delle attrezzature in acciaio inox

L’ultima modifica contiene due importanti novità: • Aggiunge all'elenco positivo l'acciaio inossidabile con designazione numerica 1.4062 secondo la norma UNI EN 10088-1:2014 “Acciai inossidabili Parte 1 – Elenco degli acciai inossidabili”. Questo tipo di acciaio inossidabile è anche designato come UNS S32202.

Una pulizia efficace è essenziale per mantenere l'integrità del processo e prevenire fenomeni di corrosione. Spesso però la scelta del metodo di pulizia, la purezza dei detergenti e/o dei sanificanti utilizzati e la frequenza della loro applicazione, dipendono dalla natura del processo, dagli alimenti lavorati, dai depositi formati, dai requisiti igienici.

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IL VALORE DELL'ACQUA

I metodi di pulizia elencati sono comunemente adatti ad apparecchiature in acciaio inossidabile: • acqua e vapore • sfregamento meccanico • polveri abrasive e detersivi • soluzioni alcaline • solventi organici • acido nitrico I disinfettanti chimici sono spesso più corrosivi dei detergenti e occorre prestare attenzione nel loro utilizzo:

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• Gli ipocloriti, la cloramina e altri disinfettanti possono liberare cloro libero, che può causare vaiolature. Negli agenti sterilizzanti commerciali sono spesso utilizzati l'ipoclorito di sodio o gli ipocloriti di potassio. Se queste sostanze vengono utilizzate con l'acciaio inox, la durata del trattamento deve essere ridotta al minimo e seguita da un accurato risciacquo con acqua. A temperature più elevate, gli agenti sterilizzanti contenenti cloruro non devono essere utilizzati con l'acciaio inossidabile. • I sali di ammonio tetravalente sono molto meno corrosivi degli ipocloriti, anche quando nella loro formulazione sono presenti alogeni. • I composti di iodio possono essere utilizzati per la disinfezione dell'acciaio inossidabile. • Anche a basse concentrazioni, l'acido nitrico ha una forte azione battericida e può essere un disinfettante a basso costo per le apparecchiature in acciaio inossidabile, soprattutto nei caseifici e nelle apparecchiature di pastorizzazione. Un aspetto importante e impattante riguarda poi la manutenzione delle apparecchiature in acciaio inossidabile, che spesso contengono guarnizioni o altri componenti che possono assorbire o trattenere i fluidi. Questi liquidi possono concentrarsi per evaporazione e può verificarsi corrosione. L'attrezzatura deve essere smontata di tanto in tanto per una pulizia approfondita. Se l'apparecchiatura smontata presenta corrosione (normalmente corrosione interstiziale), le superfici corrose devono essere pulite. I lubrificanti nel processo di produzione I lubrificanti per trafilatura e gli oli per lavorazione di uso comune per la fabbricazione dell'acciaio inossidabile differiscono notevolmente nella composizione e, quindi, nelle caratteristiche. La scelta del lubrificante si basa sui requisiti di produzione e solitamente si verifica il problema della ri-

mozione completa: come avviene per le impronte digitali, i residui di lubrificante rimasti sulle superfici dell'acciaio inossidabile possono subire una scottatura durante le successive operazioni di ricottura e trattamento termico, il cui risultato può essere una carburazione indesiderata e una perdita di buona finitura superficiale. Anche i lubrificanti devono essere rimossi prima della saldatura, poiché l'olio può provocare porosità o screpolature nella zona di saldatura stessa. Determinare la natura del lubrificante da rimuovere è ovviamente il primo passo nella pianificazione di una procedura di pulizia. Nel caso dei pezzi trafilati a freddo, ad esempio, occorre tenere presente che il calore della trafilatura può causare una certa essiccazione. Alcuni lubrificanti sono costituiti da oli minerali, mentre altri derivano da oli animali e vegetali e da altri ingredienti chimici, come i pigmenti inerti. Pertanto, è meglio personalizzare la procedura di pulizia in base al tipo di lubrificante utilizzato. Non esiste un metodo di pulizia che sia soddisfacente per tutte le situazioni. L’importanza della verifica del grado di pulizia e dei fenomeni corrosivi Il produttore delle macchine alimentari che utilizza acciai inox così come, in maniera più estesa, l’industria del packaging cosmetico e del medicale dovrebbero prestare particolare attenzione ad aspetti legati al grado di pulizia e, di conseguenza, a eventuali fenomeni di corrosione che possono essere anche non visibili a occhio nudo. Classificare il materiale di approvvigionamento con un sufficiente grado di pulizia – mediante test specifici – permette di mantenere un alto livello qualitativo delle produzioni e indicare corrette informazioni al consumatore finale (industria), spesso ignaro di questi aspetti; verifica che porta anche a considerare le acque di processo utilizzate nelle proprie produzioni.

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L'acqua è un bene essenziale per la sopravvivenza dell'uomo e del pianeta ed Aqua Italia, associazione federata Anima Confindustria, lo sa e ha diffuso un sondaggio sul consumo di acqua del rubinetto o in bottiglia perché è necessario sensibilizzare sulla qualità dell’acqua del rubinetto italiana, tra le migliori d’Europa.

I

l consumo di acqua del rubinetto in Italia rimane stabile, in linea con i risultati dell' indagine condotta nel 2021 ove è stato evidenziato che 8 italiani su 10 dichiarano di bere acqua del rubinetto. Il dato emerge dal sondaggio sul consumo di acqua del rubinetto o in bottiglia diffuso da Aqua Italia, l’Associazione costruttori trattamenti acque primarie federata Anima Confindustria, per conoscere l’evoluzione di comportamenti e atteggiamenti della popolazione italiana nei confronti dell’acqua da bere. Il 61% del campione ha dichiarato di consumare sempre o spesso acqua del rubinetto a casa, mentre fuori casa (es. ufficio, bar, ristoranti) questa percentuale si riduce al 25,1%. Solo il 17% degli intervistati ha dichiarato di non consumare acqua del rubinetto in nessuna occasione. Al sondaggio ha par-

tecipato un campione eterogeneo per zona di provenienza sul territorio nazionale, con prevalenza di intervistati del Nord Italia. Il presidente di Aqua Italia Fabrizio Leoni dichiara «Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescita prima, e ora a una stabilizzazione del consumo di acqua del rubinetto, registrata anche dalle ultime indagini diffuse da Aqua Italia. Da anni l’associazione è impegnata a sensibilizzare i cittadini sulla qualità dell’acqua del rubinetto italiana, notoriamente tra le migliori d’Europa. L’acqua di rete è un bene prezioso, in Italia particolarmente controllato e di qualità, un bene da valorizzare con una sempre maggiore sensibilizzazione da parte delle istituzioni, a partire dalle scuole, per informare i cittadini sulla sicurezza e la qualità dell’acqua di rete su tutto il territorio nazionale.

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Oggi più che mai – prosegue il presidente Leoni – la tutela dell’ambiente è una necessità imperativa: bisogna rivedere il modo di consumare, riconoscendo la dovuta attenzione alle risorse, in particolare alla risorsa acqua, garantendo a tutti l’accesso all’acqua potabile e promuovendone il consumo per il bene dell’ambiente. A migliorare le percentuali sul consumo di acqua del rubinetto può contribuire anche la diffusione di tecnologie come i sistemi di affinaggio dell’acqua, sempre più diffusi, che ne rendono più gradevole il sapore». Nel sondaggio, quattro persone su dieci hanno dichiarato di possedere e utilizzare un prodotto per trattare l’acqua del rubinetto, tra cui caraffa filtrante, filtri e addolcitore. Di chi beve sempre e spesso l’acqua del rubinetto, il 57% possiede e utilizza una di queste tecnologie. e.p.


i 400 caratteri MOBILITÀ

AMBIENTE

Una piattaforma di camper sharing

Stop alle trivelle in Olanda

Yescapa e Goboony, tra i maggiori marketplace mondiali per i viaggi in camper e furgoni camperizzati, hanno annunciato una fusione in Europa. Insieme, le due aziende “trasportano” 350.000 viaggiatori all’anno in vacanza e sono attive con 30.000 veicoli in oltre 10.000 città in più di 10 paesi europei. In Italia l’attività di camper sharing non è ancora pienamente regolamentata, e ha portato a una recente circolare ministeriale che contesta la legittimità del camper sharing, visto come forma di concorrenza sleale nei confronti di servizi di noleggio camper professionali.

I Paesi Bassi hanno di deciso di fermare definitivamente, a partire da ottobre, l’estrazione di gas nella provincia di Groninga, regolarmente colpita da attività sismica legata all’estrazione. Lo ha annunciato il segretario di stato con delega alle miniere, Hans Vijlbrief, citato dall’agenzia di stampa Anp. Secondo Vijlbrief i giacimenti, la cui chiusura è prevista per il 1° ottobre, rimarranno in funzione per un altro anno, nel caso in cui il paese si trovi in difficoltà dal punto di vista energetico a causa di un inverno eccezionalmente freddo.

INIZIATIVE

Massimo Bottura contro lo spreco alimentare Food for Souls è una organizzazione non profit impegnata nella lotta agli sprechi alimentari, nata da un progetto dello chef Massimo Bottura per offrire un pasto a senzatetto e bisognosi nel mondo. L’idea nasce nel 2015 con l’apertura del Refettorio Ambrosiano, la prima mensa per poveri patrocinata da uno chef stellato. Prima che la scelta ricadesse sul quartiere Greco, il piano prevedeva la realizzazione di una mensa per senzatetto presso la Stazione Centrale di Milano, dove i migliori chef del mondo si sarebbero alternati ai fornelli.

SOSTENIBILITÀ

Il rapporto PEFC 2023, dati positivi In Italia aumenta la superficie forestale gestita in maniera sostenibile. Nel 2022 si è passati dagli 892.609,63 ettari del 2021 ai 925.609,96 (di cui 8.554,55 di pioppeti e 54,91 di piantagioni) con un incremento di 33.000 ettari, pari al 3,7% in più. Sono 14 le regioni che hanno almeno una foresta certificata, con il Trentino-Alto Adige che conferma la superficie più vasta. Sono i dati che emergono dal nuovo Rapporto Annuale del PEFC Italia, ente promotore della certificazione della buona gestione del patrimonio forestale.

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Tecnologia, novità da tenere d’occhio Una selezione delle più interessanti soluzioni per la meccanica

Approfondimenti su www.industriameccanica.it

RUBRICA

POMPE DI CALORE Pompe di calore aria/acqua Nimbus compact S Net Nimbus Compact S Net di Ariston è la pompa di calore inverter split aria/acqua per riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria. Classe energetica A+++ per il riscaldamento, è dotata di un’unità interna ultracompatta e bollitore integrato da 180 l, oltre che del sistema Sensys e di sonda esterna per la termoregolazione inclusi di serie. Grazie all’app Ariston Net, è possibile un controllo a distanza da smartphone e tablet che consente di monitorare i consumi e offre la possibilità di attivare il supporto tecnico da remoto. www.aristongroup.com

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climatizzatori Gamma Buderus, soluzioni mono e multisplit Con i modelli monosplit Logacool AC176i.3, AC166i.2 e le soluzioni multisplit della gamma Logacool AC..MS, Buderus offre soluzioni adatte a ogni contesto abitativo e a ogni esigenza di comfort domestico, sia per le nuove costruzioni sia per i progetti di ristrutturazione. I climatizzatori Buderus si contraddistinguono per efficienza, silenziosità e semplicità di utilizzo, ma anche per il design moderno perfetto per ogni ambiente. Le numerose funzioni, come la gestione da remoto, l’Intelligent Eye e il controllo umidità garantiscono sempre il massimo comfort domestico. caldaie alta potenza

RUBRICA

www.buderus.it Buderus Logano plus KB472, robustezza e versatilità per gli edifici commerciali La caldaia a condensazione a basamento a gas Logano plus KB472, disponibile nelle taglie di potenza da 350 kW, 400 kW e 500 kW, è particolarmente indicata per grandi edifici residenziali, uffici, strutture commerciali e sedi di enti pubblici. Le sue caratteristiche tecniche ne fanno un prodotto estremamente versatile, grazie anche alla possibilità di collegamento a un impianto in cascata con un massimo di 16 caldaie, per un totale di 8 MW. Logano plus KB472 presenta una struttura modulare e compatta che consente un trasporto e un montaggio estremamente agevoli anche in aree con una ridotta superficie di posa o nelle centrali termiche meno accessibili. sistemi ibridi www.buderus.it Pompa di calore con caldaia a gas a condensazione

AQUAPUMP HYBRID è un’unità monoblocco per esterno, in classe energetica A++, composta da caldaia a condensazione e pompa di calore idronica con inverter, progettata per la produzione di acqua calda e fredda attraverso l’utilizzo di energia rinnovabile. È un prodotto plug and play con regolazione integrata, gestito da un controllo avanzato con sistema touch-screen intelligente. Per l’installazione è sufficiente effettuare il collegamento idraulico, della linea gas e dell’alimentazione elettrica. www.apengroup.com

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settore civile EtaLine Pro Il nuovo prodotto di KSB è una pompa caratterizzata da un motore sincrono a magneti permanenti con inverter integrato e un’idraulica ottimizzata per operare a elevate velocità. È progettata per essere utilizzata in applicazioni dove spesso sono richieste interfaccia a supervisione e gestione delle pompe attraverso sistemi centralizzati BMS. Tra i vantaggi, un NPSH pompa migliorato grazie a una nuova idraulica e a un’ottimizzazione del profilo delle giranti. www.ksb.it

RUBRICA

energia Clivet Smart Living Un sistema integrato di gestione del comfort e dell'energia per applicazioni residenziali che comprende: pompe di calore per il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di acqua calda sanitaria, sistema di rinnovo e purificazione dell'aria, accumulo di energia elettrica, termo-

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stati intelligenti, termostati di controllo, terminali ambiente, sistema di gestione e controllo centralizzato, Clivet Eye App per la gestione remota tramite smartphone. www.clivet.com

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intralogistica Realtà virtuale nell'intralogistica

Ideata da CLS iMation, GEMINI è la nuova suite immersiva di realtà virtuale per la progettazione di soluzioni nell’ambito dell’intralogistica e della logistica di fabbrica. La nuova soluzione va oltre il concetto di simulazione e comprende strumenti che offrono ai clienti un’esperienza immersiva e coinvolgente già nella fase di progetto, consentendo di progettare e configurare soluzioni su misura, massimizzando il valore delle operazioni nell’impianto e minimizzando costi e tempi di installazione.

RUBRICA

www.cls-imation.com

veicoli Agilox, autonomia e flessibilità in magazzino Il veicolo a guida intelligente Agilox di CLS iMation è una soluzione all’avanguardia che fa dell’autonomia e della flessibilità il suo principale punto di forza, ottimizzando le tempistiche di lavoro in sicurezza e integrandosi perfettamente ai sistemi di produzione preesistenti. La massima libertà di movimento è garantita dal sistema di controllo integrato e i ridotti tempi di installazione e l’assenza di complesse infrastrutture rendono la soluzione versatile per qualsiasi contesto. www.cls-imation.com

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impastatrici DAM 10, attrezzature 4.0 Struttura in acciaio, verniciatura antigraffio e vasca con bordo rinforzato in acciaio AISI 304. Il coperchio della vasca è in PET trasparente con foro per aggiunta prodotto. Le braccia inox sono smontabili per la pulizia e la loro velocità va da 35 a 70 battute al minuto. DAM 10 EL offre la versione touch, con 8 programmi con diverse fasi di velocità e WiFi integrato per una gestione ottimale anche da remoto tramite RCS. È dotato di una pratica app di controllo gratuita per la gestione dei programmi e dei log di lavorazione.

RUBRICA

www.felsinea.com

REFRIGERAZIONE Epta Service: SwitchON, sempre e ovunque EptaService, brand del gruppo Epta specializzato nei servizi post-vendita per la refrigerazione commerciale, presenta LifeCycle Program. Un pacchetto di servizi adatti a fornire una completa gestione dello store, tra cui spicca lo SwitchON: una piattaforma di diagnostica avanzata che offre un accesso a distanza ai banchi remoti e alle centrali. Le funzionalità evolute unitamente agli algoritmi di manutenzione predittiva della piattaforma concorrono ad assicurare affidabilità e sicurezza. www.eptarefrigeration.com

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pompa di calore multifunzione TRIBUS NATURAL 3 in 1: produzione ACS 70°C e raffrescamento

Frost Italy S.r.l. presenta TRIBUS NATURAL, innovativa unità multifunzione a 4 tubi, totalmente made in Italy, con gestione da remoto. Installazione esterna/interna, produzione di acqua calda sanitaria a 70°C senza resistenza elettrica e gratuita d’estate. La pompa di calore condensata ad aria o ad acqua, con motori controllati da inverter a recupero totale, è configurabile per tutte le esigenze di impianto. Nella ristrutturazione è possibile mantenere i radiatori esistenti, mentre nei nuovi edifici non necessita di caldaia. Il sistema contribuisce al risparmio energetico delle strutture in cui è installato e può accedere a diversi incentivi per l’installazione.

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pompe di calore modulare Naos Natural Condensato ad aria con R290, batteria microcanale ed alettata, collocazione esterna Da 25 a 90Kw. Batterie verticali per un minor ingombro senza penalizzazione dell’aspirazione. Un ingombro ridotto equivale a minor superficie in fase di posa, quindi un’ottimizzazione degli spazi tecnici e realizzazione dell’impianto. Silenzioso, efficiente, affidabile con installazione semplice e minima manutenzione. Versione 2 e 4 tubi, ACS fino a 70°, aria esterna fino a -10°, free cooling. Applicazioni industriali, ospedaliere, alberghiere, commerciali e altre.

www.frostitaly.it

www.frostitaly.it

raffreddamento Ottimizzazione consumi e configurazioni versatili: la nuova serie MITA MCT-EC

Alle tradizionali esigenze del settore HVAC (spazi ridotti e rumorosità minime) si è associata negli anni l’attenzione alla sostenibilità economica ed ambientale. La nuova torre di raffreddamento MCT-EC di MITA Cooling Technologies utilizza ventilatori centrifughi a controllo elettronico: la loro velocità è regolabile secondo consumi e performance attesi. Corpo e vasca in vetroresina non corrodibile, accessibilità semplice e sicura per manutenzione, silenziatori fonoassorbenti opzionali. www.mitacoolingtechnologies.com

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saldatrice inverter Saldatura high-tech con Sol Plus 280 è una saldatrice sinergica multi processore costituita da un inverter sviluppato con le più recenti tecnologie in ambito elettronico. Nasce per la saldatura a filo Mig/Mag Pulsato Sinergica per acciaio inox, acciaio al carbonio, alluminio e le sue leghe, Elettrodo e Tig con innesco Lift Arc. È dotata di un microprocessore di ultima generazione e alta velocità che permette il rapido adattamento dell’arco elettrico anche nelle condizioni più difficoltose. La sinergia dei parametri completa il suo high-tech di strumento per la saldatura ad alto livello.

lance manuali per lavorazioni continuative

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www.sol.it Leggerezza e precisione Il peso ridotto dell’impugnatura e degli inserti MINITHERM di Messer Cutting Systems consentono di lavorare ininterrottamente per lunghi periodi, con diverse caratteristiche di fiamma e potenza: dalla microfiamma difficile da vedere a occhio nudo fino alle potenti fiamme di saldatura, caratteristica importante nei lavori in linea, nell’ingegneria fine e nella produzione di massa di componenti saldati, brasati o riscaldo a mano. Le operazioni difficilmente raggiungibili possono essere eseguite con libertà di movimento e di controllo ottenendo risultati di alta qualità.

saldatura ad arco Saldatrice multiprocesso connessa di Esab Warrior Edge 500 CX è una saldatrice multiprocesso facile da usare, ad alte prestazioni e dotata di connettività WeldCloud integrata. Il trainafilo RobustFeed Edge CX offre un'elevata produttività e una migliore gestione della qualità, con monitoraggio del consumo di filo e di gas. Proprio per questo ultimo aspetto, grazie al TrueFlow, sistema digitale di controllo del flusso gas di ESAB, si ottimizza il flusso di gas durante l’innesco dell’arco e la saldatura, riducendo i difetti ed evitando un consumo di gas eccessivo e superfluo.

www.it.messer-cutting.com

www.esab.com

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tubi Bonomi Group: sistemi a pressare Rubinetterie Bresciane Bonomi offre sia sistemi a pressare con tubo metallico sia con tubo multistrato per rispondere a qualsiasi tipo di esigenza impiantistica e di applicazione. I raccordi delle serie TURBO e FRABOPRESS in ottone, acciaio inox, acciaio al carbonio, cupronichel, rame e bronzo son caratterizzati da sistemi di sicurezza per la perdita controllata grazie a particolari guarnizioni elastomeriche, la cui geometria brevettata, consente la fuoriuscita di liquido laddove la giunzione non sia stata pressata.

RUBRICA

www.bonomi.it

gestione degli edifici VRF SHRM ADVANCE TOSHIBA in R32 Il sistema SHRMa e il suo concetto di sicurezza integrata, possono contribuire a ridurre le potenziali emissioni di CO2 degli edifici commerciali di un impressionante 80%, garantendo una maggiore flessibilità per ottenere la certificazione ambientale degli edifici. Per combattere le variazioni climatiche e le fluttuazioni della temperatura ambiente, il sistema SHRM Advance offre simultaneamente raffreddamento e riscaldamento. Grazie a valori di SEER superiore a 8 e SCOP superiore a 4,3, gli investitori in edifici commerciali saranno lieti di apprendere che il sistema SHRM Advance non solo riduce i costi di gestione, ma permette anche di accedere alle detrazioni fiscali e al Conto Termico. www.toshiba.it

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RACCORDI Tubi approvati dalla Normativa Europea Flexcore è un tubo anti-schiacciamento progettato dal Gruppo Neoperl e rappresenta la soluzione ideale per il collegamento della rete idrica a qualsiasi tipo di rubinetto, soprattutto dove lo spazio per l’installazione è molto ridotto ed è necessario uno stretto raggio di curvatura. La particolare conformazione del tubo interno, consente di utilizzare il tubo Flexcore anche con un raggio fino a 25 mm. Flexcore non è adatto all'installazione su boiler e scaldabagni, ma si distingue per aver ottenuto certificazioni per il contatto con l’acqua potabile presso i principali enti di certificazione mondiali. Il tubo Flexcore soddisfa tutti i requisiti stabiliti dalla Normativa Europea EN13618.

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www.npiitalia.com

robot industriali Modello RS025N di Kawasaki Robotics Migliorano le caratteristiche tecniche con l’aumento dell’area di lavoro a 1.885 mm, della portata a 25 kg e della velocità. Il livello di protezione del braccio è interamente IP67, è pressurizzabile e dispone di una serie di utenze già installate di serie all’interno del braccio come una valvola bistabile, ingressi e uscite personalizzabili e il Power over Ethernet PoE. RS025N dispone del controllore Kawasaki F02 e di una nuova tastiera di programmazione con performance e funzioni evolute. www.tiesserobot.it

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