l'Industria Meccanica 717 - settembre-ottobre 2018

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717 Come controllare le attività commerciali NEI paesi critici Un piano per le infrastrutture italiane Export e imprese: un’intervista all’Agenzia delle Dogane

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n.729 - Costo medio dell’operaio n.24 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2018

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Il labirinto dell’export Che mondo abbiamo ritrovato a settembre, al rientro dalle ferie? Nuovi dazi e nuove tensioni fra Usa e Cina, nuovi documenti per esportare in paesi come l’Algeria, la riattivazione di sanzioni verso l’Iran. Una mappa dell’export sempre più in trasformazione, insomma, dove esportare senza avere brutte sorprese può trasformarsi – anche per un’azienda già da tempo votata all’internazionalizzazione – in un labirinto: in questo numero cerchiamo di dare alcuni elementi utili per orientarsi in questa difficile geografia. Per esempio introduciamo il tema della compliance interna, e quindi la possibilità di dotarsi di un programma per controllare le proprie attività commerciali in paesi particolarmente critici. Intervistiamo inoltre il vice direttore dell’Agenzia delle dogane, per avere una panoramica sulle evoluzioni di alcune situazioni geopolitiche, come la Brexit, e per raccontare la nuova dogana (sempre più paperless) nei suoi rapporti con le imprese. Anche le infrastrutture italiane giocano un ruolo importante nella buona riuscita delle esportazioni, dove la fragilità di ponti e viadotti può rendere ancora più difficile ottenere il permesso di transito per i trasporti eccezionali. Con il rischio, per l’industria italiana, di rimanere strozzata nei suoi stessi confini. Nella sezione dedicata alla sicurezza parliamo di ergonomia di processo, e lo facciamo ripercorrendo le innovazioni introdotte negli stabilimenti del gruppo Fca durante gli anni dell’“Era Marchionne”. Un percorso che ha visto l’analisi dei big data e l’utilizzo di strumenti di simulazione per studiare le postazioni di lavoro e valutare tutti gli aspetti legati ai movimenti che il singolo operatore dovrà eseguire per svolgere le proprie attività. Parliamo poi di produzione, con un’anticipazione della fiera europea dedicata all’additive manufacturing (Formnext, il prossimo novembre a Francoforte); la tecnologia additiva sta infatti rendendo sempre più sostenibile e interessante la produzione in serie di parti metalliche stampate in 3D. Limite fino ad ora tipico del mondo additive. Parlando di digitalizzazione riprendiamo, inoltre, il tema blockchain, a cui abbiamo dedicato uno speciale nel numero di luglio agosto. In questo caso raccontiamo sei case history di aziende che hanno implementato un sistema blockchain a seconda delle proprie esigenze. Approfondimenti tecnici e recensioni completano questo numero dell’Industria Meccanica.

L’Industria Meccanica - Pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N. 427 del 17.11.73 Direttore responsabile Giuseppe Bonacina - bonacina@anima.it Direttore editoriale Alessandro Durante - durante@anima.it CMYK

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Comitato editoriale Michele Bendotti, Giuseppe Bonacina, Sandro Bonomi, Maurizio Brancaleoni, Alberto Caprari, Alessandro Durante, Paola Ferroli, Andrea Orlando, Mario Salvi Comitato tecnico-scientifico Pierangelo Andreini, Antonio Calabrese, Roberto Camporese, Pietro Luigi Cavallotti, Alessandro Clerici, Rodolfo De Santis, Marco Fortis, Ennio Macchi, Giovanni Riva, Pietro Torretta, Giuseppe Zampini Redattore Carlo Fumagalli - fumagalli@anima.it Segretaria di redazione Cinzia Alchieri - alchieri@anima.it - Tel. 02 45418.211 Hanno collaborato a questo numero: Laura Aldorisio, Franco Canna, Hanz Giovanni Chiappetta, Simone Gila, Fulvio Liberatore, Giacomo Pescatore, Marika Romani, Rachele Sessa, Renzo Zonin Impaginazione Abc Production Fabio Lunardon - lunardon@anima.it Responsabile della pubblicità Mario Salvi - salvi@anima.it Direzione e Redazione ANIMA Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia e Affine Via Scarsellini 13 - 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 - Fax 02 45418.545 www.anima.it - anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 13 - 20161 Milano - Tel. 02 45418.200 Abbonamento annuo (6 numeri) Italia 80 euro - Estero 110 euro Si comunica ai Sigg. abbonati che, avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Progetto editoriale e grafico ANIMA - L’Industria Meccanica Stampa Bonazzi Grafica - Sondrio - www.bonazzi.it È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicato rimane degli autori stessi.

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397

La Redazione - @IndMeccanica

l’industria meccanica 717 | 12


16 RUBRICA | Donne e uomini al timone 18 RUBRICA | i 400 caratteri 22 Un piano Marshall per le infrastrutture italiane di Laura Aldorisio

26 EXPORT&MERCATI 28 Per non perdere il filo 32 La dogana che cambia di Fulvio Liberatore

36 Cina e Italia, nuove possibilità per il pressure equipment 38 Una procedura interna per mettere al sicuro il proprio export di Hanz Giovanni Chiappetta e Marika Romani

42 Export Day, a Milano player da tutto il mondo 44 RUBRICA | Flash internazionalizzazione 46 Scripta manent, ma le interpretazioni cambiano di Giacomo Pescatore

SOMMARIO N. 717

50 SICUREZZA&AMBIENTE 52 Al centro della filosofia di Marchionne, la progettazione di linee di lavoro a zero fatica

Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina. (Agostino d’Ippona)

di Rachele Sessa

13 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018


I SEGRETI DELLA LEVITAZIONE Manipolatori industriali per sollevare e movimentare qualsiasi oggetto da 10 a 1.500 kg usando solo aria compressa.


56 AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

58. La stampa 3D in metallo verso la produzione di massa di Franco Canna e Renzo Zonin

62 Blockchain e Industria: 6 esempi da copiare di Laura Aldorisio

66 Tecnologia, novità da tenere d’occhio 76 Un casco da MotoGp, questione di aria compressa 78 Legionella e torri di raffreddamento: dubbi e certezze 80 Macchine per l’edilizia, cresce la produzione ma servono investimenti statali

SOMMARIO N. 717

82 Il frigorista è il nuovo lavoro del freddo 86 RUBRICA | Recensioni 88 ABBONAMENTI 89 TABELLE ANIMA – BIANCHE, BLU, ARANCIO

L’amore per il proprio paese è una cosa splendida. Ma perché l’amore dovrebbe fermarsi al confine? (Pablo Casals)

15 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018


Donne e Uomini

Claudio Picech

Mariangela Marseglia

Claudio Picech sarà il nuovo Ceo di Siemens Italia, mantenendo al contempo il ruolo di country division lead di Energy management. In qualità di Ceo, dal 1° ottobre 2018 sostituisce Federico Golla, che lascerà l’incarico a conclusione del mandato ma conserverà il ruolo di presidente di Siemens SpA fino all’approvazione del bilancio. Picech inizia la carriera in Abb, dove sviluppa le proprie competenze nell’ambito della Power Generation. Prima di arrivare in Siemens Claudio Picech è stato managing director per l’area in Alstom, nell’ambito Service Power Generation.

Mariangela Marseglia è stata nominata country manager di Amazon.it e Amazon.es. Marseglia ha lavorato in diversi ruoli di leadership da quando è entrata in Amazon nel 2010, più recentemente come direttore di Prime Now. Ora guiderà la prossima fase di sviluppo e espansione di Amazon in Italia e Spagna. «Amazon ha investito in infrastrutture e nella creazione di posti di lavoro – scrive l’azienda – e da quando è arrivata in Italia e in Spagna, ha creato rispettivamente oltre 3.500 e 2.000 posti di lavoro a tempo indeterminato».

Stefano Besseghini

Teresa Alvaro

Si è insediato lo scorso 30 agosto il nuovo collegio dell’Autorità di Regolazione per energia reti e ambiente (Arera), composto dal presidente Stefano Besseghini e dai componenti Gianni Castelli, Andrea Guerrini, Clara Poletti e Stefano Saglia. Arera è un organismo indipendente con il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l’efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità attraverso l’attività di regolazione e di controllo.

Un nuovo direttore generale per Agid (Agenzia per l’Italia Digitale). Secondo quanto risulta a CorCom, il nuovo direttore dell’Agenzia è Teresa Alvaro: ora si attende la firma del decreto di nomina della ministra Giulia Bongiorno. Teresa Alvaro, che per 12 anni è stata a capo dell’It dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si insedierà subito dopo la registrazione da parte della Corte dei Conti, prevista entro 30 giorni dal decreto di nomina.

RUBRICA | Donne e Uomini al timone

nominato Ceo di Siemens Italia

nuovo presidente Arera

nuovo country manager di Amazon

nuovo direttore generale Agid

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11a Fiera e congresso internazionale delle valvole industriali

Make your business flow Luigi Ciarrocchi

nuovo presidente di Assomineraria Luigi Ciarrocchi è il nuovo presidente di Assomineraria, attualmente direttore delle attività upstream Italia di Eni. è stato eletto dall’assemblea generale riunitasi a luglio a Roma per il rinnovo delle cariche associative e l’approvazione del bilancio 2017. Luigi Ciarrocchi entra in Eni nel 1990 e si occupa dello studio di giacimenti di Italia, Russia e Kazakhstan in qualità di reservoir engineer. Dal 2015, inoltre, ricopre la carica di responsabile del programma “Iniziative di sviluppo Area Gela” per il rilancio economico dell’area e la riqualifica del territorio.

27-29 Novembre

Düsseldorf, Germania Nuove potenzialità per le valvole. VALVE WORLD EXPO, fiera leader internazionale dedicata ai sistemi di valvole per i settori industriali, vi da il benvenuto a Düsseldorf dal 27 al 29 Novembre 2018. Questo evento si conferma quale piattaforma delle innovazioni e punto di incontro degli esperti, dove poter valutare le ultime tendenze del settore. Venite a scoprire le novità su prodotti e processi e incontrate i protagonisti dell’industria delle valvole. Valve World Expo, Valve World Conference e Pump Summit vi aspettano a Düsseldorf. Non mancate!

Giovanni Lettieri

il primo vicepresidente dell’Unione delle confederazioni d’impresa del Mediterraneo

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Giovanni Lettieri è il primo vicepresidente dell’Unione delle Confindustrie del Mediterraneo (Businessmed), la più importante rappresentanza del settore privato con 22 confederazioni di imprese attiva nella regione Euro-Mediterranea. Imprenditore di prima generazione, Giovanni Lettieri avvia nel 1975 la sua attività nel settore tessile. Nel 1990 realizza il primo stabilimento europeo per la produzione di tessuto per Denim ring, per dedicarsi successivamente al settore delle energie rinnovabili e delle investment company.

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In Sud America e Africa una commessa da 700 milioni per Saipem

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La macchina “gigante” di Camozzi nella corsa allo spazio Si chiama Mongoose (in inglese, mangusta), è la macchina di posizionamento fibre più grande al mondo. È stata sviluppata dalla controllata Ingersoll della divisione Camozzi Machine Tools di Camozzi Group per la Blue Origin di Jeff Bezos. L’azienda del fondatore di Amazon mira alla creazione di un sistema per voli turistici nello spazio, nonché al trasporto in orbita di satelliti e di missioni spaziali più elaborate. Ci sono voluti tre anni per realizzare

Mongoose, che misura 41x15x13 metri ed è attualmente in fase di installazione presso la Blue Origin di Bezos all’Exploration Park del Kennedy Space Center a Merritt Island, in Florida. La macchina verrà utilizzata per la realizzazione di grandi componenti, quali serbatoi criogenici che saranno riempiti con ossigeno liquido e idrogeno per l’alimentazione dei razzi. Mongoose sarà altresì impiegata per la costruzione delle carenature, ovvero grandi strutture aerodinamiche che conterranno il carico utile (materiale portato nello spazio, per esempio satelliti) del lanciatore. L’americana Ingersoll Machine Tools Inc è stata acquisita da Camozzi Group nel 2003 per 15,7 milioni di dollari.

Due nuove commesse per esplorazione onshore in Sud America e in Africa per Saipem: valgono complessivamente 700 milioni di dollari. In Guyana, Exxon Mobil ha assegnato i contratti per la seconda fase dello sviluppo del giacimento Liza. In continuità con la prima fase già assegnata nel 2017 – spiegano dall’azienda – Saipem eseguirà l’ingegneria di dettaglio e approvvigionerà i beni ed i servizi necessari alla costruzione e all’installazione dei riser, delle pipeline, delle strutture sottomarine e dei jumper di collegamento. I contratti includeranno inoltre il trasporto e l’installazione degli ombelicali, dei manifold con relative fondazioni, nonché dei sistemi per l’iniezione di acqua e gas. Il giacimento Liza si trova a circa 200 Km dalla costa della Guyana nel blocco di Stabroek a una profondità massima di 1.850 metri. Attraverso la controllata Boscongo SA, inoltre, Saipem si è aggiudicata un nuovo contratto E&C Offshore nella Repubblica del Congo per un progetto di maintenance, modifications & operations relativo alla Centrale Electrique du Congo, impianto che coprirà oltre la metà del fabbisogno elettrico del Paese. Soltanto un mese prima Saipem aveva ottenuto contratti E&C Onshore in Arabia Saudita, Serbia, Messico, Iraq e Nigeria, per un valore complessivo di circa 800 milioni di dollari.


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INFRASTRUTTURE

Il Brasile torna a investire in infrastrutture

In Cina il ponte più lungo del mondo

Investimenti per le infrastrutture in Brasile in aumento: nel 2018 dovrebbero raggiungere 113,7 miliardi di reais (circa 25 miliardi di euro) secondo l’associazione di categoria Abdib. Si tratta di una ripresa del settore dopo il record negativo del 2017, 110,4 miliardi di reais. Sono compresi investimenti pubblici e privati nei settori dell’elettricità, dei trasporti, delle telecomunicazioni e delle reti idriche e fognarie. PARTNERSHIP

Energia pulita per città e industria Bosch collabora con Ceres Power per lo sviluppo di celle a combustibile per nuovi sistemi di alimentazione elettrica. Lo scopo della partnership è diffondere la tecnologia per celle a combustibile ad ossidi solidi (solid-oxide fuel-cell, Sofc) per poterla impiegare in città, industrie e data center, oltre che come fonte di alimentazione elettrica di punti di ricarica per veicoli elettrici.

8 anni, 14mila operai, 100 navi per costruirlo: il ponte più lungo del mondo, prossimo all’inaugurazione, collegherà le città di Zhuhai, Hong Kong e Macao, tre dei centri più ricchi della Cina. Si compone di una struttura principale lunga 29,6 km, di una sezione di 22 km e di un tunnel sottomarino di 6,7 km. Come riporta il Corriere della Sera sarebbe studiato per durare 120 anni e resistere a terremoti di 8 gradi Richter.

STARTUP

Italia penultima in intelligenza artificiale

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Un robot per servire la pizza Un robot cameriere, ora c’è. La catena di ristoranti Pizza Hut sta testando a Seoul, in Corea del Sud, un robot capace di servire autonomamente piatti fino a 22 kg in una sola volta. Si chiama Dilly Plate ed è sviluppato dalla startup coreana Woowa Brothers Corp. Non è il primo esperimento di questo genere per Pizza Hut, nel marzo scorso il robot umanoide Pepper ha gestito per due settimane le ordinazioni in un punto vendita a Singapore.

l’industria meccanica 717 | 20

Startup attive nel settore dell’intelligenza artificiale: Italia diciannovesima su venti. Lo dice uno studio realizzato da Roland Berger e Asgard, che vede al primo posto gli Stati Uniti, seguiti da Cina e Israele. Uk al quarto posto, Francia settima e Germania all’ottavo posto. Fra i motivi della performance italiana – secondo gli autori della ricerca – l’assenza di una formazione in grado di fornire ai giovani gli strumenti necessari per affrontare al meglio i lavori del futuro. Sulla rivista online puoi trovare altre notizie di impresa, economia e industria. Visita industriameccanica.it e seguici su Twitter @IndMeccanica


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Un piano Marshall per le infrastrutture italiane L’economia non si può fermare, ma la fragilità di ponti e viadotti può rendere ancora più difficile ottenere il permesso di transito per i trasporti eccezionali. E l’Italia rischia di rimanere strozzata nei suoi confini. di Laura Aldorisio

I

nfrastrutture e trasporti eccezionali: un binomio che è diventato il fermo immagine di una vita che continua. Tre giorni dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, Ansaldo Energia ha effettuato un trasporto eccezionale. A raccontarlo è stato lo stesso amministratore delegato dell’azienda, Giuseppe Zampini, durante un’intervista alla Tv locale Telenord: «Avevamo programmato il trasporto dello statore di un generatore, un componente da più di 300 tonnellate. Così abbiamo realizzato un convoglio lungo 75 metri, con un peso totale di 475 tonnellate per trasferirlo nell’altra parte dello stabilimento, sulla banchina a Cornigliano. Assieme alla turbina già preesistente, il 16 settembre partirà per la Tunisia. Era fondamentale per mantenere i tempi, anche perché giravano voci di cassa integrazione o di fermo della produzione. Noi non siamo ripartiti, semplicemente abbiamo sempre continuato a lavorare».

I numeri delle infrastrutture italiane Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di tecnologia delle costruzioni, gli unici dati ufficiali di cui si è a conoscenza riportano la presenza, nella rete stradale italiana, di 50.000 opere infrastrutturali tra ponti, gal-

lerie e manufatti di importanza minore. «La gran parte dei ponti stradali italiani è stata realizzata nel secondo dopoguerra, negli anni ’50 e ’60. Di questi, una parte significativa è tuttora a servizio di arterie caratterizzati da elevati volumi di traffico, sia in termini di numero di veicoli pesanti che in termini di corrispondente intensità di carico. Incrociando i due fattori “età superiore a 50 anni” e “volumi di traffico elevati” si arriva a stimare in circa 10.000 il numero di ponti e viadotti stradali che richiedono uno specifico controllo del grado di sicurezza statica», ha dichiarato Antonio Occhiuzzi, ordinario di Tecnica delle costruzioni all’Università Parthenope di Napoli e direttore dell’Istituto per le Tecnologie della costruzione del Cnr. Non esiste un “censimento” ufficiale dei ponti stradali italiani, unitamente ai dati relativi alle condizioni di manutenzione.

La conta dei trasporti eccezionali italiani Un ordine di grandezza del numero dei trasporti eccezionali (definizione secondo gli Art. 61 e 62 del nuovo Codice della strada ) effettuati in un anno in Italia si può individuare utilizzando il numero di Ordine nazionale Anas. Si stima in 28.000 le richieste di autorizzazione ai

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Grazie ad appositi sopraponti Ansaldo Energia ha fatto trasportare due rotori da 380 tonnellate da Genova a Sondrio

dere il lascia passare. Perché? «Non riescono a valutare la stabilità dei manufatti. Da due anni siamo in dialogo con le Istituzioni, ma per ora non ci sono cambiamenti all’orizzonte. Stiamo sopravvivendo con i trasporti piccoli mentre quelli eccezionali sono sempre più limitati».

Trasporti Eccezionali ad Anas nell’anno 2016. La cifra si riferisce ai trasporti eccezionali in Italia, sia per condizioni di peso, sia per condizioni di dimensione geometrica, che coinvolgono tutti i settori a partire dal comparto edile (es. trasporto di autogru, prefabbricati in cemento, ecc..) sino ad arrivare al comparto dei giochi ambulanti (es. giostrai con carri fuori dimensioni). Il dato può essere incrociato con il numero di auto di scorta tecnica dichiarato dall’azienda leader del settore per la fornitura di tale servizio al Nord Italia. Le scorte tecniche sono riservate a trasporti con dimensioni geometriche che superano la carreggiata consentita, oppure per pesi oltre le 80 tonnellate. Nel 2014 le auto impiegate sono state 12.240, 11.962 nel 2015, 10.219 nel 2016 e 3.965 nel 2017 (dati fino al 31 maggio 2017).

La gran parte dei ponti stradali italiani è stata realizzata nel dopoguerra: 10.000 viadotti necessitano di controlli di sicurezza statica

Cosa succede quando deve viaggiare un trasporto eccezionale? «Tutte le regole conosciute per ottenere i permessi per il transito di trasporti eccezionali sono valide oggi e domani non più»: parla così Fausto Madeddu della F.lli Zanoletti Spa. Non c’è differenza tra Nord e Sud, gli enti proprietari delle strade sono sempre più restii a conce-

Ma come avviene l’organizzazione di un trasporto eccezionale? Il cliente chiama e comunica al traportatore le coordinate del carico: lunghezza, larghezza, peso. D’ora in avanti tutta l’organizzazione e la richiesta di permessi è a carico del trasportatore che procede a fare un sopralluogo delle strade, cioè capire quale sia il tragitto possibile e migliore; chiedere all’ente proprietario della strada il permesso per poter transitare (si consideri che da Milano al porto di Marghera devono essere richiesti circa 60 nullaosta fra Comuni e Province); infine procedere alla relazione tecnica dei ponti e dei viadotti che devono essere attraversati (questo avviene in mancanza di relazioni e progetti dei ponti di cui i proprietari spesso non dispongono). Dopo aver svolto tutte queste funzioni, è chiaro che se

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l’autorizzazione non viene concessa il trasportatore non ottiene il lavoro. «Si fa prima a fare il trasporto che non a ottenere i permessi», chiude Madeddu. Già, perché è possibile che trascorrano anche 120 giorni tra la richiesta e l’ottenimento del permesso.

Un caso pratico 350 km in otto tappe: tanta è la strada che hanno percorso a circa 10 km/h due rotori di Ansaldo Energia dai cantieri di Genova alla centrale Premadio (in provincia di Sondrio) nella primavera 2018. Sias SpA, socio di Assosegnaletica, ha collaborato con Anas e l’impresa Fagioli SpA per la redazione e la messa in opera del piano di trasporto. Il convoglio, che ha risalito per due volte la Valtellina, era lungo 60 metri, largo 5,3 metri, alto 4,5 metri e di circa 380 tonnellate. Ha viaggiato di notte per limitare il disagio al traffico. Le imprese che si sono curate del trasporto hanno dovuto procedere alla verifica strutturale di 111 ponti interessati al transito: in cinque occasioni i professionisti incaricati della verifica di stabilità hanno progettato i sopraponti in acciaio in grado di “scaricare” il peso dei rotori da quelle strutture considerate vulnerabili. Più di 60 persone sono state coinvolte nelle operazioni di trasporto, 25 delle quali impegnate in tutte le attività di segnaletica e predisposizione delle viabilità alternative per 60 km e la scorta tecnica su ogni ponte curando che la velocità del trasporto fosse quella prescritta da Anas. Alcune fotografie del trasporto di un rotore da 175 tonnellate da Genova alla centrale A2A di Premadio (Sondrio)

La proposta, in anticipo, delle imprese Da un anno e mezzo Ucc, l’associazione italiana delle imprese della caldareria federata ad Anima Confindustria, siede al Tavolo di lavoro sui Trasporti eccezionali promosso da Confindustria, con la partecipazione di Anas e Aiscat, delle associazioni territoriali e di categoria e di altre rappresentanze esterne al sistema confederale. Perché? «Le imprese della caldareria sono state messe a dura prova negli ultimi mesi a causa dei divieti e dei ritardi autorizzativi dei trasporti eccezionali oltre il limite delle 100 tonnellate su importanti direttrici della rete stradale italiana. Siamo orgogliosi di far parte di questo tavolo di dialogo e auspichiamo che, almeno nel breve periodo, possa contribuire a individuare percorsi sicuri e abilitati al trasporto eccezionale» ribadisce Bruno Fierro, presidente di Ucc. L’obiettivo del Tavolo di lavoro è anche quello di sottoporre al nuovo governo alcune proposte per definire una rete nazionale di direttrici di traffico abilitata al trasporto eccezionale; tra queste, i partecipanti al Tavolo hanno segnalato in particolare le direttrici: Padana (Piemonte-Lombardia-Veneto/Porto Marghera); Emilia-Romagna (fino al Porto di Ravenna); Tirreno-Adriatica, Tirrenica (Piemonte-Liguria-Toscana); Nord-Sud.

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La proposta del Cnr per mettere in sicurezza chi viaggia e i ponti Il grado di sicurezza statica, pari al rapporto tra la “capacità di resistere” e la “domanda di resistenza” associata alle azioni agenti sull’infrastruttura, varia tra 0 (corrispondente a una struttura pericolante) e 1 (corrispondente a un ponte perfettamente progettato e realizzato con le tecniche e le tecnologie odierne) e rappresenta una sorta di “voto” assegnato alla sicurezza strutturale dell’infrastruttura. Una volta che tale voto sia disponibile, l’ente gestore può decidere se accontentarsi del grado di sicurezza così misurato o tentare di aumentarlo mediante opere di manutenzione straordinaria o mediante l’abbattimento e la ricostruzione dell’infrastruttura. Per dare un voto a ciascuna opera è necessario: - recuperare la documentazione progettuale e quella esecutiva dell’epoca di realizzazione;

I casi precedenti Il Ponte Morandi è l’ultimo tassello di una grave sequenza di crolli lungo le strade italiane. Nel luglio 2014 si è spezzata a metà una campata del viadotto Petrulla, sulla strada statale 626 tra Ravanusa e Licata (Agrigento), per effetto della crisi del sistema di precompressione. Nell’ottobre 2016 è crollato un cavalcavia ad Annone (Lecco) a causa di un carico eccezionale incompatibile con la resistenza della struttura, che però è risultata molto invecchiata rispetto all’originaria capacità. Nel marzo 2017 è la volta di un sovrappasso all’altezza

- rilevare le caratteristiche geometriche e materiche dell’opera; - prelevare saggi e campioni dei materiali di cui l’opera si compone e sottoponendo tali campioni a prove di laboratorio; - effettuare valutazioni quantitative sul comportamento strutturale dell’opera all’attualità; - installare, eventualmente, sensori di varie tecnologie per valutare l’andamento del tempo del grado di sicurezza residuo (ma solo dopo aver effettuato la prima valutazione quantitativa). «In assenza di tali procedure di valutazione quantitativa è impossibile dare giudizi di qualunque tipo in merito alla sicurezza. Non risulta che tali procedure siano state applicate in modo sistematico alla rete stradale italiana e, di conseguenza, non esistono liste o mappe relative alla pericolosità dei ponti stradali italiani», afferma Occhiuzzi.

di Camerano, fra Loreto e Ancona Sud, per effetto di un evento accidentale durante i lavori di manutenzione. Nell’aprile 2017 si è spezzata a metà una campata della tangenziale di Fossano (Cuneo), questa volta in assenza di veicoli in transito e con modalità molto simili a quelle del viadotto Petrulla. E ancora, il crollo del cavalcavia di Annone, il ponte Molino chiuso ai trasporti eccezionali, la chiusura preventiva di alcuni viadotti e ponti nei giorni seguenti la tragedia di Genova: questa è la cifra dell’insicurezza italiana nelle proprie infrastrutture. E l’economia cerca vie alternative per non spegnere il paese.

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EXPORT&MERCATI

Per non perdere il filo Dazi, documenti, certificazioni. Negli ultimi mesi sono cambiate le regole dell’export. L’importante è orientarsi nel nuovo labirinto mondiale

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L’Ue vuole rivedere la blocking regulation In risposta alla possibile intensificazione delle sanzioni secondarie imposte dagli Usa alle non-Us persons, la Commissione europea sta valutando la revisione del regolamento (Ce) 2271/96, cosiddetto blocking regulation: tale normativa impone sanzioni severe a quegli operatori unionali che si adeguassero alle sanzioni secondarie imposte dagli Usa che non dovrebbero influenzare l’attività economica degli operatori unionali.

Critiche sul nuovo accordo Ue-Giappone Il 17 luglio scorso è stato firmato l’accordo di partenariato economico tra Unione europea e Giappone (Jefta). L’accordo dovrà essere sottoposto alla ratifica del Parlamento europeo e della Dieta nazionale del Giappone e presumibilmente entrerà in vigore nel 2019. Una delle maggiori novità introdotte dal Jefta, vista in maniera estremamente critica dalle associazioni imprenditoriali dell’Ue, riguarda la prova dell’origine che permette di beneficiare del trattamento preferenziale all’importazione di prodotti originari nelle due parti: l’onere della prova, tradizionalmente a carico dell’esportatore, passa in capo all’importatore che dovrà presentare alle autorità del Paese di importazione un claim for preferential tariff treatment basato su una dichiarazione di origine compilata dall’esportatore o sulla conoscenza dell’importatore (importer’s knowledge) circa il carattere originario dei prodotti.

Le risposte Ue ai dazi di Trump su alluminio e acciaio

Work in progress

Il 23 marzo 2018 sono entrati in vigore i dazi addizionali su acciaio e alluminio decisi dagli Stati Uniti. Dopo un periodo iniziale di esenzione da tali misure, dal 1° giugno esse si applicano anche all’Unione europea. L’Ue ha adottato, con i regolamenti 2018/724 e 2018/886, un pacchetto di contromisure, imponendo dazi addizionali su diverse categorie di prodotti originari degli Stati Uniti. Il 25 luglio, a seguito di un incontro, il presidente degli Stati Uniti Trump e il presidente della Commissione europea Juncker si sono impegnati a eliminare le misure restrittive e a iniziare i negoziati per l’abbattimento dei dazi su altri prodotti. Allo stesso tempo gli Stati Uniti hanno adottato, a più riprese, una serie di misure che colpiscono prodotti di origine cinese del settore tecnologico e della meccanica. La Cina ha contrattaccato con simili misure di politica commerciale su prodotti originari degli Usa. (Approfondimenti su L’Industria Meccanica 714 e 715)

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L’Ue sta correntemente lavorando agli accordi con diversi Paesi, tra cui: India, Singapore, Vietnam, Tailandia. Inoltre, sta sottoponendo a revisione accordi di libero scambio già attivi ma che ormai mostrano la loro anzianità. Tra questi, si possono citare gli accordi con Marocco e Messico. Inoltre, l’Ue sta negoziando un accordo con la Cina sugli investimenti e su una progressiva liberalizzazione dei rispettivi mercati agli investitori unionali e cinesi.


Dubai introduce l’Iva

Nuovi documenti richiesti per l’export verso la Turchia Dal 2011 la Turchia impone dazi aggiuntivi su alcuni prodotti originari di paesi diversi da quelli con cui ha siglato accordi di libero scambio o istituito unioni doganali. Per evitare che prodotti importati da paesi accordisti dell’Ue (ma non della Turchia) e immessi in libera pratica in Ue con trattamento preferenziale, siano esportati successivamente verso la Turchia con A.Tr, senza scontare i dazi Mfn e i dazi aggiuntivi – in forza dell’unione doganale tra Ue e Turchia – rendendo di fatto l’Ue una “lavanderia dei dazi”, le autorità doganali turche stanno richiedendo agli importatori di prodotti provenienti dalla Ue un documento che attesti l’origine dei prodotti medesimi. Tale documento può consistere, alternativamente, in: certificato di origine; dichiarazione del fornitore; exporter’s declaration, ovvero un’autodichiarazione compilata dall’esportatore unionale che attesta l’origine unionale o turca dei prodotti cui si riferisce (il modello è disponibile sul sito del ministero dell’Economia turco).

Quest’anno Dubai e Emirati Arabi introducono l’Iva. La decisione (che potrebbe estendersi in pochi anni anche ad altri paesi del Golfo) nasce per diversificare l’economia regionale ed emanciparsi dai proventi del petrolio, e stabilizzarla così rispetto alla variabilità del prezzo per barile. L’imposta è fissata al 5%, ma le transazioni economiche al di fuori di Emirati e Arabia Saudita sono fuori dal campo Iva. Non tutte le imprese hanno dovuto registrarsi ai fini dell’Iva: quelle con fatturato fra 187.500 dirham e 375.000 possono scegliere se farlo o meno, mentre sono esenti le aziende con fatturato minore. A distanza di mesi non tutti hanno un quadro completo.

Cina vs Usa È guerra commerciale fra Usa e Cina, ma non frena la crescita del surplus commerciale (+31 miliardi di dollari; +18,7%) e dell’export cinese (44,4 miliardi; +13,2%) negli Stati Uniti che ad agosto registrano nuovi valori record. Le autorità cinesi, come riporta il Financial Times, hanno invitato i vertici delle grandi banche di Wall Street (Blackstone, Goldman Sachs, JpMorgan, Morgan Stanley) il 16 settembre a Pechino per il “China-Us Financial Roundtable” dove incontreranno anche il vicepresidente cinese Wang Qishan. Obiettivo? Fare fronte comune contro la politica protezionistica del presidente Usa Donald Trump e scongiurarne le conseguenze disastrose per l’economia mondiale.

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Algeria e nuovi certificati Quest’anno il ministero del Commercio algerino ha annunciato nuove regole per l’importazione in Algeria di specifiche tipologie di prodotto, per attenuare lo squilibrio della bilancia commerciale e incentivare lo sviluppo dell’industria nazionale. Oltre all’aumento dei dazi all’importazione per 129 linee tariffarie (tra cui forni industriali, gru, macchine automatiche per l’elaborazione dell’informazione, oggetti di rubinetteria), all’introduzione di contingenti tariffari su alcune tipologie di autoveicoli e alla sospensione temporanea dell’importazione in Algeria dei prodotti identificati da 851 linee tariffarie, sono stati introdotti nuovi obblighi per la domiciliazione bancaria, obbligatoria per gli operatori algerini che intendono importare merce destinata alla rivendita allo stato immutato. Dal 1° gennaio 2018, infatti, gli importatori algerini che intendono attivare la domiciliazione bancaria devono presentare alle autorità la cosiddetta “attestazione di libera commercializzazione dei prodotti nel loro Paese di origine e/o di provenienza”. Tale documento, che deve necessariamente essere fornito dall’esportatore, serve ad attestare la conformità dei prodotti alla regolamentazione in vigore o, in mancanza, alle disposizioni internazionali in materia di sicurezza e di protezione del consumatore. Per le imprese italiane di alcuni specifici settori, la commercializzazione dei prodotti sul mercato nazionale (e unionale) è, però, subordinata non solo alla conformità in materia di sicurezza ma anche alla conformità alle norme in materia di certificazione ed etichettatura energetica; tali conformità, però, non sono richieste dalla normativa algerina. (Approfondimenti su L’Industria Meccanica 714)

Tutto da rifare: tornano le sanzioni contro l’Iran L’8 maggio scorso l’amministrazione statunitense ha deciso di ritirare l’adesione degli Stati Uniti dal Jcpoa – Joint comprehensive plan of act, il piano siglato nel 2015 per eliminare le sanzioni poste in essere nei confronti dell’Iran a fronte della riduzione, da parte di quest’ultimo, delle scorte di uranio arricchito. La decisione degli Usa comporta il ripristino delle sanzioni, sospese ma mai abrogate definitivamente, nei confronti di Us persons che mantengono rapporti economici con l’Iran. Saranno ristabilite anche le cosiddette sanzioni secondarie imposte dagli Stati Uniti nei confronti di non-Us persons che svolgono parte della propria attività economica negli Usa e che intrattengono relazioni con l’Iran. Il ripristino delle sanzioni avverrà dopo un wind down period durante il quale i soggetti interessati devono estinguere i propri affari con l’Iran. Parte delle misure sanzionatorie è già in vigore dal 7 agosto scorso; il 5 novembre verranno reintrodotte tutte le altre sanzioni previste dall’ordinamento statunitense. (Approfondimenti su L’Industria Meccanica 716)

Contenuti a cura di: Easyfrontier, Free Zone Dubai, Ice


EXPORT&MERCATI

La dogana che cambia Semplificazioni, razionalizzazione delle procedure, rapporto con le aziende: la dogana “senza carta” sta prendendo forma Intervista a Cinzia Bricca vice direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

di Fulvio Liberatore, Easyfrontier

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al maggio 2016 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) italiana, così come le autorità doganali degli altri Stati membri dell’Unione europea, sta lavorando sulla progressiva trasformazione delle procedure doganali che dovrebbero portare alla ormai famosissima dogana paperless. Come vive la dogana italiana questo cambiamento epocale? E cosa dovranno aspettarsi le nostre imprese manifatturiere in termini di benefici, semplificazioni e razionalizzazione delle procedure? L’amministrazione doganale italiana opera come di consueto su più fronti: in Europa contribuisce alla realizzazione e al miglioramento dei sistemi, e in Italia lavora per garantire e ampliare le funzionalità a disposizione degli operatori economici e l’efficacia delle semplificazioni procedurali di cui possono avvalersi: per esempio le autorizzazioni di operatore economico autorizzato e di esportatore autorizzato, le Informazioni Tariffarie Vincolanti e le Informazioni vincolanti in materia di origine, le autorizzazioni ai regimi speciali e le garanzie. Gli strumenti attivati dall’Adm consentono di sdoganare circa il 93% delle merci entro cinque minuti dalla presentazione della dichiarazione. Sempre più consumatori e imprese acquistano beni via internet, creando una massa immensa di low value shipment che può veicolare anche prodotti illegali e pericolosi sia per gli utenti finali sia per le imprese. Quale sarà l’approccio della nostra Agenzia e della Ue? Il pacchetto di modifiche legislative adottato dal Consiglio Ue il 5 dicembre 2017 (il Vat Digital Package NdR) incide

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sostanzialmente su alcuni obblighi relativi alle prestazioni di servizi e alle vendite a distanza di beni e sugli strumenti di cooperazione amministrativa e di lotta contro le frodi. Il nuovo sistema cambierà profondamente non solo l’impianto fiscale che disciplina il commercio elettronico ma, qualora il prodotto acquistato on-line arrivi da un paese extra-Ue, anche le procedure doganali. Altrettanto rilevante sarà l’impatto sui sistemi informatici della Ue e degli Stati membri, posto che occorrerà individuare i soggetti economici che operano con l’“Import One Stop Shop” o con lo “Speciale schema per la dichiarazione e il pagamento dell’Iva all’importazione” e gestire i flussi dei relativi traffici. L’Agenzia segue i lavori in corso sia lato dogana che lato fiscalità contribuendo ad assicurare la coerenza e la tenuta delle procedure che dovranno essere sviluppate per gestire il nuovo sistema. L’autorità doganale spesso spaventa gli operatori: si teme di non poter condividere con i funzionari incaricati di controlli e audit problematiche ed errori, magari commessi in buona fede. Eppure, moltissime volte le aziende italiane parlano di un ottimo rapporto con l’autorità doganale. Hanno sicuramente colto a pieno il senso del cambiamento del rapporto tra “fisco” e contribuente le aziende che parlano di un ottimo rapporto con l’autorità doganale. Ritengo che l’Agenzia delle Dogane sia stata precorritrice di quel mutamento culturale nell’approccio con il contribuente, che ora appare diffuso anche in altri settori dell’amministrazione finanziaria: già dal 2003 è stata introdotta la certificazione doganale nazionale delle imprese e ormai da quasi vent’anni si mettono in pratica metodologie di selezione dei controlli basate sull’analisi dei rischi. Non è un caso che si parli di cooperative compliance anche nel settore fiscale e di certified taxable person come punto qualificante delle modifiche alla disciplina europea dell’Iva. Questi nuovi strumenti di facilitazione del rapporto fisco-cittadino sono basati sul riconoscimento dell’affidabilità dell’operatore economico e si fondano su principi e requisiti simili, se non a volte identici, a quelli dell’Aeo doganale. Il Codice prevede che tutte le autorizzazioni rilasciate prima del maggio 2016 dovranno essere riesaminate. Mentre in altri Stati membri sembra che vi sia molta preoccupazione in merito ai tempi per il riesame, quale è la situazione in Italia? L’Agenzia ha stabilito con le strutture territoriali un piano per il riesame delle autorizzazioni rilasciate prima del 1° maggio 2016 e sta monitorando l’effettivo svolgimento delle attività. Non ci risultano particolari sofferenze e siamo consapevoli che la Commissione europea ha lanciato

più di un warning agli Stati membri escludendo la possibilità di un differimento del termine del 1° maggio 2019. Dobbiamo, quindi, tenere il ritmo di marcia prestabilito nei piani per assicurare il riesame di tutte le autorizzazioni; sicuramente gli operatori non saranno penalizzati. Sappiamo che la procedura ordinaria presso luogo approvato è stata concepita come soluzione transitoria fino al momento di piena implementazione dei sistemi informatici doganali, quali ad esempio Aes (Authomated Export System), sdoganamento centralizzato, dichiarazioni semplificate. Sarà realmente così o l’ordinaria presso luogo approvato verrà comunque mantenuta nell’ordinamento? A prescindere dalla piena implementazione dei sistemi informatici doganali transeuropei, la procedura ordinaria presso luogo approvato resta uno strumento giuridico e procedurale applicabile di per sé. Ritengo, quindi, che possa competere ad armi pari con le altre semplificazioni previste dal Codice, quando saranno attuate. Attualmente l’85% circa delle formalità doganali viene espletato in procedura ordinaria presso i luoghi degli operatori approvati dagli uffici doganali ed il restante 15% circa, sempre in procedura ordinaria, presso gli uffici doganali. Ad oggi, i luoghi approvati sono circa 440 e interessano una platea di oltre 300 operatori. Secondo il Codice doganale dell’Unione un operatore, se autorizzato dalle autorità doganali, può presentare una dichiarazione semplificata, senza cioè alcune informazioni o documenti di accompagnamento. Si tratta di una semplificazione di qualche utilità per le imprese industriali? La platea degli operatori italiani non ha dimostrato, finora, grande interesse o necessità di avvalersi in modo massivo di questo tipo di semplificazione. Anche in vigenza del vecchio Codice doganale comunitario l’analoga semplificazione della dichiarazione incompleta non ha avuto un pregnante utilizzo; a maggior ragione oggi, alla luce del Codice doganale dell’Unione, appaiono più significative altre semplificazioni che vanno ad eliminare la necessità di presentare dichiarazioni che lasciano sospeso l’accertamento doganale per periodi anche non brevi (tipicamente, l’autorizzazione alla determinazione semplificata del valore in dogana delle merci in presenza dei relativi presupposti e requisiti). I controlli doganali, almeno in Italia, sembrano significativamente calati nel numero e aumentati nell’efficacia, anche grazie, probabilmente, alle metodologie di analisi dei rischi adottate dall’Agenzia delle Dogane.

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L’Agenzia è tenuta a garantire il presidio del gettito erariale e la tutela della salute e della sicurezza pubblica mediante il contrasto ai traffici illeciti. Le dichiarazioni doganali sono gestite dal sistema Aida e sono esaminate dal circuito doganale di controllo che, sulla base di un’accurata analisi dei rischi, determina il livello di selezione dei controlli analizzando il 100% delle dichiarazioni. La globalizzazione degli scambi e dei relativi flussi di traffico ha comportato la necessità di potenziare, da parte dell’Agenzia, la capacità di lettura e di analisi dei flussi commerciali internazionali a rischio. Lo sviluppo delle attività di intelligence e l’affinamento delle tecniche di analisi dei traffici hanno supportato, nel tempo, la rimodulazione dei controlli in funzione della effettiva “pericolosità” delle merci e dei soggetti che intervengono nelle operazioni doganali, rendendo sempre meno invasivi gli accertamenti nei confronti degli operatori economici corretti. Ci potrebbe dire se i profili di rischio sono condivisi, oggi, a livello unionale oppure è ancora vero che un operatore può “tentare la sorte” nei 28 Stati membri proprio perché, salvo casi clamorosi, non esiste un sistema condiviso di analisi dei rischi? Siamo ancora lontani dall’attuazione del considerando n. 19 del Codice che postula la necessita di stabilire “un’applicazione armonizzata e standardizzata dei controlli doganali operati dagli Stati membri, al fine di assicurare in tutta l’Unione un controllo doganale di livello equivalente che scongiuri il rischio di comportamenti anticoncorrenziali ai vari punti di entrata e di uscita dell’Unione”. Tali logiche e inequivocabili premesse non si sono tradotte in altrettanto granitici dispositivi: non è sufficiente quanto stabilisce l’art. 46 del Codice per scongiurare il rischio di “tentare la sorte” nello Stato membro che presenta presidi di controllo consapevolmente o inconsapevolmente affievoliti e, probabilmente, solo l’istituzione di una dogana europea a tutti gli effetti potrebbe garantire interventi equivalenti in ogni punto di ingresso o di uscita nel/dal territorio della Ue. Tutti sappiamo della guerra commerciale tra Usa, Cina e, purtroppo, anche con il resto del mondo. Ritiene che i controlli complessivamente aumenteranno? Generalmente le metodologie di analisi dei rischi individuano come situazioni e operazioni a minor rischio quelle in cui non si applicano preferenze daziarie o altre misure di politica commerciale di particolare favore. Di conseguenza, l’analisi dei flussi e le corrispondenti misure di controllo tengono in considerazione i possibili sviamenti tariffari o di origine e non le situazioni nelle quali merci sono corret-

tamente classificate e dichiarate originarie da paesi terzi nei confronti dei quali non vigono particolari misure preferenziali, tariffarie o non tariffarie. Il 17 luglio 2018 è stato firmato l’accordo tra Ue e Giappone, che prevede un’inversione della responsabilità relativa alla correttezza e alla veridicità della prova dell’origine preferenziale dall’esportatore all’importatore, che dovrà essere in grado di fornire alle autorità del proprio paese informazioni estremamente sensibili per l’esportatore. Questo potrebbe bloccare l’utilizzo degli accordi? Sono comprensibili le preoccupazioni e i dubbi degli operatori. Tuttavia, non sembra al momento che ci possano essere molti spazi operativi per modificare la posizione Ue sul punto. Proprio recentemente abbiamo sollevato nuovamente queste perplessità ma la Commissione, pur prendendo atto delle conseguenze che potrebbero verificarsi con l’introduzione nell’accordo del concetto di “conoscenza dell’importatore del carattere originario delle merci” ai fini del riconoscimento del trattamento preferenziale, ha posto in evidenza che queste disposizioni rappresentano la nuova tendenza che caratterizzerà anche altri accordi ed ha ipotizzato come possibile cautela l’inserimento di una specifica disposizione (limitation clause) limitativa dell’uso delle informazioni per esclusive finalità relative all’origine. Sappiamo che la Commissione europea sta discutendo vivamente in merito ai possibili scenari post-Brexit. Tra le diverse ipotesi analizzate, spicca il mutuo riconoscimento degli Operatori Economici Autorizzati e, soprattutto, il self-assessment per agevolare gli scambi. Cosa dobbiamo aspettarci? Lo scenario della Brexit è ancora molto incerto e, ultimamente, sembra più orientato verso una “hard Brexit”. In questo caso, dal 29 marzo 2019, il flusso di merci da e verso il Regno Unito, finora gestito solo fiscalmente come scambio intracomunitario, si tramuterebbe in operazioni di importazione ed esportazione sottoposte alle ordinarie procedure e controlli doganali: il Regno Unito verrebbe quindi considerato alla stregua di qualunque altro paese terzo con il quale non vigono particolari accordi e facilitazioni. In caso di “soft Brexit” le questioni sarebbero rimesse alla conclusione di un accordo di ritiro con transizione fino al 31 dicembre 2020 e regolamentazione delle operazioni commerciali nei cinque anni successivi. La possibilità o meno di sfruttare le semplificazioni connesse al mutuo riconoscimento dello status di Aeo, ivi compreso il ricorso al self-assessment, dipendono essenzialmente dal risultato dei negoziati in corso e, in seconda battuta, dalla attivazione di questa semplificazione anche a livello Ue.

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Le parole chiave Dogana paperless: sarà adottata una proroga del termine ultimo, che dal 2020 sarà rimandato al 2025 Low value shipment: spedizioni o consegne di prodotti di modico valore Fiducia e affidabilità: le basi per la costruzione del rapporto tra impresa e dogana e impresa e fisco 1° maggio 2019: termine ultimo per il riesame delle autorizzazione rilasciate prima della data di applicazione del Codice doganale dell’Unione Procedura ordinaria c/o luogo approvato: la semplificazione “tutta italiana” rimarrà nell’ordinamento anche dopo la piena implementazione dei sistemi informatici Controlli doganali: l’aumento degli Aeo garantisce una diminuzione dei controlli e lo spostamento dell’attenzione sugli scambi effettivamente a rischio Accordo Ue-Giappone: le novità introdotte in materia di origine rappresentano la tendenza dei futuri accordi dell’Ue Hard Brexit: la possibilità sempre più concreta di una Brexit senza accordo di recessione

Da Sapere Cinzia Bricca è, dal 2014, Direttore centrale legislazione e procedure doganali, ruolo che riveste correntemente ad interim. Dal 2 gennaio 2018, è Vice Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) amministra i tributi doganali e le accise, garantisce l’applicazione del Codice doganale dell’Unione europea e delle misure legate agli scambi internazionali, contribuisce e partecipa alla lotta alle frodi, concorre alla sicurezza e alla salute dei cittadini attraverso il controllo delle merci che entrano sul mercato unionale.

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EXPORT&MERCATI

Cina e Italia, nuove possibilità per il pressure equipment A luglio l’associazione italiana della Caldareria, Ucc, si è iscritta alla Camera di commercio Italia in Cina. È la prima volta per un’italiana. Perché? Quale visione e quali possibilità sono all’orizzonte? l’industria meccanica 717 | 36


Lo abbiamo domandato ai due protagonisti di questa nuova storia: Bruno Fierro, presidente di Ucc, e Davide Cucino, presidente della Camera di commercio Italia in Cina. Per quale esigenza Ucc ha deciso di procedere all’iscrizione alla Camera di commercio Italia in Cina? Bruno Fierro: L’associazione Ucc dalla sua nascita si è sempre molto concentrata nel diffondere norme, fornire assistenza legislativa e training tecnico. Il Consiglio direttivo, che mi ha dato l’incarico di presiedere l’associazione e che da poche settimane mi ha rinnovato, mi ha affidato un mandato chiaro: affiancare a questa attuale e ottima caratteristica il supporto al business. Per rispondere a tale richiesta, abbiamo messo in campo un monitoraggio dei paesi verso i quali guidare l’approdo delle nostre aziende associate. La Cina era in cima alla lista: Belt and road e Cina 2020 significano, infatti, grandi investimenti nei quali le aziende della caldareria potrebbero essere interessate come fornitura. Come pensa che questo progetto possa essere supportato dalla Camera di commercio Italia in Cina? Davide Cucino: Alla Camera di commercio Italia in Cina, diversa da quelle italiane organizzate per province, si associano tutte quelle realtà che hanno un radicamento nel territorio cinese. Ogni giorno diamo assistenza a chi non conosce il paese o lo conosce in modo parziale. Ancora prima di lavorare sulla facilitazione del business, il primo esercizio che facciamo è quello di introdurre l’azienda nel paese e capire se ci siano delle opportunità. In passato uno dei punti deboli dell’approccio italiano è stato muoversi in maniera non coordinata, oggi sono stati fatti molti passi in avanti per portare un valore aggiunto a una strategia di medio respiro. In questo alveo si possono riconoscere il vantaggio per Ucc, che accompagneremo in nuovi percorsi di business, e la possibilità per la Camera di commercio di proporre strategie che servano ad accorciare le difficoltà e a percorrere l’ultimo miglio.

È il primo caso in cui un’associazione industriale si associa? Quali effetti positivi potrebbe innescare? Davide Cucino: Sì, è la prima volta che un’associazione confindustriale si associa alla nostra Camera. Negli anni scorsi sono sempre stati più frequenti i rapporti con le imprese e le loro rappresentanze, soprattutto finalizzati alle missioni sul territorio. Da questa nuova collaborazione aspettiamo sicuramenti buoni ritorni in entrambe le direzioni. Da una parte la Camera può essere un punto di riferimento per tutte le aziende della vostra associazione, che potranno cercare di aumentare, migliorare e affinare la loro presenza in un mercato abbastanza complesso. Dall’altra la Camera può cogliere l’occasione per farsi conoscere in Italia. Quali sono i prossimi passi della collaborazione? Bruno Fierro: Abbiamo già parlato più volte con il presidente Cucino della possibilità di implementare in tutti e due i Paesi alcuni eventi di match-making con l’obiettivo non facile di mettere in contatto il mondo della fornitura, interessante per Ucc, e il mondo dell’impresa cinese, che richiede manufatti e tecnologie di grande qualità come viene riconosciuto agli europei. Questa potrebbe essere una delle prime iniziative da considerare. Abbiamo intravisto uno sbocco in Cina per almeno due comparti: i boiler e le grosse carpenterie in pressione. Allo stesso tempo è utile il supporto istituzionale in Cina per quelle imprese che, a seguito di questi incontri, potrebbero avere la necessità di implementare per la prima volta interventi di delocalizzazione o nuovi rapporti di fornitura. Davide Cucino: Aggiungo che come Camera ci stiamo focalizzando molto sul comparto della meccanica e dell’innovazione. Vorremmo mostrare anche all’estero quanto e come l’Italia non significhi solo il saper vivere, come food, design e moda, ma che è ricchissima di tecnologia e di innovazione. All’interno di contenitori ad hoc cerchiamo di dare maggiore evidenza di queste grandi competenze meccaniche. Inoltre, abbiamo inviato un sondaggio in questi giorni a tutte quelle aziende che hanno una presenza in Cina o che hanno iniziato un percorso di avvicinamento. L’obiettivo è fotografare quello che accade nel Paese e capire quali siano le esigenze delle aziende. E va in questa direzione la Task force annunciata dal ministero dello Sviluppo economico per l’elaborazione di una nuova strategia nazionale di sistema, destinata a rafforzare le relazioni economiche e commerciali con la Cina. l.a.


EXPORT&MERCATI

Una procedura interna per mettere al sicuro il proprio export I passi da seguire per controllare le attività commerciali in paesi critici L’Europa sta predisponendo linee guida per aiutare l’imprenditore nella redazione del proprio Internal Compliance Programme di Hanz Giovanni Chiappetta e Marika Romani, Lawtelier Avvocati Associati

l’industria meccanica 717 | 38


L’

export italiano cresce – dice l’Istat nel suo ultimo rapporto – del 5,4%, e in generale continua a espandersi il commercio internazionale. In questo ambito la solidità di un’impresa italiana sui mercati, e dunque la sua competitività, dipende molto dall’attenzione nell’adottare testi contrattuali per tutelarsi in caso di controversia internazionale. Non solo, è importante anche la cura nell’implementare procedure interne – cosiddette di compliance – che dipendenti e collaboratori devono obbligatoriamente seguire, e che guidano l’impresa nel negoziare e definire i rapporti contrattuali con controparti estere conformemente alla legge. Tra le diverse procedure aziendali da adottare vi è quella di analizzare nello specifico, sotto diversi aspetti, l’esportazione da effettuare. Uno di questi aspetti riguarda l’ambito oggettivo dell’esportazione: l’imprenditore deve sempre analizzare il proprio prodotto da un punto di vista tecnico per accertare se il prodotto sia soggetto o meno ad alcune criticità, per esempio, se si tratta di un bene a duplice uso (i prodotti, inclusi il software e le tecnologie, che possono avere un utilizzo sia civile, sia militare). Proprio a causa della loro peculiarità, i prodotti dual use sono soggetti, in ambito nazionale ed europeo, a una specifica disciplina (in particolare, il Decreto legislativo 221/2017 e il Regolamento CE 428/2009) che ne subordina l’esportazione all’ottenimento di un’autorizzazione emessa dall’autorità competente. In Italia è il ministero dello Sviluppo economico. Un altro aspetto attiene all’ambito soggettivo dell’esportazione e dunque ai soggetti coinvolti nell’operazione commerciale. Gli esportatori italiani sono innanzitutto chiamati ad accertarsi che il proprio cliente non sia considerato dalla normativa applicabile come un soggetto con cui è vietato avere rapporti commerciali. L’imprenditore italiano deve anche considerare le criticità nascenti dalla normativa a cui le esportazioni verso un determinato paese possono essere soggette. È risaputo infatti che i mercati assoggettati a sanzioni economiche internazionali, come ad esempio l’Iran, pur

essendo irrinunciabili per molte imprese italiane del settore metalmeccanico, presentino spesso problematiche in tal senso, ravvivate, purtroppo, dalle continue oscillazioni della politica internazionale. Spesso inoltre accade che l’imprenditore italiano esporti contemporaneamente in differenti paesi che tra essi hanno rapporti conflittuali da un punto di vista politico e commerciale, e che la normativa di uno di tali paesi limiti o addirittura impedisca le esportazioni verso l’altro paese “non gradito”. Si pensi per esempio all’impresa italiana che esporta in Iran e che ha anche rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Una procedura per difendersi dal rischio di violare la normativa L’imprenditore, al fine di svolgere, per ciascuna esportazione, tutti i necessari controlli e adottare tutte le procedure eventualmente prescritte dalla legge, avrà la necessità di coinvolgere e istruire il proprio personale affinché quest’ultimo agisca, quotidianamente, nel rispetto di quanto richiesto dalla normativa. Uno strumento che potrebbe venire in soccorso dell’imprenditore è il cosiddetto Internal Compliance Programme - o Icp - che è costituito dall’insieme delle procedure e policy, create e implementate da un’impresa che hanno come obiettivo quello di garantire il rispetto dei controlli sulle esportazioni. Si tratta dunque di un programma interno realizzato dall’impresa su misura, che tiene in considerazione la specifica attività di export svolta dalla stessa. Cosa dovrebbe prevedere, quindi, un Icp? Per aiutare l’imprenditore nella redazione del proprio Icp, la Commissione dell’Unione Europea e le autorità competenti degli Stati membri stanno predisponendo delle linee guida. Non è ancora stata pubblicata la versione definitiva delle stesse ma il progetto è attualmente consultabile sul sito del ministero dello Sviluppo economico. In base a tali linee guida un Icp dovrebbe contenere:

di Mauro Ippolito, Wings Partners 39 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018


una dichiarazione di impegno al rispetto della normativa sulle esportazioni; la struttura organizzativa aziendale con la suddivisione chiara e netta dei ruoli e delle responsabilità; gli strumenti di cui l’azienda si avvale per la formazione del personale; le procedure di controllo da adottare (ad esempio, quelle per comprendere se il bene può essere esportato o se necessita di un’autorizzazione); le regole da seguire per procedere con il continuo monitoraggio delle esportazioni, con i costanti controlli in merito all’efficacia e attualità dell’Icp adottato e con le azioni correttive in caso di comprovate violazioni della normativa; i metodi di conservazione dei documenti attestanti le procedure effettivamente implementate; le misure che impediscono ai soggetti coinvolti di violare l’Icp e la normativa. Tutti gli aspetti sopra citati potrebbero quindi essere racchiusi in un manuale operativo aziendale da tenere sempre aggiornato. Tale strumento permetterebbe all’imprenditore di ridurre le eventuali incertezze circa le policy e procedure aziendali, di rendere possibile un controllo sistematico e accurato delle proprie esportazioni e, soprattutto, gli consentirebbe di recuperare più agevolmente le prove necessarie per dimostrare la correttezza e la diligenza del proprio operato in caso di contestazioni da parte delle Autorità, con la possibilità, quindi, di eliminare o ridurre il rischio di essere sanzionato, o di ottenere una riduzione delle sanzioni applicabili. Un Icp è ancora più importante alla luce del fatto che il Regolamento CE 428/2009 (relativo ai prodotti a duplice uso) dovrebbe essere a breve sostituito da un nuovo regolamento, che nella proposta subordina l’ottenimento di alcune autorizzazioni (le cosiddette “autorizzazioni globali”) all’attuazione di un efficace Icp. Inoltre un Icp sarebbe certamente d’aiuto nella gestione di un export che ha come target paesi politicamente in conflitto. Si pensi per esempio alle esportazioni destinate in Iran e al rischio di essere sanzionati ai sensi della normativa statunitense. Un efficace Icp potrebbe contenere le procedure da seguire per non violare anche la normativa americana.

Anima organizza il 4 ottobre un workshop dedicato all’export control in collaborazione con lo Studio Legale Lawtelier Avvocati Associati e il ministero dello Sviluppo economico che avrà l’obiettivo di illustrare più approfonditamente le tematiche sopra trattate e di fornire informazioni pratiche agli imprenditori partecipanti.

l’industria meccanica 717 | 40

Le parole chiave Due diligence soggettiva Gli esportatori italiani devono accertarsi che il cliente non sia considerato dalla normativa applicabile come un soggetto con cui è vietato avere rapporti commerciali.

Prodotti dual use I beni dual use, ovvero “a duplice uso”, sono i prodotti, inclusi il software e le tecnologie, che possono avere un utilizzo sia civile, sia militare. L’esportazione di beni dual use è disciplinata da una varietà di norme, criteri e procedure applicative che rispondono a esigenze di sicurezza nazionale e internazionale.

Internal Compliance Programme (Icp) È l’insieme di procedure e policy applicate da un’impresa, in base alle esigenze della propria attività di export, per garantire il rispetto dei controlli sulle esportazioni. Inoltre consente di recuperare agevolmente le prove per dimostrare la correttezza del proprio operato in caso di contestazioni.


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41 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018

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Export Day, a Milano player da tutto il mondo EXPORT&MERCATI

Milano, 3 dicembre: l’appuntamento di Anima Confindustria e Ita/Ice dedicato all’internazionalizzazione

L’

export della meccanica italiana è cresciuto del 4,5% nel 2017. Oltre 28 miliardi di euro il fatturato registrato lo scorso anno, con gli Stati Uniti che rimangono il mercato preferito per le esportazioni. Cresce di circa il 20% l’export in Polonia, Russia, Arabia Saudita e Cina. A conferma del fatto che la meccanica è un settore trainante in Italia, che non accenna a diminuire il suo volume. L’unico dato negativo dell’export 2017 nei principali mercati riguarda il Regno Unito (-2,6%), probabilmente frutto della Brexit e della rinegoziazione dei trattati. Un evento export a 360 gradi In questo scenario Anima Confindu-

stria Meccanica organizza in data 3 dicembre 2018 l’Export Day, presso il Melià Hotel di via Masaccio a Milano. L’evento verrà introdotto alle 9.30 dal discorso del presidente di Anima Alberto Caprari, a cui seguiranno interventi di Ita/Ice - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e di ospiti internazionali. La mattinata proseguirà con incontri B2B di buyer internazionali provenienti da Russia, India, Cina, Libano, Stan-countries (Afghanistan, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Pakistan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan) e altri paesi in via di definizione. Nel pomeriggio si svolgerà la seconda parte di incontri B2B, seguita da una

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serie di workshop operativi sui temi più attuali per l’internazionalizzazione, come ad esempio le modifiche della normativa Gost R nel mercato russo a cura dell’ente di certificazione Icim. La certificazione Gost R può essere paragonata alla marcatura Ce in Europa, ed è richiesta per l’importazione e l’immissione sul mercato della Federazione Russa di determinate tipologie di prodotti (o per promozione commerciale). All’interno di questi workshop verranno trattati argomenti d’attualità come il Jpcoa - l’accodo sul nucleare iraniano, e l’evoluzione della “guerra dei dazi” a livello internazionale. Info e iscrizioni www.anima.it


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43 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018


flash internazionalizzazione Inaugurato a Shanghai l’Ufficio Sace-Simest Sace Simest apre un ufficio a Shanghai con l’obiettivo di offrire alle imprese italiane un punto di riferimento su cui contare per sviluppare i propri piani di crescita nella Cina continentale e nei mercati limitrofi di Corea, Taiwan, Giappone e Mongolia. “Dopo avere intrapreso da tempo un percorso di forte cambiamento, sia al proprio interno sia in ambito internazionale, la Cina sta ora attuando importanti iniziative di apertura anche in ambito finanziario e normativo - ha dichiarato Beniamino Quintieri, Presidente di Sace”. L’export italiano in Cina, dopo aver raggiunto quota 13,5 miliardi di euro nel 2017 (+22%), proseguirà infatti il suo cammino di crescita, mettendo a segno un +12,3% nel 2018 e un +8,8% medio annuo anche nei successivi tre anni.

Dubai - Wetex Dubai (23-25 ottobre 2018) Ice-Agenzia organizza una partecipazione collettiva italiana alla 20^ edizione della fiera Wetex “Water, Energy, Technology and Environment Exhibition” che si svolgerà presso il Convention and Exhibition Centre di Dubai. Tutto nell’ambito dell’attività promozionale 2018 a favore della filiera tecnologie ambientali ed energie rinnovabili. Gli Emirati Arabi Uniti continuano a dimostrare il loro impegno nel promuovere e migliorare l’innovazione, la ricerca e la regolamentazione delle energie rinnovabili ed ambientali a livello globale. Lo sviluppo dell’industria delle tecnologie pulite (CleanTech) e delle energie rinnovabili nei paesi del Golfo è assicurato, oltre che da un periodo di crescita sostenuta, anche dall’interesse sia del settore pubblico che di quello privato.

Marocco: finanziamenti dalla Ue per 890 milioni di euro in tre anni Il Ministro marocchino dell’Economia e delle Finanze Mohamed Boussaid ha dichiarato che, nel corso degli ultimi tre anni, l’Unione Europea ha concesso finanziamenti al Paese nordafricano per un importo complessivo di 890 milioni di euro. Durante una conferenza sulla cooperazione economica e finanziaria tra Marocco e Unione Europea tenutasi a Rabat, il Ministro Boussaid ha rivelato che tali finanziamenti sono destinati a sostenere programmi infrastrutturali, iniziative di sviluppo socio-economico, consolidamento della governance e rafforzamento del Marocco come partner strategico della Ue nell’area Mena. Il Regno del Marocco, infatti, detiene lo “status avanzato” nelle relazioni con l’Unione Europea, essendo il primo Paese beneficiario della politica di vicinato attuata da Bruxelles.

Arabia Saudita - Saudi Build 2018 (22-25 ottobre 2018 - Riyadh) Ice-Agenzia - con il supporto delle associazioni di categoria Anima/Ucomesa e Unacea - organizza la Partecipazione Collettiva Italiana alla fiera “Saudi Build 2018” in programma a Riyadh. Nell’intera regione mediorientale l’Arabia Saudita rappresenta il più grande produttore e consumatore di materiali edili con un contributo del settore al PIL pari al 7%, secondo solo all’industria petrolifera. Nell’ottica di favorire la trasformazione socioeconomica nel Regno, l’implementazione dei piani “Saudi Vision 2030” e “National Transformation Program 2020”, unitamente agli ambiziosi progetti di apertura e sviluppo del turismo leisure (“Neom”, “Red Sea Project” e “Qiddiya”) e al progetto di creazione di sei Smart Cities da completarsi entro il 2020, contribuiranno ulteriormente alla crescita del settore.

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Scripta manent, ma le interpretazioni cambiano Il contratto non può essere sempre “preso alla lettera”, soprattutto se le parti contraenti avviano un rapporto non previsto dall’accordo

di Giacomo Pescatore* *Giacomo Pescatore è socio di uno Studio legale che si occupa di diritto commerciale (e quindi di contrattualistica, diritto industriale, diritto societario e diritto fallimentare) in ambito nazionale e internazionale.

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Il comportamento complessivo delle parti è fondamentale per determinare l’intenzione comune, anche dopo la scadenza del contratto

N

el primo intervento apparso nel numero di marzo di questa rivista si è ricordato come il rapporto contrattuale debba essere interpretato alla luce del comportamento delle parti, sia prima che dopo la sottoscrizione del testo contrattuale. Si è difatti spesso portati a credere che, una volta sottoscritto il contratto, il rapporto tra le parti contraenti risulti integralmente e definitivamente disciplinato. Non è così. Anche dando per presupposto che un contratto risulti scritto in modo chiaro ed esauriente – e la prassi insegna che spesso non è così – è fondamentale la condotta delle parti nella fase di esecuzione del contratto per la corretta interpretazione degli obblighi che ne scaturiscono. Il principio è dettato nel nostro ordinamento dall’articolo 1.362 del codice civile, a norma del quale “nell’interpretare il contratto si deve indagare quale sia stata la comune intenzione delle parti e non limitarsi al senso letterale delle parole”, e “per determinare la comune intenzione delle parti si deve valutare il loro comportamento complessivo, anche posteriore alla conclusione del contratto”. Non si tratta di una norma prevista esclusivamente dalla legge italiana (che trova quindi applicazione solo nei casi in cui sia questa la legge applicabile al contratto), ma di un principio dettato dalla maggior parte degli ordinamenti giuridici – quanto meno di quelli occidentali – e che trova ampia applicazione da parte della giurisprudenza, in particolare di quella arbitrale, notoriamente più incline a valutazioni “di buona fede”. È bene inoltre precisare che il termine “comportamento” si riferisce a ogni condotta tenuta da una parte contraente sia a mezzo scritto (e-mail incluse) che per fatti concludenti.

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In base al comportamento delle parti, possono dunque risultare modificate alcune obbligazioni delle parti, il periodo di vigenza del contratto o, addirittura, la natura dello stesso. Facciamo un esempio per ciascuna delle suddette tipologie.

Mancato rispetto del contratto Un’impresa fornisce prodotti ad un distributore straniero che è tenuto a raggiungere minimi annuali di acquisto a norma di contratto; nonostante ciò, il distributore non li rispetta per diversi anni senza contestazioni da parte del fornitore. In un caso del genere, il rischio che il contratto sia interpretato nel senso della non vincolatività dei minimi di acquisto è elevato; così, pare difficile che il fornitore giunto al quinto anno contrattuale possa risolvere il contratto contestando il mancato rispetto dei minimi di acquisto da parte del distributore (quanto meno nel caso in cui quest’ultimo abbia effettuato acquisti in linea con gli anni precedenti).

precedono sono solo esempi di massima, e che le valutazioni vanno effettuate quindi caso per caso. Così, ad esempio, non è detto che il mancato rispetto dei minimi di acquisto equivalga a eliminazione degli stessi; a questo fine occorre però che non vi sia una piana acquiescenza da parte del fornitore e che il mancato rispetto dei minimi sia contestato, pur senza risolvere il contratto. Tali esempi sono comunque utili a fornire un’idea dei rischi che si possono correre laddove si lasci andare il contratto alla deriva. Nel dare esecuzione a un contratto è bene che sia sempre chiara la rotta da tenere. Che un’impresa tenga quindi sempre presente cosa prevedono le clausole previste nel contratto sottoscritto, e inoltre se il comportamento tenuto successivamente alla sua sottoscrizione sia in linea con le previsioni contrattuali o crei un elemento di discontinuità rispetto alle stesse. In questo secondo caso l’impresa non deve necessariamente astenersi dal compiere le suddette attività, ma deve essere consapevole delle conseguenze che ne derivano e ciò anche al fine di valutare se e quali contropartite chiedere eventualmente all’altra parte.

Rapporto oltre le scadenze contrattuali Un’impresa sottoscrive con un agente un contratto a tempo determinato che, tuttavia, le parti continuano ad eseguire, alle medesime condizioni contrattuali, anche al termine dello stesso. In un caso del genere il contratto si è tramutato a tempo indeterminato, con le conseguenze che ne derivano dal punto di vista del successivo scioglimento del rapporto.

Interventi su un prodotto esterni all’accordo Un’impresa fornisce un macchinario standard, di cui garantisce unicamente il rispetto dei parametri previsti a catalogo; successivamente l’acquirente richiede una serie di interventi aggiuntivi, finalizzati ad ottenere funzionalità aggiuntive, che il fornitore accetta di effettuare. In un caso del genere, il rapporto contrattuale potrebbe intendersi modificato da una semplice vendita (quella del macchinario a catalogo) in un appalto, derivante dalla necessità di raggiungere i nuovi parametri e funzionalità richiesti dall’acquirente successivamente alla consegna del macchinario nella sua versione standard.

Ogni caso fa storia a sé Per quanto sia scontato, è bene precisare che quelli che

Tre tappe per conoscere la meccanica dei contratti L’articolo che pubblichiamo su questo numero è l’ultimo di tre interventi finalizzati a chiarire, o anche solo a ricordare, l’importanza della “meccanica dei contratti”: 1. Nel primo intervento (L’Industria Meccanica n.714) viene affrontata la fase precontrattuale, e come il comportamento delle parti possa influire sulla qualificazione e sull’interpretazione del contratto; 2. Nel secondo intervento (L’Industria Meccanica n.715) ci siamo occupati del coordinamento di alcune clausole contrattuali (all’interno dello stesso contratto o di contratti differenti); 3. In questo articolo il tema è l’esecuzione del contratto, e in che modo anche in tale fase la condotta delle parti si riveli fondamentale rispetto all’interpretazione del contratto in essere e degli obblighi che da esso scaturiscano effettivamente.

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ZA E IEN51 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018


RUBRICA: Centro studi Fondazione Ergo

Al centro della filosofia di Marchionne, la progettazione di linee di lavoro a zero fatica Da Mirafiori a Cassino: nel 2006 il progetto pilota che avrebbe rivoluzionato il lavoro nelle fabbriche del gruppo Fca

di Rachele Sessa, Centro Studi Fondazione Ergo

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Centro studi Fondazione Ergo

L’utilizzo dei big data è diventato fondamentale per studiare postazioni di lavoro ergonomiche

S

i è scritto molto questa estate di Sergio Marchionne e della sua eredità più grande, ovvero la trasformazione dell’azienda automobilistica italiana in una multinazionale all’avanguardia, iscrivendo così la Fiat del Novecento all’albo della sfida competitiva mondiale. I quattordici anni con Marchionne sono stati per Fca radicali: la sua guida non è stata caratterizzata solo da strategie e investimenti originali e indovinati, ma soprattutto da una più importante rivoluzione interna: quella che ha investito il modo di lavorare e di “vivere la fabbrica” soprattutto da parte dei lavoratori. In questa evoluzione ha avuto un ruolo chiave il riconoscimento dell’ergonomia come disciplina chiave per la costruzione di una fabbrica senza fatica, migliorando le condizioni e gli ambienti di lavoro e superando il modello classico fordista incentrato sull’operaio-massa.

Le pagelle degli operai parlavano chiaro, ma non solo A parlare del cambiamento del lavoro nelle fabbriche non sono solo le immagini degli stabilimenti belli e puliti come cliniche svizzere ma anche i numeri. Se si guarda alla continua riduzione di infortuni che si registra negli stabilimenti del gruppo oramai da 11 anni, emergono cifre che fanno riflettere: una riduzione del 9% dell’indice di frequenza rispetto al 2016 e del 79% rispetto al 2010 (0,09 infortuni ogni 100 mila ore lavorate) e –21% sul 2016 e –77% sul 2010 dell’indice di gravità (con 0,03 giorni di assenza per malattia ogni 1.000 ore lavorate), consentendo risparmi al gruppo pari oltre 105 milioni dal 2012 al 2017 derivanti dalla riduzione dei premi assicurativi pagati all’Inail. E ancora, non è finita qui: la drastica riduzione dei disturbi legati all’apparato muscoloscheletrico (schiena, braccia, spalle, collo e polso) con un indice di frequenza delle malattie professionali (rapporto tra i casi di malattia professionale e le ore lavorate per 100 mila), in continua riduzione, nel 2017 è stato pari a 0,08 (0,14 nel 2016). Negli ultimi anni, gli operai stessi hanno raccontato questo cambiamento. Nel 2015 la ricerca Fim-Cisl “Le perso-

ne e la fabbrica. Una ricerca sugli operai Fiat Chrysler in Italia” presentava i risultati sorprendenti di 5.000 questionari che davano voce ai lavoratori e che raccontano di postazioni di lavoro più semplici, di stazioni adattative, sempre meno faticose e che non richiedono più sovraccarichi fisici. Su YouTube si trova ancora il video spot di quella ricerca in cui Carlo de Simone – operaio di Pomigliano – racconta la trasformazione «per le operazioni di cablaggio prima mi piegavo a 90 gradi sovraccaricando la colonna vertebrale, oggi la macchina in linea si alza ad una altezza media, non è più l’operaio che va alla macchina, ma la macchina che va verso l’operaio» «per montare i tubi del sistema frenante, i ganci girevoli, portano l’auto ad altezza uomo». Rita Coviello – prima team leader a Pomigliano – diceva «la gente lavora con più tranquillità, non c’è più addosso quella pesantezza, quello stress e ciò garantisce la qualità del lavoro». Ebbene si, il 64% dei lavoratori riconosceva la riduzione della fatica fisica, la semplificazione delle mansioni oltre all’ordine, alla pulizia e alla sicurezza come elementi base per un nuovo modo di lavorare in fabbrica.

Quando e come è cambiato il lavoro in Fca «Il seme dell’idea che avrebbe rivoluzionato il lavoro nelle fabbriche: progettare linee di montaggio a zero fatica, fu gettato nel 2006 con un primo progetto pilota a Mirafiori sulla linea di montaggio Musa-Punto-Idea» racconta Gabriele Caragnano, direttore tecnico di Fondazione Ergo «A Mirafiori fu completamente ripensato il modo di lavorare degli operai, cambiando completamente il ritmo della catena dando vita a quella che il quotidiano La Repubblica definì la danza degli operai». A livello tecnico, è stato introdotto il metodo Mtm-Uas per la determinazione del tempo e lo studio dei movimenti necessari per eseguire le attività manuali previste per ogni attività e Eaws (Ergonomic assessment worksheet) per il calcolo dell’indice di carico biomeccanico della postazione in esame. Ovvero da quel momento entra nel Dna di Fca il più noto sistema Ergo-Uas, uno strumento

Dal 2010 gli infortuni sono diminuiti del 79% grazie ai processi di riorganizzazione della fabbrica

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definibile di “co-design” con il fine di realizzare processi produttivi Human Centered. Lo studio ergonomico per ottimizzare i compiti lavorativi, a livello sia delle singole postazioni di lavoro, sia dell’intera linea produttiva, iniziò ad indossare una nuova veste: quella dell’ergonomia preventiva con l’obiettivo di avere postazioni di lavoro tutte verdi (cioè senza sforzi fisici).

Ma cosa succede di preciso in fase di progettazione? Le singole competenze, è chiaro, oggi sono poco utili. L’ergonomo, invece, al fianco dell’ingegnere, del progettista industriale e dell’operaio che diventa sempre più tecnico e specializzato, mettono in campo un mix di know how che consentono di progettare le singole postazioni di lavoro in maniera ottimale. È la progettazione di gruppo, in cui i partecipanti contribuiscono, in modo creativo e aperto, a sviluppare soluzioni nuove o migliori individuando problemi, ma anche opportunità, in modo circolare e non più lineare, superando le barriere dell’organigramma aziendale che dà linfa nuova alla fabbrica che nasce e viene costruita a misura d’uomo. «Era questo che faceva funzionare la danza. La danza degli operai allora riguardava 1.500 lavoratori. Oggi oltre 25.000 nelle fabbriche d’auto italiane» aggiunge Caragnano, perché velocemente questa nuova filosofia ha consentito la rinascita di Pomigliano e poi di Melfi, Grugliasco, Cassino e Sevel.

La tecnologia, la simulazione immersiva L’evoluzione dell’ergonomia negli ultimi anni ha avuto una incredibile accelerazione anche con l’avvento della tecnologia e l’utilizzo dei big data. Lo studio delle postazioni di lavoro si è evoluto nel tempo, fino ad arrivare oggi a una fusione tra l’ambiente reale

degli impianti industriali e quello virtuale del cosiddetto “Internet of Things”. «Nel 2012 in Fca è stato creato un laboratorio di ergonomia che consente di replicare tutte le attività che a progettazione e in linea hanno delle criticità e che hanno bisogno di essere riviste o completamente riprogettare» racconta Stefania Spada, responsabile dell’ergonomia in Fca. L’approccio virtuale all’ergonomia avviene attraverso strumenti avanzati di simulazione che, grazie ad una rappresentazione del posto di lavoro in 3D permettono di valutare aspetti legati ai movimenti che l’operatore dovrà eseguire per svolgere le attività richieste, rendendo possibile uno studio preciso del metodo e dell’ergonomia. In quest’ambiente, dei manichini virtuali permettono di riprodurre i compiti di lavoro realizzati dagli operatori e di valutare indici produttivi ed ergonomici, mediante tecnologie di realtà immersiva o aumentata, sfruttando le più innovative soluzioni di fruizione di tali ambienti.

Big data: dalle postazioni adattative a quelle auto-adattative Entrando nello stabilimento di Cassino, oggi si può vedere un qualcosa che ha del futuristico, l’operaio che si identifica con il badge che contiene i suoi dati antropometrici e la postazione si auto-adatta in maniera dinamica attraverso il riconoscimento del percentile antropometrico ottenuto dall’elaborazione delle caratteristiche dell’operaio. La postazione, dunque, si alza o si abbassa in automatico, a differenza delle attuali postazioni che generalmente sono fisse, basate su parametri medi standard. Come è possibile tutto ciò? L’utilizzo dei big data è diventato strategico nel settore dell’health and safety. Fca negli anni ha registrato 13 punti antropometrici oltre a peso, statura, provenienza del lavoratore e dei genitori di ben 6.000 operai (3.000 uomini e 3.000 donne) tra i 18 e i 65 anni in 13 stabilimenti italiani. Questa enorme mole di dati ha consentito di creare umanoidi in grado di rappresentare le fisionomie reali degli operai, studiare postazioni di lavoro ergonomiche, allocare il personale in modo efficiente in base alle sue caratteristiche antropometriche, gestire meglio i Dpi (dispostivi di protezione individuale) senza sprechi, diminuendo ancora di più i rischi. Le postazioni di lavoro oggi “adattive”, nel breve futuro diventeranno “auto-adattative”, proprio come quella descritta di Cassino. Così la danza dei lavoratori Fca potrebbe diventare un punto di riferimento per tutta la manifattura italiana.

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OMANE E DUNE 57 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018


AUTOMAZIONE&PRODUZIONE RUBRICA: SPS Italia Hub

La stampa 3D in metallo verso la produzione di massa Una nuova piattaforma presentata da Hp promette di rendere competitiva la tecnologia additiva anche per produzioni di decine di migliaia di pezzi

di Franco Canna e Renzo Zonin

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a stampa 3D in metallo diventa più rapida, più economica, di maggiore qualità e, soprattutto, compatibile con la produzione di massa. Questo è quanto potrà osservare chi si recherà il prossimo novembre a Francoforte per toccare con mano le tante novità che saranno esposte a Formnext, la principale fiera europea dedicata al 3D Printing e all’additive manufacturing. Una delle postazioni principali della fiera sarà lo stand di Hp, che proporrà in anteprima ai visitatori europei la sua nuovissima piattaforma Metal Jet: un sistema che per molti versi può essere definito rivoluzionario, e che consente la produzione di componenti metallici di alta qualità in volumi elevati.

Tim Weber, global head del Metal 3D Printing Business di HP

Secondo Hp, la nuova piattaforma di stampa 3D consente ai clienti «di ripensare completamente il modo in cui progettano, producono e offrono nuove soluzioni nell’era digitale». «Siamo nel mezzo di una rivoluzione industriale digitale che sta trasformando un settore manifatturiero del valore di 12 mila miliardi di dollari», ha detto Dion Weisler, presidente e Ceo di Hp. «Abbiamo già contribuito a realizzare questa trasformazione introducendo la produzione in 3D di componenti in plastica su scala industriale. Ora ci stiamo spingendo oltre, con una tecnologia per la stampa 3D di materiali metallici». Il target di Hp è chiaro: la multinazionale statunitense punta ai settori automotive, industriale e medicale, settori in cui ogni anno vengono prodotte miliardi di parti metalliche.

Come funziona la nuova tecnologia HP Metal Jet è una nuova tecnologia binder jetting a livello di voxel (il corrispondente 3D del pixel). Con una dimensione del letto di stampa di 430 x 320 x 200 mm,

una ridondanza degli ugelli 4 volte superiore rispetto alle altre soluzioni di tipo binder jetting, il doppio delle barre di stampa e un utilizzo del legante significativamente inferiore in rapporto al peso, si prevede una maggiore produttività e affidabilità a costi di acquisizione e operativi inferiori rispetto ad altre soluzioni di stampa 3D per materiali metallici. Come ha spiegato Tim Weber, global head del Metal 3D Printing Business di Hp, alla base di tutto c’è l’esperienza accumulata dall’azienda in decenni di innovazione del comparto della stampa ink-jet prima, e nella stampa plastica 3D poi – in particolare, nei settori della progettazione di ugelli e testine di stampa, e dell’hardware/software di pilotaggio delle stesse. È quest’esperienza che ha permesso di realizzare una macchina che, secondo Hp, «è circa 50 volte più produttiva delle macchine concorrenti, sia di tipo binder-jetting che laser». La tecnologia usata è in effetti di tipo binder jetting, e funziona mediante la stesura di uno strato di polveri, seguita dalla deposizione a jet delle sostanze di binding (in quantità – fanno sapere dall’azienda – molto inferiore a quella usata di solito), e successivamente dall’asciugatura/finalizzazione dello strato e, alla fine del processo, dal passaggio in fornace per la solidificazione definitiva. Verso la produzione di massa, ecco i numeri Rispetto alle altre macchine, la maggiore produttività è ottenuta non tanto grazie a una maggiore velocità, quanto piuttosto grazie alla maggiore efficienza data da un volume stampabile di ben 430x320x200mm, oltre che dalle maggiori dimensioni della testina di stampa (che copre tutta la superficie di stampa in un unico passaggio) e dal maggior numero di ugelli ridondanti che consentono una maggiore affidabilità di stampa. La seconda caratteristica che spinge queste macchine verso l’uso nella produzione di massa è l’economicità, sia di acquisto che di esercizio, e l’azienda tiene a precisare che il sistema utilizza polveri metalliche standard. Nel primo periodo, in particolare, Hp ha deciso di concentrarsi sull’acciaio inossidabile. La terza caratteristica infine è la qualità delle parti prodotte, che esibiscono superfici con Ra da 4-7 micron e Rz di 25-40 micron, rispettano i requisiti degli standard Astm e Iso, e hanno ottimi comportamenti ai test di resistenza, con un comportamento isotropico dal punto di vista della microstruttura. Tutte queste caratteristiche insieme dovrebbero portare i costi di produzione a essere direttamente competitivi con

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tecnologie low-cost come il Mim (metal injection moulding), oltre che con la stampa laser. A titolo di esempio, un pezzo in metallo destinato a essere integrato in un motore costa tra gli 1,6 e i 2,1 dollari se realizzato in tecnologia Mim e 40-50 dollari se stampato al laser.

che opera nel settore delle pompe e delle soluzioni per sistemi di pompaggio. Wilo è interessata alla tecnologia per la produzione di parti idrauliche iniziali come giranti, diffusori e corpi pompa con dimensioni ampiamente variabili, che devono sopportare intense fluttuazioni di aspirazione, pressione e temperatura.

Chi l’ha già installata Le macchine HP Metal Jet saranno disponibili sul mercato solo nel 2020, in quantità limitata e su prenotazione (nella ristretta lista dei primi Paesi ci sarà l’Italia). Già oggi però alcune unità sono state installate presso due partner di alto livello: Gkn, produttore di parti per l’industria automotive, e Parmatech, fornitore per il mercato healthcare (e, tra parentesi, detentore del primo brevetto per il Metal Injection Molding, una consolidata tecnologia di produzione additiva di parti da polveri metallliche). Entrambe le aziende si aspettano di produrre con questa tecnologia, già a partire dal 2019, milioni di parti metalliche per il loro clienti. «Siamo all’inizio di un’entusiasmante nuova era da cui non potremo tornare indietro: il futuro della produzione di massa con la stampa 3D», ha commentato Peter Oberparleiter, Ceo di Gkn Powder Metallurgy.

Anche Volkswagen sta integrando la piattaforma nella propria roadmap a lungo termine per la progettazione e la produzione. La collaborazione tra Volkswagen, Gkn Powder Metallurgy e Hp consentirà di valutare la produzione di massa di pezzi personalizzabili, come portachiavi individualizzati e targhette. Il piano pluriennale di Volksvagen per l’utilizzo della piattaforma di Hp include anche la produzione di parti funzionali ad alte prestazioni con requisiti strutturali significativi, come manopole per il cambio e supporti per specchietti. Con l’ingresso di nuove piattaforme, come i veicoli elettrici nella produzione di massa, troverà ancora più applicazioni, come l’alleggerimento di parti di metallo completamente certificate per la sicurezza.

Volkswagen e Wilo già coinvolte Gkn Powder Metallurgy sta sfruttando la tecnologia Hp Metal Jet per produrre parti industriali a costi contenuti con un’efficienza idraulica superiore per Wilo, azienda

«L’industria automobilistica sta vivendo una rivoluzione: non solo i clienti ora si aspettano la personalizzazione, ma entro il 2025 i marchi del gruppo Volkswagen prevedono di introdurre 80 nuovi modelli elettrici», ha affermato Martin Goede, responsabile della progettazione e dello sviluppo tecnologico di Volkswagen. «Una singola automobile comprende da 6.000 a 8.000 parti differenti.

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A novembre torna la fiera Formnext

Uno dei grandi vantaggi di una tecnologia additiva come questa è che ci permette di produrre molte di queste parti senza dover prima costruire attrezzature per la lavorazione. Riducendo il tempo dei cicli per la produzione dei componenti, possiamo realizzare molto rapidamente una produzione di massa con volumi elevati». Un’idea interessante per consentire agli end user di proporre rapidamente nuovi progetti di componenti 3D e produrre parti finali in volumi elevati, è il progetto di proporre già dal 2019 un servizio di stampa 3D on demand realizzato proprio insieme a Gnk e Parmatech: Hp si occuperà di ricevere e validare tecnicamente gli ordini da parte di terzi, mentre i partner si occuperanno materialmente della produzione, dalla creazione del preventivo, alla stampa del prototipo e alla successiva messa in produzione del lotto.

L’edizione 2018 di Formnext, la fiera di riferimento per l’additive manufacturing in programma a Francoforte sul Meno dal 13 al 16 novembre, segue l’evoluzione e le innovazioni di questo settore anche con l’ampliamento delle categorie merceologiche e l’offerta dei prodotti relative all’intera catena del processo produttivo. Oltre ai settori già particolarmente forti (hardware, materiali, ecc.), saranno potenziate le aree del software e della post-elaborazione (ad esempio per la rimozione della polvere, la lavorazione superficiale o il trattamento termico) e la complessa produzione industriale degli utensili. L’Italia è tradizionalmente uno dei più importanti Paesi presenti a Formnext e quest’anno saranno 21 le aziende italiane espositrici, tra cui Sisma, Dws International, 3D4Mec, Roboze, Sharebot e Zare. Questo dato riflette uno sviluppo di particolare successo dell’industria manifatturiera additiva in Italia che si sta espandendo sempre più nei settori industriali. Quest’anno la fiera presterà particolare attenzione al mondo delle pre e post elaborazioni. «La manifattura additiva richiede un’ampia gamma di tecnologie: dalla progettazione alla preparazione del lavoro, dai processi di formatura alla lavorazione superficiale e alla garanzia della qualità», spiega spiega Sascha Wenzler, vice president di Mesago Messe Frankfurt, organizzatore della manifestazione. «Lo sviluppo degli ultimi anni ha confermato che queste pre e postelaborazioni rappresentano una componente considerevole del valore aggiunto. Per noi, in quanto organizzatori di Formnext, è quindi di fondamentale importanza presentare questi sviluppi di mercato in fiera nonché mostrare ai visitatori le tendenze future della manifestazione e le soluzioni complete per la loro produzione moderna».

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AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Blockchain e Industria: 6 esempi da copiare Il suo uso è inflazionato soprattutto in processi di pagamento e mercati finanziari. Ma, ormai, anche la manifattura ne sta sperimentando i benefici per tracciamento merci, supply chain e come risposta alla contraffazione. di Laura Aldorisio

Non solo bitcoin Nel numero di luglio agosto abbiamo raccontato il ruolo della blockchain nell’industria 4.0, i metodi per tracciare i prodotti lungo la filiera, e l’utilizzo della tecnologie per tutelare la proprietà intellettuale. Con contributi a cura della redazione, e approfondimenti di PwC, Lawtelier e Icim. L’Industria Meccanica 716 pagine 46-58

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AUTOMAZIONE E PRODUZIONE


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el 2017 il boom di nascite: la blockchain ha tenuto a battesimo un insieme di progetti, in crescita del +73%, e numerosi annunci di applicazione futura, in incremento del +273%. La blockchain è una tecnologia strutturata come una catena di blocchi contenenti transazioni: le principali caratteristiche sono l’immutabilità del registro, la tracciabilità delle transazioni e la sicurezza. Secondo la ricerca dell’Osservatorio blockchain & distributed ledger della School of management del Politecnico di Milano, la grande maggioranza dei progetti, pari al 59% di quelli censiti a oggi, è stata sviluppata nel settore finanziario, ma dal 2017 si nota un progressivo ampliamento degli ambiti applicativi che interessano anche l’attività di governo (9%), la logistica (7,2%), le utility (3,9%), l’agrifood (3%), le assicurazioni (2,7%), fino all’healthcare (2,4%), al trasporto aereo (2,4%), ai media (1,8%) e alle telecomunicazioni (1,2%). La blockchain, infine, appartiene alla famiglia dei distributed ledger, i sistemi che permettono ai nodi di una rete di raggiungere il consenso sulle modifiche di un registro distribuito in assenza di un ente centrale. In questo numero abbiamo analizzato alcuni casi nell’ambito manifatturiero.

Difendere il vino, e l’industria Enology è l’applicazione in difesa del vino. Almaviva ha realizzato una piattaforma di tracciabilità per arginare la contraffazione, il malanno del settore vitivinicolo. L’app è uno degli accessi al sistema basato sulla tecnologia Ethereum, una delle blockchain attualmente più evolute e utilizzata da Almaviva. In questo modo si garantisce che i dati siano pubblici e non possano essere modificabili da nessuno, assicurando così trasparenza, qualità e sicurezza ai consumatori sulla reale provenienza del prodotto. Su ogni bottiglia viene applicato un Tag Nfc (near field communication) univoco, che aggancia in maniera sicura tutta la storia del vino: coltivazione, raccolta e trasporto dell’uva fino alle varie fasi di produzione, cioè conservazione in botte, imbottigliamento e distribuzione. La piattaforma è stata realizzata per il Mipaaf, in collaborazione con l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) e il Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura (Sin). La soluzione rende disponibili le informazioni relative ai vini italiani già presenti nei server della pubblica amministrazione, forniti da tutti gli attori della filiera. Attualmente, sono 12 le aziende vitivinicole italiane che l’hanno adottata, ma il numero è destinato a salire. È previsto che la tracciabilità sarà a breve attiva su 60 mila bottiglie che compariranno sugli scaffali della Gdo. Il metodo è stato ora esteso alla filiere dell’olio di oliva e dell’aceto di vino. La stessa metodologia Almaviva può essere applicata ad altri mercati industriali per tracciare, ad esempio, la provenienza delle materie prime, i processi di certificazione, collaudo e manutenzione degli apparati e dei sistemi industriali, oltre che il ciclo di vita dei pezzi di ricambio. Con un sistema simile, le imprese meccaniche da una parte otterrebbero più efficienza e un controllo maggiore e, dall’altra, potrebbero a loro volta diventare produttori di strumenti a supporto delle nuove filiere 4.0, creando ad esempio macchinari che facilitino la lettura e scrittura di tag intelligenti e che dialoghino con i nuovi paradigmi dei sistemi decentralizzati Web 3.0, ovvero 63 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018

apparecchiature blockchain-ready. Sono attività che rientrano nel piano nazionale Industria 4.0.

Un progetto a tutela del made in Italy Ora è possibile. Attraverso un QR-code sull’etichetta della bottiglia di vino si può conoscere in quale campo sono state coltivate le viti, i metodi del processo produttivo, i trattamenti fitofarmaci e agricoli effettuati. Ma come è possibile? Si chiama Wine Blockchain ed è il progetto di Ernst&Young. La tecnologia blockchain, che abilita questa soluzione, è caratterizzata da un database contenente un registro di tutte le transazioni. Permette l’autocertificazione dell’intero processo produttivo e rende possibile ad ogni partecipante di verificare la validità della catena delle transazioni. «La tecnologia blockchain, in questo particolare caso d’uso che abbiamo sviluppato, assicura un meccanismo di autocertificazione non ripudiabile delle informazioni dichiarate dal produttore al fine di poter rafforzare sia i processi di certificazione degli enti preposti che le verifiche del singolo consumatore e dell’intero ecosistema», afferma Giuseppe Perrone, Ey hub med blockchain leader. L’impossibilità di modificare i dati, dichiarati e comprovati dalla firma digitale del produttore, consente di implementare un sistema di reputation automatico. «Non è conveniente la dichiarazione di informazioni non corrette. Questo sistema vuole essere uno stimolo per tutti i produttori: è una leva competitiva dotarsi di soluzioni sempre più trasparenti in un mercato così fortemente concorrenziale», chiude Perrone. La blockchain, infine, può ostacolare la contraffazione del prodotto made in Italy attraverso la garanzia che la bottiglia acquistata sia effettivamente appartenente al lotto certificato dal produttore. Sono già attivi più di dieci progetti tra Italia ed estero per l’applicazione della soluzione “Trackey” non solo nel settore vinicolo, ma anche in altre filiere che necessitano di meccanismi di tutela e certificazione come il caseario, l’ittico e i prodotti private label della grande distribuzione organizzata.


Precision agricolture: la storia di un chicco di caffè Non basta scrivere che un caffè è di alta qualità. Non è più neanche sufficiente assicurare che si tratti di una filiera eticamente sostenibile. Oggi se ne chiedono le prove. La San Domenico Caffè, realtà artigianale della Valle di Susa, ne può garantire la provenienza. Grazie alla start up FoodChain, fondata sulla tecnologia della blockchain, è capace di tracciare i chicchi di caffè, dal campo alla macinatura. I tempi per la progettazione e l’implementazione del sistema non sono stati affatto brevi. «Anche se siamo piccoli, abbiamo sempre investito nella ricerca che è la possibilità di progettare un futuro economico migliore», afferma Roberto Messineo, proprietario della torrefazione. «Inoltre, siamo convinti che questa operazione di trasparenza aiuterà il consumatore a una scelta consapevole sempre più orientata alla qualità». La San Domenico Caffè intende analizzare e studiare i dati che le verranno restituiti dal lavoro di FoodChain per successivi progetti. Per il consumatore, infatti, sarà una

vera e propria rivoluzione. A sua disposizione la torrefazione ha messo in cantiere lo studio di applicazioni, design, packaging utili ad accompagnare l’acquirente alla scoperta delle origini e della destinazione del prodotto che tiene tra le mani. «Chiunque potrà vedere in prima persona tutta la catena. Sicuramente questo processo sarà una spinta propulsiva anche per le esportazioni». Intanto, i primi passi di questa sperimentazione stanno attraendo le curiosità di fornitori, clienti, ma anche della Unido (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale dei paesi membri). «Con l’agenzia dell’Onu stiamo iniziando a collaborare per delineare assieme le basi di un progetto internazionale: un percorso di tracciatura alimentare ed economica di Caffe Slow Food in Etiopia. Entro pochi mesi sarà possibile disegnare un quadro generale più interessante e completo». E tutto questo grazie alla blockchain.

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Tecnologia per semplificare processi oggi lunghi e costosi SiaChain è la nuova infrastruttura privata, sicura e protetta sviluppata da Sia e basata sulla blockchain. Sia, società hi-tech europea del settore dei servizi e delle infrastrutture di pagamento, ha creato la piattaforma

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per corporate, istituzioni finanziarie e pubbliche amministrazioni che sfrutta i circa 600 nodi della sua rete in fibra ottica ad alta velocità e bassa latenza presenti in tutta Europa. Potranno essere implementati sulla SiaChain la gestione di accordi e contratti con protocolli digitali e quella di servizi bancari, finanziari e assicurativi, il riconoscimento delle identità digitali e la tracciabilità di proprietà di beni e immobili (le smart property), fino alla registrazione e gestione di dati amministrativi, governativi, sanitari ecc. La blockchain è una tecnologia che porterà, in prospettiva, un significativo miglioramento e una semplificazione dei processi, oggi lunghi e costosi. «L’iniziativa SiaChain, lanciata lo scorso anno, ha da subito incontrato forte interesse anche grazie alla partnership siglata con R3, il consorzio globale con oltre un centinaio di banche, istituzioni finanziarie, regolatori, associazioni di categoria, società di servizi professionali e tecnologiche aderenti», afferma Andrea Galeazzi, direttore divisione network services di Sia. La collaborazione prevede l’integrazione delle CordApps di R3 con tecnologia Dlt, Distributed ledger technology, sull’infrastruttura SiaChain in modo da accelerare lo sviluppo e l’adozione di applicazioni blockchain. Sta avendo successo la grande sperimentazione “Spunta Banche”, guidata da Abi Lab, per semplificare tramite l’infrastruttura SiaChain il processo di spunta interbancaria sfruttando proprio gli smart contracts. Si cerca così di migliorare alcuni aspetti specifici dell’attuale operatività che possono provocare discrepanze complesse e costose da gestire per le banche. Tra queste, il tempo necessario a identificare transazioni non corrispondenti tra le banche, la mancanza di un processo standardizzato e di un protocollo di comunicazione unico e la limitata visibilità delle transazioni tra le parti.


Meno attriti negli scambi B2B Banca Mediolanum ha creduto al progetto Dlt, Distributed ledger technology, del consorzio R3 con lo scopo di rimuovere gli attriti negli scambi B2B. Come? Attraverso la piattaforma Corda sul quale è possibile implementare smart contracts per garantire sicurezza e privacy nelle transazioni dirette. Corda è un moderno e funzionante Dlt costruito con la collaborazione di figure provenienti dal mondo finanziario con grande sensibilità per riservatezza e sicurezza dei dati. «L’Italia è un laboratorio importantissimo per Corda. Il progetto “Spunta Banche”, nato sotto il coordinamento di Abi Lab e con la collaborazione di 14 dei più importanti istituti di credito italiani, ha dimostrato che la piattaforma non solo è utilizzabile per realizzare logiche di aggiornamento di registri, mantenendo il grado di “separazione” e “sicurezza” richiesto dai player bancari, ma che può diventare l’infrastruttura portante di un nuovo modo di concepire le procedure interbancarie», afferma Demetrio Mi-

gliorati, head of blockchain program direzione innovation, sustainability & value strategy Banca Mediolanum. Non è un caso, quindi, che attori di primo piano nella gestione delle infrastrutture bancarie si siano dedicati alla predisposizione di soluzioni di networking ad-hoc, in grado di fornire servizi cloud-based Corda. E non è un caso che il consorzio B3i, il consorzio di ricerca e sviluppo sulle tecnologie blockchain che raggruppa le principali assicurazioni italiane ed estere, abbia deciso di adottare Corda come Dlt per le applicazioni assicurative. «Le esperienze sono state così incoraggianti che Mediolanum ha deciso di farsi promotrice di una nuova fase di progetto Corda-Kyc rivolta ai clienti retail. Procederà inoltre sul progetto Abi Lab e farà parte anche di altre iniziative in corso di definizione, che comprendono la collaborazione con startup innovative operanti con il modello Corda», chiude Migliorati.

Contratti e registri pubblici, la blockchain costituisce un linguaggio comune Fin dove è possibile che una tecnologia regoli contratti o registri pubblici senza l’intervento umano? Se lo sono

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domandato i notai, come racconta Michele Nastri, coordinatore settore informatico del Consiglio nazionale del Notariato e presidente Notartel. «I progetti del Notariato, noti come Notarchain, nascono dall’esigenza di testare sul campo una tecnologia, come la blockchain, che ha ancora poche applicazioni pratiche. Ci siamo convinti che possa essere utile quando non esistono pubblici registri, non siano efficienti e quando non vi sia necessità di conservazione di documenti informatici. Un registro immobiliare basato su blockchain, invece, sarebbe troppo oneroso sia dal punto di vista economico sia tecnologico». Il Notariato ha avviato le prime sperimentazioni su progetti innovativi quali l’identità digitale e le transazioni collaterali all’atto notarile, come gli scambi documentali tra le parti, volture di utenze, ecc. In relazione anche allo Spid, sistema pubblico di identità digitale per l’accesso ai servizi online della pubblica amministrazione, il Notariato ha reso più fluidi i processi: con la collaborazione degli ordini degli avvocati e dei commercialisti, ha scelto un’applicazione che colleghi, tramite blockchain, gli albi unici alle identità digitali dei singoli professionisti. Consente così l’accesso a singole applicazioni solo a soggetti appartenenti agli ordini. Di tutt’altra natura è, invece, il progetto che consente, tramite blockchain, di procedere alla voltura delle utenze subito dopo l’atto notarile di trasferimento immobiliare. «In entrambe le ipotesi la blockchain rivela tutta la sua utilità come tecnologia abilitante perché costituisce un linguaggio comune, consentendo a soggetti diversi di collaborare e ridurre l’intervento umano non qualificato». Il Notariato a oggi ha scelto di affidarsi a tecnologie open source e a risorse umane e competenze interne. Tutto ciò ha consentito di ridurre al minimo gli sforzi economici per concentrarli in occasione dell’entrata in esercizio della Notarchain.


Tecnologia, novità da tenere d’occhio Una selezione delle più interessanti soluzioni per la meccanica esposte alla 31.BI-MU In collaborazione con la redazione di Tecn’è.

RUBRICA

Approfondimenti su www.industriameccanica.it

MACCHINE UTENSILI Al top della serie Il centro di lavoro C400U è il riferimento della serie performance line Hermle, con una configurazione ideale per lavorazioni a 3 e a 5 assi che richiedono elevata precisione e qualità superficiale. Le corse in X, Y e Z sono di 850, 700 e 500 mm. La versione a 5 assi è equipaggiata con una tavola rotobasculante di diametro 650 mm, con portata da 600 kg. Previsto anche un motomandrino da 18.000 giri/min, con un magazzino utensili integrato a bordo macchina da 38 posti, espandibili a 50 o 88. www.hermle-italia.it

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In alto MACCHINE UTENSILI Rettificati i tempi ciclo La gamma completa di rettificatrici con basamento in granito naturale, firmate da Danobat, include modelli per esterni Lg, per interni Overbeck Ird e senza centri Estarta. Estarta-650, in particolare, è un’innovativa soluzione progettata per soddisfare le più severe esigenze di produzione ad alta velocità, allo scopo di migliorare i tempi ciclo e massimizzare il rendimento. Principali vantaggi sono l’altissima precisione, l’aumento del 30% della produttività e la grande rigidità. www.danobatgroup.com/es

A sinistra COMPONENTI Riduttori personalizzati In qualità di esperto in catene portacavi, kabelschlepp è un partner affidabile nella consegna di sistemi completi chiavi in mano. Nel mondo sono migliaia le soluzioni Totaltrax oggi in uso: dalla semplice catena assemblata fino al sistema più complesso, il Gruppo offre moduli pronti per l’installazione per quasi tutte le applicazioni. Processi produttivi ottimizzati e fornitura puntuale dei giusti componenti garantiscono consegne rapide e risparmio in termini di tempo e denaro. www.kabelschlepp.it

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MACCHINE UTENSILI Una linea rivisitata Jobs propone il restyling della fresatrice Sachman T/TRT314 a montante mobile trasversale. La storica linea 314 è costituita da due versioni base: la T, con tavola mobile lungo l’asse longitudinale, e la Trt, con tavola rototraslante mobile lungo l’asse X. I modelli della linea 314 sono caratterizzati da grandi capacità di asportazione e da notevoli prestazioni dinamiche. L’ampia distanza tra le guide dell’asse Z e la testa permette di lavorare e ruotare pezzi di grandi dimensioni. www.jobs.it

ATTREZZATURE Mandrini ermetici Dopo il successo dei mandrini Ap e Nt, ermetici, senza passaggio barra, Smw-Autoblok ha disegnato e realizzato i mandrini tipo Bp, con caratteristiche simili, ma con passaggio barra. La serie presenta tutte le caratteristiche dei mandrini proofline, a cui si aggiungono doti specifiche. Disponibili nei diametri 220, 260 e 320 mm, sono proposti nella versione con griffe base dentellate Bp-D (pollici) o Bp-M (metriche), sia per il bloccaggio di pezzi di piccolo che di grande diametro. www.smwautoblok.it

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CONTROLLO NUMERICO All’insegna dell’ergonomia Fanuc introduce un pannello ancor più ergonomico e di facile utilizzo: Panel iH Pro completa infatti la gamma d’interfacce per sistemi Cnc dell’azienda giapponese. Caratterizzato da display Lcd wide da 21,5” touchscreen capacitivo, con possibilità d’orientamento sia orizzontale che verticale è nella pratica utilizzabile come uno smartphone. Il grande schermo Full Hd consente di visualizzare diverse informazioni in un’unica schermata; gli operatori possono, ad esempio, aprire un manuale e, allo stesso tempo, controllare i parametri della lavorazione e seguirne l’avanzamento, il tutto senza dover chiudere e riaprire le finestre. Equipaggiato con il potente processore Intel Core i5, Fanuc Panel iH Pro supporta l’avvio simultaneo di diversi software anche sofisticati, come quelli di simulazione 3D. www.fanuc.eu/it

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In basso COMPONENTI

In alto ADDITIVE MANUFACTURING Fusione laser selettiva Dmg Mori punta i riflettori sulla Lasertec 30 Slm, che espande la gamma di macchine dedicate all’additive manufacturing del Gruppo, al fine di includere il metodo del letto in polvere mediante fusione laser selettiva. La soluzione convince per l’elevato livello d’affidabilità ed efficienza. L’azienda propone anche Celos Slm, pacchetto software completo di un unico fornitore e dotato d’interfaccia utente standard per la programmazione Cam e il controllo della macchina.

Isole di elettrovalvole Il sistema Eb80 di Metal Work permette di comporre in modo modulare isole fino a 128 elettrovalvole, con moduli di segnale input/output e quant’altro. Ora nasce una versione chiamata Boxi, che si propone di soddisfare le esigenze di chi necessita di semplici isole con solo tre o quattro valvole. Grazie a Boxi si possono ottenere importanti riduzioni di ingombri, peso e prezzo. Ma, pur nella sua semplicità, la soluzione contiene tutte le innovazioni che hanno reso Eb80 un sistema di successo. www.metalwork.it

www.dmgmori.com

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METROLOGIA I dati in diretta La versione 2.8 del software m&h 3D Form Inspect è arricchita con innovative funzioni di misure geometriche, nuovi formati e nuovi modelli di report di misura e, soprattutto, assicura la possibilità d’esecuzione completamente automatica. Rispetto ad altri prodotti simili, si caratterizza per l’estrema facilità d’uso, la gamma più vasta di controlli numerici gestibili, la calibrazione punto a punto brevettata, la capacità di utilizzare il 4° e 5° asse della macchina. Tra le nuove opzioni, il modulo 3Dfi Jobmaster consente l’esecuzione non assistita delle funzioni di controllo dimensionale e quelle per il calcolo del bestfit. La strategia di calibrazione “massima precisione” è la funzione più di spicco, nonché quella raccomandata: il tastatore calibra i punti e i vettori di tastatura stabiliti sul modello 3D come punti di misura. www.mh-inprocess.com

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MACCHINE UTENSILI Binomio di potenza e precisione Soraluce Italia propone due differenti macchine: la fresatrice Ta35 Automatic con corse di 3.500 x 1.500 x 1.200 mm, dotata di testa automatica e sistema Das, e quella a montante mobile Fp14000 illustrata, di maggiori dimensioni, governata da Cnc Heidenhain iTnc 640 e con corse di 14.000 x 3.200 x 1.600 mm. A elevata dinamica e alta produttività, con avanzamento assi di 35 m/min e spinte da 2.000 kg, quest’ultima permette lavorazioni impegnative sia in foratura sia in fresatura. www.soraluce.com/it

A destra ATTREZZATURE Sollevamento elettropermanente Oltre all’estrema libertà di lavorazione, in contemporanea sui cinque lati del pezzo, i piani magnetici Assfalg, distribuiti nel nostro Paese da Attrezzature Agint si distinguono per l’assenza di resina superficiale, con una conseguente superiore durata. Includono un modello con cave a T, brevettato, che coniuga la possibilità di bloccare materiali ferrosi, grazie al magnetismo, e materiali non ferrosi, grazie alle cave. Tra i modelli disponibili piani magnetici a leva ed elettropermanenti. www.agint.com

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STRUMENTAZIONE Via codice Qr Rappresentante per l’Italia di Zoller, specializzata nella produzione di sistemi di presetting, macchine di misurazione utensili e sistemi per il tool management, Multicontrol presenta il sistema di trasmissione dati tramite Qr Code “zidCode”, soluzione per l’identificazione degli utensili e il trasferimento dati. Il metodo di identificazione “zidCode” non richiede alcuna connessione di rete, ma invia i dati di utensili completi semplicemente con un codice Qr. Il procedimento è semplicissimo: gli utensili vengono misurati, come di consueto, con il presetting Zoller, e tutti i dati vengono stampati su un’etichetta e codificati tramite codice Qr. Questo codice Qr viene poi scansionato ed elaborato direttamente a bordo macchina e i dati vengono automaticamente inseriti nei campi appropriati del controllo numerico. www.multicontrol.it

73 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018


In alto ROBOTICA Configuratore di componenti Scegliere la componentistica giusta per i robot, in pochissimi clic, è oggi possibile grazie al nuovo configuratore di Igus, uno strumento online, gratuito, che aiuta a individuare il sistema ottimale per quasi tutti i robot presenti sul mercato, tra 400 modelli diversi. Il configuratore consente di trovare il modello adatto tra i portacavi triflex R Igus: facili da montare e cablare, queste catene portacavi proteggono i cavi movimentati sui robot in qualunque direzione, prolungando la loro durata d’esercizio. www.igus.de

A destra CONTROLLO NUMERICO Una famiglia connessa Mitsubishi Electric presenta la famiglia di controlli numerici C80, ultima nata della serie 8, che si distingue per cinque doti fondamentali: produttività, facilità d’utilizzo, connettività, sicurezza funzionale e affidabilità. Configurabili con un massimo di tre Cpu, questi Cnc supportano fino a 48 assi e controllano macchine complesse. Grazie alla compatibilità con Melsec serie iQ-R, inaugurano una nuova era per le linee di produzione, aumentandone il valore aggiunto e riducendone il Tco. www.mitsubishielectric.com

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MACCHINE UTENSILI Senza centri Rettificatrici Ghiringhelli presenta in anteprima la capostipite di una nuova gamma di rettificatrici senza centri, denominata EP250. Sviluppata con una progettazione essenziale, racchiude tutte le soluzioni tecnologiche specifiche per eseguire cicli di lavorazione automatici in infilata, ad alta precisione, di pezzi con diametro da 1,5 a 70 mm. Il modello Ep250 Cnc3A risponde ai moderni requisiti di ergonomia, eco-compatibilità e sostenibilità ambientale e adotta soluzioni a basso consumo energetico. Precisa, nasce a 3 assi controllati da Cnc su un basamento in quarzo sintetico che garantisce un’elevata ammortizzazione vibrazionale, rigidità strutturale, alta inerzia termica. L’interfaccia operativa dedicata, sviluppata in Casa Ghiringhelli, è implementata nel Cnc Siemens 808D Advanced con Plc integrato. www.ghiringhelli.it

75 | SETTEMBRE OTTOBRE 2018


Un casco da MotoGp, questione di aria compressa Nello stabilimento del gruppo Nolan, nel bergamasco, tutti i dispositivi pneumatici del processo sono alimentati da compressori dell’italiana Mattei.

«S

erve una quantità di aria compressa impressionante per far funzionare uno stabilimento come il nostro, che gestisce tutte le fasi di produzione: qui entrano i granuli di plastica ed escono i caschi». Caschi da Moto Gp in questo caso, dato che a parlare è Alberto Corna, technology manager del gruppo Nolan. Casey Stoner indossava un casco Nolan quando nel 2007 ha vinto il campionato del mondo della classe regina con la Ducati. Oggi, Danilo Petrucci (Ducati) e Alex Rins (Suzuki). Dagli anni Settanta l’azienda ha prodotto più di 30 milioni di esemplari nello storico stabilimento di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo. Oggi il gruppo fattura 40 milioni di euro, conta 370 dipendenti e realizza 400 mila caschi l’anno. Tutta la produzione resta concentrata nello stabilimento in

provincia di Bergamo. «In Italia abbiamo il ciclo produttivo sia dei caschi in policarbonato a marchi Nolan e Grex, sia di quelli in fibre composite, a marchio Xlite; questa scelta risponde, tra le altre, all’esigenza di valorizzare il made in Italy come sinonimo di qualità e di affidabilità» – continua Corna. Ed è qui che entra in gioco la gestione dell’aria compressa. Tecnologia italiana anche in questo caso: qui tutti i dispositivi pneumatici del processo produttivo dei caschi Nolan sono alimentati da compressori dell’azienda lombarda Ing. Enea Mattei SpA, che da ormai un secolo è specializzata nello sviluppo di compressori rotativi a palette. «Curando tutto qui, dalla progettazione all’omologazione, l’aria compressa ci serve per un’infinità di applicazioni» afferma Corna, «quella più dispendiosa in termini di richiesta di aria, è l’espulsione del pezzo dallo stampo durante lo stampaggio del polistirolo: per non danneggiare un materiale così delicato, usiamo solo la forza data dall’aria compressa per compiere questa operazione». Anche la fase di stampaggio a iniezione in policarbonato è molto intensa con cicli di lavoro che si svolgono 24 ore su 24 per 6 giorni alla settimana, «i compressori alimentano anche tutte le altre utenze degli impianti: dalle carteggiatrici manuali degli operatori alle pistole degli impianti di verniciatura e, in generale, per qualsiasi altra esigenza manifatturiera» continua Alberto Corna, «l’aria compressa è impiegata persino in fase di omologazione, per effettuare i test di caduta che accertano l’assoluta qualità e la sicurezza del s.g. nostro prodotto».

Fra le operazioni più delicate l’espulsione del pezzo dallo stampo

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Legionella e torri di raffreddamento: dubbi e certezze Intervista a Sergio La Mura Sergio La Mura, componente del GdL che ha redatto le “Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi” del ministero della Salute (2015), autore della Guideline Europea Rehva “Prevenzione legionellosi”, unico membro europeo del GdL Ashrae per la redazione dello Standard 188 e della prossima Guideline 12/2019, professore a contratto Impianti tecnici Politecnico di Milano. Cos’è la legionellosi? La legionellosi è la malattia causata da un batterio del genere Legionella, presente negli ambienti acquatici naturali e artificiali. Si può manifestare sia in forma di polmonite, con tasso di mortalità variabile tra il 10 e il 15%, sia in forma febbrile. La Legionella è numerabile in relazione alla sua concentrazione nell’acqua in Ufc/l (Unità Formanti Colonia /Litro). Attualmente non è

nota la dose infettante per l’uomo, ma per soggetti non particolarmente sensibili basse quantità (minori di 100 Ufc/l) non sono considerate rischiose. Qual è il range di temperatura in cui si può sviluppare il batterio e quali le condizioni di proliferazione? In particolari condizioni di temperatura, acque ferme e presenza di nutrienti, le Legionelle possono riprodursi in maniera esponenziale. La temperatura è un fattore importante: il batterio cresce in maniera ottimale fra 30 e 45 °C, sopravvive da 20 a 60°C e muore quasi istantaneamente sopra i 70 °C. Le persone possono contrarre la malattia con un contatto per un tempo indeterminato e il periodo di incubazione va da 2 a 10 giorni. La legionellosi si contrae inalando microscopiche goccioline d’acqua contenenti il batterio. Di che ordine di grandezza parliamo? La legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol contenente Legionella. Le goccioline si possono formare spruzzando l’acqua, facendo gorgogliare aria nell’acqua o per impatto su superfici solide. La pericolosità di queste particelle di acqua è inversamente proporzionale alla loro dimensione: gocce di diametro inferiore a 5 micron arrivano più facilmente alle basse vie respiratorie.

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Quali possono essere le cause di diffusione? Mentre la maggior parte dei primi casi di legionellosi sono stati attribuiti a particelle di acqua aerodisperse contenenti il batterio provenienti da torri di raffreddamento, condensatori evaporativi o sezioni di umidificazione delle unità di trattamento dell’aria, successivamente numerose infezioni sono risultate essere causate anche dalla contaminazione di impianti di acqua potabile, apparecchi sanitari, fontane e umidificatori ultrasonici. Come si propaga la Legionella e quale può ragionevolmente essere il raggio di azione? Abbiamo detto che la legionellosi deriva da Legionella in particelle di acqua aerodisperse e poi inalate. Questa possibile inalazione può essere dovuta al fatto di essere in una zona di forte nebulizzazione: a livello domestico può essere dovuta a impianti di acqua sanitaria, prettamente calda ma anche fredda (docce, rubinetti, idromassaggi ecc.) o a impianti di umidificazione d’aria in ambienti “confinati”, mentre all’esterno, ossia in ambienti “liberi”, può essere dovuta a processi evaporativi o fontane. All’esterno i batteri di Legionella possono essere aerotrasportati tipicamente da goccioline e da pulviscolo atmosferico. Il raggio di azione, che ovviamente diminuisce con legge esponenziale, può essere molto vario: da decine di metri a pochi chilometri. A tale proposito le Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi recitano: “… In particolare, le bocche di scarico delle torri e dei condensatori devono essere posizionate almeno 2 metri al di sopra della parte superiore di qualsiasi elemento o luogo da proteggere (finestre, prese d’aria, luoghi frequentati da persone) o ad una distanza, in orizzontale, di almeno 20 metri (preferibilmente superiore ai 50 metri o più elevate in presenza di venti dominanti)… Specifiche di installazione possono essere desunte da linee guida tecniche e dalla legislazione vigente in Spagna (Abad Sanz Isabel et al., 2006; Ministerio de Sanidad y Consumo, 2003).” Quali sono le azioni da compiere per non avere formazione di colonie batteriche all’interno delle torri di raffreddamento? Evitare le condizioni tipiche di proliferazione, non tanto la temperatura, che è implicita nel funzionamento della torre, quanto gli altri due fattori citati all’inizio: acque ferme e presenza di nutrienti. Inoltre, deve essere controllata la qualità dell’acqua con diluizioni e

trattamenti chimico- fisici. È importante, corretto e doveroso evitare e ridurre la proliferazione nelle torri, ma è fondamentale ridurre l’eventuale rilascio in atmosfera. Torri con componenti di buona qualità, accurata progettazione, installazione corretta e manutenzione specializzata programmata riducono l’effetto di fumane di microgoccioline con eventuale presenza di Legionella. Vi sono elementi essenziali che minimizzano questi effetti: ad esempio i separatori di gocce ad alta efficienza, che devono essere manutenibili e manutenuti nel tempo. Esistono disposizioni legislative/normative che regolano questa materia? È corretto affermare che “le imprese non sono obbligate a ricercare la Legionella nei loro impianti”? Vari documenti indicano questi obblighi: dal Dlgs 81/08 alle Linee guida nazionali sulla prevenzione della legionellosi, recepite dalla Conferenza Stato Regioni, fra cui le ultime del maggio 2015, alle prescrizioni regionali ecc. È opportuno ricordare sempre che “in assenza di una normativa tecnica specifica, una linea guida ha lo stesso valore di una legge”. Le imprese che utilizzano torri di raffreddamento sono tenute a dotarsi di un sistema di allarme nel caso in cui si verifichino condizioni anomale? Più che dotarsi di un sistema di allarme direi che le aziende sono tenute a gestire e manutenere correttamente le torri di raffreddamento, secondo i manuali forniti dai costruttori, e a tenerle sotto controllo o in maniera manuale o, per certe parti, con sistemi automatici. Chi ha la responsabilità della sanificazione delle torri di raffreddamento? Parlerei più genericamente di gestione, che è a carico della proprietà con proprio o terzo personale. Come detto prima, le torri devono essere manutenute correttamente e, se occorre, sanificate. È vero che non esiste un catasto nazionale o regionale delle torri di raffreddamento? Sebbene richiesto da vari disposti, ad oggi non vi sono catasti completi ed organici, mentre va redatto e ben compilato un esauriente registro di manutenzione.

Redazione

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Macchine per l’edilizia, cresce la produzione ma servono investimenti statali Intervista a Renzo Comacchio, presidente di Ucomesa

N

el corso del 2017 il settore ha registrato un dato di produzione in crescita (+2,5%). Il 2018 potrebbe essere l’anno della tanto attesa ripartenza del settore delle costruzioni, con conseguenze positive anche per l’industria delle macchine per l’edilizia. Possibile? «Crediamo che un rilancio dell’edilizia, che adesso sta vivendo in larga misura di investimenti privati, sarebbe possibile attraverso un piano di investimenti da parte dello Stato rivolto ad esempio alla messa sicurezza del nostro territorio dal punto di vista sismico e idrogeologico» dice Renzo Comacchio, presidente di Ucomesa, l’unione costruttori macchine edili, stradali, minerarie e affini all’interno di Anima Confindustria. Intanto, secondo l’Ufficio studi Anima, la produzione all’interno del settore farà registrare quest’anno i 2,7 miliardi di euro, un +0,7% sull’anno precedente. Nonostante i segnali non siano ancora forti, il settore dovrebbe mantenere un buon andamento dell’export che per il 2018 non mette in conto alcuna variazione. «Di fatto l’export è stato l’elemento che ha garantito la sopravvivenza delle nostre aziende negli ultimi anni e che continua a essere decisivo per l’andamento dell’industria dei macchinari» spiega il presidente Comacchio,

«Anche se c’è da dire che i singoli mercati sono soggetti a delle dinamiche molto variabili: nel 2016 abbiamo visto un calo del mercato statunitense, ma nel 2017 è stato registrato un + 2,5% e anche nel corso del 2018 le aziende che esportano macchinari verso gli Stati Uniti stanno registrando buoni risultati. Altri mercati, come quelli del Far East o dell’Europa, hanno avuto un andamento costante. Bene la Francia (+9,7%), la Germania (+8%) e la Turchia (+8%)». Quali sono allora le priorità per la competitività del comparto oggi dal punto di vista dell’associazione? «La competitività delle aziende italiane del nostro comparto risente dei problemi già noti che le associazioni di imprenditori denunciano da anni» spiega Comacchio, «l’eccessiva burocratizzazione, il proliferare di leggi e normative spesso incomprensibili o comunque sempre interpretabili, un costo del lavoro e un carico fiscale nettamente maggiore rispetto a quello dei nostri concorrenti esteri». Da qui la richiesta da parte dell’associazione di un piano di investimenti statale, che potrebbe costituire un importante fattore di rilancio dell’edilizia con ripercussioni positive per l’occupazione, le aziende costruttrici di macchinari e l’intero indotto.

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Presenta

Uno studio condotto dal Rise- Università degli studi di Brescia rivela che il 50% delle aziende italiane non ha ancora avviato la trasformazione per essere 4.0. Nella sostanza, una buona metà del campione di indagine non sta muovendo alcun passo verso il paradigma 4.0, se non per qualche limitato carotaggio teorico del tutto preliminare. Per fortuna, dall’altro lato, c’è un 35% di aziende che al contrario sono già “in cammino”, attraverso quantomeno dei progetti pilota. Pochissime (5%) sono infine le imprese già oggi a tutti gli effetti 4.0, capaci di far convivere diverse tecnologie all’interno di un ecosistema, spesso allargato in ottica di filiera a clienti e fornitori. Si rende quindi necessario capire come l’industria italiana, che in buona sostanza utilizza ancora impianti “obsoleti”, possa migliorare la propria competitivà nel panorama mondiale. E-Repair, azienda Leader nel mercato della riparazione e manutenzione dell’elettronica industriale, e unico service partner di Siemens su tutto il territorio italiano per la riparazione e la rigenerazione delle schede elettroniche industriali, in occasione della fiera internazionale 31.BIMU, presso il suo stand sito nel padiglione 13 Stand C49 – C51, svelerà come rendere la propria azienda più competitiva attraverso i servizi dell’industry service 4.0. INDUSTRY SERVICE 4.0: nuova frontiera della manutenzione In un’ottica di circular economy, E-Repair ha sviluppato un servizio di manutenzione preventiva che permette di conoscere lo stato di usura delle linee di produzione, ridurre i tempi

e i costi del fermo-impianto, in accordo con il budget e la pianificazione della produzione. Il programma viene personalizzato tramite la combinazione di vari servizi, quali: Easy Intervention prevede l’assistenza di un tecnico esperto e certificato, nel caso di intervento tecnico presso il proprio impianto; Easy Washing: lavaggio tecnologico e tropicalizzazione delle schede; Easy Back-up: copia dei dati e delle impostazioni del prodotto; Easy Testing: test di funzionalità sotto sforzo per 24/48 ore; Easy Regeneration: rimessa a ore zero del prodotto; Easy Replacement: ricondizionamento del prodotto; Easy repair: riparazione del prodotto guasto; Easy & Fast: riparazione rapida (entro 24 ore).

EASY ADVANCE: anticipo scheda elettronica rigenerata E-Repair è l’unica azienda sul mercato a proporre il rivoluzionario servizio Safety Replacement: un magazzino dedicato, con cloni dei prodotti elettronici strategici dell’impianto (CNC, PLC, Servo azionamenti, pannelli operatori, alimentatori ecc). Con Easy Advance i prodotti, con il back-up dati dei componenti installati sull’impianto, sono verificati prima dell’invio e vengono installati entro poche ore dal guasto, riducendo tempi e costi del fermo-impianto. I prodotti anticipati hanno un anno di garanzia. Il servizio prevede, inoltre, Easy Pick-up: ritiro e consegna prodotti guasti/anticipati/riparati, direttamente dal magazzino del cliente; Easy 24: sostituzione prodotto guasto con rigenerato in 24 ore; Easy Tracking: area dedicata sul sito con tracciabilità prodotto e richiesta e storico interventi.

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Contenuto Redazionale

INDUSTRY SERVICE 4.0: i servizi che rendono competitivo anche l’impianto obsoleto


Il frigorista è il nuovo lavoro del freddo A Magenta, Aslam, Assocold e Assofrigoristi preparano 28 giovani alla nuova professione

D

a settembre 2018 ha spazio una nuova possibilità lavorativa. Per la prima volta verrà formato il professionista che si occuperà dei fluidi naturali nel settore della refrigerazione e del condizionamento dell’aria. È il tecnico frigorista, la cui definizione completa suona come “tecnico termoidraulico per impianti a fluidi naturali”. Il settore della refrigerazione e quello del condizionamento dell’aria sono in forte e costante crescita sia nel mercato domestico sia come andamento delle esportazioni. In casa e nel mondo le tecnologie italiane sono richieste sempre più. Quello che non può mancare è il professionista specializzato e con competenze specifiche che sappia trattare i nuovi refrigeranti con caratteristiche di sicurezza diverse e maggiori rispetto a quelle oggi richieste. Non è sufficiente che siano eccellenti gli impianti, ma è necessaria la presenza di chi possa installare e manutenere correttamente le attrezzature di ultima generazione, in special modo dei fluidi frigorigeni naturali. Per questo motivo, la scuola Aslam assieme alle associazioni di Assocold e Assofrigoristi da settembre formerà 28 giovani dando il via alla collaborazione fattiva tra scuola e impresa. La professione del frigorista potrà

vantare un contratto collettivo nazionale secondo la norma UNI EN 13313. “Le aziende del settore hanno preso atto della mancanza di figure competenti. A fronte della grave disoccupazione giovanile, le imprese si sono assunte il proprio senso di responsabilità per il territorio. È stato aperta così la strada del dialogo con Aslam. Abbiamo trovato un interlocutore formativo attento che ci ha saputo garantire una qualità molto alta della preparazione dei giovani”, afferma Marco Nocivelli, presidente Assocold. Le competenze dei frigoristi sono la progettazione, la costruzione, l’installazione, le ispezioni, la messa in servizio, la manutenzione in efficienza, la riparazione, la messa fuori servizio fino allo smaltimento degli impianti refrigeranti e delle pompe di calore in riferimento ai requisiti di sicurezza, protezione ambientale e conservazione energetica. Il ciclo di formazione durerà quattro anni, secondo la formula dell’Ifts. La sede della scuola è a Magenta e il corpo docenti vanta anche due ricercatori del Cnr. Molti gli interventi di tecnici delle aziende del settore che accompagneranno i ragazzi nel corso della loro formazione. In prospettiva, si intende offrire la stessa opportunità l.a. a giovani di numerose zone d’Italia.

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FOCUS PAESE 2018: PER TROVARE LE RISPOSTE CHE CERCHI

COSA SONO I Focus Paese sono incontri specialistici di approfondimento (non convegni) su una selezione di mercati esteri interessanti per lo sviluppo del business della filiera Meccanica.

PROSSIMI APPUNTAMENTI

PERCHÉ PARTECIPARE L’obiettivo è fornire NUOVE CONOSCENZE e STRUMENTI CONCRETI utili allo sviluppo commerciale internazionale. L’approccio è mirato alle esigenze dei partecipanti, infatti vengono forniti dati e strategie anche in base ai codici doganali dei prodotti.

28 FEBBRAIO => IRAN

TEMI TRATTATI Evoluzione del mercato - Posizionamento dei settori della meccanica - Opportunità di sviluppo business - Strumenti concreti di supporto alle imprese dai punti di vista contrattuale, legale, bancario e doganale. I RELATORI ITA/ICE Italian Trade Agency (da anni main partner dei Focus Paese ANIMA) | Consolati | Ambasciate | Esperti in tematiche doganali | Studi legali internazionali | Istituti Bancari | Professionisti per lo sviluppo del business estero. A CHI SI RIVOLGONO Export manager, imprenditori, customs specialist, business developer, amministratori e manager di aziende già inserite nei Paesi o al primo approccio. COME SI SVOLGONO Tavola rotonda di massimo 20 persone, nella quale, dopo le esposizioni introduttive dei relatori, si sviluppa il confronto con le imprese tra domande, casistiche e soluzioni concrete. LE DOMANDE CHE SERVONO: su problematiche specifiche, criticità, approfondimenti e opportunità. LE RISPOSTE CHE CONTANO: che risolvono dubbi, ampliano le strategie, grazie a nuovi elementi e suggerimenti concreti. I CONTATTI CHE AIUTANO: i relatori, autorevoli professionisti con specifiche conoscenze dei mercati, restano utili interlocutori di riferimento.

26 GENNAIO => CANADA 23 MARZO => CINA (Distretto Eff. Energetica - Pechino) 18 APRILE => MALESIA 11 MAGGIO => RUSSIA 27 GIUGNO => ASEAN-SINGAPORE 19 SETTEMBRE => EMIRATI ARABI-DUBAI 7 NOVEMBRE => USA

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(disponibili anche in inglese) Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia | Tabella arancio ultimo aggiornamento n. 729 20182017 - pubblicata su questo numero 721 - 1^ Quindicina di luglio novembre - pubblicata su questo numero Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale | Tabella azzurra ultimo aggiornamento n. 24 23 - 31 gennaio 2018 2017 - pubblicata su questo numero Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe prestazioni di personale Italia/estero || Tabella Tabella bianca bianca 1° gennaio 2018 “Settore industria meccanica varia ed affine” e “Settore impianti e componenti di grande dimensione per per la la produzione produzione di di energia” energia” -- pubblicata pubblicata su su questo questo numero numero


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

IN ITALIA

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2018

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services in Italy Sector mechanical and engineering industries

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Edizioni: A.S.A. S.r.l. - Via A. Scarsellini 13 - 20161 Milano - tel. +39 0245418.200 - fax +39 0245418.240 | Direttore Responsabile: dott. Giuseppe Bonacina | Riproduzione vietata - Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 334.1981.

TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

ALL’ESTERO

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2018

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services abroad Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale all’estero


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

nei Paesi europei ed extra europei

SETTORE IMPIANTI E COMPONENTI DI GRANDE DIMENSIONE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA January 2018 Statistical survey on average tariff quotation for staff services in Europe and outside Europe Sector energy generation plants and large components

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

Janvier 2018

Enero 2018

Relevés statistiques des cotations moyennes des tarifs pour les prestations du personnel en europe et en dehors de l’europe Secteur installations et composants de grandes dimensions pour la production d’energie Estudio estadìstico de las cotizaciones medias de las tarifas por prestaciones del personal en europa y fuera de europa Sector instalacionesy grandes componentes para la producción de energía

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

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TABELLA N. 24 - 31 GENNAIO Costo| orario di un operaio del settore della meccanica generale TABELLA N. 23 - 2018 GENNAIO| 2017 Costo medio orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLA N. 23 - GENNAIO 2017 | Costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLE 1^ QUINDICINA DI DILUGLIO 2018| Listino | Listino Prezzi Materiali di Interesse Meccanica Varia N. 729 (Piazza di Milano) TABELLE 1^ QUINDICINA LUGLIO 2018 Prezzi Materiali di Interesse delladella Meccanica Varia N. 729 (Piazza di Milano)

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TABELLE 1^ QUINDICINA DI LUGLIO 2018 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 729 (Piazza di Milano)


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Senza titolo-6 1

19/06/18 12:13



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